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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

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Da: Zoom25/06/2016 23:13:52
@................. Capisco che lo stato di disoccupazione può portare alla disperazione e alla mancanza di vita sociale, ma ormai sono anni che scrivi sempre le stesse caxxate. Non sarebbe il caso d'uscire da questo forum e finalmente di farsi una vita?
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Da: per quello di sopra26/06/2016 00:03:42
Ma forse, più di un mitomane, si tratta di un vecchio nostalgico.
Fino agli anni 80-90, quando gli avvocati italici non erano più di 50.000 (200.000 in meno rispetto ad ora), guadagnare oltre 6000 euro netti  al mese per un avvocato, non  era un eccezione riservata alle eccellenze, ma era la normalità.
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Da: troppi avvocati pochi giudici26/06/2016 09:51:24
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/09/avvocato-a-malta-in-italia-sfruttato-da-colleghi-depressi-qui-lavoro-la-meta-e-guadagno-il-doppio/2806350/

Parla di Bari e la definisce "la mia adorata". Dopo avere terminato gli studi in legge a Milano, laureandosi "nel minor tempo possibile", Domenico Pagano era convinto di volere tornare nella sua città. Ma un praticantato con "dominus senza alcuna passione né intenzione di insegnare nulla" e uno studio legale che anno dopo anno ha visto crollare il suo fatturato, lo hanno portato alla soglia dei 40 anni a riformulare la sua vita. A 39, infatti, l'avvocato pugliese ha deciso di chiudere la partita iva e trasferirsi a Malta, dove dal 2015 si occupa di antiriciclaggio. Per riassumere la sua condizione attuale, lo slogan di Domenico è "lavoro la metà e guadagno il doppio". In Italia, infatti, essere davanti al computer nel weekend era la norma, mentre a Malta la settimana lavorativa finisce il venerdì alle 16.30. "Avrei dovuto andarmene molto prima ma ai miei tempi non era così chiaro che la situazione economica italiana sarebbe peggiorata fino al punto in cui ci troviamo oggi". Domenico non è il solo ad avere fatto questa scelta. "Nel 2015 si sono cancellati dall'albo forense di Bari 419 giovani avvocati", per un sistema che alimenta "un'inaccettabile disparità tra vecchia e nuova generazione".

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Per il 40enne il sogno non era solo quello di essere avvocato ma di svolgere un lavoro "nobilissimo" nel sud Italia. Tanto che, dopo la laurea nel capoluogo lombardo, Domenico ha rifiutato un praticantato retribuito a Milano. Voleva tornare a Bari, ma l'impatto col mondo del lavoro nel Mezzogiorno è stato "terribile". Fare fotocopie e portare borse senza neppure essere pagato erano le occupazioni giornaliere. "Ho capito subito che ero nei guai. Nessuno dei professionisti voleva trasmettermi alcuna passione, per loro ero una seccatura", o per meglio dire, "una risorsa da sfruttare fino all'esaurimento". L'immagine che più gli resta dei mesi da praticante sono gli occhi dei colleghi più grandi di lui - "pieni di tristezza e depressione" - da qui la scelta di aprirsi un proprio studio legale. I primi anni le cose sono andate a gonfie vele, "fatturavo più di quanto mi aspettassi", ma la flessione era alle porte.

"I miei clienti chiudono, qualcuno perde il lavoro, altri si fanno inghiottire dai debiti". Il fatturato crolla: -30%, poi -50%. "Gli unici clienti paganti erano criminali che seguivo per questioni penali: paradossalmente mi trovavo ad aiutare quelle persone che nei miei sogni avrei voluto combattere". L'ultimo anno le fatture ammontano a meno di 4mila euro, tanto che il commercialista gli consiglia di chiudere lo studio avviato neppure sei anni prima. "Tutto era in aumento: l'Iva, la contribuzione obbligatoria a fronte di una pensione improbabile, la pressione fiscale seppure fossero garantiti servizi pessimi" per non parlare dell'obolo annuo "a un Ordine professionale che non è mai servito a nulla". "Tutti questi non sono dettagli ma costi che incidono direttamente sul lavoro dei giovani professionisti. Io non ce l'ho fatta. E ho dovuto chiudere bottega".

Se il Sud non lo voleva, allora era la volta di aprirsi all'Europa. Un percorso duro, che lo ha portato a scegliere di spendere tutti i suoi risparmi per specializzarsi in un settore spendibile fuori dall'Italia. "Volevo andare all'estero per valorizzarmi e non per farmi sfruttare di nuovo". Dopo due master in antiriciclaggio, come un cecchino ha aspettato per mesi l'occasione giusta: Malta è sembrata l'opzione più vicina all'Italia, giuridicamente parlando, ed è bastata una mail per essere assunto come senior officer da uno studio di fiscalità internazionale. "Insomma, sono la conferma che gli italiani sono tanto apprezzati all'estero quanto sfruttati in patria". Prima di scegliere di trasferirsi, qualche curriculum era stato mandato anche nel nord Italia ma a parte uno studio di Pesaro, tutti gli altri non hanno neppure risposto. "Su questo punto la differenza tra l'Italia e l'estero è schiacciante: il rispetto del capitale umano all'estero è decisamente superiore". Nel suo nuovo ufficio di Malta, una semplice occhiata gli ha fatto capire quanto l'ambiente fosse stimolante, tra professionisti polacchi, russi, ucraini, francesi, afgani e maltesi ovviamente.
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Da dove è arrivata la forza per cambiare vita a quarant'anni? "La convinzione che un uomo senza un lavoro sia un uomo mortificato, incapace di rendere felice una donna, per non parlare di eventuali figli". Non ha una compagna né figli ad aspettarlo a casa Domenico, ma ora sta costruendo la sua indipendenza economica e professionale. "All'estero esistono cose che in Italia non immaginiamo neppure: l'aumento annuale degli stipendi, oppure la possibilità di specializzarsi in un settore, invece di occuparsi un po' di tutto". Non rimpiange di avere lasciato l'Italia, anzi, "è una scelta che consiglio a tutti, senza voltarsi indietro, se non per sorridere". Eppure nel suo futuro non vede certo Malta: "Adoro la mia splendida Puglia. Un giorno tornerò e lo potrò fare proprio grazie alle mie esperienze all'estero". Dopo la sua partenza, Domenico è stato accusato di avere "abbandonato la barca". "Personalmente ritengo che sia esattamente il contrario. Non ho abbandonato l'Italia, ma ho solamente preso in mano il timone di un'altra barca: la mia vita".
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Da: passatopresente27/06/2016 21:09:25
Fine anni '60, mi laureo in giurisprudenza. Indeciso tra la carriera universitaria (prestigiosa nel futuro ma senza una lira nel presente) e la carriera di principe del foro(stanno aspettando proprio me), le inizio tutte e due: faccio l'assistente volontario (1200 a statino firmato) e il procuratore legale. Ad uno alle prime armi gli unici clienti che trova sono quelli "Recupero Crediti". Tra i miei clienti più affezionati c'era una tale Armanduccio o Curredo,che faceva (lo dice il soprannome) il mestiere di venditore ( a cambiali)di biancheria da corredi nei paesi dell'hinterland napoletano e della provincia di Caserta. Forse per la cattiva qualità delle merce venduta o perché la sua clientela era poco "onorabile"  aveva fasci di titoli protestati e una bella mattina si presentò nel mio studio,che il mio poco preveggente genitore, aveva attrezzato nella magione avita. Era uno scatolone pieno di cambiali protestate, mi luccicavano gli occhi per la gioia, pensando all'anticipo che mi avrebbe pagato il prode Armanduccio. Il cliente mi tolse ogni illusione. "Avvocà (traduco in italiano perchè il nostro si esprimeva in uno strettissimo, incomprensibile e irriproducibile dialetto) vedete voi quello che recuperate, poi vi pago il 20%, ah accetto anche cambiali, il soldo deve coriccolare (sic)" . Con gentilezza feci notare al cliente che le norme deontologiche non mi consentivano operazioni di tal fatta. Ma Armanduccio fu irremovibile. Per ridurre le spese facevo precedere l'inizio dell'azione esecutiva da una garbata diffida su la mia elegante carta intestata. Vuoi per fortuna vuoi perché l'indirizzo napoletano e lo studio ben arredato intimidivano i debitori, ebbi i primi successi. Ma trattandosi di pagamenti o di rinnovi di cediti di piccoli importi e essendo pagato a percentuale soldi ne arrivavano pochi. C'era nella vetrina del Concessionario della Morris a Via Crispi una Mini Cooper nera seminuova che era le sette bellezze . Il genitore non volle sentir ragioni a anticiparmi la somma necessaria per l'anticipo ed allora decisi di investire i pochi guadagni per iniziare una vera azione di recupero in via giudiziaria nei confronti del debitore più grosso di Armaduccio un tale Silvestri di Casale di Principe che aveva quasi una trentina di milioni di cambiali protestate e che aveva completamente ignorato il mio garbato invito a presentarsi al mio studio. Iniziai gli atti esecutivi e restai in attesa fiduciosa sopratutto perchè l'ufficiale giudiziario della Pretura della zona al quale portai l'atto da notificare (con un aria molto perplessa ripensandoci a posteriori) alla mia richiesta se conosceva il debitore e se "aveva da perdere" mi rispose con due affrettati si. Ed ora viene il bello. Ricordo la data 10 febbraio 1969, erano le otto di sera, era una giornata "di acqua e viento" come diciamo a Napoli, che ti invogliava a rimanere a casa, stavo ascoltando musica ad un tratto squilla il citofono del studio (aveva pensato anche a questo il genitore), non mi va di rispondere, ma mio padre sempre vigile ed attento a contrastare la mia pigrizia: "Vai è un cliente e ai clienti si risponde! Ma  con la tua pigrizia  e indolenza come vuoi fare carriera!"  Per evitare ulteriori prediche paterne, io sventuturato risposi (come Gertrude al  turpe Egidio). Era Armanduccio "Avvocà mi ha chiamate Silvestre ha avute gli atti e vuole pacare  parte a contanti e parte a cambiali. Vuole che antiame ad incassare da lui e vi vuole anghe a voi. Vi porto con la mia macchina. vi sapetto (sic) " Feci notare ad Armanduccio che era una procedura insolita, ma non ci fu niente da fare. Mi vestii in fretta, spinto dall'avidità (il 20% di trenta milioni erano sei milioni altro che Mini Cooper usata mi compravo la MG spider e mi restavano i soldi per un viaggione in Inghilterra da signore e non da morto di fame). Sotto una pioggia sempre più torrenziale nella Fiat 1110 familiare di Armanduccio, carica di biancheria, dopo un ora arrivammo a Casale di Principe. Intanto aveva smesso di piovere. Le strade del paese erano deserte e Armanduccio si fermò davanti ad una sala cinematografica ove davano Django contro Sartana e mi fece cenno di entrare. Irato, morto dal freddo e con una nausea  montante da mal d'auto per la guida a strappi,  gli riposi  "Armandù ma ti pare il momento di andare al cinema" "No avvocate! Silvestre abita dentro al Cinema". Nell'angusto foyer, la maschera (che ci aspettava e neanche questo mi preoccupo)   ci fa cenno di entrare. Nella fumosa sala una decina di insonnoliti spettatori stavano seguendo l'ennesimo duello tra gli eroi del film. Attraversiamo tutta la sala. Di fianco allo schermo, dietro una porta alcuni gradini ci portano in un ampio giardino, lo attraversiamo tutto, in fondo c'è una casetta bassa, vi entriamo, un ampia stanza con in fondo un camino nel quale bruciano umidi rami che mandano un acre fumo, davanti al camino curvo che attizza il fuoco una massiccia figura. Ci sente arrivare e si volta, capelli neri ed una folta barba "Ah voi siete l'avvocato che mi ha fatto gli atti! La nostra famiglia non è abituata a queste cose! Avete avuto coraggio! Comunque avrete quello che dovete avere" si alza ed esce. Guardo Armanduccio con area interrogativa ma non faccio a tempo a parlare che la porta si riapre e appare Silvestre, non è solo, davanti a lui, al guinzaglio di una spesa catena, due esemplari enormi, neri, di mastini napoletano. Con tono colloquiale come ci stesse offrendo il caffè  "Volete il vostro credito? Ecco il pagamento" e scioglie la catena al grido "Masaniè, Bambulè pigliateli". E fu allora che compresi l'importanza dell'educazione fisica a scuola e dell'essere sempre in forma. Penso di avere battuto il record dei cento metri quelli che mi separavano dalla casa di Silvestre alla stazione dei carabinieri posta all'ingresso del paese. Il povero Armanduccio non fu così fortunato: Due mesi di ospedale e la macchina scomparsa con tutta la mercanzia.

Così abbandonai la carriera di principe del foro. E la Cooper? Beh… i mobili dello studio oramai a  cosa diavolo mi servivano… e trovai un buon compratore!
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Da: chiarimento27/06/2016 22:57:43
Bella storia. Chi e' l autore?
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Da: futuro28/06/2016 14:47:11
La formazione del praticante avvocato prevede quindi non solo più il tirocinio ma anche l'iscrizione ai corsi di formazione che devono essere frequentati obbligatoriamente e dove sono messe a disposizione delle borse di studio. Quest'ultimo riceverà, previo versamento di una quota d'iscrizione ai corsi stessi, una centrifuga di nozioni di diritto diluite nei 18 mesi di tirocinio previsto, per un totale di 160 ore. È necessario inoltre frequentare almeno l'80% delle lezioni per poter partecipare agli esami finali. L'obiettivo è forgiare l'aspirante avvocato in modo che possa superare agevolmente l'esame di Stato, facendogli acquisire una serie di capacità professionali oramai indispensabili per battere la concorrenza.

Un filtro sulla qualità che premia il merito ma che rende anche più oneroso il percorso per poter esercitare tale professione. Durante il corso sono previsti  approfondimenti casistici e dal taglio pratico di molte delle principali materie studiate all'Università, che hanno ad oggetto anche tecniche di redazione degli atti giudiziari. L'accesso è però solo i più meritevoli ovvero coloro che hanno alle spalle un percorso universitario brillante e quindi è prevista una selezione, sia all'entrata, sia alla fine. Il corso di formazione prevede infatti un esame scritto e orale volto ad individuare gli aspiranti avvocati più preparati in base al merito. Saranno previste poi 3 prove scritte di 4 ore ciascuna, cosidette intermedie. Una per ogni semestre e poi una prova finale. Il CNF ha però proposto di ridurre a 2 tali prove intermedie, ferma restando la prova finale che sarà orale di massimo 30 minuti e verterà su tutti gli argomenti relativi agli insegnamenti ricevuti al corso di formazione. Il CNF in particolare ha proposto che tali prove intermedie consistano in un test a risposta multipla di circa 30 domande
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Da: lauree più richieste28/06/2016 20:44:32


Chi riesce ad accedere a uno stage aziendale post laurea, ha poi ottime chance per essere assunto da quella stessa impresa. Purché però si tratti soprattutto di aziende del Nord con più di 500 dipendenti, che siano Spa o multinazionali. E' il risultato dell'indagine del "Nuovo osservatorio" dell'associazione di direttori del personale Gidp, che ha testato un campione di 115 suoi aderenti appartenenti ad imprese che, negli ultimi 12 mesi, hanno avuto o hanno tuttora all'interno un neolaureato in stage o l'hanno appena assunto. L'indagine ha anche collezionato le risposte dei giovani appena immessi in quelle aziende: il 72% dichiara che è stato assunto dopo lo stage o sta per essere assunto se ancora non ha terminato l'internship. Il 23% dei giovani invece non sa ancora se alla fine dello stage sarà confermato in azienda e solo cinque su cento hanno già avuto la comunicazione che l'esperienza non proseguirà.

I canali di cui si sono servite le aziende per individuare i potenziali stagisti e i candidati all'assunzione sono stati soprattutto tre: la pubblicazione delle offerte sui portali delle università (27%), le agenzie per il lavoro (14%) e le liste di laureati fornite dalle università (11%). Molto snobbati sono stati invece i "Career day", che quest'anno sono stati scelti solo dal 9% dei direttori Hr. "In effetti â€" conferma il presidente di Gidp Paolo Citterio â€" i responsabili del personale optano per i siti universitari perché lì le inserzioni sono gratuite e la visibilità per i giovani è alta. I Career day, invece, costano e comportano un notevole impiego di tempo".

Le lauree preferite dalle aziende sono, come sempre, Ingegneria (36%) ed Economia (35%), ma c'è una novità inaspettata: al terzo posto compare, pur se fortemente distaccata (7%) Scienze della comunicazione, una laurea che è stata un po' inflazionata e che da tempo suscitava poco interesse in diverse direzioni del personale. "E' la conseguenza del fatto che diverse aziende incontrano ancora difficoltà nel comunicare all'esterno il loro business e i loro valori â€" spiega Citterio â€" mentre questa capacità è una delle chiavi del successo". Per alcune imprese resta una difficoltà di reperimento di alcune lauree: l'11% segnala la carenza per Economia e il 36% per Ingegneria (in particolare, in ordine di scarsità, elettronica, meccanica, gestionale e informatica).


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Da: law firm29/06/2016 18:00:15
scusate, una domanda per avvocati o studenti di giurisprudenza: ma per fare tirocinio in studi come carnelutti, bonelli erede ecc...cosa bisogna fare?
occorrono bocconi/luiss o basta una laurea col max in una uni pubblica?
grazie
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Da: lauree pi richieste29/06/2016 21:08:11
Una bella raccomandazione come per entrare nella pubblica amministrazione, tranne che sei un'eccellenza, allora te la fondi tu una law firm.
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Da: avvocato dignitoso01/07/2016 22:40:25
Ogni patto che stabilisce un compenso non equo o ridotto per l'avvocato dovrà essere nullo. E' stata la deputata Camilla Sgambato, lo scorso aprile, a presentare il disegno di legge che prevede per gli avvocati il diritto all'equo compenso.

Fonte: Avvocati: Sgambato, basta agli attentati alla dignità, occorre un equo compenso
(www.StudioCataldi.it)
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Da: avvocati con assegno sociale02/07/2016 12:19:02
Potrebbe essere incostituzionale l'iscrizione obbligatoria degli avvocati alla Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense. A sollevare la questione è la sentenza n. 7353/2016 del 24 giugno 2016 del T.A.R. del Lazio, che, giudicando il caso di alcuni avvocati che avevano impugnato la recente normativa di iscrizione, non esclude la possibilità che tale regolamento possa essere illegittimo.

Leggi la sentenza del T.A.R. del Lazio n. 7353/2016 del 24 giugno 2016

Il regolamento attuativo dei commi 8 e 9 della Legge 31 dicembre 2012, n. 247, approvato con la delibera n. 20 del Comitato dei Delegati della Cassa Forense il 20 giugno 2014, ha imposto per tutti gli avvocati iscritti all'albo professionale l'iscrizione automatica anche alla Cassa. Questo comporta il pagamento di un contributo minimo obbligatorio alla Cassa, pena la cancellazione dall'albo.

Il regolamento è controverso perché, di fatto, penalizza gli avvocati che versano in condizioni economiche più precarie o quelli che comunque percepiscono un reddito molto basso dall'esercizio della professione. Gli avvocati più giovani, in particolare, spesso faticano a entrare nei parametri previsti e rischiano di trovare nel regolamento un ostacolo permanente all'iscrizione all'albo e all'accesso alla professione.

Sono questi i motivi principali che hanno spinto alcuni avvocati a chiedere al T.A.R. del Lazio di riconoscere l'illegittimità del regolamento attuativo della Cassa Forense. Prima dell'entrata in vigore della Legge n. 247/2012, i ricorrenti non risultavano iscritti alla Cassa ma solo all'Albo degli Avvocati; con l'approvazione del regolamento attuativo del 20 giugno2014, tuttavia, sono stati iscritti d'ufficio anche alla Cassa e obbligati a pagare i contributi.

I ricorrenti avevano però percepito nell'anno 2013 "un reddito molto basso ovvero pari a zero", come da documentazione regolarmente inviata alla Cassa. Volendo evitare la cancellazione dall'albo ed essendo convinti dell'illegittimità del regolamento della Cassa Forense, gli avvocati hanno quindi deciso di impugnare la recente normativa.

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La sentenza del TAR Lazio e le sue possibili conseguenze

Nelle motivazioni dei ricorrenti si legge come la normativa violerebbe gli artt. 3, 23, 97 e 113 della Costituzione in quanto "conferisce tout court alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense il potere di determinare con proprio regolamento la misura dei contributi minimi dovuti" e le lascia il potere di "fissare un minimo obbligatorio svincolato da qualsiasi parametro di controllo".

La normativa violerebbe inoltre gli artt. 2, 4, 33, 41 e 53 della Costituzione perché "l'ente di previdenza è composto esclusivamente da rappresentanti del vertice del ceto professionale degli avvocati" e sarebbe quindi condizionato "dall'interesse corporativo di limitare l'accesso alla professione".

Con la sentenza n. 7353/2016, il TAR del Lazio dichiara il difetto di giurisdizione e rimanda la questione al giudice del lavoro in quanto le contestazioni "investono questioni di ordine e natura squisitamente previdenziale" e quindi involvono diritti soggettivi".

Prima dell'emissione della sentenza, tuttavia, il Tribunale analizza in diversi punti le motivazioni dei ricorrenti senza emettere alcun parere negativo. Si legge nella sentenza che l'interpretazione dell'art. 21, comma 9, della legge n. 247/2012 "costituzionalmente orientata" è quella secondo cui tutti gli avvocati, e quindi anche quelli che non rientrano nei parametri economici stabiliti, "hanno il diritto di permanere nell'unico sistema previdenziale" e avere "pari dignità professionale e pari diritto a restare nel mercato".
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Da: ...............02/07/2016 15:34:46
Poveri avvocati, per restare nel mercato non vogliono pagarsi la pensione.
E quando saranno anziani come vivranno?
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Da: principe del fono02/07/2016 15:50:52
Poveri avvocati
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Da: avvocato eccellenza03/07/2016 12:08:42
Ma che senso ha fare un lavoro che non ti garantisce nemmeno la sopravvivenza nella vecchiaia?
Rispondi

Da: il senso04/07/2016 07:23:10
Mi sento una super-eccellenza sfrattando la badante rumena, che ha preso in affitto la casa di mio cugino, che mi ha pagato solo il contributo unificato e le notifiche.
Giustizia è fatta.
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Da: avvocato 80enne05/07/2016 16:24:22
Io invece prendo una bella pensione e le cause più redditizie, mentre i rompicampo infruttuosi li passo ai miei schiavetti di studio, che non possono pagarsi i contributi previdenziali.
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Da: agricoltori più ricchi di schiavetti di studio05/07/2016 22:49:08
Roma, 5 lug. (Labitalia) - Nel 2016 sono aumentati del 12 per cento i ragazzi italiani under 35 anni che hanno scelto di lavorare in agricoltura, una nuova generazione di contadini, allevatori, pescatori e pastori che costituiscono uno dei principali vettori di crescita del settore agroalimentare italiano grazie ad una capillare e rapida acquisizione di processi innovativi che spingono l'occupazione. E' quanto emerge dalla prima analisi ?Lavoro giovanile in agricoltura nel 2016? effettuata dalla Coldiretti su dati Istat relativi al primo trimestre dell'anno, diffusa in occasione dell'accordo Coldiretti, Ministero del Lavoro e Google su ?Crescere in digitale? con la presenza del presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo e di Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro. L'aumento dei giovani lavoratori agricoli nelle campagne riguarda sia gli occupati dipendenti, che crescono del 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015, sia quelli indipendenti (imprenditori agricoli, coadiuvanti familiari o soci di cooperative agricole) che vedono una crescita del 9 per cento. L'incremento, spiega Coldiretti, si registra sia tra i ragazzi (+16 per cento) che per le ragazze (+5 per cento), a testimoniare che l'appeal del settore agricolo tra i giovani è ormai trasversale ai generi. Un risultato record rispetto al dato generale che vede l'occupazione giovanile nei vari settori crescere dell'1 per cento, frutto di un avanzamento del 2 per cento per commercio, alberghi e ristoranti e del 3 per cento negli altri servizi, mentre arretra, sia pure leggermente, l'industria. Si stima che nel settore durante l'estate, sottolinea la Coldiretti, siano occupati nei campi quasi 150mila giovani di età inferiore ai 35 anni sia nelle attività tradizionali di raccolta sia in quelle innovative che vanno dall'animatore negli agriturismi alla manutenzione del verde, dall'addetto alla vendita diretta di prodotti tipici nei mercatini alla cura degli animali fino agli addetti ai campi estivi per i piu' piccoli. Per i giovani, dice la Coldiretti, lavorare nei campi significa, oltre che prendere contatto con il mondo del lavoro, anche fare una esperienza diretta in simbiosi con la natura, i suoi prodotti e una cultura che ha fatto dell'Italia un Paese da primato a livello internazionale nell'offerta di alimenti e vini di qualità. Non è un caso che più di due giovani italiani su tre (68 per cento) ?sognano? di lavorare d'estate in campagna, partecipando alla raccolta della frutta o alla vendemmia, ma anche negli agriturismi. Tra chi invece fa dell'agricoltura una scelta di vita la vera novità sono le new entry da altri settori o da diversi vissuti familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori di prima generazione. Secondo una analisi della Coldiretti/Ixe', tra le new entry giovanili nelle campagne, ben la metà è laureata, il 57 per cento ha fatto innovazione, ma soprattutto il 74 per cento è orgoglioso del lavoro fatto e il 78 per cento è piu' contento di prima. La scelta di diventare imprenditore agricolo è peraltro apprezzata per il 57 per cento anche dalle persone vicine, genitori, parenti, compagni o amici. A 15 anni dall'approvazione delle legge di orientamento per l'agricoltura (la legge 228/2001), fortemente sostenuta da Coldiretti che ha rivoluzionato le campagne, i giovani hanno interpretato in chiave innovativa le opportunità offerte dal mondo rurale e oggi il 70 per cento delle imprese under 35 opera in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative come la cura dell'orto e i corsi di cucina in campagna, l'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l'agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Il risultato è che, secondo una indagine della Coldiretti, le aziende agricole dei giovani possiedono, una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più. ?Con l'avvio dei bandi previsti dai piani di sviluppo rurale approvati dall'Unione Europea ci sono opportunità di insediamento nell'agricoltura italiana per almeno ventimila giovani fino al 2020?, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che ?abbiamo di fronte una occasione forse irripetibile per sostenere il grande sforzo di rinnovamento dell'agricoltura italiana e la competitività delle impese, ma occorre un dialogo costruttivo con la pubblica amministrazione per rendere piu' agevole e veloce l'accesso alle misure previste?. ?C'è un intero esercito di giovani che hanno preso in mano un settore considerato vecchio, saturo e inappropriato per immaginare prospettive future e ne hanno fatto un mondo di pionieri, rivoluzionari, innovatori e attivisti impegnati nel costruire un mondo migliore per se stessi e per gli altri?, ha affermato Maria Letizia Gardoni delegata dei giovani della Coldiretti. ?Dai campi - ha sottolineato Gardoni - non viene solo una risposta alla disoccupazione e alla decrescita infelice del Paese, ma anche una speranza alla sconfitta dei nostri coetanei che sono costretti ad espatriare e a quella di chi a 50 anni si ritrova senza lavoro, senza certezze, ma con una vita già costruita da sfamare?.
Rispondi

Da: ................05/07/2016 23:18:05
certi lavori nessuno li vuole più fare, si preferisce prendere una inutile laurea in legge e morire di fame facendo gli avvocaticchi di quart'ordine....
Rispondi

Da: per ...........07/07/2016 16:05:25
E sperando di vincere qualche concorsino che assicuri uno stipendio sicuro senza troppa fatica.
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Da: certo certo07/07/2016 21:25:33
Tra avvocaticchio e fannullone pubblico sta meglio il secondo.
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Da: dalle stelle alle stalle08/07/2016 14:38:16
Sono 493 i candidati che hanno superato le prove scritte della sessione 2015 dell'esame di avvocato presso la Corte di Appello di Catanzaro.
http://www.altalex.com/documents/news/2016/07/06/esame-avvocato-a-catanzaro

E' quanto si apprende dall'Ufficio Esame Avvocati della Corte di Appello di Catanzaro.

Hanno affrontato le prove scritte 1386 candidati, i cui elaborati, in base all'abbinamento delle sedi, sono stati corretti dalla Corte di Appello di Bologna.

La percentuale dei candidati ammessi all'orale è del 35,57%.

UNA VOLTA CATANZARO SI ASSESTAVA AL 99,9% DI AMMESSI

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Da: lesione diritto allo studio08/07/2016 16:00:17
Per le facoltà a numero chiuso aumentano i posti a disposizione

Aumenta il numero dei posti per le facoltà a numero chiuso. Più chances, quindi, per le aspiranti matricole dei corsi di medicina, odontoiatria e veterinaria. Il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, infatti, ha aggiustato il tiro rispetto ad una decurtazione dei posti messi a bando originariamente tramite il dm 546 emanato nei giorni scorsi.
Nel dettaglio, l'aumento ha riguardato i posti, riservati agli studenti comunitari, relativi a medicina, odontoiatria e veterinaria.
Per medicina, è stato di 407 posti, a fronte dei 696 decurtati, per quanto attiene odontoiatria, invece, la disponibilità aumenterà di 58 unità e a veterinaria ci sarà un amento di 53 posti contro i 215 che erano stati tagliati. «Complessivamente», ha fatto sapere l'Unione degli universitari tramite una nota, «dei 1700 posti in meno da noi denunciati qualche giorno fa, se ne recupereranno solo 635, che però riguardano solo l'area medica. Non possiamo, quindi, ritenerci comunque soddisfatti, visto che la perdita complessiva resta consistente».
Il Miur nei giorni scorsi ha, inoltre, reso note le date in cui le aspiranti matricole saranno chiamate a confrontarsi con le prove di ammissione, tutte rigorosamente nei primi 15 giorni di settembre.
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Da: ................08/07/2016 16:20:12
ma che vi iscrivete a fare?
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Da: dalle stelle alle stalle08/07/2016 21:23:43
    

esame4_200 jpgSono 73 i candidati ammessi alla prova orale della sessione 2015 dell'esame di avvocato presso la Corte di Appello di Potenza.

E' quanto si apprende dalla segreteria Esame Avvocato della Corte di Appello di Potenza.

Ecco l'elenco dei nominativi.

Hanno affrontato le prove scritte 320 candidati, i cui compiti, in base all'abbinamento delle sedi, sono stati corretti dalla Corte d'Appello di Caltanissetta.

La percentuale degli ammessi è pari al 23%.

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Da: laureato disoccupato09/07/2016 11:28:38
Il Parlamento europeo ieri ha approvato un rapporto di iniziativa parlamentare che invita a scavalcare le attuali norme sul lavoro degli immigrati e spinge per far sì ce l'Ue assicuri a tutti i migranti un lavoro.
Fisso o part time non importa, l'importante è che sia un lavoro. In barba ai milioni di disoccupati che vivono da anni in Unione Europea e che non hanno lo stesso privilegio dei rifugiati di ottenere un lavoro dalle istituzioni Ue.
Lavoro agli immigrati in Ue
"Integrare i rifugiati - ha detto il deputato Pd, Brando Benifei, che è relatore del provvedimento - nel mercato del lavoro è un passo necessario" per l'integrazione. Riassumendo: loro arrivano qui, sono senza contatti e senza lavoro, rischiano di diventare sbandati e l'Ue allora gli dà un lavoro. Facile. Ma discriminatorio. "È una sfida che comporta la necessità di investire maggiori risorse pubbliche sia da parte degli Stati membri che dell'Unione - dice ancora Bonifei, ripreso da Libero - In particolare chiediamo alla Commissione che il fondo sociale europeo venga portato al 25% del bilancio della politica di coesione".
La risoluzione, fa notare Libero, è stata approvata con 486 voti favorevoli e 189 voti contrari. Il parlamentare Pd si dice "orgoglioso del voto contrario di Le Pen, Salvini e Farage".
ilgiornale
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Da: nessuna giustificazione09/07/2016 21:53:16
Nessuna giustificazione per l'avvocato che non adempie agli obblighi formativi. Né la povertà, né l'impossibilità di lavorare valgono a sospendere la sanzione disciplinare. Ad affermarlo, sono le sezioni unite della Cassazione con l'ordinanza n. 10926/2016, pubblicata il 26 maggio, rigettando la domanda di un legale che chiedeva la sospensione della sanzione della censura irrogatagli per aver violato gli obblighi formativi.

Fonte: Avvocati: la povertà non è un buon motivo per sospendere le sanzioni disciplinari, anche se impediscono di lavorare
(www.StudioCataldi.it)
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Da: ................10/07/2016 00:12:53
i laureati sfigati si aprissero un bar, una salumeria o una pizzeria, è meglio, fate i denari.... invece di perdere tempo su quei libracci...
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Da: per ...........10/07/2016 21:56:41
Lavoro, la laurea «conta» e per i dottori il posto c'è

Laureati, 15mila nuovi assunti su 54mila (28%) I più richiesti ingegneri, economisti e chimici
Il lavoro c'è, non c'è, bisogna andarselo a cercare e spesso bisogna aver la fortuna di trovarlo. E non sempre va come ci si aspetta. Però una laurea, anche se breve, resta una laurea e nella caccia a quella che poi sarà la prima occupazione della vita, conta. La tendenza è confermata nei dati nelle previsioni occupazionali 2015. Complessivamente infatti oltre un quarto (28%) delle assunzioni previste dalle imprese milanesi riguardano laureati, oltre 15mila su 54mila. Non poco. Anche se in un caso su sette non è stato facile trovare la figura professionale richiesta con difficoltà a reperire laureati in Statistica (difficili due assunzioni su tre) seguiti dagli ingegneri elettronici e dell'informazione (33,5%) e i laureati in medicina e odontoiatria (28%).C'è tutto un fiorire corsi e di specializzazioni ma le lauree che danno ancora maggior sicurezza di trovar lavoro restano ancora quelle «classiche» come Economia e commercio ed ingegneria che a Milano sono le più richieste. Economia «vale» nel 35% dei casi, ingegneria elettronica e dell'informazione nel 14 per cento dei casi, ingegneria industriale (8%) e altri indirizzi di ingegneria, (6%), lauree sanitarie e paramediche (6%). La situazione emerge da un'elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati Excelsior sistema informativo permanente sull'occupazione e la formazione realizzato dalle Camere di Commercio, con il coordinamento di Unioncamere nazionale e il sostegno del Ministero del Lavoro e dell'Unione Europea e relativi alle previsioni di assunzioni delle imprese e Milano e provincia nel 2015.

Un dato importante riguarda la richiesta delle aziende per specializzazione di laurea. Alta è quella di dipendenti che siano laureati in chimica-farmaceutica ed economia, il totale dei laureati pesa sul totale degli occupati nei due settori l'84% e il 60%. Alta anche per ingegneria, insegnamento e formazione e indirizzi sanitari (con un peso di circa un terzo in questi settori). Sono oltre cinquantacinque mila le assunzioni previste nel 2005 dalle imprese milanesi, l'8,6% del totale stimato in Italia.

Sempre analizzando i dati della camera di Commercio Milano si conferma motore del Paese nel settore lavoro. La possibilità di essere assunti qui continua ad essere maggiore che altrove: un lavoratore su dieci è occupato a Milano (un milione e mezzo su quindici milioni) e nella maggior parte dei casi si tratta di assunzioni a tempo indeterminato anche se è in aumento il ricorso al part-time. Milano come fucina di lavoro diventa sempre più presente in tutta Italia: il 40% dei posti di lavoro creati dalle imprese milanesi sono fuori del territorio provinciale, cioè circa seicentodieci mila addetti arrivano dalle quaranta mila imprese delocalizzate in altre province a cui se ne aggiungono circa duecentoquaranta mila creati dalle mille multinazionali milanesi all'estero: in tutto ottocentocinquanta mila posti di lavoro fuori Milano, in Italia e nel mondo
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Da: in sintesi11/07/2016 21:30:56
Ottime possibilità di lavoro nel settentrione, per ingegneri, economisti, medici, farmacisti e chimici.
Nel settore umanistico e giuridico la laurea la usi solo per carta igienica.
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Da: scottex12/07/2016 09:11:18
La migliore carta igienica è la laurea in jurisprudentia, lunga resistente e morbida.
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