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CONCORSO MAGISTRATURA 2019
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Da: Terb 27/05/2020 23:02:26
@Accipiens
Allora, ragionando come dici tu, in presenza di interessi (legittimi) collettivi si dovrebbe ammettere l'azione inibitoria di cui all'art. 140 cod. cons. davanti al GA, dal momento che l'azione può essere rivolta nei confronti di  imprese erogatrici di pubblici servizi e che, in ogni caso, pure la PA può essere qualificata come professionista.

Il fatto è che, quando si pensa all'ambito del codice del consumo, si pensa che la PA agisca in posizione tendenzialmente paritetica, iure privatorum. Il che porterebbe pianamente a condurre, in base al criterio della causa petendi, le controversie davanti al GO (manca l'esercizio del potere). D'altra parte, l'art. 140 parla di interessi collettivi che, nell'ambito del diritto amministrativo, hanno una connotazione piuttosto precisa.
Se si ammette che il 140 si riferisce (anche) a posizioni di interesse legittimo collettivo con conseguente possibile giurisdizione amministrativa, il GA si troverebbe ad esercitare poteri più ampi di quelli che di solito gli sono attribuiti dal cpa (perché la norma consente di inibire atti e comportamenti lesivi, di far adottare misure volte a correggere o eliminare gli effetti dannosi, di far pubblicare il provvedimento sui quotidiani). Insomma, sarebbe abbastanza rivoluzionario. Mi esplode il cervello se solo ci penso.

Ovviamente, in tutto questo discorso non sto prendendo in considerazione la giurisdizione esclusiva in tema di pubblici servizi stabilita dal 133 (pure richiamata dal 140) perché comunque ha un ambito di applicazione piuttosto ristretto e difficilmente si riesce a farvi rientrare la controversia tra PA/professionista e consumatore. Quindi urge ragionare sulla scorta dell'ordinario criterio di riparto.

Da: -Antigone- 
Reputazione utente: +41
27/05/2020 23:06:21
@Terb
<3
Aspetta, ragioniamo. Ora sono un po' più concentrata...
Dunque, mi pare che "interessi collettivi" si intendano appunto gli interessi di una data categoria. I quali, ragionando, credo che ben possano comprendere anche dei diritti soggettivi. O sbaglio?
Non ho capito invece il dubbio sul riparto di giurisdizione... Mi pare di ricordare che sia comunque devoluta al GA quella in materia di servizi pubblici (pur quando afferente interessi collettivi), giusto?

Da: Accipiens27/05/2020 23:12:39
Dovrei rivedermi la questione.
Non ho la tua capacità di sviscerarne i lineamenti.
Il nodo gordiano lo si scioglie, come brillantemente dici, col criterio della causa petendi(che ci accompagna dallo storico concordato del '29 cass /consiglio di stato) : lì la PA agisce iure privatorum, non c'è iure imperi..tutta la vita GO.
Con quella dissertazione mi hai convinto.
Il resto sono interessanti corollari che non scalfiscono quell'assioma.

Da: Terb 27/05/2020 23:34:15
@Antigone
Allora, spiego bene la questione.
Partiamo dal presupposto che nel diritto amministrativo con il termine "interessi collettivi" ci si riferisce agli interessi di una categoria di soggetti incarnata da un ente esponenziale. Si parla, a tal proposito, di trasformazione di interessi diffusi (adespoti) in interessi collettivi. Nel senso che solo se l'interesse diffuso viene incarnato da un ente allora gli si può riconoscere tutela.
Di solito troviamo queste definizioni quando studiamo l'interesse legittimo nelle sue varie declinazioni...a un certo punto, in qualsiasi manuale, troviamo la distinzione tra interessi diffusi e interessi collettivi. Per questo, mi sono fatta l'idea che  il termine "interessi collettivi" valga ad indica  posizioni di interesse legittimo in una dimensione collettiva (non diritti soggettivi).

Posta questa premessa, mi sono trovata di fronte al dato normativo di cui al 140 cod. cons. Ci sono arrivata perché è necessario distinguere l'ambito di applicazione dell'azione prevista dal 140 cod. cons. (inibitoria da parte delle associazioni), di quella prevista dal 140-bis cond. cons. (class action privatistica) e dell'azione di classe detta pubblicistica di cui al d.lgs. n. 198/2009. Tutte queste azioni, infatti, sono accomunate dal fatto di essere esercitabili per la tutela di utenti di pubblici servizi. Ciascuna, poi, ha le sue peculiarità, che è inutile stare qui ad elencare tutte.
In particolare, però, stavo cercando di capire che tipo posizione sostanziale è tutelata da ciascuna di queste tre azioni.
La class action del 140bis sicuramente diritti soggettivi.
La class action pubblica  tutela "interessi giuridicamente rilevanti ed omogenei di una pluralità di utenti e consumatori": secondo alcuni si tratta di interessi diffusi (eccezionalmente protetti in assenza di un ente esponenziale), secondo altri di interessi c.d. semplici.
E l'azione inibitoria del 140? La norma parla di interessi collettivi di consumatori e utenti. Ci si riferisce anche a posizioni di interesse legittimo collettivo?
Ecco che la risposta al quesito ha importantissimi riflessi anche in punto di giurisdizione, eventualmente anche consentendo un notevole ampliamento dei poteri del GA.
E' vero che ci sarebbe comunque già la giurisdizione esclusiva del 133 lett. c). Ma guarda che alla fine l'ambito di quella norma è molto specifico e finisce col non essere mai applicabile ai rapporti tra PA/professionista e consumatore (riguarda affidamenti, vigilanza....cose così). Quindi si finisce comunque a ragionare col criterio della causa petendi.

Da: Violenza privata27/05/2020 23:35:20
Giorno 4 auguri in massa a codice

Da: Codice 87  -banned!-27/05/2020 23:37:31
Grazie.
Vi penserò mentre mangio la mia torta.

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Da: Bel testo27/05/2020 23:37:40
Guarda come si flette la spiga ...
Osservala incurvarsi, come inginocchiata in preghiera.
Impara da lei a non odiare il vento, assumi le sue forme, imita la sua propensione a resistere senza opporre resistenza.
Alla fine della tempesta si ricompone, nessuno nota che qualcosa le sia accaduto, nessuno legge la guerra che ha combattuto; le restano identiche altezza e selvaticità.
E' la fierezza di chi sa farsi abbassare quel tanto che basta a non soccombere e sa tornare al proprio posto vestito d'umiltà e di forza; con la consapevolezza che piegarsi perché il vento non ti spezzi, è saggezza istintiva e non debolezza.
E' vedere l'oltre, anche durante l'insostenibile.
_cit.

Da: Terb 27/05/2020 23:41:20
@Antigone e Accipiens
Tutto questo pippone non è frutto di puro masochismo.
Se mai dovesse uscire un tema su tutele e pubblici servizi credo che sta roba vada saputa...

Da: Accipiens27/05/2020 23:47:37
Ma infatti quando fai di qste sparate mi fai letteralmente impazzire.
#Jesuisterb

Da: Terb 27/05/2020 23:49:45
E infatti sono qui che aspetto che qualcuno mi esorcizzi.

Da: Terb 27/05/2020 23:51:11
Poi mi lamento pure se ci metto dieci anni a finire un argomento.

Da: Codice 87  -banned!-27/05/2020 23:57:53
Tranquilla, l'importante è essere veloci (il giusto) in determinate situazioni, come per esempio a lavoro.
Poi per il resto poco importa.
Noi siamo anche scusati, con i pensieri che abbiamo, studio etc etc.
Non come molti, che si trattano le palle dalla mattina alla sera, facendosi i fatti altrui, perché non hanno una vita propria soddisfacente.

Da: Codice 87  -banned!-27/05/2020 23:58:44
Grattano.

Da: Accipiens27/05/2020 23:59:50
Ah guarda su qsto punto ho un po' di domande.
1.meglio dedicare tanto tempo ad ogni singolo argomento, in modo da memorizzarlo bene e solo raggiunta qlla padronanza e sicurezza cambiare argomento;
o evitare di fossilizzarsi e tenere caldi un buon numero di argomenti per parole chiavi e mappe concettuali ?
2 secondo voi come funziona la memoria? Se imparo 100 cose in un mese, 100 il secondo mese,ancora 100 il terzo mese.. ecc..  più studio e più sarò preparato.. Quindi sarebbe bene fare il concorso dopo anni.
O invece, a un certo punto si dimenticano le robe vecchie e diventa quasi controproducente continuare ad ostinarsi a cercare di aggiungere nozioni?
La memoria è limitata o infinita?

Da: Terb 28/05/2020 00:08:49
@Accipiens
Bellissime domande. Io davvero non lo so, me lo domando anche io.
So solo che tra una settimana mi starò concentrando tantissimo su un altro argomento e non mi ricorderò assolutamente nulla di tutto quello che ho scritto sopra.
Il problema è che non riesco ad andare avanti con gli argomenti fino a che non sento di averli capiti. E' più forte di me.

Da: Proiezioni28/05/2020 00:13:27
Bella domanda, @Accipiens. Io ho sempre pensato che sia meglio sapere un pochino di tutto, piuttosto che conoscere bene alcuni argomenti e ignorarne totalmente altri. Credo anche che la memoria sia limitata ma che lo sia ancora di più il tempo a disposizione, sebbene - e la citazione di Seneca ti piacerá - "non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus". Fossilizzarsi su un singolo argomento fa sì che si trascuri tutto il resto per una cosa che comunque, dopo un po', non ricorderemo nei dettagli.

Da: Accipiens28/05/2020 00:18:31
Mi pongo queste domande perché, come tutti, nutro dei dubbi, in sede concorsuale, se consegnare o meno.
Il pensiero è sempre quello : e se studiando ancora un anno sapessi meglio i vari argomenti e avessi più chances?
A parte che dopo un po' si perde quella motivazione, quel mordente.
Ma ammesso che tenessi sempre alta la soglia della convinzione di farcela.
Il prossimo anno sarò ancora più preparato o solo più stanco?

Da: Proiezioni28/05/2020 00:26:46
Io ho iniziato a studiare nel 2015, ho partecipato al concorso per due sole volte e in entrambi i casi ho consegnato. Dopo la consegna di giugno ho avvertito una grande stanchezza, non sono più riuscito a studiare come prima. Secondo me conviene giocarsi le consegne quando si è in ballo, conservarle in eterno è sbagliato perchè altrimenti si rischia di entrare in un tunnel senza uscita.

Da: Terb 28/05/2020 00:27:13
Esatto Accipiens. Questi sono esattamente i miei crucci per il futuro.
Al prossimo giro sarò alla terza consegna e sto partendo dal presupposto che, a differenza delle prime due volte in cui mi sono buttata, ci andrò molto molto cauta.
Mi prefiguro questo futuro (che nella mia testa parte alla fine di questa estate) in cui mi dedico prevalente ad altro e però continuo ad integrare la preparazione.
Ma sarà davvero così? oppure la mia mente sarà sempre più "consumata" con il passare del tempo e, quindi, in realtà, ho già raggiunto il mio picco massimo di preparazione?

Da: Accipiens28/05/2020 00:41:13
La cosa drammatica sarebbe se, per diligenza, uno continuasse a studiare a oltranza e, in realtà, avesse solo il risultato di sostituire nuove nozioni alle vecchie che andrebbero inevitabilmente perse.
Esempio pratico.
Ho studiato, bene, con schemi ecc.. la tecnica del Remand(siamo nell ambito della tutela cautelare), circa 2 mesi fa.
Dopo di che avrò letto altre migliaia di cose, con focus su altre decine di argomenti.
Risultato :ho un ricordo sbiadito del Remand.
Farei meglio a fissare un numero limitato di concetti, o mettere carne a cuocere all infinito col rischio di trovarmi in una enorme nube di fumo ma sicuro di avere un` idea di tutto?

Da: -Antigone- 
Reputazione utente: +41
28/05/2020 07:17:51
Io credo che sia utile dedicare abbastanza tempo a quei 10-15 istituti chiave di ogni materia. Ad es, per penale, il concorso di persone. Al contrario, credo sia superfluo sbattere la testa per giorni su singole sfaccettature. Non solo perché difficilmente le ricorderemo in sede di concorso, ma anche perché se non esce quello specifico argomento abbiamo lavorato quasi a vuoto.
Ciò posto, credo sia come una curva... In una prima fase è utile aspettare per consolidare la preparazione. Poi arriva un momento di picco, non inteso come "so tutto"(che tanto non accadrà mai), ma come "ho una conoscenza abbastanza solida, so ragionare su istituti giuridici e sono molto motivato". Questo, secondo me, si raggiunge dopo un paio di anni di studio. Poi, la fase calante. Inizia a venire meno la concentrazione, la possibilità di dedicarsi solo allo studio, aumenta la voglia di uscire dalla stanza e iniziare a vivere. Da qui in poi, diventa più difficile.
Morale: giochiamocela finché siamo freschi, tanto ci sarà sempre qualcosa che ignoriamo.

Da: Accipiens28/05/2020 07:57:40
Beh l' astreinte non era propriamente un istituto chiave del diritto amministrativo.
Senza parlare di aspetti peculiari venuti fuori in civile o penale.
Non sarà che una volta consolidata la preparazione bisogna dare per assodati i concetti chiave e spulciare tra le pieghe della materia?
È chiaro che con i concetti generali il tema lo butti giù.
Ma un tema che NON entra nello specifico quante chances ha di colpire la commissione?
Il primo step di ognuno di noi e':"ok, per lo meno qualcosa so scrivere su sta roba che è uscita" e siamo tutti felici ;ma per superarlo ci vuole quel quid pluris...
Non è una critica a te, Antigone, rifletto e rimprovero me stesso perché la penso come te ; ma non capisco se è la strada giusta.

Da: Starellio28/05/2020 08:09:23

- Messaggio eliminato -

Da: Starellio28/05/2020 08:10:13

- Messaggio eliminato -

Da: Starellio28/05/2020 08:18:16

- Messaggio eliminato -

Da: -Antigone- 
Reputazione utente: +41
28/05/2020 08:18:19
Aspettate. Non è che intendevo dire che gli istituti chiave sono sufficienti. Semplicemente, che assimilati bene quelli e con uno studio congruo del resto, si può sperare di scrivere un tema dignitoso. Nulla va tralasciato, e te lo dice una che, ad esempio, ha approfondito le successioni sul Capozzi o che ha speso giorni e giorni a capire quella stramaledetta questione degli organismi di diritto pubblico. Lo studio deve essere approfondito anche al di là degli istituti chiave. Semplicemente, però, sono arrivata al punto in cui spendere giornate intere a memorizzare una Plenaria mi inizia a sembrare poco utile... O, semplicemente, proprio non ci riesco più.
Non lo so ragazzi ... È veramente difficile organizzare bene lo studio. Io spesso vorrei tornare indietro e mettere a frutto l'esperienza di questi anni...

Da: Accipiens28/05/2020 08:23:27
Eh ma vedi sei in dubbio ancora oggi.
Anche se tornassi indietro non sapresti che consiglio darti.
O lo sai e non vuoi dircelo??
Sbottonati Antigone! Fai outing:)
No, scherzo.
Io più vado avanti e più cambio idea.
Avessi un fratellino non so cosa gli consiglierei(e te lo dice uno che i libri di Capozzi li ha schematizzati perché ho fatto post laurea un'inutilissima pratica notarile).

Da: Starellio28/05/2020 08:29:49

- Messaggio eliminato -

Da: Infopoint28/05/2020 08:35:44
@Antigone

Penso che chiunque, dopo aver maturato un certo grado di esperienza, tornando indietro farebbe cose diverse.
Però è normale che sia così. Finché non provi non puoi sapere, anche perché un conto è sentirsi dire determinate cose, uno diverso sperimentarle su se stessi.

Pure io, con quello che ho capito oggi, imposterei il mio percorso di preparazione al concorso in maniera abbastanza differente. Avrei evitato certi corsi, ne avrei fatti altri e via dicendo. Sicuramente avrei fatto fruttare il tempo (ed i soldi) in maniera più proficua. Però mi dico anche che sarebbe stato impossibile avere questa consapevolezza uscito dall'università, quindi sono sereno e so che va bene così (avrei potuto anche fare di molto peggio, tutto sommato).

Da: -Antigone- 
Reputazione utente: +41
28/05/2020 08:43:00
@Accipiens
Guarda, forse saprei. Tornando indietro farei così:
Dopo la laurea, subito un corso. Giusto per capire subito il grado di approfondimento richiesto e iniziare ad avere un approccio post universitario. Nel frattempo e dopo il corso, studio matto e disperato sui manuali superiori. In questa fase basta corsi, ma solo aggiornamento con riviste e simili.
In questo modo, credo che nel giro di 2-3 anni si potrebbe condensare una sufficiente preparazione.
Io, invece, ho fatto queste cose (più tirocinio art.73, pratica ed esame di abilitazione) in maniera più disordinata, spalmate su sei anni.

@Starellio
Bella questa frase... Effettivamente rende molto l'idea ;)

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