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Sentenza n. 37/2015 della Corte Costituzionale - illegittimità incarichi dirigenziali
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Da: x l''incredibile hulk02/06/2016 22:18:22
Striscia non fa più notizia, sono solo dei pagliacci, ignoranti e presuntuosi!!! Non sono e non saranno ricevuti in nessun ufficio dell'ae, solo per strada e assecondati!!! La norma è chiara e verrà applicata finché sarà in vigore!!!

Da: hulk202/06/2016 22:34:29
Guarda che la gente li segue e fanno opinione; sicuramente esagerano, però, non bisogna non tenerne conto!!! sicuramente stanno evidenziando un disagio che  c'è in giro e non prenderne atto non è l'atteggiamento giusto!!!!

Da: sono Dirpubblica02/06/2016 23:11:32
si al punto 8 non si parla nello specifico....ha pubblicato martina qualcosa sulla pagina di facebook...il gruppo di dirpubblica ho il picci impallato se no ti postavo il link

Da: sono Dirpubblica02/06/2016 23:31:48
http://www.dirpubblica.it/contents.aspx?id=1536... qui c'è qualcosa

Da: sentenza 37 e POT02/06/2016 23:31:59
C' è gente ex incaricata "total ignorant" e "total lecchin" che quando è uscita la "37" è andata nel panico e nell'abisso come se gli fosse venuta una malattia grave a un figlio. Questa è una cosa che fa tristezza (per loro).
I POS sono stati una procedura tutto sommato "buona".
I POT sono stati una VERGOGNA, una PUTTANATA TIPICA ITALIANA. L'apice della vergogna è stato rappresentato dai funzionari ex incaricati che PRIMA DELLA PROCEDURA POT, si sono "trasferiti" in altre DP nelle quali poi HANNO AVUTO IL POT, già promesso dal Direttore Provinciale di Turno davanti ad un bel bicchiere di prosecco. NON HANNO VERGOGNA. SDOGANANO TUTTO. E I COGL.ONI FANNO GLI OBIETTIVI!

Da: sono Dirpubblica02/06/2016 23:45:53
Adesso che leggo bene  la sentenza del CdS investe la questione della valutazione delle performance in funzione della attribuzione degli incarichi... valutazione che a norma del dlgs 150/2009 non ci sono mia state. Ad Ogni  modo è evidente la la contrarietà di Dirpubblica a  valutazioni strettamente soggettive... dice infatti " pare evidente che la risposta corale delle Agenzie fiscali e del MEF sia stata del tutto negativa, preferendo sistemi di valutazione fondati su criteri soggettivi e non verificabili, tali da consentire il conferimento di incarichi puramente fiduciari"

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Da: ORPO03/06/2016 00:03:25
Davvero? Incredibile! Non me ne ero accorto...

Da: dal cds03/06/2016 08:22:35
si vocifera che il ricorso contro il bando a 403 posti verrà respinto anche nel merito.... quindi occhio che la rumba riparte. Grazie

Da: Viva l''Italia 03/06/2016 09:17:11
Aspettiamo la salvezza da un ballerino di flamenco e da uno che si sente Garibaldi. Prossimi candidati alle politiche con i nuovi padri della Patria.
È troppo per me: io volevo solo fare un concorso...

Da: 40303/06/2016 10:30:05
Meglio il 403 senza titoli del 175 solo colloquio.
In ogni caso il 403 deve essere preceduto dalla mobilità

Da: 40303/06/2016 10:30:06
Meglio il 403 senza titoli del 175 solo colloquio.
In ogni caso il 403 deve essere preceduto dalla mobilità

Da: la campagna di striscia03/06/2016 11:22:40
la campagna di striscia nasce dal sistema di tassazione dei trasferimenti di proprietà.
la legge dice che va tassato il valore.
la tassazione sul valore è presente in molti stati. in italia ci si è ispirati al sistema degli stati uniti copiandolo male.
negli stati uniti il valore degli immobili è stabilito ogni tre anni con una perizia nel corso dei tre anni possono esserci rivalutazioni dovute all'inflazione (solo se l'inflazione supera una percentuale stabilita,
il valore dei fabbricati e formato dalla somma di due valori (quello dell'area e quello del fabbricato)
il valore può salire nel caso di migliorie e scendere in caso di fatiscenza o lavori necessari al ripristino.
alla perizia può assistere un perito di parte.
nel caso in cui non si raggiunge un accordo sul valore è previsto un arbitrato (un giudice)
negli annunci di vendita è sempre indicato sia il prezzo che il valore che quasi sempre coincide.

in sostanza il valore viene determinato prima della vendita o con assenso del proprietario a dall'arbitrato del giudice.

se copiavano tutto per bene forse non avremmo assistito alla campagna di striscia





  

Da: X 40303/06/2016 11:28:18
non credo dovrà essere preceduto da mobilità

Da: Junk Panena 03/06/2016 13:19:28
Si dovrà essere preceduto da una procedura di mobilità.... come stabilito da una sentenza del Consiglio di Stato in relazione al ricorso del dott. Manduca, dirigente della regione Calabria. (Pertanto non è detto che i posti restino effettivamente 403....).

Da: ma03/06/2016 13:22:19
Quale mobilità!!! Magari qualche nullafacente dalle province che ha superato il concorso con i bollini del supermercato??? Ma non scherziamo, in ae abbiamo bisogno di dirigenti capaci e con le palle......meglio nessuno piuttosto!!!!

Da: manduca....03/06/2016 13:26:50
Mannnate aff....... le poltrone non sono fatte per essere riscaldate!!!!!!!!!!!!!!!

Da: Studio Carmine03/06/2016 14:16:06
Aperta raccolta fondi per ricorso contro eventuale mobilità prima dello svolgimento del concorso a 403 posti da dirigente.

Da: ORPO03/06/2016 19:32:45
La riunione è stata molto riservata e molto tesa. Martedì 17 maggio 2016, incontro congiunto in Vaticano del consiglio d'amministrazione dello Ior e della sua commissione cardinalizia. Vale a dire l'intera gestione "duale" dell'Istituto opere di religione: i laici del Board of Superintendence, il consiglio operativo presieduto da Jean Baptiste de Franssu; e i cardinali dell'organismo di controllo, con a capo lo spagnolo Santos Abril y Castelló. Il tema all'ordine del giorno era delicatissimo: l'analisi di un rapporto sulle operazioni finanziarie condotte dallo Ior negli ultimissimi anni. Con perdite per oltre 300 milioni di euro. Frutto di una gestione certamente non oculata, visti i risultati, ma molto probabilmente anche opaca. Sono stati commessi anche reati? È quanto dovranno stabilire ora le autorità giudiziarie vaticane e dei diversi paesi in cui le operazioni finanziarie si sono dispiegate.

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Il rapporto, che il Fatto quotidiano ho potuto vedere, allinea una lunga serie di attività sospette. Tra queste, un'emissione di "promissory notes" per 120 milioni, che lo Ior ha realizzato nel biennio 2011-2012 con Goldman Sachs: con una perdita di almeno 11 milioni. Altri buchi sono stati provocati da un fondo con un beneaugurante nome latino, Ad Maiora, che ha però accumulato perdite per 27,3 milioni su un investimento di 223 milioni. Ha operato attraverso diversi veicoli finanziari, tra cui Ecp International s.a., Megatrend, Futura Fund, Kappa Fund. Ha impiegato fiduciarie di Lugano e una società chiamata Cougar. Ha realizzato investimenti negli Stati Uniti e in Ungheria. Tra questi, l'acquisto di un immobile a Budapest. Operazioni sbagliate, viste le perdite milionarie, ma anche poco chiare, tanto che allo Ior sono già stati restituiti, con un accordo bonario, 16 milioni.

Ad Maiora, malgrado il nome, è un buco nero in cui spariscono anche cifre altissime pagate in commissioni. Lo Ior sborsa 1,4 milioni di fees nel 2012, 1,5 nel 2012-2013, 5 milioni nel 2012-2014, per attività che passano inspiegabilmente attraverso più intermediari, tutti remunerati da alte commissioni: Ad Majora, Ecp e infine Megatrend, costituita da Ecp nel dicembre 2012. Ad Maiora investe, nel marzo 2013, 10 milioni in Clearness Fund e ne perde 6. Con il Marco Polo Fund scommette 36 milioni su compagnie cinesi tra il settembre 2012 e il gennaio 2013, ma perde tra i 5 e gli 8 milioni.

Chi sono i responsabili di questa gestione e di queste perdite? Il documento non lo dice. Ma invita a coinvolgere le autorità di controllo e anche quelle giudiziarie per illuminare i tanti angoli bui. Sappiamo che il 25 maggio, otto giorni dopo la riunione del 17, un comunicato del Vaticano ha annunciato le dimissioni di due membri del Consiglio di Sovrintendenza, Clemens Borsig e Carlo Salvatori. "Un normale avvicendamento", ha dichiarato allora il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, "che va compreso nel quadro delle legittime riflessioni e opinioni circa la gestione di un Istituto di natura e finalità così particolari come lo Ior".

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Alcuni strumenti finanziari che compaiono nel rapporto - Futura Fund, Kappa Fund - hanno per protagonista Alberto Matta, gestore di fondi già coinvolto in operazioni a rischio realizzate con fondi Enasarco e Eppi, le casse di previdenza italiane degli agenti di commercio e dei periti industriali. Erano in rapporti con Matta anche Paolo Cipriani e Massimo Tulli, ex direttore e vicedirettore dello Ior, già indagati per riciclaggio in Vaticano e dalla Procura di Roma, che hanno subito, nell'agosto 2014, un sequestro conservativo ordinato dal Tribunale civile vaticano per il valore di 27,885 milioni su conti Ior.

Anche al netto degli scivoloni penali, in Vaticano continua da mesi lo scontro tra due modi d'intendere lo Ior: investment bank, attiva sui mercati finanziari internazionali, oppure strumento di gestione delle "opere di religione"? La prima accezione sembra prevalente nel Consiglio di Sovrintendenza, la seconda nel collegio cardinalizio e nella volontà del papa. Ora il rapporto approvato il 17 maggio da entrambi gli organismi che dirigono lo Ior mette pesantemente sotto accusa le sue attività da investment bank. Il documento è stato redatto da un pool di grandi studi legali inglesi, francesi e svizzeri incaricati dalle autorità vaticane di avviare anche le azioni civili e penali che appaiano necessarie. E di farlo in Vaticano e in tutti quei paesi dove le operazioni sospette sono state condotte. Insomma, nella chiesa di papa Francesco i panni sporchi non si lavano più in casa.

Da: Bravissimi04/06/2016 07:55:12
Orpo, va a cagare

Da: redazione chiudete04/06/2016 08:21:16
Il forum, grazie, non ci sono più argomenti seri da discutere!!!

Da: sono d''accordo04/06/2016 08:35:42
La sentenza è stata dimenticata, i concorsi sono ripartiti e dirpubblica si è data alla politica! Cosa altro vi aspettavate???

Da: ORPO04/06/2016 09:05:36
Chissà come mai questo continuo invito a chiudere il forum? Mah a saperlo...

Da: Hiram04/06/2016 11:20:07
Ultime news: tutte le OO.SS. hanno deciso di spostare sul tavolo nazionale ogni discussione sul merito del nuovo condono mascherato da liquidazione volontaria a saldo zero per l'Amministrazione e con grave danno alle casse dello Stato.
Dirpubblica si prepara ad una doppia battaglia...si spera di contenere le perdite.
Nonostante tutto il lungo tempo di immobilismo post sentenza 37 sta giocando a favore dei promotori, ciò nasce dalla considerazione che i nervi stanno saltando agli ex incaricati inculati pure dal Tar..e siccome i ricatti sono la consuetudine. .. si preparano ritorsioni, stile fotti fotti compagno...e noi staremo a guardare appollaiati sul davanzale della finestra.

Da: sono Dirpubblica04/06/2016 11:25:06
Ogni voce di dissenso, ancorche' motivata, da fastidio....quinfi si elargiscono etichette del tipo" pazzo"  " disturbato mentale"...oppure si cerca di tacitare e marginalizzare il dissenso...tipico di questa odiosa " sibistra" che anncora millanta una presunta superiorita' morale, intellettuale e antropologica.Ma tutto questo dovra' prima o poi finire

Da: ORPO04/06/2016 12:52:33
Delle sezioni centrali delle oo.ss. Proprio, proprio non mi fiderei...troppi interessi in gioco, caf, patronati, assicurazioni, elezioni...

Da: ORPO04/06/2016 12:59:50
....
ISPETTORI, MAGISTRATI E GUARDIA DI FINANZA: ECCO LA RETE DI PROTEZIONE DELLA POPOLARE VICENZA - IN POCHI MESI L'ISTITUTO HA BRUCIATO 6,2 MILIARDI DI EURO E LASCIATO SUL LASTRICO 118 MILA SOCI - TUTTI I SEGNALI DEL CRAC IGNORATI DA BANKITALIA

Le inchieste avviate dalla procura di Vicenza sulla gestione di BpVi fino a oggi sonostate affossate da archiviazioni, prescrizione dei reati e sentenze di non luogo a procedere, arrivate dopo anni dall' apertura dei fascicoli. Un ventennio di occasioni sprecate... -

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gianni zonin stefano dolcetta
GIANNI ZONIN STEFANO DOLCETTA
Li chiamavano "i pretoriani". E anche se nessuno lo ha mai esplicitato, nei corridoio della Popolare di Vicenza tutti intuivano quale fosse la loro missione: controllare i controllori. Adesso dicono che questa è sempre stata l'idea fissa di Gianni Zonin, presidente della banca dal 1996 allo scorso 23 novembre. E' stato lui, già celebre come re dei vini, a segnare l' ascesa e la caduta di questo istituto, che dal Veneto si è esteso in tutta Italia con 5 mila dipendenti e 482 filiali.

Un castello di carte ridotto in cenere, bruciando in pochi mesi 6,2 miliardi di euro e lasciando sul lastrico 118 mila soci che avevano investito i loro risparmi in azioni passate dal valore di 62,5 euro a dieci centesimi. Il 2 giugno le vittime del crac hanno manifestato davanti alla villa di Zonin, chiedendo alla magistratura di sequestrarla. Ma ufficialmente non è più sua, perché si è liberato di ogni proprietà, forse pronto a trascorrere la vecchiaia nei suoi possedimenti esteri.
zonin popolare vicenza
ZONIN POPOLARE VICENZA

Il crollo è stato rapidissimo mentre le indagini dei pm che lo hanno scalzato dal vertice dell' istituto sono lente, tanto da non prevedere sviluppi prima dell' autunno. Eppure nel corso degli anni i campanelli di allarme sulla solidità della banca, che sponsorizzava squadre sportive e finanziava film da Oscar come la "Grande Bellezza", non sono mancati: dal 2001 al 2014 ci sono stati esposti, ispezioni di Bankitalia e due inchieste della procura che avrebbero dovuto approfondire proprio gli elementi poi rivelatisi determinanti nello sgretolamento del forziere vicentino.

Ad esempio, secondo quanto accertato dalla Bce negli anni passati, la crescita di BpVi che nel ventennio di Zonin ha portato all' acquisizione di Banca Nuova e Cari Prato è stata sostenuta imponendo ai soci l' acquisto di azioni della stessa banca come condizione necessaria per la concessione di prestiti. Una pratica denunciata da gruppi di piccoli risparmiatori già agli esordi della presidenza di Gianni Zonin.
popolare vicenza
POPOLARE VICENZA

«Sin dall' inizio il suo intento era mettere al riparo la Popolare di Vicenza da verifiche e guai giudiziari - dice Renato Bertelle, avvocato di Malo, presidente dell' associazione nazionale azionisti BpVi -. Come lo ha fatto? Con nomine e assunzioni. Ha creato una rete di protezione, per evitare che franasse tutto. Ha cercato di mettere a libro paga quelli che potevano dargli fastidio, o i loro capi. E in molti casi ce l' ha fatta».

Non è un caso che fra le prime iniziative del nuovo amministratore delegato Francesco Iorio ci sia stata la sostituzione dei "pretoriani", arruolati ai vertici delle istituzioni che avrebbero dovuto tenere sotto controllo la banca. Porte girevoli che hanno permesso di passare dai ranghi della magistratura, delle Fiamme Gialle, di Bankitalia a quelli della Popolare.

popolare vicenza 7
POPOLARE VICENZA 7
Le inchieste avviate dalla procura di Vicenza sulla gestione di BpVi fino a oggi sonostate affossate da archiviazioni, prescrizione dei reati e sentenze di non luogo a procedere, arrivate dopo anni dall' apertura dei fascicoli. Un ventennio di occasioni sprecate.

«La cosa che fa più male, vedendo i soci che hanno perso tutto, è che già nel 2001 le crepe erano visibili - sottolinea Antonio Tanza, avvocato e vice presidente dell' associazione Adusbef, che prima del 2008 aveva presentato 19 esposti contro gli amministratori vicentini -. E sono quelle stesse crepe che si sono allargate fino a provocare il crac». L' epilogo è stato il salvataggio da parte di Fondo Atlante, costretto a rastrellare per 1,5 miliardi tutte le azioni della banca, dopo il flop della sottoscrizione di capitale. «È assurdo che si sia arrivati a tanto. Le premesse del disastro erano chiare quindici anni fa», conclude Tanza.
popolare vicenza 4
POPOLARE VICENZA 4

Nel 2001 Bankitalia dispone un' ispezione sulla Popolare di Vicenza, la prima da quando Zonin è presidente. Al centro degli accertamenti, i criteri con cui la Popolare ha valutato le azioni. Gli ispettori, al lavoro da febbraio a luglio, concludono che il valore di 85.196 lire (44 euro) era "poco oggettivo".

E che la banca, nonostante si fosse all' inizio della presidenza Zonin, era già caratterizzata da un "modello gestionale verticistico che limita l' attività del cda". Unico oppositore di Zonin in consiglio di amministrazione è l' avvocato Gianfranco Rigon, che nel 1999 lascia la vicepresidenza. A suo dire, «il ruolo presupponeva sudditanza alla autoritaria e autocratica gestione di Zonin ». Già allora c' è un episodio illuminante, sottolineato dall' avvocato Bertelle: «La storia sembra incredibile, ma è agli atti dell' inchiesta milanese su Antonveneta.

popolare vicenza 3
POPOLARE VICENZA 3
Nicola Stabile, che nel 2001 era nel team ispettivo di Bankitalia, riferì di avere ricevuto un invito da Zonin a trascorrere le vacanze in una sua tenuta nel Chianti». Non solo. Luigi Amore, funzionario della Vigilanza di via Nazionale che ha firmato quella verifica, sarà poi chiamato alla Popolare come responsabile dell' Audit. Allo stesso modo Andrea Monorchio, dopo tredici anni come Ragioniere generale dello Stato, sarà nominato nel cda di BpVi fino a divenirne vicepresidente nel 2014.

popolare vicenza 2
POPOLARE VICENZA 2
L' uomo che ha arbitrato i bilanci del Paese diventa una sorta di ambasciatore di Zonin nei palazzi romani del potere. Le segnalazioni che hanno dato il via all' ispezione della Banca d' Italia finiscono sui tavoli della procura di Vicenza, che nello stesso 2001 apre un' inchiesta. Zonin viene indagato per falso in bilancio. Secondo gli esposti, gli amministratori avrebbero fatto sparire dal rendiconto del 1998 quasi 58 miliardi di lire di minusvalenze, frutto dell' acquisto di derivati.

All' attenzione dei pm vicentini vengono portate anche alcune operazioni immobiliari intraprese dalla banca nel 1999 con la società Querciola Srl diretta da Silvano Zonin, fratello di Gianni. L' istituto avrebbe pagato affitti per un valore eccessivo, con danno per i soci. L' allora procuratore capo, Antonio Fojadelli, avoca a sé il fascicolo. Esperto in criminalità organizzata - aveva guidato le inchieste sulla mala del Brenta - chiede l' archiviazione.
BANCA POPOLARE DI VICENZA
BANCA POPOLARE DI VICENZA

Il gip Cecilia Carreri respinge la richiesta e ordina l' imputazione coatta per Zonin. Ma nel 2005 la giudice viene travolta da uno scandalo dai contorni oscuri, nato dalla pubblicazione di una sua foto sul giornale locale. Per Zonin la vicenda si chiude con una sentenza di non luogo a procedere. Fojadelli nel 2011 lascia la magistratura e tre anni dopo Zonin lo chiama nel cda della Nord Est Merchant, detenuta da BpVi.

GIOVANNI ZONIN P BANCA POP VICENZA
GIOVANNI ZONIN P BANCA POP VICENZA
Direttamente dalla guardia di finanza arriva invece Giuseppe Ferrante, ex capo del nucleo di polizia Tributaria di Vicenza, già dal 2006 responsabile della direzione Antiriciclaggio della banca. Anche l' avvocato Massimo Pecori, figlio di uno dei pm di punta della procura cittadina, ottiene incarichi per l' istituto. Ma, come spiega lui stesso, la Popolare «ha centinaia di legali sotto contratto». L' istituto di Zonin infatti è il simbolo stesso della ricchezza in un NordEst che all' epoca non conosce crisi.

Adusbef il 18 marzo 2008 segnala a Bankitalia e alla procura di Vicenza "il ricorso illegittimo da parte della Popolare al prestito obbligazionario subordinato per reperire 220 milioni dei complessivi 950 di rafforzamento patrimoniale" e denuncia "il valore inverosimile della quotazione azionaria".

SAMUELE SORATO BANCA POP VICENZA copia
SAMUELE SORATO BANCA POP VICENZA COPIA
Per la prima volta, si fa riferimento a "metodi estorsivi per diventare azionisti, pena la mancata concessione di prestiti, mutui, fidi", ipotesi alla base delle attuali inchieste aperte dopo il crollo. Nel 2008 il procuratore di Vicenza è Ivano Nelson Salvarani. L' inchiesta viene affidata al pm Angela Barbaglio, che il 15 aprile 2009 chiede archiviazione, "non ravvisando credibili ipotesi di reato". Il 21 aprile l' ufficio del gip di Vicenza chiude il fascicolo senza nemmeno comunicarlo ad Adusbef.

Intanto, Zonin rafforza la fortezza attorno alla banca, continuando ad arruolare magistrati e uomini di vertice delle istituzioni bancarie. Già alla fine del 2008 arriva Mario Sommella, assunto come addetto della Segreteria generale dell' istituto, lo stesso ruolo che aveva ricoperto in Banca d' Italia.

francesco iorio gianni zonin
FRANCESCO IORIO GIANNI ZONIN
Luigi Amore e Mario Sommella non sono gli unici uomini di vertice di Bankitalia ad approdare a Vicenza. Nel 2013 Zonin ingaggia alle relazioni istituzionali di BpVi Gianandrea Falchi. Già membro della segreteria quando governatore era Mario Draghi, aveva condotto una seconda ispezione sulla Popolare di Vicenza, i cui risultati costituiscono la spina dorsale dell' attuale inchiesta della procura di Vicenza sulla gestione Zonin. Nel dicembre 2012 la verifica si conclude con un verdetto "parzialmente sfavorevole" e senza sanzioni.

Come "ambiti di sofferenza" viene indicata la valutazione dei cespiti ricevuti a garanzia dei crediti. Quello che la verifica non mette in luce fino in fondo è il cuore del problema: il meccanismo della concessione di finanziamenti in cambio dell' acquisto di azioni della banca, che sarà reso esplicito solo quindici mesi dopo dall' intervento della Bce, con i conti ormai irrimediabilmente compromessi.

francesco iorio
FRANCESCO IORIO
Nel 2012 Zonin appare ancora forte, come il gruppo che guida. Da un anno il prezzo delle azioni è fissato a 62,5 euro e il numero dei soci (che nel 2008 erano 60mila) lievita. È in quei mesi che il cda di Banca Nuova istituto con 100 sportelli in Sicilia, creato nel 2000 a Palermo da BpVi - nomina come consigliere indipendente Manuela Romei Pasetti, già presidente della Corte d' Appello di Venezia, competente sul territorio di Vicenza.

«Zonin, come sempre nella sua vita, ha fatto le cose in grande anche quando si è trattato di comporre i cda di fondazioni e controllate - dice l' avvocato Bertelle - verso la fine della sua avventura in banca, aveva così tanto potere da portarsi in casa prefetti e diplomatici». Il prefetto è Sergio Porena, rappresentante degli Interni a Vicenza fra il 1989 e il 1991, e già probiviro di BpVi.

francesco iorio stefano dolcetta
FRANCESCO IORIO STEFANO DOLCETTA
Zonin gli apre le porte del cda della Fondazione Roi, di cui lui stesso è presidente. Il diplomatico è Sergio Vento, già ambasciatore a Parigi, ingaggiato da Zonin come vice presidente di Nord Est Merchant Due, società di risparmio gestito di BpVi. Nulla di straordinario. In centri di provincia come Vicenza, Arezzo, Treviso, Chieti, Ancona, Ferrara gli istituti locali erano il cuore della ricchezza e del potere, elargivano finanziamenti, incarichi e offrivano prestigiose poltrone. In ogni città si è ripetuto un copione simile, con controllori incapaci di riconoscere i segnali del crollo.

E adesso il prezzo di quella grande illusione lo pagano migliaia di risparmiatori. Senza che nessuno si ponga il problema di cambiare le regole e creare meccanismi più efficaci di vigilanza. Una settimana fa, durante la visita di Sergio Mattarella ad Asiago, un gruppo di azionisti della Popolare di Vicenza, una rappresentanza dei tanti che hanno visto il valore dei loro investimenti passare da 62,5 euro ad azione a soli dieci centesimi, gli ha consegnato un appello: «Siamo stati educati a rimboccarci le maniche e lavorare ancora di più per ricostruire quanto abbiamo perduto, ma non vogliamo sentire denigrare o irridere la nostra operosità. Vogliamo giustizia, vogliamo che i responsabili di questo tracollo siano messi di fronte alle proprie responsabilità».

Da: Ah ah ah ah04/06/2016 13:17:55
Ah non lo sapevo che gli ex incaricati fossero stati inculati dal tar. Ogni tanto mi perdo dei pezzi

Da: ORPO04/06/2016 13:39:06
Non tutti...solo 200. Più che altro gli hanno detto che dopo la sentenza...la loro richiesta era un po' sciocchina.

Da: hulk204/06/2016 16:13:25
http://www.quotidianofisco.ilsole24ore.com/art/accertamento-e-contenzioso/2016-06-03/riforma-agenzie-fiscali-finanze-gestione-e-controllo-195740.php?uuid=AD6yIiV

Da: ORPO04/06/2016 16:41:49
Rossella Orlandi (Sette - giugno 2016)
0 commenti
(Intervista pubblicata su Sette - Corriere della Sera il 3 giugno 2016).
Rossella Orlandi ha cominciato a dare la caccia agli evasori fiscali trentacinque anni fa. Ha esordito in un piccolo ufficio della provincia toscana ed è approdata nel 2014 al vertice dell'Agenzia delle Entrate. L'hanno soprannominata "lady fisco" o anche "la madrina del redditometro", perché si deve a una sua circolare del 2007 l'individuazione di alcuni parametri fondamentali per collegare le spese dei cittadini al loro reddito.
Ha una fierezza granitica per la struttura che dirige. Quando le ricordo la spiacevole sentenza della Consulta che quest'anno in un sol colpo ha declassato 800 dei suoi dirigenti, sorride amaro e spiega: «Siamo rimasti in piedi. Quest'anno abbiamo recuperato la cifra record di 15 miliardi alle casse dello Stato, abbiamo introdotto la fatturazione elettronica e la dichiarazione dei redditi precompilata. Tra quelli demansionati c'è anche il dirigente che ha gestito l'accordo con la Apple per il pagamento di 318 milioni di euro». Già, la Apple. Faccio notare a Orlandi che i quotidiani avevano scritto che Apple avrebbe dovuto versare al Fisco italiano un miliardo di euro. Domando: non è che siete morbidi e accoglienti con le multinazionali e con i Vip e spietati con i piccoli contribuenti. Replica: «Sia nel caso di Apple sia in quello del campione Moto GP Valentino Rossi le assicuro che non sono stati fatti sconti di alcun tipo. Rossi, tra l'altro, si è rivelato persona molto intelligente: è venuto da noi e ha pagato quel che doveva».
L'intervista si svolge all'ottavo piano del palazzo dell'Agenzia delle Entrate. La scrivania è sommersa dalle carte. Appena Orlandi apre bocca, rivela le sue origini empolesi: «Le fo 'n esempio…». Si commuove (e piange) mentre racconta del contribuente disperato che entrò nella sua stanza e minacciò il suicidio. S'infuria appena accenno alla vulgata che dipinge gli uffici regionali dell'Agenzia come covi di tartassatori intenti solo a raggiungere gli obiettivi prefissati di riscossione: «Sciocchezze». Ogni tanto lancia una frecciatina contro i partiti o contro i media che flirtano con le pulsioni populiste anti-tasse. Il suo Leitmotiv inesorabile è "il rispetto della legge". Dice: «Lo sa quante leggi ci sono che non mi piacciono, ma che devo rispettare e far rispettare?».
Leggi. La riforma Madia, che riorganizza la Pubblica Amministrazione pone le agenzie fiscali sotto il controllo di Palazzo Chigi.
«È un provvedimento che non ho ancora studiato bene. Ma negli altri Paesi le agenzie fiscali sono sotto la vigilanza del ministero dell'Economia. Oggi è così anche in Italia».
Il premier Renzi ha detto: Equitalia non arriva al 2018.
«Noi siamo solo soci di Equitalia. Ma non credo che la funzione di riscossione potrà mai venir meno, qualunque sia la forma che assumerà».
Il governo ha alzato la soglia dei contanti spendibili a 3.000 euro. Non obbligare i cittadini a non usare i contanti aiuta l'evasione?
«È un falso problema. Anche perché in questo Paese ci sono tanti obblighi e vengono elusi tutti. Quel che sarebbe necessario fare subito, mettendo intorno a un tavolo tutti i ministri e i dirigenti della PA interessati, è rendere più tracciabili i pagamenti degli italiani facilitando le transazioni elettroniche. Per fare questo però bisogna sconfiggere la resistenza di alcune lobby».
Lo Stato colpisce allo stesso modo gli evasori truffaldini e i contribuenti distratti. Le pare giusto?
«È la legge».
La legge non potrebbe prevedere pene più lievi per chi commette errori involontari o per chi si trova in difficoltà?
«Lei sa che cos'è l'evasione? È il tax gap: la differenza tra l'imposta dovuta sul Pil italiano e quella versata. Se troviamo un mancato adempimento abbiamo l'obbligo giuridico di rilevarlo».
Recentemente, in una circolare diretta ai 40.000 dipendenti dell'Agenzia delle Entrate, lei ha invitato tutti a usare più proporzionalità e ragionevolezza. Vuol dire che fino a oggi non siete stati ragionevoli?
«No, ho solo ribadito un concetto già espresso. Esistono accertamenti legittimi che non sono ragionevoli».
Un esempio?
«Se un contribuente subisce un'indagine finanziaria vengono conteggiati nel suo reddito sia i versamenti in banca sia i prelievi. In questo modo possono risultare redditi spropositati. Ecco, lì bisogna essere un po' ragionevoli».
Ragionevolezza. L'Agenzia delle Entrate ha una fama vampiresca. Negli ultimi anni è montato un odio diffuso nei vostri confronti dovuto anche a multe vertiginose e alle durezze di Equitalia.
«In passato ci sono state alcune scelte di comunicazione non molto condivisibili».
Per esempio?
«L'idea che il rapporto fra Stato e cittadini fosse una sorta di eterno "guardia e ladri", i blitz tra i negozianti con tanto di codazzo mediatico. Lo spot, non bello, con gli evasori paragonati ai parassiti…».
Tutta farina del sacco dell'Agenzia guidata da Attilio Befera.
«Ho stima di Befera e so che rappresentare il Fisco non è mai facile. Ma a me piace pensare un'Agenzia che sia guida e servizio per i contribuenti. Forse per riavvicinarci agli italiani servirebbe una fiction che ci rappresenti per come siamo».
Cercasi produttore tv disposto a mettere in scena le avventure dell'Agenzia delle Entrate.
«Non mancherebbero storie comiche e tragiche».
Storie comiche?
«Di matti ne incontriamo tanti. E il mio primo accertamento fu esilarante: io e una mia collega, scortate da un vigile a caccia di un calzaturificio nella campagna empolese».
Le Thelma & Louise del Fisco.
«Nessuno ci prendeva sul serio perché eravamo due donne. Ci ignorarono per tutta la durata della verifica. Beh, quello fu il primo fallimento per ragioni fiscali della storia toscana».
Le storie tragiche…
«Io le ho vissute soprattutto a Torino: il distretto industriale di Rivoli squassato dalla crisi, le famiglie senza stipendi e noi che dovevamo comunque procedere con le verifiche. Hanno tirato una molotov a una nostra sede. In un'altra hanno sparato con proiettili incamiciati. Una mia collega è stata minacciata alla gola con un machete».
Un brutto clima.
«Alcuni partiti hanno cavalcato la rabbia nei nostri confronti».
Beppe Grillo una volta ha detto che l'Agenzia aveva agito sotto suggerimento della Mafia.
«Lui ha avuto a che fare con l'Agenzia… Ma trattandosi di Grillo immagino fosse una battuta. Comunque ho sentito di peggio: e cioè un ex dell'Agenzia, che è stato ospite della tv di Stato e lì ha sostenuto che in alcune occasioni i nostri funzionari sono come i nazisti durante la notte dei Cristalli: noi come le SS contro gli ebrei! Si rende conto? Si può creare una coscienza civile quando persino la Rai ospita questi personaggi?».
Gli italiani sono un popolo di evasori senza coscienza civile?
«Mi pare una rappresentazione ingenerosa. Ma è vero che ogni tanto ci dimentichiamo l'articolo 53 della Costituzione».
È l'articolo per cui tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
«Il vuoto di memoria avviene soprattutto di fronte alla possibilità di avere uno sconto immediato sull'Iva. "Le faccio pagare qualcosa in meno, ma senza la fattura o senza lo scontrino". Quante volte lo sentiamo dire? Dobbiamo far crescere la consapevolezza che lo "sconticino" senza ricevuta, toglie risorse alla collettività. Danneggia i servizi».
Le capita mai di pensare che i servizi erogati dallo Stato sono inadeguati alle tasse pagate dai cittadini?
«Certo. Però mi capita anche l'opposto: sono cresciuta in Toscana e penso che lì ci sia un servizio sanitario efficiente».
La sua infanzia empolese.
«Felice. Mio padre è stato prima artificiere e poi artigiano. Il senso del dovere e l'attenzione per le piccole imprese ce le ho nel sangue».
Era adolescente negli ultrapoliticizzati primi anni Settanta.
«Frequentavo il Movimento Studentesco, ho partecipato alle prime occupazioni».
Università?
«Giurisprudenza a Firenze. Inizialmente volevo diventare magistrato. Per un po' ho fatto l'insegnante precaria. Poi tra i 23 e i 24 anni, mi sono sposata, ho avuto mia figlia Giulia e ho vinto il concorso per il ministero delle Finanze».
Si occupa di tasse e di imposte per conto dello Stato dal 1981. Ha mai pensato di passare dalla parte dei privati?
«Dedicare la vita alle istituzioni e poi vendere le capacità acquisite ad altri? No, grazie. Non critico chi lo fa, ma per la mia etica sarebbe inaccettabile».
A cena col nemico?
«Non amo considerare nessuno un nemico, ma diciamo che se andassi a cena con Antonio Ricci di Striscia la notizia avrei modo di spiegargli due cosette».
Striscia da mesi attacca Equitalia e l'Agenzia delle Entrate soprattutto per i metodi di riscossione dell'imposta di registro.
«Hanno esagerato. Il problema delle tasse sulla compravendita degli immobili è complesso e loro hanno puntato un po' demagogicamente sulla non conoscenza della legge dei cittadini. Hanno intervistato persone incappucciate. Quelli di Striscia fanno il loro mestiere e sono bravi, ma in questo caso l'attacco è stato gratuito. Sono arrivati a citare l'incendio della casa di un funzionario dell'Agenzia. Ci siamo chiariti in una lunga intervista. Almeno spero».
Qual è il suo film preferito?
«Tra i più recenti Youth di Paolo Sorrentino».
Il libro?
«Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez».
La canzone?
«La canzone di Marinella di Fabrizio De André».
Conosce i confini della Siria?
«Il più discusso è quello con la Turchia».
L'articolo 12 della Costituzione?
«Uhm, non lo so».
È quello che descrive la bandiera italiana. Qual è la scelta che le ha cambiato la vita?
«Accettare di fare il Direttore Centrale dell'Accertamento, a Roma, dieci anni fa. Ho cambiato vita».
In che modo?
«Ho stravolto le mie abitudini. Ora riesco a stare con mia figlia Giulia e con i miei cani, Giorgia e Bebo, solo la domenica».
La sua giornata all'Agenzia…
«Arrivo alle 8 di mattina circa ed esco quasi sempre verso le 22.30».
Una specie di clausura.
«Già, lo sanno tutti che i dipendenti pubblici lavorano molto poco».
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