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Sentenza n. 37/2015 della Corte Costituzionale - illegittimità incarichi dirigenziali
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Da: deleghe remunerate | 23/07/2015 08:15:29 |
Se passa la sanatoria mascherata una marea di ricorsi.. | |
Da: ASSURDO | 23/07/2015 08:52:57 |
E' ELUSIONE DELLA SENTENZA!!!! Che credibilità ha nel combattere l'evasione e l'elusione fiscale un soggetto che cerca in tutti i modi fi eludere la sentenza!!! orlandi se non sei capace a casa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! | |
Da: ASSURDO | 23/07/2015 08:53:36 |
E' ELUSIONE DELLA SENTENZA!!!! Che credibilità ha nel combattere l'evasione e l'elusione fiscale un soggetto che cerca in tutti i modi di eludere una sentenza della Corte Costituzionale!!! Orlandi se non sei capace a casa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! | |
Da: bandettinismo | 23/07/2015 08:54:45 |
Il commercialista fiorentino Antonio Bandettini è stato arrestato questo pomeriggio dalla polizia, in esecuzione di una condanna definitiva a 3 anni e 9 mesi di reclusione pronunciata il 16 gennaio scorso dalla Corte di Cassazione. Il processo, che ha portato anche alla condanna definitiva per peculato dell'ex giudice fallimentare del tribunale di Firenze Sebastiano Puliga, è scaturito nell'ambito del inchiesta della procura di Genova su un presunto comitato d'affari che ruotava attorno al tribunale fallimentare fiorentino per pilotare l'affidamento di curatele e perizie. Bandettini, che, a suo dire, non sapeva di essere stato condannato, è stato fermato questo pomeriggio dagli uomini della squadra mobile nel suo studio di piazza Beccaria a Firenze. | |
Da: emendamento matteo messina denaro | 23/07/2015 09:00:27 |
All'emendamento 1.1000, sostituire il comma 1 con il seguente: «1. Ai fini di una sollecita copertura delle vacanze nell'organico dei dirigenti, con risorse proprie, e senza nuovi o maggiori oneri di spesa per il bilancio dello Stato, le Agenzie fiscali sono autorizzate ad inserire nel ruolo di dirigente il personale appartenente alla pubblica amministrazione, in possesso dei seguenti requisiti: a) aver superato, ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione, un concorso pubblico per titoli ed esami per il quale è previsto il possesso di laurea magistrale, o equipollente; b) aver superato procedure selettive interne per l'accesso all'incarico dirigenziale con specifica valutazione dell'idoneità a ricoprirlo provvisoriamente, ai sensi del Regolamento di amministrazione dell'Agenzia Fiscale e dell'articolo 71, comma 3, lettera d), del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300; c) aver svolto nella pubblica amministrazione un'esperienza professionale con la qualifica di funzionario, per almeno dieci anni, con qualifica funzionale appartenente all'area contrattuale apicale del relativo contratto collettivo nazionale di lavoro; d) essere stato titolare di un formale contratto di incarico di funzioni dirigenziali, ai sensi dell'articolo 19, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, presso un'Agenzia Fiscale, in modo continuativo per almeno trentasei mesi; e) aver ottenuto per l'incarico dirigenziale svolto, di cui al punto d), valutazioni della gestione dei risultati continuativamente positive». Conseguentemente, sopprimere i commi 2 e 3. | |
Da: scusate emendamento Antonio d''Ali da Trapani | 23/07/2015 09:01:32 |
All'emendamento 1.1000, sostituire il comma 1 con il seguente: «1. Ai fini di una sollecita copertura delle vacanze nell'organico dei dirigenti, con risorse proprie, e senza nuovi o maggiori oneri di spesa per il bilancio dello Stato, le Agenzie fiscali sono autorizzate ad inserire nel ruolo di dirigente il personale appartenente alla pubblica amministrazione, in possesso dei seguenti requisiti: a) aver superato, ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione, un concorso pubblico per titoli ed esami per il quale è previsto il possesso di laurea magistrale, o equipollente; b) aver superato procedure selettive interne per l'accesso all'incarico dirigenziale con specifica valutazione dell'idoneità a ricoprirlo provvisoriamente, ai sensi del Regolamento di amministrazione dell'Agenzia Fiscale e dell'articolo 71, comma 3, lettera d), del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300; c) aver svolto nella pubblica amministrazione un'esperienza professionale con la qualifica di funzionario, per almeno dieci anni, con qualifica funzionale appartenente all'area contrattuale apicale del relativo contratto collettivo nazionale di lavoro; d) essere stato titolare di un formale contratto di incarico di funzioni dirigenziali, ai sensi dell'articolo 19, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, presso un'Agenzia Fiscale, in modo continuativo per almeno trentasei mesi; e) aver ottenuto per l'incarico dirigenziale svolto, di cui al punto d), valutazioni della gestione dei risultati continuativamente positive». Conseguentemente, sopprimere i commi 2 e 3. | |
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Da: Junk Panena | 23/07/2015 09:02:42 |
L'unica soluzione è quella di denunciare TUTTO E TUTTI sia alla Procura della Repubblica di Roma (Abuso d'atti d'ufficio) che alla Corte dei Conti (Danno erariale). Finché gli affiliati a questa COSCA MALAVITOSA non sentiranno suonare il campanello di casa da parte dei carabinieri (per portarli in carcere) e dell'ufficiale giudiziario (per pignorargli casa e conto corrente) loro continueranno imperterriti a violare la legge e la costituzione sulle nostre teste.... | |
Da: ATTENZIONE LA MAFIA SULL''AGENZIA DELLE ENTRATE | 23/07/2015 09:08:10 |
All'emendamento 1.1000, sostituire il comma 1 con il seguente: «1. Ai fini di una sollecita copertura delle vacanze nell'organico dei dirigenti, con risorse proprie, e senza nuovi o maggiori oneri di spesa per il bilancio dello Stato, le Agenzie fiscali sono autorizzate ad inserire nel ruolo di dirigente il personale appartenente alla pubblica amministrazione, in possesso dei seguenti requisiti: a) aver superato, ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione, un concorso pubblico per titoli ed esami per il quale è previsto il possesso di laurea magistrale, o equipollente; b) aver superato procedure selettive interne per l'accesso all'incarico dirigenziale con specifica valutazione dell'idoneità a ricoprirlo provvisoriamente, ai sensi del Regolamento di amministrazione dell'Agenzia Fiscale e dell'articolo 71, comma 3, lettera d), del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300; c) aver svolto nella pubblica amministrazione un'esperienza professionale con la qualifica di funzionario, per almeno dieci anni, con qualifica funzionale appartenente all'area contrattuale apicale del relativo contratto collettivo nazionale di lavoro; d) essere stato titolare di un formale contratto di incarico di funzioni dirigenziali, ai sensi dell'articolo 19, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, presso un'Agenzia Fiscale, in modo continuativo per almeno trentasei mesi; e) aver ottenuto per l'incarico dirigenziale svolto, di cui al punto d), valutazioni della gestione dei risultati continuativamente positive». Conseguentemente, sopprimere i commi 2 e 3. | |
Da: Orpo unicum | 23/07/2015 09:31:43 |
Disgustoso... | |
Da: Ermanno Mordini | 23/07/2015 09:36:52 |
Questa storia dei 50 super-paraculati è talmente assurda da sembrare una bufala. Non voglio credere che si possa fare una porcata del genere. In questo caso il governo dovrebbe commissariare le agenzie ed azzerare completamente i vertici, ma penso ci sarebbe molto materiale anche per procure e corte dei conti. Per questo non penso sia possibile. Per quanto invece riguarda il discoro pos/concorso, c'è sempre l'esigenza che il concorso sia gestito da un soggetto terzo. Ormai il clima di fiducia si è deteriorato a tal punto che un concorso interno non sarebbe percepito come credibile. | |
Da: Orpo unicum | 23/07/2015 10:21:42 |
Qui prodest? | |
Da: sub endamento 9 | 23/07/2015 10:27:18 |
4.0.1000/9 FRAVEZZI, ZELLER, ROMANO, PALERMO, LANIECE, PANIZZA All'emendamento 4.0.1000, dopo il comma 3, aggiungere il seguente: «3-bis. In relazione alla straordinaria e imprescindibile esigenza di garantire in modo diffuso su tutto il territorio nazionale ed in via immediata, ancor prima delle procedure selettive per la delega di funzioni di cui al comma 2, il corretto funzionamento della macchina fiscale, anche in considerazioni delle rilevanti attività di sinergica cooperazione con gli Enti locali, viene riconosciuto, dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il ruolo dirigenziale, con conseguente rimodulazione delle vacanze nell'organico dei dirigenti, esclusivamente a quei funzionari delle agenzie fiscali, attualmente inquadrati nella terza area funzionale da almeno dieci anni ed in possesso di diploma di laurea magistrale o equipollente in materie attinenti alle attività di competenza dell'agenzia fiscale di appartenenza, che abbiano avuto accesso alla pubblica amministrazione a seguito di pubblico concorso e che siano altresì in possesso di uno dei requisiti sotto indicati: a) aver superato una procedura se1ettiva indetta nelle agenzie fiscali per il conferimento di incarico dirigenziale e aver svolto funzioni dirigenziali per un periodo. superiore a 36 mesi, con valutazioni annuali tutte positive, ed essere in possesso di abilitazione professionale in materie attinenti alle attività di competenza dell'Agenzia fiscale di appartenenza quale, a titolo esemplificativo, l'abilitazione all'esercizio della professione di commercialista, ovvero di avvocato, ovvero di ingegnere, ovvero di architetto; b) aver superato una procedura selettiva indetta nelle agenzie fiscali per il conferimento di incarico dirigenziale e aver svolto funzioni dirigenziali per un periodo superiore a 60 mesi, con valutazioni annuali tutte positive, ed essere in possesso di specchiata professionalità comprovabile con pubblicazioni di carattere scientifico nelle materie attinenti alle attività di competenza dell'Agenzia fiscale di appartenenza, ovvero con lo svolgimento, nell'ambito delle stesse materie, di attività di docenza presso scuole di formazione del Ministero dell'economia e delle finanze o altre scuole superiori della Pubblica Amministrazione lo schifo continua | |
Da: Junk Panena | 23/07/2015 10:30:33 |
Cioè, qui parliamo di COOPTAZIONE ALL'INTERNO DEL RUOLO DELLA DIRIGENZA, cioè addirittura a tempo indeterminato, tutto il contrario di quello che dice la sentenza della corte! | |
Da: spero sia una bufala | 23/07/2015 10:32:06 |
con 50 posizioni non risolvono praticamente nulla come sceglieranno questi 50 cosa diranno agli altri 500 retrocessi andare ad uno scontro per 50 posizioni con il rischio di essere commissariati non lo vedo logico. a meno che siano certi , dato il bailamme che ne verrà fuori, di ottenere un'autonomia tipo autority | |
Da: Junk Panena | 23/07/2015 10:44:15 |
E' proprio questo il rischio.... se andate a ritroso nei messaggi e tornate alle prime pagine, quelle post-sentenza, c'era chi preconizzava una sorta di "privatizzazione" delle agenzie o perlomeno la mutazione dello status giuridico in Ente Pubblico Economico come da tempo è l'Agenzia del Demanio (dove infatti succede di tutto e di più dentro una sorta di cortina fumogena che non lascia trasparire niente....). chissà , forse la Orlandi, Peleggi e compagnia ciarlante, ma anche i sindacati e persino noi stessi siamo tutti inconsapevoli burattini di un disegno più ampio.... | |
Da: democrazia 2.0 | 23/07/2015 10:46:23 |
il governo sceglie il capo dell'agenzia (preferibilmente toscano) il capo dell'agenzia sceglie i dirigenti centrali (preferibilmente toscani) i dirigenti centrali scelgono i dirigenti di 2 fascia i dirigenti di 2 fascia scelgono i pos e capi team i pos e capi team scelgono i funzionari i funzionari scelgono i commessi (ove ancora presenti piccolo inconveniente i toscani da sempre si sono divisi tra guelfi e ghibellini e quindi si scanneranno tra di loro | |
Da: tutti concordano | 23/07/2015 10:51:39 |
in una sanatoria, non c'è scampo! http://www.gioconews.it/politica-generale/45132-decreto-enti-locali-dodici-emendamenti-per-garantire-funzionalita-agenzie-fiscali | |
Da: Junk Panena | 23/07/2015 10:58:07 |
Voi rendete conto che se passa sta roba diciamo addio al concorso per almeno 10 anni, si? | |
Da: Che possiamo | 23/07/2015 11:02:46 |
farci? | |
Da: Junk Panena | 23/07/2015 11:04:53 |
che possiamo farci? DENUNCE ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA E ALLA CORTE DEI CONTI.... | |
Da: sub endamento 9 | 23/07/2015 11:14:34 |
cancelliamoci in massa dai sindacati SALFI CISL UIL CIGL!!!! | |
Da: Gino | 23/07/2015 11:23:49 |
Muviuamoci in massa procediamo alla cancellazione dalle sigle SALFI CISL UIL CIGL, che sostengono ancora una forma di sanatoria degli incarichi illeciti!!! Vergogna!!!!! | |
Da: caro pastorello | 23/07/2015 11:26:47 |
L'articolo 5 comma 9 del decreto legge n. 95 del 2012, come modificato dall'articolo 6 del decreto legge 24 giugno 2014 n. 90, così oggi prevede: "E' fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 comma 2 del decreto legislativo n. 165 del 2011 nonche' alle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione ISTAT come individuate dall'Istituto nazionale di statistica ai sensi dell'articolo 1 comma 2 della legge 31 dicembre 2009 Consob n. 196 nonche' alle autorita' indipendenti ivi inclusa la Commissione nazionale per le societa' e la borsa di attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti gia' lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza. Alle suddette amministrazioni e' altresi' fatto divieto di conferire ai medesimi soggetti incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in organi di governo delle amministrazioni di cui al primo periodo e degli enti e societa' da esse controllati ad eccezione dei componenti delle giunte degli enti territoriali e dei componenti o titolari degli organi elettivi degli enti di cui all'articolo 2 comma 2-bis del decreto-legge 31 agosto 2013 n. 101 convertito con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2013 n. 125. Incarichi e collaborazioni sono consentiti esclusivamente a titolo gratuito e per una durata non superiore a un anno non prorogabile ne' rinnovabile presso ciascuna amministrazione. Devono essere rendicontati eventuali rimborsi di spese corrisposti nei limiti fissati dall'organo competente dell'amministrazione interessata. Gli organi costituzionali si adeguano alle disposizioni del presente comma nell'ambito della propria autonomia". | |
Da: Junk Panena | 23/07/2015 11:33:47 |
La CGIL e la sinistra del PD, gli "eredi di Gramsci", quelli dalla parte della "classe operaia", dei "più deboli" ecc. che da 4 mesi (anzi da 15 anni e forse anche da prima...) si spaccano i reni per sostenere le "ragioni" di una pletora di bamboccioni elitari, figli di papà , raccomandati, puttanelle, ai quali evidentemente deve essere garantito un posto fisso a 6-7000 euro /mese se non di più e in genere sotto casa nel quale l'unico "sforzo" è quello di comandare a bacchetta una trentina di sfigati con lo stipendio bloccato da 7 anni al max a 1500 euro /mese.... QUESTA E' LA SINISTRA ITALIANA..... | |
Da: al capone | 23/07/2015 11:42:17 |
Il senatore di Forza Italia Antonio D'Alì propone invece che le agenzie fiscali siano "autorizzate ad inserire nel ruolo di dirigente il personale appartenente alla pubblica amministrazione" che abbia "superato un concorso pubblico per titoli ed esami per il quale è previsto il possesso di laurea magistrale, che abbia superato procedure selettive interne per l'accesso all'incarico dirigenziale con specifica valutazione dell'idoneità a ricoprirlo provvisoriamente, che abbia svolto nella pubblica amministrazione un'esperienza professionale con la qualifica di funzionario, per almeno dieci anni, con qualifica funzionale appartenente all'area contrattuale apicale del relativo contratto collettivo nazionale di lavoro, che sia stato titolare di un formale contratto di incarico di funzioni dirigenziali presso un'Agenzia Fiscale, in modo continuativo per almeno trentasei mesi e che abbia aver ottenuto valutazioni della gestione dei risultati continuativamente positive". | |
Da: al capone | 23/07/2015 11:46:42 |
uella che vi stiamo raccontando è una storia siciliana. È la storia della signora Maria Antonietta Aula, ex moglie di un uomo di punta di Forza Italia, fin dalla sua nascita, il senatore del Pdl, Antonio D'Alì, ex sottosegretario all'Interno, oggi presidente della Commissione Ambiente. Una storia che narra come il senatore D'Alì, rappresentante di spicco del governo Berlusconi, non abbia mai sentito il dovere di spiegare legami, seppure antichi, con boss di spicco, come il latitante Matteo Messina Denaro, condannato all'ergastolo per le stragi del '93, oggi a capo di Cosa Nostra. Ne emerge un racconto appassionato, lacerante, malinconico, libero dal giudizio che pure porta con sé. Un racconto che abbiamo scritto, che le abbiamo riletto al telefono, ottenendo la sua approvazione. Il giorno prima della pubblicazione, mentre aspettavamo, come da accordo preso, l'invio di una sua foto, riceviamo una e-mail in cui ci comunicava di aver cambiato idea e spiegava che il "rileggere una pagina ormai voltata della storia della mia vita mi ha fatto molto male e pertanto sono, oggi come mai, convinta di non volere più tornare su queste vicende". Uno stato d'animo comprensibile ma non sufficiente per non pubblicare l'intervista, non per mancanza di sensibilità , o di rispetto, ma per un principio elementare di giornalismo. Pubblicità GIRA E RIGIRA tra le mani quei biglietti Maria Antonietta Aula. Una signora alta e bionda con gli occhi celesti e una cortesia d'altri tempi a delinearne i tratti. Famiglia della borghesia trapanese, è stata dall'età di 24 anni, per oltre vent'anni, la moglie del senatore del Pdl Antonio D'Alì, presidente della Commissione Ambiente, ex sottosegretario all'Interno, proprietario della Banca Sicula, poi ceduta alla Comit. La signora Aula è una donna che fatica ancora a rendersi conto di ciò che è scivolato davanti ai suoi occhi lasciando domande senza risposta. Risposte che non cessa di avere, visto che ci si dimentica solo di ciò che si chiede perché è poco importante, ma che, a tratti, vorrebbe smettere di cercare per liberarsi di un tempo ormai perduto. "Li ho ritrovati mettendo a posto le carte" dice mostrando i biglietti. "Congratulazioni. Francesco Messina Denaro e famiglia". Un cognome che fa sobbalzare. Francesco Messina Denaro, capomafia di Castelvetrano, trovato morto nel '98 nelle campagne durante la latitanza, cadavere che la moglie, davanti allo sguardo attonito dei poliziotti, coprì con la sua pelliccia di Astrakan. Francesco era il padre di Matteo, attuale capo di Cosa Nostra, latitante da 16 anni, condannato all'ergastolo per le stragi del '93. I Messina Denaro erano i campieri della famiglia D'Alì, nella tenuta di contrada Zangara. Terreno venduto da Antonio D'Alì al gioielliere di Castelvetrano, Francesco Geraci, prestanome di Totò Riina, che andò a riprendere i soldi nella Banca Sicula dei D'Alì per restituirli a Matteo Messina Denaro, come lui stesso raccontò una volta diventato collaboratore di giustizia, dopo essere stato condannato per mafia. Oggi su quel terreno, confiscato, Libera produce olio. IL REGALO DI NOZZE DI MESSINA DENARO "Non lo avevo mai visto, non c'era accanto al vassoio d'argento massiccio, costato sicuramente oltre un milione, che Tonino portò a casa mia per esporlo accanto agli altri regali di matrimonio", racconta. Divorziata da sei anni. A 55anni, Maria Antonietta Aula, Picci per gli amici, è una donna che non ha conti in sospeso con l'ex marito, né vendette da consumare. Solo ora quel luogo della memoria, sospeso tra passato e presente che l'ha avvolta per molti anni, è divenuto il tempo della parola che non ha mai voluto affidare ai tanti giornalisti che le hanno chiesto un'intervista, anche per timore di finire nel solito clichè della moglie tradita, abbandonata, assetata di vendetta. "Gliel'ho restituito il vassoio dei Messina Denaro quando se n'è andato via. Non lo voleva, l'ha preso dopo aver insistito, in fondo era roba sua; perché sarebbe dovuto restare a casa mia?" Spiega davanti ad una tazza di caffè caldo, marmellata di arance fatta da lei, sedute nel parco di Villa Pilati. Un'antica dimora seicentesca, trasformata in bed and breakfast, immersa nella natura, tra palme secolari, agrumeti, cascate di bougainvillea in fiore, che si affaccia sul mare di Bonagia, a pochi chilometri da Trapani. "La mia forza è mio figlio che vive e lavora a Londra, un ragazzo sensibile che si è fatto da solo senza mai chiedere nulla a nessuno. Ne sono molto fiera". Il senatore D'Alì, non è un mistero, è un uomo che usa il potere di cui dispone con la scioltezza con cui una vecchina snocciola tra le dita il rosario. La signora Aula, che il potere "fa sorridere" ma la infastidisce quando diventa ostentazione, snocciola, invece, una litania di fatti, tutti documentati, che raccontano come la politica e gli uomini delle istituzioni, non solo in Sicilia, convivano, con grande disinvoltura, senza suscitare alcuno scandalo, con la cosiddetta normalità mafiosa, che contribuisce a rendere la mafia "eterna", restando sempre dentro quel circuito vizioso che confonde vittime e carnefici. Quando D'Alì era sottosegretario all'Interno, il pm Andrea Tarondo, che indagava su di lui, da una conversazione intercettata apprese che un poliziotto che aveva fatto parte della sua scorta, poi, affidato a quella di D'Alì, aveva inviato un fax, dalla questura di Trapani, all'insaputa del questore Pinzello, al ministero della Giustizia, su richiesta del sottosegretario del Pdl, in cui affermava che il pm "sparlava" di D'Alì. Il ministro Castelli aprì un'indagine. Il pm, convocato dal procuratore generale, dimostrò l'infondatezza dell'accusa ma al poliziotto non successe nulla. In seguito il poliziotto tornò a far parte della scorta del pm che informò di quanto accaduto il nuovo questore Gualtieri e il poliziotto venne destinato ad altro incarico. In seguito, si scoprì che la moglie del poliziotto gestisce il bed and breakfast "Le Vele" nel palazzo di proprietà di D'Alì, dove il poliziotto si recava con l'auto di servizio, durante l'orario di lavoro. "Questo, invece, è firmato Filippo e Rosalia Guttadauro, ma il loro regalo non ce l'ho presente; forse Tonino non l'ha esposto, oppure l'ha fatto senza dirmi di chi fosse", continua a raccontare la signora Picci mentre sfoglia la rubrica dove il marito registrava tutti i regali ricevuti. Alla lettera G esclama: "Non c'è! Che strano, eppure il biglietto è qui! Ricordo molto bene il matrimonio di Rosalia e Filippo Guttadauro alla Favorita di Marsala, più di 700 gli invitati. La mamma della sposa, la signora Lorenza Messina Denaro in cappello, una sfilza di doppiopetti rigati, musica e fiumi di champagne Cristall. C'erano Cuffaro, Dell'Utri, Mannino". Rosalia è la sorella maggiore di Matteo Messina Denaro. Suo marito, Filippo Guttadauro, medico di Bagheria, è il referente di Matteo Messina Denaro per la provincia di Palermo, si interessava alle sorti politiche di Cuffaro. Ora è in carcere, condannato a 16 anni. "Con me a fare la spesa veniva sempre Patrizia, la sorella più piccola. Matteo da bambino l'ho tenuto sulle ginocchia, erano i figli di don Ciccio, che abitava nella casa a fianco alla nostra a Zangara, dove ci trasferivamo per la vendemmia" dice mentre continua a sfogliare la rubrica. "Ma questa è la mia scrittura!", esclama indicando il foglio alla lettera M. Legge ad alta voce: "Francesco Messina Denaro, grande centro argento consegnato 12-11-2000. Non lo ricordavo, l'ho scritto io quando gliel'ho restituito". Si alza seguita dai due inseparabili Shih-Tzu, Trillo e Gelsomina. Va in ufficio. Torna poco dopo tenendo in mano due fogli. Una riga di inchiostro nero li divide verticalmente: Aula e D'Alì, carta intestata Antonio D'Alì Solina, Trapani. Scritto a penna: "Nota per l'assegnazione dei regali di nozze in base alla provenienza degli stessi; a seguire i rispettivi regali ricevuti per ordine alfabetico". "Anche qui mancano quelli di Guttadauro e Messina Denaro, mah!", sospira. "Difficilmente rispondeva alle mie domande". Le parole, come scrive Simone de Beauvoir, smuovono le coscienze, agitano gli animi, fissano il pensiero, insomma restano, è meglio non rischiare. TELEGRAMMA DAL CARCERE "Restava zitto come quella volta, quando gli consegnò il telegramma inviatogli da Franco Virga: 'Auguri, tu ti diverti e io sto qua rinchiuso'. Era dicembre del 1998, stavamo partendo per andare a trascorrere il Capodanno a Sharm el Sheik con il senatore del Pdl Domenico Contestabile e la sua fidanzata. Restai fulminata. Ma chi è questo, perché manda gli auguri a te, gli chiesi". Franco Virga, figlio di Vincenzo Virga, capomafia di Trapani, arrestato dopo anni di latitanza, quando inviò quel telegramma era in carcere da due anni con una condanna a 9 anni per associazione mafiosa. Virga è il boss a cui Dell'Utri, presidente di Publitalia, si rivolse affinché chiedesse il pizzo per una sponsorizzazione a Vincenzo Garaffa, presidente della Pallacanestro. Come da sentenza di primo grado del tribunale di Milano, che condanna Dell'Utri per estorsione, reato derubricato in appello in minacce: "Abbiamo uomini e mezzi che la possono convincere a cambiare opinione", disse Dell'Utri a Garaffa che si rifiutava di pagare la mazzetta. "A volte, invece, mi diceva: 'Antonietta, cara, tu vedi troppi film di mafia'. Non sbagliava, in effetti a ripensarci ora, quando vidi "la Piovra", forse esagero ma era come se sul video vedessi scorrere la mia vita. Ricordo che durante la campagna elettorale nel 1994, occasione in cui conobbi l'avvocato Dotti e la Ariosto, non feci altro che girare in macchina per la città con l'imbianchino per coprire le scritte sui muri: D'Alì mafioso, D'Alì e i 40 ladroni. Gli dicevo: ma perché non reagisci sui giornali? Faceva spallucce, come diciamo noi". Risultato: D'Alì ottenne 54 mila preferenze. Ma non la sua: "Io non ho mai votato Forza Italia e lui lo sapeva, forse per questo sentiva di non potersi completamente fidare di me. In effetti non condividevamo molto, cominciando dalla scelta, del tutto inaspettata, comunicatami quando era già avvenuta, di candidarsi nel '94 con Forza Italia su richiesta di Micciché. Ma la venuta di Berlusconi, quella proprio non me la posso scordare. Regionali del '96. Fu nostro ospite. Arrivò preceduto da 7 bauli su ruote pieni di abiti e camicie e dalla fedele Marinella Brambilla, che al mattino lo truccava con tanto di quel cerone che dovetti buttare le federe e la sera lo struccava usando quintali di kleenex. La sede dei Ds di fronte casa era tappezzata di bandiere rosse in segno di sfida. Tonino era in ansia, continuava a ripetermi di andare a dirgli di toglierle, mentre Berlusconi, quando le vide, andò a suonare il campanello e disse: 'Grazie per l'accoglienza, siete davvero gentili'. Capii che era un grande comunicatore, capace di ribaltare situazioni a lui sfavorevoli. Ricevetti in anticipo la lista delle cose proibite e di quelle indispensabili: pesce senza spine, perché il presidente temeva di soffocare, bagnoschiuma esclusivamente al limone, teli da bagno bianchi da avvolgere attorno alla vita, latte di mandorle fatto in casa da bere al mattino ecc. Organizzai una cena per circa 150 persone, c'erano tutti: La Loggia, Schifani, Micciché. Prima di ripartire mi chiese come avrebbe potuto ricambiare a tanta gentilezza e io gli risposi: doni all'Unitalsi, di cui allora ero presidente, un pulmino per il trasporto dei malati. 'Per tanto poco, signora, sarà fatto'. Del pulmino neppure l'ombra. Una sera di dicembre del '96 squilla il telefono di casa: era Berlusconi. Chiamava per invitarci nel suo palco con Veronica alla Prima della Scala. Gli risposi: 'Presidente, cosa farà mio marito non lo so, io non verrò'. 'E perché mai signora?'. 'Perché attendevo da lei una risposta dovuta perché promessa'. Senza neppure chiedermi a cosa mi riferissi, rispose: 'Va bene buonasera e riattaccò'. Quando lo raccontai a Tonino, mi rimproverò duramente. A Trapani, a Tonino lo chiamavano il piccolo Berlusconi perché anche lui aveva una tv, Telesud". Dove ogni volta che veniva attaccato dalla stampa o sentiva aria di qualche indagine in corso si presentava in video e cominciava così: "Cari amici, volevo informarvi che ho ottenuto il contributo per la Chiesa, che arriveranno i soldi per il porto, ecc. Abitudine che D'Alì mantiene su facebook dove alcuni giorni fa ha postato una notizia importante per i suoi elettori: "Cari amici, vi comunico che farò sentire ancora di più la voce della Sicilia, dato che sono stato chiamato a far parte del comitato per la politica economica con Bondi, La Russa, Verdini, il ministro Tremonti, Cicchitto, Quagliariello, Gasparri, Bocchino". LE CONDOGLIANZE DI GUTTADAURO Picci accende la macchina del caffè. Nell'attesa estrae dalla borsa una busta trasparente. Appoggia sul tavolo due telegrammi, li apre e con l'indice mostra il timbro di provenienza e la data: ufficio postale di Castelvetrano, 2 novembre 1983, intestati a dottor Antonio D'Alì Solina, corso Italia 108 Trapani: 'Sentite condoglianze, Fam. Guttadauro Filippo' e 'Sentite condoglianze, famiglia Messina Denaro Francesco'. "Curioso eh?". Hanno inviato al marito le condoglianze per la morte di suo padre, poi Picci aggiunge con un sorriso ironico: "Spero che li abbia anche ringraziati". Riprende a parlare dei Messina Denaro. Ricordi che inevitabilmente pesano, ma che si sfilano dalla memoria con la leggerezza di fatti che appartengono alla propria storia. "Nel 1988, sì, cinque anni dopo la vendita di Zangara, lessi sui giornali che Francesco Messina Denaro si era dato alla latitanza con l'accusa di essere il capomafia di Trapani. 'Tonino, hai letto don Ciccio è un capomafia, ma tu lo sapevi?', chiesi avvicinandomi a lui con il giornale in mano. Risposta: 'Antonietta cara, non lo sai i giornalisti come sono, devono pure scrivere qualcosa'. Don Ciccio era un uomo rispettato da tutti, anche dal prefetto di Milano, Amari, a cui faceva la raccolta delle olive". Nonostante Francesco Messina Denaro fosse già stato sorvegliato speciale perché sospettato di numerosi fatti di mafia, che non potevano non essere noti, soprattutto a un prefetto della Repubblica, in aggiunta di Castelvetrano. "Era un uomo gentile, sua moglie Lorenza, un'ottima cuoca, faceva il pollo nel forno a legna come nessuno, una donna forte, i figli ne avevano soggezione. Matteo era un ragazzino vivace, occhi verdi trasparenti taglio orientale, molto bravo a scuola, che mi chiamava signora Antonietta. L'ultima volta che l'ho visto avrà avuto circa 20 anni, credo". Cioè poco prima di diventare una delle più micidiali macchine da guerra di Cosa Nostra corleonese. A capo di una mafia che oggi ha dismesso la coppola, sostituito la lupara con il kalashnikov, che sposta capitali da una parte all'altra del mondo, controlla i voti, indirizza il consenso grazie a politici conniventi, ma che continua a comunicare con i pizzini: "Tu sei migliore di me", scrive Provenzano latitante e Matteo risponde: "Lei mi dice che io sono migliore di lei io non sono migliore di lei, io sono come lei". "Siamo andati a Zangara finché Tonino, inaspettatamente, dopo aver appena impiantato una nuova vigna, decise di vendere il terreno", continua riavvolgendo il nastro della memoria. "Finché c'è stato lui in campagna non è mai successo niente, poi da quando sono rimasta sola ho subito due attentati intimidatori che ho denunciato. Uno nel 2001, quando mi hanno rubato il gruppo elettrogeno dall'azienda agricola in contrada Fulgatore, facendo restare a secco il vigneto. Poi, dopo qualche anno, le pecore dei mafiosi Agugliaro mi hanno mangiato tutto il frumento: 'Cà cangiarono tutte cose da quando c'è lei e non c'è più u' senature', mi dissero. Ho saputo dai giornali che sono stati arrestati e condannati a 15 anni per tentato omicidio. Non è facile, lo so, anche gli investigatori mi consigliano di fare attenzione, ma che debbo fare, fino al 2015 devo pagare i debiti lasciatimi da mio marito per il vigneto che volle impiantare nell'azienda di papà . Adesso l'ho estirpato e spero di poter affittare il terreno per il fotovoltaico. Forse non sembra, ma sono una donna forte, certe cose non le permetto". MATRIMONIO CHE VA MATRIMONIO CHE VIENE Tace. Il sorriso si spegne come se improvvisamente i ricordi fossero divenuti troppo dolorosi. Parla d'altro, degli ospiti che stanno per arrivare, dei fiori appena raccolti da sistemare nelle stanze. Si alza, entra in casa. Torna con il caffè. Racconta del pericolo sventato, almeno per ora, di vedersi annullare il matrimonio come richiesto dal marito, grazie all'appoggio di Ninni Treppiedi, fratello del capo di gabinetto del senatore D'Alì quando era presidente della provincia di Trapani, segretario del vescovo Francesco Miccichè. "Inconsapevolezza dell'indissolubilità del matrimonio", questa la motivazione. "Inconsapevolezza della indissolubilità del matrimonio!", ripete con evidente dolore. Il senatore D'Alì, nel frattempo, si è sposato in un monastero sconsacrato. Testimoni di lui: l'ex ministro dell'Interno Pisanu e la moglie Annamaria. Testimoni di lei: Bruno Vespa e la moglie, il magistrato Augusta Iannini. Al fastoso ricevimento offerto dal sottosegretario all'Interno, a Palazzo Rospigliosi Pallavicini, con tanto di cassate e cannoli fatti arrivare dalla pasticceria Billè di Messina, come documentato da Il Tempo, c'erano proprio tutti: spiccavano Cuffaro, Dell'Utri, Bobo Craxi, Schifani, Gasparri, La Loggia, Bonaiuti, Tassone, Bertolaso, Santanchè, Billè. "Era il 4 aprile del '99, eravamo andati alla Processione dei Misteri del Venerdì Santo, c'era anche Gianfranco Micciché. Io sono rientrata prima. Nel cuore della notte si accende la abat jour, sento la sua voce: "Me ne vado, amo un'altra donna". Il giorno dopo era fuori casa, tre anni dopo eravamo già divorziati". Divorzio conclusosi con una liquidazione per la moglie di 200 mila euro. "Poco importa se per vivere preparo marmellate e organizzo banchetti per matrimoni, va bene così. Certo, avrei potuto chiedere un accertamento patrimoniale per sapere dove fossero finiti i 7 miliardi incassati dalla vendita della Banca Sicula, di cui possedevo azioni, avrei potuto chiedere spiegazioni sui conti a Montecarlo e se ricordo bene in Lichtenstein, ma non l'ho fatto anche per rispetto di mio figlio. Ma da quel giorno è come se fossi diventata trasparente. Il vescovo, che conoscevo bene essendo presidente dell'Unitalsi, andava a cena con lui e con quella che allora era la sua amante". E la città guardava. "Ora che, invece, è la moglie - racconta la signora Picci - ci va a Lourdes con il cardinale Ruini a bordo dell'aereo del Vaticano". La nuova signora D'Alì è Antonia Postorivo, 41 anni, calabrese di Roggiano Gravina, avvocato dello studio Previti, amica di Jole Santelli, sottosegretario alla Giustizia ai tempi di Castelli ministro. Habituè dei salotti romani, amica intima dell'avvocato Ghedini, ma anche di Micciché,che la presentò al senatore D'Alì. Per lei ha acquistato un prestigioso appartamento vicino a piazza Navona, che le ha intestato, oltre ad avere comperato una caserma della Guardia di finanza dismessa a Favignana, ristrutturata utilizzando per il trasporto dei materiali la motovedetta della polizia di Stato, come ci viene raccontatodapiùtestimoni,anchechiamandogli agenti al termine del turno. Storie di ordinario potere in terra di Sicilia, ma non solo. da Il Fatto Quotidiano del 25 novembre 2009 | |
Da: Ingenuo | 23/07/2015 11:47:52 |
Cominciamo a fare poco più di un Cazzo in ufficio...voglio vedere che fanno...i pos o come cavolo si chiameranno | |
Da: Ingenuo | 23/07/2015 11:49:38 |
Disobbedienza civile... | |
Da: Junk Panena | 23/07/2015 11:53:19 |
Del resto è quello che (non) fanno loro da 4 mesi, e pare che gli abbia portato bene.... | |
Da: Ingenuo | 23/07/2015 12:05:54 |
Ricordiamoci che senza noi operai loro sono un cazzo | |
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