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Sentenza n. 37/2015 della Corte Costituzionale - illegittimità incarichi dirigenziali
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Da: Orpo unicum27/10/2015 17:50:46
Negazionismo puro e semplice, purtroppo per loro la ns. memoria è quotidianamente sollecitata.

Da: x orpo unicum27/10/2015 17:54:37
E' proprio vero! Siamo di fronte ad una delle più emblematiche manifestazioni di "NEGAZIONISMO". Senza il minimo pudore!

Da: 27/10/2015 19:09:55
http://www.repubblica.it/economia/2015/10/27/news/enrico_zanetti_nessuna_smentita_su_orlandi_dare_stima_in_una_nota_non_e_una_difesa_-125989727/?rss

Da: Bugie...pietose bugie27/10/2015 19:15:33
Ma quale valutazione quale confronto dei curricula neanche l'educazione di comunicare ai partecipanti all'interpello (patetiche farse) l'esito di una teatrale supposta partecipazione.
Che squallore ...ma che soddisfazione nel veder emergere la vera realtà di questi tristissimi anni in cui ben tre generazioni di funzionari sono stati prevaricati mortificati offesi da ...clown patetici e supponenti
Forza Zanetti chi dice la verità non sbaglia mai!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Da: bla bla bla27/10/2015 19:16:03
indovinate da che parte sta il giornalista del sole 24 ore......


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Le Entrate e la partita della vera autonomia

di Salvatore Padula27 Ottobre 2015Commenti (1)
IN QUESTO ARTICOLO

Argomenti: Pubblica Amministrazione | Ministero delle Finanze | Ministero dell'economia e delle finanze | Rossella Orlandi | Ministero del Tesoro | Agenzia Entrate | Corte Costituzionale | Ocse | Fmi



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Giorno dopo giorno appare sempre più evidente come il problema dell'agenzia delle Entrate non sia legato solo alla vicenda dei dirigenti decaduti, cioè agli incarichi affidati senza procedure di concorso e poi dichiarati illegittimi dalla Corte costituzionale.

Certo, gli effetti di questa sentenza si stanno facendo sentire in modo pesante. Il direttore, Rossella Orlandi, ha ereditato questa situazione e non sembra corretto accusarla di non aver fatto tutto il possibile per individuare una via d'uscita credibile, per salvaguardare l'operato dell'Agenzia stessa e tutelarne le professionalità.

Il governo e il ministero dell'Economia hanno gestito con troppa cautela una situazione oggettivamente intricata, con una sentenza che non poteva essere aggirata a cuor leggero e, per contro, con un pezzo fondamentale di amministrazione dello Stato che rischiava (e rischia) di non poter assolvere in modo ottimale a tutti i propri compiti.

La sensazione però è che ci sia dell'altro. E cioè che il confronto che si è aperto sul caso dirigenti - a volte scivolato in qualcosa molto simile a uno scontro - sia parte di una partita più ampia sull'assetto dell'amministrazione finanziaria e, in definitiva, sulle competenze nell'attuazione della politica tributaria nel nostro Paese.

L'assetto attuale è figlio della riforma del '99, quella che ha accorpato nel ministero dell'Economia e delle finanze i ministeri del Tesoro, del Bilancio e delle Finanze. La stessa riforma ha sancito la nascita delle Agenzie fiscali, tra cui quella delle Entrate (ora Entrate e Territorio), operativa dal gennaio 2001. Si avviava così la separazione tra il ruolo di regia del sistema fiscale, anche in termini di progettazione e strategia - ruolo affidato al Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia - e quello più operativo di amministrazione, accertamento e riscossione dei tributi, contenzioso. Da un lato, quindi, il "governo delle tasse"; dall'altro le funzioni di gestione esercitate da un soggetto autonomo, sottoposto però alle direttive e al controllo del ministro dell'Economia.

Bisogna riconoscere che questo modello ha prodotto buoni risultati in termini di maggiore efficienza del sistema (i meno giovani forse ricordano la sensazione che si provava camminando per i corridoi o bussando agli uffici del "vecchio" ministero delle Finanze...).

Tuttavia, forse anche per le modifiche e i ripensamenti successivi, non tutto è andato come nelle previsioni. A partire dal mito dell'autonomia dell'Agenzia. Nei fatti, l'«autonomia regolamentare, amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e finanziaria» che viene richiamata dalla legge ha trovato forti limiti nella natura pubblica di questi enti: in fondo, l'impossibilità di selezionare personale competente se non attraverso concorsi pubblici ne è una prova evidente, mentre sarebbe stata necessaria una gestione di stampo privatistico del personale. Senza dire che i ruoli tra i due livelli si sono troppo spesso confusi, con l'Agenzia che si è trovata a indossare la casacca dell'autore delle norme tributarie e con il dipartimento non sempre in grado di esprimere la propria identità. Per non dire del dilemma della predisposizione delle circolari, affidata all'Agenzia e non, come sarebbe più corretto, al Dipartimento.

Da qui bisogna ripartire per uscire il più velocemente possibile dall'impasse. Bisogna creare le condizioni affinché l'Agenzia possa tornare rapidamente a operare. Ma con altrettanta urgenza bisogna ridefinire ruoli e competenze. L'unione tra Tesoro e Finanze, che è ovviamente molto sensata, forse non è adatta a un Paese come il nostro, con una complessità e un'articolazione fiscale non comune ad altre realtà, dove l'emergenza evasione ha lo stesso peso dell'emergenza spread. Separare i ministeri potrebbe essere un'opzione plausibile. Ma sull'Agenzia bisogna fare una scelta: se deve avere autonomia che sia autonomia vera. Altrimenti si dica chiaramente che si vuole far rinascere il grande ministero delle Finanze.

Vedremo cosa succederà. Per ora sappiamo che anche il ministro Padoan è consapevole di quanto sia rilevante l'organizzazione e l'operatività delle Entrate, tanto che ha chiesto a Fmi e Ocse una valutazione sull'assetto attuale per correggere eventuali storture o inefficienze.

Chissà che da qui non giunga il suggerimento per voltare pagina.

Da: stefano27/10/2015 19:37:37
Bravo, condivido al 100 %, l'unico funzionario in gamba del mio ufficio non ha mai avuto neanche un posto di capo team, ha fatto il corso concorso per dirigenti delle pubbliche amministrazioni, lo ha vinto ed ora dirige una ragioneria provinciale dello Stato, per fare carriera è andato via, e noi siamo più poveri, abbiamo perso un ottimo collega

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Da: bah27/10/2015 19:48:05
Chissà perché si parla di 7 scaricati che hanno lasciato l'Agenzia e non delle diecine di ottimi funzionari che hanno vinto concorsi da notaio,  da magistrato o nella scuola superiore della pubblica amministrazione?

Da: 27/10/2015 19:53:05
si comincia con le foto

http://www.ilfoglio.it/list/2015/10/27/il-caso-dellagenzia-delle-entrate-e-la-necessit-di-sostituire-rossella-orlandi___1-vr-134277-rubriche_c550.htm

Da: apulissimo  27/10/2015 21:15:53
Come ad esempio dare l'incarico al laureato in lettere e mettergli alle dipendenze laureati in economia e legge

Da: 27/10/2015 21:57:45
serve per il controllo grammaticale

Da: scillipoti27/10/2015 22:17:20
Oramai è chiaro. dietro a questo teatrino mediatico e politico i massoni hanno già pronunciato il loro verdetto. chiuderanno le agenzie fiscali. poi grazie alla magistratura potremo chiedere il risarcimento danni con la restituzione delle somme indebite percepite dai dirigenti farlocchi che con un abito fatto dal sarto e qualche sigaro in bocca pensano di essere i padroni del vapore. e poi si permettono di fare ricorso contro gli stessi che li hanno messi li...gli si ritorcerà tutto contro come un boomerang.
E quando la magistratura riterrà che dietro vi era un vero e proprio Sistema Agenzia...altro che sanatorie..ci vorrà un indulto per evitare il sovraffollamento delle patrie galere. Interpelli farlocchi senza neanche vedere le domande presentate, prove pos su alcune circolari (approfondite ad hoc da alcuni ex incaricati) piuttosto che sui principi generali del diritto amministrativo e tributario, conferma delle deleghe di firma a gente che non sta lavorando prendendosi a tradimento lo stipendio, premi di risultato che continuano ad essere corrisposti senza alcuna valutazione seria dei risultati...il tutto con il silenzio complice dei principali sindacati...uno sfacelo totale.

Da: 27/10/2015 22:31:09
http://www.unadis.it/wp-content/uploads/2015/10/informativa-sindacale-disposizioni-di-organizzazione-interna.pdf

Da: funzionario 127/10/2015 22:49:14

Da: funzionario 127/10/2015 22:49:15

Da: Orpo unicum27/10/2015 23:12:48
Nuovi membri in arrivo, ed esattamente 105, per "l'ultra-casta dei diplomatici": l'allarme rosso viene dalla Farnesina, ministero guidato da Paolo Gentiloni (nella foto con il premier Matteo Renzi), grazie al sindacato Federazione lavoratori pubblici (Flp) che ha scovato, nascosto nelle pieghe della Legge di stabilità, un comma all'articolo 16 («Giovani eccellenze nella pubblica amministrazione») che dà il via libera a tre nuovi concorsi, uno all'anno, dal 2016 al 2018, per l'accesso alla carriera diplomatica. Obiettivo ufficiale, secondo Palazzo Chigi: «potenziare la rete diplomatica per far fronte ai sempre maggiori impegni internazionali». Vero disegno, secondo il Flp: assumere «un numero esorbitante di diplomatici» scavalcando «le autorizzazioni previste dalla legge». Possibile? Assolutamente sì, secondo l'organo di rappresentanza. Perché «i concorsi devono essere autorizzati dalle competenti autorità amministrative, come la Funzione Pubblica, e controllati dai competenti organi contabili, come la Corte dei Conti», assicura il sindacato degli impiegati della Farnesina; solo che questo sembra venga praticamente bandito alla chetichella, tramite un oscuro comma della legge di stabilità che aggira persino il divieto per la pubblica amministrazione di fare nuovi concorsi «in presenza di una graduatoria precedente e ancora valida». In questo caso, quella risalente  all'ultimo concorso, maggio 2014. Ben 5 mila domande per 35 posti. E come stupirsene? Quella dei diplomatici è l'ultima, vera, grande casta della pubblica amministrazione italiana. E guai a chi ne tocca i privilegi.

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STIPENDI D'ORO Tenetevi forte. Lo stipendio d'ingresso, con la qualifica di segretario di legazione, è di 62 mila euro lordi l'anno, ben 5 mila euro lordi al mese, contro i 1.200 netti di un impiegato medio della Farnesina e gli 800 di un contrattista locale all'estero (ma in India si scende a 390, e in Africa ancora più in basso). Basta diventare caposezione, e con un po' di fortuna basta un anno, per guadagnare 81 mila euro. Da consigliere d'ambasciata si arriva a 181 mila, e da ambasciatore (purtroppo c'è il tetto, che vale anche per il segretario generale e tutti i vertici della Farnesina) a 240 mila.

ULTRA CASTA E il tutto senza nemmeno scomodarsi a metter piede fuori dall'Italia. Secondo l'annuario statistico 2015 del Maeci (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale), infatti, ben 370 diplomatici sui 932 (un numero di feluche in effetti ragguardevole se paragonato ad altri paesi) lavorano alla sede centrale di Roma, "non si sa bene a fare cosa", secodo i sindacati; e 59 tessono i loro rapporti internazionali dietro le scrivanie di ministeri ed enti vari. All'estero ci stanno solo in 503, poco più della metà. Ma neanche loro possono lamentarsi del trattamento: il nostro ambasciatore a Berlino guadagna più di Angela Merkel, 109 mila euro l'anno più Ise, l'indennità per il servizio all'estero. Che è principesca: per il nostro ambasciatore a Tokyo, con moglie e due figli, un volantino sindacale rivelava un'Ise di 264.528 euro l'anno, a cui bisogna aggiungere la residenza gratis (con relative bollette e personale domestico), l'auto di servizio (con tanto di autista), e le spese di rappresentanza senza obbligo di rendicontazione.

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FATTURA A CHI? Se per Ignazio Marino è scattato l'impeachment per qualche migliaio di euro di cene di rappresentanza, per l'ultra-casta c'è invece una franchigia di 12 milioni: «E' esattamente quello che hanno speso gli ambasciatori in cene ("o colazioni" come amano chiamarle loro) e altre rappresentative amenità», sostiene in un comunicato Eraldo Fedeli, coordinatore del Flp Affari Esteri. Ed è tutto legale, intendiamoci: «I contribuenti non potranno mai sapere, diversamente da quanto successo con Marino, come sono stati spesi quei soldi. Tutto resta segreto dentro la chiusissima lobby della diplomazia italica. Non ci sono nemmeno le fatture, giacché con una leggina ad hoc - caso unico in tutta l'amministrazione pubblica italiana - il diplomatico si avvale del diritto a non dover produrre alcuna fattura». Basta la parola: la sua.

ADDIO ALLE REGOLE  Fuori dalle regole che valgono per i comuni mortali pare perciò anche il concorso previsto dalla Legge di stabilità, articolo 16, comma 13. Dopo l'allarme lanciato dal Flp, pure Cgil, Cisl e Uil si sono schierate contro il provvedimento: «Anche questa volta i vertici della nostra dirigenza non si impegnano per difendere gli organici delle aree funzionali (che non esistono quasi più), né si preoccupano della funzionalità dei nostri servizi all'estero e degli uffici a Roma», ma si arroccano «nell'ostinata difesa di una fortezza sempre più obsoleta e sempre più isolata».

ALLA CARICA L'ultra-casta, per l'appunto. Che non si esaurisce mai, nemmeno con la pensione. Ne sanno qualcosa tanti ambasciatori a riposo, da Giovanni Caracciolo di Vietri, dal 2013 segretario generale dell'Iniziativa Centroeuropea a Trieste (l'Ince, di cui la Farnesina è il principale finanziatore), a Claudio Moreno, consulente per l'Expo in Corea del 2012 e per quella di Venlo in Olanda,  che per le sue fatiche ha incassato 30 mila euro al mese per 26 mesi, tassati solo in parte e in aggiunta alla ricca pensione. Il suo incarico è stato rimosso dal sito della Farnesina quando è stato indagato dalla procura di Palermo per turbativa d'asta e corruzione, ma oggi ricopre un incarico di vertice nella Cassa Mutua Prunas, ente che dovrebbe svolgere funzioni sociali in favore del personale diplomatico (e non).

BUONA PENSIONE E non è certo rimasto indietro Leonardo Visconti di Modrone, ex capo del Cerimoniale del ministero, chiamato ad occuparsi della «predisposizione logistica e protocollare degli eventi» per il semestre europeo guidato da Matteo Renzi: 90.936 euro di compenso.  Il semestre è finito da mesi, così lui ora passa il tempo a Villa Vigoni, un'associazione d'élite che, sul bel lago di Como, «promuove le relazioni italo-tedesche in prospettiva europea e internazionale nel campo della scienza, della formazione e della cultura». Chi la finanzia? Ma che domande! La Farnesina. E buona pensione a tutti.

Da: anti-antares x tutti 27/10/2015 23:16:52
Stanno riesumando, per sostituire Orlandi, il mostro di frankestein.Sara' composto da materiale pregiatissimo ( pezzi di Romano, Befera, Pastorello, Visco, Bassanini ecc ).Con esso in tolda di comando, ae verra' traghettata verso il vero obiettivo: la privatizzazione ...( leggete l'articolo del sole di oggi...).Morale della favola: o si ritorna ministero o si viene privatizzati...l' ibrido agenzia - per molti versi incompatibile con norme costituzionali - non sopravvivera' a lungo...

Da: Orpo unicum27/10/2015 23:19:38
Da il primato nazionale

Agenzia delle Entrate e governo alla resa dei conti?

orlandi agenzia delle entrate
Rossella Orlandi, direttore dell'Agenzia delle Entrate
Roma, 26 ott - Volano gli stracci, e oseremmo dire non solo quelli, tra il governo Renzi e il direttore generale dell'Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi. E' l'epilogo di una situazione che si protrae da sette mesi e che adesso pare proprio arrivata ad un punto di svolta.

Agenzia delle Entrate: la patata bollente dei dirigenti decaduti

Negli ultimi due mesi si è assistito ad una vera e propria partita a scacchi tra alcuni esponenti  dell'esecutivo e l'Orlandi, partita regolarmente in stallo. Da una parte infatti, quella della dirigenza di vertice dell'Agenzia delle Entrate, si è tentato, con mosse degne del miglior Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, di cambiare tutto per far restare tutto com'era. Si è continuato a cercare una sanatoria legislativa per i quasi 800 dirigenti decaduti, pur in contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale e tuttora ci stanno riprovando con l'inserimento di un apposito emendamento nella legge di stabilità, si è tentato di utilizzare un concorso indetto nell'ormai lontanissimo 2010 per sanare almeno 170 posizioni dei decaduti ed il cui bando è stato recentemente ritenuto parzialmente illegittimo dal Consiglio di Stato, inoltre si è anche bandita una selezione per assegnare contratti da esterni a personale interno, come previsto ben tre mesi fa. Tutti tentativi, quelli sopra elencati, andati a vuoto sia per l'intervento del ministero dell'Economia - nel caso della sanatoria e del concorso "rispolverato" -  sia per le interrogazioni parlamentari delle opposizioni  in merito ai contratti da esterni a dipendenti eventualmente posti in aspettativa.

Dall'altra parte, quella governativa, alle frecciate sotto traccia lanciate attraverso la stampa prima dell'estate si è sostituita, tanto per dirla in gergo militare, l'artiglieria campale con un attacco in piena regola che vede in prima linea il sottosegretario del ministero, Enrico Zanetti, che anche in una recentissima intervista ha ricordato all'Orlandi, tra le altre, che è il governo che prende le decisioni in materia fiscale e l'Agenzia delle Entrate deve occuparsi soltanto dei controlli. Persino la Madia, che finora si era tenuta ben distante dalle polemiche, sebbene la questione dei dirigenti decaduti riguardasse da vicino la sua riforma della dirigenza pubblica, è intervenuta a gamba tesa dichiarando che nessuna sanatoria è prevista e che se i dirigenti decaduti sono i migliori allora sapranno farsi valere in un concorso senza corsie preferenziali.

Dirigenti decaduti: le strane mosse dell'Agenzia delle Entrate

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Nel frattempo l'Agenzia delle Entrate ci riprova anche con la tecnica "emergenziale": a maggio fu comunicato che, a causa della mancanza di dirigenti, probabilmente non sarebbero stati raggiunti gli obiettivi di convenzione previsti per l'anno 2015. Notizia poi smentita dal dipartimento delle finanze del ministero dell'Economia che ha fatto notare che gli incassi dell'Agenzia sono inferiori a quelli dell'anno scorso, ma superiori di oltre due miliardi agli obiettivi stabiliti in convenzione di concerto con il ministero stesso. Allora, adesso, si è passati all'allarme "fuga nel privato" degli ex incaricati. Su alcuni quotidiani, nei titoli, si evince un vero esodo biblico, salvo poi scoprire che per adesso se ne sono andati in 7 su 767 decaduti, tutti ex incaricati che ricoprivano posti di estrema responsabilità e dotati di ottime professionalità ma che sono pur sempre meno dell'1%, quindi un numero fisiologico e non patologico che ben poco ha a che vedere con la decisione della Consulta.  In pratica si tenta di mettere pressione al governo con allarmi che poi si rivelano ingiustificati o marginali. Non resta che vedere se Padoan e Renzi cederanno in questo caso, ma le parole della Madia fanno presumere che anche questa mossa non andrà a buon fine.

Quello che è certo è che il direttore dell'Agenzia delle Entrate è sempre più isolata e sempre più esposta agli attacchi. E il trascorrere del tempo in questa situazione non può che lavorare a suo sfavore, anche a causa del sempre crescente malumore che serpeggia all'interno dell'ente, soprattutto tra i 39.000 dipendenti che hanno assistito ad una battaglia per molti versi incomprensibile e che si sono sentiti abbandonati proprio da chi, invece, avrebbe dovuto tutelarli e rappresentarli.

Walter Parisi

Da: Ottima 28/10/2015 00:10:10
Riflessione

Da: E i sindacati???????28/10/2015 07:22:42
E i sindacati??? Non dico cgil cisl uil e salfi che conosciamo bene ... ma FLP dov'è????????

Da: 28/10/2015 07:43:00
http://www.flpagenziemef.it/public/var/2a8a1fdf30d688814466a2ccnews.pdf

Da: bah28/10/2015 07:57:49
Saremo ingabbiati per sempre in questa amministrazione . Ad esempio nella mia Dr non daranno a nessuno il nulla osta per l'interpello di cui sopra

Da: bla bla bla28/10/2015 08:06:35
VE LO SCRIVO ANCHE IN INGLESE BRAVO IL GIORNALISTA DI ITALIA OGGI AD ANALIZZARE IL FENOMENO EVASIONE

Quella lotta all'evasione era solo un pretesto
di Marino Longoni

Per la prima volta dopo molti anni la legge di stabilità non è accompagnata da proclami contro la lotta all'evasione. A guardare bene si può addirittura notare che in questa manovra non c'è lo zampino dell'Agenzia delle entrate. Negli anni precedenti una parte consistente (che di solito andava nel capitolo «nuove entrate tributarie») era scritta sotto dettatura o comunque sotto l'attenta supervisione dei dirigenti di via Cristoforo Colombo. Questa volta non c'è nulla di tutto ciò, anzi si è aumentato il limite dei contanti da mille a 3 mila euro, scatenando le ire di Rossella Orlandi.

Renzi difende gli evasori? Per nulla. Ha solo capito quello che ogni ragioniere, ogni imprenditore, sa molto bene, cioè che aggiungendo nuovi adempimenti, regole cervellotiche, sanzioni draconiane, non si sconfigge l'evasione, ma in compenso si soffoca l'economia. Renzi conta anche sulla rivoluzione che si sta verificando nel campo della fiscalità internazionale, con la sostanziale abolizione del segreto bancario, la liquidazione dei paradisi fiscali, lo scambio di informazioni che ormai non conosce più frontiere.

Di fatto le operazioni di pianificazione fiscale internazionale con le quali tutte le grandi imprese riuscivano a nascondere al fisco oltre mille miliardi l'anno solo in Europa sono al capolinea. Non ci sono solo Fiat finance e Starbuck, messe sotto accusa nei giorni scorsi dalla Commissione europea; anche Apple e Amazon sono sotto indagine, altri seguiranno. Game over. Le grandi imprese spendono milioni di euro per curare la loro immagine, figuriamoci se vogliono rovinarsi la reputazione passando per evasori. È finita l'epoca del tax planning aggressivo.

Una rivoluzione sbocciata quasi senza che Vincenzo Visco e la sinistra delle tasse se ne accorgessero. Flash back: come mai le crociate contro l'evasione di Visco criminalizzavano solo lavoratori autonomi e pmi? Non si era mai accorto che i danni più gravi per l'erario venivano dalle multinazionali? Forse dietro la bandiera della lotta all'evasione si nascondeva l'intento di colpire gli avversari politici (le partite Iva di solito non votano a sinistra). Forse il vero obiettivo strategico era impoverire la classe media, renderla sempre più dipendente dall'assistenza statale e quindi più incline a votare a sinistra. Altro che lotta all'evasione.

© Riproduzione riservata


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That fight against tax evasion was just a pretext
For the first time in many years the Stability Law is not accompanied by proclamations against the fight on evasion. By looking more carefully it can even be noted that in these measures there isn't the Internal Revenue Service's hand. In the previous years a substantial part (which usually went in the «new tax revenue» chapter) was written by dictation or under the careful supervision of Via Cristoforo Colombo officers. This time there is none of that, on the contrary the cash limit was increased from one thousand to three thousand euros, provoking Rossella Orlandi's anger.

Does Mr. Renzi defend dodgers? In no way. He has simply realized what every accountant, every entrepreneur knows very well, namely that by adding new requirements, convoluted rules, draconian sanctions, evasion isn't defeated, but economy is stifled instead. Mr. Renzi also relies on the revolution that is occurring in the field of international taxation, with the substantial abolition of banking secrecy, the elimination of tax havens, the exchange of information with no boundaries anymore.

In fact the activities of international tax planning with which all large companies were able to hide over a trillion euros a year from the IRS only in Europe, have reached the end of the line. There aren't only Fiat finance and Starbuck, pursued in recent days by the European Commission; Apple and Amazon are also under investigation, others will follow. Game over. Large companies spend millions of euros to cure their image, let alone if they want to ruin their reputation by being considered evaders. The era of aggressive tax planning is over.

A revolution blossomed almost without that Vincenzo Visco and tax-friendly left wing noticed it. Flash back: Why did the crusades against evasion by Mr. Visco only criminalize the self-employed and SMEs? Did he never realize that the most serious damage to the treasury came from multinationals? Perhaps behind the banner of the fight against tax evasion the aim of hitting political opponents was concealed (workers with a VAT number usually don't vote for left-wing parties). Perhaps the real strategic target was to impoverish the middle class, making it more dependent on state support and therefore more inclined to vote for the left wing. Quite different than combating tax evasion.

© Riproduzione riservata

Traduzione di Silvia De Prisco

Da: 28/10/2015 08:14:50
togliamo il logo della repubblica dal logo dell'agenzia delle entrate.

Da: Grandi28/10/2015 08:43:16
Infatti Apple e' stata controllata con un click e chi è andato nel privato si occupava di 36 bis ....

Da: 28/10/2015 08:45:54
un laureato in musicologia come dirigente esterno dal 2003?

Da: bla bla bla28/10/2015 08:46:47
ci hanno utilizzato e sfruttato per loro interesse elettorale

Da: mattanzacena28/10/2015 10:20:42
X Agenzia di Viaggi: gli ex incaricati hanno bisogno di una sola cosa "INCERTEZZA" ad libitum, vita natural durante, per sempre, insomma hai capito. I presuntuosi devono penare e questo sta accadendo, stai tranquillo non faremo lo sciopero della fame perché il modo per difenderci lo troviamo sempre dopo anni di Bengodi.
C'è una sola soluzione concorso gestito da SNA con prova preselettiva veramente selettiva sulle varie materie giuridiche ed economiche, non solo accertamentini, sanzionucce, etc., una o due prove scrite ed una prova orale.

Da: sna 28/10/2015 10:27:39
Tu lo sai, vero, che la sna verrà commissariata?

Da: amateci 28/10/2015 10:31:40
Io non credo ad uno scontro  tra le diverse espressioni del potere "fiscale" Tizio contro caio....per problematiche legate a futuri assetti dell'Agenzia delle Entrate. Non spetta alla Orlandi decidere, bensì alla politica...ma  è sempre stato così non faccio un'affermazione rivoluzionaria.
Sinistra PD, contro PD non porterà alla privatizzazione delle Entrate, nè alla definitiva conferma o decadenza degli incaricati.
Le decisioni saranno prese a livello politico e la Orlandi non potrà farci nulla.
La Orlandi è un dipendente che al massimo può difendere sui giornali il proprio operato e ovviamente quello dei collaboratori...fino al funzionario se dovesse essere chiamata a farlo..ma non conta nulla..non è Befera che cmq rispondeva al sistema politico.
C'è un ministro che recentemente ha difeso la Orlandi...parlare di futuri assetti privatizzazioni scontri etc è fuorviante.
Il ns è un lavoro estremamente delicato e non cambierà l'importanza di questa funzione a prescindere dagli assetti...poi certo dipenderà dalla volontà politica di andare a migliorare la lotta all'evasione...
Il problema, però,  è rendere i percorsi di carriera più trasparenti in futuro e andare a remunerare l'attività espletata per quello che realmente vale.....i 10 euro  sono un insulto per tutte le professionalità presenti all'interno dell'Agenzia che si sono negli anni andate a consolidare.... 
Ora si tende a sminuire a far apparire il ns lavoro come qualcosa che sarebbe addirittura da ostacolo alla ripresa economica già in atto ..
Ricordo, poi,  che noi la privatizzazione l'abbiamo già subita nel ns comparto, ma non abbiamo visto nessun beneficio economico
Per questo motivo dobbiamo batterci per aumentare il livello dei ns stipendi, pretendere più trasparenza e possibilità di partecipazione, più rispetto.  
Non dimentichiamo infine che i vari leaders politici, fanno le loro battaglie politiche e noi siamo uno strumento...
Chiudo:
La lotta all'evasione, come l'abbiamo condotta finora che cosa ha portato nelle ns tasche oltre ad una gratificazione derivante dalla consapevolezza di aver scelto un lavoro una funzione molto delicata che ha avuto sicuramente una svolta patologica, ma che ci ha anche gratificato per l'importanza in termini di equità sociale, economica...etc 

Scusate il mio" banalismo" ma per me avremo le solite responsabilità, non remunerate ovviamente.....o remunerate peggio che in passato

Questo è inaccettabile

Da: kramer28/10/2015 10:45:08
E' una vergogna quello che è successo al concorso a dirigenti all'Agenzia  delle Dogane a 69 posti. i componenti la commissione sono ancora a piede libero

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