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Giustizia: bando mobilità per 1.031 posti personale amministrativo
14158 messaggi, letto 559267 volte

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Da: prov.08/09/2015 14:37:34
Gli anni di servizio accumulati alla provincia andranno azzerati col passaggio oppure essendo continuità varranno pure al tribunale?
Rispondi

Da: Lupo66 08/09/2015 15:35:37
Per Prov.
Ti stai preparando per un altro eventuale futuro bando di mobilità? :D

A mio parere, l'anzianità (nel livello ovviamente), si porta con se. Per tutti i futuri utilizzi (pensionistici, eventuali futuri futurissimi bandi di mobilità,ecc.).
Rispondi

Da: prov.08/09/2015 15:47:04
per Lupo66
Quindi tu dici che se hai 10 anni di servizio alla Provincia passando al Tribunale nel caso venga bandito fra 5 anni  un concorso interno tu puoi dichiarare che hai 15 anni di servizio come assistente giudiziario ehmmmm....  ho molti dubbi
Rispondi

Da: luca23208/09/2015 15:52:25
X lupo66
Con il prossimo bando, se ci sarà, si ci porterà dietro la posizione economica? A questo punto converebbe aspettare..
.
Rispondi

Da: Lupo66 08/09/2015 15:52:59
Non avevi specificato concorso interno.
Ma se ci fosse un bando al MAE (ad esempio come Funzionario Amministrativo livello D1 - area III) potrai dichiarare i 15 anni nel livello corrispondente.
E cmq 'ste cose dipendono sempre dai bandi banditi. :D
Rispondi

Da: Lupo66 08/09/2015 15:56:26
Luca 232,
ognuno faccia le proprie scelte.
Ma, come le preferenze di questo bando, scelta fatta, capo ha.
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Da: prov.08/09/2015 16:00:02
per Lupo66
Scusa, ora sono forse io ad essere preso dalla stanchezza. Perchè La posizione economica non la porti con te? Io sono B7. Perderei la posizione economica e dove sarei collocato economicamente parlando?
Rispondi

Da: prov.08/09/2015 16:02:12
A me risulta in II fascia F3
Rispondi

Da: Lupo66 08/09/2015 16:27:35
...mi arrendo....i due neuroni hanno già chiesto asilo politico in Kazakhstan....
Rispondi

Da: metro12308/09/2015 16:29:28
per le precedenti mobilità i B3-B7 (enti locali) sono stati inquadrati in area II-F2 mente i C1-C5 (enti locali) in area II-F3.
In pratica il superamento di un concorso da livello B3 o C1 viene tradotto in una differenza di fascia economica colmabile da una semplice progressione.
Era necessario poi presentare ricorso per il riconoscimento della acquisita fascia economica e quindi attendere anni per l'incognito esito.
Ora con le tabelle di equiparazione queste problematiche sarebbero superate ma nel caso non vengano applicate a questo bando sarebbe un bella assurdità!
Rispondi

Da: metropolitana7108/09/2015 16:32:27
Prendiamoci una pausa fino alla pubblicazione della graduatoria
Rispondi

Da: prov.08/09/2015 16:42:05
Se non ricordo male i sindacati hanno chiesto al ministro  Madia che vengano fatte ed approvate le tabelle di equiparazione prima di procedere all'immissione dei vincitori
Rispondi

Da: alta4608/09/2015 19:25:08
Secondo voi noi possiamo/dobbiamo indicare al Ministero i colleghi che nel frattempo sono transitati per esempio alle ASL ?
Rispondi

Da: simbaprov08/09/2015 20:29:42
Chi è in graduatoria tra i vincitori ma nel frattempo ha lasciato la provincia in quanto è passato con mobilita ad altro ente  o le funzioni a cui era assegnato sono transitate in regione dovrebbe essere escluso?
Rispondi

Da: Alta4608/09/2015 20:37:40
Appunto! Chi lo dice al ministero che sono transitati in altro ente?
Rispondi

Da: luca23208/09/2015 20:54:16
Saranno gli uffici personale delle province al momento della richiesta ufficiale di mobilità da parte del ministero a comunicare che Tizio piuttosto che Caio nel frattempo sono diventati dipendenti regionali piuttosto che della Asl. Sicuramente non lo dovete fare voi.
Rispondi

Da: Pr7408/09/2015 21:02:56
Io credo che, chi in questi mesi è transitato in mobilità in altro ente (qualunque sia) perda la priorità, a meno che si trovi solo in comando. Che dite?
Rispondi

Da: simbaprov08/09/2015 22:19:33
Quindi anche se usciranno le graduatorie ci sarà qualche speranza in più per gli esclusi che potrebbero essere ripescati in sostituzione dei transitati ad altra amministrazione
Rispondi

Da: luca23208/09/2015 22:51:12
X simbaprov
Sicuramente, sono trascorsi sei mesi dalla presentazione delle domande e tanti nel frattempo sono approdati verso lidi più sicuri e con lavori più attinenti a quelli svolti in provincia (nei comuni e nelle regioni) e quindi si libereranno posti. Poi penso che se uno ora è dipendente del comune non possa più andare in tribunale
Rispondi

Da: luca23208/09/2015 22:57:37
Comunque le mie sono opinioni personali non prendetela per oro colato
Rispondi

Da: simbaprov09/09/2015 08:11:59
Anche secondo me chi ora è andato via non ha più possibilità di rientrare. Quindi dopo le graduatorie che usciranno occorre attendere le ceonferme delle province prima di capire  se si è veramente e fuori
Rispondi

Da: simbaprov09/09/2015 08:12:34
Anche secondo me chi ora è andato via non ha più possibilità di rientrare. Quindi dopo le graduatorie che usciranno occorre attendere le ceonferme delle province prima di capire  se si è veramente e fuori
Rispondi

Da: Lupo66 09/09/2015 08:38:29
Per i lettori meno attenti....:D

Da: metropolitana71    03/09/2015 12.47.13
Comunicazione dei sindacati della città metropolitana
Bando TRIBUNALE

-          Graduatorie: Bando del Tribunale per 1031 posti - I colleghi che potrebbero lasciare l'Ente si aggirano intorno alle trentina - le graduatorie sono visibili on line fino al 12 settembre 2015.

Cosa succederà?

-          Ricollocazione del personale: avverrà in tutte le Regioni anche in quelle inadempienti (Regione Lombardia è tra queste). Sarà, ovviamente più facile "nelle regioni che hanno già approvato le leggi relative alle funzioni già attribuite alle province.

-          Rivisitazione elenchi:  le varie Sezioni dei Tribunali provvederanno alla verifica di coloro che nel frattempo hanno lasciato Province o Città metropolitane.

�·      2�° Bando TRIBUNALE? QUANDO?

Vi ricordate l'art. 21 del decreto legge 83/2015? PREVEDE CHE, IL MINISTERO DI GIUSTIZIA �«acquisisce un contingente massimo di 2.000 unità di per­sonale amministrativo prove­niente dagli enti di area vasta, da inquadrare nel ruolo dell'am­ministrazione giudiziaria�». La possibilità di trasferire il perso­nale in questione, precisa la rela­zione tecnica, è riferita al bien­nio 2
Rispondi

Da: Lupo66 09/09/2015 08:41:51
Voce RIVISITAZIONE ELENCHI


Il "problema" non è tanto con chi, nel frattempo, è transitato in altra amministrazione (che viene escluso ovviamente da tale graduatoria. Io ne ho una davanti a me che lavora in un comune dal 15 di luglio) ma coloro che rifiuteranno.

Cmq ci avevo pensato pure io a segnalare i nomi al ministero a mò di osservazione ma non è il caso anche perchè io non ho nessun atto formale in mano e una segnalazione giusto per segnalare la cosa a mio parere non ha senso nè tantomeno viene presa in considerazione.
Rispondi

Da: metropolitana7109/09/2015 08:42:21
Lupo66 devi tenere conto la circolare di Madia che se le città metropolitane e le provincie non hanno personale in esubero  sarà dura partecipare ad un altro bando. Io spero che la graduatoria non abbia scadenza prossima cosi posso essere ripescata cosi come anche altre persone nella mia stessa situazione
Rispondi

Da: Lupo66 09/09/2015 08:45:44



Province, via al decreto definitivo sulla mobilità tra comparti: garanzia solo parziale per gli stipendi

di Gianni Trovati





I confini per le garanzie per gli stipendi dei dipendenti pubblici che cambieranno comparto si fanno più precisi, ma non arriva la tutela integrale della busta paga "originaria" chiesta dai sindacati..

Il provvedimento


Dopo la registrazione da parte della Corte dei conti, la Funzione pubblica ha diffuso il testo definitivo del decreto con le «tabelle di equiparazione» fra i comparti del pubblico impiego, indispensabile per regolare i passaggi da un settore all'altro della Pa e quindi per avviare un capitolo centrale della riforma delle Province: quello che per ricollocare 7-8mila dipendenti «in soprannumero» prevede di spostarli in aree disciplinate da contratti diversi da quello di Regioni ed enti locali: a questi ultimi dovrebbero andare invece circa 10mila persone, in particolare chi lavora nella polizia provinciale e nei centri per l'impiego, e le stesse incognite sulle garanzie stipendiali si incontrano sul "loro" decreto, quello sui criteri generali della mobilità (anticipato sul Quotidiano degli enti locali e della Pa del 15 luglio). La questione riguarda "solo" la mobilità «non volontaria», che rappresenta però il grosso degli spostamenti in programma nella Pa proprio per l'esigenza di alleggerire gli organici delle Province; per la mobilità volontaria, che ogni anno riguarda una manciata di dipendenti, non c'è discussione, nel senso che chi chiede di spostarsi accetta il trattamento della Pa di destinazione.



Garanzia parziale


Il punto più delicato, che in occasione del primo confronto in primavera aveva acceso le accuse sindacali sulla volontà del Governo di introdurre «tagli d'ufficio agli stipendi», si incontra all'articolo 3 del provvedimento. Rispetto alle bozze iniziali (su cui si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 3 aprile), il testo spende qualche parola in più sulle garanzie stipendiali per la mobilità, ma non modifica la sostanza del meccanismo: il dipendente che si sposta in un comparto pubblico diverso da quello di appartenenza, e che nel suo posto di lavoro ha uno stipendio superiore a quello previsto nella nuova destinazione, manterrà il trattamento fondamentale e accessorio «limitatamente alle voci con carattere di generalità e natura fissa e continuativa». Un sistema di questo genere si spiega anche con l'impossibilità di replicare voci stipendiali che nella nuova organizzazione perderebbero di senso. Sarebbe difficile, per esempio, giustificare un'indennità di «posizione organizzativa» o per «specifiche responsabilità» a chi nell'ente di provenienza svolgeva un ruolo di direzione che nella nuova amministrazione non trova corrispondenza (il nuovo testo introduce un paracadute in più per le «progressioni di carriera legittimamente acquisite»).



L'incognita finanziaria



I nodi, però, non finiscono qui. La garanzia per le voci fisse e continuative, spiega il decreto, si attiva «nei casi in cui sia individuata la relativa copertura finanziaria, ovvero a valere sulle facoltà assunzionali». Tradotto, significa che l'ente di destinazione dovrà finanziare con i propri fondi integrativi il trattamento accessorio da mantenere al nuovo dipendente: è importante la precisazione in base alla quale alla bisogna potranno servire gli spazi liberati dal turn over, che dopo l'ultima manovra sono in pratica riservati al riassorbimento degli esuberi delle Province, ma in più di un caso le amministrazioni di destinazione potrebbero dover redistribuire le stesse risorse di oggi su una platea accresciuta.



Assegno riassorbibile


C'è poi un terzo aspetto caldo: anche nei casi in cui scattasse la tutela completa sullo stipendio attuale, le voci in più rispetto a quanto previsto per il nuovo inquadramento confluirebbero in un «assegno ad personam, riassorbibile con i successivi miglioramenti economici». La norma serve a evitare la corsa all'aumento strutturale della spesa negli enti che accolgono nuovo personale ma, visto che non si può certo prevedere una dinamica vivace per i prossimi rinnovi contrattuali pubblici, il meccanismo finirebbe per congelare a lungo le buste paga.



Le previsioni della «Delrio»


La questione fondamentale, che può produrre battaglie di carta bollata in tutti i casi di stipendi a rischio, nasce dal fatto che la riforma delle Province prevedeva un meccanismo diverso: in caso di mobilità, spiega infatti il comma 96 della legge Delrio, il dipendente in uscita delle Province si sarebbe dovuto portare dietro «le corrispondenti risorse» necessarie a garantirgli «il trattamento economico fondamentale e accessorio in godimento all'atto del trasferimento». Questo "zainetto", inserito a suo tempo proprio per ottenere l'ok sindacale alla riforma, è stato "superato" dagli eventi anche perché, come spiegato qualche mese fa in una nota diffusa dalla Funzione pubblica, anche alla luce dei tagli miliardari chiesti alle Province dalla manovra «il trasferimento di personale non comporta trasferimento di risorse finanziarie». e la stessa impostazione si incontra anche nelle bozze del decreto sui criteri generali della mobilità (anticipato sul Quotidiano degli enti locali e della Pa del 15 luglio), che riguarda anche chi si sposterà senza cambiare contratto pubblico. Se però la legge e i decreti ministeriali parlano due lingue diverse, il conflitto è dietro l'angolo soprattutto quando si parla di stipendi.





Province, mobilità per 18mila con rischio blocco

di Gianni Trovati



Dopo il decreto sulla mobilità fra i diversi settori della Pubblica amministrazione, che con il via libera ottenuto in Corte dei conti aspetta ora solo la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», per la complessa architettura della riforma delle Province è ora la volta del decreto sui criteri generali della mobilità, che deve dettar le regole per gli spostamenti del personale anche nel caso in cui la nuova destinazione sia rappresentata da Regioni ed enti locali e quindi non preveda un cambio di contratto. Venerdì scorso il consiglio dei ministri ha deciso di andare avanti con il provvedimento, che (come anticipato sul Quotidiano degli enti locali e Pa del 15 luglio) è fondamentale anche perché fissa le scadenze per avviare le istanze di mobilità e il censimento dei posti disponibili in organico, anche se non è stata raggiunta l'intesa con le Regioni in Conferenza Unificata. Dopo i tempi lunghi degli ultimi mesi, insomma, il Governo prova ad accelerare, anche se proprio i mancati accordi con enti territoriali e sindacati moltiplicano i rischi di blocco nell'attuazione.

Tabelle di equiparazione


Il punto più delicato è stato confermato dalla versione definitiva del decreto di Palazzo Chigi con le «tabelle di equiparazione», cioè lo strumento (previsto fin dalla riforma Brunetta ma finora mai attuato) per disciplinare i passaggi da un comparto all'altro. Il decreto (si veda anche il Quotidano degli enti locali e Pa di ieri) dovrebbe riguardare almeno 8mila persone, mette nero su bianco il fatto che la parte "variabile" dello stipendio che non rientra nei parametri del nuovo inquadramento sarà garantito solo per le voci «con carattere di generalità e natura fissa e continuativa», se l'ente di destinazione trova i fondi anche a valere sulle risorse assunzionali. Questa previsione ha sollevato le proteste sindacali, ed è concreto il rischio di ricorsi a catena quando le mobilità partiranno davvero: la prima prova del nove si avrà con le procedure avviate dal ministero della Giustizia, che secondo l'ultima manovra (comma 425 della legge 190/2014) dovrebbe assorbire fino a 2mila esuberi provinciali entro il 2017.



Criteri generali per la mobilità



Un'incognita analoga riguarda l'altro provvedimento, quello in arrivo sui criteri generali per la mobilità. Agli spostamenti interni al comparto di Regioni ed enti locali sono interessati prima di tutto circa 10mila persone, cioè i dipendenti dei centri per l'impiego che dovrebbero passare alle Regioni in attesa del varo dell'agenzia nazionale prevista dal Jobs Act e una quota dei poliziotti provinciali, in «transito» verso i Comuni. A prevederlo è il decreto enti locali approvato prima della pausa estiva, ma il compito di questo secondo provvedimento ministeriale è ancora più ampio perché dà 20 giorni alle Province per pubblicare l'elenco degli "esuberi" nel Portale nazionale della mobilità, e 40 giorni a Comuni e Regioni per inserire nello stesso Portale i posti disponibili in dotazione organica. L'incrocio di domanda e offerta rappresenta ovviamente la condizione indispensabile per consentire gli spostamenti, ma anche in questo provvedimento (articolo 10 della bozza) torna la garanzia sulla busta paga concentrata sulle voci con carattere di generalità e natura fissa e continuativa.

In ogni caso, saranno poi i dirigenti delle amministrazioni di destinazione a dire l'ultima parola sugli inquadramenti dei nuovi arrivi, perché i provvedimenti chiedono loro di valutare anche titoli e curricula per definire le collocazioni: un'altra operazione delicata, stretta fra i rischi di impugnazione da parte dei diretti interessati e le possibili obiezioni della Corte dei conti quando ci si discosta dai parametri generali.



Incognita responsabilità per le scelte dei dirigenti sull'inquadramento dei «nuovi arrivi»


di Gianluca Bertagna



In caso di trasferimento per mobilità da un'amministrazione pubblica a un'altra non esiste in realtà alcun automatismo per l'inquadramento dei dipendenti. Coloro che si auguravano che i passaggi tra enti fossero più semplici, rimarrà alquanto deluso, consultando le tabelle di equiparazione, approvate con il Dpcm, ai sensi dell'articolo 29-bis del Dlgs 165/2001 e diffuso negli scorsi giorni dal Dipartimento della Funzione pubblica.

Sul Quotidiano degli enti locali e Pa dell'8 settembre scorso, sono già state evidenziate le criticità in merito alle tipologie di stipendio che possono essere mantenute in capo ai dipendenti in mobilità. E se questo rischia di creare non poco contenzioso, ma solo a valle del processo di trasferimento, non si possono non evidenziare le difficoltà iniziali, a monte, ovvero i criteri di inquadramento.
Infatti, nonostante il Dpcm abbia proprio il compito di introdurre equiparazioni economiche e stipendiali tra i diversi livelli di inquadramento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, la discrezionalità lasciata in capo ai dirigenti è estremamente elevata. L'articolo 2 del decreto, precisa, infatti, che il «criterio della prossimità degli importi» del trattamento tabellare, così come risultante dagli schemi allegati, è solo secondario a tutta una serie di parametri che puntano, invece, l'attenzione sugli aspetti giuridici e professionali.



Dubbi e criticità


La mappa dei criteri risulta, pertanto, particolarmente estesa: mansioni, compiti, responsabilità e titoli di accesso, senza pregiudicare, peraltro, le progressioni di carriera legittimamente acquisite, anche con differenti titoli di studio. Chi dovrà provvedere all'inquadramento dei dipendenti oggetto di passaggio tra amministrazioni, non potrà, quindi, partire dal trattamento economico, per poi stabilire la categoria di inquadramento, ma dovrà prima di tutto basarsi su aspetti di sostanza. Domande semplici (quali mansioni? Quali compiti? Che tipo di responsabilità) che contengono, però, un grado di discrezionalità estremamente elevato in capo ai dirigenti, che dovranno adottare gli atti di inquadramento. E dove il potere decisionale è basato su criteri estremamente elastici e discrezionali, si annida, spesso, il pernicioso rischio di commettere errori.
Da una parte, infatti, il dipendente potrebbe avviare delle cause per inquadramenti troppo "bassi", anche sotto l'aspetto economico rispetto ai precedenti. Dall'altra, il dirigente, potrebbe correre il rischio di inquadrare i lavoratori a livelli troppo distanti rispetto alle tabelle del Dpcm, creando maggior spesa pubblica. L'assenza di automatismo, che sarebbe stato, comunque, veramente improponibile nell'esistenza di così tanti comparti del pubblico impiego, non convince per nulla e lascia aperti rischi di contenziosi a 360 gradi.



La progressione orizzontale


Una certezza, però il Decreto la consegna: la progressione orizzontale, acquisita dal dipendente, non può dare luogo a profili professionali per i quali è previsto un più elevato livello di inquadramento giuridico iniziale (si pensi alla questione D1>D3 negli enti locali). Ma rispetto a tutti i dubbi applicativi, ci sembra un po' poco.



L'addio allo «zainetto» peserà sugli enti di destinazione (e sui loro dipendenti)

di Tiziano Grandelli e Mirco Zamberlan



Chi finanzierà il salario accessorio dei dipendenti provinciali in esubero trasferiti alle Regioni e agli altri enti locali?

Due alternative sono possibili: le amministrazioni riceventi oppure i dipendenti, vale a dire i soggetti che hanno subito la riforma Delrio. Sicuramente nulla deve gravare sul bilancio dello Stato.
Se in origine questo non appariva un problema, in quanto la legge 56/2014 garantiva il trasferimento delle risorse all'ente destinatario, con la manovra di stabilità 2015 sono stati quantificati i risparmi derivanti dall'operazione "abolizione Province", cancellando ogni tipologia di rimborso per le amministrazioni che si fanno carico dei soprannumerari. Così almeno la Funzione pubblica quando lo scorso marzo, fornendo chiarimenti ad Anci e Upi, scrisse che per gli enti di area vasta la mobilità del personale non comporta trasferimento di risorse finanziarie.



La bozza di decreto


Quindi, dove verrà trovato il finanziamento del salario accessorio degli ex provinciali, seppur limitato alle soli voci con carattere di generalità e natura fissa e continuativa, in godimento al momento del trasferimento?

La risposta si può rinvenire nella bozza di decreto sui criteri per la mobilità.
Dopo aver ribadito la clausola di garanzia, seppur parziale, per lo stipendio degli ex provinciali si stabilisce che questi importi vanno a costituire specifici fondi, da riservare al personale trasferito. A questo punto si aprono due strade. Proseguendo la lettura, si dispone che tali disponibilità si collocano "nell'ambito dei più generali fondi delle risorse decentrate del personale delle categorie e dirigenziale". Questo significa che le risorse decentrate dell'ente ricevente dovranno coprire sia il salario accessorio dei propri dipendenti, sia lo "zainetto" dei trasferiti. Considerato che questi ultimi vanno a sostituire il personale cessato, l'effetto negativo sulle busta paga dei lavoratori delle amministrazioni di destinazione sarà più pesante quanto più è il divario fra salario accessorio dei dipendenti riassorbiti e quello spettante a un nuovo assunto. Tale effetto, inoltre, è direttamente proporzionale al numero dei soprannumerari assegnati e inversamente proporzionale al numero dei dipendenti dell'ente ricevente.



Meno dipendenti


La bozza del decreto, però, aggiunge che questi fondi specifici sono "a valere sulle risorse relative alle assunzioni". Sembra quasi prefigurarsi la possibilità di incrementare il fondo per le risorse decentrate dell'ente ricevente per poter finanziare il salario accessorio del personale in esubero. Tradotto, significherebbe che i lavoratori dell'amministrazione ricevente saranno beneficiati degli importi destinati al personale cessato e sostituito dagli ex provinciali, per i quali si aumenta il fondo, mentre a rimetterci sarà la stessa amministrazione di destinazione, la quale, con le facoltà di assunzione dovrà finanziare non solo il trattamento fondamentale, ma anche il salario accessorio dei dipendenti riassorbiti.

È evidente che, a parità di budget, questo si traduce in un minor numero di dipendente che la stessa amministrazione potrà assumere.






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Da: Lupo66 09/09/2015 08:46:23
Altro che riposare...i miei due neuroni sono andati su Marte...completamente fusi....
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Da: Lupo66 09/09/2015 08:48:28
Merro71, non penso che non ci siano province senza personale in esubero.
Il problema, come dicevo alcuni interventi fa, è che se sei nei settori fondamentali (cioè quei settori che svolgono funzioni che rimangono alle province tipo la gestione scolastica, la viabilità, ecc.) non sarai in esubero pertanto ti sarà precluso partecipare ai bandi.
Rispondi

Da: metropolitana7109/09/2015 09:13:39
io so che per il momento la città metropolitana ha messo in esubero solo le persone in comando presso altri enti e sono circa una ventina.
Rispondi

Da: prov.09/09/2015 10:29:25
http://www.funzionepubblica.gov.it/media/1257700/dpcm_art29_bis_dlgs165.pdf

Il dpcm completo di tabella di equiparazione.
Il giorno che avrò la fortuna da b7 sarò in 2 fascia f3 come già precedentemente detto e non come  detto metro123 2 fascia f2
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