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Sentenza n. 37/2015 della Corte Costituzionale - illegittimità incarichi dirigenziali
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Da: Come..29/06/2015 16:16:59
Come fare per avere indietro i 10 euro pagati per la partecipazione al concorso? Un email per mandare l'Iban?

Da: Come..29/06/2015 16:18:38
12.000 x 10 fa 120.000 euro!

Da: ...29/06/2015 16:27:45
la mail mandala a Dirpubblica, che provvederà a stretto giro.

Da: da commentatore su Primato Nazionale29/06/2015 16:29:36
Quando si parla di Pubblica Amministrazione, 9 volte su 10 si fa il raffronto con il privato: il privato è bello, è efficiente, è motivante, è produttivo, il pubblico no.

Tra i sostenitori della necessità di riformare la Pubblica Amministrazione, il privato è un modello positivo: dagli anni '90 a oggi, tutte le riforme della Pubblica Amministrazione, con varie sfumature, hanno tentato di importare "meccanismi" propri del privato nel pubblico.

9 volte su 10 il paragone - e il conseguente tentativo riformatore - non ha senso. Tra pubblico e privato non c'è la differenza, per dire, che può esserci tra un mammifero e un insetto. C'è quella che passa tra mondo animale e mondo vegetale. Ciò che è pubblico non ha, per definizione, un proprietario. Ciò che è pubblico è per definizione immortale (gli enti pubblici non falliscono, cioè non muoiono, al massimo possono essere soppressi, cosa che in realtà corrisponde a una lenta forma di eutanasia.)

Naturalmente, chi scrive crede fermamente nella possibilità di introdurre forme di organizzazione della produzione dei servizi pubblici mutuate dalle aziende private. Per esempio la contabilità economica, che tiene traccia delle risorse consumate e non solo "spese". Ma queste sono innovazioni lente, che richiedono costanza e applicazione, mentre le riforme non hanno pazienza: si deve approvare la legge, si deve comunicare ai mezzi di informazione che si sta riformando la Pubblica Amministrazione, in una direzione più moderna, più efficiente, più orientata ai "risultati". Peccato che il concetto di risultato, nel pubblico e nel privato, sia completamente differente.

Di solito, gli ideologi delle riforme sono studiosi del mondo delle aziende private che hanno per obiettivo introdurre elementi di mercato nel mondo delle organizzazioni pubbliche. Recentemente, in una intervista, ho letto una affermazione del prof. Giovanni Valotti. Già in Bocconi, oggi manager di una azienda di diritto privato e di proprietà pubblica, ma soprattutto autore di studi e animatore di un osservatorio scientifico sulla riforma della Pubblica Amministrazione. In sintesi, egli sosteneva che i dirigenti pubblici sono assai più bravi nel rispettare le procedure amministrative che nel motivare il proprio personale.

L'affermazione è non solo vera, ma anche condivisibile.

Il punto è: come invertire la situazione? Finché nel pubblico, la distribuzione di incentivi, la valutazione dei meriti individuali, l'adozione di una organizzazione del lavoro è soggetta (deve essere soggetta) al rispetto di regole, basate sul principio di pari trattamento, e sottoposte a controlli e a rendiconti, e contestabili con le forme proprie della giurisdizionabilità degli atti pubblici, mi pare naturale che un dirigente pubblico si specializzi più nel rispetto delle procedure. D'altra parte, chi di voi vorrebbe uffici pubblici gestiti in modo non dico arbitrario, ma certamente unilaterale e senza rendere conto a nessuno? Sarebbe un bravo dirigente pubblico quello che dicesse: "Io sono il proprietario della baracca, io decido"? Direi di no.

Eppure, restando nel tema di come si motivano le persone che lavorano, un principio io lo importerei e subito dal privato. Un principio che invece nessuno propone mai. Così come la riforma oggi all'esame del Parlamento non mette un solo strumento, nuovo o migliorato, nelle mani dei dirigenti pubblici, per permettere loro di motivare i lavoratori.

Il principio è quello, non scritto, che fa sì che chi entra in una organizzazione privata ha la possibilità, teorica quanto si vuole ma esistente, di diventarne un giorno il capo. Assunto come fattorino, diventare il Presidente, l'AD, il CEO. Non è solo un film di Frank Capra. Per quanto succeda ovviamente rarissimamente, è comunque una chance che nelle aziende private esiste.

Nel campo pubblico, invece, la carriera - che ovviamente è certo comunque possibile fino ai massimi livelli apicali - è scandita dal superamento di prove concorsuali, basate sull'accertamento burocratico del possesso di certi requisiti e competenze. Pur con lodevoli, ma marginali eccezioni, quello che hai fatto "sul campo" nel pubblico non serve a far carriera. Al massimo, accresce la tua reputazione e può portarti qualche vantaggio per così dire esterno.

Eppure, il feticcio tutto italiano per cui la carriera nella PA si fa "per concorso" è talmente solido che nessuna riforma lo ha mai messo in dubbio. Anzi, oltre ad essere regola per gli avanzamenti di grado del personale non dirigente, qualche anno fa il concorso pubblico fu introdotto - per comprensibile e giusta reazione alla arbitrarietà con cui venivano gestite dalla politica - anche per le nomine a direttore generale, cioè il massimo livello di carriera del personale pubblico. Norma poi abrogata per desuetudine, visto che di "concorso a direttore generale" non ne è stato fatto neppure uno.

La Costituzione, sempre invocata, prescrive che "per concorso pubblico" si entri nella Pubblica Amministrazione. Giusto, perché se questa è di tutti, le assunzioni non possono (non dovrebbero) essere decise se non secondo sistemi equi, trasparenti, rigorosi ecc… Ma non dice, la Costituzione, che la carriera si debba fare anche per concorso.

Per concorso si dovrebbe essere assunti nella PA, iniziando la propria carriera con il grado corrispondente ai propri titoli e alle proprie competenze, accertate con esami dei titoli, scritti, orali. Ma poi l'ascensore della mobilità verticale all'interno dell'organizzazione non deve essere vincolato al superamento di prove, in cui si è giudicati da persone diverse da quelle per e con cui si è lavorato.

Prevedo che si obietterà: come si evita l'arbitrio, il nepotismo, il clientelismo o peggio? Ovviamente, le proposte di avanzamento non possono che partire dal proprio dirigente o capoufficio che dir si voglia. Colui che ti conosce, per cui e con cui hai lavorato, e che ha utilizzato questa leva per motivarti. Le proposte dovrebbero poi essere vagliate da una commissione fatta invece da persone che non conoscono direttamente né il lavoratore né il dirigente, e che valuteranno la meritevolezza e l'onestà di quella proposta.

Una filosofia, questa, che con varianti già è presente nei sistemi di gestione delle carriere di alcune organizzazioni pubbliche, una per tutte la Banca d'Italia.

La capacità di motivare non passa attraverso la possibilità di distribuire un incentivo economico, che comunque - per i motivi già illustrati - deve essere gestito (è denaro pubblico!) secondo criteri rigorosi e obiettivi. Innanzitutto, perché i dipendenti pubblici, godono - dovunque - di un "premio" costituito dal fatto che intrinsecamente nel lavoro pubblico i salari sono più alti della produttività, non partecipando le Pubbliche Amministrazioni a un mercato. In secondo luogo perché negli uffici pubblici i dipendenti bravi sono quelli capaci di far funzionare il cervello: nella Pubblica Amministrazione ci si muove soprattutto tra carte e regolamenti, essendo una minoranza le professionalità tecniche, e il cervello funziona indipendentemente dalla timbratura del cartellino. Bisogna quindi fare leva su incentivi morali e il più potente di essi è la possibilità di far carriera, migliorando la propria posizione economica, sociale e la propria gratificazione.

Del resto di forme di incentivazione ne abbiamo sperimentate tante nel pubblico, senza risultati apprezzabili, e sarebbe forse ora di provare strade diverse.

Il principio di cui parlo secondo me farebbe partire davvero l'"ascensore" della carriera e sarebbe una riforma vera, importante, di vasto impatto, capace (forse) di far davvero cambiare verso alla PA.

Ma una riforma del genere non è mai stata presa in considerazione da nessun riformatore. Perché? Forse perché la società italiana teme la competizione e preferisce acquattarsi in un ipocrita appiattimento del merito e delle carriere. Forse perché - come mi disse una volta un sindacalista cui esponevo la mia idea - "non possiamo fidarci di voi dirigenti." Forse perché nella ex patria del diritto, resiste il mito della "procedura giuridica" che dovrebbe garantire l'imparzialità assoluta e invece non riesce a produrre risultati effettivamente equi.

I fratelli Coen un film come "Mister Hula Hoop" in Italia non avrebbero potuto girarlo. Il protagonista (che nel film diventa leader dell'azienda in cui era entrato come addetto alla posta) avrebbe passato il proprio tempo libero a preparare il concorso, anziché inventare l'hula-hoop (e poi il frisbee).

Da: forse che forsr29/06/2015 17:22:08
Il commentatore del primato nazionale  non si rende conto di un concetto logico incontrovertibile e immanente. Nel privato il datore di lavoro ha un interesse diretto a far fare carriera ai piu bravi, motivati e competenti. Da loro sa che trarra un maggior profitto. Nel pubblico, lo si vede da sempre, tale meccanismo nom funziona perche l interesse diretto del "capo" non e quello di aumentare il profitto della sua azienda ma quello di tenere ben lontani le persone realmente capaci. Perche? Perche sa bene che un giorno prenderanno il suo posto. Il sistema degli incarichi (carriera per presunti meriti) ha portato nella sedia del dirigente alcuni inetti e incompetenti che nel privato avrebbero fatto al massimo l autista. Altri seppur bravini sono stati scelti per accontentare il sindacato di turno, il politico sotto elezione, l amico devoto etc etc.

Da: my self29/06/2015 17:40:25
Proprio per questa ragione la selezione nel pubblico, attraverso concorsi, sia per accedere che per fare carriera, secondo me, deve essere demandata a soggetti esterni, considerata la natura "parziale" del vertice dell'Amministrazione......

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Da: per tutti gli ex convinti di avere il SIVAD a post29/06/2015 17:42:13
dal sito di Dirpubblica

Nella sala dell'Auditorium "Nicolò BOCCASINO" di Valdobbiadene, dedicata al celebre concittadino, il Beato Benedetto XI, venerdì 26 giugno 2015, si è svolto un incontro coordinato da Cesare De Stefani, l'oramai noto imprenditore veneto, titolare della geniale "Osteria senz'Oste" oggetto di tante "attenzioni" da parte dell'Agenzia delle Entrate. La riunione, iniziata alle ore 19.15, si è conclusa dopo la mezzanotte; la sala, che ospita poco meno di 600 persone, era stracolma; l'uditorio era composto pressoché da imprenditori provenienti non solo da zone limitrofe, ma anche dal Lazio, dalla Toscana, dall'Emilia Romagna, dalla Lombardia (tanto per citare coloro che hanno lasciato una testimonianza). Fra le Personalità che sono intervenute, oltre al Sindaco, Luciano Fregonese; il sottosegretario al MEF, Enrico Zanetti, deputato di Scelta Civica; l'eurodeputato del M5S, David Borrelli ed altri rappresentanti delle professioni e della cultura. La Federazione DIRPUBBLICA, ospite di riguardo, è stata rappresentata da Giancarlo Barra, Segretario Generale e da Gaetano Mauro e Federico Macaddino, entrambi componenti della Segreteria Generale; in tale occasione è stato presentato DEMOS, il movimento politico germogliato da DIRPUBBLICA.

I temi dell'incontro sono già stati comunicati, si è parlato di imprenditori e Imprese di fronte all'attuale configurazione dell'Agenzia delle Entrate, nonché della sentenza 37/2015 della Corte Costituzionale, soffermandoci sul "prima" e sul "dopo" delle 1.200 nomine fasulle nelle agenzie fiscali.

Riteniamo significativo ed equilibrato l'intervento di Enrico Zanetti, il quale ha riconosciuto che "il sistema ha problemi strutturali che conduce al conflitto tra Fisco e contribuenti", che bisogna "distinguere la lotta all'evasione dalla caccia al gettito" e che questa situazione "perdura da 15 anni", cioè dalla nascita delle agenzie fiscali. Ha anche preso il preciso impegno di ancorare la presenza di SC nell'Esecutivo anche alla soluzione della questione fiscale.

Hanno fatto seguito poi delle testimonianze dirette con tanto di filmati, registrazioni di conversazioni, riproduzioni scritte di colloqui … da vergognarsi di far parte dell'Agenzia delle Entrate! Il ricatto è stato l'elemento emergente degli incontri fra funzionari dell'Agenzia delle Entrate e Contribuenti. E' emerso un modus operandi assolutamente diffuso su tutto il Territorio e nelle più svariate realtà, da offendere quella parte sana di onesti lavoratori che nelle Amministrazioni sono veramente al servizio della Nazione e non del "padrone" di turno. Posizioni indifendibili, quanto ignobili, frutto di una non cultura politica e ministeriale che ha ridotto coscientemente il Fisco, da Istituzione prestigiosissima a tutela dei tributi, ad azienducola di recupero crediti.

Quando Giancarlo Barra è intervenuto ha fatto presente che esiste un'altra realtà nelle agenzie fiscali e in tutta la P.A., che rispetta la Costituzione e le leggi dello Stato che si sente, nonostante tutto, "al Servizio esclusivo della Nazione". Questa realtà subisce le medesime angherie che si manifestano all'esterno e "quella faccia mostruosa che avete descritto durante le vostre testimonianze, è la medesima faccia che si mostra nei confronti dei Colleghi". Quando, infatti, le Istituzioni, come la casa di Ulisse, sono invase dai Proci, esse vanno espugnate, per il bene del Paese e della Democrazia. Ed è per questo che Barra ha parlato anche nella veste di rappresentante di DEMOS, germoglio di DIRPUBBLICA, che consente a chi ha fatto del Sindacato uno strumento per imporre la legalità nella P.A. assediata dalla corruzione, l'ulteriore facoltà di parlare ai cittadini e non solo ai pubblici impiegati. "Questa è la nostra testimonianza" ha detto, infatti, il Segretario Generale di DIRPUBBLICA. Nella sua relazione, Barra, non ha circoscritto il malessere alle sole Agenzie fiscali, ma a tutte le realtà pubbliche non mandando esenti né i Ministeri, né le realtà comunali (citando i casi dei Segretari Comunali), né dell'INPS dove è forte la sofferenza nell'assegnazione degli incarichi dirigenziali e non solo (posizioni organizzative). Un esplicito riferimento è stato fatto per ciò che concerne la Giustizia i cui veri problemi, sottaciuti dai vari ministri, non riguardano la Magistratura ma l'Amministrazione che non è più in grado di assolvere ai propri compiti costituzionali, che non sono certo quelli di "servire il Giudice".

La sentenza 37/2015 della Corte Costituzionale (non è un caso) non solo è la terza sentenza in ordine di tempo che, dal 1998 ad oggi, Dirpubblica ottiene per il bene pubblico, ma rappresenta principalmente due aspetti:

1.       è il pubblico impiego che rovescia concretamente la situazione attraverso interventi sostanziali, mirati ed effettivi;

2.       la questione dei 1.200 dirigenti fasulli è solo la punta di un iceberg la cui massa nascosta riguarda tutto l'apparto pubblico, nessuno escluso.



Del resto una P.A. che rispetta le leggi al suo interno è una risorsa all'esterno ed una fortuna per la Nazione.

E solo così può pretendere autorevolmente dai cittadini altrettanto rispetto delle regole.

Giancarlo Barra, ha proseguito affermando che "l'attuale Agenzia delle Entrate non è il frutto di un'incursione marziana, ma la diretta conseguenza di scelte sbagliate che hanno preso l'avvio con le riforme degli anni '90 sulla privatizzazione del pubblico impiego, un'eresia sostenuta da una perdurante campagna mediatica ai danni del pubblico impiego". "Se ci rendiamo conto di aver sbagliato", ha proseguito Barra "allora sia già fuori dalla crisi"; "i cittadini onesti debbono stringere alleanza fra loro, come stiamo facendo ora, siano essi pubblici impiegati, siano essi imprenditori, il Paese procede grazie agli uni e grazie agli altri"; "…bene avete fatto a non chinare il capo e a trasformare le angherie subite in cavallo vincente delle vostre battaglie civiche e su questo campo, infatti, che ci siamo incontrati".



Quando Cesare De Stefani ha chiesto a Giancarlo Barra cosa accadrà a seguito della sentenza 37 e cosa ne pensa dei comportamenti del Governo, questi ha risposto: "finora, il Governo ha fatto una sola cosa buona, non intervenire con proposte di legge, ma in un Paese normale sarebbe bastata una telefonata per risolvere il problema; la soluzione, infatti, è più amministrativa che politica, l'Agenzia delle Entrate, esattamente come quella delle Dogane, va commissariata. Meglio sarebbe ricancellare l'istituto agenziale e riportare il tutto nell'alveo pubblico, come fatto d'altronde intendere dallo stesso Sottosegretario Zanetti nel suo intervento. Indubbiamente esiste una realtà occulta che pretende il ripristino dello status quo ante la quale è sostenuta da autorevolissime realtà palesi che inaspettatamente si sono schierate, facendo uso della retorica e dell'arte drammatica, a favore degli incarichi dirigenziali; basta rileggere alcune pagine del SOLE 24 ORE di queste ultime settimane per averne conferma".

Da: appello agli ex incaricati29/06/2015 18:02:44
..... alzate la testa, basta con gli inchini. E finita! rimettete le deleghe e per una volta nella vostra vita fate gli uomini!

Da: Leo29/06/2015 18:59:17
Grazie Zanetti,  grazie Barra,  grazie DIRPUBBLICA.  Finalmente all'orizzonte si intravede legalità buona amministrazione meritocrazia efficienza efficacia e produttività nell'agire amministrativo dell'ae.  Ora occhi aperti il sistema degli incarichi illegittimi ed illeciti è ancora lì che aspetta,  come una piovra pronta a colpire.

Da: Leo29/06/2015 19:16:56
Grazie Zanetti,  grazie Barra,  grazie DIRPUBBLICA.  Finalmente all'orizzonte si intravede legalità buona amministrazione meritocrazia efficienza efficacia e produttività nell'agire amministrativo dell'ae.  Ora occhi aperti il sistema degli incarichi illegittimi ed illeciti è ancora lì che aspetta,  come una piovra pronta a colpire.

Da: secondo me.....29/06/2015 19:36:55
Avete dei grossi problemi ad accanirvi così con i poveri ex reggenti. Avete dei grossi complessi, che mascherate con un desiderio di giustizia. I concorsi sarebbero meglio? Bah...

Da: ale20229/06/2015 19:41:17
complimenti per il convegno e per i partecipanti... la storia dell' osteria senza oste la conoscono in molti la realtà in pochi ... complimenti a dir pubblica e al sottosegretario dell' encomia che spalleggia e supporta gli evasori.... in linea con agenzia 2.0 ... rendere le aziende italiane più competitive ... complimenti anche ai colleghi che hanno partecipato ... vergognatevi.... complimenti a dar voce a chi ha fatto frodi ed è' stato condannato in tutte le sedi ... amministrative e penali.... ma si sente vittima del sistema.....complimenti veramente per il convegno.....

Da: x ale20229/06/2015 19:54:07
Ma tu sei lo sceriffo? prima di fare la lotta alla evasione un governo serio deve fare la lotta seria e dura contro la corruzione altrimenti non ha alcuna credibilita di fronte agli evasori. Quanto mi stanno sul culo gli sceriffi...

Da: Comunque sia29/06/2015 19:57:04
Il livello sempre di molto superiori agli ex ed ai loro sodali !!! Era meglio andare avanti così vero? Voi a godere e gli altri si fottano senza possibilita!! Altro che complessi .. Siete stati , siete e sarete sempre illegittimi !!!

Da: lotta all evasione29/06/2015 20:08:50
Con il personale specializzato e la paga da fame. E vergognoso che un militare semplice che non deve aggiornarsi, studiare, essere sempre in prima linea guadagna piu di un funzionario e lo stipendio non gliel hanno bloccato. Quindi dopo 20 anni vedra il mirabile funzionario sempre fermo con il suo stipendio da impiegato di basso livello. Certo l incaricato mica si poteva lamentare, basta chestava bene lui e il resto chissenefrega. Lotta all evasione! ora che sono a paga base li stiamo vedendo tutti sti grandi ex incaricati quanto stanno lottando. Si lottano a non fare nientr

Da: x giorgiog29/06/2015 20:22:58
W di del

Da: amateci 29/06/2015 20:42:00
Del personale gli ex se ne sono sempre infischiati
gli stipendi sono diventati ridicoli non per gli ex ...se ne sono sempre sbattuti i coglioni dei 1.500,00 euro di stipendio dei funzionari

Da: Tutti inattendibili29/06/2015 20:44:24
http://www.laleggepertutti.it/91637_rossella-orlandi-ag-entrate-e-ora-di-dimettersi

Da: ale20229/06/2015 20:49:36
siete vergognosi .... supportate gli evasori e i frodatori....

Da: ...29/06/2015 20:57:46
Il grande senso dello STATO dei funzionaretti repressi....e intanto Barra si fa il partitino grazie agli sfigati!!! Che forti che siete!

Da: orpo semplice detto il trombatore29/06/2015 21:23:12
Interessante "sciolta civica" e barra che si è fatto il partitino. Attenzione a maneggiare la fiscalità per fini politici...

Da: Il saggio4429/06/2015 21:24:24
Credo che se i parlamentari fossero sorteggiati tra tutti i cittadini avremmo un parlamento più competente!

Da: Clamoroso29/06/2015 21:25:26
http://www.laleggepertutti.it/91637_rossella-orlandi-ag-entrate-e-ora-di-dimettersi

Da: Clamoroso29/06/2015 21:26:08
Sante parole ...

Da: indietro non si torna x gli scaricati29/06/2015 21:29:09
Sono sempre stato convinto che non bisogna mai generalizzare e non lo fare neanche adesso,  ma alcuni di voi sono francamente indegni e disgustosi.

Da: indietro non si torna x gli scaricati29/06/2015 21:30:52
Farò

Da: ale20229/06/2015 21:32:33
demos??? avrà preso spunto da mythos ..... vergogna!!!!!

Da: Orpo unicum29/06/2015 21:36:40
...La Orlandi saprà, allora, che la Commissione Tributaria Regionale di Milano, qualche giorno fa [4], ha intravisto, in tutto questo, la possibilità di una responsabilità contabile e penale. I giudici si sono giustamente posti il dubbio se, per tale comportamento posto dall'Agenzia delle Entrate, possano scattare i presupposti del danno erariale costituito dal mancato introito per l'annullamento degli avvisi di accertamento oggetto del contenzioso. La Commissione Tributaria ha ritenuto di essere in obbligo di informare la Procura della Corte dei conti per eventuali responsabilità per danno erariale a seguito della perdita del gettito fiscale. - See more at: http://www.laleggepertutti.it/91637_rossella-orlandi-ag-entrate-e-ora-di-dimettersi#sthash.WcuKtN6i.dpuf


Quello che forse non è stato valutato dal commentatore è che talvolta alcune controversie vengono inviate alla Corte superiore proprio a fini esplorativi od ancora x "illustre conforto". Il danno poi deve essere attuale e concreto e doloso x dar luogo a responsabilità contabile.

Fino al 27.03 magari mancavano i requisiti del danno x i firmatari, ma molto meno x i vertici.
La dott.ssa Orlandi, quasi mi dispiace dirlo, è arrivata a febbraio...
La frittata è stata fatta molto prima del suo arrivo. Caso mai c'è il concorso di colpa....e la sicura inopportunità/imprecisione di molte delle sue affermazioni. Dopotutto e x quel che vale, l'Italia è era considerata la culla del diritto

Da: x dirpubblica e tutti i suoi seguaci29/06/2015 21:41:48
L'accanimento contro gli ex incaricati di funzioni dirigenziali non è altro che il frutto del complesso di inferiorità di cuisoffrono i funzionari invidiosi e incapaci, come lo stesso Barra, trombato come dirigente!!!

Da: indietro non si torna x gli scaricati29/06/2015 21:43:28
C'era un uomo che aveva combattuto per 29 anni una guerra che per il mondo intero era finita. Il tenente giapponese Hiroo Onoda era uno di quei soldati dell'esercito imperiale che non uscirono dalle giungle dell'Asia quando Tokyo si arrese, il 15 agosto 1945.

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