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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
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Da: Gli avvocati24/10/2016 13:26:22
restano a casa con mamma e papà perché sono comodi; i soldi (almeno 3mila euro netti al mese) ci sono.
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Da: .................24/10/2016 14:14:40
3000 pesos al mese vorrai dire..
Rispondi

Da: dai su onestamente24/10/2016 15:29:57
le eccellenze guadagnano piu' di 3000 al mese netti
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Da: ................26/10/2016 14:58:25
le eccellenze sono 4 gatti.. e gli altri 4 milioni di gatti?
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Da: tutti si lamentano27/10/2016 07:57:09
Il 18enne sfigato, cioè quello che vivicchia studiacchiando, non vuole il numero chiuso all'università perchè non gli si riconosce il diritto a poltrire, pardon il diritto allo studio.
Il barone universitario e le case editrici non vogliono ostacoli e barriere a far aumentare il numero di coloro che li fanno arricchire alimentando l'infatuazione di far  diventare le loro vittime sotto i 30anni di età membri della casta forense, ricca, privilegiata e prestigiosa, come nei telefilm americani.
Il baccalaureato in legge, di fronte al dramma di aver conseguito un titolo di studio meno utile di un diploma di scuola secondaria conseguito in un istituto tecnico, per trovare un lavoro, ormai con la forma mentis acquisita dello studente senza prospettiva e futuro, appoggiandosi alla famiglia è disposto a farsi mantenere minimo altri 5 o più anni, nella speranza di svolgere un giorno una libera professione che almeno gli fa guadagnare lo stipendio di un netturbino.
Il medico 25enne neolaureato, invece di fare come i giuristi lo schiavetto di studio gratis per almeno altri 3 anni dopo la laurea, se supera la selezione, entra nella scuola di specializzazione a numero chiuso delle varie branche della medicina e viene pagato a 1800 euro al mese.
La specializzazione medica conseguito dopo 3 oppure 4 o 5 anni, è un titolo che poi si potrà spendere anche all'estero.
La specializzazione avvocatizia non esiste. L'abilitazione forense certifica a 3 anni dalla laurea che si possegono in teoria le competenze di base per svolgere la professione di avvocato generico, cioè in teoria in tutte le branche del diritto italiano, ma in pratica solo in quei campi dove hai visto il dominus difendere qualche centinaio di cause.
Se si vuole fare ingresso in una law firm internazionale solo in base al conseguimento dell'abilitazione forense, si è solamente illusi, perchè l'abilitazione non fornisce nessuna preparazione a caratterizzazione internazionale.
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Da: ...............27/10/2016 11:29:33
carta igienica che consente di diventare avvocato fallito...
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Da: laurea in legge carta igienica27/10/2016 12:31:36
Lunga, resistente e morbida.
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Da: .................30/10/2016 09:09:56
che tristezza, avvocati falliti che sbavano per il concorsino da 1400 euro come assistente giudiziario...
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Da: fine giurista30/10/2016 10:39:30
Professione allo sbando anche per colpa di una giustizia che non funziona...
Spiegatemi perchè un cittadino dovrebbe pagare un avvocato per mettere su una causa (parlo soprattutto del civile) sapendo che la causa durerà 10 anni e non porterà a nulla..
in questi casi la causa migliore è quella che non si fa.
Sarei il primo a non farla  e quindi il primo che non sprecherebbe i soldi da dare all'avvocato sapendo che non si arriverebbe  a nulla..
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica31/10/2016 09:33:25
La colpa in effetti non è degli avvocati se la causa è lunga.
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica09/11/2016 13:07:37
La ripresa economica passa anche dalle professioni tecniche. Ma l'Italia è in controtendenza rispetto al resto d'Europa. Negli ultimi cinque anni, infatti, mentre il numero dei lavoratori tecnici è andato crescendo (+6% tra 2011 e 2015), con punte in Germania, Irlanda e Svezia intorno al 15%, in Italia ha subito una flessione (-0,3%), passando da 3. 939. 000 a 3.925.000 unità. E il dato pesa sul pil. La diminuzione di professionalità tecniche nel paese, infatti, ha avuto come diretta conseguenza una diminuzione dei brevetti, un export limitato e fatturato da innovazione in costante calo. Nuove opportunità di lavoro, però, sono all'orizzonte. Questo il quadro emerso alla luce dell'ultimo rapporto «Innovare per crescere. Le professioni tecnico ingegneristiche motore della ripresa» che il Centro studi Opificium del Consiglio nazionale dei periti industriali ha realizzato a partire dalle banche dati Unioncamere, Eurostat ed Istat, i cui numeri sono stati illustrati ieri, a Roma, in occasione del convegno «Innovare per crescere. Le professioni tecnico ingegneristiche motore della ripresa», organizzato dal Cnpi. Nel corso del convegno è emerso come in mancato rinnovamento di professionalità tecniche abbia influito soprattutto nel settore strategico dell'innovazione. Con 70 applicazioni per brevetti ogni milione di abitanti nel 2014 (10 in meno rispetto al 2004) l'Italia presenta una media inferiore a quella europea (112 brevetti ogni milione di abitanti) e di gran lunga inferiore a quella di Germania (256) e Francia (138), per citare i principali. Nonostante la riduzione della base occupazionale a cui è corrisposto il rallentamento dei processi di ricambio generazionale (con il risultato che su 100 lavoratori occupati in posizioni tecniche intermedie, solo il 35,7% ha meno di 40 anni), sono molti i profili tecnici richiesti dalle aziende. Tra questi spiccano gli analisti e progettisti di software. Per il 2016 sono state previste ben 9.320 assunzioni, quasi il doppio rispetto a quattro anni fa. A seguire i disegnatori industriali (3.500 assunzioni previste, con un incremento del 42,3% rispetto al 2012), i tecnici programmatori (3180, con un incremento del 73,8%), tecnici esperti in applicazioni (2.760), tecnici della produzione manifatturiera (2.580). E proprio per evitare il rischio di bruciare queste nuove opportunità è necessario allineare il sistema dell'offerta formativa, tenendo conto di quelle che sono le esigenze che provengono dal mercato e al tempo stesso dell'esigenza di dotare i futuri tecnici di un bagaglio di conoscenze più finalizzato sotto il profilo tecnico applicativo, ma altrettanto solido dal punto di vista teorico. «Dopo che con la legge 89/16 abbiamo elevato il livello di formazione per l'accesso all'albo», ha spiegato Giampiero Giovannetti, presidente del Cnpi, «è necessario ora proseguire l'azione di riforma del nostro albo per adeguarlo alle necessità dei servizi e della tecnica. Serve un professionista flessibile e adattabile a paradigmi di conoscenza che cambiano al ritmo dell'innovazione»
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica09/11/2016 13:27:47
Sono dati che colpiscono molto. "Infatti. Durante la mia permanenza a Milano gli avvocati sono passati da 980 a 23 mila: lo squilibrio mi pare evidente".
Quali ne sono le cause, a suo avviso? "Ai miei tempi, quando si usciva dalla facoltà di Giurisprudenza, le strade possibili erano varie: una tra le più ambite, per esempio, era la carriera nella pubblica amministrazione. Ma la pubblica amministrazione non assume da vent'anni, le aziende private sono in crisi e il risultato è che il 93 per cento dei laureati in Giurisprudenza si avvia verso l'avvocatura. Numeri così alti mettono a rischio anche il controllo della deontologia".
Quindi lei ritiene che il numero di processi vada ridotto? "È necessario, Ma una classe politica non è riuscita a riformare la debole categoria dei tassisti, non pensa neppure di affrontare quella degli avvocati".
Domani lei parlerà proprio agli studenti di Giurisprudenza. "E dirò loro che, secondo me, è indispensabile istituire il numero chiuso, come già avviene in altre facoltà, nell'interesse loro e dell'avvocatura. Magari diventerò impopolare, ma sarò chiaro. Del resto il reddito degli avvocati è in forte calo, la tendenza mi sembra irreversibile".
Rispondi

Da: dominghino09/11/2016 14:51:07
Il mio avvocato per iniziare lo sfratto due lettere 600 e...non mi sembra se la passino male
Rispondi

Da: disoccupato09/11/2016 17:15:24
Se la passano piu' che bene infatti
Rispondi

Da: ignorante09/11/2016 22:21:12
Di quei 600 euro, quante ne rimangono in tasca al leguleio?
Meno della metà.
Bisogna detrarre le spese relative alla singola pratica,sta a dire il contributo unificato, la marca da bollo, le spese di notifica, le spese di registrazione, le spese per il rilascio del titolo esecutivo, le spese di fatturazione (IVA, RITENUTA IRPEF).
Senza contare le spese che si sostengono a prescindere delle pratiche come, l'assicurazione professionale, il commercialista, la cassa previdenza minima, l'affitto dello studio, le utenze, le spese di cancelleria, quelle dell'auto.
Se entra meno di una pratica del genere a settimana, o 4 al mese, o 50 in un anno, l'avvocato guadagna meno di un addetto al calla center.
Rispondi

Da: sapiente11/11/2016 15:23:22
Le eccellenze non prendono meno di 50.000 euro a causa.
Rispondi

Da: x ignorante11/11/2016 15:53:32
con la marca e iva era 780 ... netto al leguleio era 600
Rispondi

Da: x ignorante11/11/2016 16:09:56
inoltre fidati che non se la passa certo come uno da call center, ha mercedes moglie che non lavora e bello studio,  c'e' una bella differenza...certo sarà bravo lui.
Rispondi

Da: sapiente11/11/2016 23:47:34
Un'eccellenza un giorno è stato chiamato da un detenuto a 1500 km di distanza per un mero colloquio. Ha chiesto 20.000 euro di onorario, comprensive di spese di aereo ed albergo.
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica13/11/2016 15:04:34
Da ieri a Trento vi sono settanta avvocati in più. Sono coloro che hanno superato l'esame, portando la categoria a crescere del 10% in un botto solo, oltrepassando gli 800 iscritti all'Ordine del capoluogo. A cui vanno aggiunte poi tutte le toghe del basso Trentino che fanno capo all'Ordine di Rovereto. La notizia, pubblicata ieri dall'Adige, è emblematica del perché in Italia i giovani restano disoccupati per anni senza alcuna prospettiva di lavoro futuro.
Nel nostro Paese, infatti, come si sa, gli avvocati sono 246.786 (dati 2015), con una media di quattro legali ogni mille abitanti. In tutta la Francia gli avvocati sono 60.223, ossia meno di uno (0,75) ogni mille abitanti.
Al riguardo in Europa il nostro è un autentico primato: siamo superati solo dal Liechtenstein, che è un concentrato di società finanziarie con fior di avvocati al seguito, e dalla Spagna, famosa fin dai tempi del Manzoni per le inestricabili «grida» che erano la gioia degli Azzeccagarbugli. La Germania, tanto per fare un esempio, ne ha 80.000 in meno di noi, in Austria non si arriva nemmeno a 6.000 in tutto.
Se poi guardiamo alle singole regioni italiane, la Calabria può contare su 6,8 legali ogni mille abitanti (superati forse dai forestali), seguiti da Campania e Puglia con 5,7. Ciascun paesino della Sila ha in media almeno sei avvocati a disposizione. Le grame prospettive che attendono ora tale nuovo stuolo di giureconsulti sono state mestamente esposte dallo stesso presidente dell'Ordine degli avvocati di Trento, Andrea de Bertolini, che ha evidenziato, distillando con cura gli eufemismi, che al momento «non ci sono grandi prospettive» tanto che «tutti questi neo avvocati potrebbero non ricevere risposte positive». Tradotto: avremo settanta disoccupati in più nell'Ordine
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Da: laurea in legge carta igienica13/11/2016 15:06:58
Tutto ciò comporta delle conseguenze pratiche, che riguardano anche la vita collettiva della società. Il numero spropositato di avvocati in circolazione (in Italia si registrano 27 legali ogni magistrato) porta giocoforza ad aumentare in maniera astronomica le cause, i contenziosi, le carte bollate, la ricerca spietata di clienti o possibili tali, se non altro per provare a sopravvivere in un contesto di concorrenza estrema.
Si sta diffondendo un'elevatissima offerta di «servizi legali» a prezzi da saldo, senza un'adeguata garanzia di preparazione ed esperienza da parte di chi si propone come patrocinatore. Il «bisogno di lavorare» spinge molti ad accettare compensi da fame anche lavorando in studi blasonati, o a «suggerire» al prossimo cause platealmente infondate e prive di qualsiasi possibilità di successo ma che, in un contesto di rabbia e astio sociale diffuso come quello che stiamo vivendo, finiscono per trovare qualche sventurato sensibile agli argomenti.

I settanta nuovi freschi avvocati di Trento aprono però a un ragionamento più ampio del semplice intasamento dei tribunali con quisquilie di piccolo cabotaggio, nobilitando le liti condominiali a questioni di vita o di morte pur di sbarcare il lunario a fine mese. Solleva una questione più profonda sull'ingresso incontrollato agli ordini professionali, sul numero chiuso alle università, sul sistema di orientamento dei giovani alla fine del liceo, sulla cultura o «sottocultura» delle famiglie nei confronti del titolo di «dottore», con la ricerca spasmodica dell'agognata proclamazione da parte del magnifico rettore, senza alcuna considerazione al dopo, se vi sarà un lavoro o meno. Se la scelta degli studi tiene presente che per certe professioni il mercato è saturo, vi è la matematica certezza di lunghi anni di disoccupazione, non vi sono prospettive di sorta, e di conseguenza - forse - sarebbe meglio pensarci per tempo, e indirizzare le proprie energie di studio e di formazione a miglior causa, a meno di non voler considerare lo stipendio di papà una rendita a vita che non implica il dover lavorare dopo l'università.
Interessante, a tal proposito, è uno studio curato da Luca Ricolfi, noto sociologo dell'ateneo di Torino. Analizzando i flussi del lavoro in Italia, ha scoperto che gli occupati italiani dagli anni della crisi del 2008 ad oggi si sono ridotti di 1 milione e 200.000 unità (erano 1 milione e 800mila in meno nel 2014, nel momento più aspro della crisi, mentre negli ultimi due anni sono stati recuperati 600.000 posti di lavoro grazie agli incentivi fiscali e al Jobs Act). Nello stesso tempo, però, gli occupati immigrati in Italia sono passati da 1 milione e 600mila a 2 milioni e 400mila, con una crescita del 50%.
Ciò è avvenuto non perché gli immigrati hanno «portato via» posti agli italiani come talune forze politiche in malafede cercano di insufflare, ma perché hanno occupato posti di lavoro che gli italiani non hanno voluto accettare. Si sono cioè inseriti in una fetta di mercato del lavoro, lasciata scoperta dai giovani italiani, in quanto ritenuta non adeguata al loro titolo di studio, al loro desiderio di lavoro o al loro immaginario di collocazione professionale per la propria vita, o quella dei propri figli.
Negli anni della crisi è crollata soprattutto l'offerta di posizioni lavorative ad alta qualificazione (tipicamente richiesta dagli italiani), mentre è aumentata di molto l'offerta di posti di bassa o bassissima qualificazione (accettata dagli stranieri). Molti giovani hanno preferito rinunciare al lavoro piuttosto che svolgerne uno diverso da quello che si aspettavano. In questo, magari, supportati dalle famiglie, disposte a mantenerli, piuttosto che vedere i propri figli svolgere mestieri «inadeguati» al loro status o al loro cursus honorum.
È vero anche che negli anni della crisi si è sviluppata pure un'offerta di stipendi da fame, che gli stranieri costretti per necessità accettano comunque (ma certi apprendisti o praticanti negli studi legali non sono tanto distanti da quelle condizioni).

Ma è vero anche che persiste inveterato il mito di taluni mestieri e di certi corsi di studi, portando a drammatiche conseguenze inseguendo sogni di prestigio sociale, o di stipendio, o le leggende che aleggiano su alcune professioni (quella del giornalista è una di queste). Oggi in Italia c'è un enorme bisogno di competenze tecniche o professionali intermedie, che la scuola non riesce a soddisfare, nella forsennata rincorsa a liceizzare tutto. Ci sono facoltà universitarie che servono solo a dar lavoro ai professori che vi insegnano, i quali ben si guardano dall'avvertire i malcapitati studenti del flop professionale a cui li stanno avviando.
Ci sono corsi universitari meno affollati perché magari non hanno un appeal di prestigio come altri, ma garantiscono un'occupazione immediata, o quasi, alla loro conclusione. E ci sono professioni - una su tutte il ritorno alla terra - che segnano incrementi occupazionali a due cifre, dando grande soddisfazione a chi intraprende tale strada, e alle loro famiglie.
Scuole e università devono farsi un esame di coscienza serio su quanto fatto in questi anni, domandandosi se non sia opportuno stabilire dei numeri chiusi in più oggi per garantire a quei giovani un futuro più sereno domani.
E domandandosi pure se l'orientamento scolastico portato avanti finora è stato adeguato alle effettive esigenze della società in cui viviamo.
Infine i genitori e le famiglie: forse è arrivato il momento di considerare la realtà per ciò che è, non solo le ambizioni che si nutrono per i propri figli o le posizioni professionali a cui si crede di aver diritto per i propri pargoli. Imprecare che non c'è lavoro, è consolatorio ma in molti casi non corrisponde del tutto alla realtà. A volte si sono scelti percorsi professionali che erano vicoli ciechi.
In bocca al lupo, sincero e dal profondo del cuore, ai settanta neoavvocati di Trento.
Rispondi

Da: carlsen 13/11/2016 17:28:10
Sbaglio o il problema degli avvocati e' al sud al nord se la passano molto meglio.
Rispondi

Da: x magnus carlsen14/11/2016 09:38:13
ovvio lapalissiano
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica15/11/2016 13:37:12
Si però anche a Trento, con l'aumento del 10% di iscritti all'albo cominciano a fare gli scongiuri.
Rispondi

Da: .....................23/11/2016 18:52:37
Troppo comodo trovare l'alibi del sovraffollamento di avvocati.
Chi è bravo lavora, chi è scarso muore di fame.
Rispondi

Da: medico o avv27/11/2016 04:17:01
Meglio fare l'avvocato penalista o il Medico Legale?
Rispondi

Da: .........................27/11/2016 09:39:23
non andate all'università non perdete tempo..
Rispondi

Da: veraleto27/11/2016 10:49:56
ma in media al nord un avvocato di 40 anni quanto guadagna netto all'anno tolte spese e tutto?
Rispondi

Da: Ahahahahah...27/11/2016 10:55:33
Da quanti anni porti avanti questa solfa? Fatti curare da un buon specialista.
Rispondi

Da: avvocato fallito27/11/2016 11:02:30
ho fallito, mi sto buttando sul concorsino da assistente giudiziario, 1300 euro al mese, come addetto spugnetta per francobolli, per me sono tanti....
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