>Concorsi
>Forum
>Bandi/G.U.
 
 
 
 
  Login |  Registrati 

NB: La redazione di mininterno.net non si assume alcuna responsabilità riguardo al contenuto dei messaggi.

Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

Registrati per aggiungere questa o altre pagine ai tuoi Preferiti su Mininterno.

Torna al forum  - Rispondi    


Pagina: 1, 2, 3, 4, 5, 6, ..., 261, 262, 263, 264, 265, 266, 267, 268, 269, 270, 271, ..., 334, 335, 336, 337, 338, 339 - Successiva >>

Da: Cosa faccio? 28/09/2018 11:40:03
L'unica cosa consentita ad un ex avvocato: lavoro nell'ufficio legale di un'amministrazione pubblica.
Rispondi

Da: Ora raccolgo 28/09/2018 11:40:35
pomodori, in Africa.
Rispondi

Da: Io ho lasciato da  quando 28/09/2018 11:58:29

- Messaggio eliminato -

Rispondi

Da: giurisprudenza facoltà di illusi e falliti28/09/2018 20:47:25
Cantone: "In Campania sono troppe 6 facoltà di Giurisprudenza"

Il presidente Anac punta il dito anche contro gli atenei telematici. I presidi di Federico II, Vanvitelli, Suor Orsola: "Non è vero"

Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, lancia un nuovo guanto di sfida contro il mondo accademico italiano.
«Alcune università andrebbero forse proprio chiuse. C'è uno iato enorme tra quelle del Sud e del Nord, amplificato ancora di più dalla logica di dare i contributi a chi lavora meglio e rendere così zavorre alcune università».

E se la prende, in particolare, con i dipartimenti di Giurisprudenza della Campania:«Se in una regione come la mia ci sono sei facoltà di Giurisprudenza, c'è qualcosa che non quadra».
E continua:«E non prendo nemmeno in considerazione il tema delle università telematiche su cui andrebbe fatta una riflessione che porterebbe a mettere in discussione un tabù, e lo dico come provocazione, quello del valore legale del titolo di studiO».


E a Giurisprudenza si iscrive circa il 15 per cento della popolazione universitaria: alla Vanvitelli sono oltre 2.800 gli iscritti a Giurisprudenza, alla Federico II sono 10 mila, 1.600 alla Parthenope, tanto per fornire qualche dato.
«Numeri ridimensionati negli ultimi anni - spiega Lucio De Giovanni, preside di Giurisprudenza alla Federico II - perché con il crollo dei concorsi nella pubblica amministrazione sono diminuiti gli sbocchi occupazionali. Ma il problema non può essere ridotto alla quantità di dipartimenti, semmai bisogna valutarne la qualità. E lascio ad altri il compito».
Rispondi

Da: si si 29/09/2018 04:23:00

- Messaggio eliminato -

Rispondi

Da: Per si si29/09/2018 10:04:38
Sicuramente guadagna di più che a fare l'avvocato.
E ha anche più prospettive
Rispondi

E' disponibile l'App ufficiale di Mininterno per Android.
Scaricala subito GRATIS!

Da: super giuristi29/09/2018 11:30:13
occorrono almeno 50 avvocati per raggiungere il reddito di un notaio.
Schiavetti di studio legale che guadagnate la metà della segretaria, il domani che sognate non sarà migliore dell'oggi che vivete.
Sveglia!
Rispondi

Da: super giuristi29/09/2018 11:30:22
occorrono almeno 50 avvocati per raggiungere il reddito di un notaio.
Schiavetti di studio legale che guadagnate la metà della segretaria, il domani che sognate non sarà migliore dell'oggi che vivete.
Sveglia!
Rispondi

Da: pidiotta29/09/2018 16:27:12
A molti schiavetti di studio legale converrà cancellarsi dall'albo ed intascarsi i 780 euro di reddito di cittadinanza, anzichè continuare a restare uscritti all'albo avvocati, e guadagnare la stessa cifra facendo lo schiavetto del loro dominus.
Però il prestigio......... ne risente
Rispondi

Da: guadagni strabilianti29/09/2018 20:29:57
classifica

Primo posto
notai reddito  285.400 euro. fatturato 597.900 euro             numero professionisti esercenti la professione  4.460 .

Secondo posto
farmacisti reddito 121.300 euro. fatturato euro 1.194.300 euro.
numero farmacie in Italia 15.252

Terzo posto
medici reddito  66.600 euro, fatturato 83.900 euro.
numero studi medici privati in Italia 122.628

Dal sole24 ore del 28 giugno 2018

Queste tre professioni che battono alla grande l'avvocatura ridotta alla fame, hanno un unico denominatore comune: IL NUMERO CHIUSO.
Vuoi all'università come per la facoltà di medicina.
Vuoi nell'autorizzazione post laurea ad aprire lo studio notarile o la farmacia.
Rispondi

Da: avvocato con reddito di cittadinanza29/09/2018 21:20:46
La rivincita dell'Ingegneria, insieme all'analisi dei dati e al comparto del tech in genere: non la certifica solo l'attrazione crescente di nuove matricole all'università, ma anche la prospettiva che si apre al termine degli studi. Sono questi, infatti, gli ambiti con le maggiori opportunità professionali secondo Indeed, la piattaforma web per chi cerca e offre lavoro.

Indeed ha passato in rassegna gli annunci caricati online sul dominio italiano, nel corso degli undici mesi, per vedere dove c'è una disrepanza tra domanda e offerta di professioni: quello che viene chiamato talent mismatch. "L'analisi", spiega il portale, "evidenzia come nel nostro Paese esista un surplus di domanda da parte dei datori di lavoro per quanto riguarda le professioni a più alto contenuto tecnologico e di analisi dei dati. Ovvero, ci sono più posizioni aperte che persone in cerca di lavoro; soprattutto per le ricerche nell'ambito dell'ingegneria e in generale dell'IT".
Rispondi

Da: Per il notariato e il 29/09/2018 21:34:17
settore delle farmacie il numero di posti per l'avvio delle attività è contingentatissimo, medicina è una facoltà a numero chiuso, ergo tali ambiti non conoscono crisi, se non marginalmente, al contrario dell'inflazionatissima avvocatura. Oggi solo un'autolesionista suicida si butterebbe nella professione forense, dove i pesci grossi rimangono tali e i pesci piccoli diventano sempre più piccoli, costretti a spartirsi le briciole di un mercato ipersaturo. I guai sono per chi 20 anni fa ha intrapreso quello sciagurato percorso di laurea con la prospettiva della professione. Io sono fra questi, ma mi sono salvato per il rotto della cuffia superando un concorso pubblico, altrimenti sarei ancora adesso nella disperazione più totale.
Rispondi

Da: Per il notariato e il 29/09/2018 22:28:53
*un autolesionista [senza accento] 🤦ââï
Rispondi

Da: Ognuno ha quel che merita29/09/2018 23:05:30
Chi nel 2018 intraprende la strada della professione forense si merita quel che avrà
Rispondi

Da: Che 30/09/2018 02:17:48

- Messaggio eliminato -

Rispondi

Da: pidiotta30/09/2018 07:20:58
Ottima analisi sul successo e benessere di medici, farmacisti e notai, rispetto alla crisi e povertà avvocatesca.
Si tratta di una vera emergenza sociale, con rilevanti costi pubblici e sociali, come il reddito di cittadinanza per avvocati disoccupati.
Rispondi

Da: Problemi collaterali 30/09/2018 09:41:32
Il fatto è che l'avvocatura, a causa degli scarsi guadagni che consente, permette di preventivare anche ulteriori (futuri) drammi sociali.
I suoi praticanti piu giovani non potranno avere nè famiglia, nè figli.
Con una pensione - a 70 anni - stimata in 10.000 euro lordi scarsi annui, chi pagherà l'assistenza a simili anziani?!?
Altro che "reddito di cittadinanza" ... sarà richiesto addirittura l'intervento del Comune, per organizzare (e pagare) il funerale a molti professionisti!
Rispondi

Da: i migliori30/09/2018 10:19:00
Solo i migliori ricordalo...............
Rispondi

Da: mah io conosco vari30/09/2018 10:24:40
quarantenni avvocati nel nord italia,  che stanno molto bene economicamente
Rispondi

Da: Nord italia 30/09/2018 13:00:39
No, neanche nel nord Italia non c'è più posto per gli avvocati.
Genova, Bologna, Padova straripano di avvocati laureati in loco.
Comunque, è meglio che frequentiate direttamente le facoltà del nord: i laureati in quelle del sud, qui non li ha mai assunti nessuno.
Sono diverse le teorie giuridiche (da luogo in luogo) ... é diverso il modo di scrivere ed, addirittura, cambia il linguaggio parlato.
Rispondi

Da: Nostradamus 2016 30/09/2018 14:12:57
Problemi collaterali ha dipinto esattamente quanto accadrà.
É certo però che chi ora sceglie questa strada quel futuro se lo sarà meritato
Rispondi

Da: avvocati poveri30/09/2018 14:46:05
Per molto tempo, "il figlio avvocato" è stato il sogno di molti italiani: in certi casi per il desiderio di perpetuare una tradizione di famiglia, in molti altri per la speranza che il conseguimento del titolo professionale fungesse anche da ascensore sociale.

Fino ai primi anni Duemila, la prospettiva di accedere a una delle professioni giuridiche classiche - avvocato, notaio o magistrato - induceva moltissimi diplomati italiani a iscriversi alle facoltà di Giurisprudenza, sostenuti nella loro scelta da genitori pronti a mantenerli agli studi anche durante gli anni successivi alla laurea, fino al superamento dell'esame di abilitazione o del concorso.

Le alternative, per chi non tentava la strada di una delle tre professioni tradizionali o vi rinunciava, erano comunque soddisfacenti: la laurea in Giurisprudenza preludeva in molti casi a una carriera in una banca, in una compagnia di assicurazione o nella Pubblica Amministrazione.

Negli ultimi dieci anni, gli studi giuridici hanno perso la loro capacità attrattiva: dal 2006/2007 al 2016/2017 il numero degli iscritti al primo anno delle facoltà italiane di Legge è crollato da 29.000 a 18.000 (-38%); nel periodo compreso tra gli anni accademici 2010/2011 e 2017/2018 il numero totale degli iscritti è sceso di 53.000 unità (erano l'11,1% del totale degli iscritti nelle università italiane; ora sono il 7,2%).

Il calo è certamente determinato dall'introduzione in alcune facoltà di un numero massimo di immatricolazioni, ma i dati numerici sono tanto ingenti - e sono maturati in un periodo tanto breve - da meritare di analizzarne le cause prendendo in esame più profili diversi tra loro.


Giurisprudenza: se l'abilitazione richiede più tempo dello studio

Esistono in primo luogo cause di tipo organizzativo che interagiscono con ragioni di natura economica. La laurea non è sufficiente per iniziare a esercitare una delle tre professioni classiche: l'aspirante avvocato ha l'obbligo di eseguire un periodo di pratica e deve superare un esame di abilitazione; chi vuole diventare magistrato deve superare un concorso pubblico nazionale e dopo averlo vinto deve operare per un periodo di tempo quale uditore; chi desidera fare il notaio deve svolgere la pratica, poi superare un concorso nazionale a numero programmato dei vincitori, e infine trascorrere un periodo di tirocinio presso lo studio di un collega.

In concreto questo significa che anche i laureati più preparati e fortunati impiegano normalmente, per completare il loro percorso e iniziare a esercitare la professione, un tempo anche molto superiore a quello che è occorso loro per laurearsi.

A questo si aggiunga che nelle facoltà italiane di Giurisprudenza lo studio teorico non si sposa in alcun modo con la sperimentazione dei contenuti e dei processi della pratica professionale, il che induce moltissimi laureati a frequentare corsi post-universitari. Durante il periodo di pratica forense o notarile il laureato in Giurisprudenza, avendo necessità di orari di lavoro discontinui e disomogenei per poter proseguire gli studi teorici e per poter partecipare agli esami o ai concorsi ai quali si iscrive, ottiene difficilmente una qualifica e un inquadramento professionale e consegue in pochi casi una remunerazione. Inoltre, i costi di apertura e di avviamento di uno studio legale o di uno studio notarile sono ingentissimi.

Sistemi di accesso alle professioni che aggiungono alla naturale incertezza dell'esito finale la totale imprevedibilità del tempo necessario perché esso si determini; permanenza dei laureati per un lungo periodo a carico delle famiglie; necessità di sostenere costi ingenti per la propria formazione e per l'avviamento iniziale dell'attività: ce n'è abbastanza per scoraggiare migliaia di diplomati dallo scegliere la Facoltà di Giurisprudenza. Ma non è sufficiente a spiegare l'intero fenomeno.


Troppi professionisti e poca domanda

Se si guarda a ciò che avviene nel sistema nel quale le professioni giuridiche si inseriscono, il fenomeno di cui trattiamo trova la sua origine anche nel rapporto tra l'offerta e la domanda dei servizi professionali di natura legale, che vede la prima decisamente sovradimensionata rispetto alla seconda. Gli avvocati italiani sono circa 250.000 (nel solo Foro di Roma ne operano tanti quanti nell'intera Francia): un numero decisamente eccessivo anche in rapporto al numero tuttora molto elevato delle cause giudiziarie che vengono avviate ogni anno nel nostro Paese, e che diventa ancora più esorbitante a fronte delle misure adottate nell'ultimo decennio dal legislatore per limitare il ricorso alla giurisdizione.

Se poi si prende in considerazione l'attività di consulenza stragiudiziale, diventa interessante indagare il collegamento tra il calo numerico degli aspiranti giuristi, la fisionomia delle imprese italiane e gli effetti della crisi sull'economia reale: un sistema imprenditoriale che ha visto morire (o trasferire altrove) numerose imprese di dimensioni medie e grandi e che ha resistito - con fatica - grazie alla presenza di un elevatissimo numero di imprese piccole e piccolissime, sottocapitalizzate e spesso destinate ad avere cicli di vita brevissimi, è un sistema imprenditoriale che esprime una domanda di servizi professionali molto scarsa, che per di più si accompagna all'aspettativa di una remunerazione altrettanto scarsa di quei servizi
Rispondi

Da: Beati... 30/09/2018 15:18:30
.....I medici...possono fare attivita' pubblica, privata, consulenze tecniche etc.etc. nonche' essere un gran bacino di voti....e gli avvocati?ridotti alla fame...un sistema totalmente iniquo, del pari prestigio sociale oggi resta solo il ricordo.
Rispondi

Da: pidiotta30/09/2018 20:13:33
Infatti ùe iscrizioni in giurisprudenza sono crollate e caleranno ancora di più.
I ventenni di oggi non sono miopi, hanno internet, usano i social e capiscono lo stato di indigenza avvocatesco.
Rispondi

Da: Utilitá 30/09/2018 21:01:58
Ma infatti non capisco l'utilità di questa discussione. Non credo che esistano ancora persone serie e sensate che vogliono fare l'avvocato.
Al limite qualche figlio di miliardario che tanto vivrà di rendita (Buon per lui) e vuole semplicemente prendere il titolo per bon ton sociale per non dire vivo di rendita
Rispondi

Da: Utilitá 30/09/2018 21:02:08
Ma infatti non capisco l'utilità di questa discussione. Non credo che esistano ancora persone serie e sensate che vogliono fare l'avvocato.
Al limite qualche figlio di miliardario che tanto vivrà di rendita (Buon per lui) e vuole semplicemente prendere il titolo per bon ton sociale per non dire vivo di rendita
Rispondi

Da: Utilitá 30/09/2018 21:09:58
.....che poi anche quanto a bon ton sociale ormai dire faccio l'avvocato é peggio di dire sono disoccupato e sto cercando.
Meglio che il suddetto figlio di miliardario si spacci per chef
Rispondi

Da: ma.. 30/09/2018 22:30:13
forse la situazione non è così disastrosa. Persino i praticanti si aggirano per i tribunali sfoggiando abiti firmati e orologi costosi. A maggior ragione gli avvocati non devono passarsela poi così male come volete far credere
Rispondi

Da: ...............01/10/2018 04:32:18
Solo i migliori devono fare gli avvocati ed arricchire quanto i notai.......
la restante innumerevole massa si dedichi ai super affollatissimi concorsi per assistente giudiziario di cancelleria per 1200 euro al mese....... a 1000 chilometri da casa.....
Rispondi

Da: Un minuto di raccoglimento 01/10/2018 09:09:49
per esprimere solidarietà e vicinanza a questa persona, che da più di 6 anni scrive le stesse farneticazioni frutto di una ingravescente ossessione. 6 anni, ricordiamolo.
Rispondi

Pagina: 1, 2, 3, 4, 5, 6, ..., 261, 262, 263, 264, 265, 266, 267, 268, 269, 270, 271, ..., 334, 335, 336, 337, 338, 339 - Successiva >>


Aggiungi la tua risposta alla discussione!

Il tuo nome

Testo della risposta

Aggiungi risposta
 
Avvisami per e-mail quando qualcuno scrive altri messaggi
  (funzionalità disponibile solo per gli utenti registrati)