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Concorso Ds Sicilia - Il ricorso
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Testi suggeriti per la preparazione, appena aggiornati:

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Da: arabafenice12 29/03/2013 15:07:20
L'uso delle "spinte" lo dimostra il numero degli ammessi.
Se la commissione avesse agito con serenità il numero degli ammessi sarebbe almeno il doppio. Tutti noi abbiamo constatato, leggendo gli scritti degli idonei, che non emergeva una grande preparazione rispetto ai bocciati, anzi in certi casi si evidenziava il contrario.
La validità di una raccomandazione va sempre contestualizzata, non basta pensare che qualsiasi politico sia influente.
E poi, ci sono stati casi di raccomandazioni all'inverso. Alcuni dirigenti hanno fatto di tutto per evitare che sul proprio territorio si insediassero vincitori prepararati. I quali potevano costituire un ostacolo all'ostentazione della loro egemonia.
Rispondi

Da: che pena!29/03/2013 16:14:25
sigh! sob!
Rispondi

Da: @arabafenice1229/03/2013 16:21:08
Concordo pienamente con l'ultima parte del post di Arabafenice12, avevo avuto fin dal superamento della prova preselettiva un timore enorme di (una raccomandazione al contrario) nei miei confronti. Sapendo quanto mi odia il mio Dirigente e alcuni suoi leccaculo, alcuni dei quali erano stati bocciati nella preselettiva, mi decevo: "Vuoi vedere che ora mi raccomanderanno per farmi bocciare?". Ora ne ho la certezza e penso che come me moltissimi altri siano stati segnalati per la bocciatura. Naturalmente si tratta di ipotesi, perchè a onor del vero non ne ho le prove, eppure il semplice fatto che subito dopo aver fatto gli scritti mi sia venuta in mente questa cosa non è casuale. Gli stessi punteggi ottenuti nelle mie prove sono tali da confermaere la mia ipotesi. Se è come penso spero che marciscano tutti all'inferno, per chi come me crede, non può esserci altra soluzione, soprattutto se anche la giustizia umana è ingiusta e dobbiamo pure pagare per questa gente che amministra secondo i proprio interessi.
Rispondi

Da: @arabafenice1229/03/2013 16:26:37
Dimenticavo, non concordo del tutto sulla storia dell'egemonia, il problema vero è l'invidia, infatti tanti leccaculo presidenziali erano stati estromessi dalla preselettiva, e voi sapete quanta rabbia ciò avesse provocato. Per esempio la leccaculo della mia scuola non vedeva l'ora di prendere il posto del mio Dirigente, e lui avrebbe senza dubbio visto con grande favore la sua sostituzione futura con la leccaculo. Ora la leccaculo ha ancora una chance di farcela, non le rimane che aspettare un concorso riservato e voila! Perchè tutti questi bocciati? Per lasciare posti nel futuro ai leccaculo, questa è la vera motivazione.
Rispondi

Da: cazzate29/03/2013 19:00:55
non ci sarà nessun concorso riservato! non ce n'è bisogno perchè da qui a venti anni i posti saranno tutti occupati. Si farà prima ad andare in pensione. Non credi?
Rispondi

Da: @cazzate29/03/2013 20:25:50
La leccaculo ha 38 anni, quindi credo che avrà abbondantemente tempo per un concorso riservato che sarà sicuramente realizzato. Infatti perfino in Sicilia dove sembra che ormai non ci siano più posti, fra qualche anno ci sarà bisogno di nuovi Ds, non parliamo del centro-nord! Il contrario sarebbe accaduto se oggi nella graduatoria di merito avessimo avuto 400/500 persone, allora sì che si potevano asciugare i baffi...
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Da: Anonimia29/03/2013 21:27:31
Ho il piacere di  postarvi il mio primo scritto, ero abbastanza titubante nel decidere se inviarvelo o meno, ma alla fine ho deciso di farlo perchè vorrei togliermi un dubbio. Non vi dirò per ora se sono o non sono un idoneo, vorrei che foste voi a dirmi in quale categoria mi inserireste e quanto avrei preso. Volevo precisare che ci sono anche alcuni omissis, per evitare che il mio scritto sia usato impropriamente. Mi auguro che nonostante ciò potrete coglierne adeguatamene i contenuti:

Il 1870 rappresenta un anno fondamentale per la storia del nostro paese, infatti dopo le Tre Guerre d'Indipendenza si concludeva il processo di unificazione dell'Italia, fatta la quale bisognava "fare gli italiani". Per questo motivo le politiche sia della Destra che della Sinistra furono orientate verso la costituzione di un sistema scolastico accentrato, per permettere oltre all'unificazione politica anche quella culturale degli italiani. La prima legge che  cercò di ovviare all'analfabetismo diffuso in Italia nell'Ottocento fu quella che porta il nome del ministro  Casati. La secolare incuria dei governi del Sud aveva consolidato nel Mezzogiorno una condizione di ignoranza diffusa. La scarsa sensibilità da parte delle popolazioni meridionali verso il  problema culturale, la carenza di edifici scolastici, la difficoltà di comunicazione, la mancanza di personale insegnante sono alcune delle cause che impedirono di fatto alla Legge Casati un'applicazione generalizzata su tutto il territorio nazionale. La legge   individua un sistema unico di organizzazione nelle Scuole delle varie regioni d'Italia  ed afferma alcuni principi generali molto importanti come  quello della gratuità e dell'obbligatorietà dell'istruzione elementare,   l'affermazione dell'uguaglianza dei due sessi di fronte alla necessità dell'educazione,  la  rivendicazione esclusiva alle scuole pubbliche della facoltà di  concedere   diplomi e licenze,  norme precise per l'abilitazione all'insegnamento. L'istituzione scuola in Italia ebbe all'origine un marchio che l'indusse a rispecchiare le stratificazioni sociali con l'intento di conservarle.Verso la metà del secolo diciannovesimo estremamente vario si presenta lo stato degli istituti educativi in Europa e in Italia. Una volta compiuto il processo di unificazione della penisola, si poneva l'urgente compito di formare le coscienze nazionali. Enorme importanza assumeva il problema dell'educazione, e in particolar  modo quello dell'educazione primaria, dal momento che il nuovo stato unitario aveva assunto in pieno la pesante eredità degli stati della penisola, infatti gran parte degli italiani era analfabeta, soprattutto al Sud. Un' Importante svolta si ha in seguito alla Legge Coppino, infatti la Sinistra storica,  fra i suoi obiettivi politici,  tendeva anche a riformare la scuola dell'obbligo. Nel 1877 abbiamo dunque la  legge Coppino  che, ribadendo l'obbligo dell'istruzione elementare già sancito dalla legge Casati  ne colma una lacuna,  specificando anche le sanzioni che colpiscono gli inadempienti .Questi nuovi programmi , sostituiscono di fatto all'insegnamento della Religione quello di educazione civica.  Si stabilisce l'obbligo scolastico dai 6 ai 9 anni d'età. La durata della scuola elementare viene fissata in 5 anni secondo il modulo 3 anni più 2 .(omissis) I nuovi programmi per la scuola elementare vengono definiti un decennio dopo con l'affermazione culturale del Positivismo. Nel clima socio-politico creatosi durante il governo Giolitti matura l'esigenza di un riordino della legislazione relativa all'istruzione popolare. Si giunge così alla proposta di legge presentata dal Ministro Vittorio Emanuele Orlando, che eleva l'obbligo scolastico fino all'età di dodici anni imponendo 4 anni di scuola elementare agli alunni che volessero proseguire gli studi e 5 anni di frequenza a coloro che concludono l'esperienza scolastica con le elementari . Inoltre istituisce la scuola popolare, comprendente le classi quinta e sesta, che funzionano soltanto per tre ore al giorno,  finita le quali viene concessa la licenza di scuola primaria. Con questa legge furono migliorate le condizioni economiche e giuridiche degli insegnanti.   Del desiderio di riorganizzazione della scuola statale italiana si fece interprete il fascismo, salito al potere nel 1922. Mussolini affidò infatti l'incarico di ministro della pubblica istruzione a Giovanni Gentile, uno dei più importanti filosofi italiani dell'epoca, oltre che studioso di problemi della scuola e dell'educazione. Gentile, approfittando dei pieni poteri concessi al primo governo Mussolini, procedette in grande fretta ad approvare una serie di leggi che diedero vita ad una riforma complessiva del sistema scolastico italiano, passata alla storia come la "riforma Gentile". (omissis) Mussolini era ben consapevole del ruolo fondamentale della scuola per un movimento politico che volesse ottenere e mantenere il consenso tra la popolazione; in secondo luogo, il leader fascista, sapeva che intervenire in fretta su un tema così sentito come l'istruzione avrebbe aumentato il prestigio del suo governo. (omissis)

Con la riforma Gentile, l'obbligo scolastico era elevato a 14 anni d'età; tuttavia i bambini avrebbero frequentato solo per cinque anni una scuola unitaria, la scuola elementare, mentre negli anni successivi avrebbero dovuto compiere una scelta tra quattro possibilità: il ginnasio, quinquennale, che dava l'accesso al liceo classico o al liceo scientifico (per molti aspetti simile al liceo moderno); l'istituto tecnico triennale, seguito da quattro anni di istituto tecnico superiore; l'istituto magistrale di sette anni, destinato alle future maestre; la scuola complementare, al termine della quale non era possibile iscriversi ad alcun altra scuola. Si trattava di un sistema che riprendeva molti aspetti della vecchia legge Casati, anche per quanto riguarda l'accesso alla università: solo i diplomati del liceo classico avrebbero potuto frequentare tutte le facoltà universitarie, mentre ai diplomati del liceo scientifico sarebbero stato possibile accedere alle sole facoltà tecnico-scientifiche. (omissis) Agli altri diplomati era invece impedita l'iscrizione all'università. Anche la riforma Gentile, dunque, come la riforma Casati, considerava il ginnasio-liceo classico, con la sua formazione centrata sulle materie letterarie, la scuola superiore principale, rispetto alla quale tutte le altre non erano che inferiori e parziali imitazioni. Un'importante novità rispetto al passato era costituita dal numero di esami previsti nei passaggi da un ciclo scolastico all'altro. Ad esempio, per chi andava al liceo classico, era previsto un esame di ammissione al ginnasio, un esame alla fine del secondo anno, un altro alla fine del quinto e, infine, un esame di maturità alla fine del liceo (tenuto su tutte le materie dell'ultimo anno da docenti esterni alla scuola). Gentile, in sostanza, proponeva una scuola estremamente severa, che consentiva l'accesso ai livelli superiori dell'istruzione solo a un ristretto numero di giovani. (omissis)D'altro canto Gentile, a chi lo rimproverava di causare con la sua riforma una netta diminuzione degli studenti delle scuole medie e superiori (diminuzione che in effetti ebbe luogo nei primi anni successivi alla riforma), rispondeva che questo era esattamente il suo obiettivo. Secondo Gentile, infatti, gli studi superiori dovevano essere "aristocratici, nell'ottimo senso della parola: studi di pochi, dei migliori. Insomma per Gentile solo i figli dell'alta borghesia e una ristrettissima minoranza dei ragazzi degli altri ceti sociali, quella più dotata per gli studi, aveva diritto a frequentare le scuole medie superiori, in particolare il ginnasio-liceo; una minoranza di figli del ceto medio poteva inoltre accedere alle altre scuole medie superiori, il liceo scientifico e gli istituti tecnici, mentre tutti gli altri (cioè la grande maggioranza della popolazione giovanile) non potevano continuare gli studi dopo il raggiungimento dei 14 anni d'età. Un altro aspetto importante della riforma Gentile era costituito dall'introduzione nelle scuole elementari dell'insegnamento obbligatorio della religione cattolica, che diventava addirittura il "fondamento e coronamento" di tutta l'istruzione primaria. Si trattava di una sostanziale novità rispetto al passato, poiché in precedenza l'insegnamento del cattolicesimo era facoltativo ed era impartito dagli stessi maestri. (omissis)Con il Concordato del 1929 tra stato fascista e chiesa cattolica, il ruolo del cattolicesimo nella scuola si ampliò ulteriormente, diventando insegnamento obbligatorio anche nelle scuole medie e superiori; inoltre la sua gestione venne affidata a docenti nominati dai vescovi.  La caduta del fascismo e l'avvento al potere delle forze democratiche comportarono un ripensamento del sistema educativo, teso a ridurre la dicotomia classista che ispirava l'ordinamento scolastico precedente. In molti casi, però, come in tanti altri settori della Pubblica amministrazione, alle intenzioni di riforma non seguirono fatti concreti, tanto che fino ai governi di centro-sinistra degli anni Sessanta anche nella scuola si seguì di fatto una linea di continuità con il periodo fascista, a livello di programmi e di struttura complessiva dello studio. Fu nel 1962 che venne elaborata la prima vera riforma della scuola: essa, abolendo la distinzione tra scuola media unica e avviamento professionale, istituiva una scuola media unica, mentre la legge dell'11 dicembre 1969 liberalizzava l'accesso universitario a ogni diplomato . L'esigenza di una scuola in cui le diverse componenti avessero maggiore spazio e potessero contribuire al miglioramento della didattica diede origine ai decreti delegati del 1974, che istituirono gli organismi collegiali per la gestione democratica della scuola e introdussero la possibilità di sperimentazione, sia curriculare sia didattica, all'interno delle scuole di ogni ordine e grado. Nel giugno 1990 furono emanati i nuovi programmi della scuola elementare, che rivedono la didattica e i curricula dell'istruzione primaria, istituiscono l'insegnamento modulare, introducono una specializzazione per area del corpo insegnante. La legge del 15 marzo 1997, infine, consente piena autonomia organizzativa e didattica alle singole istituzioni scolastiche, lasciando allo Stato il controllo di quelle funzioni che richiedono una guida unitaria (per esempio, il perseguimento di determinati obiettivi). Come si può desumere dall'analisi dei provvedimenti legislativi riportati, il sistema scolastico italiano si presenta come un insieme spezzettato, in cui i diversi ordini di scuola si riferiscono a riforme parziali, elaborate in periodi differenti secondo logiche e obiettivi talvolta contrastanti. Costituisce una vergogna tutta italiana l'avere un'istruzione secondaria superiore dipendente in buona parte da programmi che risalgono al 1923, ovvero alla riforma operata dal ministro Gentile durante il periodo fascista, in netto contrasto (per obiettivi, metodologie, finalità) con quelli dell'istruzione secondaria inferiore, a loro volta incongruenti con i più recenti ordinamenti dell'istruzione elementare. Si è tentato di porre rimedio a questo stato di cose con l'elaborazione da parte di una commissione parlamentare (commissione Brocca) di un piano di riforma, applicato parzialmente nell'ambito delle scuole sperimentali. Però nonostante le buone intenzioni e i tentativi di introduzione dei nuovi programmi sperimentali da parte di un numero sempre crescente di Istituti durante il corso degli anni Novanta, i programmi Brocca non sono mai riusciti a trasformarsi in un cambiamento generalizzato e definitivo. (omissis)Una novità importante nella scuola è rappresentata, a partire dagli anni Settanta, dai "decreti delegati", approvati nel 1974, che introducono nella scuola una rappresentanza dei genitori, del personale ATA (Amministrativo, Tecnico, Ausiliario) e degli studenti (solo nella scuola superiore). Il cambiamento maggiore investe la scuola elementare. A partire dalla legge 820/71 nasce la scuola a tempo pieno come risposta ai bisogni sociali dell'utenza ma destinata a diventare un laboratorio di innovazione in virtù dei tempi distesi per l'apprendimento e per lo spazio curricolare che si apre per i nuovi saperi. La legge 517/77 introduce il principio dell'integrazione mediante l'assegnazione di insegnanti di sostegno alle classi che accolgono alunni portatori di handicap; si apre la possibilità di attivare interventi individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni, si stabiliscono nuove norme sulla valutazione e si aboliscono gli esami di riparazione per la scuola media. Nel 1979 vengono riformati i programmi della scuola media, con la scomparsa del latino come disciplina autonoma. Non mancano dei periodi di rialzamento dei livelli di bocciature selettive, ma il problema, in questi anni, è soprattutto la cosiddetta "dispersione scolastica". (omissis) Ovvero, il mancato conseguimento di livelli adeguati di apprendimento, nonostante la regolarità degli studi (assenza di bocciature). Più volte nel corso degli anni Ottanta si abbozza l'elevamento dell'obbligo scolastico, senza mai andare a buon fine (ad esempio si ipotizza, soprattutto, come strutturare il biennio, se propedeutico al triennio superiore od un semplice proseguimento della scuola media, se abbinarlo, o meno, a corsi di formazione professionale). Non mancano tuttavia alcune innovazioni didattiche, come l'avvio dei Programmi Brocca indirizzati ai Licei ed in parte agli Istituti Tecnici, ed il Progetto '92 che riorganizza l'istruzione professionale. Significativi invece i mutamenti della scuola elementare con i Programmi del 1985 e la legge del 1990, che ha come conseguenza la introduzione di una pluralità di docenti per la stessa classe. Secondo gli oppositori essa fu talvolta realizzata senza tenere conto delle specifiche abilità/competenze degli insegnanti, nonché delle dinamiche perturbanti relativamente alla "prevalenza" dell'uno o dell'altro componente.I programmi delle scuole elementari del 1985 e gli orientamenti delle scuole materne del 1991 segnano una stagione marcata da riforme che non derivano tanto da un impulso politico, quanto da una sorta di autogoverno di culture professionali, di cui anche la pedagogia accademica è in larga parte espressione. L'eliminazione degli esami di riparazione, attuata durante il primo governo Berlusconi ad opera del Ministro Francesco D'Onofrio nel 1995, fu un altro cambiamento critico, tutt'ora fonte di polemiche e recriminazioni. Nel 1996 a capo del dicastero della Pubblica Istruzione viene posto l'ex rettore dell'Università di Siena Luigi Berlinguer, il quale si propone importanti obbiettivi: l'innalzamento dell'obbligo scolastico, la riforma dell'esame di maturità, l'autonomia scolastica ed il riordino dei cicli. Nel 1997 venne varata  la riforma Berlinguer che prevedeva l'abolizione delle scuole elementari, medie e superiori, sostituendo il tutto con una struttura a "cicli", che andavano dai 6 ai 13 anni (ciclo primario) e dai 13 ai 18 anni (ciclo secondario). La suddivisione del primo ciclo venne attuata  in tre bienni, compreso poi un ultimo anno detto "di orientamento", che serviva al bambino per scegliere la scuola da frequentare e rendere più facile il passaggio dal primo al secondo ciclo. Il primo biennio del secondo ciclo aveva molte materie in comune nelle varie scuole per permettere allo studente di capire quale indirizzo scolastico volesse intraprendere e eventualmente favorire un più semplice passaggio da una scuola all'altra. Si modificò anche l'esame di maturità, in quanto suddiviso in tre prove: la prima di lingua italiana, la seconda di una materia caratterizzante l'indirizzo di studi e la terza basata su un quiz multidisciplinare a scelta multipla. Il punteggio passò dai sessantesimi ai centesimi e vennero introdotti i crediti formativi. Pur venendo ribaditi l'età lavorativa minima ai 15 anni e l'obbligo di formazione professionale fino all'età di 18 anni con il conseguimento di un diploma, l'abbandono scolastico non si arrestò. Il processo di decentramento delle funzioni dallo Stato agli enti locali e alle amministrazioni periferiche trova il suo  momento culminante nella modifica del titolo V della Costituzione dell Repubblica italiana, che rappresenta il passaggio verso un sistema federalista dello Stato. E' fondamentale l'art. 114 (omissis) che modifica il precedente (omissis). nel nuovo articolo si parte dai Comuni e si arriva allo Stato, veniva così sancito il principio di sussidiarietà verticale (omissis). Inoltre ora lo Stato è un organo della Repubblica, quindi non viene più identificato con la Nazione stessa, questo principio rafforza nell'ambito scolastico quei principi già espressi nella legge 59/97. In relazione al nostro ambito lo Stato conserva solo le norme generali relative all'istruzione e determina i livelli essenziali delle prestazioni e i diritti sociali e civili (omissis). L'istruzione rimane materia concorrente con le Regioni salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e della formazione professionale, di competenza esclusiva delle Regioni. Nel 2001 viene nominata Ministro per la Pubblica Istruzione Letizia Moratti, che presenta una proposta di radicale riforma del sistema scolastico suscitando consensi e dissensi accesi su fronti opposti. La riforma Moratti abrogava per intero la riforma Berlinguer di soli sei anni prima. L'organizzazione della scuola superiore di secondo grado fu divisa in due rami principale: otto indirizzi liceali e la formazione professionale. Il primo distinto in due bienni e un ultimo anno, al termine del quale si sarebbe svolto l'esame di Stato di maturità, il secondo articolato in quattro anni. Nel 2006, come Ministro dell'Istruzione viene scelto Giuseppe Fioroni. Con il nuovo governo viene bloccata l'attuazione dei provvedimenti riguardanti il secondo ciclo di studi della Legge 53/2003. Nell'estate 2006 il ministro propone una revisione dell'esame di Stato (l'ex esame di Maturità), che va verso un irrigidimento: non ammissione degli studenti con debiti formativi nel triennio non saldati, ritorno delle commissioni miste. Nelle misure della finanziaria 2007 viene riportato l'obbligo scolastico a 16 anni mentre, in precedenza, era solo un "diritto all'istruzione fino a 16 anni". Intanto alcune associazioni raccolgono firme per la Legge di Iniziativa popolare per una buona scuola della Repubblica, con lo scopo di elevare l'obbligo scolastico a 16 anni, la costituzione del "biennio unitario" della scuola secondario superiore e il ridimensionamento del numero di indirizzi. Il ministro Fioroni ha inoltre reintrodotto i rimandi estivi al posto dei debiti formativi. I rimandi estivi furono introdotti per la prima volta nel 1923 durante la riforma Gentile e poi furono aboliti nel 1995. Nel 2010 il Parlamento ha convertito in legge il decreto proposto dal Ministro Maristella Gelmini che modifica il metodo di valutazione degli studenti nella scuola primaria, introducendo il voto con corrispondenza, e quello della scuola secondaria di primo grado, con il voto assoluto, e reintroduce il maestro unico nella scuola elementare, provocando diverse manifestazioni contrarie in tutta Italia. La riforma Gelmini ha riacceso il dibattito sul maestro prevalente nella scuola primaria. Sul piano pedagogico si è sottolineato che da un lato potrebbe favorire l'unità interiore degli alunni, in una società che è caratterizzata dall'eccesso di informazioni e di stimoli, dall'altro che però potrebbe causare una minore specializzazione disciplinare dei docenti.    


Il dirigente scolastico, nella scuola dell'autonomia, come previsto  nel D.P.R. 275/99, e soprattutto nell'art. 25 del Decreto Legislativo n. 165 del 2001, deve aiutare e coadiuvare la capacità di apprendimento degli alunni, favorendo un clima di collaborazione all'interno dell'istituzione scolastica, e operando con gli strumenti tipici di una dirigenza innovativa. Anzitutto, perché l'istituzione risponda alla sua missione, occorre conoscere il contesto ambientale in cui si opera, rilevare i bisogni, individuare le risorse umane, professionali, finanziarie, strumentali disponibili. Poi, occorre instaurare i dovuti rapporti con le realtà presenti sul territorio, come gli enti locali, e favorire i processi di apertura della scuola al mondo esterno, come le realtà lavorative e le altre istituzioni scolastiche. Con queste ultime, poi, il dirigente attiverà i rapporti al fine, se possibile, di instaurare reti di scuole, e realizzare attività in consorzio, come corsi di aggiornamento degli insegnanti o proposte di approfondimento per studenti. In quest'ottica, visti anche i recenti provvedimenti governativi, varrà la pena di attuare iniziative per l'educazione alla cittadinanza, l'orientamento  e l'intercultura. A questo proposito, il dirigente, consapevole, della società complessa in cui la scuola si trova ad operare, attuerà tutti le strategie per facilitare l'integrazione, e riconoscere l'importanza dell'ascolto e della collaborazione tra soggetti portatori di  culture o sensibilità diverse, assicurando l'alfabetizzazione culturale. In una parola, il dirigente scolastico si muoverà nella sua istituzione per facilitare e promuovere il successo scolastico, in quanto il dirigente, nella scuola dell'autonomia, è facilitatore dei processi formativi, non è più un controllore esterno severo e distaccato, ma è compartecipe dell'offerta formativa, insieme con tutti i soggetti che operano nell'istituzione. In quest'ottica, egli opererà in tutti i modi per favorire il curricolo flessibile, che garantisce il carattere unitario del sistema di istruzione tenendo conto dei bisogni formativi degli alunni, concretamente rilevati, delle esigenze e delle attese delle famiglie, degli enti locali, dei contesti sociali, culturali ed economici del territorio. Il dirigente scolastico, leader educativo, è in grado di espletare al meglio il proprio ruolo, nella misura in cui sarà capace di prestare sempre più attenzione alla gestione delle risorse umane, finanziarie e tecnologiche e ai bisogni dell'organizzazione interna ed esterna. La sua disposizione ad essere leader, non più data per scontata, ma sottoposta a verifica e valutazione, come è giusto che sia esattamente come tutti i dirigenti della pubblica amministrazione, si gioca nella capacità di conoscere e utilizzare il sistema delle comunicazioni interpersonali, di motivare i collaboratori, di decentrare la leadership e determinare più livelli di responsabilità organizzativa. Questo sempre con la finalità esposta in precedenza, cioè l'apprendimento, che però non può non passare da un'organizzazione, come fattore di sviluppo e cambiamento dell'unità scolastica. Solo in questo modo si attua l' interazione continua e produttiva tra più persone, tutte animate da una comune volontà di migliorare se stessi, i processi e i prodotti a cui attendono. Nasce così il concetto di apprendimento organizzativo in cui dall'impegno e dal contributo di tutti scaturisce valore aggiunto in termini di risultati a seguito delle decisioni assunte e delle azioni espletate. Il Dirigente garantisce la missione, cioè la finalità che sancisce l'esistenza della scuola e che la indirizza. Essa descrive la proposta formativa ed evidenzia la capacità di rispondere alle esigenze di cambiamento che caratterizzano la comunità senza abbandonare la vocazione di fondo.
Rispondi

Da: onestamente29/03/2013 23:39:53
un testo ben scritto,che rispetta coerenza nella sequenzialità delle argomentazioni e rispecchia buona conoscenza dei contenuti relativi al concorso, ma ho l'impressione sia un testo preparato in precedenza che possa adattarsi a più titoli. Secondo me sei un non idoneo, perdonami se sbaglio.
Rispondi

Da: ma...30/03/2013 00:03:02
A me non sembra gran che...
Rispondi

Da: Che scritto30/03/2013 00:38:26
di emme...
brava la scimmietta che prima copia e poi smanetta.
Rispondi

Da: assolutamente NO30/03/2013 06:47:23
... dalla modifica del Titolo V
Per me (ma sempre soggettivo!) ASSOLUTAMENTE "fuori tema".
La seconda parte è sì "ben fatta", io avrei scritto qualcosina sugli accordi di rete, protocolli d'intesa ...
La verità? Io, da commissario, non lo avrei fatto passare.
Perdonami, se puoi.
Rispondi

Da: ??????30/03/2013 07:49:16
ASSOLUTAMENTE FUORI TEMA !
E' impossibile che un compito del genere sia passato, non ha nulla a che vedere con la traccia proposta.
Rispondi

Da: annoiata futura ds30/03/2013 09:11:50
Fuori tema. Per me bocciato. Mi spiace
Rispondi

Da: arabafenice12 30/03/2013 09:27:28
chiaramente l'exursus storico è fuori tema, in quanto la traccia non lo richiede. Nella seconda parte c'è un accenno alle strategie ma non sufficiente secondo me.
Però, fra i temi che io ho richiesto ricordo che alcuni con la stessa impostazione sono stati valutati positivamente. Pertanto dico che potresti esseere una idonea/o
Rispondi

Da: Anonimia30/03/2013 10:18:11
Vi ringrazio molto per i giudizi, ora vi dico che sono non idoneo e che la prova è stata valutata 14/21! Auguri!
Rispondi

Da: Anonimia30/03/2013 10:18:56
Appena possibile trascrivo la 2 e ve la invio!
Rispondi

Da: onestamente30/03/2013 11:27:28
sono stata abbastanza soft nel  giudizio,pur avendo capito che una siffatta prova non poteva essere passata. Ma vorrei ricordare a tutti voi che la prima prova da 30, letta da tutti noi non idonei con l'accesso agli atti ,era molto simile soprattutto nell'impostazione iniziale ( quella che a noi tutti è sembrata assolutamente fuori tema). E allora ....? Due pesi e due misure?
Rispondi

Da: Anonimia30/03/2013 13:39:07
Vi posto anche la prova 2, che ho finalmente battuto, ne discutiamo dopo come prima, grazie:

Normativa di riferimento: DL n. 258 del 20 luglio 1999, DPR n. 419 del 31 maggio 1974,decreto legislativo n. 286 del 19 novembre 2004,dlgs 29/93,legge 176/2007,D.P.R. n. 275/99 ,D.Lgs. n. 59/04, Legge n.176/07, CCNL Scuola.


L'Ivalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'Istruzione) è nato dalla trasformazione del CEDE avvenuta attraverso il DL n. 258 del 20 luglio 1999.
Precedentemente esisteva il CEDE (Centro Europeo dell'Educazione), istituito con DPR n. 419 del 31 maggio 1974 ed effettivamente operante con personale comandato dal 1982; all'interno del CEDE era operante il SNQI (Servizio Nazionale per la Qualità dell'Istruzione), istituito con Direttiva 307 del 21 maggio 1997.
La configurazione e la denominazione attuali (INVALSI Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) derivano dal riordino del precedente istituto del 1999 a seguito dell'approvazione del decreto legislativo n. 286 del 19 novembre 2004.
L'attuale configurazione dell'INVALSI deriva da esigenze del dibattito politico culturale italiano e da esignze europee e della nuova concezione della pubblica amministrazione dopo il dlgs 29/93.
L'art. 3 della legge di riforma n. 53 del 2003 stabilisce un accertamento annuale degli apprendimenti in italiano, matematica e scienze di tutta la popolazione studentesca all'inizio dei cicli biennali. Con la legge 176/2007 , a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, il Ministro della pubblica istruzione fissa, con direttiva annuale, gli obiettivi della valutazione esterna condotta dal Servizio nazionale di valutazione in relazione al sistema scolastico e ai livelli di apprendimento degli studenti, per effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti, di norma, alla classe seconda e quinta della scuola primaria, alla prima e terza classe della scuola secondaria di I grado e alla seconda e quinta classe del secondo ciclo, nonchè altre rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole. (omissis)
L'I.C. "Pascoli" è costitutuita da 8 classi di scuola dell'infanzia, da 6 corsi di scuola primaria e da 4 corsi della scuola secondaria di secondo grado. Inoltre essa è situata al centro di una città di medie dimensioni (circa 100.000 abitanti), collocata in un contesto favorevole, ricco di attività economiche, di opportunità di lavoro e culturalmente ricca di iniziative, essendo anche una città d'arte. Musei permanenti, mostre periodiche di importanti artisti del passato e contemporanei. La città è anche ben collegata con autostrade e ferrovie e quindi è al centro di una fitta rete di relazioni con altre importanti realtà. Il Dirigente Scolastico dell'Istituto Pascoli è di ruolo da 15 anni, quindi ha una certa esperienza alle spalle come preside, inoltre per 12 anni aveva insegnato matematica nelle scuole secondarie.(omissis) La scuola Pascoli può contare su un'utenza di medio-alto livello socio-economico e culturale, molto esigente sia in relazione alla didattica, sia alle attività curriculari ed extracurriculari. I genitori partecipano attivamente alle varie iniziative della scuola e sono molto collaborativi col Dirigente, per il quale nutrono stima, in un rapporto che comunque non sempre è idilliaco, infatti il Dirigente conosce bene le critiche dell'utenza, che egli ha comunque sempre visto positivamente, poichè sono uno stimolo al continuo miglioramento. L'Istituto che come si diceva è situato proprio al centro della città, permette frequenti attività extrascolastiche e visite d'istruzione anceh senza l'ausilio dei servizi di trasporto, ciò quindi dacilità l'organizzazione delle uscite.(omissis) Il Dirigente Scolastico nutre grande fiducia nei confronti dei docenti e del personale Ata ed è coadiuvato da un gruppo di presidenza (vicario, collaboratori, funzioni strumentali) molto competente e motivato. Nelle prove Invalsi la scuola ha ottenuto sempre risultati al di sopra della media della regione in cui è situata la città. Nel mese di maggio arrivano al Dirigente i risultati delle prove Invalsi dell'anno precedente e quasi gli mancano le forze quando legge, per la prima volta da quando dirige la Pascoli, che i risultati sono tutti sotto la media regionale, in particolare in una delle terze, dove i risultati sono ampiamente negativi. (omissis)La notizia assolutamente inaspettata, nonostante colga di sorpresa il Dirigente, lo porta a reagire immediatamente. Egli innanzi tutto convoca una riunione col suo Staff e con le funzioni strumentali (omissis). Subito dopo viene convocato il Collegio dei Docenti, per proporre una serie di iniziative volte alla realizzazione di nuovi progetti per l'anno scol. Successiv0 (omissis). Infine il  genitore Presidente, convoca il Consiglio di Istituto per discutere e  nel caso approvare tutte le iniziative necessarie. (omissis) Durante il mese di Luglio il Dirigente esamina attentamente tutti i registri personali dei docenti e la loro congruenza rispetto ai risultati quadrimestrali e finali degli alunni, inoltre egli decide di proporre nel primo collegio docenti di settembre un progetto di continuità tra la scuola primaria e quella secondaria di primo grado, perchè da un'attenta analisi di tutti i documenti, il Ds si rende conto del fatto che i cattivi risultati nelle prove Invalsi della classi terze medie, sono dovuti a un calo nel livello qualitativo della didattica offerta dalla scuola secondaria di primo grado, dove sono andati in pensione negli ultimi anni molti docenti, che sono stati sostituiti da personale ancora con poca esperienza lavorativa. (omissis) Per questo motivo occorrerà proporre al Collegio Docenti la costituzione di una nuova figura di funzione strumentale, che si occupi espressamente della organizzazione di corsi di formazione per il personale docente, in particolare della scuola media, che sembra al momento il vero punto debole della scuola. Bisognerà inoltre attivare corsi extracurriculari di italiano e matematica sia di potenziamento, ma soprattutto di recupero. Il Dirigente Scolastico coadivato dal DSGA, attraverso un'attenta analisi del bilancio della scuola, presenterà al Collegio le proposte suddette , quantificando anche il numero di ore che sarà possibile spendere per questi progetti. Il DIrigente Scolastico della Pascoli monitorerà attentamente tutta l'attivitò didattica nell'anno scolastico successivo a 360 gradi, senza appiattirsi esclusivamente sulle prove Invalsi, ma cercando di guidare l'Istituto nel suo complesso all'offerta di un servizio e di una didattica di livello sempre più alto. 
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Da: bluecherry30/03/2013 13:56:41
ho letto l'elenco dei futuri dirigenti siciliani, molti voti bassi e molti nomi già sentiti. 
Avrete pane per i vostri denti. Vi farò guerra fino alla fine.
Non vedo l'ora ahahahahh
Spero di incontrarvi prestissimo .....
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Da: @bluecherry30/03/2013 14:08:12
Ma quale guerra, questi non li schiodi nemmeno con la bomba atomica!
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Da: @Anonimia30/03/2013 14:59:09
...non mi dire che è la seconda prova?
Sembra il compitino di un'alunna di terza secondaria di primo grado.
Non traspare assolutamente nulla di tuo, ma solo un'impostazione scolastica senz'anima e senza quella carica personale che distingue un leader quale deve essere un dirigente scolastico. Scusami, ma se ti hanno bocciato i commissari meritano pure un premio alla carriera. Altro che ricorsi del cacchio!
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Da: Anonimia30/03/2013 15:44:17
Allora tieni conto degli omissis, che raddoppierebbero il testo, cmq in questo scritto ho avuto 23/21!
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Da: X@Anonimia30/03/2013 15:49:22
Ti dispiacerebbe postarmi il tuo scritto, anche con omissis, tanto per capire come doveva essere impostata la traccia? grazie!
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Da: X@Anonimia30/03/2013 15:53:12
Infatti non ho fatto ricorsi!
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Da: @@@Anonimia30/03/2013 16:24:23
Ci vuole coraggio a dire non ho fatto ricorso. Ma ti rendi conto che stai male di brutto?
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Da: onestamente30/03/2013 16:28:35
a parte la parte iniziale, che secondo me è quasi superflua, dal momento in cui contestualizzi l'IC Pascoli condivido quasi in tutto il modo in cui hai condotto lo studio di caso,che in diversi passaggi ho trovato simile al mio, ma a me hanno dato un misero 17.
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Da: X@@@Anonimia30/03/2013 16:34:57
Sulla base di cosa metti in dubbio il fatto che non ho fatto ricorso? Se ti dico che non l'ho fatto, non l'ho fatto! Piuttosto stai male tu, mi pare evidente... Cmq ho postato il mio scritto per un giudizio, non per ricevere offese!
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Da: X@@@Anonimia30/03/2013 16:39:40
Sulla base di cosa metti in dubbio il fatto che non ho fatto ricorso? Se ti dico che non l'ho fatto, non l'ho fatto! Piuttosto stai male tu, mi pare evidente... Cmq ho postato il mio scritto per un giudizio, non per ricevere offese!
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Da: @x@anonomia30/03/2013 16:49:30
Ah, vuoi un giudizio? Per me è uno scritto da bocciare.
Fatti una gita e non pensarci più. Buona Pasqua
Rispondi

Da: @x@anonomia30/03/2013 16:51:34
Ti ringrazio per il giudizio, però questo scritto è stato promosso! Peccato che abbiano bocciato l'altro, a quest'ora anch'io sarei digerente scolastico.
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