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Abolizione esame avvocato
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Da: ...02/01/2012 09:01:51
Ugo Mattei Incurante dei referendum, il governo dei professori avanza nella battaglia contro le «lobby» che frenerebbero il libero mercato. Bisogna rompere l'egemonia di una cultura che fa presa anche a sinistra. E dire che non tutto può essere piegato alle esigenze della crescita e della produzioneCon una mancanza di fantasia e di senso della realtà davvero sconcertante, il governo tecnico dichiara di voler incardinare la fase 2 della sua azione sulle liberalizzazioni. Fra i massimi responsabili della crisi globale e del degrado italiano, ai soliti notai e taxisti romani, si aggiungono così, con Repubblica in prima fila, anche i farmacisti, gli avvocati, gli edicolanti. Incurante del senso politico del voto referendario che chiedeva di "invertire la rotta" proprio rispetto al trend neoliberale di privatizzazioni e liberalizzazioni, il governo dei professori, promette di dare battaglia alle lobby che minano la nostra capacità di "crescere e di competere" sui mercati globali. Con toni diversi sono intervenuti in questi giorni Massimo Mucchetti sul Corriere e Luigi Zingales sull'Espresso. Il primo avanza dubbi quantitativi (condivisibili) sull'urgenza e l'importanza delle liberalizzazioni nei detti settori, che riguarderebbero poche centinaia di milioni di euro, rispetto alla vera "ciccia" che sta altrove, in particolare nel mercato dell'energia e in quello dei trasporti pubblici dove "ballano" le decine di miliardi (qui per la verità balla pure l'esito formale del referendum contro il decreto Ronchi che non riguardava affatto solo l'acqua: ma di questo dopo Napolitano anche Monti pare volersene fare un baffo). Il secondo, con il solito tono di gratitudine sconfinata per quel sistema universitario americano che lo ha salvato dal precariato accademico, racconta di un'Italia profonda in cui i "i notabili" (farmacisti, avvocati, notai e banchieri provinciali) perdono il loro tempo a prendere l'aperitivo al bar (dove non si rilascia lo scontrino) per piazzare i propri figli, invece di "produrre" facendo crescere il Pil e partecipare davvero alla competizione globale. Purtroppo anche sul nostro giornale Pitagora non era stato troppo distonico (per fortuna ci siamo riscattati con un Robecchi insolitamente amaro): di liberalizzazioni si parla tanto ma poi non si fanno, proprio come se si stesse parlando di roba per sua natura giusta e desiderabile ma che le contingenze del mondo reale (soprattutto del mondo italico) snaturano e corrompono. Mala tempora currunt se questi discorsi si sentono anche a sinistra (e non intendo il Pd che ne è brodo di coltura).
È dunque una vera e propria cultura egemonica, un'ideologia ci dice Mucchetti, quella che va superata. Un'ideologia ben più pervasiva di quella un po' estremista e tutto sommato innocua dei Chicago Boys de' noantri (gli stessi bocconiani al governo sanno che la politica non è una tabula rasa e in qualche modo trattano) che pervade anche chi ben sa (come lo stesso Mucchetti o come Pitagora) che l'economia politica non è un esercizio di astrazione matematica. Per essere intellettualmentre liberi e critici occorre oggi sforzarsi di superare la visione competitiva dell'esistenza, che misura la vita con parametri quantitativi, inducendo senso di colpa in chi non produce o produce meno di quanto potrebbe. Bisognerebbe finalmente rendersi conto che un mondo bello non è una miniera in cui viene premiato il compagno Stakanov ed in cui le menti migliori, come ci dice Zingales, piuttosto che fare i notai fanno gli investment bankers come i più bravi fra i suoi studenti di Chicago. Bisogna che ci si renda finalmente conto che in questo nostro mondo si produce già fin troppo e che il nostro problema non è quello di produrre di più per offrire merci e servizi a costi sempre più bassi, ma di distribuire meglio quanto prodotto, creando tutti insieme un mondo in cui l'esistenza sia per tutti libera, solidale e dignitosa.
Certo che il taxi può costare meno, se i taxisti invece di essere parte di un ceto medio-basso che, lavorando duramente, porta a casa uno stipendio decoroso (certo non altissimo) fossero dei lavoratori a cottimo sfruttati che dormono per strada! Ma io credo sarebbe meglio farlo crescere questo ceto medio, piuttosto che umiliarlo laddove esiste. Certo che un pallone di cuoio, cucito a mano da un bambino a Giacarta, può costare anche molto meno al supermercato... ma che criterio di valutazione sociale è mai quello della soddisfazione del consumatore? E poi, al di là della questione etica, oggi sappiamo bene che i beneficiari storici delle liberalizzazioni sono da sempre i grandi oligopoli. Un oligopolio di grandi compagnie con centinaia di taxisti dipendenti, di grandi studi professionali, di banche e assicurazioni o di grande distribuzione colma gli spazi di mercato che le liberalizzazioni aprono. Sappiamo anche bene che i prezzi diminuiscono (forse) in un primo momento ma poi aumentano a dismisura, così come a dismisura aumentano sfruttamento dei lavoratori, stress e dipendenza degli utenti, proprio come avvenuto con il mercato della telefonia mobile. E allora, investire su una riconversione sociale che mette al centro la qualità e la giusta distribuzione significa apprezzare la pace di spirito che deriva dall'acquistare un immobile sapendo che non verrai truffato dalla banca che ti presta i soldi (a questo serve da noi il controllo notarile ed è una fortuna che giovani e bravi giuristi si avvicinino a quella professione), pagare tasse sufficienti a che un trasporto pubblico a buon prezzo (non liberalizzato) possa raggiungere tutti gli angoli delle città, garantendo mobilità diffusa ecologica e accessibile a tutti; apprezzare il variopinto colore delle edicole nel cuore delle città e la dignità degli edicolanti che vogliamo parte del ceto medio (possibilmente che vendano anche giornali che non resisterebbero alle pressioni del mercato ma che fanno informazione di qualità); godere di dieci minuti di conversazione col farmacista, sapendo che costui ha sufficiente tempo per studiare ed aggiornarsi e non è un povero commesso sfruttato.
Insomma respingere le liberalizzazioni come ideologia significa apprezzare un mondo slow in cui si è contenti che le banche italiane, per incapacità dei loro managers, non si fossero avventurate di più nella competizione globale (anche se non mi piace vedere al governo manager incapaci nel loro campo), o in cui non si è contenti che un governo, fintamente tecnico, sia un migliore esecutore degli ordini odiosi della Bce. Preferisco prendere il taxi sapendo che chi guida ha la pancia piena e non è alla diciottesima ora di lavoro, ma ancora di più preferirei poter prendere un autobus elettrico, guidato da un dipendente pagato il giusto, che mi porta dove devo andare. Quest'ultimo servizio il privato, con la sua logica del profitto, non potrà mai darmelo. Per costruire un mondo migliore non è necessario distruggere quanto funziona di quello che abitiamo. L'ideologia della liberalizzazione non riconosce questa massima di buon senso.
Credo che vada detto una volta per tutte. Non possiamo oggi parlare di liberalizzazioni senza tener conto dell'esito del referendum del giugno scorso in cui gli italiani hanno detto di preferire la logica dei beni comuni rispetto a quella della concorrenza. Inoltre, dobbiamo smettere di ritenere che si possa essere di sinistra auspicando un mondo in cui ogni spazio di vita si piega alle esigenze del mercato, della crescita e della produzione.

Da: ...02/01/2012 09:04:39
XVI LEGISLATURA
CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4468


Pag. 1

PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
SCANDROGLIO, CATANOSO GENOESE, ABRIGNANI, BACCINI, BARANI, BARBIERI, BELCASTRO, BONINO, CASSINELLI, CASTIELLO, CIMADORO, DI BIAGIO, DI VIRGILIO, FAVIA, ANTONINO FOTI, FRASSINETTI, GIBIINO, GIRLANDA, GOLFO, LEHNER, LISI, MARCAZZAN, MARMO, MOFFA, NASTRI, PELINO, PIZZOLANTE, RAZZI, SANTELLI, SARDELLI, SBAI, SCELLI, TORTOLI, VENTUCCI, VOLONTÈ, ZACCHERA
Attribuzione agli avvocati del potere di autenticazione delle scritture private e di attestazione della conformità all'originale
Presentata il 29 giugno 2011

     

Onorevoli Colleghi! â€" L'Italia si contraddistingue per una quantità di ordini professionali inesistente negli altri Paesi occidentali: le rispettive leggi di istituzione sono chiamate a elaborare sofisticate distinzioni per attribuire agli iscritti l'esclusiva possibilità di compiere determinati atti (cosiddette «attività riservate»).
      Il sistema ordinistico, però, è in evidente difficoltà davanti alle sfide della concorrenza, ormai estesa a tutta l'Europa e proiettata verso una dimensione inevitabilmente globale: rimeditare profondamente la disciplina e il ruolo delle professioni intellettuali nel tessuto produttivo italiano è quindi diventata un'esigenza politica fondamentale al fine di dotare i professionisti degli strumenti giuridici ed economici adeguati ad affermare la propria indiscutibile capacità e ad affermarsi a livello internazionale.
      In attesa di una riforma complessiva del mondo delle professioni, che si auspica improntata al minor grado possibile di distorsione della concorrenza, come più volte raccomandato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il Governo ha intrapreso il difficile cammino della riforma forense, quale tassello decisivo per una completa riforma della giustizia. Effettivamente, la realtà degli avvocati è quella che più pare aver subito le conseguenze di un'eccessiva presenza di iscritti all'Ordine in concomitanza con una

Pag. 2

legge professionale che non ha subìto sostanziali modifiche a partire dalla riforma del biennio 1933-1934.
      Nessun dubbio sul fatto che gli atti pubblici debbano essere redatti da un pubblico ufficiale allo scopo espressamente abilitato, ma autenticare le scritture private è un'operazione ben diversa che non richiede di certo lo stesso ruolo professionale.
      L'autenticazione delle sottoscrizioni, infatti, null'altro è se non l'attestazione che una determinata firma è stata apposta in un certo momento e in un certo luogo da una determinata persona, la cui identità è stata accertata dal soggetto davanti al quale tale sottoscrizione è stata apposta: nella grande maggioranza delle ipotesi, l'accertamento dell'identità dei sottoscriventi è effettuato mediante l'esibizione di un documento d'identità. Non a caso, infatti, in determinate ipotesi, del tutto residuali, altri soggetti, magari del tutto privi di preparazione giuridica, hanno la facoltà di autenticare determinate firme (si pensi al potere di autenticazione delle firme delle liste elettorali, che è in capo anche ai consiglieri comunali).
      Se poi si presta comparativamente attenzione ai poteri dell'avvocato, la situazione appare singolare: ai sensi dell'articolo 83 del codice di procedura civile, infatti, la procura giudiziale deve essere rilasciata dal cliente al proprio difensore nella forma dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata e, in questo caso, l'avvocato ha il potere di autenticare la sottoscrizione del cliente se detta procura sia apposta a margine o in calce a un atto giudiziario, oppure sia apposta in un foglio separato «che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce». Quindi se una procura è sottoscritta e rilasciata a un avvocato su un foglio separato dall'atto cui si riferisce (e, magari, autonomamente prodotta in giudizio) essa non può essere autenticata dall'avvocato; se, al contrario, il medesimo atto è semplicemente pinzato a un atto giudiziario, lo stesso difensore acquista il ruolo di pubblico ufficiale abilitato ad autenticare una sottoscrizione.
      L'articolo 1 della proposta di legge, quindi, attribuisce anche agli avvocati il potere di autenticare la sottoscrizione di scritture private, mentre l'articolo 2 conferisce ai medesimi professionisti anche il potere di attestare la conformità all'originale. L'articolo 3 precisa che, nell'esercizio dei poteri di cui agli articoli 1 e 2, l'avvocato è, a tutti gli effetti, un pubblico ufficiale ed è soggetto a tutti gli obblighi che gravano sui notai (si pensi, ad esempio, all'obbligo di richiedere la registrazione degli atti in cui le sottoscrizioni siano state autenticate, gravante sui notai ai sensi dell'articolo 10 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986, o all'obbligo di restituire alle parti l'originale della scrittura privata, tranne che nei casi previsti dalla legge).
      L'articolo 4, infine, delega al Consiglio nazionale forense l'adozione di una specifica disciplina avente ad oggetto la tenuta del registro che deve conservare le scritture private autenticate dall'avvocato, nonché l'emanazione di direttive specifiche per l'attuazione della legge, anche aventi ad oggetto la deontologia dell'avvocato e le tariffe applicabili.

Pag. 3




PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Potere di autenticazione delle firme apposte alle scritture private).
      1. L'avvocato può autenticare le firme apposte in fine delle scritture private e in margine dei loro fogli intermedi.
      2. L'autenticazione delle firme apposte in fine alle scritture private è stesa di seguito alle firme medesime e contiene la dichiarazione che le firme sono state apposte in presenza dell'avvocato e, quando occorrano, dei testimoni, con la data e con l'indicazione del luogo. Per l'autenticazione delle firme apposte nei margini e nei fogli intermedi l'avvocato aggiunge la propria firma di seguito alle medesime.
      3. Restano ferme le facoltà di autenticazione di firme conferite agli altri soggetti a ciò abilitati dalla normativa vigente.

Art. 2.
(Potere di attestazione della conformità all'originale).
      1. L'avvocato può attestare la conformità all'originale di copie, eseguite su supporto informatico o cartaceo, di documenti formati su qualsiasi supporto e a lui esibiti in originale o in copia autentica.

Art. 3.
(Obblighi gravanti sugli avvocati e qualifica di pubblico ufficiale).
      1. Nell'esercizio dei poteri conferiti dagli articoli 1 e 2, l'avvocato è pubblico ufficiale ed è soggetto agli obblighi legali, regolamentari e deontologici gravanti sui notai, fatto salvo quanto disposto dal Consiglio nazionale forense ai sensi dell'articolo 4.

Pag. 4

Art. 4.
(Normativa di attuazione).
      1. Le scritture private autenticate dall'avvocato sono conservate in un apposito registro istituito e tenuto dall'avvocato con le modalità determinate con regolamento emanato dal Consiglio nazionale forense entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
      2. Entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Consiglio nazionale forense emana direttive, anche in materia di deontologia e di tariffe professionali, per l'attuazione della presente legge.

Art. 5
(Clausola di invarianza finanziaria).
      1. Dall'attuazione delle disposizioni di cui alla presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Da: ...02/01/2012 09:09:40
LETTERA APERTA AGLI AVVOCATI
Il Governo, con le manovre economiche di luglio e agosto, ha dimostrato di non avere
proposte moderne e coerenti da offrire al mondo professionale italiano il quale, talvolta,
ha dato eccessivo credito, nelle sue articolazioni istituzionali, ad evidenti lusinghe interessate
e meramente strumentali.
Il Governo e la maggioranza che lo sostiene ancora non hanno chiarito la reale posizione sulla riforma
della professione forense all'esame della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
Il Partito Democratico si oppone a chi tenta di introdurre una manichea divisione fra chi avrebbe una
visione nobile, culturalmente e socialmente alta della professione, e chi la vorrebbe ridurre ad attività
mercantile di natura economica.
Si tratta di un evidente inganno retorico: una professione forense moderna, proiettata negli scenari dell'innovazione
e della cultura giuridica europea, se per un verso deve rimanere legata alle sue radici
culturali, storiche e alla sue tradizioni, confermando il ruolo dell'avvocato nella tutela dei diritti e delle
libertà dei cittadini, con la dignità e il rango costituzionale tipici di una organizzazione moderna, dall'altro
deve garantire un accesso libero e qualificato, una rappresentanza democratica, una condizione sociale ed
economica di prestigio e di sicurezza, un approccio corretto e non esasperato ai meccanismi del libero
mercato.
Tutto questo manca totalmente nell'attuale situazione di crisi dell'avvocatura italiana, stretta fra un
pletorico numero di iscritti all'albo e una condizione reddituale e sociale inadeguata di una parte non marginale
del ceto forense.
Il Partito Democratico è favorevole ad una riforma della professione forense che muova da un progetto
serio, globale ed innovativo, che garantisca condizioni di lavoro dignitose, che dia prestigio all'avvocatura
e che si inquadri nella tutela della centralità della giurisdizione nel sistema della regolazione dei conflitti.
Il Partito Democratico non ha, quindi, alcuna contrarietà all'approvazione della riforma forense in discussione
alla Camera dei Deputati ma, consapevole della necessità di profonde modifiche al testo già approvato
in Senato, preannunciate dalle manovre economiche di luglio ed agosto, si ripropone di collaborare con
spirito costruttivo al suo miglioramento, pur rilevando, però, che finora non è giunto né dal Governo né
dalla maggioranza un segnale che indichi metodi e obiettivi.
Nel merito, peraltro, appaiono al momento inadeguate, e in più punti, le soluzioni prospettate:
sull'accesso, di fatto sostanzialmente peggiorato ed appesantito, senza che a tanto corrisponda una
migliore qualificazione degli aspiranti avvocati;
sui giovani avvocati che per primi soffrono le difficoltà legate all'esercizio della professione e rispetto ai
quali nulla è previsto o prospettato;
sulle specializzazioni forensi, essendo troppo scarsa l'integrazione con il sistema formativo universitario
ed onerose, specie per i giovani, le soluzioni prospettate;
sul sistema disciplinare, incompatibile con le recenti normative e la cui terzietà ed il buon funzionamento
non sono garantiti ;
sulla governance, essendo evidente che la eventuale centralità del Consiglio Nazionale Forense,
limitamente alle funzioni amministrative, deve trovare regole efficaci, in grado di garantire una
partecipazione effettiva e tendenzialmente egualitaria di tutti gli avvocati, oltreché una ovvia tutela
delle minoranze;
sulla possibilità di forme ulteriori e diverse di esercizio dell'attività professionale, che consentano
all'avvocatura italiana di competere ad armi pari con quella internazionale;
sulla opportunità di individuare e regolare ulteriori, diverse figure professionali che si vanno diffondendo,
sempre più stabilmente, anche nel nostro Paese;
sulla necessità di promuovere e valorizzare ulteriormente il mondo associativo forense.
Il Partito Democratico si impegna affinché:
la mediaconciliazione sia rispettosa del dettato costituzionale e degli effettivi interessi dei cittadini;
sia previsto un aumento delle competenze e delle occasioni professionali per gli avvocati, con particolare
riferimento alla possibilità di autenticare le scritture private aventi ad oggetto diritti disponibili, ivi
inclusi quelli immobiliari;
l'affidamento degli incarichi professionali da parte degli enti pubblici e da tutti quei soggetti, anche
privati, che utilizzano in misura prevalente finanziamenti e partecipazioni pubbliche, siano regolati
secondo criteri di trasparenza e merito;
si giunga ad una ricognizione radicale del sistema della difesa d'ufficio e del gratuito patrocino, dotando
il sistema territoriale della giustizia di adeguate e tempestive risorse finanziarie;
sia estesa la presenza obbligatoria dell'avvocato in tutte le sedi di conflitto giurisdizionale, comprese
quelle contabili e tributarie;
sia riformata la rappresentanza in giudizio e il servizio legale a disposizione dello Stato e degli enti
pubblici, compresi quelli territoriali e locali;
sia rapidamente approvata la riforma della magistratura onoraria prevedendo la partecipazione attiva
e in misura consistente dell'avvocatura, individuando i profili professionali più opportuni, al fine di con
correre utilmente all'esercizio della giurisdizione;
sia garantita all'avvocatura una posizione di rilievo nella governance dell'organizzazione giudiziaria e
occasioni professionali adeguate nelle attività finalizzate alla diminuzione dell'arretrato giurisdizionale.
Ottobre 2011

Da: josephine102/01/2012 09:33:58
@Emendamento costagliola
6 patetico!

Da: Lettera di Guido Alpa agli Avvocati02/01/2012 09:44:36
Cari Colleghi, cari Amici, si è concluso in questi giorni un anno difficile.





La crisi economica ha inciso profondamente la nostra professione, non solo con riguardo alle opportunità di lavoro, ma anche con riguardo alle possibilità di recuperare il corrispettivo del lavoro effettuato.
Il mondo delle professioni ha subìto gli effetti della crisi in modo più sensibile e gravoso di quanto non sia avvenuto per altri comparti economici. Le professioni non hanno avuto riconoscimenti e sussidi, pur comportando la produzione dell' 11% del PIL.
E per quanto riguarda la professione forense, la crisi della giustizia, aggravata dalla crisi economica, si è rivelata un campo minato, in cui, da un lato, si è orchestrata una ignobile campagna, anche giornalistica, sulle caste che coinvolgerebbero gli avvocati, dall'altro lato si è voluto individuare anche nella organizzazione dell' avvocatura una delle cause del degrado del sistema giudiziario.

Il Consiglio Nazionale Forense ha contrastato con ogni mezzo queste due aggressioni.
Ed ha anche contrastato, con due incontri tenutisi alla Camera - e quindi di fronte agli interlocutori diretti deputati alla approvazione della riforma forense già passata al Senato - sia la connessione tra sviluppo economico e ruolo dell' Avvocatura (un assunto del tutto infondato documentato da un dossier predisposto dall' Ufficio Studi e distribuito anche agli Ordini forensi) sia la connessione tra il numero degli Avvocati e il moltiplicarsi delle cause, posto che il contenzioso non è diffuso ad arte dagli avvocati ma è frutto delle difficoltà in cui si dibatte lo stesso sistema economico.

Si è registrata anche una pericolosa continuità - nel corso dell'ultimo quinquennio - di provvedimenti approvati da diversi Parlamenti e da diversi Governi che hanno scelto il codice di procedura civile come palestra per alterare i principi del processo in nome della riduzione delle sue fasi e dei suoi tempi, della economia dei costi e della concentrazione delle sedi. Anche questo indirizzo è stato contestato dal Consiglio Nazionale Forense in quando causa di incertezza giuridica, di fastidiosi aggravi per i difensori e soprattutto perché lesivo dei diritti dei cittadini, la cui tutela è la stessa ragion d'essere dell' Avvocatura.

E l'insistenza di certi settori sulla introduzione di regole di liberalizzazione connesse ad una maggiore concorrenza ha provocato una giusta reazione da parte di tutti gli organismi rappresentativi forensi (posto che il mercato italiano dei "servizi legali" è già ora il più aperto e libero che vi sia in Europa) che è stata scambiata per una difesa corporativa.
E' intollerabile perciò sentire dichiarazioni di fonti autorevoli ma poco informate, o volutamente cieche, che insistono ancora sulla liberalizzazione delle professioni.

Non arretreremo di fronte a nulla e non rinunceremo a nessuna iniziativa, anche estrema, per farci intendere, e far intendere a chi non vuole informarsi o non vuol capire che la professione forense non è fatta solo di tradizione e di sacrificio, ma è uno dei pilastri dell'economia, oltre che uno dei pilastri dello Stato di diritto.
E quindi deprimere la professione forense è un danno sociale.

Ma la grande storia dell'avvocatura non si fermerà qui, non si piegherà ai voleri e agli interessi dei poteri forti, dovremo stare uniti e militare insieme per contrastare pregiudizi e aggressioni, in una continuità - questa sì giusta e utile - di difesa dei diritti dei cittadini che si riflette nella difesa dei diritti dei loro difensori, il diritto all'autonomia, all'indipendenza, alla libertà di esercizio della professione. Ai sacrifici imposti dalla crisi economica dobbiamo dunque aggiungere i sacrifici imposti dalla difesa del nostro ruolo sociale.

A tutti Voi e alle Vostre famiglie giunga l'augurio più fervido del Consiglio e mio personale per il nuovo anno
Guido Alpa

Da: cose dell''altro mondo02/01/2012 09:47:12
ma basta.... è inutile credere davvero che toglieranno l'esame.... davvero siete di coccio.... al massimo nella peggiore delle ipotesi qualche piccola modifica... ma anche li dubito fortemente....

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Da: josephine102/01/2012 09:51:35
@Lettera di Guido Alpa agli Avvocati
avete visto?  il kapo è disperato xhè sente ke  l'aria sta x cambiare!

Da: ...02/01/2012 09:53:40
E l'insistenza di certi settori sulla introduzione di regole di liberalizzazione connesse ad una maggiore concorrenza ha provocato una giusta reazione da parte di tutti gli organismi rappresentativi forensi (posto che il mercato italiano dei "servizi legali" è già ora il più aperto e libero che vi sia in Europa) che è stata scambiata per una difesa corporativa.
E' intollerabile perciò sentire dichiarazioni di fonti autorevoli ma poco informate, o volutamente cieche, che insistono ancora sulla liberalizzazione delle professioni.

Da: SCOREGGIONE02/01/2012 09:59:43
tutti i più importanti giornali parlano tutti i giorni di liberalizzazione delle professioni, però......

Da: SCOREGGIONE02/01/2012 10:00:40
Non arretreremo di fronte a nulla e non rinunceremo a nessuna iniziativa, anche estrema, per farci intendere, e far intendere a chi non vuole informarsi o non vuol capire che la professione forense non è fatta solo di tradizione e di sacrificio, ma è uno dei pilastri dell'economia, oltre che uno dei pilastri dello Stato di diritto.
E quindi deprimere la professione forense è un danno sociale.

cona intende con estrema??

Da: SCOREGGIONE02/01/2012 10:01:01
cosa

Da: josephine 102/01/2012 10:02:36
@Da: ...
la vostra è una difesa estrema della  corporazione ke non ha nulla a  che vedere con l'interesse dei cittadini clienti e del mercato dei servizi; il 90 x 100 della popolazione vuole ke questo sitema cambi e x fortuna sta x cambiare.

Da: SCOREGGIONE02/01/2012 10:06:47
si ma cosa intende con estrema? Alpa come nuovo che guevara??

Da: condicioiuris 02/01/2012 10:14:04
Ma tutti copia incolla di trattati!

Da: :(02/01/2012 10:18:50
la prossima volta cercheremo di parafrasarli

Da: SCOREGGIONE02/01/2012 10:27:45
Il Partito Democratico non ha, quindi, alcuna contrarietà all'approvazione della riforma forense in discussione
alla Camera dei Deputati ma, consapevole della necessità di profonde modifiche al testo già approvato


ma che drittoni, la riforma di alpa e co??? Vogliono proprio perdere...

Da: SCOREGGIONE02/01/2012 11:47:16
a me sembra eccessivo che un uomo come alpa, tutto sommato anche docente universitario, usi espressioni del tipo "non rinunceremo a nessuna iniziativa, anche estrema"......; ma non mi sembra proprio il caso; e allora i vari operai messi sulla strada cosa dovrebbero fare??

Da: josephine102/01/2012 12:02:34
alpa deve  solo andarsene in pensione e lasciare ke i giovani entrino liberamente nelle professioni!
ke caso deve difendere? ; ha ragione questo "scoreggione":
e allora i vari operai messi sulla strada cosa dovrebbero fare??

Da: josephine102/01/2012 12:12:46
alpa ke cosa deve difendere?

Da: SCOREGGIONE02/01/2012 12:59:59
su qualunque giornale tutti i politici a comando ormai dicono "liberalizzare presto!!", quelli delle professioni ribadiscono"non fate un cazzo, ok?"..insomma una vera buffonata tipica dei paesi senza stato...l'unica cosa sui cui sono velocissimi?? Pensioni, tasse, licenziamenti...

Da: liberalizziamo!02/01/2012 13:32:57
http://www.repubblica.it/politica/2011/12/30/news/riforma_ordini_professionali-27420576/

OTTIMO :)

Da: ...02/01/2012 13:37:14
Abogado prima ed avvocato poi: intervengono le Sezioni Unite
Cassazione civile , SS.UU., sentenza 22.12.2011 n° 28340

Il Consiglio dell'Ordine non può rifiutare la domanda di iscrizione nell'elenco degli avvocati comunitari. E' quanto hanno affermato le Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza 22 dicembre 2011, n. 28340, essendo del tutto irrilevante la differenza, tra Italia e Spagna, della normativa per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato, e la circostanza che il richiedente non abbia dimostrato il conseguimento, in Spagna, di un particolare titolo abilitante né di specifica esperienza professionale.

L'avvocato, che voglia esercitare stabilmente la propria attività in Italia, può, innanzitutto, chiedere al Ministero della Giustizia italiano l'immediato riconoscimento del titolo di avvocato con iscrizione al relativo Albo. Quest'ultimo, previo parere di un'apposita Conferenza di Servizi, stabilisce, con decreto, la c.d. prova attitudinale che deve sostenere il soggetto al fine di compensare le diversità di formazione rispetto a quanto previsto dalla legge italiana.

In alternativa, avvalendosi del procedimento di "stabilimento/integrazione" previsto dalla direttiva 98/5/Ce, attuata dal d.lgs. 96/2001, il soggetto munito di equivalente titolo professionale di un altro Paese membro può chiedere l'iscrizione nella Sezione speciale dell'Albo italiano del foro nel quale intende eleggere domicilio professionale in Italia, utilizzando il proprio titolo d'origine (ad es., quello, spagnolo, di "abogado") e, al termine di un periodo di tre anni di effettiva attività in Italia (d'intesa con un legale iscritto nell'Albo italiano), può chiedere di essere "integrato" con il titolo di avvocato italiano e l'iscrizione all'Albo ordinario, dimostrando al Consiglio dell' Ordine effettività e dell' attività svolta in Italia come professionista comunitario stabilito.

Tale procedimento dispensa l'interessato dal sostenere la prova attitudinale, richiesta a coloro che chiedono l'immediato riconoscimento del titolo di origine e l'immediato conseguimento della qualifica di avvocato.


****
A questo punto, caro esimio dott. prof. em. Guido Alpa (laureato nel 1970 ed abilitato nel 1980, all'epoca degli esami farsa con percentuali bulgare di promozione) , la sua eccellentissima spiegazione costituzionale sulla necessità dell'esame di avvocato mi ha davvero aperto gli occhi!

Sa, da modesto ignorante mi hanno insegnato che le normative comunitarie prevalgono sul diritto interno anche costituzionale (salvo il nucleo duro della costituzione, principi fondamentali previsti nei primi 12 articoli della Carta).

Lei carissimo esimio ecc.mo, aggiungerei anche santità, continua a voler sostenere la casta di cui è degno rappresentante sulla base di un articolo della Costituzione nonostante l'evidente non conformità col diritto comunitario.

Ma inoltre mi chiedo, data anche la pronuncia delle Sezioni Unite, in Italia non si assiste a una "leggera" violazione dell'art. 2 Cost., in quanto si consente a chi è in grado di andare in spagna, spendendo 20.000/30.000 euro, di ottenere il titolo faticando molto meno rispetto a chi non può, perchè meno fortunato di altri, sfruttare tale opportunità?

Esimio prof. em. ecc.ecc. magari su questo non si pronuncia, non sarebbe forse il caso, secondo lei, di uniformare la disciplina dell'accesso alle professioni a quanto già previsto negli altri paesi europei? no eh?

Grazie per la sua lezione ci ha catechizzato proprio bene con la sua solenne e tronfia retorica, continui a ripetere la sua lezioncina ai suoi adepti, sostenendo la necessità dell'esame,

Perchè si, è giusto che il praticante sia sottoposto a 3 giorni di delirio e a dover affrontare tracce assurde col solo ausilio del codice annotato (carta straccia buona solo ad arricchire le case editrici ogni anno) , mentre i suoi eccellentissimi avvocati, da tutelare in ogni sede e forma, commissari d'esame compresi, non sarebbero in grado di svolgere gli elaborati nemmeno in una settimana e con l'ausilio delle banche dati internet.

Complimenti egr.sig.Prof.Avv. Ecc. continui a difendere la "qualità" della sua casta e a dispensare lezioni di diritto costituzionale (rivisto e corretto), lei è proprio il degno rappresentante della classe che rappresenta!

Da: per...02/01/2012 13:41:46
grandeeee

Da: ...02/01/2012 13:42:06
Aggiungerei, sempre carissimo esimio, che oltre ai diritti inviolabili dell'uomo ci sarebbe anche un leggerissimo problema di uguaglianza sostanziale, ai sensi dell'art. 3 comma 2 Cost??? Oppure no?

Da: liberalizziamo!02/01/2012 13:55:39
http://www.ultimaora.net/notizie-economia-e-finanza/liberalizzazione-professioni-e-mercato-piu-aperto.html

Da: SCOREGGIONE02/01/2012 14:06:08
onestamente ottenere l'abolizione dell'esame perchè la gente si abilita in spagna, mi sembra difficile: lo stato italiano ha una sua discrezionalità in materia, cosa dovremmo dire all'unione: non sanno gestire un esame di stato?? Forse sarebbe opportuno però scrivere al  ministero; qualcuno di voi lo ha fatto??

Da: Ma02/01/2012 14:14:52
Avete tempo da perdere. Utilizzatelo x studiare x dicembre

Da: luisa02/01/2012 14:15:38

- Messaggio eliminato -

Da: ROCCO S.02/01/2012 14:20:40
W LA SORCA

Da: Ma02/01/2012 14:27:26
Luisa il diritto al lavoro non ha nulla a che fare con il diritto all'esercizio della professione

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