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Da: Giambattista Vico29/07/2010 15:39:40
La storia è fatta di corsi e ricorsi

Da: *_*29/07/2010 16:23:57
Non c'è logica in tutto ciò!
Stiamo dando prova di essere molto, ma molto limitati!
Promossi, bocciati, non ammessi: DIAMOCI TUTTI UN TAGLIO!!!!
Pensiamo a riposare le nostre menti e i nostri corpi affaticati dal caldo e dallo stress lavorativo e concorsuale.
Ma soprattutto cerchiamo di crescere intellettualmente perchè non ci siamo proprio!!! C'è da vergognarsi a scrivere e leggere certi brani di discussione, peraltro non pertinenti in un forum su un concorso. Cerchiamo tutti di essere un po' più adulti, visto che anagraficamente lo siamo! Saluti a tutti

Da: da moderato29/07/2010 16:24:36
è veramente il caso di prendersi una pausa estiva, non scriviamo più nulla!!!andiamo in vacanza, forse a settembre possiamo gestire meglio questo form, il caldo e la delusione di qualche collega ha reso ingestibile lo scambio di idee e opinioni.

Da: closed30/07/2010 08:55:43
chiuso per ferie

Da: collega30/07/2010 09:11:01
risposta a: *_* 29/07/2010 16.23.57 e
a moderato 29/07/2010 16.24.36

Bravissimi finalmente dei colleghi seri !!!!!!!!!

Da: moderato30/07/2010 11:52:29
Chiusura FORUM con una bellissima poesia estiva.

                              Si miete - Renzo Pezzani

                           Ricordi quel grano nel solco,
                             quel giorno, piccino cosi,
                              caduto di mano al bifolco
                        (che inverno!) e di gel non morì?

                              Ricordi quel piccolo stelo
                        d'un verde lucente, che in campo
                         tremava d'un tuono, d'un lampo,
                              fidando soltanto nel cielo?

                           Ricordi la spiga ancor molle,
                          piegata sul campo cresciuto?

                           Il giorno, bambino, è venuto
                           che l'uomo la tolga alle zolle.

                           Di giugno si miete. Ciascuno
                           raccolga nel campo, perché
                         un poco più bianco o più bruno,
                         ciascuno abbia un pane per sé.

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Da: poeta estivo30/07/2010 12:01:11
                                       poesia dei trombati
Arriva l'estate
e le persone hanno le ascelle pezzate,
comprano il deodorante del frate
che fa dire tante bagianate.

Arriva l'estate
e le vetrine sono affollate,
di mamme in gonnella
che comprano la nutella

Arriva l'estate
ed ecco i bocciati privi di orgoglio
che rompono i germogli (per non dire altro).

Da: xx30/07/2010 12:06:45
BRAVI!!!!!!!
vogliamo fare un concorso di poesie???????

Da: ..............30/07/2010 12:19:02
in risposta  xx 30/07/2010 12.06.45
  BRAVI!!!!!!!
vogliamo fare un concorso di poesie???????
per i trombati sarebbe un'alternativa niente male.

Da: Pasquino30/07/2010 15:19:12
Arriva l'estate.
In mezzo ai covoni
di grano, MATURI,
ci sono i coglioni.

Promossi o bocciati?
Bocciati, non credo
c'è stato l'inverno,
un freddo! e col sego

di poche candele,
gli occhi han bruciati,
su squallidi libri
per essere fregati.

Promossi, allor credi?
Sapienti e galanti,
han pure, giammai!
le menti brillanti?!?

Suvvia, signor mio,
ma non vi conosco!!
In ogni ignorante,
c'è un genio nascosto!

è quello dei furbi
di poco intelletto,
che sanno gabbare,
con grande diletto

di sciocchi padroni
che li han sempre comprati
per essere, da lor,
blanditi e adulati.

Così, signor mio,
va tutta la vita:
ai furbi le messi,
e ai poveri onesti...
per bene che vada,
la fama...di fessi.


Da: ....30/07/2010 19:06:25
sublime

Da: Pasquino30/07/2010 19:44:15
grazie, grazie, troppo buono..vediamo se ti piace quest'altra (tanto, è vacanza):

nessuno a sto' monno
dà gnente pe' gnente,

si dà co' na' mano,
co' due s'ariprende

ve sete 'nguajati pe' quattro bajocchi?
pe' sempre sarete
li servi corotti

de tutto 'n potere
'n po' malandrino
ch'avete pagato
pe' stà a capo chino.

Ve chiama er padrone?
corète, corète...
ve leva la festa?
servite e tacete

ma che ve credete?
v'ha dato na' mano
vabbè,
però,
ma...

ve siete giocati
na' gran LIBBERTA'

QUALE?

la libbertà de penziero e d'opinione
che a sto' monno mascarzone
pe' magnà so' poco e gnente

ma cammini in fra la gente
testa alta e sguardo fiero

e sputà...
lo fai davero.

Da: casualmente...30/07/2010 23:17:52
confrontando le griglie di valutazione di alcuni candidati che hanno avuto la valutazione di punti 16 alla prova scritta, CASUALMENTE i singoli punti sono sempre nell'ordine 3-6-5-2.
... e che caso!!!
CHI HA PRESO 16 PU' DARE CONFERMA...


Da: Max31/07/2010 07:11:48

a casualmente...:

sai dirmi, per caso, se esisteva un "siffatto" punteggio anche per le domande dell'orale? infatti, mentre io parlavo, quelli scrivevano...ma che c....scrivevano? mi toglieresti una gran curiosità. Grazie

Da: casualmente...31/07/2010 08:45:43
No, dell'orale non so nulla.
Probabilmente potrà dire qualcosa chi non ha superato la prova orale e ha fatto richiesta di accesso agli atti.
Le schede relative alla prova scritta sono molto generiche, infatti, oggetto di ricorso...

Da: Max31/07/2010 09:32:01
a casualmente...

ti ringrazio per le informazioni. Sì, su quello che è uscito fuori dall'accesso agli atti per lo scritto, so bene, so bene...quello che ignoro, è se qualcuno l'abbia chiesto anche per le domande fatte all'orale.

Da: ....31/07/2010 10:39:57
Pasquino, sei un mito

Da: Pasquino31/07/2010 12:15:59


grazie, da:...peccato che il MIUR non la pensa così...Ciao

Da: scrutatore31/07/2010 16:35:10
per l'autore della poesia: la tua composizione è bellissima e soprattutto vera come poche. So bene che il giudizio espresso qui non conta molto, ma ha pur sempre un valore, soprattutto se considerato e paragonato agli "scritti" di certi idioti che continuano a divertirsi prendendo in giro gli altri solo per cercare di difendere le posizioni di chi non ne avrebbe proprio bisogno (avendo già ottenuto troppo da tutta questa storia).
Complimenti ancora all'autore

Da: Pasquino31/07/2010 19:44:25
Rispondo a scrutatore: caro collega, non è vero che il giudizio espresso qui non conta molto. Al contrario esso ha,  per me, un valore altissimo perchè rispecchia la vostra solidarietà e, anche se non mi conoscete, il vostro affetto. E per me queste attestazioni di stima da parte vostra sono molto importanti, particolarmente in un momento come questo così sofferto, in cui ho dovuto ingoiare l'ennesima sconfitta e proprio alla fine del mio tormentato percorso lavorativo. Grazie perciò a tutti voi. E' chiaro che vi auguro, al di là di tutto ciò che è stato detto in questo forum, di farcela, e lo auspico con tutto il cuore. La vostra vittoria, sarà in po' anche la mia: fatemi sapere.

Da: ghisa02/08/2010 08:09:59
per: casualmente.
Anch'io, nella griglia di valutazione del tema ho gli stessi voti, esattamente nello stesso ordine: 3 - 6 - 5 -2 = 16.
Che poca fantasia....

Da: ..............02/08/2010 09:23:25
Da: .... 31/07/2010 10.39.57
Pasquino, sei un mito
è vero!!! ma un mito asino

Da: da bocciato orgoglioso02/08/2010 09:30:13
                                           Il raglio dell'asino

Lâasino dal mite aspetto
si sente a volte costretto
nel ruolo per lui inadatto
di cavallo imperfetto

davvero non è cosa che gli si attaglia
ma neanche lui capisce quel che gli piglia
quando a un tratto disperatamente raglia
e anche in lui quel raglio desta meraviglia.

Da: Pasquino02/08/2010 10:24:28

                     L'Onore

Mbè, l'onore sai com'è
è 'n po' come la vergogna:
gratta gratta e scopri che
si te prude...è na' gran rogna.

Solo che da la vergogna
nun guarisce mai nisuno
più la faccia ciai dedietro
più te chiamano "quarcuno".

Ma l'onore, si ce l'hai
hanno voja,
a datte 'n testa

sei 'n poraccio?
'n sei nissuno?
Sarvognuno, quello..RESTA.

Da: moderato02/08/2010 10:43:58
risposta a  Pasquino 02/08/2010 10.24.28 (il poeta fasullo)
Nel corso di un recente convegno il Ministro Brunetta, titolare del dicastero della Riforma della P.A., ha espresso una colorita interpretazione del settore che è chiamato a riformare e prospettato interventi.
Una sintesi dell'intervento di Renato Brunetta:
"Dobbiamo instillare il senso di responsabilità con un bastone", sostiene il Ministro Brunetta, "E la carota è l'orgoglio. Se uno ora fa il professore, il burocrate, l'impiegato al catasto si vergogna di dire quello che fa. Se invece dice al figlio 'faccio il tornitore alla Ferrari', lo dice con il sorriso, con orgoglio e dignità. L'impiegato no. Io vorrei che la nostra burocrazia fosse come la Ferrari. Perché non può?". Sono solo poche frasi eppure calamitano molte riflessioni. Tutte riconducibili a quella modalità di pensiero che consiste nel "generalizzare". Magari, fino all'iperbole.

Da: arbitro 202/08/2010 10:48:11
                                 Orgoglio del trombato

Lâasino, dal latino asinus e dal greco ovos, sembra quasi aver un gran talento nellâignorare le cose: è andato via da asino ed è tornato da somaro (sic).

         Lâasino, per secoli personificazione dellâignoranza e della diabolica ostinazione, è al tempo stesso lâanimale che sa di più, perché sa di non sapere. In effetti, il raglio è, fra le voci della natura, una fra le più drammatiche, espressione di unâurgenza irrimediabile e della volontà di non tacere più, dopo aver troppo taciuto.

         Secondo alcuni, lâasino porta con sé lâerotismo greco e la spiritualità biblica: «Esso occupa il primo posto fra gli animali della creazione nellâAntico e nel Nuovo Testamento e si trova effigiato in almeno cento chiese e cattedrali romaniche. La vicinanza degli asini è stata rappresentata, fra gli altri, da Apuleio a Cervantes, da Dostoievskj a Lawrence, da Stevenson a Bruno».

         Primo degli animali citati nella Bibbia, lâasino è lâanimale per eccellenza anche per la straordinaria coincidentia oppositorum.  Non casualmente si è detto dellâasinità in giustapposizione al volare alto del gabbiano Jonathan, e non per nulla lâasino, o meglio lâonagro, è una parola bifronte: organo/onagro, che significa sia asino che macchina da guerra. Dâaltra parte Bestiari medioevali, debitori di Apuleio e del suo Asino dâoro, sottolineano lâottusità e la docilità dellâasino, al contrario del Bestiario di Cambridge che invece attribuisce proprio allâonagro, considerato simbolo dellâignavia, significati demoniaci. Lâonagro, animale del crepuscolo, «è il demonio che raglia ogni ora reclamando la sua preda».

         Nel racconto biblico unâasina che, durante il viaggio intrapreso dallâindovino arameo Balaam per andare a maledire gli ebrei, si fermò allâapparizione di un angelo e, picchiata, parlò lamentandosi: lâimmagine è quella di unâasina solitaria che dà voce alla sua anima.

         Infatti alcuni glossatori hanno interpretato lâisolamento dellâanimale quasi come una sorta di immagine spirituale di eremita che vive con la solitudine della sua anima. Valutazioni straordinariamente positive avvalorate in Francia, nel dodicesimo e tredicesimo secolo, dalla âfesta dellâasinoâ, in ricordo della fuga in Egitto di Maria col piccolo Gesù. Il protagonista della festa era appunto lâasino, che veniva condotto in processione solenne ed era addestrato ad inginocchiarsi nei momenti topici e a ragliare tre volte in risposta al rituale Benedicamus Domine: «Alla fine della messa â" è scritto in un codice del 1100 â" il prete, anziché pronunciare Ite missa est, raglierà tre volte, e in luogo di Deo gratias il popolo risponderà tre volte hi-ha».

         Parimenti noto è il cosiddetto âasino di Buridanoâ, argomentazione para-sofistica attribuita al filosofo francese Giovanni Buridano (metà del â300), per la quale un asino affamato, posto a egual distanza fra due mucchi di fieno uguali, sarebbe morto di fame non sapendo decidersi fra i due (si rammenti il riferimento nel Paradiso di Dante). Lâesempio non si trova nelle opere di Buridano, ma si ricava dalla sua dottrina, secondo cui la volontà, nelle sue scelte, segue il giudizio dellâintelletto. Allorquando i beni da scegliere sono equivalenti, lâintelletto non fornisce indicazioni, la volontà permane indecisa, la scelta non ha luogo e si registra la fine dellâasino.

Secoli dopo, Gottfried Leibniz ebbe però a osservare che, per quanto concerne lâuomo, il perfetto equilibrio fra due parti è impossibile, giacché infinite possono essere le ragioni interne ed esterne allâuomo che lâinducono ad andare in un senso piuttosto che in un altro.  Lâapologo dellâasino, infatti, è utilizzato da Leibniz per ribadire il rifiuto del meccanicismo e la necessità della scelta anche allorquando le motivazioni appaiono ignote a chi sceglie.

         In matematica, invece, lâespressione ponte dellâasino è usata per indicare punti di particolare difficoltà, come per esempio il 5° teorema del libro I di Euclide.

        

Lâasino viene poi sovente percepito, in senso traslato, come lâanalfabeta per antonomasia. E tuttavia, non sono proprio gli analfabeti ad essere oggetto di un ben noto Elogio di Eugenio Montale? Invero, il poeta ligure sosteneva che dagli analfabeti câè sempre da imparare, perché possiedono alcuni concetti fondamentali che, alla fin fine, sono quelli che più contano: «purtroppo pare che di analfabeti ne siano rimasti pochi».

         Anche per questi motivi potremmo osare di avvicinare lâasino a una figura come quella di Pulcinella, con la sua enciclopedica e misteriosa ignoranza, con la sua sopraffina cultura da analfabeta. Non casualmente Pulcinella è vestito interamente di bianco, ma la sua maschera è nera.

         Talune simbologie religiose propongono lâasino come un archetipo che affonda le sue radici in antiche culture, come attestato dalla famosa immagine satirica dellâasino che suona la lira. Marius Schneider ha osservato come il tamburo e lâarpa, due strumenti spesso connessi allâasino, siano per eccellenza strumenti di dolore e in rapporto con lâaldilà.

         Per i popoli dellâAnatolia lâasino era simbolo di regalità e di saggezza, mentre per gli Ittiti le lunghe orecchie asinine erano un segno sapienziale, al contrario delle caricature medievali che ritraevano laici ed ecclesiastici con grandi orecchie dâasino che stavano a segnalare il peccato dâorgoglio ostinato.

         La simbologia dellâasino tutto rassegnazione e umiltà viene invece capovolta da Fedro che, nelle sue favole, colloca lâasino fra il deviante e lâosceno, allorquando lâasino provoca il cinghiale mostrandogli il suo fallo smisurato. Mentre la provocazione dellâasino di Fedro non rientra nella cultura cristiana medievale e nella sua letteratura, nellâiconografia rinascimentale lâasino è avvicinato al diavolo, alludendo al peccato, alla sregolatezza ed alla bestialità. Ma lâasino non finisce di stupire perché Franco Cardini ricorda che lâasino rosso, che conosciamo anche attraverso il De Ostride et Iside di Plutarco, si collega a miti dellâantico Egitto con una valenza chiaramente malvagia.

         Ad ogni buon conto, quando Montaigne invoca la âvera misuraâ, elogia lâasino: «Câè forse qualcosa di più sicuro, deciso, sdegnoso, contemplativo, grave, serio come lâasino?»

         Non molto diversamente, il suo contemporaneo Giordano Bruno, in quegli anni, si identificava con lâasino, che per la sua ignoranza, pazienza e ostinazione veniva a costituire lâallegoria di chi ricerca la verità. Ne Lo spaccio de la bestia trionfante, Giordano Bruno, attraverso unâarticolatissima allegoria, finisce per avvalorare lâesaltazione dellâasinità. Lâasinità, secondo il filosofo nolano, altro non è che lâindice di appartenenza dellâuomo ad uno stato bestiale, servile e corrotto: è la âsanta ignoranzaâ, è la âsanta stolticiaâ, è la âpia divozioneâ, la fede contrapposta alla scienza:

Da: arbitro 202/08/2010 10:57:27
                                 Orgoglio del trombato

Lâasino, dal latino asinus e dal greco ovos, sembra quasi aver un gran talento nellâignorare le cose: è andato via da asino ed è tornato da somaro (sic).

         Lâasino, per secoli personificazione dellâignoranza e della diabolica ostinazione, è al tempo stesso lâanimale che sa di più, perché sa di non sapere. In effetti, il raglio è, fra le voci della natura, una fra le più drammatiche, espressione di unâurgenza irrimediabile e della volontà di non tacere più, dopo aver troppo taciuto.

         Secondo alcuni, lâasino porta con sé lâerotismo greco e la spiritualità biblica: «Esso occupa il primo posto fra gli animali della creazione nellâAntico e nel Nuovo Testamento e si trova effigiato in almeno cento chiese e cattedrali romaniche. La vicinanza degli asini è stata rappresentata, fra gli altri, da Apuleio a Cervantes, da Dostoievskj a Lawrence, da Stevenson a Bruno».

         Primo degli animali citati nella Bibbia, lâasino è lâanimale per eccellenza anche per la straordinaria coincidentia oppositorum.  Non casualmente si è detto dellâasinità in giustapposizione al volare alto del gabbiano Jonathan, e non per nulla lâasino, o meglio lâonagro, è una parola bifronte: organo/onagro, che significa sia asino che macchina da guerra. Dâaltra parte Bestiari medioevali, debitori di Apuleio e del suo Asino dâoro, sottolineano lâottusità e la docilità dellâasino, al contrario del Bestiario di Cambridge che invece attribuisce proprio allâonagro, considerato simbolo dellâignavia, significati demoniaci. Lâonagro, animale del crepuscolo, «è il demonio che raglia ogni ora reclamando la sua preda».

         Nel racconto biblico unâasina che, durante il viaggio intrapreso dallâindovino arameo Balaam per andare a maledire gli ebrei, si fermò allâapparizione di un angelo e, picchiata, parlò lamentandosi: lâimmagine è quella di unâasina solitaria che dà voce alla sua anima.

         Infatti alcuni glossatori hanno interpretato lâisolamento dellâanimale quasi come una sorta di immagine spirituale di eremita che vive con la solitudine della sua anima. Valutazioni straordinariamente positive avvalorate in Francia, nel dodicesimo e tredicesimo secolo, dalla âfesta dellâasinoâ, in ricordo della fuga in Egitto di Maria col piccolo Gesù. Il protagonista della festa era appunto lâasino, che veniva condotto in processione solenne ed era addestrato ad inginocchiarsi nei momenti topici e a ragliare tre volte in risposta al rituale Benedicamus Domine: «Alla fine della messa â" è scritto in un codice del 1100 â" il prete, anziché pronunciare Ite missa est, raglierà tre volte, e in luogo di Deo gratias il popolo risponderà tre volte hi-ha».

         Parimenti noto è il cosiddetto âasino di Buridanoâ, argomentazione para-sofistica attribuita al filosofo francese Giovanni Buridano (metà del â300), per la quale un asino affamato, posto a egual distanza fra due mucchi di fieno uguali, sarebbe morto di fame non sapendo decidersi fra i due (si rammenti il riferimento nel Paradiso di Dante). Lâesempio non si trova nelle opere di Buridano, ma si ricava dalla sua dottrina, secondo cui la volontà, nelle sue scelte, segue il giudizio dellâintelletto. Allorquando i beni da scegliere sono equivalenti, lâintelletto non fornisce indicazioni, la volontà permane indecisa, la scelta non ha luogo e si registra la fine dellâasino.

Secoli dopo, Gottfried Leibniz ebbe però a osservare che, per quanto concerne lâuomo, il perfetto equilibrio fra due parti è impossibile, giacché infinite possono essere le ragioni interne ed esterne allâuomo che lâinducono ad andare in un senso piuttosto che in un altro.  Lâapologo dellâasino, infatti, è utilizzato da Leibniz per ribadire il rifiuto del meccanicismo e la necessità della scelta anche allorquando le motivazioni appaiono ignote a chi sceglie.

         In matematica, invece, lâespressione ponte dellâasino è usata per indicare punti di particolare difficoltà, come per esempio il 5° teorema del libro I di Euclide.

        

Lâasino viene poi sovente percepito, in senso traslato, come lâanalfabeta per antonomasia. E tuttavia, non sono proprio gli analfabeti ad essere oggetto di un ben noto Elogio di Eugenio Montale? Invero, il poeta ligure sosteneva che dagli analfabeti câè sempre da imparare, perché possiedono alcuni concetti fondamentali che, alla fin fine, sono quelli che più contano: «purtroppo pare che di analfabeti ne siano rimasti pochi».

         Anche per questi motivi potremmo osare di avvicinare lâasino a una figura come quella di Pulcinella, con la sua enciclopedica e misteriosa ignoranza, con la sua sopraffina cultura da analfabeta. Non casualmente Pulcinella è vestito interamente di bianco, ma la sua maschera è nera.

         Talune simbologie religiose propongono lâasino come un archetipo che affonda le sue radici in antiche culture, come attestato dalla famosa immagine satirica dellâasino che suona la lira. Marius Schneider ha osservato come il tamburo e lâarpa, due strumenti spesso connessi allâasino, siano per eccellenza strumenti di dolore e in rapporto con lâaldilà.

         Per i popoli dellâAnatolia lâasino era simbolo di regalità e di saggezza, mentre per gli Ittiti le lunghe orecchie asinine erano un segno sapienziale, al contrario delle caricature medievali che ritraevano laici ed ecclesiastici con grandi orecchie dâasino che stavano a segnalare il peccato dâorgoglio ostinato.

         La simbologia dellâasino tutto rassegnazione e umiltà viene invece capovolta da Fedro che, nelle sue favole, colloca lâasino fra il deviante e lâosceno, allorquando lâasino provoca il cinghiale mostrandogli il suo fallo smisurato. Mentre la provocazione dellâasino di Fedro non rientra nella cultura cristiana medievale e nella sua letteratura, nellâiconografia rinascimentale lâasino è avvicinato al diavolo, alludendo al peccato, alla sregolatezza ed alla bestialità. Ma lâasino non finisce di stupire perché Franco Cardini ricorda che lâasino rosso, che conosciamo anche attraverso il De Ostride et Iside di Plutarco, si collega a miti dellâantico Egitto con una valenza chiaramente malvagia.

         Ad ogni buon conto, quando Montaigne invoca la âvera misuraâ, elogia lâasino: «Câè forse qualcosa di più sicuro, deciso, sdegnoso, contemplativo, grave, serio come lâasino?»

         Non molto diversamente, il suo contemporaneo Giordano Bruno, in quegli anni, si identificava con lâasino, che per la sua ignoranza, pazienza e ostinazione veniva a costituire lâallegoria di chi ricerca la verità. Ne Lo spaccio de la bestia trionfante, Giordano Bruno, attraverso unâarticolatissima allegoria, finisce per avvalorare lâesaltazione dellâasinità. Lâasinità, secondo il filosofo nolano, altro non è che lâindice di appartenenza dellâuomo ad uno stato bestiale, servile e corrotto: è la âsanta ignoranzaâ, è la âsanta stolticiaâ, è la âpia divozioneâ, la fede contrapposta alla scienza:

Da: Pasquino, poeta fasullo02/08/2010 11:24:06
Ar povero de spirito
jè piace dimostrà
che puro s'è no' zero
quarcosa la sa fà.

Embè, e che volete?
E' drento la natura
de l'omo piccoletto
vantasse d'a bravura

che puro,
a conti fatti,
se 'n sa do' stà de casa,

lo fa raglià lostesso
ma invece che cor bue,
lui raglia...pe' se stesso.

Da: Fox02/08/2010 11:29:26
a moderato.

qualcuno nega quello che dice brunetta? c'è qualcuno che lo nega?
non ho sentito bene: c'è qualcuno che nega? c'è QUALCUNOOOO????

Da: max02/08/2010 11:38:22
Risposta ad arbitro 2:
interessantissimo il tuo elogio dell'asino. Temo però che ben pochi lo potranno capire. Specie chi continua a confondere il povero animale con una bestia molto più brutta: L'IGNORANZA. Che non discende  solo dal verbo "ignorare" = non sapere. Ma che si esprime nell'ignoranza dei modi, del comportamento, nella scarsità delle idee e nella "pochezza" dell'eloquio.

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