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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

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Da: gli avvocati ormai prendono meno di colf e badanti 27/02/2018 15:40:37
Rispondi

Da: @ Ios 27/02/2018 15:43:08
e grazie al kaiser...se nasci ricco campi bene, se nasci povero fai la fame.
Sembri Catalano di "Quelli della notte": meglio una moglie bella e ricca
che brutta e povera...
Rispondi

Da: cerco urgentemente 27/02/2018 15:44:56
fallo motorizzato
Rispondi

Da: Ios27/02/2018 16:13:08
Ahahahaha grande.
Ma io scherzo dai, come la maggior parte qui dentro.
Un abbraccio e in bocca al lupo a tutti per le vostre carriere.
Rispondi

Da: ...................27/02/2018 18:16:42

- Messaggio eliminato -

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Da: .....................27/02/2018 18:19:36

- Messaggio eliminato -

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Da: studenti mediocri a zappare28/02/2018 08:31:32
Cantone: "In Campania sono troppe 6 facoltà di Giurisprudenza"

Il presidente Anac punta il dito anche contro gli atenei telematici. I presidi di Federico II, Vanvitelli, Suor Orsola: "Non è vero"

Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, lancia un nuovo guanto di sfida contro il mondo accademico italiano.
�«Alcune università andrebbero forse proprio chiuse. C'è uno iato enorme tra quelle del Sud e del Nord, amplificato ancora di più dalla logica di dare i contributi a chi lavora meglio e rendere così zavorre alcune università�».

E se la prende, in particolare, con i dipartimenti di Giurisprudenza della Campania: �«Se in una regione come la mia ci sono sei facoltà di Giurisprudenza, c'è qualcosa che non quadra�».
E continua: �«E non prendo nemmeno in considerazione il tema delle università telematiche su cui andrebbe fatta una riflessione che porterebbe a mettere in discussione un tabù, e lo dico come provocazione, quello del valore legale del titolo di studio�».


E a Giurisprudenza si iscrive circa il 15 per cento della popolazione universitaria: alla Vanvitelli sono oltre 2.800 gli iscritti a Giurisprudenza, alla Federico II sono 10 mila, 1.600 alla Parthenope, tanto per fornire qualche dato.
�«Numeri ridimensionati negli ultimi anni - spiega Lucio De Giovanni, preside di Giurisprudenza alla Federico II - perché con il crollo dei concorsi nella pubblica amministrazione sono diminuiti gli sbocchi occupazionali. Ma il problema non può essere ridotto alla quantità di dipartimenti, semmai bisogna valutarne la qualità. E lascio ad altri il compito�».
Rispondi

Da: gli avvocati ormai prendono meno di colf e badanti 28/02/2018 09:05:41
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Da: studenti mediocri a zappare28/02/2018 11:06:10
Avvocati: occorre ridurre il numero e aiutare i "meritevoli"
Gli avvocati italiani fuggono dagli albi perché non riescono a sostenere i costi della professione. Altri invece cercano fortuna altrove. I dati del Consiglio Nazionale Forense e il punto sulla situazione dell'avvocatura
uomo che cerca di scappare mentre altro lo cattura

di Annamaria Villafrate - "Abogado" spagnolo che arriva, avvocato italiano che fugge dagli albi o dall'Italia, perché in Europa la professione rende di più. La fuga delle toghe è un problema che richiede soluzioni mirate e lungimiranti, per restituire dignità a questi professionisti.
Avvocati: quanti sono in questo momento?

Dai dati del Consiglio nazionale Forense emerge che in Italia, attualmente ci sono 245.631 avvocati. Dalla metà degli anni '80 ad oggi il numero è quintuplicato e negli anni, per fortuna, si è quasi azzerata la differenza numerica tra avvocati uomini e donne. La maggiore concentrazione è presente nel Sud Italia, dove ci sono 7 avvocati ogni mille abitanti, contro la media italiana di 4.

Il dato più sconcertante però è che di questi avvocati "abilitati", più di 20.000 non inoltrano il Modello 5 alla Cassa Forense. Le ragioni? Nella maggior parte dei casi, soprattutto i giovani professionisti non riescono a pagare i contributi previdenziali perché non vengono "retribuiti" dallo studio con cui collaborano o perché esercitano la professione in modo discontinuo, come "secondo" lavoro. La professione infatti non garantisce entrate sufficienti alla sopravvivenza, condizione che sta causando da qualche anno la progressiva cancellazione volontaria o obbligata dall'albo di molti legali.
Avvocati: è necessario ridurre il numero dei professionisti

La riduzione numerica de gli avvocati però è necessaria. Lo sostiene il Presidente di Cassa Forense Nunzio Luciano, che al Congresso Giuridico di Venezia del 5 maggio 2017 apre così il suo intervento: "I numeri dell'avvocatura sono un problema e lo sappiano tutti …. e coloro che hanno generato per primi questo sistema siamo stati per primi noi, nel momento in cui abbiamo aperto indiscriminatamente a tutti l'accesso alla professione".

Insomma è giusta la liberalizzazione del mercato, ma solo se ci sono gli spazi per consentire nuovi ingressi. Aprire a tutti l'accesso alla professione non ha fatto altro che penalizzare i giovani avvocati. Sono proprio loro infatti ad avere maggiori difficoltà ad affermarsi. Le cause? Un'università troppo teorica, che non affianca la pratica alla teoria e un periodo di praticantato che ritarda l'ingresso nel mercato.

Alla luce di queste considerazioni, nell'ottica della necessaria riduzione numerica dei professionisti, per arrivare alla cifra massima di 150.000 avvocati, il Presidente, tra le righe, invita chi svolge la professione in modo saltuario a cancellarsi dall'albo, per dare la possibilità a chi ha le capacità necessarie di non essere schiacciato troppo da una "concorrenza" solo apparente.
Avvocati: ma è proprio vero che è il mercato a selezionare?

Detto questo, ma è proprio vero, come ha detto il presidente Nunzio Luciano, che la selezione la fa il mercato? No, a dirla tutta la selezione la fa il portafoglio. Per andare avanti infatti la capacità da non basta, occorre l'aiuto economico dei genitori, la possibilità di attingere a risparmi personali o magari uno studio di famiglia ben avviato.

La colpa è senza dubbio della politica, che dal decreto Bersani in poi non ha fatto altro che imporre obblighi e oneri che un giovane professionista non può sostenere. Insomma per fare gli avvocati è necessario disporre del denaro sufficiente a sostenere i costi dell'assicurazione obbligatoria, dei contributi previdenziali, della formazione e delle apparecchiature informatiche necessarie per "lavorare".
Possibili soluzioni al problema

E' necessario trovare delle soluzioni per consentire ai più bravi, e non necessariamente ai più "fortunati", di entrare, ma soprattutto rimanere nel mercato.

    Una prima strada è senza dubbio la formazione "mirata" in settori che, tra qualche anno, richiederanno la presenza di esperti specializzati, ad esempio, in diritto ambientale.
    Un altro modo per aiutare i poveri, ma "meritevoli" è la riduzione dei costi. Cassa Forense ad esempio ha, tra i suoi progetti, quello di fornire ai nuovi iscritti, una banca dati gratuita, con lo scopo di "tagliare" le spese iniziali di gestione dello studio.
    Da anni poi c'è chi propone il numero chiuso per accedere alla facoltà di giurisprudenza, al fine di selezionare, a monte, chi ha davvero le capacità per esercitare la professione.

I dati della Commissione Europea

Numero chiuso che non è necessario. La Commissione Europea infatti registra dei dati che testimoniano una riduzione graduale e spontanea negli ultimi dieci anni d'iscrizioni universitarie alla Facoltà di giurisprudenza. La causa principale è da individuare nella difficoltà di accesso alla professione forense per le ragioni finora esposte. A questa realtà di avvocati italiani che "fuggono" dagli albi e dall'Italia, per cercare fortuna in Paesi Europei in cui si guadagna decisamente di più, se ne affianca una parallela in cui giovani avvocati spagnoli arrivano in Italia per svolgere la professione.
Avvocati: occorre restituire dignità alla professione

Del resto sono anni che gli avvocati vengono penalizzati dalla politica e dalle legislazione. In un sistema "liberalizzato" pensato per favorire prima di tutto il "consumatore", la professione forense non può che uscirne con le ossa rotte.

Oramai non conta più la competenza e la preparazione, è il prezzo a fare la differenza. Il compenso dell'avvocato, a differenza di quello di altri categorie (medici, ingegneri, architetti), non è mai accettato e rispettato, ma è quotidianamente il frutto di una "contrattazione" spesso estenuante con il cliente, come si fa quando si fanno acquisti alle bancarelle.
Rispondi

Da: laureato al norde 28/02/2018 11:56:20
laurea al sud è il passaporto per la disoccupazione!!!! Tutti escono con 110 e lode , master , dottorati ,abilitati , aspiranti magistrati e notai !!! Poi vengono al nord e e non sanno una mazza , parlano solo in dialetto stretto non conoscendo bene l'italiano, alcuni molto arroganti. Una piccolissima parte è meritevole e vince i concorsi , gli altri sono da buttare!!!! Soluzione : chiudere tutte le facoltà da Roma in giù !
Rispondi

Da: buona fortuna a tutti28/02/2018 14:40:02
Avvocati, concorsi e aspiranti giudice di pace.
Che il nuovo governo tenga conto delle nostre difficoltà.
Rispondi

Da: se il nuovo governo è di cdx siamo fritti 28/02/2018 14:46:53
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Da: Ios 28/02/2018 15:11:35
Basta concorsi. È giusto pensare a noi avvocati e al nostro prestigio tropo spesso calpestato.
Rispondi

Da: Ios 28/02/2018 15:12:25
*troppo
Rispondi

Da: buona fortuna a tutti28/02/2018 18:23:27
O centro destra o centro sinistra, tutto dipende da come la categoria si muove.
Occorre imitare lo spirito corporativistico dei notai, che sono pochissimi ma molto uniti.
Rispondi

Da: .....................28/02/2018 18:31:46

- Messaggio eliminato -

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Da: mr fatturato 28/02/2018 23:33:38
a metà settimana ho fatto già 7200 euro....devo guadagnare di più ...sapete devo comprarmi la moto pet la stagione estiva.
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Da: stop concorsi 28/02/2018 23:56:10
finalmente con il nuovo governo la finiremo con questi concorsi....basta soldi buttati per gente incapace e scaldasedie....apritevi delke piccole aziende o coltivate la Terra....solo così questo paese risorgerà!
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Da: Reubexa  01/03/2018 01:46:37
Ma le avvocatesse con un bel corpo e un bel viso per me avrebbero altre chance di guadagno in Belgio, Austria, Svizzera; io se fossi stata bella in senso tecnico e con fisico atletico e resistente avrei colto qualche occasione, le belle hanno nel proprio corpo una fonte inesauribile di guadagno, altro che avvocatura, zappe,aziende...on realtà vale anche per i ragazzi prestanti, ho letto di un esempio di avvocato che si è convertito con successo alla funzione di escort per gay, ma ho conosciuto anche un avvocato gigolò  (per donne)
Rispondi

Da: Reubexa  01/03/2018 01:57:46
«Io metto più cervello nel vendere il mio corpo di quanto potessi metterne nello studio legale». Questa è solo la prima delle rivelazioni nel libro shock di Francesco Mangiacapra, dal titolo "Il numero uno, confessioni di un marchettaro", edito da Iacobelli da oggi in vendita.
La storia nasce dal fatto che ho appunto preferito vendere il corpo piuttosto che svendere il cervello come da ex praticante avvocato facevo o come facevo quando ero commesso in libreria o ad un call center, lavori dove il vero "pappone" era il datore di lavoro e la vera vessazione era quella di frustrare il cervello anziché il corpo. Però sfruttarlo ad un prezzo ingiusto. Considerato che nella vita tutti facciamo compromessi, dovendo rinunciare a qualcosa io ho preferito rinunciare all'integrità del corpo per mantenere però la libertà dello spirito e del cervello. Questo è il senso della mia storia»
Rispondi

Da: meglio povero ma con dignità01/03/2018 07:33:14
In un avvincente saggio filosofico che va dalla Bibbia a Lacan, Silvano Petrosino descrive la tentazione dell'idolo dalla quale, avverte, non è esente neppure la religione. E spiega come il consumismo e il mercato, con le loro nuove divinità, siano l'idolatria per eccellenza di oggi
Non c'è religione, cultura o tradizione filosofica che non condanni l'idolatria e la figura dell'idolo. Eppure, l'uomo ne fabbrica continuamente di nuovi e ad essi, fatalmente, si consegna. Se l'idolo è qualcosa di negativo, di pericoloso perché l'uomo si comporta in questo modo? È forse stupido? Prende le mosse da questo interrogativo l'ultimo, brillante saggio del filosofo Silvano Petrosino, L'idolo. Teoria di una tentazione. Dalla Bibbia a Lacan (Mimesis, pp. 129, euro  14), il quale mette in dialogo la lezione biblica con quella del grande psicanalista francese fino a Dostoevskij per il quale un uomo rimasto libero non ha altra preoccupazione di cercare un essere (l'idolo, appunto) a cui inchinarsi. L'avvincente perlustrazione di Petrosino s'arricchisce di un'analisi-provocazione sull'idolatria per eccellenza del nostro tempo: il consumismo. Lungi da una critica moralistica della società dei consumi (di questo tipo di analisi ce ne sono fin troppe e non di rado stucchevoli), l'autore analizza invece il modo d'essere del soggetto, che è strutturalmente mancante, e la risposta che a questa mancanza irriducibile offre il consumismo capitalista.
Rispondi

Da: asgarra 01/03/2018 11:50:12
che cavolo ce ne frega dei tuoi pipponi mentali......vai a zappare
Rispondi

Da: ...............01/03/2018 11:50:48

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Da: Risposta 01/03/2018 13:08:25

- Messaggio eliminato -

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Da: X tutti 01/03/2018 13:29:20
Solo i migliori
Rispondi

Da: Ciao a tutti ho appena ricevuto la presente per le01/03/2018 13:42:05
Mojhgdtug
Rispondi

Da: ............01/03/2018 15:05:09

- Messaggio eliminato -

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Da: Meglio avvocato o bidello di tribunale fuori sede? 01/03/2018 15:44:12
???
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Da: ....................01/03/2018 17:08:48

- Messaggio eliminato -

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Da: Posto fisso forever 01/03/2018 17:11:16
Solo i migliori nel bagno...AHAHAHAHAHAHA
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