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MA PERCHE' OGNI ANNO DECINE DI MIGLIAIA DI COGLIONI SI ISCRIVONO IN GIURISPRUDENZA?
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Da: Questa07/01/2013 17:04:38
è una cazzata colossale

Da: tonino07/01/2013 17:12:29
Bene. Ogni giorno migliaia di ragazzuoli si iscrivono a giurisprudenza perché il preside, ogni preside ha la fama di prendere caduno di tali ragazzini e mettergli il ..... ento o ....

Da: fascino10/01/2013 14:00:01

http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/24/fascino_discreto_della_toga_cl_0_050624260.shtml

L CASO PER LE 41 MILA DOMANDE PER UDITORI, 380 POSTI
Il fascino discreto della toga
Se Manipulite appare lontana, la professione di magistrato continua a incontrare il favore dei giovani. All' ultimo concorso per uditori giudiziari, il gradino d' ingresso alla professione, il numero dei candidati ha raggiunto quota 41 mila. Un vero e proprio esercito di aspiranti toghe, che dovrà contendersi 380 posti. Sulle motivazioni di tanto favore, i pareri sono non sempre univoci. C' è chi sostiene la «voglia di giustizia» che si sta appannando per le sentenze ad personam»; c' è chi parla della molla delle busta paga, che contiene stipendi interessanti; c' è chi parla invece della disoccupazione strisciante degli avvocati, che devono sostenere solo due prove scritte e, in questo modo, tentano la sorte. Certo è che ogni tentativo di delegittimare la magistratura, in realtà ne ha aumentato il prestigio e l' attrazione, proprio mentre i magistrati protestano contro la riforma governativa dell' ordinamento giudiziario. Dopo le preselezioni, alla vera e propria montagna di elaborati scritti (le prove saranno tre) farà da filtro una commissione di 32 persone. Alla quale non resta che presentare gli auguri di buon lavoro.

Da: fascino12/01/2013 08:13:50
I coglioni affascinati dalla laurea in legge, pensando di diventare chi sa che cosa, ma poi dopo quasi un decennio, diventando poi avvocati disoccupati a 30- 35 anni e qualche volta anche più, tentano la sorte, in 41.000 per occupare uno dei 380 posti di magistrato perchè pensano che sia un concorso abbordabile.
Ma succede poi che alla fine tra tutti questi 41.000 coglioni, se ne troveranno meno di 350 idonei vincitori, lasciando un vuoto di più di 30 posti, mentre gli altri 40.650 candidati, continueranno con la loro laurea in giurisprudenza a fare la vita di sempre, cioè i coglioni!

Da: Bald-R-H12/01/2013 12:51:19
i want, yes i want the oIo in my (i)

Da: fascino12/01/2013 19:03:44
Perchè la medesima proposta di legge di riforma dell'avvocatura, ignorandolo, spinge a mantenere in penombra il fenomeno sociale dell' "avvocato dipendente da altro avvocato", attraverso la minaccia della cancellazione dall'albo per carenza del requisito dell'indipendenza?
Perchè, non si vuol promuovere l'emersione di situazioni in cui un avvocato-salariato lavora in mancanza totale o quasi di strumenti organizzativi e strutture, guadagna prevalentemente per compensi fatturati allo stesso pseudocliente (l'avvocato che è suo sostanziale datore di lavoro in un rapporto di supremazia gererchica, magari mistificato all'interno d'una associazione professionale), è tenuto a orari di lavoro e gode di ferie stabilite dal "collega" datore di lavoro?
Perchè (come chiede Ester Perifano, segretario dell'Associazione Nazionale Forense, in un articolo su Italia Oggi  del 22/10/09, dal significativo titolo "Strada in salita", dedicato all'iter parlamentare della riforma forense) la proposta di riforma della professione -che ora, dopo le critiche dell'Antitrust, si vuole approvare con tanta fretta- non prende atto della realtà della nostra professione e testardamente  vuol "continuare ad ignorare le decine di migliaia di giovani avvocati che negli ultimi anni hanno affollato i nostri albi, che contano ormai oltre 200 mila iscritti, e sono entrati nei nostri studi, spesso sottopagati e, forse, sfruttati ?"
In realtà bisogna riconoscere coraggio e onestà intellettuale al segretario dell'A.N.F. allorchè afferma che in molti casi il ruolo dei giovani avvocati all'interno degli studi, soprattutto per le donne, è quello del lavoratore subordinato; che tutto ciò va regolato e non demonizzato; che vanno introdotte le tutele giuste e accantonati gli anatemi di incompatibilità per carenza di indipendenza, derivanti da una idea ottocentesca della professione liberale, se non si vuole che quei dominus/datori di lavoro possano serenamente continuare a fingere di trattare alla pari colleghi che, nei fatti, sono veri e propri dipendenti; che -infine- negare la possibilità di costituire società di capitali (sia pure limitate ai soli soci professionisti) serve solo a tutelare chi ha una organizzazione professionale vecchia, inacape di reggere alla concorrenza, ma invece capacissima di sfruttare solide rendite di posizione.

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Da: fascino12/01/2013 19:09:52
http://www.avvocati-part-time.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1261:30000-in-meno&catid=1:tutte-le-notizie&Itemid=2
Riforma forense: cancellare dall'albo 30000 avvocati "parasubordinati"?
Si, cartellino rosso d'espulsione per gli avvocati "parasubordinati" di altri avvocati. Sono tra i 25.000 e i 30.000 e sarebbero cancellati dagli albi degli avvocati se passasse il testo di riforma della professione forense ora all'esame del Senato.

Da: ..............15/01/2013 12:14:51
http://www.loccidentale.it/node/112656

In Italia, infatti, ci sono migliaia di laureati in giurisprudenza che risultano precari a tempo indeterminato e che rappresentano un costo per il paese, pur contribuendo a rimpinguare le tasche di albergatori e docenti di corsi post-universitari. In un momento storico caratterizzato dalla crisi dei mercati finanziari sembra difficile concentrare l'attenzione sulla condizione economico-sociale dei praticanti presso studi legali.
Tuttavia, se si guarda ai numeri, le prospettive cambiano. Nella sola città di Roma, ogni anno, circa 5.000 laureati si accingono ad affrontare il fatidico esame. La concentrazione di Avvocati nella capitale supera quella dei legali presenti in tutta la Francia. Delle due l'una: o si limita l'ingresso alla facoltà di giurisprudenza o si sposa una politica di liberalizzazione della professione legale.

Da: .................17/01/2013 09:13:38
www.bloginquisitore.com/article-nuove-tendenze-100141981.html26 feb 2012 - PREGIUDICATI, FALSI PROFESSIONISTI, PSEUDO AVVOCATI FALLITI, SEMPRE PIU' SPESSO PRATICANTI DI STUDI LEGALI ...

Da: trrrtuurt18/01/2013 05:37:13
http://madoka19.wordpress.com/2008/09/19/avvocati-pugliesi-poveri-morti-di-fame/

Da: HJFHK20/01/2013 13:05:42
Altrove chi studia pretende di lavorare e chiede un sistema meritocratico.
Da noi si mira a soddisfare tutti i desideri dei coglioni, agevolandone il percorso ed eliminandone ogni ostacolo.
Un esempio? anche 2:
1) nessuna preselezione per accedere all'università, in modo che i coglioni possano realizzare liberamente il loro futuro fallimento, con i soldi dello Stato nelle università pubbliche ?
2) tentativo dei liberisti di eliminare gli esami di abilitazione, in modo da illudere i coglioni di avere un titolo ed una competenza professionale, da spendere nel meritocratico mercato?


http://www.liberoquotidiano.it/news/937217/Laureati-d-oro-ma-disoccupati-In-Usa-fanno-causa-all-Ateneo.html

Da: 20/01/2013 18:13:53
a questo punto sarebbe giusto mettere il numero chiuso in tutte le facoltà

Da: Gundam20/01/2013 18:52:22
furbetti che vanno in spagna a prendersi il titolo di avvocato senza dire nulla a nessuno..vogliamo parlarne?

Da: x TUTTI:20/01/2013 18:56:21
LEGGETE IN BAKECA:

"L'ITER ANOMALO DI APPROVAZIONE DELLA (CONTRO)RIFORMA FORENSE IN PARLAMENTO"

e FIRMIAMO TUTTI UNITI

la petizione:

http://www.activism.com/it_IT/petizione/stracciamo-la-contro-riforma-forense/41602

Da: òlkskòl21/01/2013 05:49:22
Da: Gundam    20/01/2013 18.52.22
furbetti che vanno in spagna a prendersi il titolo di avvocato senza dire nulla a nessuno..vogliamo parlarne?
Rispondi

Tu pensi che se loro non avessero una laurea inutile, fasulla, che anche un coglione riesce a prendere, andrebbero in Spagna, l'unico paese meno serio del nostro nella selezione degli studenti e avvocati, e con più disoccupati e più morto di fame dell'Italia?
Il rimedio deve essere trovato alla radice, quando ci si iscrive all'università.
Se l'italiota coglione laureato in legge non trova lavoro, perchè non fa come il suo omologo americano causa allo Stato e all'università per risarcimento danni e restituzione spese per un titolo di studio inutile? No, invece al contrario, fa causa allo stato, e meno male che da coglioni finora hanno perso, per eliminare il numero chiuso in quelle facoltà che funzionano meglio, per reclamare un presunto diritto allo studio! diritto allo studio dei  cogli...., per diventare sempre più falliti coglioni,  che depauperano il patrimonio familiare!

Un gruppo di 78 ex studenti di legge vuole un risarcimento milionario per truffa: "Abbiamo speso un patrimonio per studiare e adesso..."
La crisi economica morde negli Stati Uniti, e aguzza l'ingegno degli avvocati disoccupati nel trovare qualche fonte di guadagno. Così, 75 neolaureati americani in legge che non hanno per ora trovato un impiego hanno portato in tribunale le università che li avevano diplomati,  con l'obiettivo di farsi rifondere le rette, come minimo, e magari qualche risarcimento morale per arrotondare. L'accusa è aver fornito dati fuorvianti sul numero di occupati tra chi ottiene il "pezzo di carta", cioè  di aver millantato prospettive rivelatesi false. «Spendere 150.000 dollari per l'università è stato un pessimo investimento», ha commentato uno degli ex studenti della Brooklyn Law School in causa presso la Corte Suprema di Brooklyn. «Nonostante il mercato degli avvocati fosse saturo», ha aggiunto, «l'università ha continuato a promettere ottime prospettive lavorative per i futuri laureati». Adam Bevelacqua, diplomato nella stessa scuola un anno fa, ha detto al Wall Street Journal che nel 2007, l'anno prima di iscriversi, il college «assicurava» nel suo materiale propagandistico che entro nove mesi dalla laurea il 94% degli iscritti avrebbe trovato un lavoro. Nel 2011, il tasso di impiego dei neolaureati è stato invece dell'87,6%, il più basso dal 1996, secondo la Associazione Nazionale per il Collocamento dei laureati in Legge. Solo il 68%, però, ha ottenuto un posto per il quale era anche richiesto il passaggio dell'esame da avvocato che abilita a difendere gli imputati in corte, ossia a fare il lavoro sognato. Un 27%, infine, è occupato ma con contratto a termine.
I querelanti sostengono nelle loro cause che i diplomati ingaggiati a tempo pieno nella professione legale non arrivano al 60%. I dati si riferiscono agli studenti delle università di diversi stati (New York, California, Illinois, Delaware and Florida), selezionate sulla base  «di una massiccia produzione di avvocati in rapporto alla popolazione, in aree urbane dove laureati di basso livello hanno inferiori possibilità di essere competitivi sul mercato del lavoro», ha spiegato David Anziska, avvocato che ha fatto cause a colleges a New York e nel Michigan, coordinandosi con altri studi a livello nazionale per costruire un impianto accusatorio comune. L'elenco delle scuole comprende Albany Law School, Brooklyn Law School, Maurice A. Deane School of Law alla Hofstra University (la università  di Bernie Madoff, il truffatore del secolo), Widener University School of Law, Florida Coastal School of Law, Chicago Kent College of Law, DePaul University College of Law, John Marshall Law School in Chicago, e Golden Gate University School of Law. Nessuna delle Ivy League (Princeton, Harvard, Yale, University of Pennsylvania, Columbia, Dartmouth, Cornell e Brown), le università di eccellenza dove i 4 anni di college, più quelli delle specializzazioni, costano ognuno sui 55 mila dollari, più delle scuole querelate, è finita nel mirino degli avvocati disoccupati. E ciò riflette, oltre che la realtà di un mercato del lavoro che assorbe in base alla qualità dei titoli e dei meriti individuali, anche la indubbia creatività degli avvocati americani nello sfruttare l'iper garantistico sistema delle corti di giustizia. C'è chi ha ottenuto del denaro da McDonalds come compenso per essersi scottato con il caffè che lo stesso querelante si era rovesciato addosso guidando l'auto.
Vedremo come finirà l'improbabile causa (se troveranno il posto fra un anno, daranno indietro le rette?). Ma se è incerto l'esito legale, il fatto che giovani americani pretendano d'essere ripagati dalle università perché sono ancora a spasso dopo un anno dal diploma è un bel salto verso l'Europa. Obama sta lasciando il segno. Chissà, magari l'esempio darà una scossa agli italiani laureati nelle università statali ancora senza impiego. Non ci hanno ancora pensato perché  le rette italiane sono una frazione, ma è il principio che conta. Titolo uguale posto assicurato, possibilmente fisso, alla faccia della economia reale. E mercato e meritocrazia, addio.

di Glauco Maggi

Da: Frost21/01/2013 06:51:06
Ci sono gli estremi per vincere la causa secondo voi?

Da: ulalalalalala21/01/2013 18:01:21
Torno a ripetere.... La questione è che la grande maggioranza dei laureati in giurisprudenza è meridionale.
Purtroppo al sud si soffre economicamente e quindi qualsiasi lavoro tu fai è crisi....
 

Da: xulala21/01/2013 20:28:17
Chiaro il problema, chiaro il rimedio.
Giacchè i laureati in giurisprudenza sono 4 volte superiori rispetto al necessario e la maggioranza si annida nel meridione, basta ridurre ad un quarto rispetto a quello attuale, il numero degli studenti in legge che affollano le università meridionali, riducendo nel contempo ad un quarto il numero dei docenti universitari e delle sedi universitarie.

Da: ulalalalalala22/01/2013 12:09:39
concordo.

Da: x ulalalalala22/01/2013 18:11:33
ricordo a tutti ke le università più antiche e prestigiose, bologna a parte, sono quelle meridionali.

Monumenti della dottrina italiana penalistica (v. Pagliaro, Fiandaca e altri) sono tutti docenti universitari di origine meridionale...

quindi smettetela con queste argomentazioni, prive di fondamento!!!!!!

Da: ulalalalalala23/01/2013 13:29:38
Prestigiose? In base a che? alla storia? Ma la storia è il passato il presente è oggi.... A ragionare così allora i Romani fecero Roma immensa... Ma oggi??? Oggi sono attaccati al passato.....

Da: xulala24/01/2013 04:46:23
Conta il risultato attuale: hanno creato decine di migliaia di laureati in legge che il mercato del lavoro considera e tratta da coglioni.
Spillare loro i soldi fin quando possono esercitare il fantomatico diritto allo studio, poi, finito questo, lasciarli alla malora. A 30 anni suonati! Vi è dubbio che si tratti di macelleria sociale realizzata dalle università?
Illudere e poi rottamare!
Il bello che ogni anno nella facoltà di legge, anche se in lieve calo, continuano a immatricolarsi parecchie decine di migliaia di poveri illusi! dei veri e propri coglioni!

Da: jlkò25/01/2013 07:54:05
Quadruplicare le tasse universitarie, in modo che il costo sociale per diventare futuri falliti, non sia a carico dello Stato, ma  sia a carico dei coglioni che ci vogliono diventare.

Da: perfetto25/01/2013 10:55:20
ass obbligatoria, cancellazione dall'albo.....

ma sti cojons di abogadi non is vergognano???

Da: leggeinutile26/01/2013 08:07:33
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2012/7-febbraio-2012/titolo-inutile-8-neolaureati-10-ingegneri-pagati-mille-euro-mese-1903175043849.shtml

VENEZIA â€" Per iniziare non c'è niente di peggio che una laurea in Giurisprudenza a Padova. Peggio ancora che una in Lettere o Filosofia. Perché gli aspiranti avvocati e gli aspiranti notai, dopo aver versato il sangue sul codice di procedura civile, non se l'aspettano proprio di iniziare la professione con 857 euro al mese quando va bene, tanto più che a un anno dalla discussione della tesi lavora meno di un terzo di loro. Per tuffarsi nel mondodel lavoro ci vuole anche una certa consapevolezza delle difficoltà a cui si va incontro e i letterati - molto più che i giuristi - questa disposizione d'animo ce l'hanno scritta nel Dna a partire dal giorno dell'iscrizione. Come risulta dall'inchiesta pubblicata domenica dal Corriere del Veneto nella nostra regione il lavoro non manca, ma nella maggior parte dei casi e poco qualificato. Non è un caso se la quasi totalità degli umanisti che lavorano dopo la laurea continua a fare quello che faceva prima per uno, due o anche tre lunghissimi anni.

Girando per il Veneto dunque si possono incontrare con facilità centinaia di camerieri che nel tempo libero dissertano su Arthur Schopenhauer e altrettante hostess che conoscono meglio il concetto originale di ambientazione storica in Marguerite Yourcenar piuttosto che i sistemi di accredito alle entrate delle fiere. Anche per le facoltà più gettonate però la situazione non è delle migliori: a leggere le offerte di lavoro sul sito della rete intrauniversitaria di Almalaurea c'è da mettersi le mani nei capelli. Fatta eccezione per chi ha un titolo di studio specifico in ambito tecnico ed è disposto a spingersi a Shanghai con preavvisi di quindici giorni, i dati non sono confortanti nemmeno per gli economisti e gli ingegneri. Solo un terzo degli eroi della Meccanica Razionale infatti può vantare uncontratto a tempo indeterminato da mille euro al mese, mentre la metà - quella che trova lavoro subito - deve fare i conti con contratti brevi, anomali o a termine. «La situazione è difficile e richiede sacrifici per tutti», interviene il presidente degli industriali veneti Andrea Tomat. Poi si ferma un attimo e sorride. «Capisco la crisi, capisco la fatica, ma per i neolaureati non è tanto diverso da quando mi sono laureato io», aggiunge. E in effetti va detto che un laureato in economia aziendale come Tomat entra nel mondo del lavoro con poco più di un migliaio di euro al mese, ma, al pari degli ingegneri, vede crescere mansioni e stipendio più rapidamente di altre categorie professionali.

«In Veneto non c'è un problema di disoccupazione », puntualizza il rettore di Ca' Foscari Carlo Carraro. «Non c'era prima e non c'è adesso», aggiunge. Basta guardare i dati del placement di chi è in grado di investire in un master dopo la laurea. «Alcuni nostri master hanno un tasso di assunzione del 100% - continua il rettore dell'università di Venezia - L'università è cambiata e offre una formazione adeguata alle esigenze del mondo del lavoro». «La questione della distanza tra università e mondo del lavoro è una cosa vecchia. Nei fatti la realtà è molto più movimentata», rincara la dose il rettore di Padova Giuseppe Zaccaria. Resta il fatto che gli studenti soddisfatti del conseguimento della laurea nei primi tre anni sono pochi. Fatta eccezione per chi si è laureato in medicina - che trova lavoro quasi subito e nel 70% dei casi con contratti a tempo indeterminato - quasi l'80% dei laureati ritiene il proprio titolo di studio inutile, inadatto o inadeguato. E questa sensazione non riguarda solo i letterati disoccupati e gli scienziati della politica rimasti a spasso, ma anche gli architetti. Dopo 5 anni di studi i laureati dello Iuav si devono accontentare di 892 euro al mese a fronte di stage sempre più lunghi negli studi professionali o in aziende di design. «Abbiamo organizzato incontri con gli imprenditori veneti e seminari con l'ordine degli Architetti - spiega il rettore dello Iuav Amerigo Restucci - l'offerta didattica è sempre più ampia e ha saputo cogliere le tendenze, ma l'università non può governare il mercato del lavoro, può solo adeguarsi».

Va detto comunque che per gli architetti di oggi gli inizi non sono tanto diversi da quelli di ieri: «Prima si sgobbava nei piccoli studi, adesso si fa il collaboratore di un grande studio», conclude Restucci. Tutto come prima allora? Non proprio. Perché anche se le partenze dei laureati erano dure anche venti anni fa, oggi le aziende tendono a non responsabilizzare le nuove leve che vengono usate spesso come manodopera a buon mercato senza nessuna sicurezza per il futuro. «Al di là dell'aspetto economico, troppo spesso le imprese non riconoscono il talento dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro e assegnano ai neolaureati incarichi demotivanti - spiega l'assessore allo Sviluppo Economico Isi Coppola - Stiamo mandando i giovani al fronte come in una guerra e quando ci sarà la ripresa rischiamo di trovarci senza aver valorizzato proprio quelli che potranno portarci fuori dalla crisi ».

Da: leggeinutile26/01/2013 08:12:50
http://www.dirittodicritica.com/2012/02/21/disoccupata-storia-avvocato-34996/

Daniela, l'avvocato disposto a fare la bidella per lavorare
E' la storia di una trentenne laureata in giurisprudenza e disoccupata. ''Cerco qualsiasi cosa ma nessuno risponde''Scritto da Emanuela De Marchi il 21 febbraio 2012 in Vite precarie
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"L'inizio dell'anno generalmente è dedicato a fare progetti e porsi obiettivi. Questo inizio di anno per me è una versione peggiorata di quello di trecentosessantacinque giorni fa. Allora avevo tanti dubbi ma ancora qualche flebile speranza. Ora c'è il nulla, l'apatia, la svogliatezza o più semplicemente il non avere obiettivi né prospettive concrete". Daniela inizia così a raccontare come vive il suo stato di disoccupata che la sta quotidianamente torturando. L'ennesima storia di una ragazza piena di titoli, qualifiche ed esperienze all'estero che sono servite solo a scrivere qualche riga in più sul suo curriculum. Un percorso costellato da successi e poi un brusco stop e le successive domande: "cosa voglio? che sto facendo? È utile? È un capriccio?".

Tanti CV inviati, nessuna risposta. "Ho passato i giorni migliori della mia adolescenza sui libri perché dovevo far presto e laurearmi il prima possibile per avere delle buone prospettive", spiega Daniela. "Ho lasciato casa a 18 anni compiuti per trasferirmi a Roma pagando una università privata. Mi sono iscritta a giurisprudenza e non a scienze politiche perché era una facoltà con più sbocchi". Daniela ha avuto anche esperienze lavorative all'estero "per rendere il mio CV più appetibile". Quando è tornata in Italia ha preso l'abilitazione per avvocato. Tutto questo per avere qualche possibilità in più. "Ma oggi cosa mi trovo? Oggi tutte queste mie scelte a cosa sono servite? Non era meglio prendersela comoda e laurearsi a trent'anni? Magari ero sfigata ma oggi non lo sono di più?", prosegue. "Lo sconforto sopraggiunge quando ci si gira a guardare i sacrifici che sono stati fatti e si confrontano con la situazione in cui ci si trova. Ci si sente impotenti e anche alquanto falliti perché pare proprio che tutta la vita, le scelte, gli sforzi che sono stati fatti non sono altro che un grande sbaglio. Forse effettivamente sarebbe stato più proficuo fermarsi al diploma e fare la commessa. Oggi avrei una vita mia e la possibilità di fare le mie scelte. Sto perdendo la voglia, l'entusiasmo, quello dei primi colloqui, quando avevo voglia di fare cose nuove, di iniziare un cammino".

Perché studiare ancora? All'età di trent'anni Daniela si sente vecchia ed inutile. È passata dal sentirsi dire "sei idonea ma non hai esperienza" alla totale assenza di risposte. "Sui giornali si parla del nuovo fenomeno dei nènè (quelli che non lavorano e non studiano) e mi domando: dopo due master che devo studiare ancora? Per fare cosa? Per avere un altro pezzo di carta in base al quale (se mai mi rispondessero) sarei iper-qualificata per un lavoro di segretaria? Chi sta intorno non riesce proprio a capire come ci si sente e, a volte, critica. Sentirmi dire che 'mi sto riposando' o che 'ho buttato la mia vita' lo trovo pesante".

Nessuna condizione, solo uno stipendio. Il fatto che Daniela sia avvocato non l'ha limitata dal fare domanda per posizioni lavorative quali quella di bidella nelle scuole. Per ogni domanda di impiego che invia, richiede le sedi più disagiate. Non si pone alcun limite geografico anzi spera sia quello a darle una occasione in più, ammesso che lo stipendio le permetta di mantenersi. "Chissà se a trent'anni ho il 'diritto' di avvertire l'esigenza di costruirmi una vita mia, una famiglia, dei figli. Purtroppo l'orologio biologico non aspetta la maturità lavorativa, tutt'altro. Il paradosso sta nel fatto che, se anche trovassi un lavoro, un'eventuale gravidanza costituirebbe un problema". C'è poi il desiderio di rendersi indipendenti economicamente dai propri genitori: "Non ne posso più di fare la figlia di famiglia dopo essere stata tanto tempo fuori, di non avere l'autonomia di decidere le cose più stupide, di non poter guardare a domani con un po' di speranza. In poche parole, di non poter avere progetti. Forse ho sbagliato tutto nella vita e ora mi trovo in questa situazione. Il physique du role né per fidanzarmi con PierSilvio né per fare la escort. Che cosa devo fare della mia vita?"

Da: da subito26/01/2013 19:29:43
purtroppo è il paradosso italiano, dove un operaio con licenza media guadagna bene, lavora le sue 8 ore al giorno, sabato e domenica liberi, contributi pagati, mentre il laureato a cui han detto studia che cosi diventerai chissa chi, si trova con un nulla tra le mani e con prospettive nulle. Ormai lo sanno anche le pietre che è meglio lavorare subito che andare all'università perchè o sei un genio e una volta laureato vinci il concorso in magistratura , altrimenti altri sbocchi non ne vedo...

Da: 27/01/2013 10:43:33
concordo, io i miei figli non li faccio iscrivere ed è giusto avvertire anche gli altri ragazzi: in questo momento storico è meglio non studiare.

Da: forse28/01/2013 15:07:31
é meglio chiedere una riforma del sistema istruzione e formazione, con una scuola e un'università che non sia fabbrica di titoli che non servono a nulla, ma ti accompagni nel mondo del lavoro.
Il mercato del lavoro chiede certe qualifiche e non le trova, mentre si trova in eccesso professionisti del settore giuridico che non servono a niente, se non a intasare i tribunali di tanti processetti per tirare a campare.

Da: 28/01/2013 17:00:51
e come? facendo scuole per pasticceri, infermieri, cuochi, meccanici, falegnami, carpentieri, salumieri, pescivendoli e cos'altro? Ci sono già queste scuole. A quali figure specioalizzate ti riferisci?
Il sistema finirebbe ugualmente per collassare. Non c'è scampo.

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