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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

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Da: la29/09/2016 21:29:37
L'inflazione di avvocati e il calo dei redditi professionali tiene alla larga gli studenti dalle facoltà di giurisprudenza. Sono loro ad anticipare con i fatti la riforma dell`accesso all`attività forense. Secondo gli ultimi dati sulle immatricolazioni in quattro anni il numero degli iscritti è calato del 35,4%, attestandosi a quota 17.625 per l`anno accademico iniziato nel 2015. Il dato si riferisce alla laurea magistrale a ciclo unico, quella che abilita ai concorsi «classici» (dalla magistratura al notariato) e che è più simile ai corsi del vecchio ordinamento.
La mancanza di fiducia nelle possibilità occupazionali offerte dal settore è testimoniata anche dalla crisi della laurea triennale in scienze dei servizi
giuridici, orientata alla formazione dei giuristi di impresa.
Dopo un inizio promettente il filone sembra non piacere più.
In quattro anni non solo il numero dei corsi si è ridotto di un sesto, ma gli immatricolati sono diminuiti del 25,3%, attestandosi appena sotto quota 3mila. Le cifre si inseriscono in un calocomplessivo (pari al 3%) delle matricole delle università italiane.

48.327 Numero degli avvocati italiani iscritti all`albo professionale
nel 1985. Negli ultimi 30 anni il numero è cresciuto di quasi cinque
volte fino ad arrivare all`attuale quota di 237nnila professionisti
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Da: Articolo IL30/09/2016 18:27:51
Era ora che il numero di iscritti a giurisprudenza calasse, l'hanno capito finalmente. Comunque ci vorranno decenni per avere una situazione normale nell'avvocatura.
Poi c'è il problema che dato che ad oggi la scuola non fa ciò che dovrebbe (formazione e selezione) adesso gli studenti andranno ad impallare qualche altra facoltà e campo lavorativo diverso. Quando vivremo in paese normale?
Rispondi

Da: Rupert Sciamenna30/09/2016 19:03:51
Il pvoblema della ciuvma avvocatizia è che in tvoppi vogliono il lovo ovzo!!
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Da: laurea in  legge carta gienica30/09/2016 20:53:28
Invece, secondo te, dovrebbero lavorare per la patria, per vivere felici e contenti?
Rispondi

Da: Rupert Sciamenna30/09/2016 20:56:23
Sei un povevaccio!
Rispondi

Da: Laurea in legge cancro terminale30/09/2016 22:29:15
Sempre troppi... Questi maledetto cani lo capiscono che la laurea in legge è finita, defunta, campi sperando di vincere un concorsetto e ti ritrovi a fare il commesso a Esselunga a 40 anni, dopo che non hai passato il concorso o sei avvocato fallito?
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Da: laurea in  legge carta gienica01/10/2016 09:32:28
E tu pensi che la Esselunga, come cassiere o per scaricare camion pieni di merce, preferisca assumere un avvocato 40enne anzichè una giovane ventenne diplomata ragioniere oppure un rumeno ventenne che non se la tira troppo se non gli pagano lo straordinario?
Certamente dirà all'avvocato 40 enne che non può essere assunto per eccesso di titoli!
Rispondi

Da: 01/10/2016 10:23:40
Mi chiedo perché questo troll ce l'abbia con gli avvocati. Forse un avvocato gli ha soffiato la ragazza...
Rispondi

Da: troll trollino01/10/2016 15:56:43
Mi son visto un bel film avvocatizio di eccellenza, ove l'attore principale ha scagionato il suo cliente e  smascherato il vero omicida.
Anch'io da grande voglio fare l'avvocato che difende gli innocenti e assicura alla giustizia i deboli.
Rispondi

Da: troll trollino01/10/2016 15:57:55
Mi son visto un bel film avvocatizio di eccellenza, ove l'attore principale ha scagionato il suo cliente e  smascherato il vero omicida.
Anch'io da grande voglio fare l'avvocato che difende gli innocenti e assicura alla giustizia i veri colpevoli.
Rispondi

Da: ex avvocato01/10/2016 23:50:52
Lasciare immediatamente la professione e cancellarsi dall albo questo conviene fare!!
Rispondi

Da: laurea in  legge carta gienica04/10/2016 13:59:40
Ormai quando un giovane, se si può definire tale, arriva a 30anni o anche più, dopo aver speso la parte migliore della sua vita a studiare diritto e a fare lo schiavetto di studio per almeno 2 anni durante il tirocinio, arrivato alla tanta agognata abilitazione forense, non valuterà le possibilità che la vita va precludendo con il trascorrere del tempo, ma come minimo diventerà malato di un senso di rivalsa col destino e sognerà, penserà di recuperare il tempo, le risorse, i soldi investiti in una laurea ed in un'abilitazione forense che ha un valore economico pari alla carta igienica, se non si hanno i giusti appoggi.
Rispondi

Da: laurea in  legge carta gienica05/10/2016 20:53:28


Trent'anni fa il paradiso: nel 1985 i legali italiani non erano nemmeno 50mila (per la precisione 48.327), avere un figlio avvocato era l'orgoglio di ogni mamma, la concorrenza limitata, i clienti non facevano i pignoli su costi e parcelle.

    
  

Poi, lentamente, è iniziata la discesa: gli albi professionali hanno preso a gonfiarsi, i nuovi ingressi sono diventati una marea inarrestabile. Il record è del 1995: in soli 12 mesi furono iscritti all'Ordine un numero di legali pari all'11,6% di quelli già in attività. Il risultato sono i numeri di oggi: l'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di avvocati, 237mila quelli iscritti alla Cassa forense, l'ente previdenziale di categoria. E anche in rapporto agli abitanti, se si eccettua il piccolo Liechtenstein, specializzato però nell'attività finanziaria e giuridica offshore, siamo i numeri uno. Nella penisola ogni mille abitanti ci sono quattro legali. A tenerci testa, e non sembra un grande onore, è solo la Grecia, mentre anche la Spagna (vedi la tabella nella pagina successiva) viene dietro di noi. I professionisti di Lazio e Campania (in tutto 11,6 milioni di abitanti) sono 66mila, vale a dire 6mila in più di quelli attivi nell'intera Francia (poco più di 60mila) dove gli abitanti sono 66 milioni.

Può funzionare un settore con numeri del genere? Al massimo può sopravvivere. E non è un caso che la crisi economica abbia colpito le toghe così duramente. I dati della Cassa forense segnalano tra il 2010 e il 2015 un crollo del reddito medio superiore al 21%. Naturalmente, come sempre accade nel nostro Paese, le medie sono il frutto di realtà diversissime tra loro, perché la Penisola sembra fatta di un pezzo di Germania e un pezzo di Grecia mischiati tra di loro. Quanto alla densità di professionisti basta confrontare il dato di Trentino e Piemonte, in cui gli avvocati ogni mille abitanti sono rispettivamente 1,7 e 2,2, con quelli di Calabria e Campania dove le cifre corrispondenti sono 6,6 e 5,8.

All'inflazione degli studi corrisponde la diversità dei redditi. Un avvocato di Milano denuncia in media un imponibile Irpef di 83mila euro l'anno. Per un avvocato calabrese il reddito medio è di poco superiore ai 16mila, con dei picchi negativi a Palmi, Locri, Vibo e Castrovillari (vedi anche l'articolo a fianco) tra i 13 e i 14mila. E la differenza non la fa la dimensione della città in cui si esercita l'attività visto che nella piccola Bolzano i redditi superano i 67mila euro.

Per la categoria l'ultimo scossone in ordine di tempo è stato quello di rendere obbligatoria l'iscrizione alla Cassa forense per gli iscritti all'albo, pena la cancellazione. Il prossimo, che sembra ormai imminente, è la riforma dell'accesso alla professione. Visto il diluvio degli anni passati si parla da tempo di un freno che possa contingentare l'afflusso di nuove leve. In discussione c'è stato il numero chiuso alle facoltà di Giurisprudenza. Il ministero di Giustizia ha fatto una scelta diversa e l'ha resa esplicita nello schema di decreto inviato al Consiglio nazionale forense sulle nuove regole per diventare avvocati: dopo la laurea bisognerà frequentare delle scuole di specializzazione, gestite dagli Ordini locali, con una prova di accesso e test intermedi. Solo dopo si potrà affrontare l'esame di Stato. L'ammissione alle scuole avverrà in base a un numero «programmato» stabilito per decreto. Il Consiglio nazionale forense ha già rispedito al ministero il documento con un sostanziale via libera. L'unico vero punto di contrasto è proprio sul «numero programmato». Il Consiglio preferirebbe non un'indicazione formale ma una selezione basata sul merito e sulla disponibilità di posti nelle scuole. «Di sicuro il praticantato non può più essere un parcheggio in cui ci si sistema magari in attesa di sostenere un concorso», spiega Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense. «Il percorso deve diventare più impegnativo e professionalizzante».
Rispondi

Da: laurea in  legge carta gienica06/10/2016 20:44:32
http://www.tempi.it/che-colpa-hanno-di-tutto-questo-gli-avvocati#.V_aahslp_Rc

Quello che potrei suggerire al legislatore è di stabilire innanzitutto una regola uguale per tutte le università: o c'è il numero chiuso oppure non c'è. E allora la selezione la si farà in base al merito. Se la regolamentazione è diversa da una facoltà all'altra, si creano degli squilibri e conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Il secondo suggerimento che mi sento di dare è di tenere a mente che anche gli avvocati hanno dei diritti, che una mamma avvocato non è diversa da una mamma impiegato, che garantire la libera concorrenza non significa avallare lo sfruttamento del lavoro. Perché mai si tutela il lavoro dipendente mentre non si dà alcuna tutela a un avvocato che lavora per la banca, per un'assicurazione, per un ente? Non dobbiamo dimenticare che nel nostro ordinamento giuridico esiste un principio in base al quale si considerano illecite le forme di sfruttamento dello stato di bisogno altrui. Un principio che trova diverse applicazioni come nelle norme contro l'usura oppure nelle norme che consentono a chi ha concluso un contratto in condizioni di bisogno di rescinderlo se c'è stata una notevole sproporzione tra le contrapposte prestazioni contrattuali. Insomma che non si debba sfruttare lo stato di bisogno altrui è un principio che dovrebbe pervadere tutti gli ambiti se si vogliono evitare ingiustizie e irragionevoli disparità di trattamento. Mi è capitato tempo fa di leggere l'annuncio di una giovane avvocatessa laureata con 110 e lode che proponeva di collaborare in studio a tempo pieno dietro un compenso mensile di 200 euro. Le sembra una cosa possibile? Con il pretesto della libera concorrenza si è oggi attuato un sistema che permette ai più forti di sfruttare i più deboli. E tutto questo non mi sembra affatto un segno di progresso. È forse arrivato il momento di restituire ai giovani avvocati il diritto di diventare ciò che hanno sempre desiderato di essere, e fare in modo che il loro lavoro possa aiutarli a ritrovare se stessi.


Rispondi

Da: riemergere dall''annegamento10/10/2016 21:07:19
Il Ministro Orlando ha specificato che tra le clausole definite "vessatorie", rientrano non solo i compensi ingiustamente bassi e non commisurati al lavoro svolto, ma anche i patti che prevedano la possibilità per il committente di recedere dal contratto senza preavviso e quelli che impongano all'avvocato di anticipare le spese della controversia.

Quindi, non soltanto l'istituzione di tariffe minime stabilite per legge, ma anche una più generale maggiore tutela di una categoria professionale che troppo spesso negli ultimi anni è stata penalizzata dalla crisi, dall'aumentare dei costi della giustizia e da riforme non sempre del tutto oculate.
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Da: compensi da fame15/10/2016 19:32:59
Per i mediatori 750 euro lordi al mese

Sab. 8- Avvocati mediatori per 750 euro lordi al mese. Considerando infatti il valore medio di una lite, pari a 18 mila euro, e incrociandolo con le ultime rilevazioni dell'Ordine degli avvocati di Milano, con 56 mediatori impegnati a gestire una media di 30 procedimenti l'anno ciascuno, secondo il tariffario del Coa meneghino il guadagno medio è di circa 9 mila euro l'anno per avvocato mediatore. Quando va bene. Perché l'organismo di mediazione dell'Ordine degli avvocati di Milano è uno dei più attivi, sia per mediazioni iscritte sia per quante vanno in porto. Basti pensare che a livello nazionale i mediatori sono oltre 21 mila per circa 88 mila procedimenti dove l'aderente è comparso, stando ai dati del ministero della giustizia su tutto il 2015. Risultato: ogni mediatore, in media, ha fatturato per quattro procedimenti in tutto l'anno. Tornando ai dati aggiornati al 26 settembre scorso dell'organismo di mediazione degli avvocati milanesi, emerge che i procedimenti iscritti sono stati 3.444, dei quali 319 si sono risolti con accordo, 1.886 sono stati definiti per mancata comparizione dell'aderente o rinuncia del proponente e 1.261 sono stati definiti con aderente comparso ma mancato raggiungimento dell'accordo. Considerando che le parti sono tenute a versare le spese di mediazione ogni qual volta aderiscono al procedimento, gli avvocati hanno emesso fattura per oltre 1.600 mediazioni. Guardando al tariffario dell'ordine di Milano, una lite di valore pari a 18 mila euro, che equivale alla media nazionale, comporta una spesa per ciascuna parte pari a 240 euro. Di questa cifra, di prassi, il 60% va in tasca al mediatore e il 40% spetta all'organismo. Entrando nel dettaglio dei dati milanesi, si nota che la maggior parte dei procedimenti definiti con accordo raggiunto riguarda cause di condominio (81), seguite dalle locazioni (73) e dai diritti reali (42). Per i contratti finanziari, invece, si vede come la mediazione proprio non funzioni: su 108 tra procedimenti iscritti e pendenti iniziali, l'accordo non è mai stato raggiunto. In 56 l'aderente non è comparso o il proponente ha rinunciato, mentre per 42 l'aderente è comparso ma l'accordo non è stato raggiunto. Il maggior numero di mediazioni iscritte all'organismo dell'Ordine degli avvocati di Milano, inoltre, ha riguardato la materia del condominio (739), seguita dalla locazione (516) e dai contratti assicurativi (500).
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Da: sfigatooo15/10/2016 21:47:07
come definite gli avvocatiche lavorano negli enti pubblici?
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Da: xsfigatooo17/10/2016 16:07:38
Non sono nè eccellenze e nemmeno il tipico fannullone pubblico che timbra e se ne va.
Un avvocato anche se difensore di ente pubblico deve presentarsi in udienza e fare tutto il lavoro propedeutico.
Dunque se non si presenta in udienza, se non redige memorie ed atti, se non effettua le notifiche, la sua fannulloneria si nota, eccome si nota!
Rispondi

Da: Aspirante avvocato 17/10/2016 16:22:55
Mettere le scuole obbligatorie forensi dopo il percorso universitario e' una eresia! La cernita va fatta prima dell'Università con il numero chiuso e non dopo quando uno studente si è laureato e vuole intraprendere una determinata carriera che lo ha spinto a laurearsi.Ripeto giurisprudenza deve diventare come medicina numero chiuso prima e non bloccare la gente dopo con numeri chiusi ad avvocatura!
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Da: tutti si lamentano18/10/2016 07:59:16
Il 18enne sfigato, cioè quello che vivicchia studiacchiando, non vuole il numero chiuso all'università perchè non gli si riconosce il diritto a poltrire, pardon il diritto allo studio.
Il barone universitario e le case editrici non vogliono ostacoli e barriere a far aumentare il numero di coloro che li fanno arricchire alimentando l'infatuazione di far  diventare le loro vittime sotto i 30anni di età membri della casta forense, ricca, privilegiata e prestigiosa, come nei telefilm americani.
Il baccalaureato in legge, di fronte al dramma di aver conseguito un titolo di studio meno utile di un diploma di scuola secondaria conseguito in un istituto tecnico, per trovare un lavoro, ormai con la forma mentis acquisita dello studente senza prospettiva e futuro, appoggiandosi alla famiglia è disposto a farsi mantenere minimo altri 5 o più anni, nella speranza di svolgere un giorno una libera professione che almeno gli fa guadagnare lo stipendio di un netturbino.
Il medico 25enne neolaureato, invece di fare come i giuristi lo schiavetto di studio gratis per almeno altri 3 anni dopo la laurea, se supera la selezione, entra nella scuola di specializzazione a numero chiuso delle varie branche della medicina e viene pagato a 1800 euro al mese.
La specializzazione medica conseguito dopo 3 oppure 4 o 5 anni, è un titolo che poi si potrà spendere anche all'estero.
La specializzazione avvocatizia non esiste. L'abilitazione forense certifica a 3 anni dalla laurea che si possegono in teoria le competenze di base per svolgere la professione di avvocato generico, cioè in teoria in tutte le branche del diritto italiano, ma in pratica solo in quei campi dove hai visto il dominus difendere qualche centinaio di cause.
Se si vuole fare ingresso in una law firm internazionale solo in base al conseguimento dell'abilitazione forense, si è solamente illusi, perchè l'abilitazione non fornisce nessuna preparazione a caratterizzazione internazionale.
Rispondi

Da: Dibala con la i 18/10/2016 08:13:15
A 18 anni si fa ancora il 5 superiore a meno che genitori borghesi già proiettati verso l'università del figlio, soprattutto calabresi e siciliani costringono il pargolo alla primina, togliendo un anno di giochi
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Da: tutti si lamentano18/10/2016 14:52:26
Ma si capisce avendo un poco di elasiticità mentale, che il diciottene è colui che avendo da 1 giorno conseguito il diploma di maturità e non optando per l'ingresso nel mondo del lavoro, si trova ad affrontare il dilema della scelta della facoltà universitaria:
quella facile, che dopo 5 anni di pacchia, non mi assicura un lavoro, o quella a numero chiuso per la quale devo sbracciarmi sin da ora ad affrontare una dura selezione, ma che in futuro rappresenterà una valida credenziale per il mondo del lavoro?
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Da: pediatra ricercati18/10/2016 21:13:25
ANSA) - TRENTO, 18 OTT - L'invito ad accettare posti di lavoro da pediatri a tempo indeterminato, in cambio di ogni aiuto per la sistemazione, skipass compresi. L'appello su un social network di associazioni della Val di Fiemme è per l'ospedale di Cavalese, in Trentino, che cerca pediatri e non li trova, quindi rischia la chiusura del punto nascite. L'ultimo concorso non ha infatti garantito la copertura dei posti.
    "Caro Pediatra, vuoi cambiare vita? Vieni a vivere in una valle incantata del Trentino. L'Ospedale di Cavalese, in Val di Fiemme, ti offre un posto di lavoro a tempo indeterminato".
    Inizia così l'appello su Facebook del gruppo 'Io sono nato a Cavalese', per trovare tre pediatri. Scade infatti alle 12 del 24 ottobre il bando. Su Facebook anche l'appello di 'Parto per Fiemme': "Un posto di lavoro a tempo indeterminato tra le montagne innevate del Trentino. Un sogno? No, una realtà". A tentare anche il presidente della Comunità di valle, Giovanni Zanon, con una lettera a tutti gli Ordini dei medici d'Italia.
   
Rispondi

Da: ..................19/10/2016 11:46:32
solo i più bravi devono fare l'università per poi fare gli ottimi avvocati.
gli altri a zappare!
Rispondi

Da: eccelentia forenze19/10/2016 16:55:59
Ma io che sono principe nato, giurista eccellente, se nessuno mi fa iniziare anche con il risarcimento di un parafango rotto al parcheggio, giacchè ho provato a  lasciare il mio biglietto da visita a tutte le agenzie di infortunistica oltre che ai carrozzieri e ai venditori di protesi, i quali tutti mi hanno risposto di avere il loro legale di fiducia, come posso riuscire a dimostrare a giudici, cancellieri, colleghi e quisque de populo, che sono il nuovo Bartolo Da Sassoferrato?
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Da: meglio netturbini che avvocati20/10/2016 14:35:09
Libero professionista non fa più rima con prestigio economico e sociale. Dopo la lettera-sfogo di un giovane architetto ("Guadagno meno di un cameriere") le segnalazioni e le denunce di lavoro precario e tramite sfruttamento di finte partite Iva non si sono fatte attendere. Stavolta è un giovane avvocato a contattare la redazione per spiegare le difficoltà che la sua categoria incontra oggi in Italia. Quella che un tempo era considerata tra le professioni più solide e prestigiose tanto nelle grandi quanto nelle piccole città conosce, dalla crisi, un tracollo economico senza precedenti confermato anche dai dati resi noti poche settimane fa dalla Cassa previdenziale forense.

    «Quando ho letto l'articolo ho pensato "almeno questo architetto guadagna quanto un cameriere"! Perché nel caso della mia categoria, e parlo anche a nome di molti miei giovani colleghi, il compenso mensile netto non arriva nemmeno a quello - spiega il giovane legale di Genova che ha chiesto di restare anonimo - Ovviamente capisco cosa stia passando e quello sfogo mi permette di denunciare anche la mia condizione».

Dopo la laurea in Giurisprudenza occorrono almeno due anni presso uno studio legale per riuscire ad acquisire quel minimo di competenza e praticantato necessari ad accedere all'esame da avvocato. Per tutto quel tempo in genere si lavora gratis e anche dopo aver passato l'esame non è detto che il "dominus" cioè il socio fondatore di uno studio, metta il giovane nelle condizioni di avere una sua sostenibilità economica.

    «Sono figlio di un operaio metalmeccanico in pensione, ho 32 anni e per lavorare subito  ho preferito non rischiare e abilitarmi in Spagna - spiega - Sono un avvocato stabilito e legalmente posso esercitare in Italia: lo dico chiaramente, la mia è stata una scelta dettata dal fatto che non avendo rete di protezione non avrei potuto permettermi di non passare l'esame qui in Italia restando bloccato per anni».

Ma anche iniziando presto l'attività i guadagni sono bassi. «Siamo quasi a fine anno e penso di aver fatturato forse 8 mila o 9 mila euro ma attenzione, sono lordi e io come tutti i liberi professionisti sono una partita IVA: in Italia infatti un avvocato non può essere dipendente di un altro avvocato, ma il risultato è che per lavorare nei grandi studi si diventa di fatto impiegati senza però avere ferie, malattie e dovendo pagare tutte le tasse che ha chi lavora in proprio».

Come mai i guadagni sono così bassi? In parte la risposta va cercata nella scarsa liquidità che circola oggi nel Paese ma non solo. Nonostante tutte le difficoltà la professione legale attira ogni anno migliaia di giovani. La Cassa Nazionale della Previdenza Forense poche settimane fa ha segnalato che tra il 2014 e il 2015 l'albo si è arricchito di 50 mila nuovi iscritti e tutti con un reddito che non arriva a 10 mila 300 euro al mese. Troppi avvocati e poca richiesta annacquano le entrate, tanto che al 31 dicembre 2015 la Penisola contava circa 235 mila avvocati e il reddito medio dichiarato non superava i 37 mila euro contro i 51 mila del periodo pre-crisi (2007).

Tra le spese che il giovane legale di Genova deve sostenere quindi si contano anche i 5 mila euro investiti per ottenere l'abilitazione in Spagna, l'assicurazione obbligatoria, l'anticipazione della cancelleria (comprese le marche da bollo), gli spostamenti nei tribunali in cui si vanno a discutere le cause nonché 1600 euro all'anno fissi di cassa avvocati, cioè la previdenza dei legali, obbligatoria e che arriva a 3 mila euro di base dopo i 35 anni a prescindere dal guadagno.

«Nei casi più fortunati, si fa per dire, un giovane come me prende in uno studio più grande 500 euro lordi al mese: tolte tasse e spese restano si e no 200 euro forse meno. Ecco perché ho deciso di mettermi in proprio. Siamo noi i veri precari della professione. Servirebbe una battaglia contro le finte partite IVA ma se nessuno toglie il divieto di assunzione tra avvocati negli studi questi sfruttamenti continueranno impuniti. Il divieto non esiste se un legale lavora per una pubblica amministrazione. Ma all'infuori della P.A. il resto è far west. Possiamo essere cacciati da un momento all'altro da uno studio, non possiamo ammalarci, non possiamo assentarci. Guadagniamo la metà di un cameriere e la colpa non è nemmeno della Cassa Forense: so che esistono proposte per bloccare i versamenti per la previdenza da parte di persone che hanno difficoltà, ma poi la nostra pensione chi la paga?».

Spostarsi in una città o territorio con meno concorrenza rispetto a Genova avrebbe qualche effetto? «Non è possibile in realtà: se ci si sposta dal territorio in cui si è studiato o si è fatta formazione e si vive non si riesce a fare questo lavoro. Dove vivi è l'unico posto in cui l'amico, il cugino, il parente vengono da te. Sono parenti e amici a sostenere il nostro lavoro. Secondo me l'unica soluzione è mettere Giurisprudenza a numero chiuso, così si garantisce un lavoro a chi esce da quella facoltà come accade con i medici. Bisognerebbe programmare il numero di ingresso in base al numero di cancellazioni dagli albi di chi va in pensione, ma la vedo dura».

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Da: laurea in legge scottex22/10/2016 14:43:30
- Non chiamateci bamboccioni o, peggio ancora, figli di papà. I dati Eurostat che piazzano l'Italia agli ultimi posti della classifica europea quanto a capacità dei giovani di andarsene da casa planano sulla platea dei giovani di Confindustria in convegno a Capri. Loro un po' ammettono e molto non ci stanno. "Siamo fortunati - dice Lia Caianiello, 27 anni, ultima generazione di un'impresa familiare nelle costruzioni meccaniche dell'area industriale di Caserta - il lavoro lo abbiamo trovato in casa, manca la spinta ad andarsene, io infatti sto ancora con i miei. E vedo pochi under trenta, fra i miei amici, disposti ad uscire. Se ne va chi deve".

Privilegiati dunque. "No per favore, basta con questa storia" dice Susanna Moccia, presidente dei giovani industriali di Napoli. L'azienda di famiglie è quella della pasta Gragnano. "Ci stiamo stancati di essere considerati figli di papà, bamboccioni che vivono nel lusso. Noi siamo una generazione costretta ad un rinnovamento totale. Se ce la faremo le nostre aziende andranno avanti, altrimenti moriranno. Di giovani industriali che se ne stanno a casa ne vedo pochi, li vedo piuttosto in giro per il mondo a vendere il loro prodotto. Poi certo un po' è anche colpa delle famiglie. La mia - per esempio - mi ha mandato fuori casa a 18 anni e ha fatto bene".

E' andata così anche per Francesco Ferri. "Mio padre aveva un'azienda edile, io ho fondato Innext, società di consulenza. Siamo partiti in pochi, ora ci lavoriamo in 50. Ho avuto la possibilità di fare, questa sì che è stata una fortuna. Criticare oggi i giovani che non se ne vanno è surreale se pensiamo che i giovani laureati italiani hanno gli stipendi più bassi in Europa e nel G7. La manovra? Approvata in pieno per quanto riguarda l'innovazione e l'industria 4.0. Sul resto e su quanto abbia fatto per i giovani non posso dire, la manovra ancora non si è vista".

Un fondo di mammismo, comunque sia, c'è. "Parlo dei giovani imprenditori: i maschi italiani
prima di crescere devono arrivare ai 35-40 anni, le femmine hanno scoperto che possono sì realizzarsi, ma devono sputare l'anima e metterci tempo. Restare in famiglia può essere, in entrambi i casi, molto comodo" sintetizza Camilla Cielo, imprenditrice del vino di Vicenza.
Rispondi

Da: ............22/10/2016 15:02:22
avete ragione , non sempre si tratta di bamboccioni nullafacenti.. però iscriversi a giurisprudenza oggi è una follia...
Rispondi

Da: laurea in legge scottex24/10/2016 12:39:20
La mamma dei cretini è sempre incinta.
Rispondi

Da: avvocato fallito24/10/2016 13:14:50
Ho fallito ma l'alternativa quale sarebbe stata?
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