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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

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Da: laurea in legge carta igienica04/06/2017 15:19:34
Quattro milioni: i posti di lavoro in cerca del giusto curriculum
Il cacciatore di talenti: "Non si riesce a coprirli perché in Italia mancano le competenze adeguate"


Ha detto quattro milioni? Davide Dattoli non ha dubbi e ripete che «sì, i posti disponibili in Italia che non si riesce ad assegnare per mancanza di candidati con le giuste competenze sono valutabili in quattro milioni». È un numero da brividi, quello offerto dal fondatore dei Talent Garden. Batte anche i senza lavoro certificati Istat e diventa misura impietosa della debolezza strutturale che inquina il potenziale economico del Paese. Parla di voglia di crescere zavorrata dal malfunzionamento di scuola, imprese e amministrazione.



«Do anche la colpa ai genitori», insiste il giovane che cinque anni fa ha creato la più grande rete europea di co-working: «Dicono ai figli "prendi una laurea tradizionale che sei tranquillo" e alla fine creano solo nuovi disoccupati».



Davide problemi di impiego non ne ha. I suoi Tag, i giardini dei Talenti organizzati su 18 campus in sei paesi si intersecano 150 aziende, sono «piattaforme fisiche per talenti digitali» per giovani, professionisti e grandi imprese come Uber, Deliveroo e Tesla. Per un ventiseienne «orgogliosamente bresciano» è un risultato da incorniciare. Soprattutto perché la maggioranza dei coetanei, se va bene, naviga fra il secondo e al terzo stage.



Come nascono i posti che non trovano autore? 

«La causa principale è il rapido cambiamento delle professioni. Una volta studiavi Legge e pensavi di avere lo stesso lavoro tutta la vita. Ora devi accettare di rinnovarti quattro o cinque volte. I mestieri digitali cambiano ogni dieci anni. Poco tempo fa tutti cercavano esperti per i social media, ci sono state opportunità per migliaia di persone, ma in futuro sarà diverso. Il pubblico farà da solo. E loro dovranno riciclarsi».



Quali le offerte senza risposta? 

«Sono diversificate, ce ne sono anche nei settori tradizionali. Vedo richiedere sviluppatori di software, esperti di marketing digitale, di e-commerce e user experience, di design digitale. Sono profili ricercati. Ce ne chiedono a decine. Ma non ci sono».



Tutti a giurisprudenza? 

«Il 75% dei giovani neolaureati in Legge è ancora disoccupato. In Italia sono 13 mila».



Invece voi? 

«Abbiamo lanciato una scuola di formazione professionale sul digitale. Lo scorso anno abbiamo avuto 250 studenti a Milano. Il 98% ha trovato lavoro».



Un lavoro decente? 

«Il grosso degli ingaggi è stato a tempo indeterminato. Quando un'azienda trova la persona che cerca, ha ogni interesse a tenersela stretta».



Cosa fare per la formazione? 

«La sfida è connettere il mondo del lavoro con la formazione. Ad esempio, col numero chiuso sulle università, così per produrre solo i laureati che servono e orientare meglio i fondi per lo studio, così si sostiene non chi fa più corsi, ma chi sforna più studenti preparati».



È anche questione di tempi? 

«Andrebbe accorciata la preparazione al mondo del lavoro, con percorsi formativi brevi, proprio perché nella tua vita dovrai cambiare tante volte e non c'è tempo da perdere».



Chi paga il training continuo? 

«Siamo sommersi di borse di studio private. Le imprese sono pronte ad investire se sanno che questo farà loro trovare le persone giuste. Abbiamo offerto 20 borse e sono arrivate 1800 richieste. La selezione è stata massacrante. È una questione culturale: se non ci rendiamo conto del problema non possiamo investire». 



Vede anche lei, come l'ex presidente Obama, il rischio che l'Economia 4.0 crei opportunità ma anche nuove diseguaglianze aumentando il divario fra chi corre e chi no? 

«Assolutamente sì».



Come se ne esce? 

«Cominciamo a cambiare i servizi e dare alla gente quello che vuole, altrimenti si muore. Il digitale aiuta».



Molti mestieri svaniranno con la quarta rivoluzione industriale. 

«Fra cinque anni sarà di nuovo tutto diverso. Nella Silicon Valley si comincia a parlare tanto di centralità della persona. Non ho una risposta. La sfida è capire che la popolazione deve essere più creativa che manuale. La crescita deve essere un tema culturale più che industriale».



Scuola da rifare? 

«Inevitabile. In Italia abbiamo talento. Tuttavia l'intero sistema deve smettere di investire nel passato e ragionare sul futuro, aprendo il sistema formativo nella consapevolezza che la tendenza non cambierà. Deve prepararsi per il mondo che cambia».



L'Italia lo fa? 

«Il piano Economia 4.0 di Calenda è stato un gran lavoro, però non tutti conoscono i super ammortamenti. Insisto, è un fatto culturale. La digitalizzazione è un fattore di trasformazione del modo di fare affari e non sono uno strumento di marketing. La Francia ha varato un piano pluriennale per capire dove va il Venture capital. In meno di cinque anni è diventata la prima meta d'investimenti innovativi e digitali. Ha investito 600 milioni solo nel 2016. Noi abbiamo messo la stessa cifra per salvare quelli di Alitalia che dovremmo salvare ancora».

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Da: laurea in legge carta igienica04/06/2017 21:27:32
Per ogni eccellenza avvocatizia la laurea in legge fino a 7 anni dal suo conseguimento produce 10 schiavetti di studio a 400 euro al mese.
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Da: laurea in legge carta igienica05/06/2017 08:57:46
Le professioni digitali si confermano tra i settori guida dell'economia italiana. Secondo l'Osservatorio InfoJobs sul Mercato del Lavoro in Italia, in un quadro che ha visto nel 2016 una crescita del 10,4% delle offerte di lavoro rispetto al 2015, il settore ICT si piazza in seconda posizione con una quota del 18,3% degli annunci, dietro solo a Consulenza manageriale (19,3%). L'ottimo stato di salute del comparto viene confermato anche dalla crescita del numero di offerte che, durante lo scorso anno sono aumentate del 6,5% rispetto al 2015. E il 2017 non sembra aver rallentato il trend.
"Nonostante l'incertezza riguardante il termine delle misure legislative e degli incentivi fiscali, anche nel 2016 abbiamo assistito a una performance positiva del numero delle offerte di lavoro. Il Jobs Act ha dato un impulso significativo all'apertura di nuove posizioni in azienda, ma è fondamentale che le riforme sul diritto del lavoro proseguano per accrescere la dinamicità del mercato nei prossimi anni" dichiara Eva Maggioni, Head of Job di InfoJobs. "Le professioni legate al mondo digital, con le loro caratteristiche di innovazione, confermano il loro ruolo trainante per lo sviluppo del mercato del lavoro in Italia e rimangono molto richieste dalle aziende perché in grado di apportare valore aggiunto in un mercato sempre più competitivo".
All'interno del settore ICT, L'Osservatorio InfoJobs ha messo in evidenza come la categoria largamente più ricercata sia quella di Informatica, IT e Telecomunicazioni, che raggruppa l'80,9% delle offerte totali e risulta in crescita del 15,3% rispetto al 2015. Seguono a distanza, con il 3,9% degli annunci, Amministrazione e contabilità e Marketing e comunicazione con il 2,8%.
In merito alla dinamicità del settore ICT nelle diverse regioni italiane, la Lombardia concentra la metà della richiesta nazionale con il 50,5% delle offerte, confermandosi al primo posto, seguita dal Lazio (25,2%) e dal Veneto, che completa il podio con una quota del 6,1% del totale. Scorrendo la classifica, troviamo quindi il Piemonte (5,6%) e l'Emilia-Romagna (3,8%).

Analizzando le caratteristiche del candidato "ideale" del settore ICT emerge che il 41,1% di chi cerca lavoro in questo comparto ha tra 36 e 45 anni. Segue la fascia tra i 26 e i 35 anni con il 38,9% del totale e i candidati tra 46 e 55 anni di età (13,1%). Per quanto riguarda la formazione, il 43,8% dei candidati è in possesso del Diploma di maturità, il 27,4% ha una Laurea specialistica, mentre il 16,6% una Laurea breve. Infine, prendendo in considerazione l'esperienza lavorativa precedente, il 28,3% ha tra 5 e 10 anni di impiego, il 22,2% tra i 3 e i 5 anni, mentre il 21,4% un'esperienza di oltre 10 anni.






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Da: SCHIAVETTO DI STUDIO LEGALE05/06/2017 15:50:55
A Bari ieri in un incontro abbiamo deciso di dar vita a una raccolta di firme perché da qui alla fine della legislatura si approvi una norma per l'equo compenso per i professionisti''. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a Portici (Napoli) durante l'incontro sul tema 'Giustizia e legalità' a sostegno del candidato sindaco Vincenzo Cuomo. Il ministro ha spiegato: ''Siamo in un Paese in cui si parla tanto di mercato quando conviene ai potentati economici, ma non si parla di mercato quando si vengono a determinare posizioni dominanti che sono in grado di fare i prezzi. Quando un giovane avvocato lavora per una grande assicurazione o per una banca, non è il mercato che decide il prezzo ma la banca e l'assicurazione decidono quello che gli danno. E spesso con remunerazioni che sono offensive per la loro professionalità. Non possiamo permetterci di sprecare le capacità, le intelligenze che si sono formate anche con anni di studio''. Per il ministro quando si fa riferimento ad ingiustizie si pensa 'automaticamente' a settori della società come 'operai, disoccupati' ''ma non pensiamo mai che in Italia c'è un gigantesco processo di proletarizzazione dei professionisti che rischia di mettere in discussione la stessa tenuta della democrazia''.
''L'avvocato ha goduto di una cattiva propaganda nel corso di tutti questi anni come se le disfunzioni del sistema giudiziario fossero responsabilità dell'avvocatura. É stato un errore molto grave'' ha detto il ministro della Giustizia.
''L'avvocatura può essere una risorsa fondamentale per far funzionare la giurisdizione e io l'ho sperimentato nel corso di questi anni'' ha aggiunto. Il ministro ha spiegato: ''Quando ci siamo insediati al Governo avevamo quasi 6 milioni di cause civili pendenti, quest'anno si chiuderà l'anno con 3 milioni e mezzo di cause. E gran parte dello smaltimento di queste cause è stato determinato grazie anche alla collaborazione che, in molte realtà, siamo riusciti a realizzare con l'avvocatura che da presunto problema è diventata una parte della risoluzione delle controversie''.
Rispondi

Da: Pro veritate05/06/2017 20:01:41
Verissimo. Ma presto finisce vedrai.
Rispondi

Da: Pro suo05/06/2017 20:29:04
Finisce nel senso che giurisprudenza si svuota
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Da: ................07/06/2017 21:07:42
giurisprudenza si deve svuotare, ma soprattutto bisogna tornare a bocciare tanto come si faceva 20-30 anni fa.. gli stupidi non devono prendersi la laurea perchè poi ci pensa il mercato a farli fuori perchè non sono capaci...
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Da: laurea in legge carta igienica07/06/2017 22:50:19
Fare soldi con gli avvocati. Detto così appare un controsenso perché di solito, quando si ha a che fare con uno studio legale, siamo noi che dobbiamo aprire il portafogli, almeno nell'immediato, anche se certi di aver ragione. Qua però parliamo di un'altra fattispecie, legata al mondo della finanza (complessa) di un prodotto, come dicono gli specialisti; un mondo alternativo e immateriale che sfugge non solo al bancario che vi propone i BOT ma anche al vostro promotore finanziario, quello bravo che ci capisce, cugino di vostra moglie di cui vi fidate ciecamente.

Il concetto base è semplice: si tratta di finanziare gli studi legali che sono impegnati in cause collettive miliardarie (le famose class action che vediamo nei film americani tipo Erin Brockovich) nella speranza di avere entro cinque anni un ritorno molto elevato aggiudicandosi di solito un terzo del risarcimento. Questo tipo d'investimento si basa sui cosiddetti Litigation Fund. In breve: dei finanzieri, perlopiù londinesi, mettono assieme in una "scatola" (un fondo d'investimento di solito basato in Lussumburgo) un gruppo di cause legali che hanno elevate possibilità di concludersi positivamente con risarcimenti miliardari ma dove i soggetti coinvolti e gli stessi avvocati non hanno abbastanza soldi per sostenere le loro ragioni in tribunale. Gli oggetti delle cause sono i più disparati: si va dalle controversie sui brevetti industriali alle class action contro il management di una banca, dalle faide familiari per eredità ricchissime ai divorzi, alle cause di aziende contro Stati (a volte compare anche l'Italia) per decisioni prese dai Parlamenti. L'investimento è talmente promettente che il settore dei Litigation Fund a livello globale è stimato in 300 miliardi di sterline.
L'indagine di Senza Filtro

Dopo alcune ricerche abbiamo trovato chi in Italia propone questa particolare forma di investimento: Claudio Fontana lavora per una Società di consulenza milanese, Advance Advisor, che a sua volta propone tre fondi britannici che fanno capo alla società inglese Therium che hanno accumulato un capitale di 25 milioni di euro investiti, appunto, in gran parte nelle cosiddette class action.

Quanto si guadagna investendo in questi fondi?

Innanzitutto il capitale è garantito da un'assicurazione per i 5 anni della durata del fondo: se, dunque, al termine di quel periodo le cause non sono chiuse, ti viene restituito il 100% di quanto hai versato, quindi possiamo dire che il rischio è zero. Per quanto riguarda i guadagni, la prima causa terminata all'interno del nostro primo fondo ha avuto un rendimento sul capitale investito del 2,82% ma in altri casi si riesce addirittura ad avere una doppia cifra. Di sicuro si tratta di un investimento di nicchia, in euro ma fuori dall'Italia, sganciato dall'andamento dei mercati finanziari e più in generale dal ciclo economico.

Le cause sono tutte in paesi anglosassoni, USA, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda: perché è esclusa l'Italia?

E' esclusa solo perché la compagnia che assicura il capitale, l'americana AM Trust, non assicura il nostro Paese ma solo per una questione di tempi, non perché siamo considerati inaffidabili.

Ci spieghi meglio.

Chi investe deve avere un ritorno entro cinque anni che è la durata del fondo: il tempo medio della causa non deve quindi superare quel periodo. Ora, in Italia è il giudice che interpreta la legge mentre nei paesi di diritto anglosassone chi giudica si basa principalmente sulla giurisprudenza passata: il che consente una certa maggiore prevedibilità di fronte alla contesa: nei tribunali italiani, invece, di fronte alla stessa controversia capita che il giudice di primo grado decida bianco e il giudice di secondo grado nero. Il che non vuol dire che il nostro sistema giuridico non vada bene, solo che presenta molte più variabili che da un lato fanno venir meno la prevedibilità del risultato e dall'altro allungano i tempi per arrivare a sentenza definitiva. Questo non esclude che in questo tipo di fondi ci siano contenziosi con soggetti italiani, solo che si rivolgono ad arbitrati internazionali o a tribunali anglosassoni.

I giudici sanno che dietro agli avvocati di una controparte ci sono soggetti terzi che poi ci guadagnano sulla causa? Non potrebbe influenzare il loro giudizio?

Questi non sono segreti e in alcuni casi penso che i giudici siano al corrente. Detto questo mi preme però sottolineare tre punti: primo, spesso questi contenziosi non sono pubblici e, anche quando lo sono di fronte a tribunali, noi non diamo informazioni sull'investimento. Secondo, se un giudice è tale non dovrebbe lasciarsi influenzare da aspetti secondari ma occuparsi solo dell'oggetto della contesa.

Terzo?

Terzo, con questo sistema di finanziamento degli studi legali per le class action, viene in effetti data a chiunque la possibilità di dar voce ai propri diritti senza il timore di doversi confrontare con controparti che sono dei giganti economici: banche, multinazionali, datori di lavoro.

Siete voi che cercate le cause o sono gli avvocati che vi cercano?

Al contrario di quello che accade nel settore del Private Equity [l'investimento in capitale rischioso: ndr] dove di solito sono gli investitori che cercano le aziende, qui sono gli avvocati che si rivolgono al fondo. Senza i finanziamenti di un soggetto specializzato, uno studio non potrebbe mai mettere in piedi da solo una causa collettiva contro una multinazionale oppure contro uno Stato che ha leso i diritti di un gruppo di cittadini.

E' vero che i gestori del fondo, nelle scegliere le cause, si tengono alla larga da controversie che odorano di tangenti, sesso, tabacco o che vedono coinvolti regimi?

Si. Tutte quelle controversie che anche lontanamente hanno a che vedere con quelle vicende appena elencato non vengono prese in considerazione, direi che in questi casi è meglio agire con eccesso di prudenza sia per proteggere il settore che gli investitori.
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica09/06/2017 08:08:21
Da: ................    07/06/2017 21.07.42
giurisprudenza si deve svuotare, ma soprattutto bisogna tornare a bocciare tanto come si faceva 20-30 anni fa.. gli stupidi non devono prendersi la laurea perchè poi ci pensa il mercato a farli fuori perchè non sono capaci...


Non c'è bisogno di  misure punitive. Ma di rendere giurisprudenza una facoltà normale al pari delle altre. I potentati accademici sono contro,ma basterebbe il numero chiuso come in medicina e una sovratassa per le università private e telematiche, per evitare notevoli sprechi di denaro pubblico e di  vite di giovani studenti illusi che si candidano alla miseria iscrivendosi a giurisprudenza.
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica09/06/2017 22:03:57
No al bando comunale che affida i servizi legali con il criterio del massimo ribasso: è illegittima la scelta della P.A. che predilige il criterio del prezzo più basso per l'affidamento delle prestazioni intellettuali.

Accolto il ricorso di avvocati e associazioni locali che si erano affidati al Tribunale Amministrativo Regionale di Lecce per l'annullamento dell'atto con cui il comune di Racale ha indetto una gara per l'affidamento della gestione del contenzioso e del supporto giuridico-legale ai vari uffici.

L'attività avrebbe riguardato tutti i servizi legali, compresi consulenza e assistenza anche giudiziale: la base d'asta, pari a 18.000 euro, prevedeva aggiudicazione a mezzo del criterio del massimo ribasso (per approfondimenti: Avvocati: il Tar boccia le tariffe al "ribasso"). Criterio che, per i professionisti, è stato ritenuto lesivo del decoro del professione, oltre che inutilizzabile per l'affidamento delle prestazioni intellettuali.
Prezzo più basso solo per ipotesi tassative
La sentenza n. 875/2017 (qui sotto allegata) accoglie il ricorso rammentando che il d.lgs. n. 50/2016 e, prima ancora, la direttiva 2014/24/UE, hanno segnato una netta preferenza per l'applicazione di criteri di aggiudicazione che si fondano su un complessivo apprezzamento del miglior rapporto qualità/prezzo, relegando il tradizionale criterio del prezzo più basso a ipotesi tassativamente individuate.

Conseguentemente, il criterio di aggiudicazione fondato sul rapporto qualità/prezzo costituisce un principio immanente al sistema che consente l'applicazione del prezzo più basso solo nei casi espressamente previsti.

In tale prospettiva, prosegue la sentenza, il criterio qualità/prezzo è certamente più agevolmente coniugabile (rispetto al criterio del massimo ribasso) con il disposto dell'art. 2233, 2° comma, c.c., che, nel disciplinare il contratto d'opera intellettuale, cui è pur sempre riconducibile l'attività legale, dispone che "in ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione".

Per tali ragioni la scelta dell'amministrazione di procedere con il criterio del prezzo più basso appare illegittima: questo, infatti, non è compatibile con le disposizioni dell'art. 95 del d.lgs. 50/2016, poiché il legislatore ne ha reso possibile l'applicazione solo in presenza di prestazioni ripetitive ovvero standardizzate, connotati questi che certo non possono ritenersi propri della attività legale che si caratterizza, invece, proprio per la peculiarità e specificità di ciascuna questione, sia essa contenziosa o stragiudiziale.
Incongruità dell'importo dell'appalto
Sono fondate anche le doglianze sulle modalità con cui l'amministrazione comunale ha determinato l'importo dell'appalto: i servizi esclusi dall'ambito oggettivo di applicazione del Codice degli appalti, quale quello in esame, sono comunque soggetti ai "principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità, pubblicità, tutela dell'ambiente ed efficienza energetica".

L'amministrazione comunale, con il suo bando, ha violato i principi di trasparenza e di pubblicità, i quali richiedono che ogni potenziale offerente sia messo in condizione di essere a conoscenza di tutte le informazioni necessarie all'appalto in modo tale da consentire un'offerta completa ed adeguata.

Nel caso esaminato, non è stata fornita alcuna motivazione sulla congruità del compenso posto a base di gara, e non è stata effettuata alcuna istruttoria per determinare i parametri, quali la tipologia o quantità del contenzioso anche prendendo in considerazione gli anni precedenti, idonei per determinare il prezzo posto a base di gara e per permettere un'offerta consapevole.

Infatti, l'impossibilità di predeterminare il numero e gli importi dei procedimenti contenziosi, nonché la qualità e quantità dell'attività stragiudiziale, preclude qualsiasi serio apprezzamento della congruità dell'importo a base d'asta che, almeno teoricamente, l'amministrazione avrebbe potuto confortare ove avesse fornito dati statistici desunti dall'attività svolta negli anni precedenti.


Rispondi

Da: ...............10/06/2017 12:32:00
l'università è un parcheggio, i 3 anni di pratica forense altrettanto.. e poi ti ritrovi a 30 anni che non sai che fare della vita..
Rispondi

Da: eccellenza avvocatizia10/06/2017 12:46:32
Vero fino ad un certo punto. Se le università sono frequentate da orde barbariche di plebei trogloditi è ovvio che poi tali stolti personaggi si ritroveranno col cerino in mano ( e disoccupati) dopo aver rubacchiato la laurea. Non è colpa della classe forense, lì nessuno ti regala niente. Se non sei bravo giustamente muori di fame e l'unica alternativa rimane la partecipazione ai concorsini per laureati falliti.
Rispondi

Da: .............10/06/2017 14:22:07
giusto, somma Eccellenza.
Rispondi

Da: eccellenza avvocatizia10/06/2017 15:27:30
Tuttavia all'interno della mia  meritocratissima e meritocratizzante categoria, vi sono i raccomandati i quali riescono a diventare  difensori delle amministrazioni pubbliche anche se sono asini che hanno rubacchiato la laurea.
Rispondi

Da: Avv0kate10/06/2017 16:15:35
Un mio amico guadagna 3000 al mese netti  e' buono?  Come avvocato nel nord ovest
Rispondi

Da: ...................10/06/2017 16:24:09
l'ultimo non è il vero eccellenza, il penultimo si.
Rispondi

Da: Adesso siamo tornati10/06/2017 16:26:36
alla storiella del tipo del nord che guadagna 3000 euro/mese ahahahah... Quando è a corto d'idee pesca dal suo repertorio classico ahahahah... Ciao Eccelle'
Rispondi

Da: Avv0kate10/06/2017 16:42:04
Sono serio che c'è di male nel guadagnare 3000 al mese? E'  poco????
Rispondi

Da: Avv0kate10/06/2017 18:24:39
BHE??
Rispondi

Da: eccellenza avvocatizia10/06/2017 23:57:05
Non c'è niente di male, si fa l'università proprio perchè vi vuole qualcosa di più nella vita, dunque 3000 euro per un giovane avvocato vanno bene, poi col tempo (e giustamente) guadagnerà pure di più.
Tutto questo mentre i laureati falliti si scorneranno per un posticino pubblico del ca... a 1500 euro..
Rispondi

Da: eccellenza avvocatizia10/06/2017 23:57:16
Non c'è niente di male, si fa l'università proprio perchè si vuole qualcosa di più nella vita, dunque 3000 euro per un giovane avvocato vanno bene, poi col tempo (e giustamente) guadagnerà pure di più.
Tutto questo mentre i laureati falliti si scorneranno per un posticino pubblico del ca... a 1500 euro..
Rispondi

Da: ..............11/06/2017 06:20:34
L'ultimo non è il vero eccellenza avvocatizia, il penultimo sì.
Rispondi

Da: ........................11/06/2017 11:10:48
è l'esatto contrario, il suo stile spocchioso è unico..
Rispondi

Da: Azr 11/06/2017 11:25:45
Leggo un sacco di stupidaggini in questo forum..credo che chi supera concorsi per laureati sia chi ha veramente una buona preparazione( ergo chi ha veramente studiato all' univ ed anche dopo), viceversa,chi fa l avvocato e millanta guadagni e successo è il tipico frustrato che invidia gli altri..vincere un concorso vuol dire essere validi e preparati..l avvocato oggi lo fanno tutti e la maggioranza è costituita da laureati falliti..questa è la verità
Rispondi

Da: Azr 11/06/2017 11:28:01
3000 euro netti al mese non li vedrete mai..il mondo dell avvocatura è morto da un pezzo e chi lo nega è uno stolto
Rispondi

Da: eccellenza avvocatizia11/06/2017 11:37:52
va via, lascia questa discussione e tuffati sui concorsini da sfigato..
Rispondi

Da: Azr 11/06/2017 13:02:13
La verità è che lo sfigato sei tu..non avrai nemmeno un euro per farti la spesa...poveraccio
Rispondi

Da: Sua Eccellenza11/06/2017 14:52:34
Anche io appartengo all'eccellenza avvocatizia, ma il meglio dell'avvocatura è poco più che mediocrità per me, per questo ho deciso di lasciare il mio posto di senior partner in una law firm anglossassone per dedicarmi alla carriera diplomatica. Io 3000 euro li fatturo per una consulenza telefonica di circa mezz'ora.
Rispondi

Da: eternal 
Reputazione utente: +104
11/06/2017 17:05:10
ma quante cazzate si sparano in questo forum?
ormai si sprecano

se riuscite a trovare un giovane avvocato che guadagna 3000 euro al mese fate un fischio
o lavori in uno studio avviato di famiglia altrimenti in questo contesto storico è quasi impossibile guadagnare così
Rispondi

Da: ...........11/06/2017 21:47:37
ci sono, se tu che sei scarso...
Rispondi

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