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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

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Da: via i gufi ..........17/05/2016 14:56:30
Non ascoltate i gufi.
Studiate sempre.
I migliori emergeranno nell'avvocatura, i mediocri a fare concorsi pubblici.......
Rispondi

Da: dici sul serio 17/05/2016 19:53:48
Mah? Vostre esperienze.....
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Da: ......................17/05/2016 20:00:13
Aò, ma nun te se' scassato o c.... de domandarte e risponnerti da solo?
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Da: macellai contro avvoltoi17/05/2016 21:29:22
  Attiva le notifiche professioni contro Avvocati contro medici, la lite sullo spot Il tema dei contenziosi legali per i medici continua a far discutere. La polemica dopo lo spot contro gli «avvoltoi»

professioni contro
Avvocati contro medici, la lite sullo spot
Il tema dei contenziosi legali per i medici continua a far discutere. La polemica dopo lo spot contro gli «avvoltoi»
Professionisti contro. Come non era difficile da prevedere, lo spot «Medici-Pazienti-Avvoltoi» dell'Associazione di medici Amami non è piaciuto agli avvocati. Che per bocca del Consiglio nazionale forense annunciano una «formale diffida» volta ad «ottenere il ritiro, dal web e da ogni altro canale, dello spot presentato ieri nel corso di un convegno che risulterebbe essere stato patrocinato dal ministero della Salute». Da qui l'invito del Cnf allo stesso ministro Lorenzin a «prendere le distanze da un'iniziativa dai contorni diffamatori» e ad «assumere tutte le iniziative necessarie ad affermare la propria estraneità e non condivisione di tale iniziativa pubblicitaria». Nel video Amami scorrono immagini di avvoltoi, mentre una voce fuori campo invita i cittadini a diffidare di quanti, in attesa, sono «pronti a gettarsi sul medico che non ha saputo fare miracoli», «approfittano della buona fede dei pazienti», «promettono facile arricchimento con cause milionarie». Il Consiglio forense definisce «di assoluta evidenza la volgarità dell'operazione diffamatoria, genericamente compiuta ai danni di una intera categoria, altamente lesiva della dignità di una professione deputata costituzionalmente alla difesa dei diritti dei cittadini».Riservandosi di procedere «in tutte le opportune sedi penali e civili», il Cnf «richiama al rispetto del senso etico ogni professione, anche nei reciproci rapporti, nella convinzione che i toni e le forme diffamatorie assolutamente generalisti nuocciano alla corretta analisi dei fatti e, in fin dei conti, nuocciano proprio a quei diritti che si dichiara di voler tutelare».

LA REPLICA DEI MEDICI - La risposta arriva immediata dai medici . Il video prodotto dall'Amami, lanciato ieri, arriva dopo gli spot e gli annunci pubblictari di studi legali che invitano a denunciare i presunti casi di malasanità in tribunale. «Gli unici che hanno diritto a offendersi e ai quali siamo pronti a chiedere scusa sono i volatili - sottolinea l'associazione dei medici in una nota - che rivestono un importante ruolo nella catena alimentare cibandosi di cadaveri e non assalendo professionisti vivi che operano ogni giorno per il benessere dei cittadini». «Alcune categorie professionali ci hanno diffidato e minacciano querele - osserva l'Amami - Colpisce pensare che per alcuni il messaggio fosse loro indirizzato. Infatti, è ben lungi da noi voler individuare una categoria professionale quale responsabile dell'aggressione mediatica, pubblicitaria e risarcitoria che da anni prende di mira i medici attraverso iniziative di ogni genere». L'Amami, dunque, non ritiene che «gli avvoltoi della malasanità appartengano a uno specifico ordine professionale. Ce ne sono alcuni tra i medici, tra gli avvocati, tra i giornalisti e molti altri per i quali non è ancora stato inventato un ordine professionale». (Agi/AdnKronos)
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Da: virgilioxxx19/05/2016 07:47:17
La verità è che fare  l'avvocato  è una bella professione, utile socialmente e prestigiosa.
Meno sovraffollamento e introduzione di un minimo vitale inderogabile nei compensi, risolverebbero la povertà diffusa nell'avvocatura.
Rispondi

Da: statistiche feroci20/05/2016 14:52:10
Ma nella sostanza il Paese non va più avanti: l'occupazione cresce solo perché i cinquantenni rimangono al lavoro ben oltre i 60 per via delle riforme pensionistiche, mentre il tasso di occupazione dei giovani cala drammaticamente. Sempre più trentenni rimangono in casa con i genitori, si formano meno famiglie, nascono meno bambini. In passato la laurea era un forte fattore di spinta e di miglioramento sociale, ma adesso neanche l'istruzione superiore mette al riparo i giovani dalla precarietà e dalla disoccupazione, o dalla sottoccupazione, della quale sono le vittime principali. Quello che davvero fa sempre più la differenza è nascere nella famiglia giusta, in Italia ma in fondo anche in Europa: c'è una correlazione sempre maggiore tra il livello professionale dei genitori, la proprietà della casa e la posizione dei figli.

Rimangono alcune chance, per i più volenterosi: nel 2015 così come nel 1991 continua ad avere alte possibilità di occupazione chi si laurea in ingegneria, materie scientifiche o del gruppo chimico-farmaceutico; il voto finale alto è quasi sempre un fattore di vantaggio, e lo è anche la partecipazione a programmi di mobilità studentesca all'estero, come l'Erasmus. Però bisogna fare molta fatica per emergere, e non stupisce che il 46,5% dei ragazzi stranieri che vivono in Italia sognino di vivere all'estero da grandi, un'aspirazione che condividono con i loro coetanei italiani (42,6%).
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Da: ......................20/05/2016 15:05:42
BUUUUUUUUUUURP!!!
Scusate, era un ruttino, m'è uscito spontaneo.
Rispondi

Da: IL Bomba21/05/2016 09:11:01
Ho fatto un sogno meraviglioso.

Vivevo in un'Italia in cui non faceva più caldo soffocante o freddo gelido: era una costante e mite primavera dai "mille colori, che danno sapore alle nostre vite".

....... E i Casamonica volavano sulla Capitale lanciando petali di rosa.

Un'Italia in cui non erano solo i padri ad aiutare i figli, ma anche i figli i babbi. In cui i vecchi non toglievano più il lavoro ai giovani, ma condividevano con loro il tanto tempo libero al bar, giocando allegramente al videopoker. Oppure andavano a comprare una moto in contanti, sognando di essere Valentino Rossi, in sella a una Yamaha e con la residenza fiscale all'estero.

Un'Italia che aveva smesso di piangersi addosso, di contare poveri, disoccupati, pensionati suicidi, e aveva riconquistato ottimismo e coraggio, orgoglio per il proprio passato e fiducia per il futuro. In cui Chiambretti era testimonial della Fiat e Renzi della Ferrari.
Un'Italia in cui i ricchi non venivano più discriminati: anche i loro figli diciottenni ricevevano il bonus di 500 euro e lo Stato finanziava le scuole private. Perché il paese era stato ricostruito dalle fondamenta, dalla scuola: per valorizzare il talento si erano create classi separate, per i bravi e per gli asini (in attesa di quelle per belli e per brutti), e il bullismo era diventato reato penale, con tanto di Daspo dei telefonini e confisca del computer. Dopo la scuola, il lavoro, in cui si entrava e da cui si usciva sempre senza giusta causa, e solo chi era così meritevole da arrivare in cima alle istituzioni poteva permettersi di fare il bullo e twittare tutto il giorno.

.............. tutti i cittadini erano felici: con gli 80 euro in tasca, potevano sfrecciare sulle loro Ferrari, con Jovanotti a palla. E se non avevano la patente o quello davanti non scattava al verde e partiva un vaffa, il vigile si scompisciava dalle risate.

Un'Italia primaverile raccontata da giornali colorati, "illuministi e non oscurantisti", che ci aggiornavano non solo sui grigi richiami dei grigi burocrati di Bruxelles ma anche sulle tante buone notizie, e "accanto alla denuncia provavano a spiegare anche come si potrebbe fare diversamente". Giornali che lo Stato aiutava con tanti bei piccioli, per nutrire le nostre menti.


Rispondi

Da: le bombeur25/05/2016 06:36:58
Il 16 marzo scorso sul Guardian è uscita una di quelle inchieste che avrebbero dovuto scatenare una rivoluzione. O almeno un dibattito approfondito in cerca di soluzioni. In realtà la cosa è passata piuttosto inosservata, forse perché il tema non ci colpisce più. Siamo rassegnati al fatto che i giovani siano, in un certo senso, condannati. Condannati ad avere di meno: meno speranze, meno opportunità e anche meno voglia di crearsele. Eppure l'indagine del Guardian aveva tutti i crismi della serietà: ha utilizzato uno dei più grandi database disponibili (LIS: Cross National Data Center); ha utilizzato 30 anni di dati relativi e reddito, occupazione e pensioni; e lo ha fatto per alcuni fra i paesi più sviluppati del mondo.

I risultati sono stati univoci: c'è una ineguaglianza mai vista prima tra generazioni che penalizza i giovani adulti (quelli nati fra il 1980 e la metà degli anni '90). Ma se c'è un paese dove è sicuramente peggio essere giovani oggi, quel paese è l'Italia. Non è una opinione. E' un fatto. C'è anche un test che il Guardian ha messo su: indichi la tua età e la tua nazionalità e ti dice come sei messo. Se indichi come età 25-29 anni e come nazionalità "Italia", il responso è inequivocabile: "Italy is the worst place to be that age". Il peggiore, punto.
Rispondi

Da: eccellenza universitaria26/05/2016 08:50:13
Quando le università pubbliche fanno a gara con le private

IL CASO. Un'università pubblica che fa concorrenza, a quelle private come la Bocconi e la Luiss sul loro stesso campo? Non si era mai visto fino al corso di laurea in Global Governance organizzato dall'università di Roma Tor Vergata. Come si sa, ci sono vantaggi e svantaggi sia nelle università private che in quelle pubbliche, a prescindere naturalmente dalla qualità dell'insegnamento e dei risultati, che deve essere giudicata con altri criteri. Le prime in genere si caratterizzano - oltre che per rette più elevate - per l'alto livello dei servizi e un'attività continua di tutoraggio dello studente. Le seconde, invece, abbandonano un po' gli studenti a loro stessi ma costano molto poco perché sono statali. Ebbene, in mezzo a questi due estremi c'è da tre anni un indirizzo di studio, all'interno dell'università pubblica di Roma Tor Vergata, che unisce i pregi degli uni e degli altri. Costa più dei corsi di laurea pubblici ma offre tanto. Si tratta del corso in inglese di Global Governance, una specie di Scienze Politiche aperto però a esperienze multidisciplinari. «Il corso di laurea è inserito all'interno della classe delle "scienze dell'amministrazione", spiega Gustavo Piga, ex presidente di Consip e attuale curatore del corso - ma è stato conformato con un approccio del tutto innovativo ed originale, nell'intento di far convergere nel medesimo programma insegnamenti di tutte le sei macroaree di cui si compone Tor Vergata: Economia, Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Medicina, Ingegneria e Scienze. Completa il corso un terzo anno originale: anzitutto, gli studenti possono optare tra sei diverse specializzazioni (studi giuridici, economia, management, scienze politiche, flussi globali, security and data); quindi, alla possibilità del semestre in Erasmus si affianca la possibilità di svolgere un semestre presso la prestigiosa Venice International University, in un ambiente internazionale; infine, il programma prevede una internship obbligatoria, da compiere il terzo anno, presso enti, organizzazioni o aziende, in Italia o all'estero». Al corso sono ammessi soltanto 40 studenti (di cui 20 stranieri), e costa circa 5.000 euro all'anno in più oltre alla retta universitaria standard. I primi studenti di questo corso si laureeranno il prossimo giugno. La scadenza delle domande per l'anno accademico 2016-17 sarà il prossimo 31 maggio. (a.b.)
Rispondi

Da: newssss26/05/2016 13:06:20
http://www.leccesette.it/dettaglio.asp?id_dett=35290&id_rub=133

Nell'ultimo anno l'Albo degli Avvocati della provincia di Lecce ha perso 165 iscritti (sono 8mila quelli che si sono cancellati in Italia).

Crisi economica, obbligatorietà della Cassa Forense e ritardi nei pagamenti, ma anche chiusura delle sedi periferiche dei tribunali e conseguente accentramento delle udienze nel capoluogo, oltre all'introduzione di riforme da molti giudicate negativamente, sono le cause di un declino di una professione un tempo molto ambita ma che oggi non offre più le stesse garanzie di successo.
Ottomila avvocati in meno rispetto al 2014 in Italia. Una cifra che potrebbe ulteriormente salire nel 2016. Colpa dei costi aumentati dopo che l'iscrizione all'Albo è divenuta obbligatoria a partire da gennaio 2014. Per molti il sogno di una vita lavorativa nell'ambito legale rischia di restare chiuso in un cassetto, per sempre. Una crisi tutta italiana dentro la crisi, più complessa, che sta investendo il mondo dal 2008. E riguarda, in generale, l'intera categoria delle libere professioni, di coloro che magari hanno studiato per anni, con tanto di sacrifici personali e delle rispettive famiglie, per cercare di assicurarsi una posizione lavorativa più vantaggiosa.



Una serie di lavori che dagli anni '60 fino agli anni '90 costituiva motivo quasi certo di ascesa sociale e di benessere economico e che oggi, invece, fatica ad andare avanti. Le cose non migliorano per commercialisti, architetti ed ingegneri vessati, da un lato, da una tassazione troppo alta, specie per i giovani laureati, e dall'altro lato da ritardi cronici nei pagamenti da parte dei clienti, siano essi pubblici o privati, che sfiora e in alcuni casi superano l'anno.



Con queste premesse andare avanti è difficile e in molti casi quasi impossibile. Non inganni nemmeno il numero abnorme, secondo in Europa soltanto alla Spagna, di avvocati che esercitano la professione in Italia: sono 240 mila circa, 269 ogni 100mila abitanti (277 in Spagna) contro i 181 della Germania e i "soli" 81 della Francia. Ed è ormai inutile, come si paventa da anni, l'introduzione del numero chiuso per accedere alle Facoltà di Giurisprudenza, così come avviene ad esempio per Medicina.

Il calo è endemico, sono sempre meno i giovani che si iscrivono a un corso di laurea in Giurisprudenza. "Dai dati in nostro possesso risulta che gli iscritti alle Facoltà di Giurisprudenza sono sempre meno. Era necessario agire prima in quel senso, ha dichiarato all'Agi Nunzio Luciano, presidente della Cassa Forense. I segnali erano chiari già da alcuni anni: secondo una ricerca de "Il Messaggero" nel 2012 ben 20mila avvocati hanno fatturato zero, risultando del tutto improduttivi. E l'obbligo dell'iscrizione alla Cassa di previdenza, varata dal governo Monti a fine 2014, ha dato un'ulteriore mazzata. Fino a quella data l'iscritto all'Ordine che non riusciva a registrare un reddito di 10.300 euro annui era esentato dalla contribuzione alla Cassa Forense ed era invece tenuto a effettuare dei versamenti a una gestione separata dell'Inps. Un obbligo, a onor del vero, non sempre osservato, che in qualche modo forniva un sostegno implicito ed ufficioso ai giovani che iniziavano la professione, i quali oggi sembrano sempre più abbandonati a se stessi.

Tanto lavoro e poco guadagno: la dura legge del mercato
Imbrigliata tra obblighi e burocrazia, la professione legale sembra avere meno appeal di un tempo. Almeno così si potrebbe pensare leggendo, di primo acchito, il dato degli 8mila, unità più, unità meno, che nel 2015 hanno deciso di cancellarsi dall'Ordine degli Avvocati in Italia. In questa cifra bisogna tener conto di coloro che hanno abbandonato perché hanno avuto un altro impiego, magari nella pubblica amministrazione, o perché vedevano il mestiere come un hobby o perché non esercitavano proprio. Fatto sta che il numero resta ingente e le motivazioni sono molteplici. Prima su tutte l'obbligatorietà dell'iscrizione alla Cassa Forense, un costo fisso annuo che pesa, e non poco, sulle spalle sia di chi comincia a prendere confidenza con il Foro, sia su chi è in pista da anni. Il tutto inserito in un contesto economico-finanziario decisamente critico da quasi un decennio a questa parte e che non ha tenuto fuori nessuno se non una piccola pletora di privilegiati.

Accade, quindi, che allo stato odierno si comincino con più difficoltà le cause; il privato cittadino, che il più delle volte ha difficoltà di sopravvivenza, fatica a trovare la forza e le risorse per adire alle vie legali e quando questo è strettamente necessario i tempi per i pagamenti si dilatano all'infinito. E veniamo ad un'altra questione che accomuna, grosso modo, tutte le libere professioni. Quello appunto dei mancati pagamenti: basti pensare a quello che accade con architetti e ingegneri, o comunque con quanti lavorano nel settore edilizio. Sono 217 giorni i tempi medi di attesa per chi ha a che fare con la pubblica amministrazione, 172 con i clienti privati. Nel frattempo, i lavori vengono portati a termine, ma i professionisti non vengono pagati.

Accade lo stesso per gli avvocati. Ragione per cui, da stime approssimative, sono oltre 80mila gli avvocati che hanno un reddito da fame, secondo le considerazioni fatte da Nunzio Luciano, presidente della Cassa Forense. Ad uscirne con le ossa rotta, spesso ancor prima di cominciare, i professionisti giovani e le donne, con quest'ultime che vengono pagate la metà dei colleghi maschi. Altra questione da sollevare è quella legata al numero esponenziale di ragazze e ragazzi che nel corso degli ultimi decenni hanno invaso le Facoltà di Giurisprudenza senza la benché minima "barriera" all'ingresso, come avviene per altre Facoltà. E così diventa sempre più difficile che un laureato riesca a farsi strada nella giungla della libera professione.
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Da: misterzzz29/05/2016 13:21:44
Attraverso il calo delle iscrizioni e il numero chiuso degli ammessi all'esame di abilitazione l'avvocatura recuperera' il suo antico prestigio che possedeva fino agli anni 80,  quando gli avvocati non superavano i 50.000, pari ad un quinto del numero attuale.
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Da: misterzzz29/05/2016 13:23:11
Attraverso il calo delle iscrizioni universitarie e il numero chiuso degli ammessi all'esame di abilitazione l'avvocatura recuperera' il suo antico prestigio che possedeva fino agli anni 80,  quando gli avvocati non superavano i 50.000, pari ad un quinto del numero attuale.
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Da: bohhhhhhhhhhhhhn30/05/2016 08:30:13
In Italia esercitano 290 avvocati ogni 100mila abitanti, mentre in Germania ne esercitano 168, in Francia 76 e in Gran Bretagna solamente 22.

Rispondi

Da: verit30/05/2016 19:49:35
La guerra tra poveri!!  Invece di massacrarvi tra voi, pensate di chi è la colpa, forse delle università che non mettono il numero chiuso?  forse dell'ordine degli avvocati che non se ne fotte dei giovani ?  E il ministro dell'istruzione invece di intervenire che fa dorme?
Ragazzi dobbiamo combattere le lobby quelle che hanno messo in ginocchio il sistema, come fanno i medici....... le manifestazioni a palla dove stanno? io non vedo mai niente, ci lamentiamo solo sul pc, ci vogliono interventi veri.
Rispondi

Da: .................30/05/2016 21:56:34
la colpa è di chi è scarso e non ne prende atto.
solo i migliori possono fare gli avvocati.
Rispondi

Da: .................31/05/2016 00:29:19
capito?
Rispondi

Da: Max31/05/2016 07:39:48
Numero chiuso a giurisprudenza che andava messo da anni ed è una necessità vitale
Rispondi

Da: marcolex 31/05/2016 10:37:47
Geko, posso chiederti quale concorso hai vinto e su quali suggerisci di puntare?
Rispondi

Da: per max31/05/2016 13:27:28
Anche se sarà messo il numero chiuso all'università o all'esame di abilitazione, ci vorrano almeno un paio di decenni per normalizzare la situazione e rendere l'avvocatura italiana somigliante a quella nord-europea.
Ma i baroni universitari e gli sfruttatori degli schiavetti di studio non ci stanno.
Rispondi

Da: medici tirocinanti31/05/2016 14:07:35
Il testo presentato in senato per indennizzare i camici bianchi
Medici, rimborsi a forfait
Spunta l'opzione contribuzione figurativa

Un forfait di 11 mila euro per ciascun anno di specializzazione senza interessi né rivalutazioni per i medici che tra il 1978 e il 1992 hanno frequentato le scuole di specializzazione. Cifra che scende a 10 mila euro per coloro che, invece, hanno frequentato le scuole tra il 1993 e il 2006. In alternativa, largo alla possibilità di tramutare la retribuzione in periodi di contribuzione figurativa. Il tutto, finanziato con 150 milioni di euro a partire dal 2016 e con 200 milioni di euro a decorrere dal 2017. Questa la versione definitiva del testo nato per trovare una soluzione transattiva al problema dei rimborsi ai medici ex specializzandi che, conti alla mano, potrebbero arrivare a pesare sulle casse dello stato nei prossimi anni qualche miliardo di euro. L'impianto normativo, che è riuscito a mettere d'accordo tutte le forze politiche per la prima volta, è stato presentato a metà maggio in senato dopo che, in base a quanto risulta a ItaliaOggi, anche da palazzo Chigi, alla luce della cifra monstre a cui potrebbero ammontare i rimborsi complessivi, è arrivato l'imput a risolvere la questione (si veda ItaliaOggi del 13 febbraio 2016). Due le tipologie di rimborso previste, divise in base alle annualità di specializzazione. Previsti, infatti, 11 mila euro per ciascuna anno di corso per coloro che hanno frequentato le scuole di specializzazione fino al 1992, anno fino al quale non era prevista alcuna tipologia di remunerazione. Per coloro che, invece, si sono specializzati tra il 1993 la cifra scenderà a 10 mila euro l'anno, alla luce del fatto che se pur in minima parte e senza contributi una remunerazione era prevista. Tra le novità del testo, inoltre, la possibilità del medico di scegliere di tramutare la cifra complessiva in periodi di contribuzione figurativa. Ed è forse questo uno dei nodi principali che dovrà essere sciolto nel corso dell'iter parlamentare, dato che affinché questa possibilità si concretizzi sarà necessario che via sia il placet sia dell'Inps che dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri.
Rispondi

Da: ottimista31/05/2016 21:19:15
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2016/18-gennaio-2016/avvocato-disoccupato-ora-farei-cassiere-notte--2302463537382.shtml

Ho una laurea in giurisprudenza, l'abilitazione come avvocato e un master in risorse umane. Ho fatto il colloquio e spero che mi prendano perché con i miei titoli di studio non trovo sbagliato fare il cassiere notturno in un supermercato. Sono disoccupato, l'importante è lavorare». Lo dice con la massima convinzione ***********, 34enne pugliese da anni a Bologna, che venerdì ha partecipato alla selezione di Carrefour per i nuovi commessi nel punto vendita h24 di via Don Luigi Sturzo.
I sindacati invitano al boicottaggio e tanti criticano l'iniziativa. Lei non trova nulla di sbagliato, perché?
«Ho letto su internet i commenti dei contrari e lo trovo assurdo. Nonostante abbia una preparazione più "alta" per quel mestiere e delle esperienze lavorative già alle spalle ho deciso di tentare. Non c'è nessuno scandalo, anzi, finalmente l'Italia si avvicina all'estero con i negozi aperti 24 ore su 24. Chi non ha un lavoro desidera trovare qualcosa da fare, e l'inserzione era molto chiara "cercasi cassiere notturno". Se lo vuoi fare bene, altrimenti lasci perdere e cerchi altro».
Come è andato il colloquio?
«Sono iscritto in diversi siti per cercare lavoro e ho letto l'inserzione. I colloqui erano nel punto vendita, abbiamo parlato con il direttore del supermercato. Ci ha spiegato che bisognava dare la disponibilità per gli orari notturni, ci sarà un turno dalle 21 alle 3, e un altro dalle 3 alle 9. Ho visto che erano stati consegnati decine di curricula. Con me c'erano altre due persone più anziane. Abito poco lontano da via Don Sturzo e per me sarebbe anche una soluzione comoda».
Che lavori ha fatto in precedenza?
«Attualmente lavoro in un bar. Sono già stato anche in altre catene della grande distribuzione come commesso e in un negozio di elettronica. Ho anche lavorato in una sala bingo e già in quella situazione mi ero abituato agli orari notturni. Purtroppo con la mia laurea non sono mai riuscito a trovare quello che effettivamente cercavo».
Cgil e Cisl hanno parlato di «affannosa caccia al cliente offrendo la notte come occasione di acquisto».
«Secondo me dovrebbero preoccuparsi più di chi è disoccupato e meno delle beghe di chi ha già un lavoro. È stato chiarito da subito che Carrefour avrebbe assunto nuovo personale senza allungare gli orari ai commessi già presenti, non capisco la polemica».
Lei non pensa quindi che andando in questa direzione alla fine saranno penalizzati i lavoratori?
«Leggendo commenti di questo tipo ho pensato "Stanno scherzando!". Al colloquio hanno spiegato che stanno cercando delle figure esclusivamente per l'orario notturno, e ovviamente ne sarà tenuto conto nella paga. Non riesco a capire cosa ci sia da boicottare. In altre città ho già visto come funzionano questi negozi h24. Ovviamente la clientela è diversa, fatta di ragazzi e non di famiglie. Chi ci lavora non mi sembrava scontento».
Trovandosi in questa situazione ha mai pensato che studiare sia stato inutile?
«In ogni modo sto cercando di fare fruttare quello che ho fatto, anche se non è semplice. Dico con rammarico che non sono una persona disposta ad andare all'estero, ma non mi lamento e i tanti mestieri che ho fatto lo dimostrano. Piuttosto capita che a volte la laurea e il master si trasformino in un ostacolo anche per fare lavoretti. Chi cerca pensa che potrei avere altre offerte lasciando il posto libero».
Per esempio?
«Una volta mi sono presentato alla selezione per lavorare nel reparto di gastronomia di un supermercato. L'addetto mi ha detto: "Lei non la prendiamo perché con i suoi titoli poi vivrebbe una situazione frustrante". Io molto gentilmente ho risposto: "Per me è molto più frustrante non avere un lavoro e non fare nulla". Per questo credo che il cassiere notturno sia un lavoro come un altro».




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Da: schiavetto e spugnetta di studio31/05/2016 21:30:23
ce la farò o resterò a vita una sorta di fotocopiatrice umana?
Rispondi

Da: dominus sfruttatore di schiavetto31/05/2016 21:33:12
certo che ce la farai ma per il momento scendi al bar qua sotto e fammi fare 3 caffè e 3 cornetti..e non dimenticare le sigarette come fai sempre.
Rispondi

Da: palestratevi 31/05/2016 23:03:46
E bombati di deca
Rispondi

Da: ottimista01/06/2016 07:52:10
Ogni tanto il barone sfruttatore dello schiavetto di studio è generoso, per Natale mi ha comprato un panettone.
Rispondi

Da: ................01/06/2016 17:50:20
ma se questo baroni sono dei vampiri perchè non li mandate a cacare? oppure cercatevene un altro, non posso pensare che siano tutti così..
Rispondi

Da: ................01/06/2016 17:50:35
ma se questi baroni sono dei vampiri perchè non li mandate a cacare? oppure cercatevene un altro, non posso pensare che siano tutti così..
Rispondi

Da: ha ragione01/06/2016 20:36:44
Cercativi un avvocato San Martino, che si divide con voi spontaneamente anche metà del suo mantello.
Rispondi

Da: avvocatipoveri02/06/2016 22:00:19
Nessuna giustificazione per l'avvocato che non adempie agli obblighi formativi. Né la povertà, né l'impossibilità di lavorare valgono a sospendere la sanzione disciplinare. Ad affermarlo, sono le sezioni unite della Cassazione con l'ordinanza n. 10926/2016, pubblicata il 26 maggio, rigettando la domanda di un legale che chiedeva la sospensione della sanzione della censura irrogatagli per aver violato gli obblighi formativi.

Per gli Ermellini ciò che conta è il non aver rispettato le regole professionali e del codice deontologico.

A nulla valgono le doglianze del professionista che lamentava condizioni di indigenza, aggravate dal fatto che la sanzione gli precludeva l'attività di difensore d'ufficio che rappresentava la sua unica fonte di reddito.

Secondo il supremo consesso, infatti, la richiesta è manifestamente infondata, in quanto le motivazioni addotte non sono "plausibili" e dunque inidonee a giustificare "l'esigenza di sospendere la sanzione irrogatagli".
Rispondi

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