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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

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Da: diritto allo studio06/09/2016 15:01:41
A me hanno tolto il diritto allo stadio con la daspo.
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Da: numero chiuso oppure fame06/09/2016 20:35:47
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/06/test-medicina-striscioni-di-protesta-alla-sapienza-di-roma-il-numero-chiuso-chiude-gli-ospedali/3015535/
Test medicina 2016, striscioni di protesta alla Sapienza di Roma: "Il numero chiuso chiude gli ospedali"
Nella notte blitz al ministero. L'Udu e la Rete degli studenti medi lanciano l'hashtag #nonumerochiuso e #liberoaccesso. "Terno al lotto inefficiente e dannoso" dichiara Andrea Torti (coordinatore di Link Coordinamento universitario). Per il rettore della Sapienza invece "con un numero di iscritti 10 volte superiore a quello attuale sarebbe impossibile formare i ragazzi"
Il numero chiuso chiude gli ospedali". E ancora: "Volevo fare il medico ma ho trovato chiuso". Sono alcuni striscioni di protesta apparsi stamattina all'Università Sapienza di Roma, dove gli studenti dovranno svolgere i test per l'ingresso alle Facoltà di Medicina. Ed è proprio il numero chiuso che spaventa maggiormente i candidati. "Il numero chiuso è sbagliato - racconta una studente poco prima di entrare in aula - chi avrebbe capacità rischia di rimanere fuori. Ma è anche vero che le università non hanno le strutture per accogliere tutti. Questa è la prima volta che provo e il mio sogno è fare il neurochirurgo".

Secondo i dati gli studenti iscritti alle prove di accesso a Medicina e chirurgia e a Odontoiatria e protesi dentaria alla Sapienza sono 5.457 per 864 posti disponibili.
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Da: diritto allo studio07/09/2016 14:40:10
IL RAPPORTO
I sogni sono tanti: 6.618 i candidati totali, alcuni dei quali provenienti dalle zone terremotate, che hanno provato a strappare un posto nelle due università pubbliche di Roma, la Sapienza e Tor Vergata. Il rapporto nella Capitale, quando uscirà la graduatoria nazionale, il prossimo 4 ottobre, sarà di uno a 6. I posti, infatti, messi a bando per Medicina nei due atenei pubblici - fatta esclusione per il Campus Biomedico che ha sostenuto i quiz a fine agosto mettendo a bando 120 posti per 2.318 candidati e il Policlinico Gemelli, 7.860 per 270 posti, con le prove espletate la scorsa primavera - ammontano a 1.066 (9.224 quelli in tutta Italia) cui devono aggiungersi i 108 (908 nazionali) per la facoltà di Odontoiatria. E di fronte a questo rapporto sono tornate ad alzarsi le polemiche sull'utilità dello sbarramento iniziale.

IL LEITMOTIV
Il leitmotiv resta lo stesso: «Questi test spiegava Elisa Marchetti coordinatrice nazionale dell'Udu, l'Unione degli universitari non sono in grado di giudicare gli studenti». E sono gli stessi candidati che, al termine della prova, lo ribadiscono con tono deciso: «Lo sbarramento non dovrebbe esserci all'inizio perché ogni ragazzo dovrebbe esser libero di scegliere». Al netto delle polemiche, tuttavia,l'iter sancito dal ministero è stato rispettato senza intoppi. Le università, dal canto loro, hanno fatto cassa anche stavolta. La Sapienza metteva a bando 864 posti per Medicina e 68 per Odontoiatria i candidati complessivi sono stati 5.457 che hanno devoluto all'ateneo, con la tassa d'iscrizione al test, 245.565 euro. Indotto anche per Tor Vergata che per 1.380 iscritti alle prove - ieri se ne sono presentati 1.161 - ha raccolto 48.300 euro.
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Da: Per07/09/2016 14:49:14
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Da: Per07/09/2016 14:49:31
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Da: Per07/09/2016 14:49:31
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Da: Per07/09/2016 14:49:32
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Da: Ricordatevi07/09/2016 14:51:17
E' l'anticamera della privatizzazione del Sistema universitario.
Si dirà che il sistema come è Ora non funziona.
Le rette passeranno a 10.000 euro l'anno, senza test d'ingresso.
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Da: div07/09/2016 17:50:00
Ora il sistema è solamente una fabbrica di disoccupati, di sfruttati oppure di migranti che in alcuni casi più fortunati diventano cervelli in fuga.
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Da: numero chiuso oppure fame08/09/2016 17:21:23
  300.000 avvocati su 60.000.000
1 avvocato ogni 200 italiani compresi vecchi moribondi, neonati e disabili
Rispondi

Da: numero chiuso oppure fame08/09/2016 17:21:53
  300.000 avvocati su 60.000.000
1 avvocato ogni 200 italiani compresi vecchi moribondi, neonati e disabili
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Da: laurea in legge carta igienica09/09/2016 12:14:49
http://www.ilgiornale.it/news/professionisti-1214379.html

CHI REGGE E CHI PRECIPITATra il 2005 e il 2014 il professionista italiano ha, in media, mantenuto a fatica i suoi livelli di reddito nominale, ma se si tiene conto dell'inflazione, la perdita in termini di reddito reale sfiora il 24%. Non tutti hanno segnato degli arretramenti così marcati. Medici, infermieri e veterinari, per esempio, si sono salvati: negli ultimi 10 anni il loro reddito reale è cresciuto del 7,1%. Commercialisti e ragionieri, un tempo considerati insensibili alle fluttuazioni del ciclo economico, hanno perso il 14%. Ingegneri ed architetti, alle prese con la più grande crisi edilizia dal dopoguerra, hanno perso il 22%, mentre la peggio è toccata proprio agli avvocati con un drammatico -35% del reddito depurato dall'inflazione (e anche a guardare solo il reddito nominale in questo caso il calo è del 23%). Se poi si guardano i dati nel dettaglio emerge con chiarezza chi sono i perdenti tra i perdenti: i giovani iscritti da poco tempo agli albi professionali. Fino almeno ai 35 anni (vedi anche la tabella in questa pagina) il reddito difficilmente supera i 1500 euro al mese. Come, e a volte perfino meno, di un buon operaio specializzato. Il caso più delicato e talvolta perfino drammatico è quello degli avvocati. «Io parlo spesso di proletarizzazione della categoria», dice Nunzio Luciano, presidente della Cassa Forense. «Colpa anche nostra, in passato avremmo potuto pensare a un accesso più ragionato alla professione», spiega. «Un po' come hanno fatto i medici con l'istituzione del numero chiuso nelle facoltà di medicina». Ora a ridurre i ranghi ci pensano, volontariamente, gli studenti: nel 2014 il calo delle iscrizioni a Giurisprudenza ha raggiunto una media del 22%. Ma i numeri restano comunque alti: in Italia siamo a 269 legali ogni 100mila abitanti, una cifra superata per quanto riguarda i grandi Paesi europei solo dalla Spagna (277). In Germania gli avvocati ogni 100mila abitanti sono 191, in Francia 84.
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Da: cancellieri10/09/2016 12:52:23
Roma - I dipendenti della Giustizia insorgono contro il fenomeno dei 'barellieri diventati cancellieri' e dal ministero di via Arenula viene l'assicurazione che saranno garantite "formazione adeguata, revisione dei profili professionali e dell'intera pianta organica del personale amministrativo" per smontare quella che viene definita "una polemica sterile e fine a se stessa". In un'intervista all'Agi, la presidentessa della Associazione dipendenti della giustizia italiani (Adgi), Cinzia Pietrucci, ha denunciato le anomalie del trasferimento negli uffici giudiziari di quasi 350 persone provenienti da amministrazioni in via di smantellamento, come le Province e la Croce Rossa. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha inviato ai vertici dell'Organizzazione giudiziaria le linee di intervento con le quali favorire l'inserimento delle nuove risorse, reclutate "attraverso bandi di mobilita' volontaria, mobilita' obbligatoria e riqualificazione e che significano una importante immissione di nuove risorse dopo anni di sostanziale stagnazione".
La cronica carenza di personale degli uffici giudiziari è fenomeno nazionale, che però assume proporzioni allarmanti a Roma. Se la scopertura media è del 20%, tra Piazzale Clodio e Viale Giulio Cesare si registrano picchi del 34%. Con conseguenze immaginabili per la durata dei procedimenti. L'idea di colmare i vuoti trasferendo personale da enti in via di smantellamento "rientra in una pessima strategia ministeriale", denuncia un direttore amministrativo del Tribunale penale di Roma con trent'anni di carriera alle spalle.
Al palazzo di giustizia di Milano esplode il caso dei barellieri diventati cancellieri
E proprio la carriera è una delle note dolenti della vicenda che, da Milano a Palermo, scuote gli uffici giudiziari. In molto casi i 350 dipendenti di cui è stato disposto il trasferimento in procure e tribunali non ha il livello di istruzione richiesto dal concorso con cui sono stati assunti i 'veterani'. Il rischio, insomma, è che la pressione di un lavoro svolto da personale numericamente insufficiente, venga alimentato dall'affiancamento con persone prive di qualunque formazione. Una certezza, più che un rischio, come testimonia il direttore amministrativo sentito dall'Agi. "Abbiamo pensato di mandare uno di loro in udienza, ma quando gliel'abbiamo chiesto ha risposto "a signo', io c'ho la quinta elementare presa quarant'anni fa". O un'altra, proveniente dalla Provincia, che ha chiesto stupita: "ma voi non vi fermate mai?". No: non possiamo fermarci in uffici in cui quando non è in ballo la libertà personale si gestiscono comunque pratiche che possono determinare la rovina di una persona".
L'iniziativa dei sindacati segna il passo e per questo è nata l'Adgi, "uno studio commissionato dal Comitato unico di garanzia all'università La Sapienza ha sancito che il livello di stress determinato dalla carenza di organico è insostenibile. Se a questo si aggiunge che la nostra amministrazione è l'unica a non aver avuto la riqualificazione con i corsi/concorsi previsti dal contratto del 1998-2001, si capisce con quanta frustrazione si lavori in questi uffici". Il rischio è che all'esterno appaia come una guerra tra poveri e per questo Pietrucci assicura: "non abbiamo nulla contro queste persone, ma hanno una professionalità che non c'entra nulla con la giustizia. Se fossero stati formati dall'amministrazione centrale e messi in condizione di essere operativi, sarebbe stato un conto. Ma c'è anche da domandarsi quanta voglia di imparare possano avere persone con un'età media di 50 anni".
Quello che ha fatto traboccare il vaso è il fatto che siano stati equiparati - grazie alle le tabelle della funzione pubblica - a personale che negli uffici giudiziari ha la laurea o quanto meno un diploma di scuola superiore. L'ormai celebre caso dei 'barellieri diventati cancellieri'. "Siamo fortemente discriminati anche sul fronte pensionistico" spiega Pietrucci, "e i nuovi entrati con competenze bassissime e professioni che prima erano equiparate a operai, arrivano con un livello superiore a quello di gente che qui lavora da anni".
Una mossa che scontenta tutti, insomma, e che non risolve il problema. A fronte dei 9.000 posti vacanti nella giustizia a livello nazionale, dice Pietrucci, tra mobilità volontaria e non, ne dovremmo incamerare 3.000, ma siamo ancora a meno di mille. Se nessuno vuole venire in questi uffici, un motivo ci sarà".
Dal 1 settembre hanno preso servizio 344 persone, di cui 73 provenienti dagli 'enti di area vasta' e 286 dalla Croce Rossa Italiana. "L'equiparazione delle loro mansioni e profili e' avvenuta ai sensi della normativa vigente" si legge in una nota del Ministero che sostiene di aver "gia' programmato percorsi di formazione specifica." "Con la direttiva firmata in questi giorni dal Ministro Orlando - continua il comunicato - al nuovo personale sara' assicurata la piu' idonea e adeguata formazione e cio' sara' fatto valorizzando le competenze dello stesso personale diffuse nei vari uffici sul territorio e facendo ricorso a piu' innovativi ed agili strumenti di formazione. In piu' saranno rivisti e rimodulati i profili professionali, riconsiderata la definizione di alcune mansioni e inserite nuove figure professionali attualmente non presenti nell'amministrazione della giustizia. Il tutto secondo un piano di linee di intervento - conclude la nota - dettato ai capi degli uffici giudiziari che completa efficacemente il complessivo quadro di disposizioni legislative in materia di personale gia' avviato. Proprio per evitare che in udienza arrivi personale non all'altezza di starvi". (AGI)
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Da: laurea in legge carta igienica12/09/2016 15:25:28
Questi dati permettono di stimare ragionevolmente che in un anno come il 2015 siano usciti dall'Italia circa 100 mila laureati, ne siano entrati circa 27 mila (su 273 mila nuovi arrivati nel Paese) e altri 65 mila siano morti. Con queste forze in azione, i 212 mila nuovi diplomi dell'ultimo anno - stima Alma Laurea - basterebbero a far salire la quota di laureati sulla popolazione italiana di appena lo 0,12%. C'è però un problema: i 50 mila iscritti in meno all'università in questi anni produrranno presto una flessione nel flusso dei nuovi diplomi e questa può portare il tasso di crescita dei laureati allo zero-virgola-zero-qualcosa. Nel frattempo le tecnologie nei sistemi produttivi globali si fanno sempre più sofisticate, i concorrenti dell'Italia sempre più decisi a dominarle.
Per un giovane, la scelta di smettere di studiare può apparire razionale: il salario medio d'ingresso di un laureato triennale è crollato da 1.300 euro del 2007 a 1.004 euro del 2012, se e quando trova lavoro. Ivano Dionigi, presidente di Alma Laurea, sottolinea quanto sia paradossale che un bene scarso come la conoscenza in Italia venga remunerato tanto poco. Di certo, sulla scala di un Paese sta diventando un atto di masochismo collettivo: in Italia solo le imprese più aperte al contributo dei laureati - come dimostra un nuovo studio di Fadi Hassan del Trinity College e altri - stanno tenendo il ritmo della competizione con il resto del mondo. Le altre molto meno.
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Da: Articolo IL13/09/2016 12:10:36
Un software in grado di fare il lavoro di una avvocato. Uno studio di Milano, l'ha già acquistato. Ecco qui il futuro della professione forense http://www.raiplay.it/video/2016/08/Presa-diretta-Il-pianeta-dei-robot-7ec6bf90-b049-450f-81ee-ee0cf8ee0426.html ora si che il numero di avvocati diminuirà drasticamente, chi prenderà più un praticante, a parte figli, nipoti, fratelli e amici superstrettissimi. E' finita signori!
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Da: no non è finita13/09/2016 13:08:52
Ci sarà maggior bisogno di ingegneri informatici e tecnici in grado di aggiornare e sviluppare tale software avvocatizio.
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Da: laurea in legge carta igienica13/09/2016 14:30:23
Roma, 13 set. (Labitalia) - ?In Gran Bretagna mancano migliaia di infermieri e, a meno che non si vogliano chiudere gli ospedali, ci sarà bisogno di noi per molto tempo. La Brexit non ci fa paura?. Questo il pensiero prevalente dei tanti giovani infermieri italiani che lavorano oltre Manica e che l'agenzia per il lavoro Orienta Spa ha deciso di ascoltare realizzando un video con le loro testimonianze. ?Da tempo la Gran Bretagna - dichiara Giuseppe Biazzo, ad di Orienta Spa - è diventata una straordinaria garanzia di lavoro per migliaia di giovani infermieri disponibili a trasferirsi. La divisione Sanità di Orienta ne ha già selezionati oltre 100 e altrettanti stanno per partire. La vera difficoltà non è nel trovare occasioni di lavoro per questi giovani, ma coprire le tante richieste che arrivano. Ad oggi, solo il 15% delle richieste che provengono dalle strutture sanitarie inglesi vanno in porto. La principale difficoltà è la conoscenze della lingua inglese. Al momento, non registriamo nessun cambiamento a seguito del Brexit?, assicura. Ma cosa pensano i giovani infermieri italiani che si sono già trasferiti, a seguito del referendum che ha sancito l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea? Ecco il loro pensiero, punto per punto. -Meritocrazia. Negli ospedali inglesi sembra non esservi traccia di favoritismi o peggio: chi vale davvero emerge. Il rapporto con i superiori, poi, è fondato sul rispetto reciproco e si lavora con maggiore autonomia. C'è un vero lavoro di squadra e non pesa il rapporto gerarchico. -E' un altro mondo. Le relazioni sociali non sono subito facili. Loro ti guardano spesso come un alieno ma, alla fine, si trova il modo per socializzare. Il contesto di lavoro, poi, è multietnico: si lavora insieme a ragazze e ragazzi provenienti da molti paesi, anche extra-europei. -Sognando l'Italia. C'è chi pensa di ritornare in Italia e considera l'esperienza inglese solo una tappa del proprio percorso di crescita personale e professionale e chi sogna altre tappe professionali verso altri paesi d'Europa. E' la 'generazione mobile': ciò che identifica maggiormente i giovanissimi infermieri italiani che lavorano in Inghilterra, come i loro coetanei europei, è il concetto di mobilità e non quello, diverso, di emigrazione. -La Brexit non fa paura. Qualcosa potrebbe cambiare ma il posto di lavoro non è in pericolo. Prevale un senso di fiducia supportato soprattutto dalla consapevolezza che la Gran Bretagna ha bisogno di infermieri e farà di tutto per attrarli e trattenerli. -La retribuzione e il costo della vita. Le retribuzioni sono più alte rispetto all'Italia e permettono di sostenere le spese principali e anche di mettere qualcosa da parte. L'elevato costo della vita è un falso mito, o meglio, è vero a metà. Con le retribuzioni garantite agli infermieri si vive bene. Orienta ricorda che le assunzioni sono tutte con contratti a tempo indeterminato e le retribuzioni variano da 21.909 sterline (oltre 30 mila euro) a 28.180 (39.600 euro). Coloro che non hanno il Pin Number, ossia il numero di iscrizione all'Ordine professionale necessario per poter svolgere l'attività di infermiere in Inghilterra, possono comunque iniziare a lavorare da subito come Healthcare Assistant (con una retribuzione di 17.978 sterline, pari a circa 25.000 euro annuali, per poi passare a una retribuzione superiore e specifica per gli infermieri professionali non appena ottenuto il Pin Number tramite iscrizione diretta all'Ordine.
Rispondi

Da: Articolo IL13/09/2016 18:17:12
Cari "no non è finita" e " laurea in legge carta igienica", leggendo le vostre risposte, mi fate capire che non avete guardato la puntata di Presa diretta, che ho postato. In sostanza si dice che tutte le professioni verranno sostituite da robot e software, comprese le professioni di informatico e medico. Se la professione di medico è a rischio estinzione, quante probabilità ha di sopravvivere la professione di infermiere? Nell'ospedale di Forlì si usano già gli OSS robot. Fanno il lavoro di 12 persone, in meno tempo, in modo più efficiente, e costano pure la metà.
Per chi non sa cosa sono gli OSS, fanno parte del personale sanitario, la loro specifica mansione è quella di badare all'igiene del paziente.
La cosa che perplime è che il nostro Governo non ha mai dato e continua a non dare il minimo segnale di preoccuparsi del problema.
Vi consiglio vivamente di guardare la puntata, prima di rispondere.
Rispondi

Da: Articolo IL13/09/2016 18:37:27
A scanso di equivoci, la riposto http://www.raiplay.it/video/2016/08/Presa-diretta-Il-pianeta-dei-robot-7ec6bf90-b049-450f-81ee-ee0cf8ee0426.html
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Da: laurea in legge carta igienica15/09/2016 14:42:36
BARI â€" Gli avvocati pagano di tasca propria pur di contribuire al miglioramento del funzionamento della giustizia, il governo ringrazia. Ma oltre a questo non è che lo Stato faccia granché per assicurare una vera inversione di rotta in aule e uffici del Tribunale di Bari.
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Da: laurea in legge carta igienica15/09/2016 21:47:50
Avvocati italiani a lezione da Perry Mason

Perché negli Usa hanno i Perry Mason, i Derby Shaw (Rapporto Pelican), i Rusty Sabich (Presunto Innocente), bravi, belli, intelligenti e svegli, mentre
da noi gli avvocati sono di solito rappresentati come degli azzeccagarbugli? Si trovano nelle truffe di Totò, galleggiano sugli yacht dei Vanzina oppure sproloquiano con la faccia di Alberto Sordi, ma mai che i nostri legali risolvano un caso o, vincendo una causa, smascherino il vero colpevole. La questione, niente affatto secondaria, prelude a un`intera concezione della cultura popolare verso i temi della giustizia che finisce addirittura per incidere sull`esito stesso di certi processi, laddove soprattutto intervengono i programmi televisivi dando vita al cosiddetto «processo mediatico».
Così al Palazzo di Giustizia di Milano - Aula Magna, domani ore 15,30 - si è deciso di dedicare alla questione addirittura un convegno intitolato: «Immagini della giustizia penale sullo schermo e nelle fiction tivù», cui parteciperanno il procuratore Francesco Greco, l`ex sindaco e avvocato penalista Giuliano Pisapia, l`ex presidente del Tribunale Livia Pomodoro, il presidente degli avvocati milanesi Remo Danovi e il critico televisivo e docente di storia televisiva Aldo Grasso. Lo spunto lo offrirà un libro appena uscito, intitolato Estetica della giustizia penale: prassi, media, fiction (Giuffrè editore), firmato dal professor Ennio Amodio, penalista di fama, professore emerito di procedura penale alla Statale e acuto osservatore della realtà mediatica.
Dove l`etica della liturgia processuale, che Amodio analizza dimostrando come finanche la gabbia che campeggia nelle aule dei processi contribuisca a condizionare e spaventare l`imputato, lascia il posto, appunto, a un`estetica
controllata dai media, non di rado trash, nella quale si riversano le eterne tifoserie italiane. Ma a cosa è dovuta questa differenza con il mondo giudiziario anglosassone? «In America e Inghilterra ci sono istituti giuridici che creano un collegamento tra giustizia e società civile: la giuria, l`elezione diretta dei pubblici ministeri e la magistratura che viene vissuta come appendice della professione forense», risponde Amodio. «Da noi inoltre la rappresentazione della giustizia è imperniata sulla presunzione di colpevolezza, mentre Oltreoceano c`è grande attenzione ad evitare di confondere la figura dell`indagato con quella dell`imputato».
Il confronto però, negli Usa, è tra avvocato e poliziotto che, non a caso, si contendono il ruolo eroico sullo schermo. «Meglio avere a che fare con un pm, comunque. Dà più garanzie all`indagato»
C`è poco da fare: il «buono» nella narrazione giudiziaria italiana è il magistrato, meglio se pubblico ministero, colui cioè che coordina le indagini e, come dice la parola, svolge una funzione pubblica, garantendo in teoria anche le ragioni dell`indagato. Una figura che può contare su «eroi» notevoli come Falcone e Borsellino. Mentre va rilevato come l`unico caso in Italia di avvocato ucciso dalla mafia sia quello «dell`eroe borghese» Giorgio Ambrosoli, assassinato perché curatore fallimentare della banca di Sindona.
«Però nel cinema americano assistiamo a un capovolgimento: il magistrato molte volte è un pavido, mentre l`avvocato finisce per far trionfare non solo l`interesse del suo assistito ma anche quello pubblico», spiega Amodio. Che
fissa una data fondante nella narrazione americana dell`eroe «legale»: 1939, con un film intitolato Alba di gloria, dove un giovane avvocato impedisce che due detenuti vengano linciati dalla folla per essere consegnati a un tribunale.
Si trattava di Abramo Lincoln, il presidente che pose fine alla schiavitù: è lui il capostipite degli avvocati eroi. PAOLO COLONNELLO
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Da: laurea in legge carta igienica18/09/2016 10:36:37
Chi lascia l'ambito accademico riesce a valorizzare i propri studi dottorali? Purtroppo non tutti. Il 31 per cento dei dottori che trovano opportunità lavorative fuori dal mondo universitario, dichiara che il titolo non gli è stato utile.

Per offrire un'analisi più dettagliata di questo dato, definiamo "sovraistruzione pura" (Genuine overeducation) la condizione in cui né il titolo di studio né le competenze acquisite con il dottorato sono giudicate rilevanti per lo svolgimento del lavoro; "adeguata" (Genuine matching) la situazione opposta, in cui sia titolo che competenze sono giudicati utili. Infine, indichiamo "sovraistruzione apparente" (Apparent overeducation) e "apparentemente adeguata" (Apparent matching) le situazioni definite rispettivamente dall'utilità delle sole competenze dottorali e del solo titolo.

La figura 2 mostra l'incidenza di queste condizioni tra i dottori di ricerca non occupati nell'accademia. La "sovraistruzione pura" è più frequente tra chi si è formato in filosofia, giurisprudenza, scienze politiche, scienze umane.
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Da: laurea in  legge carta gienica20/09/2016 17:15:06
Troppi, dinamici e con guadagni in calo: la fotografia dell'avvocatura scattata dal Censis

Quella dell'avvocato resta nella percezione comune una professione ancora prestigiosa, ma è non più al top. Ai primi posti nella classifica delle professioni d'eccellenza secondo gli italiani si collocano i medici (il 37% ha attribuito il punteggio massimo su una scala da 1 a 10), seguiti dai magistrati (25%), i professori universitari (19,5%), i notai (17%), gli ingegneri (15%), gli imprenditori (15%) e i dirigenti d'azienda (13%).
Politici (9%), avvocati (9%) e dirigenti di banca (8%) occupano la metà della classifica, mentre in coda figurano commercialisti (5%) e geometri (4%). Per il 16% degli italiani il prestigio della professione forense è aumentato nel corso degli ultimi anni, per il 47% è rimasto invariato, per il restante 37% è invece diminuito.
Sono i risultati del «Rapporto annuale sull'avvocatura» realizzato dal Censis per la Cassa forense e presentato oggi a Roma da Andrea Toma del Censis e discusso da Nunzio Luciano, presidente della Cassa forense, e da Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Presente il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
Nell'ultimo quinquennio il 42% degli italiani ha fatto ricorso alle prestazioni professionali di un avvocato e la richiesta di consulenza legale aumenta al crescere del livello di istruzione della clientela: il 24% degli italiani con la licenza media, il 43% di quelli con un diploma, il 48% dei laureati. Per l'85% degli italiani però il numero degli avvocati oggi in Italia è eccessivo.
Nell'immaginario collettivo l'attrattività della professione forense è dovuta in primo luogo alla sua dinamicità, indicata dall'82% degli intervistati. Seguono l'autonomia nell'organizzazione dell'attività (81%), i guadagni elevati (74%), gli interessanti sviluppi di carriera che la professione può assicurare e la possibilità di avere relazioni significative con il mondo politico e imprenditoriale (72% in entrambi i casi).
Tra i pregi dell'essere avvocato c'è il fatto di godere di una grande reputazione sociale secondo il 62% degli italiani (e il dato sale al 72% tra i giovani di 18-34 anni).
Tra gli aspetti che non invogliano alla professione emerge invece in primo luogo la necessità di aggiornamento continuo, segnalata dall'83% degli italiani. Seguono l'eccessiva concorrenza (74%) e la difficoltà di crescita professionale in un sistema percepito come chiuso (67%).
Tra gli aspetti negativi della professione il 57,5% indica poi la perdita di prestigio sociale avvenuta nel tempo, il 56% la scarsa capacità di innovazione, il 55,5% il poco tempo libero lasciato per sé e per la famiglia, il 28% gli scarsi margini di guadagno.
Il Rapporto comprende anche un'indagine sull'autopercezione della professione secondo un campione di circa 8mila avvocati e restituisce una fotografia dell'avvocatura italiana che esce molto provata dalla crisi degli ultimi anni: solo il 30% degli avvocati è riuscito a mantenere stabile il fatturato nell'ultimo biennio, per il 44% è diminuito (si sale al 49% nel Mezzogiorno), mentre solo il 25% lo ha visto aumentare. La professione appare ancorata a una generica specializzazione civilistica, dichiarata dal 54% degli avvocati mentre l'11% opera in materia penale, il 9% in diritto di famiglia (tra le donne avvocato la quota sale al 14%), solo il 3% in diritto societario e appena l'1% in diritto internazionale. Solo l'11% degli avvocati indirizza la propria attività verso servizi specializzati.
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Da: cultura è agricoltura23/09/2016 05:28:44
L'occupazione, nel secondo trimestre dell'anno, esprime una tendenza particolarmente positiva nel settore agricolo: con una crescita degli occupati del 6,5% (rispetto al secondo trimestre del 2015). È quanto emerge da un'analisi Ismea su dati nazionali sull'occupazione diffusi dall'Istat.

L'agricoltura, osserva Ismea, "riporta, in termini relativi, un risultato migliore di quello medio nazionale, già comunque positivo(+2%). Un contributo particolarmente significativo viene dalla componente under 35: i giovani che trovano lavoro nel settore agricolo sono circa 16.200 in più rispetto al corrispondente periodo del 2015, e crescono quindi del 9,1%".

Nelle campagne italiane è aumentato sia il numero di lavoratori indipendenti (+5,9%), che di quelli dipendenti (+7,1%).

Sul territorio, rispetto al dato medio nazionale del +6,5%, l'occupazione agricola aumenta soprattutto al Nord (+9,4%), meno nel Mezzogiorno (+4,3%). In linea col valore medio, la crescita del Centro Italia.
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Da: nicspa 26/09/2016 21:52:41
condivido appieno.Il problema e' che il numero chiuso dovevano introdurlo alla fine degli anni 80 come per medicina. Metterlo adesso e' inutile, il danno e' gia' fatto. Giurisprudenza e' stata considerata sempre una facolta' di serie B, accessibile a chiunque senza tener conto che l'afflusso continuo avrebbe nel corso degli anni ovviamente condotto ad un inflazionamento di laureati e quindi di avvocati. Il fatto e' che semplicemente chi doveva prendere delle misure se né fregato. A loro interessava intascare le tasse universitarie, anche e soprattutto dai fuori corso. In altri paesi avrebbero preso contromisure molto prima ma siamo in Italia, ed e' un peccato che in un pease cosi' bello
l'universita'di legge  si sia ridotta ad essere una casta autoreferenziale ormai scollegata completamente dal mondo del lavoro.
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Da: laurea in  legge carta gienica27/09/2016 14:37:54
Meglio tardi che mai.
Ma il numero chiuso in giurisprudenza non lo introdurrano mai, perchè stratosferici sono gli interessi economici di coloro che guadagnano nel vedere aule universitarie prima e le aule di concorsi pubblici poi, affollate da aspiranti giuristi.
Facciamo alcuni esempi:
Baroni universitari, case editrici specializzate in edizioni giuridiche, imprenditori che si occupano di gestire corsi di preparazione per superare concorsi ed esami di abilitazione, saranno i primi danneggiati e lo zoccolo duro che si oppone all'introduzione del numero chiuso in giurisprudenza.
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Da: Articolo IL27/09/2016 18:16:07
Bè, diamo un'occhiata alle pensioni http://www.raiplay.it/video/2016/09/Presa-diretta---La-vera-guerra-dellaposIsis-del-12092016-4016b4d5-8922-49e2-b1f7-088080b10af3.html
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Da: ..............................27/09/2016 18:22:17
la laurea non serve a un cazzo, le università sono frequentate da gente mediocre che poi si trasformerà in laureati mediocri.. avvocati mediocri.... ogni anno abbiamo i nuovi falliti disoccupati...
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Da: laurea in  legge carta gienica27/09/2016 21:25:55
Meglio essere un laureato o un avvocato medio in Svizzera anzichè in Italia.
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Da: fannulloni pubblici stipendiati29/09/2016 13:33:05
Timbravano il cartellino ma dopo andavano in giro a fare shopping, a riparare la propria bici, a fare lunghissime passeggiate. Beccati dai finanzieri della Compagnia di Scafati del Comando Provinciale di Salerno dieci furbetti del cartellino: dipendenti del Comune di Scafati (Salerno), anche due agenti della polizia municipale, ai quali sono state notificate misure cautelati di interdizione dai pubblici uffici. Cinque mesi di indagini, svolte nell'operazione denominata 'Mal Comune', hanno ricostruito quello che i dieci dipendenti facevano. Quasi ogni giorno lasciavano, durante l'orario di lavoro, il proprio ufficio per fare decisamente altro: alcuni passeggiavano così a lungo da arrivare al comune di Pompei che dista diversi chilometri. Alcuni agivano anche in accordo tra loro, scambiandosi reciprocamente il "favore" della timbratura del cartellino, consentendo così ai colleghi di arrivare in ritardo in ufficio o, in alcuni casi, di non presentarsi proprio per nulla sul posto di lavoro.
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