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Abolizione esame avvocato
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Da: veramente...x IARAGOS | 02/02/2012 12:19:26 |
http://www.avvocati-part-time.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2040:ue-chiede-a-italia-punto-2439-volete-rimuovere-barriere-a-ingresso-a-professioni&catid=1:tutte-le-notizie&Itemid=2 altra fonte più recente, fa riferimento alla famosa lettera di intenti di Berlusconi di Novembre, la fonte certamente non è il corriere della sera o il sole24 ore, però credo sia attendibile! | |
Da: Avv. Prof. FETENTE | 02/02/2012 12:20:51 |
Mai conosciuto un Governo peggiore di quello "Monti" !!!!! Io sono di sinistra, ma devo confessare che, paradossalmente, preferivo il Governo "Berlusconi" !!!!!!! | |
Da: Avv. Prof. FETENTE | 02/02/2012 12:26:26 |
L'art. 18 non deve essere un tabù ????????????????????? Questi "Professoroni", chiamati a "salvare" il Paese dalle speculazioni, mi pare si siano montati un po' la testa e soffrano di "delirio di onnipotenza" !!!!!!!! La Fornero poi... !!!!!!! E' veramente dappertutto !!!!!!!!!!! Ma rimandiamoli a casa !!!!!!!!!!!! | |
Da: per Avv. Prof. FETENTE | 02/02/2012 12:39:27 |
NON PUOI ESSERE DI SINISTRA! LA PROFESSIONE FORENSE , COME TUTTI SANNO, E' UNA PROFESSIONE NATA DAL FASCISMO ED E' PIENA DI FASCISTI. TU MENTI SAPENDO DI MENTIRE. | |
Da: x ... | 02/02/2012 12:39:50 |
ma guarda che le posizioni del precedente governo erano molto più dure sul punto (vedi pomiglianoo etc...) http://www.selpress.com/confapi/immagini/050911A/2011090532566.pdf | |
Da: Avv. Prof. FETENTE | 02/02/2012 12:50:59 |
"LA PROFESSIONE FORENSE , COME TUTTI SANNO, E' UNA PROFESSIONE NATA DAL FASCISMO ED E' PIENA DI FASCISTI". ...Pregiudizi !!! Solo pregiudizi e luoghi comuni !!!!!!!!! Il mio cuore è "rosso", più "rosso" di quanto tu possa credere !!!!!!!!!! | |
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Da: geko | 02/02/2012 13:31:28 |
perchè non ci muoviamo tutti insieme a Roma per l abolizione dell'esame ? | |
Da: Magari | 02/02/2012 14:04:47 |
L'esame non verrà abolito mai, potrà essere modificato, sarebbe ottima una riforma sul modello tedesco che prevede solo due possibilità per passare l'esame, così chi non lo passa sceglie altre strade. | |
Da: x Magari | 02/02/2012 14:24:13 |
ahhahahah sentiamo, quali sarebbe le altre strade? Con una laurea in Giurispr. se non sei Avvocato non puoi praticamente lavorare da nessuna parte, per le seguenti motivazioni: A) Nel pubblico, con i vincoli di bilancio gravanti sulle p.a., ci saranno sempre meno assunzioni, senza considerare che già ora i concorsi pubblici disponibili per giurisiti si contano sulle dita della mano, oltre ad essere lentissimi ( alucni durano anche 4-5 anni) e truccati; B) Nel privato le cose stanno più o meno allo stesso modo, forse anche peggio considerato che quasi sempre le imprese richiedono: ottimo inglese scritto e parlato, esprerienza pregressa almeno quinquennale, max 3o anni. Voglio proprio vedere poi quela sarebbe la tua strada. | |
Da: articolo serio | 02/02/2012 14:43:44 |
http://www.loccidentale.it/node/112656 | |
Da: quoto articolo serio | 02/02/2012 14:48:44 |
Il collasso del settore La professione legale è in crisi, va liberalizzata di Valentina Napoleoni10 Gennaio 2012 Da tempo si parla di liberalizzazione delle professioni, in una prospettiva di riforma del sistema economico, volta a contrastare, superandola, la crisi in atto nei diversi settori. Al centro del dibattito politico si pone la necessità di liberalizzare la professione legale, che incontra le resistenze degli Avvocati iscritti all'ordine, intenti a mantenere integro il loro predominio sul mercato, inibendo l'accesso anche ai praticanti aspiranti Avvocati. Le condizioni di espletamento dell'esame di Avvocato, in Italia, stanno assumendo connotazioni intollerabili per i praticanti, in aperto contrasto con l'obiettivo di velocizzare i tempi di passaggio dal mondo universitario a quello lavorativo. Conseguita la laurea in giurisprudenza, infatti, il neo laureato è tenuto ad eseguire due anni di praticantato presso uno studio legale. Al termine del tirocinio, si impone il superamento di tre prove scritte, che si tengono ogni anno nel mese di dicembre. I risultati delle stesse, tuttavia, vengono pubblicati circa sei o sette mesi dopo, durante i quali l'aspirante Avvocato non risulta né un tirocinante, né un lavoratore subordinato, restando così privo della minima tutela giuridica, ancorché collabori presso uno studio legale. Nella maggior parte dei casi, le prestazioni lavorative vengono rese senza la sottoscrizione di un contratto ed il collaboratore percepisce forme di retribuzioni mensili pari a circa trecento euro, persino nella capitale. A Milano si arriva a cifre superiori, che non superano comunque le ottocento euro mensili. Solo in alcuni studi di grandi dimensioni è possibile, per i più fortunati, percepire somme superiori. La "plebe" versa in condizioni di grave precariato, destinate a protrarsi per anni, poiché, qualora si superi l'esame scritto, il candidato è tenuto ad affrontare una prova orale. Se non supera quest'ultima, deve ripetere lo scritto e così via, di anno in anno. Peraltro, l'utilità delle prove nelle quali si articola l'esame di stato, ai fini dell'accertamento della capacità tecnico-giuridica dell'esaminando, è davvero discutibile. Quanto alle tre prove scritte, i giudizi risultano del tutto arbitrari e discrezionali, senza essere accompagnati da alcuna griglia di valutazione e motivazione. Le prove, inoltre, prevedono la redazione di due pareri legali e di un atto giudiziario, in un arco di tempo davvero ristretto, nel corso del quale nessun Avvocato potrebbe ritenere di aver esaustivamente trovato la soluzione vincente o tutte le possibili soluzioni prospettabili al cliente- sic!- Quanto alle prove orali, le stesse prevedono lo studio di sette materie, oggetto di esami universitari, già studiate in precedenza. L'abilità e capacità di un Avvocato andrebbe testata su altri fronti. Il mercato è già un ottimo banco di prova per misurare la propensione allo svolgimento dell'attività forense dei praticanti, aspiranti Avvocati, in un'ottica di equo bilanciamento tra la necessità di inibirne l'esercizio a soggetti del tutto impreparati e la meritocrazia. Inoltre, la liberalizzazione della professione legale, se intesa come misura di agevolazione dell'accesso all'ordine degli Avvocati, da parte dei laureati in legge, consentirebbe il risparmio di numerosi costi. Tra questi, vanno denunciati aspramente quelli per l'acquisto dei quattro codici aggiornati, degli alberghi dove pernottare durante le prove scritte dell'esame e dei corsi di preparazione allo stesso, tenuti in tutta Italia. Facciamo due conti. La spesa media per l'acquisto dei codici si aggira attorno ai 500 euro, quella per i corsi oscilla tra 1.000 e 3.000 euro e quella per il soggiorno a minimo 300 euro. Un salasso di circa 2.800 euro l'anno per ogni praticante. Se a ciò si aggiungono le scarse retribuzioni percepite dagli esaminandi, è evidente come l'accesso alla professione sia, allo stato attuale, di fatto impedito ai meno abbienti, a discapito della tanto proclamata meritocrazia american style e dell'economia nazionale. In Italia, infatti, ci sono migliaia di laureati in giurisprudenza che risultano precari a tempo indeterminato e che rappresentano un costo per il paese, pur contribuendo a rimpinguare le tasche di albergatori e docenti di corsi post-universitari. In un momento storico caratterizzato dalla crisi dei mercati finanziari sembra difficile concentrare l'attenzione sulla condizione economico-sociale dei praticanti presso studi legali. Tuttavia, se si guarda ai numeri, le prospettive cambiano. Nella sola città di Roma, ogni anno, circa 5.000 laureati si accingono ad affrontare il fatidico esame. La concentrazione di Avvocati nella capitale supera quella dei legali presenti in tutta la Francia. Delle due l'una: o si limita l'ingresso alla facoltà di giurisprudenza o si sposa una politica di liberalizzazione della professione legale. Quest'ultima andrebbe intesa in senso relativo e non assoluto. In altri termini, non si tratta di consentire di svolgere la professione di Avvocato a soggetti sprovvisti della laurea in giurisprudenza e che non abbiano eseguito il periodo di praticantato, previsto dalla legge. Si tratta di semplificare i canali di accesso all'ordine degli Avvocati per quanti hanno conseguito una laurea in legge ed eseguito il successivo tirocinio. In tale direzione, sarebbe auspicabile l'abolizione dell'esame di Stato, o comunque una modifica dello stesso, in senso tecnico-pratico e tale da eliminare i costi che gravano sugli esaminandi, riducendo i tempi necessari alla pubblicazione dei risultati. | |
Da: liberalizacion | 02/02/2012 14:50:13 |
ancora con sti articoli ciofeca?Ma d'annate? siete più dei fruttaroli!!!!un avvocato ogni parrucchiere!!!a morti de fame!! | |
Da: x quoto e x articolo serio | 02/02/2012 14:51:25 |
bravi ragazzi! | |
Da: x :x quoto e x articolo serio | 02/02/2012 14:57:10 |
la penso come voi. però è vero: ci sono tantissimi avvocati incompetenti in giro per l'italia ma tanti che verrebbero bocciati all'esame di oggi, ma tanti davvero. e poi i vecchi 70enni potrebbero far spazio ai giovani. ed è vero pure che quando i compiti venivano corretti "in sede" milano milano roma roma....le porcate erano molte di più e passarlo era mooooooolto più facile. lo dico a ragion veduta e con papà avvocato che quota pure lui da come parla dell'argomento e che a 63 anni pensa che ormai il vero spirito della professione lui l'abbia perso distratto (con piacere visti i guadagni) da altre carcihe quà e là. solo le cause veramente importanti che tratta ancora direttamente lo fanno riavvicinare alla professione. | |
Da: nikiname 3 | 02/02/2012 15:02:01 |
COMUNQUE SIA, SE L'ESAME NON VENISSE ABOLITO, SE L'ESAME NON VENISSE RIFORMATO, SE GLI EMENDAMENTI PORETTI( eliminazione del limite di 6 anni per il patrocinio dei praticanti e l'equiparazione del diploma SSPL al superamento dell'esame di stato) NON VENISSERO ACCOLTI, BISOGNEREBBE NON INSISTERE PIU' A VOLERE FARE L'AVVOCATO IN QUESTO PAESE, SAREBBE UN PAESE DI m..( l'ha detto anche Berlusconi). | |
Da: uno | 02/02/2012 15:05:08 |
tu sei fortunato, e beato te, nessuna invidia. ma chi deve farsi il culo anche dopo il titolo per farsi i clienti, (tu magari per mantenerli), proprio non può accettare l'esame cosi com'è! gli ordini e le casse forensi si sono caricate di soldi e non offrono un servizio. pure gli avvocati si lamentano. quello che dite è vero, molti avvocati in italia e molti di loro incompetenti che non supererebbero l'esame, ma la colpa è degli ordini che non hanno investito in formazione e non hanno saputo frenare, anche con proposte concrete ai vari governi, l'orda di praticanti che ogni anno si presenta all'esame. cosa voglio dire? gli ordini sono inutili! anche per gli avvocati. vanno aboliti. Un ultima cosa, della liberalizzazione hanno paura gli ordini (per interessi di casta) e gli avvocati senza palle. Quelli con le palle, figuratevi se temono l'ingresso nel mercato di giovani sbarbati. Non li vedono. Non li calcolano. Gli sfigati hanno paura. Oddio...il giovane avvocato farà il decretino ingiuntivo e il precettino meglio di me.., come faccio mi devo aggionare, altrimenti perdo il cliente che la sua fattura da recuperare la porta altrove....che elite di gente! | |
Da: uno+uno=due | 02/02/2012 15:07:36 |
Il collasso del settore La professione legale è in crisi, va liberalizzata di Valentina Napoleoni10 Gennaio 2012 Da tempo si parla di liberalizzazione delle professioni, in una prospettiva di riforma del sistema economico, volta a contrastare, superandola, la crisi in atto nei diversi settori. Al centro del dibattito politico si pone la necessità di liberalizzare la professione legale, che incontra le resistenze degli Avvocati iscritti all'ordine, intenti a mantenere integro il loro predominio sul mercato, inibendo l'accesso anche ai praticanti aspiranti Avvocati. Le condizioni di espletamento dell'esame di Avvocato, in Italia, stanno assumendo connotazioni intollerabili per i praticanti, in aperto contrasto con l'obiettivo di velocizzare i tempi di passaggio dal mondo universitario a quello lavorativo. Conseguita la laurea in giurisprudenza, infatti, il neo laureato è tenuto ad eseguire due anni di praticantato presso uno studio legale. Al termine del tirocinio, si impone il superamento di tre prove scritte, che si tengono ogni anno nel mese di dicembre. I risultati delle stesse, tuttavia, vengono pubblicati circa sei o sette mesi dopo, durante i quali l'aspirante Avvocato non risulta né un tirocinante, né un lavoratore subordinato, restando così privo della minima tutela giuridica, ancorché collabori presso uno studio legale. Nella maggior parte dei casi, le prestazioni lavorative vengono rese senza la sottoscrizione di un contratto ed il collaboratore percepisce forme di retribuzioni mensili pari a circa trecento euro, persino nella capitale. A Milano si arriva a cifre superiori, che non superano comunque le ottocento euro mensili. Solo in alcuni studi di grandi dimensioni è possibile, per i più fortunati, percepire somme superiori. La "plebe" versa in condizioni di grave precariato, destinate a protrarsi per anni, poiché, qualora si superi l'esame scritto, il candidato è tenuto ad affrontare una prova orale. Se non supera quest'ultima, deve ripetere lo scritto e così via, di anno in anno. Peraltro, l'utilità delle prove nelle quali si articola l'esame di stato, ai fini dell'accertamento della capacità tecnico-giuridica dell'esaminando, è davvero discutibile. Quanto alle tre prove scritte, i giudizi risultano del tutto arbitrari e discrezionali, senza essere accompagnati da alcuna griglia di valutazione e motivazione. Le prove, inoltre, prevedono la redazione di due pareri legali e di un atto giudiziario, in un arco di tempo davvero ristretto, nel corso del quale nessun Avvocato potrebbe ritenere di aver esaustivamente trovato la soluzione vincente o tutte le possibili soluzioni prospettabili al cliente- sic!- Quanto alle prove orali, le stesse prevedono lo studio di sette materie, oggetto di esami universitari, già studiate in precedenza. L'abilità e capacità di un Avvocato andrebbe testata su altri fronti. Il mercato è già un ottimo banco di prova per misurare la propensione allo svolgimento dell'attività forense dei praticanti, aspiranti Avvocati, in un'ottica di equo bilanciamento tra la necessità di inibirne l'esercizio a soggetti del tutto impreparati e la meritocrazia. Inoltre, la liberalizzazione della professione legale, se intesa come misura di agevolazione dell'accesso all'ordine degli Avvocati, da parte dei laureati in legge, consentirebbe il risparmio di numerosi costi. Tra questi, vanno denunciati aspramente quelli per l'acquisto dei quattro codici aggiornati, degli alberghi dove pernottare durante le prove scritte dell'esame e dei corsi di preparazione allo stesso, tenuti in tutta Italia. Facciamo due conti. La spesa media per l'acquisto dei codici si aggira attorno ai 500 euro, quella per i corsi oscilla tra 1.000 e 3.000 euro e quella per il soggiorno a minimo 300 euro. Un salasso di circa 2.800 euro l'anno per ogni praticante. Se a ciò si aggiungono le scarse retribuzioni percepite dagli esaminandi, è evidente come l'accesso alla professione sia, allo stato attuale, di fatto impedito ai meno abbienti, a discapito della tanto proclamata meritocrazia american style e dell'economia nazionale. In Italia, infatti, ci sono migliaia di laureati in giurisprudenza che risultano precari a tempo indeterminato e che rappresentano un costo per il paese, pur contribuendo a rimpinguare le tasche di albergatori e docenti di corsi post-universitari. In un momento storico caratterizzato dalla crisi dei mercati finanziari sembra difficile concentrare l'attenzione sulla condizione economico-sociale dei praticanti presso studi legali. Tuttavia, se si guarda ai numeri, le prospettive cambiano. Nella sola città di Roma, ogni anno, circa 5.000 laureati si accingono ad affrontare il fatidico esame. La concentrazione di Avvocati nella capitale supera quella dei legali presenti in tutta la Francia. Delle due l'una: o si limita l'ingresso alla facoltà di giurisprudenza o si sposa una politica di liberalizzazione della professione legale. Quest'ultima andrebbe intesa in senso relativo e non assoluto. In altri termini, non si tratta di consentire di svolgere la professione di Avvocato a soggetti sprovvisti della laurea in giurisprudenza e che non abbiano eseguito il periodo di praticantato, previsto dalla legge. Si tratta di semplificare i canali di accesso all'ordine degli Avvocati per quanti hanno conseguito una laurea in legge ed eseguito il successivo tirocinio. In tale direzione, sarebbe auspicabile l'abolizione dell'esame di Stato, o comunque una modifica dello stesso, in senso tecnico-pratico e tale da eliminare i costi che gravano sugli esaminandi, riducendo i tempi necessari alla pubblicazione dei risultati. Il collasso del settore La professione legale è in crisi, va liberalizzata di Valentina Napoleoni10 Gennaio 2012 Da tempo si parla di liberalizzazione delle professioni, in una prospettiva di riforma del sistema economico, volta a contrastare, superandola, la crisi in atto nei diversi settori. Al centro del dibattito politico si pone la necessità di liberalizzare la professione legale, che incontra le resistenze degli Avvocati iscritti all'ordine, intenti a mantenere integro il loro predominio sul mercato, inibendo l'accesso anche ai praticanti aspiranti Avvocati. Le condizioni di espletamento dell'esame di Avvocato, in Italia, stanno assumendo connotazioni intollerabili per i praticanti, in aperto contrasto con l'obiettivo di velocizzare i tempi di passaggio dal mondo universitario a quello lavorativo. Conseguita la laurea in giurisprudenza, infatti, il neo laureato è tenuto ad eseguire due anni di praticantato presso uno studio legale. Al termine del tirocinio, si impone il superamento di tre prove scritte, che si tengono ogni anno nel mese di dicembre. I risultati delle stesse, tuttavia, vengono pubblicati circa sei o sette mesi dopo, durante i quali l'aspirante Avvocato non risulta né un tirocinante, né un lavoratore subordinato, restando così privo della minima tutela giuridica, ancorché collabori presso uno studio legale. Nella maggior parte dei casi, le prestazioni lavorative vengono rese senza la sottoscrizione di un contratto ed il collaboratore percepisce forme di retribuzioni mensili pari a circa trecento euro, persino nella capitale. A Milano si arriva a cifre superiori, che non superano comunque le ottocento euro mensili. Solo in alcuni studi di grandi dimensioni è possibile, per i più fortunati, percepire somme superiori. La "plebe" versa in condizioni di grave precariato, destinate a protrarsi per anni, poiché, qualora si superi l'esame scritto, il candidato è tenuto ad affrontare una prova orale. Se non supera quest'ultima, deve ripetere lo scritto e così via, di anno in anno. Peraltro, l'utilità delle prove nelle quali si articola l'esame di stato, ai fini dell'accertamento della capacità tecnico-giuridica dell'esaminando, è davvero discutibile. Quanto alle tre prove scritte, i giudizi risultano del tutto arbitrari e discrezionali, senza essere accompagnati da alcuna griglia di valutazione e motivazione. Le prove, inoltre, prevedono la redazione di due pareri legali e di un atto giudiziario, in un arco di tempo davvero ristretto, nel corso del quale nessun Avvocato potrebbe ritenere di aver esaustivamente trovato la soluzione vincente o tutte le possibili soluzioni prospettabili al cliente- sic!- Quanto alle prove orali, le stesse prevedono lo studio di sette materie, oggetto di esami universitari, già studiate in precedenza. L'abilità e capacità di un Avvocato andrebbe testata su altri fronti. Il mercato è già un ottimo banco di prova per misurare la propensione allo svolgimento dell'attività forense dei praticanti, aspiranti Avvocati, in un'ottica di equo bilanciamento tra la necessità di inibirne l'esercizio a soggetti del tutto impreparati e la meritocrazia. Inoltre, la liberalizzazione della professione legale, se intesa come misura di agevolazione dell'accesso all'ordine degli Avvocati, da parte dei laureati in legge, consentirebbe il risparmio di numerosi costi. Tra questi, vanno denunciati aspramente quelli per l'acquisto dei quattro codici aggiornati, degli alberghi dove pernottare durante le prove scritte dell'esame e dei corsi di preparazione allo stesso, tenuti in tutta Italia. Facciamo due conti. La spesa media per l'acquisto dei codici si aggira attorno ai 500 euro, quella per i corsi oscilla tra 1.000 e 3.000 euro e quella per il soggiorno a minimo 300 euro. Un salasso di circa 2.800 euro l'anno per ogni praticante. Se a ciò si aggiungono le scarse retribuzioni percepite dagli esaminandi, è evidente come l'accesso alla professione sia, allo stato attuale, di fatto impedito ai meno abbienti, a discapito della tanto proclamata meritocrazia american style e dell'economia nazionale. In Italia, infatti, ci sono migliaia di laureati in giurisprudenza che risultano precari a tempo indeterminato e che rappresentano un costo per il paese, pur contribuendo a rimpinguare le tasche di albergatori e docenti di corsi post-universitari. In un momento storico caratterizzato dalla crisi dei mercati finanziari sembra difficile concentrare l'attenzione sulla condizione economico-sociale dei praticanti presso studi legali. Tuttavia, se si guarda ai numeri, le prospettive cambiano. Nella sola città di Roma, ogni anno, circa 5.000 laureati si accingono ad affrontare il fatidico esame. La concentrazione di Avvocati nella capitale supera quella dei legali presenti in tutta la Francia. Delle due l'una: o si limita l'ingresso alla facoltà di giurisprudenza o si sposa una politica di liberalizzazione della professione legale. Quest'ultima andrebbe intesa in senso relativo e non assoluto. In altri termini, non si tratta di consentire di svolgere la professione di Avvocato a soggetti sprovvisti della laurea in giurisprudenza e che non abbiano eseguito il periodo di praticantato, previsto dalla legge. Si tratta di semplificare i canali di accesso all'ordine degli Avvocati per quanti hanno conseguito una laurea in legge ed eseguito il successivo tirocinio. In tale direzione, sarebbe auspicabile l'abolizione dell'esame di Stato, o comunque una modifica dello stesso, in senso tecnico-pratico e tale da eliminare i costi che gravano sugli esaminandi, riducendo i tempi necessari alla pubblicazione dei risultati. Il collasso del settore La professione legale è in crisi, va liberalizzata di Valentina Napoleoni10 Gennaio 2012 Da tempo si parla di liberalizzazione delle professioni, in una prospettiva di riforma del sistema economico, volta a contrastare, superandola, la crisi in atto nei diversi settori. Al centro del dibattito politico si pone la necessità di liberalizzare la professione legale, che incontra le resistenze degli Avvocati iscritti all'ordine, intenti a mantenere integro il loro predominio sul mercato, inibendo l'accesso anche ai praticanti aspiranti Avvocati. Le condizioni di espletamento dell'esame di Avvocato, in Italia, stanno assumendo connotazioni intollerabili per i praticanti, in aperto contrasto con l'obiettivo di velocizzare i tempi di passaggio dal mondo universitario a quello lavorativo. Conseguita la laurea in giurisprudenza, infatti, il neo laureato è tenuto ad eseguire due anni di praticantato presso uno studio legale. Al termine del tirocinio, si impone il superamento di tre prove scritte, che si tengono ogni anno nel mese di dicembre. I risultati delle stesse, tuttavia, vengono pubblicati circa sei o sette mesi dopo, durante i quali l'aspirante Avvocato non risulta né un tirocinante, né un lavoratore subordinato, restando così privo della minima tutela giuridica, ancorché collabori presso uno studio legale. Nella maggior parte dei casi, le prestazioni lavorative vengono rese senza la sottoscrizione di un contratto ed il collaboratore percepisce forme di retribuzioni mensili pari a circa trecento euro, persino nella capitale. A Milano si arriva a cifre superiori, che non superano comunque le ottocento euro mensili. Solo in alcuni studi di grandi dimensioni è possibile, per i più fortunati, percepire somme superiori. La "plebe" versa in condizioni di grave precariato, destinate a protrarsi per anni, poiché, qualora si superi l'esame scritto, il candidato è tenuto ad affrontare una prova orale. Se non supera quest'ultima, deve ripetere lo scritto e così via, di anno in anno. Peraltro, l'utilità delle prove nelle quali si articola l'esame di stato, ai fini dell'accertamento della capacità tecnico-giuridica dell'esaminando, è davvero discutibile. Quanto alle tre prove scritte, i giudizi risultano del tutto arbitrari e discrezionali, senza essere accompagnati da alcuna griglia di valutazione e motivazione. Le prove, inoltre, prevedono la redazione di due pareri legali e di un atto giudiziario, in un arco di tempo davvero ristretto, nel corso del quale nessun Avvocato potrebbe ritenere di aver esaustivamente trovato la soluzione vincente o tutte le possibili soluzioni prospettabili al cliente- sic!- Quanto alle prove orali, le stesse prevedono lo studio di sette materie, oggetto di esami universitari, già studiate in precedenza. L'abilità e capacità di un Avvocato andrebbe testata su altri fronti. Il mercato è già un ottimo banco di prova per misurare la propensione allo svolgimento dell'attività forense dei praticanti, aspiranti Avvocati, in un'ottica di equo bilanciamento tra la necessità di inibirne l'esercizio a soggetti del tutto impreparati e la meritocrazia. Inoltre, la liberalizzazione della professione legale, se intesa come misura di agevolazione dell'accesso all'ordine degli Avvocati, da parte dei laureati in legge, consentirebbe il risparmio di numerosi costi. Tra questi, vanno denunciati aspramente quelli per l'acquisto dei quattro codici aggiornati, degli alberghi dove pernottare durante le prove scritte dell'esame e dei corsi di preparazione allo stesso, tenuti in tutta Italia. Facciamo due conti. La spesa media per l'acquisto dei codici si aggira attorno ai 500 euro, quella per i corsi oscilla tra 1.000 e 3.000 euro e quella per il soggiorno a minimo 300 euro. Un salasso di circa 2.800 euro l'anno per ogni praticante. Se a ciò si aggiungono le scarse retribuzioni percepite dagli esaminandi, è evidente come l'accesso alla professione sia, allo stato attuale, di fatto impedito ai meno abbienti, a discapito della tanto proclamata meritocrazia american style e dell'economia nazionale. In Italia, infatti, ci sono migliaia di laureati in giurisprudenza che risultano precari a tempo indeterminato e che rappresentano un costo per il paese, pur contribuendo a rimpinguare le tasche di albergatori e docenti di corsi post-universitari. In un momento storico caratterizzato dalla crisi dei mercati finanziari sembra difficile concentrare l'attenzione sulla condizione economico-sociale dei praticanti presso studi legali. Tuttavia, se si guarda ai numeri, le prospettive cambiano. Nella sola città di Roma, ogni anno, circa 5.000 laureati si accingono ad affrontare il fatidico esame. La concentrazione di Avvocati nella capitale supera quella dei legali presenti in tutta la Francia. Delle due l'una: o si limita l'ingresso alla facoltà di giurisprudenza o si sposa una politica di liberalizzazione della professione legale. Quest'ultima andrebbe intesa in senso relativo e non assoluto. In altri termini, non si tratta di consentire di svolgere la professione di Avvocato a soggetti sprovvisti della laurea in giurisprudenza e che non abbiano eseguito il periodo di praticantato, previsto dalla legge. Si tratta di semplificare i canali di accesso all'ordine degli Avvocati per quanti hanno conseguito una laurea in legge ed eseguito il successivo tirocinio. In tale direzione, sarebbe auspicabile l'abolizione dell'esame di Stato, o comunque una modifica dello stesso, in senso tecnico-pratico e tale da eliminare i costi che gravano sugli esaminandi, riducendo i tempi necessari alla pubblicazione dei risultati. Il collasso del settore La professione legale è in crisi, va liberalizzata di Valentina Napoleoni10 Gennaio 2012 Da tempo si parla di liberalizzazione delle professioni, in una prospettiva di riforma del sistema economico, volta a contrastare, superandola, la crisi in atto nei diversi settori. Al centro del dibattito politico si pone la necessità di liberalizzare la professione legale, che incontra le resistenze degli Avvocati iscritti all'ordine, intenti a mantenere integro il loro predominio sul mercato, inibendo l'accesso anche ai praticanti aspiranti Avvocati. Le condizioni di espletamento dell'esame di Avvocato, in Italia, stanno assumendo connotazioni intollerabili per i praticanti, in aperto contrasto con l'obiettivo di velocizzare i tempi di passaggio dal mondo universitario a quello lavorativo. Conseguita la laurea in giurisprudenza, infatti, il neo laureato è tenuto ad eseguire due anni di praticantato presso uno studio legale. Al termine del tirocinio, si impone il superamento di tre prove scritte, che si tengono ogni anno nel mese di dicembre. I risultati delle stesse, tuttavia, vengono pubblicati circa sei o sette mesi dopo, durante i quali l'aspirante Avvocato non risulta né un tirocinante, né un lavoratore subordinato, restando così privo della minima tutela giuridica, ancorché collabori presso uno studio legale. Nella maggior parte dei casi, le prestazioni lavorative vengono rese senza la sottoscrizione di un contratto ed il collaboratore percepisce forme di retribuzioni mensili pari a circa trecento euro, persino nella capitale. A Milano si arriva a cifre superiori, che non superano comunque le ottocento euro mensili. Solo in alcuni studi di grandi dimensioni è possibile, per i più fortunati, percepire somme superiori. La "plebe" versa in condizioni di grave precariato, destinate a protrarsi per anni, poiché, qualora si superi l'esame scritto, il candidato è tenuto ad affrontare una prova orale. Se non supera quest'ultima, deve ripetere lo scritto e così via, di anno in anno. Peraltro, l'utilità delle prove nelle quali si articola l'esame di stato, ai fini dell'accertamento della capacità tecnico-giuridica dell'esaminando, è davvero discutibile. Quanto alle tre prove scritte, i giudizi risultano del tutto arbitrari e discrezionali, senza essere accompagnati da alcuna griglia di valutazione e motivazione. Le prove, inoltre, prevedono la redazione di due pareri legali e di un atto giudiziario, in un arco di tempo davvero ristretto, nel corso del quale nessun Avvocato potrebbe ritenere di aver esaustivamente trovato la soluzione vincente o tutte le possibili soluzioni prospettabili al cliente- sic!- Quanto alle prove orali, le stesse prevedono lo studio di sette materie, oggetto di esami universitari, già studiate in precedenza. L'abilità e capacità di un Avvocato andrebbe testata su altri fronti. Il mercato è già un ottimo banco di prova per misurare la propensione allo svolgimento dell'attività forense dei praticanti, aspiranti Avvocati, in un'ottica di equo bilanciamento tra la necessità di inibirne l'esercizio a soggetti del tutto impreparati e la meritocrazia. Inoltre, la liberalizzazione della professione legale, se intesa come misura di agevolazione dell'accesso all'ordine degli Avvocati, da parte dei laureati in legge, consentirebbe il risparmio di numerosi costi. Tra questi, vanno denunciati aspramente quelli per l'acquisto dei quattro codici aggiornati, degli alberghi dove pernottare durante le prove scritte dell'esame e dei corsi di preparazione allo stesso, tenuti in tutta Italia. Facciamo due conti. La spesa media per l'acquisto dei codici si aggira attorno ai 500 euro, quella per i corsi oscilla tra 1.000 e 3.000 euro e quella per il soggiorno a minimo 300 euro. Un salasso di circa 2.800 euro l'anno per ogni praticante. Se a ciò si aggiungono le scarse retribuzioni percepite dagli esaminandi, è evidente come l'accesso alla professione sia, allo stato attuale, di fatto impedito ai meno abbienti, a discapito della tanto proclamata meritocrazia american style e dell'economia nazionale. In Italia, infatti, ci sono migliaia di laureati in giurisprudenza che risultano precari a tempo indeterminato e che rappresentano un costo per il paese, pur contribuendo a rimpinguare le tasche di albergatori e docenti di corsi post-universitari. In un momento storico caratterizzato dalla crisi dei mercati finanziari sembra difficile concentrare l'attenzione sulla condizione economico-sociale dei praticanti presso studi legali. Tuttavia, se si guarda ai numeri, le prospettive cambiano. Nella sola città di Roma, ogni anno, circa 5.000 laureati si accingono ad affrontare il fatidico esame. La concentrazione di Avvocati nella capitale supera quella dei legali presenti in tutta la Francia. Delle due l'una: o si limita l'ingresso alla facoltà di giurisprudenza o si sposa una politica di liberalizzazione della professione legale. Quest'ultima andrebbe intesa in senso relativo e non assoluto. In altri termini, non si tratta di consentire di svolgere la professione di Avvocato a soggetti sprovvisti della laurea in giurisprudenza e che non abbiano eseguito il periodo di praticantato, previsto dalla legge. Si tratta di semplificare i canali di accesso all'ordine degli Avvocati per quanti hanno conseguito una laurea in legge ed eseguito il successivo tirocinio. In tale direzione, sarebbe auspicabile l'abolizione dell'esame di Stato, o comunque una modifica dello stesso, in senso tecnico-pratico e tale da eliminare i costi che gravano sugli esaminandi, riducendo i tempi necessari alla pubblicazione dei risultati. | |
Da: X liber...AR CAZZO | 02/02/2012 15:10:04 |
MABBAFANCULO! | |
Da: x uno | 02/02/2012 15:10:06 |
pure secondo me quelli con le palle gli avvocatini giovani non li cacano proprio...quelli ignoranti e poco preparati buoni solo a compilare i prestampati per decreti e precetti, queli si che temono la concorrenza nel loro facile mercato. dovrebbero veramente rifare l'esame....e posto al merito MERITO MERITO MERITO | |
Da: x liberalizacion | 02/02/2012 15:11:54 |
C'HAI RAGIONE! SIAMO MORTI DI FAME | |
Da: PDL SI PREPARA ALLE BARRICATE | 02/02/2012 15:17:08 |
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/02/02/visualizza_new.html_72982641.html | |
Da: ... | 02/02/2012 15:20:50 |
passera ha annunciato stamani che è in arrivo un secondo decreto sulle liberalizzazioni + corposo e più incisivo | |
Da: liberalizacion | 02/02/2012 15:22:16 |
ebbravi,così sì che sarà una guerra tra poveracci!!già mò vedo er giovane avvocato che per adesso riesce a campà con l'arivo de na massa de ggente che glie farà gli atti alla metà..così saranno in tanti a fà la fame,mentre i soliti vecchi faranno sempre la stessa vita. ve state a scannà pè du tozzi de pane...che tristezza...ma se pò capì che ormai è così.. | |
Da: jee | 02/02/2012 15:34:41 |
Da: jebel | 02/02/2012 15:36:50 |
bravi ragazzi postate altri articoli! postate postate, tanto a dicembre...tutti in fila col vostro lercio trolley pieno di codici e patetici appunti, col paninetto e la minerale e i poket coffee a cercare di entrare nella "casta" che tanto disprezzate | |
Da: ... | 02/02/2012 15:39:43 |
se rimane l'esame sarà modificato in positivo | |
Da: x jebel | 02/02/2012 15:48:16 |
COJONE | |
Da: x jebel | 02/02/2012 15:56:37 |
coglionissimo! | |
Da: x jebel | 02/02/2012 16:07:06 |
per far passare la cojonaggine infilati 10 pocket coffi per via anale e scoreggiati nelle mutande. 3 volte ar dì me raccomando. dopo i pasti. | |
Da: liberalizacion | 02/02/2012 16:29:24 |
abbelliii, se l'esame rimane sarà sempre peggio, che credete!!!ah illusi | |
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