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DIRIGENTE TECNICO MIUR
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Da: Bia. 06/03/2012 08:58:09
Incrociando...e riflettendo su...gli interventi di Trevize di DS2 e di tanti altri con gli interventi degli operai di Mirafiori..di Pomigliano... del Sulcis e incrociandoli ancora con i vari interventi dei giovani e meno giovani in giro nei vari blog e giornali e incrociandoli ancora con milioni di voci silenziose è come vedere un nuovo urlo di Munch.
Anche in questo microscopico forum emerge la conflittualità...anzi l'assenza di riferimenti sociali e il marcato individualismo...candidati Dt contro candidati DS contro ricorrenti DT contro ricorrenti DS contro DS in carica contro velutazioni ministeriali contro Dirigentiministerialimegliopagati contro sindacati contro altrisindacati contro politica...tutti contro tutti.Come se in realtà per salvarsi non  fosse necessario salvarsi tutti insieme."La fine del sociale rende la vita dell'uomo drammatica.Occorrono nuove prospettive per capire e per esercitare nuovi diritti".Dice Touraine.Quali prospettive?E' questa la questione.
Oggi appare non giusto che esistano retribuzioni esorbitanti...allora il problema non è pagare di più i DS ma pagare meno i dirigenti ministeriali e rendere più sobrie e aderenti alla realtà del paese (del mondo) tutte le retribuzioni quelle politiche comprese perchè la fine dell'adesione sociale e il montante individualismo salvifico (homo homini lupus) non ci permette di accettare squilibri nel potere di acquisto.
Non solo.All'impoverimento economico-sociale corrisponde un simmetrico impoverimento della speranza intesa quale proiezione laica verso il futuro.
Siamo diventati poveri anche di sogni proiettando nell'immediato la nostra realizzazione ma anche questa disattesa dalle frustrazioni economiche.
Per la prima volta nella storia un'intera generazione è fuori dal mercato del lavoro.E' fuori dal futuro e non genera futuro.
La tecnocrazia europea (del mondo) dopo aver prodotto il corto circuito chiama a riparare i danni la stessa tecnocrazia..che lo farà...lasciando sul campo alcune vittime.Sempre i più deboli.
In tutto questo....ma ognuno di noi potrebbe aggiungere qualcosa all'infinito....è dura parlare di scuola parlare di vales parlare di futuro.
Ma è necessario.
La stessa violenza che usa la tecnocrazia verso i paesi mietendo vittime innocenti la usa la scuola anch'essa tecnocrazia pur senza ricavi economici.Il livello di dispersione è elevatissimo e anche in questo caso le vittime sono i più deboli.Sempre uguale è la storia.
Oggi probabilmente la scuola non può più essere ascensore sociale ma non può diventare la nuova rupe tarpea.Oggi nonostante investimenti anche notevoli (vedi fondi strutturali nelle regioni del sud) pare lo sia.
Certo le nuove prospettive di cui parla Touraine sono tante...diverse...la scuola deve essere una di queste e se sarà così ogni nuova occasione (vedi Vales..Invalsi etc) seppur non salvifiche o "politicamente corrette"devono essere intese come un'occasione non per trovare le ragioni..spesso legittime...di opposizione e quindi di immobilismo ma piuttosto le ragioni "democratiche" per usarle a favore degli studenti.
Il futuro è incerto ed è imprevedibile per tutti ma l'adesione culturale e concreta verso una visione dell'uomo non homo homini lupus ma homo homini magister  e homo homini deus, insita nella nostra Costituzione, è un faro al quale guardare nei momenti difficili e se esiste una Istituzione che ha il dovere di farlo questa è la Scuola...con tutti i se e i ma necessari...forse questa è la missione della Scuola del terzo millennio.


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Da: Retorica06/03/2012 09:57:59
Solo retorica, retorica, retorica e concetti leggiucchiati qui e là........
Rispondi

Da: per conoscenza06/03/2012 10:03:14
Dovrebbe eessere più sintetico ma ha ragione da vendere.Spesso non sono  stato d'accordo con lui ma stavolta ha scritto un'analisi condivisibilissima, ed è tutto vero purtroppo. a cominciare dalla premessa. Bravo Nuzzaci


Dirigenti Scolastici: La patacca della sperimentazione della valutazione " VALES " e l'ennesima turlupinatura della dirigenza scolastica 


1 - La parola magica è sempre quella: sperimentazione. Che, sposandosi con il mantra della ï¿��«peculiare complessitàï¿��» della scuola e della sublime ï¿��«specificitàï¿��» della sua dirigenza, potrà, ancora una volta, consentire all'amministrazione e alle corporazioni sindacali di sterilizzare l'imperativo della legge.
Il meccanismo è collaudato da un ventennio: dalla cosiddetta prima privatizzazione del pubblico impiego (legge delega 421/92 e decreto legislativo 29/93), passando per la seconda privatizzazione (legge 59/97 ed una serie di decreti attuativi, poi confluiti nel d.lgs. 165/01), sino alla riforma Brunetta (legge 15/09 e d.lgs. 150/09, poi integrato, ma esso restando meramente virtuale, dal D.P.C.M. 27-1-11, concernente la specifica valutazione degli insegnanti).
Insomma, per la scuola, la legge è tam quam non esset. Col che ci si è altresì bellamente sottratti all'impegno che il nostro governo aveva preso con la comunità europea: di fornire assicurazioni, hic et nunc, in ordine all'accountability delle istituzioni scolastiche e sui programmi di ristrutturazione per quelle che avessero registrato risultati insoddisfacenti; di chiarire come intendesse valorizzare il ruolo degli insegnanti di ogni singola scuola e quale tipo di incentivi volesse mettere in campo.
A dire il  vero, nel solco delle coordinate legali e delle istanze comunitarie dianzi cennate si era mosso il ministro Gelmimi, proponendo due percorsi - sperimentali, naturalmente! - in parte paralleli, volutamente di basso profilo, all'insegna di un astrattamente sano realismo, ma in buona sostanza piuttosto improvvisati e, per molti versi, implausibili: premiare - selettivamente - il merito con poco più di 31 milioni di euro, destinati ad un ristretto campione di insegnanti (Progetto Valorizza, di durata annuale) a ad un altrettanto esiguo numero di scuole (Progetto VSQ - Valutazione per lo sviluppo della qualità delle scuole, triennale).
Ma il neoministro dell'istruzione Francesco Profumo ne ha decretato il deprofundis, con una spettacolare marcia all'indietro.
Per la valutazione dei docenti la partita finisce qui; forse la si potrà riprendere più in là, molto più in là, dopo che l'attuale governo tecnico di salute pubblica avrà esaurito il suo breve mandato.
Lo si potrà fare in seguito ai necessari approfondimenti [si approfondisce da due decenni!] e al coinvolgimento delle comunità professionali e degli esperti di settore [magari in occasione della preannunciata, per l'autunno, conferenza nazionale sulla scuola, dopo quella del 1990,che preparò l'avvento dell'autonomia cartacea].
Per la valutazione ï¿��«premialeï¿��» delle scuole già selezionate ( e destinatarie di un budget di centomila euro cadauna) il progetto in corso continuerà nei prossimi due anni (sempreché vengano realmente assicurate le inerenti risorse finanziarie), ma sarà ad esaurimento; nel senso che, espressamente, quali che potranno essere gli esiti, non verrà più riproposto: e allora, verrebbe fatto di domandarsi, che senso ha portarlo a termine?
Dunque, niente sistematica, selettiva e trasparente valutazione delle performance di ogni istituzione scolastica e dei soggetti (di tutti i soggetti) professionali ivi operanti, in termini di (accertati) meriti individuali e dei relativi apporti recati alla struttura o unità organizzativa (tale è ogni istituzione scolastica, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, d.lgs. 165/01).

2 - Adesso il progetto sostitutivo - uno solo - è denominato VALES, acronimo significante ï¿��«Valutazione e sviluppo della scuolaï¿��».
E' rivolto a non più di 300 scuole, tenendosi conto dell'ordine cronologico di presentazione delle domande e della necessità di garantire un'equilibrata distribuzione sul territorio nazionale, nonché assicurandosi un'equa rappresentatività nel primo e nel secondo ciclo d'istruzione.
Ad ogni scuola prescelta sarà garantita l'astronomica cifra oscillante tra i diecimila e i ventimila euro (nella misura massima fa 6 milioni di euro, contro i 31 milioni delle due sperimentazioni già naufragate), per sostenere l'implementazione del progetto nella sua durata triennale, che si prefigge lo scopo di individuare e verificare sul campo la fattibilità di metodi, criteri, procedure e strumenti che permettano di valutare i punti di forza e di debolezza del singolo istituto, nonché dell'azione del dirigente scolastico.
Nella prima fase si procede all'analisi della scuola come ï¿��«sistema complessoï¿��», condotta da diverse prospettive, attraverso un protocollo di visita delle scuole gestito da nuclei di valutazione esterni coordinati da ispettori [ma dove sono?].
Al termine di questa prima fase di analisi, sarà consegnato alla singola scuola uno specifico rapporto di valutazione, sulla base del quale essa è invitata a progettare in autonomia un percorso di miglioramento, per la cui realizzazione sono previsti i ridicoli finanziamenti di cui sopra.
La scuola avrà a disposizione il successivo anno scolastico per condurre, dopo una fase di autovalutazione e di progettazione, opportune azioni di  miglioramento.
Nel corso del terzo e ultimo anno di sperimentazione la scuola sarà nuovamente valutata da parte del nucleo di valutazione esterno che, sulla base del rapporto iniziale, ne apprezzerà i risultati raggiunti.
All'interno del quadro di riferimento  descritto ed in coerenza con le linee di interventi istituzionali prefigurate per il progetto VALES, specifiche azioni  saranno avviate nelle regioni del mezzogiorno appartenenti all'Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia Sicilia).
Per queste aree territoriali le attività saranno realizzate con i fondi strutturali europei, nell'ambito del Programma Operativo Nazionale "Competenze per lo sviluppo" finanziato con il fondo sociale europeo 2007-2013.
Per la partecipazione alla sperimentazione è indispensabile la delibera positiva del collegio dei docenti, unitamente all'adesione del dirigente scolastico, che nel quadro della generale valutazione dell'istituzione scolastica dovrà essere - specificatamente e lui solo: non già i suoi docenti e il suo personale ATA - valutato.
Dopo il 12 marzo sapremo se le adesioni avranno registrato un semifallimento, come le ultime due abortite, oppure no; perché, questa volta, l'amministrazione, nella circolare n. 16 del 3 febbraio a firma del capodipartimento Giovanni Biondì, si è peritata di puntualizzare che l'accesso delle scuole alla nuova programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali europei ï¿��«sarà condizionato alla presenza di alcuni elementi strutturali, quali l'esistenza di sistemi di misurabilità dell'efficacia degli interventi e dei risultatiï¿��».
E si precisa altresì che, diversamente dal precedente progetto VSQ, non sono previste premialità alle scuole che raggiungono i risultati migliori, né penalizzazioni per le scuole deficitarie; che, anzi, queste ultime hanno un incentivo formidabile a permanere in una strutturale situazione di debolezza, perché saranno alimentate da ulteriori, promessi, finanziamenti a sostegno del loro piano di miglioramento, che potrebbero riverberarsi in positivo sulle remunerazioni del personale, nei cui confronti non sarà sanzionato alcun demerito: di sicuro per i docenti e per il personale ATA e - forse, oppure no? - per il dirigente scolastico.

3 - Il dirigente scolastico, per l'appunto, è fatto oggetto di un apposito capitolo nell'ambito di questo progetto valutativo, nella ragionevole presupposizione che la sua azione risulti fondamentale nel promuovere gli obiettivi di miglioramento del servizio, stimolando la collaborazione di tutta la comunità scolastica; pur in assenza di qualsivoglia strumento di gestione cogente, che non siano la sua autorevolezza e/o l'esemplarità del suo comportamento.
E sembra andar bene per tutti.
Va bene per i sindacati generalisti del comparto, rassicurati dal fatto che il dirigente scolastico non potrà valutare chicchessia, sicché il personale della scuola, massivo e fungibile, potrà continuare ad essere ammannito - e garantito - con slogan e parole d'ordine, secondo i perduranti canoni di un'omogenea, piatta ed avvilente cultura impiegatizia.
Va bene per il sedicente più autorevole e rappresentativo dei sindacati della dirigenza scolastica, che già aveva indirizzato all'ex ministro Gelmini l'invito a ï¿��«predisporre un progetto sperimentale in tema di valutazione dei dirigenti delle scuole con un impianto analogo a quello che sta(va) per prendere l'avvio relativamente ai docenti [ed ora non più riproposto]ï¿��».
Va bene per le anime belle delle eteree associazioni professionali, che vi trarranno alimento per continuare a disquisire di centralità della dirigenza scolastica, di professione emergente connotata da un'intrinseca dimensione di leadership democratica, distribuita, partecipata, orizzontale ed orientata al cambiamento: quindi leadership trasformazionale, emotiva, evocativa âï¿�ï¿� visionaria!

Ed importa punto o poco che la legge (art. 5, d.lgs. 165/01, come modificato dal d.lgs. 150/09; lo stesso art. 25 del d.lgs. 165/01, citato, riguardante la supposta ï¿��«specificitàï¿��») dica e voglia tutt'altro (o anche altro).
Perché, in punto di diritto, il dirigente scolastico, come ogni ï¿��«normaleï¿��» dirigente pubblico:

è  ï¿��«datore di lavoroï¿��» dialetticamente contrapposto, in una sorta di ï¿��«fisiologicoï¿��» conflitto d'interessi, ai ï¿��«lavoratoriï¿��» (personale docente e personale ATA) posti alle sue dirette dipendenze, in virtù dei richiami delle norme civilistiche e delle leggi speciali sul supporto di lavoro subordinato nell'impresa;
in quanto datore di lavoro e capo dell'impresa e/o dell'unità organizzativa (quale deve essere considerata ogni istituzione scolastica dotata di personalità giuridica per il doveroso esercizio della sua autonomia funzionale, ex art. 1, comma 2, d.lgs. 165/01), deve valutare i propri ï¿��«collaboratoriï¿��» (tutto il personale docente e ATA) perché ne possano essere apprezzate le prestazioni, in positivo (con effetti premiali, a principiare dalle dirette attribuzioni economiche) ovvero in negativo (con conseguenze sanzionatorie): tutto ciò nell'ï¿��«interesse dell'impresaï¿��», ex artt. 2014 e 2016, codice civile (rectius: nell'interesse dell'istituzione scolastica e della sua mission);
da lui, pertanto, dipendono gerarchicamente (diverso discorso essendo quello sul come, con quali limiti, modalità e garanzie il rapporto di gerarchia debba essere agito) i suoi ï¿��«collaboratoriï¿��» (nel senso che i suoi dipendenti devono - obbligatoriamente - disporsi ad un comportamento collaborativo in relazione al conseguimento dei fini dell'impresa, poco rilevando che essa sia privata o pubblica) [art. 2086, c.c.]; che devono usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta.
E' ovvio che trattasi di generali paradigmi pur sempre da calibrare sulla peculiarità e sugli scopi del variegato mondo delle pubbliche amministrazioni e delle peculiarità dei soggetti in esse operanti, specialmente se attributari di più o meno ampia discrezionalità tecnico-professionale: vale certamente per la scuola, ma non solo.
Calibrati, però, ma non stravolti, sino ad essere neutralizzati. E a tal proposito ogni dirigente pubblico - che risponde dei risultati dell'unità organizzativa - è, ad un tempo, manager (connotazione ritenuta ï¿��«innaturaleï¿��», un corpo estraneo nel fatato mondo della scuola) e leader (per contro apprezzato, purché non autocratico).
E' manager nell'esercizio di competenze giuridico-organizzativo-gestionali, strumentali al conseguimento dello scopo istituzionale, secondo i canoni di efficienza-efficacia-economicità, dato che vengono usate cospicue risorse pubbliche, coattivamente prelevate dalla fiscalità generale, che pertanto devono essere giustificate, dunque rendicontate. E' leader in quanto deve essere capace di conseguire gli obiettivi assegnati nella chiarezza della mission e della vision: perciò motivando, coinvolgendo e valorizzando la risorsa fondamentale costituita dal fattore umano.
Ma non per questo può continuare a sostenersi che tale risorsa umana possa agire in assoluta libertà perché, alla fin fine, soggiace ai soli e domestici vincoli di natura morale, se non alla propria ï¿��«scienza e coscienzaï¿��».
E' perciò naturale, anzi indispensabile, che il dirigente scolastico, come tutti i dirigenti pubblici, dev'essere valutato secondo le disposizioni di legge (e, de residuo, del contratto collettivo nazionale di lavoro) e per gli effetti predeterminati dalla legge (e dal contratto): che non sono - le une e gli altri - quelli cui fa riferimento questo progetto sperimentale in tema di valutazione della dirigenza scolastica; il quinto, a far data dalla sua nascita nell'ordinamento giuridico, or sono dodici anni. 
Cinque sperimentazioni in dodici anni per valutare la dirigenza scolastica già costituiscono, di per sé, testimonianza inoppugnabile della loro fatua consistenza: dai SIVADIS 1, SIVADIS 2, SIVADIS 3 al caravanserraglio messo a punto dall'INVALSI e mandato al macero dal suo committente, l'allora ministro Fioroni, non appena emesso il primo vagito. Ed ora VALES, che eredita tutte le aporie dei precedenti progetti.
Un VALES che sembra valere veramente poco, come hanno scritto o lasciato intendere esperti di cose scolastiche, come M. Tiriticco e l'ispettore G. Cerini; che poi però s'industria nel tentare di trarne elementi e spunti di con divisibilità (che, astrattamente, non mancano) e dando mostra di crederci: a cominciare dal protocollo cui la valutazione del dirigente scolastico dovrà fare riferimento, strutturato in indicatori individuati all'interno delle seguenti macro-aree:

Direzione, coordinamento, valorizzazione delle risorse umane.
Organizzazione e gestione delle risorse finanziarie e strumentali.
Promozione della qualità dei processi interni alla comunità professionale.
Sviluppo delle innovazioni.
Attenzione alle famiglie e alla comunità sociale.
Collaborazione con i soggetti istituzionali, culturali, professionali, sociali ed economici del territorio.
E' un dispositivo sensato, potrebbe dirsi, perché tarato sulla peculiarità del luogo di esercizio della funzione dirigenziale scolastica, oggettivamente più complesso e meno standardizzabile rispetto ad un mero ufficio interno di una più ampia ed autonoma struttura organizzativa (poniamo: un ufficio scolastico regionale o una direzione generale del MIUR), chiamato a perseguire obiettivi circoscritti, più semplici, facilmente quantificabili (e facilmente valutabili).
Ma è un dispositivo che non ha richiesto un apprezzabile sforzo ideativo, altro non essendo che una (parziale) copiatura in pejus del modello figurante nell'art. 41 del CCNI del 31 agosto 1999 per una valutazione (sperimentale, è il caso di precisarlo?) degli allora capi d'istituto ancora appartenenti al comparto scuola ed in transito verso la qualifica dirigenziale (ed in attesa di essere collocati nella quinta autonoma area contrattuale, surrettiziamente e saldamente ancorata al ceppo d'origine: una riserva indiana per non infettare le dirigenze ï¿��«vereï¿��», cioè quelle ï¿��«normaliï¿��», e quivi contemplare la sua ineffabile specificità).
Lo riportiamo di seguito, anche per significarne una più puntuale o dettagliata configurazione rispetto al più generico suo odierno clone:
Area 1: Direzione e organizzazione dell'istituzione scolastica

1.1. pianificazione e definizione P.O.F.
1.2. interventi specifici per l'apprendimento e il successo scolastico
1.3. autovalutazione d'istituto
Area 2: Relazioni interne ed esterne

2.1. comunicazione pubblica
2.2. relazioni istituzionali ed esterne
2.3. iniziative relative al rapporto scuola-famiglia
Area 3: Innovazione e sviluppo

3.1. sviluppo e diffusione progetti di ricerca e innovazione formativa
3.2. attivazione di accordi di reti, convenzioni, consorzi
Area 4: Valorizzazione delle risorse umane

4.1. formazione e sviluppo personale docente e ATA
4.2. modalità affidamento incarichi e funzioni
Area 5: Gestione delle risorse finanziarie e strumentali

5.1. gestione dei fondi d'istituto
5.2. utilizzo innovativo di tecnologie e infrastrutture disponibili.
Siamo così punto e a capo. E sono trascorsi, invano, tredici anni!
Basterebbe (anche) questo per comprendere quanto vale VALES, partecipe del collaudato gioco delle scatole cinesi, delle sperimentazioni che si rincorrono e spesso si sovrappongono, infine sciogliendosi come neve al sole; una sorta di cambiale puntualmente rinnovata prima della scadenza, di modo che non si porta mai all'incasso.
E così si continua - potrà continuarsi - a cincischiare. Perché è ora mai acclarato che una seria, e vera, valutazione non la vuole nessuno.
Non la vuole l'amministrazione: perché non è dotata di una tecnostruttura in grado di gestirla  e perché non ha né intende reperire le risorse finanziarie per remunerarla (retribuzione di risultato).
Non la vogliono le corporazioni sindacali generaliste di comparto; un'anomalia tutta italica, che tiene forzosamente e quasi indistintamente insieme docenti e personale amministrativo, dopo che ne sono felicemente fuoriusciti gli ex ispettori tecnici - ora dirigenti pleno iure e plena pecunia - e solo formalmente i dirigenti scolastici; dirigenti finti e perciò dirigenti pezzenti: se ne è accorta, dopo dieci anni, la rivista "Tuttoscuola", e sembra che la cosa stia, finalmente?, facendo rumore. Non la vogliono i sindacati del personale della scuola o ï¿��«lavoratori della conoscenzaï¿��» (sic!), non fosse altro perché un dirigente non valutato non può (non è legittimato a) valutare il personale dipendente, della cui gestione lo si pretende (lo pretende la legge) esclusivo responsabile.
Non la vogliono - e ci riesce ancora arduo  comprendere il perché - ï¿��«il più autorevole e rappresentativo dei sindacati della dirigenza scolasticaï¿��» e le associazioni sindacali professionali, turistico-convegnistiche, di categoria.
E forse non la vuole - con sommo autolesionismo - la categoria.
A parte ciò, sotto il profilo tecnico e con particolare riguardo alla dirigenza scolastica, la riproposta sperimentazione permane viziata dalla confusione tra valutazione dell'istituzione scolastica e valutazione delle prestazioni del suo dirigente.
La prima è preordinata (realizzandosi sapientemente un mix tra valutazione interna o autovalutazione e valutazione esterna ad opera di soggetti terzi) all'emersione dei punti di forza e di debolezza della ï¿��«struttura organizzativaï¿��» onde apprestare conseguenti e coerenti interventi atti a consolidare gli uni e  migliorare gli altri, sicché ogni istituzione scolastica possa erogare una prestazione di qualità generalizzata, di tipo inclusivo, ï¿��«al fine di garantire il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema d'istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimentoï¿��» (art. 1, comma 2, d.p.r. 275/99). Anche se fa specie leggere che, nell'anno di grazia 2012, non si è ancora riusciti a ï¿��«individuare e verificare sul campo la fattibilità di metodi, criteri, procedure e strumenti che permettano di valutare âï¿�ï¿�ï¿��».
E nulla succede - meglio, non succede - per caso.
La seconda tipologia è finalizzata - anche con l'impiego di un'apposita, e differente, strumentazione - alla valutazione dei risultati dell'azione del dirigente (comprendente il conseguimento degli obiettivi assegnati e il comportamento organizzativo).
Certamente, ben possono integrarsi, ma restano - devono restare - distinte, concettualmente e per i diversi esiti cui mettono capo: interventi promozionali-supportivi-equitativi, ovvero premiali-sanzionatori (in positivo differenziata retribuzione di risultato, in negativo ed extrema ratio la risoluzione del rapporto di lavoro).
Nel mentre, un progetto predisposto per la valutazione dei punti di forza e di debolezza dell'istituzione scolastica, va surrettiziamente ad includere la valutazione delle prestazioni professionali di un solo soggetto - e, a questo punto incoerentemente, escludendo quelle di tutti gli altri soggetti (docenti e ATA) - non già per premiarlo e/o sanzionarlo, ma, soggetto minorenne, per orientarlo e assisterlo con una consulenza permanente affinché possa egli esplicare ï¿��«la sua azione fondamentale nel promuovere gli obiettivi di miglioramento del servizio scolastico, stimolando la collaborazione di tutta la comunità scolastica âï¿�ï¿� ï¿��».
E' il privilegio della sua specificità! Che non è toccato in sorte ai generici, fungibili, ï¿��«non complessiï¿��», e maggiorenni, dirigenti amministrativi e tecnici dello stesso datore di lavoro, il MIUR. Tal che, sottoposti ad un'ordinaria, prosaica, ï¿��«egoisticaï¿��» valutazione annuale, compendiata in due sole schede e contenente pochi, circoscritti, operazionalizzati obiettivi, si mettono, sempre annualmente, in tasca una retribuzione di risultato media pari a 30.000 euro, con punte che sfiorano i 70.000.
E'stampato sul sito del MIUR ï¿��«Trasparenza, Valutazione e Meritoï¿��», aggiornato all'8 febbraio 2012. Cliccare per credere!
Andiamo dunque a sperimentare, anche per non perdere i finanziamenti europei. Allegramente, però. Perché, comunque vada,  a fine anno ogni ï¿��«specificoï¿��» dirigente scolastico percepirà i suoi bravi 2.000 - dicesi duemila - euro lordi, uguali per tutti, a meno che non abbia avuto l'improbabile sventura di essere incappato in una valutazione negativa formalizzata in atti.
E' così da dodici anni.
E lo sarà ancora per i prossimi tre. Giusto per prendere, e perdere, tempo.
-Francesco G. Nuzzaci
Rispondi

Da: Bia. 06/03/2012 12:55:47
@retorica
è vero...leggo molto.
Rispondi

Da: Bia. 06/03/2012 15:16:44
http://ospitiweb.indire.it/adi/rossid/rossidoria_fr.htm

e leggere aiuta a capire
Rispondi

Da: Altro che storie!06/03/2012 19:37:23
"Oggi probabilmente la scuola non può più essere ascensore sociale ma non può diventare la nuova rupe tarpea"........veramente la scuola essa stessa è stata fatta capitombolare dalla rupe tarpea, e da quel dì!!!
Rispondi

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Da: Lucia 106/03/2012 20:13:32
@ Trevize che, tra l'altro, scrive:
[...]
Altrettanto ovviamente, chi ha partecipato si è imposto di dare le risposte richieste dalla prova e non quelle "giuste in assoluto", dal momento che l'idea di tutti era superare la preselezione, non "impallinare" per principio le risposte "giuste in assoluto" e farsi buttare fuori al primo step.
Non mi sento certo più "bravo" per questo, solo sufficientemente "abile" nel compito e consapevole che questo era richiesto per andare avanti.[...]

E' proprio su questo che cerco di riflettere perchè anch'io, d'istinto , ho ragionato e quindi agito come te (se pur con altri risultati) ma adesso (mi) chiedo: non avverti l'eco, nemmeno tanto lontano, dell' "ho obbedito agli ordini" sebbene questi fossero palesemente ridicoli o, peggio, umilianti per noi e per il nostro decoro professionale? E' sull'onda di questo disagio che confermo la nota di soddisfazione provata in seguito ai rilievi del CdS nonchè la speranza che ognuno di noi (io per prima) possa, di fronte alla  prospettiva di eventuali future situazioni analoghe, mantenere la schiena un po' più diritta.
Rispondi

Da: Retorica06/03/2012 20:29:46
@ Bia
Non sempre leggere aiuta a capire.....Bisogna andare oltre, lolto oltre...
Ad esempio,  di Marco Rossi Doria esistono ritratti assolutamente opposti. Dove sta la verità?
Bisogna indagare, cercare, scoprire.....
Leggiamo anche quanto riportato in:

http://www.forumscuole.it/napoli/riflessioni-e-opinioni/scuola-arrivano-i-curatori-fallimentari
Rispondi

Da: Trevize06/03/2012 20:52:34
@ Lucia1
Cara collega, non è facile ma proverò a motivare, anche se nel mio post c'era qualche motivo già presente.
Dal mio punto di vista la questione non è "aver obbedito agli ordini" ma piuttosto "se" c'erano ordini, nel senso che il bando non era ben congegnato e i quesiti erano chiaramente raffazzonati: fin da subito ho avuto l'impressione, non so quanto fondata, che tutto fosse stato organizzato con amena superficialità, "tanto è un concorso da poco" (vedi post precedente e profili dirigenziali annessi).
Vogliamo domandarci perché abbiamo partecipato? penso che la risposta sia comune: io e altri perché reduci dal concorso a DT; molti altri perché c'è l'idea che ognuno di noi sia capace di risollevare le sorti della sua scuola se non di quella italiana tout court, perché ci si crede, per lo stipendio, per la considerazione sociale (?), perché tanto vale provarci, perché "è l'ultima possibilità" (per far cosa andrebbe approfondito), perché "vi faccio vedere io come si dirige una scuola".
E cos'altro avremmo potuto fare? Ritrarci sdegnosamente perché i quesiti erano stati scritti da personaggi che hanno lavorato con la mano sinistra (con tutto il rispetto per i mancini)? e da quante cose ci dovremmo allora ritrarre nel corso delle nostre giornate di lavoro per non sentirci ridicoli non tanto per gli ordini ricevuti quanto per quello che ci accade intorno?
Butto lì a piene mani  e del tutto a caso traendo dagli ultimi giorni (non mesi) della mia esperienza professionale, poi mi dirai: mi sento ridicolo quando una collega scrive al suo DS che gente come lui finisce sempre a piazzale Loreto e non succede niente mentre la collega in ritardo di cinque minuti magari riceve un richiamo scritto; ridicolo quando alle 7,55 del mattino su 12 insegnanti in servizio alla macchina del caffè ci siamo io e il caffè; ridicolo quando al collegio dei docenti ne conto 50 a sedere e 30 che entrano in aula magna solo per firmare; ridicolo quando un bambino si fa male e in classe non c'era nessuno e invariabilmente sui verbali assicurativi si scrive che "l'insegnante era presente al fatto"; e mi fermo qui perché è ridicolo anche questo elenco.
Ecco, la qualità organizzativa del concorso purtroppo temo sia direttamente proporzionale alla qualità professionale di molti docenti e di tanti dirigenti scolastici: certo non la maggioranza ma una folta, chiassosa e visibile minoranza; e almeno in questo ottimismo per le minoranze spero di aver ragione.

Se vuoi, aggiungo un dettaglio che a mio parere passa inosservato in questo allegro Paese da "finché la barca va...": la democrazia e l'etica partono dal basso e non dai vertici di una nazione, che non fanno altro che rappresentare la famosa "base". Quello che vedo intorno a me, e lascio volutamente da parte l'intervento di Bia che meriterebbe altro commento corposo e attento e che da qui potrebbe prendere avvio, non mi dà speranza né di rinascita né di prospettiva ma non rinuncio nel mio piccolo a fare quello che posso ogni giorno a partire dalla macchina del caffè. E' il mio modo di tenere la schiena dritta.

Ti auguro miglior sorte e altre occasioni.
Salutoni a tutti/e e scusate la verbosità.
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Da: SCONOSCIUTO06/03/2012 21:12:46
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Da: SCONOSCIUTO06/03/2012 21:12:49
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Da: OLTRE LORIZZONTE06/03/2012 21:46:14
Intervengo per cogliere quello che sembra essere la sintesi dell'intervento di Bia. La coesione sociale o se si preferisce la pace sociale è uno dei più grandi patrimoni che una società può e deve costruire. Infatti, in Europa si considera importante costruire la coesione sociale e continuare a rinforzarla attraverso azioni che mirano a mettere a fattore comune le differenze come elemento positivo e patrimonio delle genti d'Europa.
La visione in questo caso deve essere tale da far tendere la società Europea, e non solo, verso l'aumento della coesione sociale che permetterebbe uno sviluppo armonico ed efficace. Le contrapposizioni di questo tempo non aiutano la crescita di una società ma la depauperano nelle sue "ricchezze" (culturali, sociali, etiche, dei diritti e del progresso civile, ecc.). La scuola in tale contesto deve continuare a fungere da vettore di sviluppo e coesione sociale e non può permettersi di inseguire comportamenti contrappositivi presenti a tutti i livelli. Per concludere, la scuola non riuscirebbe a mantenere elevati livelli contrappositivi per lungo tempo, quindi, spero che
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Da: OLTRE LORIZZONTE06/03/2012 21:50:09
scusate, continuo,
si operi tenendo continuamente sotto controllo il clima, i livelli di relazionalità positiva elevati e le contrapposizioni a livelli bassi.
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Da: drammi dirigenziali06/03/2012 23:12:38
In genere trovo Nuzzaci preparatissimo e accurato ma pesante e verboso. Questa volta ho letto con vero godimento. Finalmente, come il suddetto predica da tempo, si è scoperto che un DS (almeno quelli entrati come me con l'ultimo concorso, per cui non vale più l'anzianità di servizio) prende 2500-2600 euro al mese e 2000 euro l'anno di retribuzione di risultato, mentre un DS comandato al Ministero (non quelli agli USR o agli USP) ne incamera, chissà perché, circa 58mila e più,  i Dirigenti (e i semplici docenti) precettati al MIUR senza concorso per chissà quali meriti (visto che dai loro curricola emerge che sono in gran parte giovani, senza titoli e senza concorsi vinti, ma in compenso hanno fatto anticamera sindacale o partitica) percepiscono stipendi da sogno e non gestiscono personale, né sicurezza, né privacy, né contrattazione, né fondi; si è scoperto che la valutazione della performance, che nella scuola pare così complicata, si risolve per DT e DA in 2 paginette di autoelogio annuale; si è scoperto, guarda un po', che per valutare bisognerebbe investire seriamente risorse che si preferisce spendere in consulenze esterne ed altre amenità. Quanto a Rossi Doria, negli ultimi due mesi ho avuto modo di sentirlo in due convegni: non mi era molto simpatico prima, per il populismo un po' d'accatto, nonostante le belle iniziative avviate, ma l'ho trovato presuntuoso, al limite della spocchia, con poche ed incerte idee sul da farsi, un sottosegretario perfetto.  Non parliamo di Ugolini...  E allora? in che mani è la scuola? Io faccio il DS e sinceramente lo trovo un lavoro che ti toglie sonno, sogni e voglia di vivere, tutto il contrario di quello che pensavo prima di iniziare, perché l'autonomia non esiste, non esiste la leadership, la managerialità è impossibile, l'unica cosa in cui si è autonomi è la responsabilità gigantesca; vedo docenti esausti e in burn out ma anche demotivati, disinteressati, impiegatizi, che arrivando non vedono l'ora di scappare.  Bisogna fare un lavoro di valutazione, anche solo  per verificare se qualcuno pensa di porre in essere le belle parole delle riforme moderne, a partire dall'inclusività. Un esempio. Ho dovuto iscrivere mio figlio alle medie, il ragazzo ha un deficit cognitivo lieve e molti problemi soprattutto in matematica; faccio un giro, mi indicano una sezione molto efficace, chiedo di parlare con i colleghi, umilmente, presentandomi come una mamma giustamente preoccupata. Docente di Italiano accogliente, intelligente, respiro, poi parlo con l'insegnante di Matematica, il quale si informa: ma ha intuito matematico? Sa a campanella le tabelline? Sa fare calcoli veloci a mente? E le divisioni? Quando gli spiego il problema, storce un poco il naso; apprende che il ragazzo è adottivo, è di colore, domanda: ma è certificato? Capite, certificato, così i guai si scaricano sul docente di sostegno. Quando gli dico che no, non è certificato, l'ineffabile scienziato mi spiega: "Lei capisce, il primo mese ripetiamo tutto, poi devo svolgere il programma". A questo punto sbotto: "Ma professore, e i piani di studio personalizzati?"; e lui: "Ma signora, quelli si fanno per gli handicappati, per gli altri devo seguire il programma". Glielo hanno detto che i programmi sono stati sostituiti da indicazioni? Ha letto qualcosa di didattica? E l'individualizzazione/personalizzazione dov'è? Il DS di quella scuola che fa? Sono fuggita, inorridita. Poi ho scoperto che il DS è uno di quelli di 67 anni con 44 di servizio che si appresta a fare ricorso per il pensionamento coatto. Bene, ho pensato, legati alla sedia e continua così. Tanto, nulla potrà cambiare.
Rispondi

Da: DS207/03/2012 01:11:15
Bene, finalmente si vola basso e si plana sulla realtà effettuale della cosa.
Un consiglio: evitare accuratamente di vincere il concorso per DS se si è affetti, e afflitti, da dirittura morale e schiena rigida; vi farete dei nemici, come mi ha detto un CS sabato scorso a modo di avvertimento mafioso.
In caso, dare per scontato burn out e conseguenti consulenze specialistiche(siete datori di lavoro e padroni delle ferriere; per voi niente medico competente e valutazione dello stress!).
Ulteriore osservazione: oltre i comandi e incarichi MIUR, esistono lucrose attività collaterali conferite a DS e docenti dagli Enti locali; chi ha la schiena dritta e magari altri cespiti se ne infischia, ma chissà perchè lorsignori molto flessibili hanno sempre gli incarichi dirigenziali più...riposanti; forse per poter svolgere con agio i suddetti incarichi?per poter partecipare spesso e volentieri a congressi e congressini sindacali? per poter fingere di  lavorare  nelle molte reggenze accapparrate?
Ultima notazione:
qualcuno per caso nutriva illlusioni sullo snobissimo maestro di strada nato con il cucchiaio d'argento in bocca?
Beh, invece che dedicarsi a Morin et similia, legga Dagospia e ripassi Machiavelli.
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Da: x DS207/03/2012 09:21:50
Eppure, tu avresti dovuto sapere!
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Da: delia07/03/2012 15:05:39
sono biammessa e vicaria in un'istituzione data in reggenza. Sono stanca morta, fisicamente e psicologicamente e, leggendo gli ultimi interventi, non so più cosa sperare...
Rispondi

Da: Ulisse 14507/03/2012 16:25:37
Tra un mese esatto tutti i risultati delle prove scritte.
Per la gara degli Hotel forse due.
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Da: o r r o z07/03/2012 17:53:13
confermo....solo il primo rigo, naturalmente.
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Da: Lucia 107/03/2012 18:44:21
@ Trevize

Condivido quasi tutto quello che hai avuto la cortesia di rispondermi, soprattutto l'elenco delle miserie alle quali non solo assistiamo ma delle quali siamo comunque complici "per sfinimento", pur tentando ogni giorno di non piegarci ai ricatti "mafiosi" del contesto (leggasi, per esempio: tratta bene -eufemismo-  l'ITP dell'ufficio tecnico così ti sistema l'orario a tua immagine e somiglianza; non intervenire più di tanto nel Collegio docenti altrimenti più di un "pecoro-collega" potrebbe "perdere tempo" ed essere sopraffatto da un rigurgito di coscienza anzichè "spicciarsi" ad alzare la mano per approvazioni
bulgare di qualsiasi eresia nella speranza di ricevere un'occhiata riconoscente dal "ducetto" di turno...e via discorrendo con altro che conosci quanto e meglio di me...come vedi, non ho avuto miglior sorte...) In quel "quasi" però si nasconde il dubbio che se tutti noi, sottolineo TUTTI, ci fossimo rifiutati di sottoporci, in nome della nostra dignità e del nostro decoro professionale, a quello che ho definito obbrobrio, forse avremmo potuto ottenere una selezione non dico  più "giusta", ma almeno, appunto, più decorosa. Mi illudo? Quasi certamente, ma è appunto quel "quasi" che comunque fa la differenza in un contesto difficile come il nostro.
Rispondi

Da: mi chiedo07/03/2012 19:47:02
L'ottima e cara AGMEA - richiesta a gran voce in un post di qualche giorno  fa - continua a zittire. O partecipa - "sotto mentite spoglie" - all'interessante dibattito in corso tra alcuni di quelli dei 'suoi tempi'?. Orsù, fatti viva, o fatti riconsocere, ritorna 'in chiaro'|
Rispondi

Da: mi chiedo07/03/2012 19:48:48
L'ottima e cara AGMEA - richiesta a gran voce in un post di qualche giorno  fa - continua a zittire. O partecipa - "sotto mentite spoglie" - all'interessante dibattito in corso tra alcuni di quelli dei 'suoi tempi'?. Orsù, fatti viva, o fatti riconoscere, ritorna 'in chiaro'|
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Da: hop hop hop07/03/2012 20:07:03
Finalmente.
Io credo che dalle ultime 3-4 pagine del forum sia uscita, finalmente, la scuola vera, quella delle enormi criticità e complessità che in tanti maldestri tentativi precedenti molti  hanno voluto edulcorare con le solite boiate, i soliti ormai nauseabondi infingimenti: pedagogia de qua, riforme e controriforme de la, vales de su pseudosocio-filosofia de giù.
Onore alla sincerità ed all'obiettività che, ripeto, le ultime pagine del forum finalmente grondano.
In interventi precedenti ho fatto allo stesso modo: esternando storture e criticità del sistema scuola, viste sotto altri aspetti.
Altro che politicamente corretto o......scorretto, come qualcuno tempo fa diceva.
Sarebbero pagine ed interventi davvero da raccogliere ed in qualche modo (ora non mi ci soffermo) esternare cioè portare oltre, comunicare oltre il forum. Certo, lo sappiamo bene, per quello che può servire!!!
Ma almeno sappiamo che si tratta del grido di dolore autentico che viene dall'interno della scuola e non dai tanti che ce la vengono a raccontare, ad analizzare, a scomporre e ricomporre continuamente, ciascuno dal suo asettico tavolino.
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Da: ciaociao08/03/2012 14:06:16
buon 8 marzo a tutte le donne!!!!!!!!!
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Da: eccetto08/03/2012 18:20:22
alle aspiranti DT
Rispondi

Da: glass ceiling08/03/2012 18:26:07
...as usual.
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Da: gli indifferenti08/03/2012 19:30:06
Perchè noi italiani non facciamo niente per rifuggire dalla condizione di indifferenza, perchè non abbiamo la capacità di indignarci, perchè ci perdiamo dietro al chiacchiericcio... forse la nostra non è una preparazione degna di rivendicazione? Tutto è datao al caso, anche il superamento di un concorso, chissà forse entrerò anch'io...
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Da: scuole secondarie settore tun ds che ha concorso08/03/2012 20:17:00
Ripropongo un tema : questo forum non era stato aperto per il concorso dei DT? Il resto, seppur condiviso, a me pare il diario del bambino povero, o no?
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Da: Bia. 08/03/2012 23:59:28
mah...è un modo per raccontare...per raccontarsi....per raccontarci...uno dei tanti modi possibili per sognare e sperare.
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Da: scuole secondarie settore tun ds che ha concorso09/03/2012 06:58:11
Raccontare e raccontarsi è condivisibile ma esagerare come ogni tanto qualcuno fa o magari nascondersi ed offendere come altri hanno fatto non arricchisce il forum, ma lo rende poco interessante. Che dire a chi diverrà DS ? E' una realtà professionale dura, con tanti impegni e responsabilità da assumere. I distaccati al MIUR, che ho avuto modo di conoscere, non stanno tanto meglio comunque per il motivo contrario: sono dirigenti senza responsabilità!! Più innovativa può essere forse la figura del DT. E' sconcertante comunque il silenzio calato sulla correzione dei compiti e l'indifferenza dell'amministrazione!!
Rispondi

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