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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

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Da: laurea in legge carta igienica25/06/2017 11:28:16
Si chiama 'WeAvv' e rappresenta una best practice a livello nazionale di progetto di rete tra Ordini professionali di una stessa regione sul tema della conciliazione vita-lavoro. L'iniziativa è dell'Ordine degli Avvocati di Bari che, dopo aver coinvolto anche gli Ordini territoriali di Lecce, Taranto, Brindisi, Trani e Foggia, ha avuto accesso a 824.250 euro del "Fondo Pubblico - Privato per il sostegno ai genitori" stanziato dall'assessorato al Welfare della Regione Puglia.  Sin da domani potranno presentare domanda di accesso al Fondo gli iscritti a uno dei sei Ordini forensi pugliesi e i praticanti abilitati uomini e donne con un reddito ISEE del nucleo familiare non superiore a 40.000 euro e che abbiano almeno un figlio, dunque nella necessità di un sostegno alla funzione genitoriale e di conciliare i tempi 'vita-lavoro'.
L'iniziativa va incontro alle difficoltà che sta affrontando la professione forense, un tempo ritenuta tra quelle economicamente privilegiate, sia a livello nazionale che regionale: a fronte di un reddito medio degli avvocati italiani nel 2015 di 38.385 euro il (19% in meno rispetto al 2010), quello dei professionisti pugliesi si è attestato lo stesso anno a 22.178 euro, in calo del 26% rispetto al 2010, quando era di 30.160. Notevole in Puglia anche il gap 'di genere' con le avvocate che nel 2015 hanno conseguito mediamente un reddito di 13.234 euro, meno della metà dei loro colleghi avvocati (29.298 euro).
Rispondi

Da: Afflitta25/06/2017 16:28:23
Buongiorno a tutti ho bisogno di chiedervi un'informazione..
ho fatto il praticantato per dieci lunghissimi mesi duranti i quali non solo sono stata umiliata ecc, ma non mi è mai stato corrisposto nemmeno un centesimo, nemmeno un rimborso spese per gli spostamenti da e per il tribunale di Treviso. In seguito a varie considerazioni, in particolare di tipo economico, ho deciso di sospendere il praticantato a fine novembre del 2016. In segreteria mi hanno detto che dopo 6 mesi avrei automaticamente perso i mesi di pratica e che non dovevo fare null'altro oltre a chiedere la sospensione.
Purtroppo però qualche giorno fa, quindi ben oltre lo scadere dei 6 mesi, mi è arrivato un bollettino da parte dell'ordine per il pagamento della quota di iscrizione per l'anno 2017 pari a 90 euro. Ho chiamato in segreteria e mi è stato detto che è perché non ho chiesto la cancellazione.
Posto che il praticantato mi ha dato solo afflizioni psicologiche ed economiche, non vorrei ora dover pure pagare questi soldi che mi sembrano l'ennesima beffa.. cosa ne pensate?
Rispondi

Da: Vecchio (o maturo) avvocato26/06/2017 12:16:23
La verità dei fatti è che la laurea in giurisprudenza, come buona parte dei titoli di studio, può essere messa tranquillamente nel gabinetto.
Sono avvocato da 20 anni, ed ecco alcune considerazioni (o se preferite spiegazioni), in ordine sparso.
1. L'avvocato è l'ultima ruota di un "indotto". Egli guadagna bene se l'economia gira, se le imprese vogliono investire sulle cause, o quantomeno se lo Stato (vedi gratuiti patrocini) spende e spande. Crisi generalizzata (soprattutto di settori traino come l'edilizia) e risparmi dell'amministrazione pubblica falcidiano i compensi.
2. L'avvocato era una professione in cui la maggior parte del lavoro consisteva nell'applicare la propria "scienza" e esperienza. Oggi passiamo la maggior parte del tempo o a capire quali norme sono cambiate nell'ultimo mese o settimana, e a supervisionare complessi lavori di segreteria che una segretaria da sola difficilmente sa compiere (anche perchè le regole cambiano ogni mese).
3. L'avvocato guadagna(va) anche in quanto pagava pochissimo i praticanti (che allora erano molto ben preparati dalle università e potevano svolgere molto lavoro). All'epoca era giusto, perchè esisteva un "contratto non scritto": io ti insegno il mestiere, tu lavori gratis, ma tra qualche anno sarai ricco. Noi praticanti vedevamo notule da nababbi, e lo spirito del contratto era convincente. Visto che oggi un praticante sa che andrà verso la miseria, quel contratto non esiste più.
4. L'avvocato - punto essenziale - guadagna(va) se ha clienti. Punto. Il lavorante di studio è un posto molto ambito (soprattutto dalle avvocatesse) ma non esiste più, o perlomeno vale un'elemosina. Se hai clienti puoi guadagnare, diversamente sei un pezzente. Per fare clienti, oggi come allora, occorre avere una vita sociale sviluppata. In parte, le relazioni sociali sono più complesse (anche perchè in ogni  condominio o squadra sportiva ci sono mediamente due avvocati), in parte perchè facebook e simili (ovvero, l'odierna socialità) non si prestano. Gli unici avvocati che conosco che guadagnano fanno 2 aperitivi e 2 cene fuori a sera e non hanno mogli (o mariti) e famiglia.
5. L'avvocato guadagna(va) con i clienti sono ignoranti. Oggi, un cliente mediamente scolarizzato  (cioè quasi tutti) è in grado di trovare risposte su internet, e, se non è esattamente un deficiente, trova anche le risposte corrette. Questo vuol dire che le uniche case che rendono (apparentemente) sono quelle complicatissime; che quindi (concretamente) non rendono. Inoltre, l'ignorante non ti faceva causa; oggi pullulano le cause di responsabilità, il che vuol dire alti costi di assicurazione, se ti va bene (se va male, ti fai fuori il patrimonio di famiglia).
6. L'avvocato guadagna(va), anche, probabilmente, per un motivo fiscale. A parte il "nero" (che, se c'è stato, oggi non c'è più o quasi), le tasse sono semplicemente raddoppiate. Inoltre, ciò che sono triplicate sono le spese: corsi di formazione, codici che butti via dopo 6 mesi, spese per praticanti, macchinari, computer, ecc.
7. L'avvocato guadagna(va) se è uno tra i pochi. Siamo troppi? Non lo so, ma certamente siamo molti. E siamo molti perchè il "mercato" non concede altri sbocchi, e non ti resta che lavorare in proprio, facendo, appunto, l'avvocato. Inoltre, l'ondata femminile nell'avvocatura ha rotto un monopolio maschile che, come la si veda, riduceva i numeri. Qualcuno dice che c'è spazio per tutti, e che la maggior parte degli avvocati ha poche cause e guadagni infimi; vero, ma ciascuno di questi avvocati porta via una briciola di torta, e lo fa quasi gratis.
Conclusioni.
Io non consiglio a priori di cambiare mestiere, abbandonare giurisprudenza, o appendere la toga. Ma di prendere in considerazione il fatto, vero, che questo è un mestiere per supereroi. Sicuramente, chi non è figlio di avvocati è svantaggiato: ma che volete farci, mettere a gara pubblica i clienti privati?
Insomma, se volete fare questo mestiere, alcune raccomandazioni: farlo diventare la propria vita, mettere in disparte il resto, e passare ogni istante a cercare lavoro e clienti. Il che, secondo me, è roba per pochi. Il resto sono lagne inutili.
Rispondi

Da: Dopo 20 anni di professione26/06/2017 13:06:56
come sei messo? Guadagni poco?
Rispondi

Da: Vecchio o maturo avvocato26/06/2017 14:21:51
Il guadagno è una entità relativa e soggettiva. Se hai una moglie casalinga e 3 figli di cui due all'università e uno alle superiori, come me, anche 10.000 euro al mese sono poche. Anche perchè, di regola (quindi con eccezioni), perlopiù se avrete una casa è perchè ve l'ha comprata "papà". Non  certo per colpa vostra, ma è così. Ripeto, salvo eccezioni.
Comunque, il punto non è quanto guadagno; guadagno bene, quanto basta per mantenere 5 persone e un paio di mutui.
Ma l'errore che vedo frequentemente è quello di pensare che i tempi andati possano tornare, o di puntare tutto sullo "stipendio di praticante", o di "avvocato udienzista", o di "scrittore di atti".
Il guadagno è direttamente proporzionale a tanti fattori, ma quello principale è avere clienti. Se uno pensa di poter vivere senza l'ossessione, ripeto l'ossessione, di trovare clienti nuovi ogni giorno, oppure di poter mettere il lavoro al secondo posto, questo non è il suo mestiere.
Rispondi

Da: Ex avvocato 26/06/2017 14:46:41
Certo che è soggettivo, ma fino a un certo punto se ci rapportiamo a quello che è uno stipendio medio in Italia o nella pubblica amministrazione, visto che stiamo discutendo su un forum per concorsi. Ad ogni modo, ho deciso di mollare, fra le altre cose, proprio per emanciparmi dall'ossessione di raccattare quotidianamente clienti e intrecciare continui rapporti sociali, non è nella mia indole. E ciò a prescindere dalla crisi economica e dall'inflazione che tale professione registra.
Rispondi

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Da: laurea in legge carta igienica26/06/2017 15:30:23
Ognuno a malapena conosce il sistema in cui è immerso e schiacciato.
Il praticante avvocato farà lo schiavetto  di studio gratis o per un'elemosina anche dopo un decennio diventato dottore in legge.
Lo specializzando medico, subito dopo la laurea, guadagna 2000 euro al mese e vi sono sentenze di condanna al pagamento di tale stipendio per gli anni passati in cui tale diritto non veniva riconosciuto.
Quale laurea è carta igienica?
L'ingegnere ottiene l'abilitazione dopo una manciata  mesi di tirocinio senza fare lo schiavetto di studio per diversi anni come per l'aspirante eccellenza avvocatara.
Non tutte le lauree danno le stesse agevolazioni e possibilità.
Rispondi

Da: Al troll delle 26/06/2017 15:42:00
Eccellenze avvocatizie si saranno illuminati gl'occhi...
Rispondi

Da: Vecchio o maturo avvocato26/06/2017 15:42:29
Vede, 20 anni fa, i clienti si dovevano cercare, ma una buona parte arrivavano per passaparola. C'era da faticare, ma mica come adesso.
Se Lei ha deciso di cambiare mestiere perchè non è nella sua indole fare l'uomo delle relazioni pubbliche, ha fatto bene; io faccio presente solo che incontro quotidianamente persone che pretendono 2.000 euro al mese senza avere mezzo cliente.
E a me dispiace molto, perchè potrebbero essere i miei figli. Ci vedo, sotto sotto, molta ingenuità: quella di pensare che la propria sapienza valga tutti quei soldi.
E' duro da digerire, ma con una buona banca dati e un pò di mestiere, si riesce bene a fare da sè. Tra l'altro, non occorre più fare i giri per le cancellerie del tribunale (grazi al processo telematico). Il valore aggiunto di una persona che non ha clienti , sia che si metta in proprio che lavori presso terzi (questa seconda soluzione è superata dalla storia) è pari a poco più di zero.

Post scriptum: lavorare nella pubblica amministrazione (concorso), porta a stipendi, mediamente, di 1.800-2.400 euro al mese (compresa la quota di tredicesima). Il 95% degli avvocati non raggiunge quella somma. Allora perchè fare l'avvocato, oggi?
Le dò la mia risposta. A parte chi vorrebbe fare i concorsi e purtroppo non li supera, o chi ha preso i voti perchè innamoratissimo del mestiere, la maggior parte degli avvocati hanno il terrore del "passo indietro", la paura della sconsacrazione sociale, il timore di essere considerati dei falliti.
Questo è un ragionamento che si può fare a 50 anni. Ma farlo a 30 anni è un errore colossale (secondo me).
Ci sono mestieri, nella storia, che per varie vicissitudini muoiono. Ed è supponente e sciocco, quando si è giovani, insistere. E' inutile insistere a fare lo spazzacamino se non ci sono più i camini, o il produttore di videocassette se c'è la musica digitale.
Quindi io vi consiglio di restare con la toga addosso solo se vi dà soddisfazione o se pensate, ragionevolmente, di essere disposti a lunghi sacrifici, ma non per il fatto di puntare i piedi. La vita è una. E per come è oggi, è molto importante avere anche del tempo libero, cosa che la professione elimina, se non completamente, quasi.
Ricordate che il lavoro è sempre dignitoso, qualunque sia, e se qualcuno pensa il contrario fregatevene.
Buona fortuna a tutti.
Rispondi

Da: Vecchio o maturo avvocato26/06/2017 15:56:40
Per il signor "laurea in legge carta igienica".
Certo, Lei dice giustissimo.
Ingegneria e medicina consentono di trovare un lavoro (come diverse altre, non è difficile individuare quali).
E' tutto il settore umanistico che non porta praticamente a nulla. Primo, perchè la società moderna ritiene (direi giustamente) più utile trovare la cura al cancro anzichè la filosifia. Secondo, perchè un ingegnere può sapere molto di storia, ma uno storico difficilmente saprà progettare un aereo.
Basta trarne le conseguenze.
Rispondi

Da: Ex avvocato 26/06/2017 16:06:26
Grazie, le sue parole sono condivisibilissime. Io sono idoneo in attesa di assunzione, spero presto. Superare un concorso pubblico per me è stata una liberazione.
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica26/06/2017 17:09:51
Per il signor vecchio o maturo avvocato.
La giustizia non è meno importante  della cura del cancro o della scoperta dell'auto che si autoguida da sola.
Questo possono testimoniarlo tutte le vittime di errori giudiziari (Enzo Tortora docet) e non solo, cioè anche coloro che non sono vittime di errori giudiziari, ma che per far valere le proprie ragioni devono aspettare anche oltre un decennio.
E' stato accertato, dagli esperti in materia, che la lentezza della giustizia provoca il calo del PIL di diversi punti percentuali e scoraggia imprenditori stranieri a investire in Italia.
Avere una giustizia lenta è negare giustizia.
Gli avvocati, la loro formazione culturale, ma soprattutto il loro numero influiscono molto (in negativo) sul funzionamento della giustizia.
Grave è il nichilismo degli avvocati che si considerano di minore importanza sociale rispetto a medici ed ingegneri.
Oggettivamente condivisibile la tesi del magistrato Davigo.

http://www.alphatest.it/Test-di-ammissione/informazioni-ufficiali/Approfondimenti-sul-numero-chiuso/node_573662

Davigo: "Per far funzionare la giustizia serve il numero chiuso a Giurisprudenza"
Davigo: "Per far funzionare la giustizia serve il numero chiuso a Giurisprudenza"

Milano, 2 novembre 2016 - Il numero chiuso a Giurisprudenza è oggetto in questi anni di acceso dibattito. Sono sempre più numerosi i sostenitori di questa proposta: tra loro, anche Piercamillo Davigo, presidente dell'Associazione nazionale magistrati fa sentire la sua voce autorevole.

BOLOGNA - La prima cosa da fare per far funzionare meglio la giustizia in Italia? "Il numero chiuso nelle facoltà di giurisprudenza". Lo sostiene Piercamillo Davigo, presidente dell'Associazione nazionale magistrati che, a Bologna, ha presentato il libro "La tua giustizia non è la mia. Dialogo fra due magistrati in perenne disaccordo", scritto a quattro mani con l'amico Gherardo Colombo, con il quale ha anche condiviso l'esperienza del pool di Mani pulite.

"Per far funzionare meglio la giustizia - ha detto Davigo - serve una massiccia depenalizzazione, ma bisogna disincentivare chi fa girare a vuoto la macchina della giustizia. Se dimezzassimo il numero dei processi, si dimezzerebbe anche l'onorario degli avvocati: la politica non è riuscita ad avere ragione della lobby dei tassisti, figuriamoci con gli avvocati. Un terzo degli avvocati dell'Unione Europea sono italiani e oggi il 92% dei laureati in giurisprudenza, visto che la pubblica amministrazione non assume da venti anni e che nelle aziende private ci sono sempre meno sbocchi per i giuristi, diventano avvocati".
Per Davigo e Colombo, comunque, la serata bolognese è stata un bagno di folla. Nel loro libro ripercorrono le tappe della loro carriera, ma tracciano anche molte idee per la riforma della giustizia, confrontando i loro due punti di vista diversi in una presentazione nella quale si punzecchiano affettuosamente. "Gli esseri umani - ha detto Davigo - agiscono in base alle loro convenienze e in Italia rispettare la legge non conviene. È vero che all'estero si rispettano di più le regole perché le persone sono più educate. Ma forse lo sono perché sono state educate a forza di sberle". Una posizione contestata da Colombo, che ormai da anni ha lasciato la magistratura. "Condividiamo - ha detto, riferendosi a Davigo - il fatto che la giustizia funzioni male e potrebbe funzionare meglio. Ci divide lo scopo: secondo Davigo la giustizia dovrebbe essere repressiva, io credo che dovrebbe essere inclusiva, dovrebbe cioè far sì che le persone siano recuperate a vivere positivamente con gli altri".

Fonte: repubblica.it
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Da: diritto allo studio26/06/2017 20:07:39
In Svezia gli studenti vengono retribuiti fin quando non lavorano.
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Da: laurea in legge carta igienica27/06/2017 08:10:16


A quasi 400 anni di distanza, scomodando I promessi sposi di Manzoni, un po' come Renzo che portava in dono capponi all'avvocato Azzeccagarbugli, con la crisi che incalza a Bergamo c'è chi paga il proprio legale in natura. E in modo non molto diverso dal marito di Lucia: con torte fatte in casa, bottiglie di vino, galline nostrane (ancora da spennare), sacchetti di uova e riproduzioni di pergamene egiziane.

È il caso dei clienti dell'avvocato Christian Berner, 47 anni, noto legale di origine svizzera ma da anni residente a Bergamo (ha difeso, tra gli altri, anche alcuni poliziotti nel corso del maxi processo ultrà). Berner, penalista, segue le vicende più disparate e spesso riguardanti lievi disavventure: sono proprio questi i casi in cui gli assistiti si inventano i compensi più originali.

Come quello della donna della Bassa (a proposito di relazioni amorose come Renzo e Lucia) alle prese, nel 2015, con un marito insolvente: "È venuta da me spiegandomi che l'uomo dal quale si era separata dopo diversi anni di matrimonio, non provvedeva al pagamento degli assegni familiari e che in questo modo lei faticava a mantenere i figli - racconta l'avvocato - . Così abbiamo avviato la pratica. Avevo capito che non aveva una grande disponibilità economica, ma quando si è presentata nel mio studio con una torta di mele come prima parte del pagamento, sono rimasto a bocca aperta. Anche perchè non mi sono mai piaciute le torte di mele. Ma devo ammettere che quella era davvero deliziosa".

Quell'odiato (poi amato) dessert non era nulla rispetto a ciò che lo attendeva qualche mese più tardi, quando un anziano della Val Seriana lo deliziò con alcuni prodotti nostrani: "A quel simpatico settantenne era stata ritirata la patente di guida in quanto trovato positivo all'alcol-test, anche se a suo dire aveva bevuto solo un paio di bianchetti - prosegue Berner - e mi aveva implorato di fargliela riavere il prima possibile. Al contempo mi aveva anticipato che non aveva molto per pagarmi. Ebbene, la settimana successiva bussò alla mia porta e quando aprii vidi che aveva con sé due galline nostrane. Tra l'altro ancora da spennare. Le regalai a mia zia. Poi, ogni settimana, mi portava un sacchetto di uova: i miei parenti per mesi hanno mangiato frittate".

Ben più triste è stata la vicenda di Davide Leti, 66enne di Treviglio (LEGGI QUI), che a ottobre dello scorso anno si era rivolto al dotto Berner dopo che gli era stata pignorata la casa: "Ci eravamo dati appuntamento una mattina in un bar in centro a Bergamo - spiega con un pizzico di emozione - e volevo offrirgli la colazione mentre parlavamo del suo caso. Era talmente abituato a vivere in povertà, che si rifiutò categoricamente di prendere un cappuccino con brioche. Si accontentò di un bicchiere d'acqua. Era in attesa di essere sgomberato, mi disse che non aveva soldi per pagarmi e gli risposi che non c'era alcun problema. Mi promise di saldare quando avrebbe riottenuto l'appartamento e avrebbe venduto qualcosa. Purtroppo lo trovarono morto proprio in quell'abitazione, tutto solo, un paio di settimane dopo, a causa di un improvviso malore. Non nego che mi commossi".

Più recenti e più leggere sono le questioni di qualche settimana fa di un ragazzo bergamasco e di un quarantenne egiziano: "Il primo era alle prese con una violazione di Daspo e mi ha saldato con un paio di bottiglie di vino . Tra l'altro molto buono - sorride l'avvocato - . Il secondo con il mancato rilascio del permesso di soggiorno e mi ha pagato con la riproduzione di alcune pergamene del suo Paese di origine. Va be', prendiamo pure quelle".

Un'usanza, quella di pagare i legali in natura, diffusa anche in Spagna. In particolare a Madrid, dove l'avvocato svizzero esercita in concomitanza con la nostra città: "A me non è ancora capitato, ma so che alcuni miei colleghi spagnoli vengono pagati con abiti tipici. Ne aspetto uno per indossarlo qua a Bergamo".
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Da: L''avvocato maturo è27/06/2017 09:07:07
stato chiaro, se sei un topo di biblioteca non diventi un avvocato affermato.
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Da: laurea in legge carta igienica27/06/2017 12:23:06
Giuseppe Remuzzi: Elogio del test di Medicina
Giuseppe Remuzzi: Elogio del test di Medicina

Milano, 5 settembre 2016 - Il test "sta migliorando la nostra classe medica e presto cambierà il modo di fare la Medicina in Italia". A poche ore dal test di Medicina, condividiamo l'intervento del prof. Giuseppe Remuzzi sul «Corriere della sera». Dalla stessa testata, qualche anno, si era espresso criticamente verso questo sistema di selezione.

Christine, Amarens, Wendy, Goos, Liffert, Joyce, chi sono? Giovani medici che dall'Olanda venivano da noi per l'ultimo anno di specialità. Di loro qualche anno fa scrivevo così: «Sanno la Medicina più e meglio dei nostri studenti più bravi, sono in grado di leggere e criticare un lavoro scientifico e se la cavano in laboratorio». Per non dire di Irene e Martin (olandesi anche loro) «nessuno dei nostri studenti dopo la laurea sarebbe in grado di curare gli ammalati, lavorare in laboratorio e scrivere di scienza come sanno fare loro».

Tutto questo oggi non lo potrei più scrivere. I nostri specializzandi se non sono proprio come quelli di Maastricht e Groningen ci si avvicinano molto. Per conoscenze mediche non hanno nulla da invidiare ai medici più su di età â€" l'esperienza verrà col tempo â€" in più hanno grinta, passione e voglia di fare. Sanno leggere e interpretare la letteratura scientifica, partecipano a pieno titolo ad attività di ricerca clinica, qualcuno di loro è bravo anche in laboratorio. Così, ho pensato di rifare l'esperimento che facemmo a suo tempo con gli olandesi e ho chiesto ai nostri specializzandi di provare a essere «referee» di un lavoro in inglese (prima di essere pubblicati i lavori scientifici vengono rivisti da ricercatori indipendenti che diventano arbitri in un certo senso del destino di quel lavoro). Non lo sanno fare tutti, si capisce, ma qualcuno sì.
I ragazzi più motivati

Mario per esempio â€" non è il suo vero nome â€" l'ha fatto più di una volta e anche molto bene. Cosa sta succedendo? Non sarà per caso che il tanto discusso esame di ammissione a Medicina con i suoi quiz per quanto strampalati, certe volte ha saputo però selezionare i ragazzi migliori e persino i più motivati? «Chissà... o forse sono bravi solo i ragazzi che ho incontrato io». Provo a prendere un po' di informazioni, a Milano prima e poi in altri ambienti Pavia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli; tutti si sono accorti che i giovani medici, quelli del test d'ingresso, sono bravissimi. Chi scrive l'ha criticato a suo tempo quell'esame. Sbagliavo. Ero convinto che sapere di cosa è morto Gandhi o chi ha scritto Barbablù o della dinamica del vuoto taoista (per non dire della grattachecca di sora Maria) non fosse poi così necessario per fare il dottore e che escludere qualcuno magari con forti motivazioni sulla base di questi criteri fosse un errore, grave.
Deve essere colto il medico, siamo d'accordo ma se anche non sa che «piove sulle tamerici...» è un'anafora pazienza. Pensavo e penso ancora invece che ci si dovesse parlare con questi ragazzi anche pochi minuti (saranno disponibili a studiare per tutta la vita? sapranno parlare con gli ammalati? e sapranno ascoltarli? e avranno la forza di essere vicini a chi soffre e a chi muore?), ci sono quelli che non vanno bene anche se sanno l'origine della tragedia greca.
La selezione

Qualche anno fa Stephen Workman, rettore di una delle Università della Virginia, scriveva: «Precluderemo l'accesso a Medicina a quegli studenti che magari fanno bene l'esame ma non sanno comunicare». Da noi intanto l'esame non cambia, sempre quiz piuttosto difficili specie quelli di logica, a detta dei ragazzi (Luisa che usa una confezione di prosciutto cotto da 150 grammi per preparare dei panini... è rimasta famosa), bene fisica e chimica a mio giudizio, banali le domande di Medicina e poi come sempre qualche domanda bizzarra. Col tempo però mi sono accorto che quel test sapeva selezionare, eccome! Chi? Certamente chi ha studiato, e poi chi ha fatto bene il liceo e chi è sveglio di suo e per farlo bene ci vuole anche un po' di fortuna: tutte cose che per fare il dottore servono moltissimo. Resta da capire, visto che prenderne uno su otto è una bella responsabilità, se non c'è proprio il modo di conoscerli almeno un po' questi ragazzi per evitare di escludere chi avrebbe potuto essere un bravo medico e resta fuori per «la signora Luisa che non consuma mai prodotti che sono andati oltre la data di scadenza».
Il modo di fare medicina

Comunque quell'esame sta migliorando la nostra classe medica e presto cambierà il modo di fare la Medicina in Italia, a patto di poterli tenere con noi questi ragazzi ma non qualcuno, tutti. Per chi governa la sanità a qualunque livello di responsabilità questo dovrebbe diventare un impegno morale: ne va della salute nostra e dei nostri figli. Ma provate a dirlo ai direttori generali degli ospedali, quelli che capiscono allargano le braccia «Cosa ci posso fare? Non posso assumere, e non posso sostituire nemmeno chi è a casa in gravidanza ...». Non va bene. Per noi prima che per loro. I nostri ospedali sono fatti di medici ultracinquantenni; se non partiamo adesso a formare chi li dovrà sostituire tante competenze finiranno per perdersi.
Il Servizio sanitario

Il Servizio sanitario, la cosa più preziosa che abbiamo, ha quasi quarant'anni, andrebbe riformato, lo dicono tutti, ma come? Partendo da quei ragazzi e da un progetto che incentivi i medici migliori dei nostri ospedali a dedicare tempo ed energie alla formazione di questi giovani che dopo qualche anno di contratto a termine dovrebbero entrare a far parte dell'organizzazione; a loro sì che si potrà chiedere di dedicarsi a tempo pieno al Servizio sanitario (quelli che conosco io ne sarebbero felici).
Così si potranno fare interventi chirurgici mattina e pomeriggio, oggi tutto questo non è possibile, i medici dell'ospedale al pomeriggio hanno altri impegni e così i tempi per gli interventi si allungano. E si farebbero Tac e risonanza magnetica anche alle dieci di sera e al sabato e alla domenica; si verrebbe incontro alle esigenze di chi lavora, si ridurrebbero liste d'attesa (e si risparmierebbe perché i medici davvero bravi non sprecano). Chi dopo il periodo di formazione dimostrerà di non avere interesse per l'ospedale sarà medico di famiglia ma avrà imparato a lavorare con gli specialisti: un enorme passo avanti per gli ammalati.
Insomma, con i ragazzi che hanno passato i test di Medicina, se riusciremo a non perderli, il Servizio sanitario si riforma da solo.
Rispondi

Da: eccellenza avvocaticchia27/06/2017 15:56:43
Via i scarsoni.
Rispondi

Da: Vecchio o maturo avvocato27/06/2017 17:12:53
Per "laurea in legge carta igienica"

Lei dice: "la giustizia non è meno importante  della cura del cancro o della scoperta dell'auto che si autoguida da sola". "Grave è il nichilismo degli avvocati che si considerano di minore importanza sociale rispetto a medici ed ingegneri". "Avere una giustizia lenta è negare giustizia.
Gli avvocati, la loro formazione culturale, ma soprattutto il loro numero influiscono molto (in negativo) sul funzionamento della giustizia".

Non si sa se l'alto numero degli avvocati causi una giustizia lenta, o viceversa (è nata prima la gallina o l'uovo?). Non è neanche in discussione che la Giustizia sia importante come la salute o la tecnologia.

Però, visto che qui si parla di prospettive, c'è da fare una osservazione, e cioè che le leggi le fa il mercato.
Allora, va preso del fatto che tutti spendono volentieri per uno smartphone, e ne cambiano uno all'anno, così come nessuno bada a spese in caso di problemi di salute (nei limiti delle possibilità). Diversamente, non conosco quasi nessuno che paghi volentieri un avvocato, o che consideri una causa un buon investimento (che lo è di rado).
Quindi colpisce che ci siano più iscritti a giurisprudenza che a ingegneria.

Quale è la motivazione?
Secondo il sottoscritto, un misto molto perverso.
Primo, giurisprudenza è più facile.
Secondo, c'è l'idea (un pò sbagliata) che qualche cosa da fare si trova.
Terzo, un pò di ingenuità: che spesso consiste nel pensare che sia possibile accasarsi in qualche studio da scrivano, traendone soddisfazione.

La questione non è filosofica, ma pratica. Insomma, la questione non è se sia più importante la Giustizia o la sanità, ma se porti più sbocchi la Giustizia o la Sanità, e a questa domanda ha già risposto il terribile Mercato.
Rispondi

Da: Abc27/06/2017 22:39:57
Non credo proprio che giurisprudenza sia più facile di medicina..forse di ingegneria..ma di medicina proprio no..il problema è la lentezza della giustizia..la gente non è spronata a far valere i propri diritti perché i tempi sono biblici e gli esiti più che aleatori..ecco perché gli avvocati non guadagnano..non è un problema di numero
Rispondi

Da: squallor28/06/2017 00:02:02
Io penso che non è giurisprudenza il problema, il vero problema è chi dovrebbe far qualcosa e non fa un cacchio.
I politici che fanno per sistemare questo problema?? nulla
I baroni delle università hanno messo il numero chiuso? No
Gli ordini forensi dicono qualcosa per tutelare la professione? No
QUi nessuno fa niente, se ne strafottono tutti ed è questo il problema. Questo paese fa acqua da tutte le parti, troppe raccomandazioni, pochi controlli, ognuno fa come cacchio gli pare.
Rispondi

Da: Avvocato giovane28/06/2017 10:12:40
@avvocato maturo.. parole dirette.. chiare ..  visione oggettiva.. condivido 100 %
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Da: eccellenza avvocaticchia28/06/2017 14:52:19
La giustizia è lenta per una serie di fattori: procedure faragginose, scarso numero di magistrati, elevato numero di avvocati che imposta causa per la qualsiasi pur di lavorare.
Ciò negli ultimi tempi ha portato l'effetto opposto di scoraggiare il ricorso alla giustizia dati i tempi lunghissimi per ottenere una sentenza.
la laurea in giurisprudenza è più facile di medicina ed ingegneria e tramite una
università telematica


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Da: eccellenza avvocaticchia28/06/2017 14:55:27
Con la laurea in legge o fai lo schiavetto di studio o se non hai santi in paradiso rimani disoccupato.
Tutti gli  specializzandi medici prendono invece con la sola laurea 2000 euro al mese.
Gli ingegneri nel campo privato hanno una forte domanda che i giuristi si sognano.

Zambrano: "26.500 ingegneri assunti nel 2016"

"Il numero di laureati in ingegneria assorbiti dal sistema produttivo italiano ha registrato il picco massimo da quando il Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri ha cominciato, 16 anni fa, l'analisi dei dati sulle assunzioni di profili ingegneristici nelle imprese: ci sono state circa 26.500 assunzioni nel 2016, oltre 3.000 in più rispetto all'anno precedente. I corsi in Ingegneria sono in assoluto i più richiesti nel panorama universitario italiano, tanto che la quota di immatricolati è pari al 15,6% del totale, risultando così il primo gruppo disciplinare per numero di matricole". Lo ha affermato Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, in occasione del 62esimo congresso della categoria ad Assisi.
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Da: La testimonianza28/06/2017 17:29:42
dell'avv. maturo è stata preziosissima.
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Da: eccellenza avvocaticchia28/06/2017 20:14:21
Diritto allo studio per tutti.
Non ci devono essere limitazioni e tutti devono avere le stesse possibilità, no al numero chiuso, se vogliono studiare medicina, giurisprudenza o ingegneria.
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Da: diritto allo studio negato29/06/2017 08:02:45
Meno posti per Medicina e Architettura. Il Miur fissa i posti per le facoltà a numero chiuso

Il Ministero ha deciso di ridurre a 9.100 le disponibilità per i futuri medici. Inalterate le quote per Odontoiatria e Veterinaria. Il quizzone in data unica il 5 settembre
Meno chance per gli aspiranti medici e architetto. Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha reso noti i posti per le facoltà a numero programmato nazionale: Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e Scienze della formazione primaria. Ma gli occhi sono tutti puntati sui posti per Medicina: 9mila e 100 quest'anno, 124 in meno rispetto al 2016. Perché è su questa facoltà che, ogni anno, si gioca una partita con pochissimi ammessi e tanti delusi. Lo scorso anno, i posti disponibili furono 9.224 (per oltre 65mila domande) anche se il Miur precisa che il decreto pubblicato qualche minuto fa è ancora "provvisorio". Inalterate le possibilità di successo per chi vuole vestire il camice bianco dell'Odontoiatra, con 908 posti in totale in tutta Italia, e da veterinario, con 655 posti. Lo stesso numero dell'anno precedente.

Si riducono le disponibilità di accesso anche per chi si vede già architetto. Per l'anno accademico 2017/2018, saranno infatti 6.873 i posti messi in palio dagli atenei italiani, erano 6.991 neper il 2016/2017. Ma in quest'ultima facoltà le non troppe richieste mettono quasi tutti in condizione di farcela. Saranno invece 24.069 i posti per una delle specializzazioni Sanitarie: infermieristica, fisioterapia, logopedia, ostetricia ed atro) e 6.399 quelli per sedere in cattedra da insegnante di scuola dell'infanzia e primaria.

Appuntamento con il quizzone "maledetto", uguale in tutta Italia, il prossimo 5 settembre per il test di Medicina e Odontoiatria che prevede un'unica prova. Il giorno dopo sarà la volta degli aspiranti veterinari e giovedì 7 settembre si faranno avanti i futuri architetti.

La selezione proseguirà il 13, 14 e 15 settembre rispettivamente per le Professioni sanitarie, Medicina in lingua inglese e Scienze della formazione primaria. L'iscrizione alle prove si potrà effettuare dal 3 al 25 luglio (alle ore 15) esclusivamente on line sul portale www.universitaly.it. Per Medicina e Odontoiatria la prova prevede 60 quesiti a risposta multipla - 2 di cultura generale, 20 di ragionamento logico, 18 di biologia, 12 di chimica, 8 di fisica e matematica - e avrà inizio alle ore 11.00.
Gli studenti appena maturati, ma anche un certo numero al secondo o al terzo tentativo, si giocheranno il futuro in 100 minuti. Come gli anni scorsi, verrà stilata una graduatoria nazionale e i posti scatteranno in base al punteggio e all'elenco delle sedi prescelte.
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Da: Continuate a piangere sui codici29/06/2017 09:39:54
Quanto guadagna Marco Morrone, star di "Saluta Andonio"? A domandarselo sono le tante persone che hanno visto il suo video sul web. Il ragazzo, dopo il successo ottenuto su Youtube, ha saputo sfruttare la sua fama, realizzando diverse clip e un singolo. La maggior parte dei suoi proventi però, secondo quanto ha rivelato il manager, deriva dalle ospitate in discoteca e nei locali.
"Saluta Andonio" infatti è molto richiesto come guest star di eventi e il 16enne originario di Cosenza non si tira mai indietro quando c'è bisogno di far divertire la folla.
Mentre i suoi genitori gestiscono un negozio di mobili, Marco Morrone gira l'Italia guadagnando cifre che vanno dai 500 ai 1500 euro. "Marco arriva al locale alle 23 perché, essendo minorenne, deve andare via prima di mezzanotte: saluta, parla, e canta la sua canzone…" ha spiegato il suo manager.
E mentre il singolo di "Saluta Andonio" ha superato i 2 milioni di visualizzazioni, Marco è diventato amico di Morandi e Rovazzi. "Gianni è come uno zio, è buono e ha le mani giganti - ha rivelato la giovane web star -. Ci sentiamo spesso, io gli chiedo di salutare al telefono qualche mia cuginetta e lui non dice mai di no. Rovazzi è un bravo ragazzo, molto furbo. Vuole fare il regista, ci riuscirà".
"A scuola sono sempre stato vittima dei bulli, mi sfottevano per il peso, mi chiamavano 'chiattone', mi insultavano - ha raccontato Marco, che forse non si immaginava tutto questo successo solo per aver detto "Saluta Andonio" -. Ho iniziato a fare video per sfidarli, per dimostrare che valevo qualcosa anch'io".
Oggi invece Marco è ammirato da moltissimi coetanei e corteggiato da tante ragazze. "Ha una fidanzata, si chiama Tania - ha svelato il manager -. Le ragazze lo adorano perché è tenero come un orsacchiotto".
"I miei sono orgogliosi di me - ha raccontato Marco -. Mio padre è come lo vedete nei video: buono, introverso, ama stare sulle sue. Ogni tanto mi segue e amministra i miei guadagni. Con i primi guadagni non ho fatto spese folli: mi sono comprato cuffie e scarpe nuove e ho aiutato i miei genitori".
E dopo i guadagni con le ospitate, "Saluta Andonio" sogna di diventare un comico: "Da grande voglio fare il comico, sono fan di Ficarra e Picone e Franco e Ciccio".
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Da: se se seeee29/06/2017 12:06:16
diritto allo studio legale
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Da: laurea in legge carta igienica29/06/2017 14:33:40
Diritti
Una proposta per «liberare» gli avvocati sans papier
28 giugno 2017 ore 15.59
Presentata alla Camera da Cgil e associazioni. Nei grandi studi le toghe sono spesso finti lavoratori autonomi. Le norme puntano ad abrogare il divieto di avere rapporti di subordinazione. Il modello è il ccnl degli studi professionali



La Consulta delle professioni della Cgil ha presentato oggi (28 giugno), a Roma, presso la sala stampa della Camera dei deputati, la proposta di legge per abrogare l'incompatibilità tra qualsiasi attività di lavoro subordinato, anche se con orario limitato, e la professione di avvocato. "Un'iniziativa importante - sottolinea la Cgil -, portata avanti insieme alle associazioni forensi e alle nostre categorie Filcams e Nidil, volta a tutelare i diritti dei lavoratori professionisti non dipendenti. Perché cadendo l'incompatibilità, le collaborazioni tra professionisti diventerebbero 'sane' e non si potrà più mascherare il lavoro subordinato".

La proposta prevede di far decadere l'incompatibilità tra professione forense e lavoro dipendente o parasubordinato, così da "liberare" migliaia di avvocati monocommittenti, i cosiddetti sans papier, da un limbo professionale. Da un lato, sono, di fatto, dipendenti degli studi professionali e il loro rapporto di lavoro ha le caratteristiche, ma non gli stessi diritti, di quello subordinato. Dall'altro lato, non hanno la possibilità di beneficiare realmente dei vantaggi e delle libertà connesse alla condizione di liberi professionisti.

Alla presentazione romana erano presenti Chiara Gribaudo e Valentina Paris (Pd) e Andrea Maestri (Sinistra Italiana-Possibile), i tre deputati che hanno posto la loro firma in calce alla proposta. "Abbiamo formulato questa proposta di modifica - ha spiegato Cristian Perniciano, della Consulta giuridica delle professioni della Cgil - con l'intento di tutelare i diritti dei lavoratori professionisti non dipendenti perché cadendo l'incompatibilità non si potrà più mascherare con le collaborazioni o con le partite Iva il lavoro spiccatamente subordinato".

"Proviamo a dare risposte ai professionisti - ha sottolineato Gribaudo - separando con una regola certa il lavoro dipendente da quello autonomo, con l'obiettivo di arrivare, se possibile, anche ad una ridefinizione dell'equo compenso per i professionisti, per restituire dignità a lavoratori privi anche dei diritti minimi garantiti da contratti di lavoro e Costituzione".

Su contrattazione e retribuzioni, si è soffermato Cosimo Matteucci, presidente di Mga - Mobilitazione generale degli avvocati. "In Italia - ha detto - operano circa 240.000 avvocati; di questi oltre la metà (il 54,9%) è in una fascia reddituale tra zero e 20.000 euro. È qui che si annida gran parte del lavoro nero del settore. Con la nostra proposta, vorremmo portare tanti lavoratori nella sfera della contrattazione collettiva, inserendo la loro professione nel contratto nazionale che già esiste e garantisce ottimi livelli di tutela dei diritti e delle retribuzioni a moltissimi lavoratori impiegati in studi professionali".

"La formula che noi proponiamo è quella dell'attuale ccnl per i dipendenti di studi professionali - ha insistito Perniciano -, perchè solo con il contratto nazionale si potranno definire i parametri che in un rapporto di lavoro definiscono la subordinazione o l'autonomia di un collaboratore".

Alla redazione del testo di proposta di modifica all'articolo 19 della legge 247 si è giunti con il coinvolgimento anche di centinaia di lavoratori, in una ventina di assemblee lungo tutto lo stivale, promosse da Cgil attraverso la sua Consulta e con la collaborazione di Filcams e Nidil. "Sappiamo che i tempi sono strettissimi - ha concluso Gribaudo -, ma con i colleghi Piras e Maestri c'impegneremo perché la proposta venga calendarizzata alla Camera e venga discussa in aula prima che si concluda la legislatura".

La proposta in dettaglio
In particolare, l'intervento legislativo parte dalla modifica dell'articolo 19 della legge 247/2012 ('Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense'), aggiungendo un apposito comma che recita così: "L'incompatibilità non si verifica per gli avvocati che svolgono attività di lavoro dipendente o parasubordinato in via esclusiva presso lo studio di un altro avvocato o associazione professionale o società tra avvocati o multidisciplinare, purché la natura dell'attività svolta dall'avvocato riguardi esclusivamente quella riconducibile ad attività propria della professione forense".

"Al lavoratore - recita ancora la proposta - saranno applicate le norme del contratto collettivo nazionale di riferimento. Nel caso in cui i ccnl applicabili al committente non contengano previsioni in materia di compenso, quest'ultimo dovrà essere comunque proporzionato alla quantità e qualità della prestazione da eseguire, avendo riguardo all'impegno temporale richiesto da essa e alla retribuzione prevista dal contratto a efficacia generale di livello nazionale applicabile al committente, con riferimento alle figure professionali di competenza ed esperienza analoga a quella del lavoratore".


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Da: Hai più possibilità29/06/2017 14:37:11
di sfondare come youtuber
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