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DIRIGENTE TECNICO MIUR
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Da: motivare11/02/2012 18:25:15
ma qui ci stanno solo gli sfigati?
o è il target medio della categoria?

Lodi sperticate e neppure uno straccetto di motivazione... ma che aspirate a fa?
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Da: Freccianera11/02/2012 18:57:32
La questione posta da Tiriticco riguardo la frammentazione del percorso che porta alla conclusione dell'obbligo è sacrosanta. Un esame di stato alla fine del primo ciclo e una certificazione delle competenze alla fine del primo biennio secondo ciclo sono oramai del tutto incongruenti. Doveroso ripensare il percorso in termini di curricolo verticale con tutto ció che di positivo ne puó conseguire
Rispondi

Da: gelpi 11/02/2012 19:01:20
La proposta di Tiriticco, persona simpatica ed esperta, purtroppo o saggiamente non rientra nei piani dell'attuale governo, che vuole assestare il sistema. Credo che sarebbe del resto politicamente impraticabile una soluzione diversa dalla strada di Profumo. Forse tra tre anni, bisogna valutare seriamente quanto suggerito dall'ex DT, governo in carica permettendo.
Quando ho letto Vales mi sono stupito e compiaciuto, perché assomiglia moltissimo a quanto avevo proposto nel primo tema. Hanno usato anche gli stessi termini, per definire le macro-aree di intervento. Speriamo bene: l'Italia ha bisogno di un valido sistema di valutazione, di insegnanti innamorati del mestiere e di futuro, soprattutto per i giovani dell'area tecnico-professionale, a me tanto cara. Bisogna crederci, innanzi tutto!
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Da: motivare11/02/2012 19:27:55
bene, finalmente qualcuno che discute.
Bisogna chiedersi però se è utile diplomare i giovani un anno prima, utile a cosa? a trovare un'occupazione? o a farli continuare per anni a livello terziario? con quali costi?
Personalmente ritengo più fattibile e vantaggioso perfezionare la flessibilità dei percorsi, creando quella offerta coordinata di cui si parla da anni. Mi pare fra l'altro che questa sia l'intenzione di Profumo.

PS- a gelpi: a quali "macro-aree di intervento" ti riferisci? quelle su cui viene valutato il DS?
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Da: biammesso11/02/2012 19:48:07
Ci abbiamo messo almeno venti anni a riformare la secondaria di secondo grado e sarebbe il caso di rimetterci le mani già ora? Io non voglio difendere la riforma Gelmini, che ha certamente i suoi difetti, ma l'attenzione eccessiva al riordino dei cicli rischia di farci dimenticare che solo il controllo (l'autovalutazione, la valutazione di gestione, la valutazione di sistema e tutte le altre forme di controllo che vi vengono in mente) accoppiato ad una corretta premialità  può garantire una maggior qualità degli insegnamenti. E' così importante concludere il secondo ciclo di istruzione entro i diciotto anni? Ma in Finlandia (con un obbligo a ciclo unico fino a sedici anni e tre anni di massima di sec.) a che età finiscono? Ma non erano i finlandesi, biondi, belli e slanciati, l'esempio per tutta Europa? 
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Da: ciaociao11/02/2012 19:52:16
in finlandia cominciano a sette anni la scuoola dell'obbligo dura nove anni
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Da: mfoligno 11/02/2012 20:06:59
in finlandia vivono un mondo diverso!!!
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Da: Freccianera11/02/2012 20:14:19
Non è pensabile fare raffronti con il sistema finlandese! Tradizione, caratteristiche geofisiche e soprattutto numero di abitanti rendono improponibile qualsiasi confronto con il nostro paese
Rispondi

Da: educazionegentilezzagarbo11/02/2012 20:14:58
aaaaaaaHHHHHHHH raga siete molto simpatici ma permettetemi di spiegarvi qualcosia poi passo e chiudo per tre quattro mesi. VALES prima veniva denominato VALSIS è uno studio che analizza i sistemi di rendicontazione educativa a livello mondiale per valutare l'applicazione in italia. è molto strutturato ma essemnzialmente è questo: quante risorse hai-come le utilizzi -che risultati raggiungi a base a ll'utilizzo di indicatori (valore aggiunto ecc.). Per quanto riguarda i ragazzi siciliani che dovrebbero andare in Africa dico che se un insegnate terrone nel senso negativo del termine educa tanti piccoli terroni il risultato è merdiodione terronizzato cioè: risorse umane scadenti e quindi regressione sociale ed economica.Insomma la prima risorsa è l'uomo è la scuola  è nr. 1 per importanza ma fra le tante cose a noi nonn ci pagano mica (ultimi nella p.a.) e quindi che DIO li perdoni e ci perdoni per l'angheria che sopportiamo e per l'ignoranza colletiva che ci deprime.
Rispondi

Da: z o r r o11/02/2012 20:58:54
Cloppete       cloppete      cloppete
Rispondi

Da: hop hop hop11/02/2012 21:40:45
x educazione e compagnia bella: lascia perdere....ti sei incartato di brutto! Mentre le ultime 3 righe sono, questa volta, ok!

x chi invece ZOMPA DA UN NIK ALL'ALTRO: trattasi del solito perditempo dalle multiformi vesti e non, come ambirebbe, DAL MULTIFORME INGEGNO!    

x sistemi scolastici a confronto: avete per caso idea della distanza culturale - scolasticamente parlando -  tra i due sistemi?  Improponibile il modello se non per avvicinamento graduale, a tutti i livelli: ordinamentale e professionale.
Il punto è: esiste consapevolezza e volontà convergente, sia a livello culturale che politico che sindacale che di contesto professionale ALMENO PER PARTIRE???
Rispondi

Da: biammesso12/02/2012 08:21:56
lasciamo stare i confronti internazionali e leggiamo l'introduzione di Norberto Bottani a "Una pagella per la scuola":
"le riforme dell'istruzione attuate nei principali Stati occidentali non hanno toccato l'impianto strutturale della scuola. In genere, il nodo da sciogliere è stato ovunque quello del miglioramento dei risultati. In Italia questa dimensione è stata quasi del tutto trascurata, come se non ci fossa un problema di qualità o come se la qualità potesse essere migliorata indirettamente tramite la riforma dei cicli."
Mi pare evidente come altri autorevoli studiosi sottolineino, al contrario di Tiriticco, che non è con il riordino dei cicli che si risolvono i problemi.
Se il malato fa qualche passo, magari non eccezionale oggi, poi domani ne fa qualche altro, alla fine, se non guarisce, sta certamente meglio. Questo non significa che non si debba intervenire anche con aggiustamenti strutturali: l'esame di Stato va rivisto alla luce delle innovazioni introdotte, la valutazione delle competenze al termine del primo biennio fatta così non significa molto. Ma è pura follia tornare oggi a discutere di riordino di cicli, va piuttosto diffusa un cultura della valutazione e riconosciuta una adeguata premialità a chi lavora bene, sollecitando e promuovendo così un complessivo miglioramento di sistema. 
Rispondi

Da: biammesso12/02/2012 08:21:56
lasciamo stare i confronti internazionali e leggiamo l'introduzione di Norberto Bottani a "Una pagella per la scuola":
"le riforme dell'istruzione attuate nei principali Stati occidentali non hanno toccato l'impianto strutturale della scuola. In genere, il nodo da sciogliere è stato ovunque quello del miglioramento dei risultati. In Italia questa dimensione è stata quasi del tutto trascurata, come se non ci fossa un problema di qualità o come se la qualità potesse essere migliorata indirettamente tramite la riforma dei cicli."
Mi pare evidente come altri autorevoli studiosi sottolineino, al contrario di Tiriticco, che non è con il riordino dei cicli che si risolvono i problemi.
Se il malato fa qualche passo, magari non eccezionale oggi, poi domani ne fa qualche altro, alla fine, se non guarisce, sta certamente meglio. Questo non significa che non si debba intervenire anche con aggiustamenti strutturali: l'esame di Stato va rivisto alla luce delle innovazioni introdotte, la valutazione delle competenze al termine del primo biennio fatta così non significa molto. Ma è pura follia tornare oggi a discutere di riordino di cicli, va piuttosto diffusa un cultura della valutazione e riconosciuta una adeguata premialità a chi lavora bene, sollecitando e promuovendo così un complessivo miglioramento di sistema. 
Rispondi

Da: Bia. 12/02/2012 09:55:30
Penso che la crisi della scuola sia crisi sociale...la stessa che coinvolge tutte le altre istituzioni e in realtà pare essere la crisi dell'uomo contemporaneo.
Il problema..se così stanno le cose....non è di architettura ma di significati.
Probabibilmente tentare di guardare e valutare (?) quello che succede nelle scatole chiuse delle scuole è un tentativo di portare gli operatori della scuola verso una riflessione sul significato delle cose che si fanno o che non si fanno.
L'apprendimento è un fatto sociale non è un fatto privato tra alunno e docente...la valutazione ricorda questa che questa deve essere la caratteristica di una scuola... per troppo tempo ignorata.
E se davvero è un fatto sociale la comunità deve partecipare e contribuire a questo processo....non solo formalmente ma significativamente dotando di senso quello che avviene nelle scuole.
Oggi più che mai la scuola dovrebbe essere un luogo di resistenza verso l'inaridimento della democrazia e verso la brasilianizzazione.
Vales è solo uno strumento che se usato bene può aiutare alla costruzione di senso.
La vera valutazione sarà sul campo e sarà il futuro dei giovani.
Credo che la scuola abbia oggi grandi responsabilità grandi compiti grandi sfide.
Rispondi

Da: Bravissimo12/02/2012 10:05:17
Un buon saggio, voto 30.
Bia subito Direttore Generale.
Rispondi

Da: Bravissimo12/02/2012 10:18:48
Ironia a parte...
Mi sembra molto appropriato il concetto di apprendimento, e di conseguenza anche di valutazione, come "fatto sociale".
Gradirei che tu Bia sviluppassi il concetto in modo più dettagliato, lo ritengo molto, ma molto interessante... sul piano dell'equità valutativa, del consenso e della credibilità della singola istituzione scolastica, e soprattutto sul piano della sinergia rispetto alla mission educativa da parte dei docenti e della condivisione del patto di corresponsabilità con le famiglie e gli studenti.
Anticipo la parte di eventuale risposta ironica e mi valuto da solo...
27 mi basta.
Rispondi

Da: gelpi 12/02/2012 10:32:06
@motivare
Le macro-aree di intervento a cui mi riferisco sono proprio quelle su cui viene valutato il DS. Del resto stanno nel contratto.
Rispondi

Da: Bia. 12/02/2012 11:33:08
Non più l'età e vivo troppo a sud per ambire a diventare direttore generale...peraltro posto autorevolmente occupato....ma ironia a parte..che accetto e apprezzo...non credo di aver scoperto l'acqua calda nel dire che è necessario un riposizionamento della scuola nella società che certamente non può passare attraverso l'autoreferanzialità verticale e circolare (docente-ds-scuola)...altri sistemi scolastci hanno già da tempo sperimentato partecipazioni significative da parte delle comunità di riferimento intervendo su alcuni concetti fondamentali quali il tempo e lo spazio  dell'apprendimento (riforma modulare e flessibile dei curriculi con relative opzioni...e costruzioni di spazi fisici significativi ed aderenti a tali scelte....e di fatto eliminando le ripetenze) ma quello che mi pare più interessante è l'aver cercato di dare senso alla partecipazione delle comunità attraverso un sistema di partecipazione  locale che vuol dire si valutare ma di quella che noi insegnanti chiamiamo valutazione formativa....cioè costruzione comune e condivisa dei percorsi di crescita.Per quanto riguarda invece valutare te....è una cosa che mi viene sempre difficile fare...perchè credo che ognuno faccia quel che può....dove il può vuol dire spazio e  tempo...sociale!
Rispondi

Da: Lucia 112/02/2012 11:33:40
Da: giusto 11/02/2012 15.56.26
terminare la scuola a 18 anni...
i nostri ragazzi escono in ritardo rispetto ai coetanei europei

...giusto sarebbe, a mio parere, "pretendere" che avessero TUTTI imparato a leggere, scrivere, parlare ed ascoltare (magari anche a "far di conto") almeno ENTRO gli anni scolastici del  primo ciclo, così che ogni livello di scuola potesse svolgere i propri programmi specifici senza dovere, ogni anno, intervenire sulla "ri-alfabetizzazione" (vedasi anche i test d'ingresso universitari sull'ortografia). Ecco qual è il vero ritardo!

PS:.. meno "progetti" (quindi solo quelli davvero istruttivi) e maggiore attenzione alla preparazione di base  (funzionale all'essenziale capacità di comprensione, relazione e comunicazione) 
Rispondi

Da: a proposito di nick12/02/2012 11:40:23
Certo che nomarsi "hop hop hop" è proprio il massimo del MULTIFORME INGEGNO!
Rispondi

Da: Lucia 112/02/2012 11:45:13
Da: Freccianera 11/02/2012 20.14.19
Non è pensabile fare raffronti con il sistema finlandese! Tradizione, caratteristiche geofisiche e soprattutto numero di abitanti rendono improponibile qualsiasi confronto con il nostro paese

...credo si possano aggiungere anche, l'uno connesso all'altro:
1) codice etico
2) senso dello Stato (quest'ultimo inteso come comunità in cui se nessuno tenta di "fregare" l'altro e ognuno cerca di compiere onestamente il proprio dovere, se pur nei limiti delle capacità elargite da madre natura, stanno tutti bene...l'eterno dilemma, mai risolto alle nostre latitudini, sulla convenienza di scegliere tra "il giusto e l'utile")
Rispondi

Da: ciaociao12/02/2012 11:50:14
mia figlia studia in finlandia e dice che là la scuola è molto più facile che in Italia...tutti vanno a scuola perchè tutti riescono e sono seguitissimi lungo il percorso.
Rispondi

Da: Trevize12/02/2012 12:22:37
Tendiamo sempre a guardare verso l'altro ma io credo sia improponibile un confronto con altri sistemi scolastici. Inutile dire che "è meglio in Finlandia", intanto perché lo si dice solo in relazione ai test Ocse-Pisa e se penso alla matematica, tanto tanto meglio non è; ma piuttosto dovremmo ripartire dalla nostra tradizione culturale, dai passaggi storici che hanno condotto alla situazione attuale, alla identificazione dei problemi da risolvere attraverso un dibattito che coinvolga tutti gli operatori scolastici. Esemplifico a proposito di imparare a leggere, scrivere, far di conto nella scuola dell'obbligo: davvero è tutto qui? e se anche fosse, perché nella scuola primaria è così faticoso raggiungere questi obiettivi? non sarà che il primo step (la formazione degli insegnanti) è gravemente deficitario? e in tal caso, cosa è possibile fare per avere insegnanti più qualificati? Ovviamente potrei avere torto e voi potreste aggiungere altro su altri elementi, qui manca spazio per svolgere un saggio concorsuale ed è probabile che si tratti di una serie di concause che richiederebbero più interventi mirati.
L'altra dimensione del dibattito è inevitabilmente sociale ed etica: un  modello scolastico sostanzia un modello di società futura che il legislatore progetta per un intero Paese. Rileggere la normativa alla luce di questa intenzione/tensione sociale sarebbe un esercizio interessante e potrebbe condurre ad una diversa interpretazione degli strumenti normativi a disposizione delle scuole autonome e a una diversa gestione dei tempi, degli spazi, delle relazioni con l'ambiente esterno (ecologia dell'apprendimento?).
Come interpretiamo la nostra professionalità inevitabilmente richiama ogni operatore alla dimensione etica della stessa, che non è costituita solo dalle norme contrattuali e legislative (che peraltro molti comunque non rispettano) ed è la leva più difficile da muovere in ogni docente e dirigente scolastico perché è "il senso" che diamo al nostro agire sociale prima ancora che scolastico e riguarda dichiaratamente la nostra "essenza" come persone e come cittadini.
In questo senso un bilancio sociale delle ISA non è fuori luogo e sul piano della rendicontazione (per i fissati, accountability) sarebbe più efficace del bilancio consueto svolto in Consiglio di Istituto, che non capisce nessuno a partire dal momento in cui il dsga parla di cassa e competenza.
Siccome credo come Bia alla comunità e all'apprendimento sociale (ne parlo anche nella mia programmazione annuale), i progetti di valutazione del sistema mi lasciano sempre perplesso perché lasciano sistematicamente sullo sfondo quello che invece dovrebbe essere in primo piano e cioè il fattore umano, le persone che costituiscono quella comunità, la rete di relazioni micro e macro che sostengono quella comunità. Pensando a Vales, tutti elementi che l'Invalsi non può leggere e che andrebbero interpretati dal "nucleo" di valutazione coordinato da ispettori (qui vedete voi come la volete leggere), con la questione dirimente di chi forma questo nucleo di valutazione e come ne sceglie i componenti. Non vorrei che il tutto si riducesse a scimmiottare l'Ofsted (che peraltro tanto bene nemmeno in Inghilterra funziona).
Salutoni a tutti/e, scusate la prolissità ed eventuali errori di battitura
Rispondi

Da: DS212/02/2012 12:58:07
Lucia 1, per lo scrivere, leggere, far di conto, per quanto può valere la mia opinione, condivido al 100%: io tornerei anche ai saggi di calligrafia; tutto il resto è una pezza peggiore del buco e di Bottani sarebbe il caso di leggere tutto il resto, per capire cosa è l'OCSE.
Il Vales sarà il solito aborto di marca ministerial-sindacal-ciellino-confindustriale.
Sarebbe interessante ascoltare l'opinione dei ds come dire...non allineati al Verbo e scevri da smanie soteriologiche.
Il solito buontempone si astenga dall'ironizzare sulla congiura demo-pluto massonica e sui protocolli dei Savi anziani di Sion.
Rispondi

Da: DS212/02/2012 13:11:51
Trevize, mi chiederei perchè è così difficile ora, considerato che decenni fa standard più che decenti di apprendimento erano acquisiti nelle scuole elementari grazie al lavoro di oneste maestre dotate di diploma quadriennale di Istituto magistrale, perfettamente ignare di tiriticchi, bilanci sociali, accountability et similia; quelle, per intenderci, che meriterebbero un monumento in ogni piazza d'Italia.
Rispondi

Da: Trevize12/02/2012 14:10:51
Spero di non scrivere un altro "romanzo" ma l'argomento è stimolante, perdonate.
Decenni fa, di fatto, le 24 ore di frequenza della scuola ex elementare erano concentrate nelle attività legate a leggere, scrivere, far di conto, calligrafia e astine comprese. Era una scuola "povera" ma con compiti chiari ed essenziali che dava certezze alle maestre e alla famiglie, con un punto di riferimento nel "direttore didattico" che di didattica e dell'organizzazione si occupava a tempo pieno e senza "figure di sistema"; ed era una scuola selettiva: chi non riusciva era inesorabilmente bocciato (se ricordate, si facevano esami in seconda e quinta) e la licenza elementare poteva costituire il punto finale dell'istruzione di una persona. La selezione, per quanto truce, era parte di un sistema che consentiva la mobilità sociale attraverso l'istruzione: studiando potevi davvero cambiare il tuo futuro. Già da qui potete fare le prime valutazioni e confronti con il presente.
Dai programmi dell'85 (ma già a partire dalle esperienze di tempo pieno) sono cambiate tante cose: alcuni contenuti sono diventati ricchissimi (la storia, le scienze, la geografia) e quel che fino a pochi anni prima stava in un solo testo adesso ha bisogno di almeno tre volumi corposi e differenti. Le ore di lezione non sono aumentate di molto, se non nel tempo pieno (apro solo la parentesi per ripetere "tempo pieno, pieno di che?") ma i contenuti sono diventati giganteschi; le maestre hanno dovuto trasformarsi in "disciplinariste" non essendolo e l'avvento di scienze della formazione primaria non ha formato docenti migliori. Si insegna inglese con un corso da 30 ore mentre le specialiste dei primi anni '90 avevano frequentato corsi da 500 ore (vedete che la formazione non è una variabile indipendente); si insegna matematica con un corso di 30 ore e un laboratorio (nella mia università il laboratorio di matematica riguarda l'origami...); si insegna italiano senza che in nessun corso o laboratorio si presentino le diverse metodologie per l'apprendimento, da cui i molti problemi nel leggere e nello scrivere: si segue il libro (metodo fonematico) senza avere conoscenza di possibilità alternative e soprattutto senza sapere cosa fare se il metodo non funziona con tutti (di solito naturalmente non funziona con tutti). Si frequentano lezioni e un tirocinio presso le scuole disegnate sul formalismo, sull'accettazione dello statu quo, della "riproduzione culturale" pura e semplice, del pensiero acritico: ed è quello che si riporta nelle classi dove si insegnerà.
Aggiungete che la scuola primaria è diventata un "progettificio": per stare alla mia scuola, progetti su alimentazione, su ecologia del camminare, su educazione stradale, sul disagio, su screening delle dislessie, su psicologo in classe: tutta roba che necessita di mucchi di ore che si dicono interdisciplinari ma portano comunque via risorse alle priorità. Non abbiamo cioè più le idee chiare su quali sono gli elementi essenziali utili a consentire a ciascun bambino di seguire i percorsi successivi con gli strumenti adeguati; la frammentazione oraria di molte situazioni crea evidenti "mostruosità didattiche", in un modulo della mia scuola c'è una classe dove si fanno 4 ore di italiano alla settimana e se aggiungete i progetti di cui sopra, vincolanti perché votati dal Collegio... Credo che i miei insegnanti dedicassero una buona metà delle ore alla scrittura e alla lettura: alla calligrafia, alla grammatica, alla esposizione orale, ai riassunti, alla "composizione in lingua italiana", all'analisi grammaticale scritta e tutta questa roba in 4 o 6 ore non ci sta.
Ovviamente, siccome si deve garantire "il successo formativo", non si boccia più: la selezione tocca alla secondaria di primo grado, quando in generale è troppo tardi per tentare qualunque recupero delle strumentalità essenziali. Una finzione per dire che "non bocciamo più", ma evidentemente una selezione differita e ancora più severa di un tempo, ancora più "classista" e numericamente consistente perché coinvolge non solo le fasce più deboli della nostra società ma vi aggiunge gli alunni stranieri.
Potrei dire molto altro ma mi fermo qui: credo che la scuola abbia smarrito il senso autentico del proprio operare nella società (la mission, direbbe qualche ottimista) e questo distacco dalle cose utili, necessarie, importanti, dal territorio e dal contesto sociale la renda sterile anche nelle migliori intenzioni del legislatore. In ultimo, una considerazione "cattiva": si tratta di un lavoro pagato poco e quindi necessariamente poco attrattivo per le menti migliori di questo Paese, a maggior ragione da quando c'è scienze della formazione primaria. Cinque anni per la laurea (ci arrivano tutti, non si boccia quasi mai), test di ammissione, tirocinio obbligatorio, anni di precariato prima di vedere il contratto a tempo indeterminato, stipendi modesti: perché uno studente si iscrive? forse perché con una base minima di cultura personale comunque conta sulla certezza di lavoro, sebbene precario per molto tempo, e senza doversi "sporcare le mani" in attività manuali (ipotesi di una docente di fisica della suddetta università). Il profilo, anche motivazionale, degli studenti di scienze della formazione primaria sarebbe uno studio interessante, peccato non interessi a nessuno.
Rispondi

Da: @Trevize12/02/2012 14:23:44

La tua analisi è perfettamente calzante. Aggiungerei che sarebbe veramente ora di fermarci un attimo a riflettere se vogliamo continuare nella direzione fallimentare indicata dall'UE
Rispondi

Da: filippo.12/02/2012 14:39:21
DS 2 e Trevize (finalmente!) hanno trovato il binario giusto.
Spero, per loro e per la scuola italiana, che non saranno costretti
ad "allinearsi" una volta DT.
Rispondi

Da: Bia. 12/02/2012 14:45:18
L'intervento di Trevize disegna più o meno lo stato delle cose.Nessuno sa bene a cose oggi serva questa  scuola....uguale per certi versi a quella del 1900...in un mondo che non solo è cambiato molto ma che cambia in continuazione.E forse concordiamo tutti su quello che questa scuola non è più o non può essere più... le difficoltà invece stanno nel capire e nell'immaginare cosa debba essere o diventare per avere e dare un senso e come e cosa fare.
Non esistono ricette nè valutazioni che tengano nè riforme che funzionino se non sul piano formale se i cambiamenti non vengono sentiti e espressi dai cittadini...intendendo con questo termine l'intera comunità che partecipa ai processi ...anche utopici...di trasformazione e cambiamento....docenti compresi.
Credo che la risposta...anzi le risposte....stiano nella grande intuizione utopica dell'autonomia ancora troppo poco conosciuta e sperimentata nelle potenzialità insite al grande valore di cui era ed è portatrice.
E' sufficiente per come già fatto da autorevoli intellettuali ricordare il comma 2 dell'art.1 del DPR 275/99...frutto di una stagione politica forse confusa ma piena di istanze... dal basso....di innovazione.
E' sufficiente che si cerchi di capire cosa permette questo comma...troveremo....insieme alla comunità...il cosa il come il perchè...il problema è...insieme ad altri poca attrattività professionale compresa....che gli insegnanti siamo diventati impiegati...e gli alunni pratiche...invece siamo una grande comunità professionale che ha perso prestigio coraggio e forse anche la dignità....dovremmo recuperare ritornado a essere "professori" sognatori...visionari...cercando di trasmettere ai nostri alunni i modi con i quali costruire le "competenze utili"...ma anche il bisogno di utopie il bisogno di sognare   la forza di essere se stessi sempre.Non è facile ma non è impossibile.In un mondo di incertezze l'unica cosa che possiamo tentare di fare è di raccontare e testimoniare la certezza del valore dell'uomo...di questi tempi in difficoltà ma del resto come sempre nel tempo...e la certezza del futuro non facile ma utile alla storia del mondo alla quale tutti abbiamo diritto e dovere di partecipare.
L'utopia il sogno sono "infettive"...anche il nostro paese ha vissuto momenti tragici riuscendo a rinascere...la scuola in modi diversi ha contribuito a questa rinascita ed è chiamata a farlo ancora...con modi nuovi da sperimentare e scoprire ma non rinunciando al ruolo che gli spetta...ma...a mio parere...deve uscire dal ruolo autoreferenziale che ha assunto....forse per difesa....e mischiarsi alla gente,
Rispondi

Da: filippo.12/02/2012 15:03:36
molti, di nostra conoscenza, si sono "allineati".
Si deve pur campare e non tutti sono eroi.
Rispondi

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