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docenti inidonei - decreto 104- 12/09/2013 novitá
6016 messaggi, letto 156479 volte

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Da: riccardina  -banned!-17/01/2014 20:26:52
che vuol dire? AVETE DIRITTO ANCHE VOI AD UNA RICOSTRUZIONE DI CARRIERA! vuol dire che vi assumono con lo stipendio base? e poi senza scatti...??? accettate il ruolo... ma queste condizioni sono vergognose.... avete diritto al riconoscimento degli anni lavorati...
Rispondi

Da: riccardina  -banned!-17/01/2014 20:34:32
galo... io non ci riesco ad imbrogliare.... lavorerò finchè potrò...se potrò...non sono capace ad ammalarmi per finta... l'anno scorso ho fatto 12 giorni di malattia...:)

sei dolce...mi piaci...
Rispondi

Da: galogero 17/01/2014 20:37:45
i tuoi diritti te li stanno dando? allora tu vivi nel mondo di cenerentola allora perchè noi precari siamo incazzati non abbiamo nessun diritto neanche c vogliono immettere in ruolo in piu' hanno combinato la guerra tra i poveri AA\At e inidonei.. fatti un flash della sitiazione nostra adesso...chè schiaviamo per 100 euro al mese affitti chilometri è umiliazioni ... nn mi fare incazzare se mi parli di buon senso ...mo basta ! ti saluto !
Rispondi

Da: galogero 17/01/2014 20:38:49
ops 1000euro
Rispondi

Da: riccardina  -banned!-17/01/2014 20:39:44
grazie per la tua sensibilità...


in bocca al lupo...ma diciamolo...piano...così strillerai a squarciagola e brinderai anche tu con un ferrari... come feci io... per la strada in mezzo alle macchine...

Rispondi

Da: riccardina  -banned!-17/01/2014 20:42:06
ora non mi far pentire di quello che ho scritto!:)
si sono una sognatrice indeFESSA...
Rispondi

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Da: riccardina  -banned!-17/01/2014 20:53:42
molto FESSA e poco inde...

mi ributto nel mio masterchef in streaming...

buona serata a tutti! :)

Rispondi

Da: Magic Excalibur 17/01/2014 21:08:25
Gatta ci cova....ahahahahahahahah.....purpo se eh...ahahahahahah
un dire minkiate la lettera o troppo distante dalla lettera a.....
Calò abbiamo tenuto corrispondenza con Riccardino cuor di leone....
Purpo se......ahahahahaha..o matre.....
Rispondi

Da: riccardina  -banned!-17/01/2014 21:17:09
no... sono io e sono femmina...:)

tranquillo...te lo garantisco... hihihihi:)))
Rispondi

Da: peppe inidonedo18/01/2014 09:43:36
x galogero , bravo hai centrato in pieno il problema , io prima dell'ictus ero collaboratore del DS, F.O. , dopo la malattia mi sono trsferito e il nuovo DS mi disse qui posto per voi non c'è n'è anadte a pargheggiare daun'altra parte, io risposi ADG (ammo dato già
Rispondi

Da: ab18/01/2014 09:47:38
Per Riccardina (e gli altri insegnanti)

Ho inviato a Titti mazzacane la seguente mail.

Buongiorno Titti,

Ti scrivo in relazione alla nota del MIUR che esprime parere negativo circa la possibilità per i docenti inidonei di accedere ad incarichi connessi con il PON - FSE.

Il fatto è molto grave, non tanto per la questione in se, che appare marginale, quanto perchè nella nota viene messa in dubbio la qualifica di "docenti".

Avrei, pertanto, abbozzato una nota di protesta che, se lo ritieni opportuno, puoi inoltrare a Maria Grazia Stammati e/o alle altre OO.SS. e/o direttamente al MIUR, ovvero utilizzarla integralmente o parzialmente come meglio credi (pubblicare sul sito conbs, ecc.)

L'importante, secondo me, è, comunque, reagire!

Cordiali saluti


Alle OO.SS.

OGGETTO: nota MIUR prot. AOODGAI/248  del 10 gennaio 2014.

Fondi Strutturali Europei - Programmazione 2007/2013 - P.O.N. Chiarimenti su affidamento incarichi a personale dichiarato inidoneo all'insegnamento.

Si fa riferimento alla nota indicata in oggetto, con la quale la Direzione Generale per gli Affari Internazionali esprime parere negativo circa la possibilità, da parte del personale docente dichiarato inidoneo all'insegnamento, di assumere incarichi di "referente per la valutazione e facilitatore" e di "tutor", nell'ambito del PON-FSE.

Al riguardo si desidera rappresentare quanto segue.

La nota sembrerebbe in contrasto con quanto disposto dalla normativa vigente relativamente al personale docente utilizzato in altri compiti per motivi di salute.

Infatti, le norme che definiscono le attività di detto personale, contenute nel D.Lvo.n.297/94, nel CCNL Integrativo del 2008 e nella Legge n.128/2013, conducono a conclusioni di tutt'altro tenore.

Nell'art.15, comma 6 della L.128/2013 si precisa che il docente non idoneo all'insegnamento per motivi di salute può essere "utilizzato per le iniziative di cui  all'articolo 7 del presente decreto o per ulteriori iniziative per la prevenzione  della dispersione scolastica ovvero per attività culturali e  di  supporto alla didattica, anche in reti di istituzioni scolastiche" (le iniziative di cui all'art. 7 della L.128/13 sono quelle destinate alla prevenzione della dispersione scolastica e prevedono, tra l'altro, programmi di didattica integrativa per gruppi di studenti, percorsi  finalizzati  all'integrazione  scolastica  degli studenti stranieri relativamente alla didattica interculturale, al bilinguismo e all'italiano come lingua 2, promozione  della  pratica  sportiva,  ecc.)

Anche il CCNL Integrativo del 2008 (tuttora vigente per le parti non incompatibili con la suddetta L.128/13) fornisce indicazioni in merito:

Art. 3, comma 1
"Tra i compiti a cui può essere assegnato il personale docente ed educativo, tenuto conto di quanto previsto nella certificazione medico collegiale, delle richieste dell'interessato, in coerenza con il POF e con i criteri definiti in sede di contrattazione di scuola, si indicano, a titolo meramente esemplificativo, quelli relativi ad attività di supporto alle funzioni istituzionali della scuola, quali:
-      servizio di biblioteca e documentazione;
-      organizzazione di laboratori;
-      supporti didattici ed educativi;
-      supporto nell'utilizzo degli audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche;
-      attività relative al funzionamento degli organi collegiali, dei servizi amministrativi e ogni altra attività deliberata nell'ambito del progetto d'istituto"

Inoltre, l'art. 8, comma 3 del CCNL stabilisce che "Il personale utilizzato presso le istituzioni scolastiche, può accedere al salario  accessorio e al fondo d'istituto di cui all'art. 84 del contratto collettivo nazionale di lavoro 29 novembre 2007, sulla base dei criteri definiti in sede di contrattazione di istituto, compatibilmente con le nuove funzioni attribuitegli"

Infine, considerando evidentemente la varietà delle patologie che possono determinare l'inidoneità e visto che, sovente, alcune di queste patologie possono essere strettamente connesse all'esposizione intensa, prolungata e continuata all'attività di insegnamento (si pensi ad esempio alle patologie legate alle corde vocali) e non ad uno svolgimento saltuario della stessa, il Legislatore aveva previsto che tali docenti fossero anche "utilizzati, in ambito distrettuale, dal provveditore agli studi dell'attuale sede di servizio in supplenze temporanee di breve durata, salvo che il provveditore stesso, sulla base di accertamento medico nei confronti del docente da parte della unità sanitaria locale e sentito anche il capo d'istituto, non ritenga sussistenti motivi ostativi al temporaneo ritorno all'insegnamento" (art.514, comma 3 del D.lvo n.297/94, mai abrogato, ma solo disapplicato)

Dall'esame delle norme vigenti pare evidente che le attività di detti docenti siano limitate esclusivamente  da ciò che risulta nella certificazione medico collegiale e possano comprendere ogni attività connessa alla funzione di docente, il quale, come si sa, non esaurisce il proprio servizio istituzionale solo nell'insegnamento (si pensi a tutte le attività previste dal POF, alle funzioni strumentali, ecc.)

L'inidoneità, quindi, comporta solo delle limitazioni parziali alle funzioni istituzionali: tali limitazioni, peraltro, debbono essere determinate caso per caso, in rapporto allo stato di salute di ogni docente.

Per quanto sopra esposto non sembrerebbero emergere elementi ostativi sostanziali all'assunzione, da parte di detto personale, di incarichi nell'ambito del PON-FSE.

Tuttavia, i rilievi mossi con la nota in argomento attengono a considerazioni di carattere formale, in quanto partono dal presupposto che i docenti inidonei all'attività di insegnamento non ricoprano più la qualifica di docente, ovvero non appartengano più al personale docente e, quindi, non possano assumere incarichi dove sia "espressamente richiesta la qualità di docente".

Ma il presupposto, a mio parere, non è esatto, in quanto tale personale, anche dopo la dichiarazione di inidoneità, permane nelle rispettive qualifiche di docente (di scuola primaria, secondaria, ecc.) ed è semplicemente utilizzato in altri compiti.

Chiarificatore è, al riguardo, l'esame del cedolino stipendiale (mi si perdoni la banalità), dove viene palesemente riportata la posizione giuridica ed economica.

Peraltro, se tale personale non ricoprisse più la qualifica di "docente", l'Amministrazione avrebbe dovuto specificare a quale altra qualifica funzionale appartiene!

Si è intervenuti sulla nota in argomento non tanto per ottenere -per gli Insegnanti inidonei- un ripensamento sul veto a ricoprire incarichi all'interno del PON, (il che appare contesto abbastanza marginale, per il quale, eventualmente, si potrebbero anche trovare ragioni di "opportunità"…), quanto piuttosto per ricevere precisazioni circa la qualifica di detto personale, che, attualmente, risulta, a tutti gi effetti, "personale  docente", ancorché utilizzato in compiti diversi dall'insegnamento

Ciò al fine di evitare l'ingenerarsi di equivoci, confusione ed eventuali possibili penalizzazioni circa la posizione giuridica ed economica di tali docenti

Si chiede, di conseguenza, l'intervento di codesta O.S. al fine di sollecitare il MIUR ad emanare una nota chiarificatrice in merito.
Rispondi

Da: riccardina  -banned!- 18/01/2014 10:23:43
X ab


Chiunque tu sia sei un grandeeeeeeeeee!!!
Devo essere sincera...avevo pensato di scrivere alla stammati...ma sto molto giü...perchè a giorni ho la visita e sono molto preoccupata...per la mia sopravvivenza...sono nervosa, intrattabile ed ho sbalzi di umore.
Hai fatto una cosa molto utile.
Bravisssssssimo!!!! Ti ringrazio a nome di tutti gli inidonei <3<3<3
Rispondi

Da: Magic Excalibur 18/01/2014 10:43:32
fatelo Beato/a....ahahahahahahah.......
Si è un/a grande....eheheheheheheheheheheh
Unico/a e solo/a nel suo genere.
ab significa:
A Babbo/a ahahahahahahahahahahah
Ruoli ATA sempre più vicini.
Inidonei prigionieri dei loro infiniti ?????????????????????????????????????????????????????????????
Rispondi

Da: riccardina  -banned!- 18/01/2014 10:44:16
x ab
Inoltre...credo di non avere speranze e di finire all'infanzia senza riuscire ad effettuare il passaggio diretto in primaria...dovró aspettare febbraio ...basterà la conferma idoneità???
Per farlo on line?

Inoltre sono veramente preoccupata di riuscire a sopravvivere...dovrei utilizzare la malattia fino ad ottenimento passaggio...ma non so mentire...dovrei fingere di star male  e non voglio farlo...inoltre dove mi butteranno...che fanno mi rimandano alla sede di titolarità?a ricoprire quale posto? Saranno tutti occupati suppongo!!!
dovró fare la tappa buchi?(ma io sono un operata a cuore aperto....) mah!!!
Hanno fatto e fanno schifo sti politici....
Non pensavo si arrivasse a tanto...
Rispondi

Da: riccardina  -banned!- 18/01/2014 11:18:40
X pippo

Purtroppo ds scemi ce ne sono tanti..
Rispondi

Da: riccardina  -banned!-18/01/2014 13:05:55
Care e cari intanto  vi invio i due video della nostra Renata realizzati davanti al Miur nel pomeriggio del 17 gennaio 2014 . Nei video Anna Grazia ci parla  sia  prima di essere ricevuti dai funzionari del Miur  che dopo averli  incontrati . Appena pronto i il comunicato  di Anna Grazia sulla giornata di ieri sarà mia premura inviarvelo. Ringrazio ancora  i 250 docenti partecipanti al convegno del mattino e i fantastici colleghi che sfidando la pioggia e il vento gelido sono stati sulle scale del Miur A presto maestratitti
1° Video http://youtu.be/GbyQ7Ogouig
2° video http://youtu.be/J1GDEeIWBCU 
Rispondi

Da: bobo1625618/01/2014 14:24:31
dei 3740 dobbiamo togliere tutti i posti dei docenti che hanno firmato il modello A + quelli dopo la visita medica che faranno il modulo A
Rispondi

Da: Magic Excalibur 18/01/2014 14:55:41
A patana de sorreta devi levà....
Rispondi

Da: A.A. Precario nn per scelta 18/01/2014 15:01:23
I docenti prenderanno i posti dei prossimi pensionamenti AA AT..circa 200
Rispondi

Da: Magic Excalibur 18/01/2014 15:01:59
Vorresti farci credere che ancora possa esserci l'invasione barbarica degli inidonei sui ruoli ATA....ma levate di davante a minkia tu e tutti i ntamati komo tia garruso e purpu......
Quanti credete di essere 2740 inidonei transitati ATA dopo visita addirittura compilando il mod A...bello testazza di minkia...spero che diventi x tua scelta ATA kussi u kulo tu rumpono invece di dormere....poi dovresti starne bene attento a diventarci vedi che il governo x dare a voi i soldi degli scatti li leva a chi?!!!!
Ma al xsonale ATA.....Buon lavoro nella categoria dimentikATA da tutti.
Suka minkia.
Rispondi

Da: Magic Excalibur 18/01/2014 15:12:25
Garruso se se malato ta stare o dintra o ricoverato ospitale..
Makkuminkia vo fare skantare se diventi ATA...ahahahahahah..
Invece skantate tu pikke so kazzi to e di tutti intamate komo  attia che  vivete solo di ????????????
Siete un ? Indecisi e skantulini falsi...
Arriverete naturalmente solo falsi inidonei a nemmeno a 300 xsone nel profilo ATA.
Io vi auguro di lavorare serenamente e senza incentivi in segreteriahahahahah
Buon pentimento di scelta garruso....
Rispondi

Da: riccardina  -banned!-18/01/2014 16:05:34
l'italia in crisi? io non ci credo... i soldi li usano per chi sa che cosa... basta vedere i dati istat ... primeggiamo nella vendita e produzione di armi...
prima non ci sono... poi compaiono... porcate... i soldi ci sono... ma per fare che?
i nostri interessi in banca ( tranne la pololare etica...) divengono tali grazie alla nostra produzione di armi nel mondo...
Ormai il potere è condiviso tra europa america India...
pensiamo ai soldatini... noi... invece che pensare al nostro paese...
e la fornero piange...e i giornalisti ci riempiono la testa di caxx...! così noi ci facciamo la guerra tra poveri... pensiamo alla tares, alla mimiimu... al canone... e quelli chi sa a quale schifezza pensano

Guerra Siria, Italia aspetta Onu per dare l'appoggio. Ma
sottobanco vende armi

Roma che ora caldeggia una soluzione pacifica sotto le insegne delle Nazioni unite, ha contribuito ad armare il regime di Damasco. Come? Da una parte vendendo partite di armi leggere più facili da piazzare e smerciare. Dall'altra facendo affari non direttamente con Assad ma rifornendo i Paesi confinanti: Turchia, Iraq e Israele
di Thomas Mackinson | 2 settembre 2013Commenti (248)
Più informazioni su: Armi, Disarmo, Emma Bonino, Guerra in Siria, Israele, Libia, Medio Oriente, Militari, ONU, Siria.

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Basta disarmare l'etichetta. E l'embargo è aggirato
I dati ufficiali si riferiscono infatti alle armi ad uso bellico, come prevede la legge 195 del 1990. Per aggirarla, però, basta far passare semiautomatiche, fucili a pompa e relative munizioni come forniture destinate a corpi di polizia e gruppi di sicurezza. La commessa ricade così nella ben più accomodante legge del 1975, che non prevede comunicazioni obbligatorie al Parlamento e consente ai container di uscire dal radar dei controlli e dagli elenchi delle contabilità ufficiali. E' successo diverse volte, l'ultima nel 2009, in Libia. Nel distretto delle armi di Brescia, quell'anno, si registrò un'exploit da 8 milioni di euro nelle forniture in direzione di Gheddafi. A Roma, Bruxelles e Washington - almeno ufficialmente - nessuno sapeva nulla. Solo il passaggio dei container presso le autorità maltesi e l'insistenza della Rete italiana disarmo permisero di rintracciare gli 11mila "pezzi" marcati Beretta che erano destinati all'esercito ma formalmente richiesti dal colonnello incaricato della pubblica sicurezza di Tripoli. Quale uso ne avrebbe poi fatto il regime libico è storia. Ma la storia si ripete, stavolta a Damasco. Una spia è stata la vendita da parte di Selex al governo siriano di un sistema di controllo delle informazioni. La vicenda è emersa l'anno scorso a seguito di un cablo di Wikileaks. Una nota di Finmeccanica ha poi spiegato che la commessa era precedente l'esplosione delle violenze e il conseguente blocco e quindi l'azienda non si riteneva responsabile se Damasco ne avesse fatto un uso "militarizzato". Anche i successivi contatti registrati dal cablo a ridosso dell'embargo erano finalizzati solo al recupero dei crediti. Ma l'episodio aprì una breccia sul metodo.


Le esportazioni di armi e munizioni verso i paesi confinanti con la Siria
L'aumento delle esportazioni verso i paesi confinanti con la Siria
L'arte di aggirare gli embarghi prevede poi un'altra opzione: venderle al vicino. L'Europa che ora si mostra scossa dall'uso di gas sui quartieri orientali di Damasco e prepara un intervento militare ha continuato finora a rifornire di armi e munizioni i confini siriani. Lo documentano, questo sì, i rapporti ufficiali dell'Unione europea: la Turchia, ad esempio, è passata da 2,1 milioni di euro di importazioni di armi leggere europee del 2010 agli oltre 7,3 milioni del 2011; Israele da 6,6 milioni a oltre 11 milioni e addirittura l'Iraq da meno di 3,9 milioni a quasi 15 milioni. Il rapporto 2012 non è stato ancora pubblicato, ma diverse relazioni nazionali confermano l'incremento delle esportazioni verso paesi confinanti con la Siria. E l'Italia non fa eccezione. "Abbiamo rilevato una strana e sospetta anomalia nei dati che riguardano i paesi confinanti", spiega Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio permanente armi leggere e politiche di sicurezza e difesa di Brescia (Opal). La riprova è contenuta nei dati Istat relativi a ordinativi e fatturati del distretto bresciano delle armi negli ultimi tre anni: le forniture verso il Libano sono passate da 145mila euro a 1,2 milioni, quelle verso Cipro da 864mila a 1,1 milioni, verso Israele da 2,3 a 2,5, ma soprattutto verso la Turchia che in quattro anni ha decuplicato gli ordinativi, passando da meno di 1,7 milioni a 36,5. In totale l'area intorno alla Siria è passata dagli 8,2 milioni del 2009 ai 42 milioni del 2012.

Fortissimo il sospetto che siano rifornimenti destinati ad alimentare il conflitto in Siria e su entrambi i fronti, ribelli e regime. "A meno che non si voglia credere che siano di tipo sportivo, per la caccia o per la difesa personale", accusa Carlo Tombola, coordinatore scientifico di Opal che sollecita un'interrogazione parlamentare sulla vicenda. Perché l'opacità nelle informazioni chiama in causa il governo, le imprese italiane e l'Europa. "È gravissimo - continua l'esperto - che l'Italia, tra i maggiori produttori mondiali di queste armi, continui a comunicare all'Unione europea cifre che non trovano riscontro né nelle relazioni governative inviate al parlamento né nei dati sulle esportazioni di armi forniti dall'Istat".

Rete italiana disarmo punta il dito contro un sistema di regole che sembra fatto apposta per aiutare industrie spregiudicate, anche partecipate dallo Stato, ad aggirarle. "Le continue esportazioni di armi leggere verso i paesi confinanti con la Siria - dice Francesco Vignarca, coordinatore di Rid - evidenziano che gli stati membri dell'Ue sono ancora lontani dall'applicare le norme che di comune accordo hanno deciso di adottare per promuovere la pace e la sicurezza. Come hanno dimostrato i casi delle forniture di armi alla Libia, all'Egitto e oggi alla Siria, l'inosservanza delle normative comunitarie sull'export di armi finisce con l'alimentare tensioni e conflitti con il conseguente carico di vittime e di profughi".
Rispondi

Da: riccardina  -banned!-18/01/2014 17:15:50
Il commercio delle armi pone questioni morali tuttora ignorate


di Giusy Baioni

giornalista


Senza memoria e senza midollo
Scrivo a pochi giorni dalla tragedia di Lampedusa. Quando la rivista andrà in stampa, forse ce ne saremo già dimenticati, collocando quel dramma nella lunga scia di morte che ammorba il Mediterraneo. O forse no, forse sarà finalmente l'occasione per una svolta nelle nostre politiche. Ma quei morti restano sulla nostra coscienza di cittadini europei e di cittadini del mondo. E non solo quelli. Ci voleva una sciagura di tali proporzioni per farci aprire gli occhi. Per scuoterci dal nostro torpore. «C'è la crisi!», ripetiamo come scusante, senza renderci conto che dall'altra parte del Mediterraneo si sta infinitamente peggio.

No, non ho sbagliato tema. Mi è stato chiesto di parlare di armi e guerre. Ma non ci rendiamo conto che sono due facce della stessa medaglia? I richiedenti asilo che approdano disperati sulle nostre coste scappano da conflitti che si combattono con armi made in Europe. E le nostre politiche estere a volte ignave, a volte compiacenti, non fanno nulla per fermare stragi di innocenti. O - Dio non voglia! - a volte le provocano pure. E noi, noi cittadini? Troppo presi dal nostro ombelico. «C'è la crisi!», e così non ci interessa, nemmeno ci accorgiamo di quanto accade sulle altre sponde del Mediterraneo, della misera fine delle rivoluzioni arabe, della tragica guerra in Siria, paese ormai allo sbando e in mano a criminali d'ogni sorta. Nemmeno ricordiamo più la nostra responsabilità storica verso la Libia, la Somalia e l'Eritrea, che se sono così piagate è anche per demerito nostro e della nostra colonizzazione fallimentare. Per non parlare delle porcherie commesse in Somalia negli anni Ottanta, dei traffici illeciti, delle contaminazioni su cui indagava Ilaria Alpi, che ha pagato con la vita. Siamo un paese senza memoria e senza midollo. Non sappiamo alzare la voce per rivendicare i nostri diritti, tanto meno lo facciamo per i diritti degli altri. Pronti invece a scannarci per dividerci il magro bottino.



Proliferazione sotto il sole
All'inizio di settembre, parlando di Siria, papa Francesco ha stupito il mondo pronunciando una frase semplicissima: «Sempre rimane il dubbio se questa è una guerra commerciale per vendere queste armi, o è per incrementarne il commercio illegale? No al commercio e alla proliferazione delle armi!». Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. Eppure, ci siamo meravigliati tutti per questa affermazione. Come se anche il nostro paese non fosse tra i maggiori produttori ed esportatori di armi al mondo. Certo, non siamo più alla ribalta, come quando vendevamo mine antiuomo (che ora - proprio grazie all'impegno di alcuni italiani - sono state bandite, ma su cui ancora oggi e nei prossimi decenni continueranno a saltare uomini, donne e bambini), tuttavia non smettiamo di farci vanto della nostra Finmeccanica, carrozzone mangiasoldi, fonte di corruzioni enormi, sotto indagine, azienda pubblica che con le sue controllate produce e vende armi. Per non parlare del capitolo F35, di cui già saprete tutto.

Mi è tornato alla mente un piccolo episodio di dieci anni fa: mi trovavo in Ituri, regione nordorientale del Congo, dove era scoppiata una guerra fra le due etnie locali, gli hema e i lendu. Molti morti, migliaia di sfollati. Ricordo benissimo come mi fu spiegato quanto accadeva: «Fra le due tribù è in corso una faida da decenni, per questioni terriere. Poi, ad un certo punto, sono arrivati i kalashnikov». Ecco, in sintesi estrema, cosa significa armare una guerra. Scontri, liti, contese che prima erano su un piano tutto sommato accettabile, all'improvviso degenerano. E nulla è più come prima. Basta un attimo per distruggere, ma servono decenni per ricostruire, soprattutto per perdonare, per voltare pagina, per tornare a sentirsi fratelli del "nemico".

Al mondo l'industria bellica fa girare 400 miliardi di dollari l'anno. Secondo il rapporto annuale dello Stockholm International Peace Institute, le spese militari sono circa il 2,5% del PIL mondiale: 249 dollari a testa. Come se io e te, ma anche i nostri figli e nipoti, quest'anno avessimo speso all'incirca 200 euro per comprarci un'arma. Una a testa. Tra i maggiori investitori, in primis gli Stati Uniti, seguiti da Cina, Russia, ma anche India e Brasile. E paesi come la Francia, l'Italia e la Gran Bretagna. Per non parlare dei tanti paesi in via si sviluppo che investono cifre enormi in armamenti, anziché destinarle a politiche sociali. Gli esempi sarebbero purtroppo tantissimi. Basti un dato su tutti: dal 2001 l'Italia è il primo partner europeo per le spese militari del regime di Assad in Siria, che ha speso 17 milioni per acquisti regolari di armamenti nel nostro paese su un totale di 27 milioni investiti in Europa.




C'è chi si impegna
Da anni esistono in Italia associazioni che con estrema professionalità seguono, documentano e denunciano cosa si muove nel comparto bellico italiano, come il governo affronta e gestisce le spese militari, quali banche appoggiano tali investimenti. Associazioni come Rete Italiana per il Disarmo o Archivio Disarmo, che hanno dato vita a varie campagne nel corso degli anni, atte a sensibilizzare l'opinione pubblica e a sollecitare lo stato a politiche più trasparenti e in linea con l'articolo 11 della nostra Costituzione. L'ultimo rapporto in ordine di tempo è Don't bank on the bomb, prodotto dal movimento mondiale ICAN (International Campaign to abolish nuclear weapons per l'abolizione delle armi nucleari), che elenca i 298 istituti finanziari che investono in armi nucleari la cifra di 314 miliardi di dollari: in Italia, risultano coinvolte Intesa Sanpaolo e UniCredit, mentre l'unico istituto italiano totalmente limpido è Banca Etica. In questa linea va letta anche l'assegnazione del premio nobel per la pace, che quest'anno è andato all'OPAC, l'Organizzazione per la Proibizione delle armi chimiche. Un bel segnale.

E se è chiaro che le guerre sono un affare molto lucrativo, è altrettanto chiaro che una sconfitta di questa logica si può realisticamente ottenere un passo alla volta. Mettendo al bando le armi partendo da quelle chimiche e nucleari, smascherando gli interessi di chi guadagna con la morte, giungendo a trattati internazionali che portino ad una civiltà giuridica basata su una cultura di pace. Ed è in quest'ottica che mi piace concludere con una nota positiva: a fine settembre, con i voti unanimi di camera e senato, l'Italia è stato il primo paese europeo (il quinto al mondo) a ratificare il Trattato sugli armamenti, la prima legislazione internazionale che impone un controllo sul commercio di armi. Serve l'adesione di altri 45 stati perché il trattato entri in vigore, il cammino è ancora lungo, ma la pressione della società civile mondiale potrebbe ottenere molto.

Per questo temi come le guerre ed il commercio di armamenti non sono troppo grandi, troppo lontani da noi, comuni cittadini, che al contrario abbiamo un enorme potere. Sta a noi servircene nel modo giusto.
Rispondi

Da: riccardina  -banned!-18/01/2014 17:36:47
Come si sa, Finmeccanica è un'azienda pubblica italiana: lo Stato, controllando il 30,2% del pacchetto azionario, è l'azionista di riferimento. Gli scandali sembrano nascere non solo da una certa disinvolta di alcuni top manager, ma anche da un rapporto troppo stretto con la politica.

Finmeccanica produce sistemi d'arma: dagli elicotteri all'elettronica di sorveglianza. È la terza azienda europea del settore.
Rispondi

Da: Magic Excalibur 18/01/2014 17:45:05
??????????????????????????????????????????
FATTI UN SOLITARIO NTAMATA......
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Da: riccardina  -banned!-18/01/2014 17:47:55
17-01 Corriere della sera

Meno armi più cultura. L'utopia (possibile) del nuovo anno
di Tomaso Montanari

Una nave da crociera minaccia Venezia e i suoi tesori dell'arte
Quali buone notizie possiamo aspettarci, nel 2014, per il «paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione» (per usare le parole dell'articolo 9 della Costituzione)? Il più importante repertorio di immagini della prima età moderna - l'Iconologia di Cesare Ripa - contiene un'allegoria della Conservazione il cui senso è che la «durazione» delle cose si può assicurare solo a condizione di una «trasmutazione». È proprio così: l'ambiente e il patrimonio storico e artistico dureranno solo se gli italiani «trasmuteranno» la loro mentalità. Per farlo abbiamo bisogno di pensieri diversi, di parole che non siano quelle - fruste, inefficaci, fallimentari - che affondano ogni giorno il discorso pubblico italiano.

Il polo museale del Santa Maria della Scala a Siena
Il primo 'mantra' da cambiare è: «non ci sono soldi per il patrimonio». Da almeno trent'anni è questo il dogma su cui si basa la non politica culturale italiana. La mancanza di soldi non è un'alluvione o un terremoto, non è una catastrofe naturale: è una scelta politica. Una scelta regressiva, e irresponsabile: se nemmeno una delle prime potenze economiche al mondo ritiene di poter investire sul proprio patrimonio culturale, cosa mai dovrebbero fare paesi come la Grecia, l'Egitto, l'Afghanistan o l'Iraq? Ma quanto ci vorrebbe per mantenere il patrimonio culturale italiano (arte, biblioteche, archivi, opera lirica, teatro, cinema…) senza che vada in rovina, chiuda o debba vivere di interessate elemosine? Basterebbe un quinto della spesa militare, un decimo di quanto lo Stato ha speso per salvare le banche che si erano colpevolmente esposte nella crisi finanziaria.

Dopo che, nel 2008, Sandro Bondi dimezzò il bilancio dei Beni culturali (allora attestato sui tre miliardi e mezzo l'anno, già insufficienti), i suoi successori Giancarlo Galan e Lorenzo Ornaghi hanno perso un altro mezzo miliardo: oggi siamo circa a un miliardo e mezzo. Le armi, invece, ci costano circa venticinque miliardi cui forse se ne aggiungeranno altri dodici per i bombardieri F-35. E il salvataggio delle banche che si sono compromesse col grande risiko finanziario che ha portato alla crisi è costata ai cittadini italiani (già vittime di quella stessa crisi, e dunque di quelle stesse banche) oltre quaranta miliardi. Venticinque, trentasette, quaranta, contro uno e mezzo: sono queste le cifre del suicidio culturale italiano. Un suicidio a cui il pensiero critico ha il dovere e il potere di proporre un'alternativa: perché non è vero che non c'è alternativa a un'autodistruzione consumata in nome della sovranità, anzi del culto religioso, del mercato. In Europa le cose stanno diversamente: la nostra spesa per la cultura equivale al 1,1 % della spesa pubblica, mentre la media europea è esattamente il doppio, 2,2 % (è di 2,5 in Francia, di 3,3 in Spagna).  Se raddoppiassimo torneremmo alla cifra pre-Bondi: e sarebbe già un successo. Se, con una svolta neokeynesiana, decidessimo di investire in qualcosa che ci fa bene, e riuscissimo ad arrivare a 5 miliardi l'anno, avremmo un patrimonio mantenuto con lindore svizzero, e senza chiedere aiuto a nessuno speculatore privato. Certo, saremmo sopra la media europea: ma il nostro patrimonio non lo è?


La straordinaria biblioteca dei Girolamini a Napoli
Ma temo che tutto questo non lo vedremo: almeno non nel 2014. Passiamo allora ai premi di consolazione. Vorrei indicarne uno di sistema, e tre puntuali: uno al nord, uno al centro e uno al sud. Il primo è la riforma del Ministero per i Beni Culturali: il ministro Massimo Bray (la cui tenacia è stata la vera buona notizia del 2013) ha creato una commissione (della quale faceva parte anche chi scrive) che ha avanzato una serie di proposte puntuali per cambiare faccia al sistema della tutela. Durante la seduta finale, Bray ha detto che le proposte della commissione sarebbero state «attuate e rispettate con grande attenzione», e che il Mibac sarebbe stato riformato radicalmente, «con segni forti di discontinuità nelle responsabilità». Se al ministro sarà consentito di continuare a lavorare, e se avrà coerenza e forza sufficienti per poter attuare questa riorganizzazione del governo del patrimonio, sarà una piccola-grande rivoluzione.


Il ministro Massimo Bray: la sua tenacia ha contraddistinto il 2013
Infine, tre sguardi ad alcune tra le infinite emergenze del patrimonio. Se apparisse il genio della lampada, gli chiederei di bloccare entro quest'anno l'accesso a Venezia delle Grandi Navi, che infliggono gravissimi danni, attuali e potenziali, ai cittadini, ai monumenti, alla Laguna. Poi gli chiederei di salvare il grande ospedale medioevale del Santa Maria della Scala, a Siena, riunendoci la Pinacoteca Nazionale (tutta intera!), il Dipartimento di Storia dell'arte, la biblioteca di Giuliano Briganti: sarebbe un potente simbolo del vero fine del patrimonio, che è quello di produrre conoscenza. Infine, gli chiederei due segnali potenti a Napoli, capitale del degrado del patrimonio: sarebbe importante se il 2014 vedesse due riaperture ai cittadini. Quella della Biblioteca dei Girolamini (saccheggiata e devastata da un manipolo di criminali appoggiati dalla peggiore politica), e quella della bellissima, importantissima chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, chiusa da prima del terremoto del 1980: due simboli di patrimonio negato che potrebbero diventare due simboli di rinascita.

Nessuna di queste cose è impossibile: in fondo, dipendono tutte e soltanto dalla nostra volontà.



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Da: Magic Excalibur 18/01/2014 18:10:40
Una briskola a mazze? Ni.....
ahahahahahah ntamata.....
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Da: galogero 18/01/2014 18:50:00
berica a tutti riccardina sera  credimi, tu ti devi riposare... oppure diii a tuo marito chè stasera compra  il viagra ti fai na bella trombata credimi rilassati ...sei fuori luogo con i tuoi link stacca la spina un po' carica un po' le batterie poi si discute...del fare.. credimi stacca per un po'!
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Da: galogero 18/01/2014 19:01:48
magic mi levi una curiosità tu sei lato tp della prov . di pa ?
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Da: galogero 18/01/2014 19:05:59
scusami frate' misi u link na pagina sbagliata hahaha
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