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DIRIGENTE TECNICO MIUR
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Da: DS212/02/2012 15:19:41
Filippo, è più facile che il cammello...che io rientri fra i 145.
Fra l'altro i livelli decisionali non saranno certo lasciati ai dt, ai quali si darà l'opportunità di scrivere, scrivere, scrivere graziosi articoletti sui vari corrierini pedagogici se vogliono sentirsi importanti e in pochi casi, dotti saggi rigorosamente disciplinari su pubblicazioni di settore, come fa il nostro commissario-ispettore.
Il mestiere continuerà nella direzione del primo soccorso per l'insegnante che dà di matto, il dirigente che è matto di suo, la vigilanza sulle paritarie, qualche convegno-show.
Considerata la retribuzione, sarebbe il top delle mie aspirazioni, assieme al cambio dell'area contrattuale.
Anonimo e Trevize, guardate che siamo in mano al governicchio della UE...se parliamo troppo ci tagliano il gas.
Rispondi

Da: lispettore ...12/02/2012 15:59:01
Finalmente è da due pagine che leggo qualcosa di interessante !
Rispondi

Da: ciaociao12/02/2012 17:03:08
eh eh
Rispondi

Da: educazionegentilezzaegarbo12/02/2012 17:07:43
ma cose da pazzi!!! hanno detto che il progetto UE (OCSE PISA) è fallimentare-
Rispondi

Da: visioni utopiche12/02/2012 17:37:44
sarà, ma io Bia lo capisco poco
Rispondi

Da: @educazionegentilezzaegarbo12/02/2012 18:52:13
Ti sbagli è stato detto che l'unione europea è un fallimento cosa che condivido pienamente
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Da: Domanda12/02/2012 19:06:33
Mi sorge, talora, una domanda: come mai i nostri ragazzi che studiano un anno all'estero ci dicono - sempre - che là si studia meno e che gli studenti italiani sono più preparati, mentre dalle domande OCSE-PISA sono altri a ricevere punteggi migliori?

Non sarà che le domande sono "tarate" su sistemi diversi dal nostro e quindi, per così dire, "incommensurabili" con i nostri risultati?

Del resto, non mi pare che i nostri diplomati (e perfino i laureati) facciano poi schifo, quando vanno a lavorare fuori d'Italia...

Non sarà, quindi, che si debba modificare l'impianto dell'indagine OCSE-PISA per tener conto anche di quel che facciamo noi e non solo di quel che fanno altri?
Rispondi

Da: educazionegentilezzaegarbo12/02/2012 19:40:11
Xdomanda: OCSE-PISA è org.internazionale dunque  il meglio-i ragazzi italian isi posizionano primi ma attenzione nelle macroregionti nord est nord ovest-mentreil punteggio precipita e quindi la media nazionale con centro e sud isole.dunque la scuola non fa altro che specchiare gli standsrd eu di sopra nord e le schifezze che ci sono qui sottoal sud
In Finlandia le cose funzionano perché tutti aspirano a fare bene il proprio lavoro- qui al contrario si apira allo stipendio-quindi stipendificio scuola esercito regione provincia parchi naturali spazzatura trasporti ospedali ecc ecc.- Uno strappo culturale e di cambiamento strutturale alla situazione poteva darlo la scuola ma gurda caso la corte dei conti ha scoperto nel 2007 cheal MIUR non si licenziavano neppure i pedofili  - e allora vedo profondissimamente nero con o senza i DT
Rispondi

Da: ciaociao12/02/2012 19:45:33
Non credo che i test siano per così dire tarati su sistemi diversi, credo che nella media italiana confluiscano tipologie di preparazione degli studenti molto eterogenee e tendenti verso il basso.
Credo davvero che la scuola italiana sia troppo difficile e così molti alunni messi di fronte ai continui insuccessi gettino la spugna e si lascino trascinare in un'autentica apatia da studio.
Lo dimostra il fatto che i nostri ricercatori sono i migliori al mondo anche con carenza di mezzi, perchè gli studenti più capaci diventano sempre più bravi e quelli più deboli si lasciano andare oppure abbandonano definitivamente la scuola.
Obiettivi troppo ambiziosi che non portano laddove vorremmo, ci costringono ad assistere continuamente alla disfatta del nostro sistema scolastico.
Rispondi

Da: smallstar*12/02/2012 20:21:31
Stasera ho aperto il forum e ho letto i vostri interventi: ragazzi (…va bè!!) che meraviglia! Sono proprio contenta perché il dibattito che avete avviato non è la solita serie di sterili lamentazioni, ma il racconto di esperienze vissute con passione, professionalità e desiderio di migliorare! E se aver partecipato a questo concorso ha prodotto questo, io credo che c'è motivo di pensare che il cambiamento della scuola italiana si sta seriamente avviando.  Provate anche voi a rileggere con calma gli interventi di Bia, Trevize, Biammesso, Lucia 1, DS2 e anche qualcun altro e vi renderete conto che tanto studio è servito per mettere a fuoco la questione fondamentale che emerge da tutti i vostri post: la questione del significato e quindi del valore di quello che si fa nella scuola italiana. Io credo che questa sia la questione fondamentale intorno alla quale dovremmo continuare a confrontarci e mi viene in mente un'idea: senza peccare di superbia, credo che a tutt'oggi noi che abbiamo studiato per  superare queste prove scritte rappresentiamo, insieme anche a coloro che hanno preparato per bene il concorso a DS, almeno  la parte più aggiornata del personale in servizio nelle scuole; allora perché non preparare delle proposte concrete di miglioramento da sottoporre all'attenzione del Ministro? In questo modo, superando logiche ideologiche, politiche e sindacali, offriamo ai governanti l'apporto della "base" reale che si caratterizza per l'esclusivo desiderio di voler contribuire al risanamento delle parti malate della scuola. Non mi viene in mente ora come, potremmo spostarci su un blog  dedicato, ma io non lascerei proprio svanire questa ricerca ideale: cosa ne pensate?
Rispondi

Da: filippo.12/02/2012 21:43:39
è più facile che un camello (con una m).
ma non conta
si può essere DT lo stesso.
Rispondi

Da: Lucia 112/02/2012 22:32:15
Da: Trevize 12/02/2012 12.22.37
[...] Esemplifico a proposito di imparare a leggere, scrivere, far di conto nella scuola dell'obbligo: davvero è tutto qui? [...]

...non è tutto qui, ma sono sicura che, insieme ai valori acquisiti in famiglia e non solo, sia indubbiamente l'inizio del "tutto".
Rispondi

Da: DS212/02/2012 23:49:43
Filippo, ma vedi che grezza sono; registro medio-basso.
Camello, che sia dromedario o bactrianus, fa molto più fine.
Non merito proprio i 30.000 euri in più!!!

Lucia 1, ancora una volta parole sante e ancora una volta lode alla mia bellissima maestra che  per cinque anni ha imposto a me e ai miei compagni pennino, calamaio  e calligrafia.
Rispondi

Da: redcat13/02/2012 00:21:00
Visto dall'estero:
facciamo acqua nelle materia scientifiche, che poi sono alla base dell'economia. Per essere precisi nell'approccio scientifico alle problematiche. Insomma, il vecchio problem solving. Prima di imparare duepiùdue nel nord Europa si impara ad analizzare i problemi, capire dove è il nocciolo da sciogliere, analizzare dati, risorse e tempi a disposizione.
Faccio un esempio: Un gruppo di alunni di quarta elementare deve stabilire quale, tra le scarpe dei componenti del gruppo, ha la miglire aderenza su una superficie obliqua. Compiti:
-quale verifiche fate
-cosa vete a disposizione o cosa vi serve
-che tempi vi date (possibilmente breve)
-disegnate la suola che ritenete migliore.
-scrivete il report.
l'area del mediterraneo è messa come noi, in alcuni casi molto peggio, dipende dalla tradizione storico umanistica.
Per noi al nord sono barbari vichinghi, non sanno nulla di storia (in Germania la filosofia non è materia neppure nei licei classici), in quinta elementare non sanno le equivalenze, ma...
insomma, nell'area del mediterraneo siamo abituati a parlarci addosso, altrove nei collegi docenti si fissa un orario di inizio e uno per la chiusura, quando suona l'ora tutti a casa.

Rispondi

Da: filippico13/02/2012 02:53:50
... @ trevize

sottoscrivo al 100%:

i maestri che escono da sc. formazione primaria (con formazione universitaria) in nulla sono migliori di chi usciva dall'istituop magistrale 15 anni fa. Bisognerebbe rifletterci attentamente. Significa che molte analisi sono state errate, molte.

Quasi tutto il filone originato da Berlinguer e dall'autonomia è stato infruttuoso e non ha migliorato in nulla la situazione esistente. Si è aggiunta molta carta, molta entropia da autonomismo all'italiana (con burocrazia però ottusa e opprimente). Ma non è servito a migliorare. Semplicemente perché l'obiettivo non era veramente di migliorare, c'erano vari altri propositi. Non un serio tentativo di miglioramento. Solo Fioroni ci ha provato. [non troppo diverso da quanto accaduto per la sanità: vi risulta che passando dalle Unità Sanitarie Locali alle Aziende Sanitarie Locali sia migliorato qualcosa?]


Tiriticco.
Nulla di ciò che dice mira seriamente a migliorare l'esistente.
Gioca perennemente col lego dei cicli scolastici da smontare e rimontare. Nel caso suo c'è la fissazione incallita con la certificazione delle competenze: una tra le colossali delle bufali che ci hanno sbolognato. Singolare poi che ci si ostini a preoccupare se la scuola debba determinare un anno prima o un anno dopo.
Quando poi abbiamo un tempo medio di permanenza all'università che dovrebbe essere di 5 anni e invece è di 10.
Ci si ostina a preoccuparsi della pagliuzza anziché della trave: non è una grande strategia.

@Bia
Non condivido alcun entusiasmo verso il dpr 275/99.
L'idea stessa dell'autonomia scolastica è stata sballata e non ha portato a nulla di buono.

Gli studenti sono più preparati? studiano di più? imparano di più? vanno meglio all'università? trovano più facilmente lavoro? gli insegnanti sono più preparati di prima? insegnano meglio? lavorano più volentieri? hanno davvero più libertà di prima? i genitori sono più contenti di prima del servizio scolastico? l'ambiente scolastico è migliorato, è più curato di prima?

Mi si trovi UN parametro che col regime di autonomia sia palesemente migliorato.
Saggezza popolare: se la medicina funziona, si capisce subito.
Se non funziona, inutile aumentare il dosaggio.
L'autonomia non ha funzionato.

@bia

sul cambiamento e sul fatto che la scuola somigli ancora a quella di inizio '900. Non ci vedo nulla di strano che una forma di organizzazione della trasmissione del sapere che è andata consolidandosi per millenni rimanga relativamente stabile nell'arco di un secolo.

Ti sembra così strano che (grossomodo) ancora adesso si calzino scarpe non troppo di diverse a quelle di fine '800? e che le forchette e i coltelli siano fatti ancora più o meno nello stesso modo? e che ancora oggi usiamo tavole, sedie, porte, cappotti, pantaloni grossomodo simili a quelli di 100 anni fa, salvo progressivi cambiamenti nel design e in alcuni materiali o tecniche di realizzazione? E che andiamo a teatro in teatri molto somiglianti a quelli di un secolo fa? E che ancora mangiamo lattuga, carote, uova, fagioli?

Per affrontare l'innovazione degnamente dovremmo camminare con dei chiodi sotto al piede, sederci su su delle sfere, mangiare solo merendine e vitamine in pillole?

Il cambiamento intelligente non avviene "tanto per", è un processo spontaneo che si svoluppa senza una pianificazione dedicata ad esso. Il cambiamento avviene in risposta a successivi processi di adattamento e di miglioramento nei diversi ambiti.
E' un falso problema porsi la questione del cambiamento in generale e in astratto, come obiettivo intrinseco. E' questo il vizio d'origine di tanti processi che hanno investito la nostra scuola. Si tratta di cercare di migliorare le cose che si ritiene necessario cercare di migliorare. Cosa che molti epocali novatores hanno puntualmente omesso di fare.





Rispondi

Da: tempo scuola13/02/2012 08:15:46
quantità non è sinonimo di qualità
la riduzione oraria crea problemi agli organici, ma consente di limitare la penosa sesta ora di lezione... già alla quinta ora ragazzi e professori hanno qualche difficoltà
finire la scuola a 18 anni non è poi così grave, il vero problema è quello di avvicinare i giovani al mondo del lavoro durante il percorso scolastico
Rispondi

Da: filippo.13/02/2012 09:35:41
il camello è una fune, una corda.
Ma per 30.000 euro in più si accetta tutto.
E poi, vuoi mettere le arie con i parenti?

Rispondi

Da: Lucia 113/02/2012 14:54:03
@ DS2
Grazie (il supporto "psico-fisico" da parte di chi stimiamo è sempre il più proficuo:-)
Rispondi

Da: Trevize13/02/2012 17:54:59
@ Lucia 1
Cara collega,
la mia era una domanda retorica e concordo con quanto scrivi, anche a proposito dei valori familiari. Aggiungo però qualche considerazione che resta nel solco di quanto in tanti ci stiamo scrivendo in questi giorni.
Non ci sono dubbi sul fatto che ogni apprendimento a scuola inizi con il leggere e lo scrivere in particolare; mi domando solo se in questo primo passo non vi siano altre implicazioni che i miei insegnanti non dovevano considerare e che invece toccano a noi insegnando in questi tempi rozzi e volgari. Mi riferisco proprio ai valori familiari e al contesto sociale: entrambi questi elementi avevano una precisa collocazione quando frequentavo io le elementari e queste dinamiche interagivano tra loro in un quadro di grande chiarezza dei ruoli e degli apporti di ciascuno. Mi sembra adesso che invece ci troviamo a lavorare in una situazione di grande frammentarietà, di confusione di ruoli (quanti genitori hanno la pretesa di insegnare oppure di dirigere una scuola) e soprattutto di grande confusione valoriale,
La mia domanda nasceva da qui: c'è senz'altro questo (leggere, scrivere, far di conto) ma c'è anche la necessità di recuperare, insieme alla certezza delle conoscenze essenziali, alcuni punti fermi nei comportamenti etici e sociali, senza i quali conoscenze e contenuti restano fini a se stessi. Lo dico a maggior ragione se penso che in alcune regioni e in alcune comunità la scuola funge perfino da presidio di legalità (le "schifezze del sud": sono in disaccordo con questa espressione, ritengo che si dovrebbe essere più cauti nel maneggiare le parole): di fatto si è richiesto in questi anni agli insegnanti di svolgere "supplenza" rispetto al degradarsi oggettivo della società, tipico dei momenti di grande cambiamento economico e sociale e si è finito con il perdere di vista il compito istituzionale della scuola, il che ci riporta a leggere, scrivere e far di conto.
En passant, il fatto che i nostri alunni stiano smarrendo il problem solving non mi stupisce: i nuovi insegnanti di scuola primaria sono drammaticamente a corto di conoscenze metodologiche e l'università ha un altero disprezzo verso questo genere di apprendimenti. Gli studenti di scienze della formazione primaria propongono nel tirocinio sempre la stessa lezione: una breve presentazione frontale del contenuto, un veloce brain-storming (la traduzione in lingua italiana è sconosciuta), una scheda da eseguire rigorosamente individualmente, una eventuale scheda per la valutazione, meglio ancora una griglia con qualche parametro opinabile. Ovviamente il contenuto è indifferente e la lezione può essere tanto di storia quanto di scienze. Peraltro, il 90% degli studenti svolge il tirocinio del "maior" in ambito linguistico e il restante si divide tra lingua straniera e ambito logico matematico: inutile dire che gli apprendimenti scientifico matematici nascono tragicamente zoppi.
Sempre per esemplificare: a un esame di fisica è stato dato un problema che comprendeva una equivalenza dam/m; 13 studenti su 32 non sono stati in grado di risolverla e uno di essi mi ha dichiarato che ha sempre avuto problemi con le "equazioni". Alla lunga, tutti promossi e tra qualche tempo, tutti in classe ad insegnare matematica e scienze.

Anche per questo, OCSE-PISA dovrebbe farci riflettere molto. Non ne voglio fare una questione di preparazione in assoluto degli studenti italiani, mi lascia del tutto indifferente sapere se sono "più bravi" degli studenti della Lapponia oppure no: è legittimo avere rilevazioni nazionali e internazionali per i decisori politici ma noi siamo gente di scuola e dovremmo vedere le cose anche da altre prospettive. Per esempio, dovremmo trovare almeno pericolosa la possibilità che la pietra angolare del progetto Vales siano le rilevazioni dell'Invalsi. Sia perché i test Invalsi sono qualitativamente meno buoni delle altre rilevazioni internazionali; sia perché tutto l'atto educativo non può essere ricondotto alle sole variabili di esito finale di un percorso; sia perché questo modo di rilevare il valore aggiunto delle scuole pone forti vincoli alle programmazioni dei docenti; sia perché è incombente il rischio del teaching to test.
Non sono pregiudizievolmente contrario ai test: in classe ne uso anche io e ne costruisco su misura del mio progetto educativo e certo non sono contrario alla UE. Ma nel campo dell'istruzione le ultime "invenzioni" dell'Unione mi hanno lasciato quantomeno perplesso a partire dal concetto di competenza, che continuo a considerare vuoto di contenuti e gravemente equivoco sotto il profilo didattico. Questo è un ulteriore argomento contro i test internazionali in particolare: ritenere di poter "misurare" una competenza e farne anche una classifica è un obbrobrio pedagogico e docimologico e con rilevazioni di questo genere non andremo a parare da nessuna parte e certo non miglioreremo il nostro sistema scolastico, che pure avrebbe bisogno di un bel tagliando.
Salutoni a tutti/e
Rispondi

Da: Per Trevize13/02/2012 18:27:52
Concordo soprattutto con quel che dici sulla "competenza". Si tratta di un tentativo, peraltro surrettizio, di far passare una concezione dell'uomo che sottende una certa filosofia... che si può legittimamente non condividere.

La pedagogia è sempre legata ad un'antropologia, che a sua volta s'inquadra in una visione filosofica generale.

E qui si potrebbe lanciare la discussione sul rapporto tra filosofia (non facciamo questioni di parole: metafisica, visione del mondo... chiamatela come volete) e scelte pedagogiche...
Rispondi

Da: OLTRE L''ORIZZONTE13/02/2012 18:59:19
Il dibattito sembra aver preso una strada di "dubbio imperante" che dovrebbe, secondo il mio modesto parere, accompagnare l'azione di ognuno di noi (chiamatelo professionista riflessivo). Vorrei concordare con molti di voi sullo scimiottamento pan-nordico delle misurazioni delle competenze. La competenza, come il recente dibattito pedagogico e docimologico tenta di evidenziare, si fotografa o fotografa una determinata condizione della persona/alunno o persona in formazione. La competenza, espressa attraverso le conoscenze e le abilità in un contesto reale (alcuni pretendono che sia lavorativo) e in situazione potrà essere solo "avvicinata". Si parla di processo di avvicinamento alla competenza: noi tutti sperimentiamo l'avvicinamento alla competenza ripercorrendone i vari stadi di crescita. Si passa dal "ragazzo di bottega", poco competente e in formazione, al ragazzo che comincia a operare sotto l'occhio vigile del "mastro bottega" per poi un giorno mettersi in proprio ed essere riconosciuto come maestro.
Questo processo dura tutta una vita; saldare il processo educativo con questo processo continuo non è banale e facile, la scuola semplicemente tenta di mettere in corsa il ragazzo fornendogli quanti più strumenti possibili al fine di relazionarsi con la realtà. Sotto questo aspetto allora controllare (per alcuni misurare) qual è lo stadio di sviluppo raggiunto può essere elemento di valutazione della crescita dell'allievo. Ovviamente in tutto questo non va trascurato che il maestro di bottega oltre a mettere in campo tutte le tecniche apprese, ne inventa di nuove, ma soprattutto trasferisce nel manufatto parte del suo Essere persona dandogli quell'afflato che renderà il manufatto stesso unico e singolare (esemplare). La tradizione italiana si deve muovere in questo solco, del gusto italiano, che non si inventa producendo in serie, ma è il risultato di una storia millenaria. 
Se sapremo riprendere questa nostra tradizione non c'è spazio per nessuno: come recitava una pubblicità, "evitate di copiare il gusto italiano, non perché non si può, ma perché è impossibile", legato alla nostra tradizione e alla nostra storia. Ovviamente, come qualcuno riferiva, introdurre elementi di dubbio, di controllo/valutazione, direi, di serietà, non è negativo in se, ma va ripresa la nostra tradizione italiana che ha saputo dare tanta soddisfazione alle generazione passate e presenti, pensò che potrà dare altrettante soddisfazioni a quelle future.
La questione della rimodulazione dei quadri orario, dei curricula, dell'abbreviazione del percorso di studi obbligatorio (obbligo scolastico, obbligo formativo) deve essere pensato all'interno di questo quadro generale e non rappresentare il quadro generale; il rischio è di confondere il generale con il particulare.
Rispondi

Da: hop hop hop13/02/2012 19:06:59
elemento critico di riflessione (mi appartiene individuarli, molto meno le constatazioni che sono sotto gli occhi di tutti): ritengo che la scuola, soprattutto quella primaria, sia stata, dagli anni '60 in poi, molestata- in larga misura - da modelli psicologico e pedagogico-didattici "modaioli", "emergenti", "da verbo incarnato" cavalcando furbescamente molte provocazioni sessantottine al solo fine, implicito e deliberato, di rivoluzionare le opportunità lavorative e professionali degli addetti ai lavori che ha portato nel tempo alla straordinaria moltiplicazione, stile pani e pesci, di tipologie di cattedre, di indirizzi, di corsi di laurea e di sedi universitarie e ciò, specularmente, ha fatto il paio nella scuola, ad esempio, con l'osannata rivoluzione dei moduli didattici di cui alla l.148/90 i quali, sull' intrinseca, supposta, rivoluzionaria funzionalità pedagogico-didattica, hanno mostrato pesantemente il fianco a differenza - guarda un po'! - della  straordinaria attrattiva  sul piano strettamente lavorativo!
Rispondi

Da: Zorro8 13/02/2012 19:47:54
Le affermazioni di Trevize e di filippico sono interessanti.
Mi piacerebbe sapere se c'è qualcuno che, come me, ritiene che un buon riordino dei cicli dovrebbe perseguire prioritariamente l'obiettivo di redistribuire gli studenti delle medie superiori nel modo seguente:
- riduzione degli studenti liceali attraverso adeguata selezione e conseguente innalzamento della qualità;
- aumento degli studenti tecnici e contemporanea selezione (operabile in presenza di studenti con elevate capacità sottratti ai percorsi liceali) con potenziamento degli istituti tecnici e elevata qualità;
- aumento degli studenti professionali e profonda modifica dei curricoli dei percorsi di istruzione e di IeFP nel senso di una decisa estensione del monte ore delle discipline professionali con conseguente drastica riduzione dell'area di istruzione generale.
Tale redistribuzione sarebbe rispettosa, a mio avviso, degli studenti stessi e delle loro aspettative di lavoro e di realizzazione personale.
Rispondi

Da: Trevize13/02/2012 20:05:12
@ oltre l'orizzonte
Gentile collega, la tua discussione del concetto di competenza esemplifica benissimo di cosa si parla: di un termine di derivazione industriale-militare che può trovare "misurazione" adeguata soltanto se applicata al mondo della produzione. Quanti bersagli colpisce un pilota da caccia (era l'esempio da cui è nato tutto lo studio che ricordavo molti post fa), quanti bulloni avvita un operaio alla catena di montaggio in n ore di lavoro eccetera. La sua applicabilità in campo scolastico mi deprime: definire la "competenza linguistica" di un bambino di 10 anni è una impresa professionale che va oltre l'immaginazione e non basteranno anni di sviluppo di questa idea in campo pedagogico per arrivare ad un uso accettabile del termine a scuola. Può darsi che sia proponibile al termine della secondaria superiore (ma mi assalgono ancora dubbi fortissimi); ma il punto vero è: a cosa serve? quali passi avanti fa fare al sistema scolastico italiano? e alle politiche scolastiche dell'Unione? siamo certi che avremo studenti migliori puntando alle competenze piuttosto che a solide conoscenze? io francamente sono scettico.

@ hop hop hop
E' vero che molte tesi che abbiamo squadernato in queste ore sono sotto gli occhi di tutti; permettimi però di dire che non tutti sono consapevoli dei rischi di alcune criticità e molti sono impegnati in entusiastici osanna, oltre a quella grande parte di operatori scolastici che "franza o spagna, purché se magna". Altrimenti non saremmo messi così e del resto mi par di capire che non ci sentiamo in schiacciante maggioranza e che c'è ancora il rischio di sorprendere qualcuno gridando che "il re è nudo" (da gran tempo).
Sono disposto a leggere come te gli ultimi 20 anni di scuola primaria, che ho vissuto tutti con grande disagio e potrei citare illustri docenti autori delle più squisite "innovazioni" nel mio settore formativo a partire dalla Università della mia città; ma se vogliamo "politicizzare" il quadro generale, dobbiamo anche ricordare come questo sistema abbia accomunato tutti i partiti della prima repubblica (clientele, manica larga nelle assunzioni sotto elezioni, tesseramento politico e sindacale); e che la proliferazione di cattedre, indirizzi, corsi di laurea, sia stata sviluppata sotto ministri di segno diverso e con il plauso generale. Penso per esempio alla "rivoluzione" del 3+2 ("L'Europa lo vuole!" ti ricorderà senz'altro molte dichiarazioni di molti ministri da un paio d'anni a questa parte e su argomenti disparati) o alle università telematiche. Se vuoi anche un altra "verità nascosta" e per stare ai giorni nostri, ti indico il dato dell'organico di sostegno nelle scuole italiane: quasi 100.000 docenti (su 700.000) con un incremento esponenziale dei numeri negli ultimi 10 anni, il "cavallo di Troia" per il contratto a tempo indeterminato o perlomeno annuale. Un ulteriore elemento che richiama la formazione dei docenti: oggi come oggi quando non si sa cosa fare dell'alunno con difficoltà oppure "che rompe", si prova a certificarlo; si danno posti di lavoro e si scaricano responsabilità ma si tratta in troppi casi di alunni che avrebbero bisogno di buone didattiche e metodologie alternative e magari di un po' d'attenzione.
Niente è stato più "bipartisan" del sistema scolastico negli ultimi vent'anni e non a caso la legge sui DSA ha incontrato voto e plauso unanime e già si vedono gli effetti: a fronte di un'attesa di DSA tra il 3 e il 5%, in alcune province gli screening cominciano già ad attestarsi sul 10-14%.
Rispondi

Da: DS213/02/2012 20:10:49
Qui si fa la fronda parlando dei massimi sistemi; al MIUR comanda CL con un pezzo di Confindustria.
Chissà chi l'avrà vinta.
Filippo, molte grazie, aggiungerò al vocabolario personale; al massimo arrivavo a -gomena-.
Arie con i parenti, impossibile; molto meglio sistemati di un dt, senza contare che rimarrò ds o magari farò il downgrade a cs.

Filippico, a mio parerere analisi perfetta; stampo ed espongo in ufficio.

Sarei curiosa di sapere se  sia qui presente qualche ds che intenda partecipare al progetto Vales.
Rispondi

Da: x tutti13/02/2012 20:18:33
Interessanti elucubrazioni di architetture ordinamentali e  considerazioni psicopedagogiche sparse.
La commissione, nel frattempo, ha da tempo interrotto le correzioni. Riguardo alle motivazioni,  meglio non condividerle, tanto inattendibili apparirebbero.
Provate, se possibile, ad attivare qualche canale informativo, per avere conferma di quanto esposto.
Rispondi

Da: JOSHUA13/02/2012 20:55:51

@ x tutti

condividile pure, se vuoi, tanto ormai nulla ci meraviglia più.
Rispondi

Da: hop hop hop13/02/2012 21:02:57
"Niente è stato più "bipartisan" del sistema scolastico negli ultimi vent'anni".....sottoscrivo!
Quello che manca nell'analisi è: e come mai???
Provo a darmi una risposta: se nella scuola "c'hanno inzuppato" tutti  e "hanno fatto magnà" tutti (nel senso di riforme, controriforme, profferte, innovazioni, opportunità ope legis....) questo è accaduto causa il modesto livello di consapevolezza e di partecipazione critica nonchè di valore aggiunto culturale dei suoi operatori (generalmente parlando, s'intende!), quindi di piena accondiscendenza del mondo professionale della scuola, ciò quantomeno rispetto ad altre categorie professionali.
E cerchiamo di metterci il cuore in pace, almeno nel prenderne atto una volta per tutte. E poi, solo poi, pensare di cambiare il sistema ....MA A TUTTI I LIVELLI ...... mica è solo una questione di ora più ora meno, anno più anno meno, eh!     
Rispondi

Da: filippo.13/02/2012 21:11:14
molto meglio sistemati di un DT? Allora sono loro a darsi le arie!
Rispondi

Da: miur 313/02/2012 21:21:23
Stasera ho appreso da un collega che i risultati delle prove scritte si possono sapere, ma non ufficalmente. la fonte è moderatamente affidabile. se qualcuno sa parli, anzi scriva! baciamo le mani.
Rispondi

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