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Agenzia delle DOGANE, 49 posti
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Da: X Usurpatori | 26/09/2016 09:03:34 |
È una lettura politica di parte (come sicuramente è la mia). Io dico che Berlusconi ha mancato di riformare la macchina pubblica perché innanzitutto mancava delle competenze e delle professionalità per farlo nelle fila del suo partito: buoni e fedeli manager delle sue aziende ma completamente avulsi alle logiche dell'amministrazione pubblica. E poi la storiella che non ha voluto toccare gli apparati statali (ma lo Spoil System più spunto lo introdusse lui negli anni 2001-2005) perché non poteva è vera fino ad un certo punto. Tante sue iniziative sul pubblico impiego (normative e contrattuali) sono state annacquate allorquando giungevano in C.d.M. ed i forti partitini romanocentrici (AN e CCD) gli ponevano l'aut aut (o noi o loro) e portavano a casa la conservazione dello status quo da vendere come vittorie al loro elettorato di pubblici dipendenti. | |
Da: Il Tordo | 26/09/2016 12:59:05 |
Concordo sul fatto che la vicedirigenza non si è fatta perché osteggiata dai dirigenti, dal PD e dai sindacati loro amici. Sono stati loro a non volerla. Tutti concordi nel difendere privilegi e prebende dirigenziali | |
Da: xtordo | 26/09/2016 13:25:31 |
ha interessato tutti gli schieramenti la l. 15/2009 ha previsto che la vice dirigenza era una mera facoltà delle parti. Poi il governo in carica nel 2012 l'abrogò definitivamente. L. 4-3-2009 n. 15 Art. 8 (Norma interpretativa in materia di vicedirigenza) 1. L'articolo 17-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, si interpreta nel senso che la vicedirigenza è disciplinata esclusivamente ad opera e nell'ambito della contrattazione collettiva nazionale del comparto di riferimento, che ha facoltà di introdurre una specifica previsione costitutiva al riguardo. Il personale in possesso dei requisiti previsti dal predetto articolo può essere destinatario della disciplina della vicedirigenza soltanto a seguito dell'avvenuta costituzione di quest'ultima da parte della contrattazione collettiva nazionale del comparto di riferimento. Sono fatti salvi gli effetti dei giudicati formatisi alla data di entrata in vigore della presente legge. Articolo abrogato dall'art. 5, comma 13, D.L. 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla L. 7 agosto 2012, n. 135. | |
Da: non scherziamo | 26/09/2016 16:05:28 |
ragazzi non scherziamo. gli uffici dell'antifrode e della segreteria del Direttore Generale perquisiti come teppistelli di strada !! ostentano sicurezza ma non se ne parla proprio. l'intervento non sarà immediato ma tranquilli tutti a fare i funzionari. dirigenti centrali allontanati e si ricomincia. Ma stiamo scherzando ? E con quale faccia si potranno ancora presentare la procura nazionale antimafia vantando analisi dei rischi e risultati di prestigio ? A pernacchie finirebbe con la GdF che gongola in sede OLAF | |
Da: x Scirocco | 26/09/2016 16:13:55 |
come si fa a sostenere una "SITUAZIONE SOGGETTIVA DESTINATA, SECONDO UN CRITERIO DI NORMALITÀ, A UN ESITO FAVOREVOLE DEL CONCORSO" con 475 compiti ancora da ricorreggere e potenzialmente idonei per l'accesso all'orale ? Chi può sostenere che il voto favorevole all'orale dei 75 sia sufficiente per un esito favorevole del concorso quando 475 candidati devono ancora essere valutati ? E con il commissario inquisito non credo proprio che abbiano voglia di metter mano alle valutazioni. Si corre il rischio di inquinamento delle prove e reiterazione del reato e poi si che son uccelli senza zucchero | |
Da: X X Usurpatori | 26/09/2016 17:12:59 |
La mia non è visione in chiave politica, ma un resoconto storico. E' un dato di fatto, storicamente inconfutabile, che il modello agenziale della funzione autoritativa tributaria è stata fortemente voluta dai governi di centro sinistra. Non ho chiavi di lettura politica, me ne strafrego, però sicuramente tremonti non ha applicato nessun spoil system, di tal guisa che i vertici rimasero gli stessi durante i governi di centro sinistra e di centro destra ( parole anacronistiche ormai). Le riforme in senso " privatistico" e/o aziendalistico della pubblica amministrazione, che poi di privato hanno ben poco se non la concezione oligarchico padronale e familistica di una res publica ( ovvero la pubblica amministrazione) con l'accasamento e le laute prebende elargite in favore di tanti amici e fedeli di partito, talora divenuti dirigenti senza nemmeno il fastidio del concorso o comunque a fastidio attenuato, con buona pace del dettato costituzionale, in un' ottica assolutamente autoreferenziale, poco trasparente e per nulla meritocratica. Qui non si tratta di partigianeria a favore di quella o di quell'altra fazione, ma piaccia o no gli apparati sono stati ridisegnati dalla politica economico e sociale del c.d centro sinistra. I governi italoforzuti, invece, non so se per inettitudine programmatica, incapacità gestionale o quant'altro non hanno affatto inciso sugli apparati. Basta vedere i provvedimenti e la loro sequela cronologica non occorre una gran scienza per capirlo. Questo per dire semplicemente che a me della prospettiva politica me ne frega il giusto, ma analizzo quella storica che rimane inequivocabile | |
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Da: Manette | 26/09/2016 19:39:41 |
Ma le manette scatteranno o tutto finisce a tarallucci e vino? | |
Da: Ferie | 26/09/2016 19:42:44 |
È' vero o è una bufala che alcuni pot vincitori del concorso si siano messi in questi giorni improvvisamente in ferie? | |
Da: X Usurpatori | 26/09/2016 20:01:36 |
Voglio chiudere qui la querelle. Però vorrei far notare che il modello agenziale è un modello su cui sono converse gran parte degli Stati europei per la gestione di funzioni e servizi connotati da forte specializzazione e settorialità sono presenti in Spagna, GB, Germania, paesi scandinavi. Solo la Francia rimane ancorata al classico modello ministeriale. Ma probabilmente anche lì presto si arriverà all'agenzificazione di talune funzioni e servizi. | |
Da: The public manager | 26/09/2016 21:29:47 |
Con l'auspicabile trasformazione in Spa il management pubblico potrà dimostrare tutto il suo valore che non è per nulla inferiore a quello dei colleghi del settore privato checchè ne pensino gli invidiosi e i detrattori. | |
Da: X X Usurpatori | 26/09/2016 22:36:39 |
Già diventando spa, coi soldi dei cittadini, bypasserrano il fastidioso concorso e si darà la stura a quelle splendide clientele che tanto piacciono ai " restauratori". Manager nominati dai politici collocati in una torre eburnea, al di fuori di ogni giudizio di efficienza e trasparenza , nel perseguire obietttivi " di carta" liberi di fare quel che gli pare e come gli pare e quando gli pare , il bello e il cattivo tempo. Chissenefrega della Costituzione, cambieremo anche quella giusto? Così non ci saranno più concorsi truccati e indagini penali. Il paragone con gli altri paesi europei, poi, è così ardito..... senza evidenziare il livello di specializzazione richiesto, il sistema di reclutamento decisamente meritocratico e non sindacal politically oriented , la macchine fiscale efficiente. Nelle nostre agenzie poi abbiamo elevatissimo livelli di professionalità , persone selezionate sempre e comunque con criteri di merito rigorosamente autoreferenziali. Suvvia un po' di dignità !!! evitiamo i paragoni.... si rischiano pessime figure!!! andate a leggervi i dati impietosi della Corte dei Conti... e andate a vedere come lavorano e come vengono reclutati negli altri paesi i funzionari doganali o del fisco in genere . In germania, poi, segue un modello paramilitare con rigorose prove di accesso e verifiche periodiche. Mica abbiamo massaie che si improvvisano agenti di pg e sequestrano il pupazzetto di hello kitty made in hong kong comprato dalla nonnina su di una esotica bancarella per fare il regalino alla nipotina , mentre la contraffazione cinese dilaga nei laboratori clandestini direttamente nel nostro paese , non abbiamo ex catastali che sono passati direttamente dall'ordinare archivi di polverosi faldoni al redigere verbali di sequestro ed interagire con l'autorità giudiziaria , ex vigili urbani ex infermieri , ex tabaccai, insomma quell'armata brancaleone , quell'esercito di tenghe familie... suvvia un po' di serietà . Conviene chiuderla davvero qui la querelle.. per evitare di addentrarci in una selva di amare constatazioni | |
Da: Og | 27/09/2016 07:07:16 |
Licenziatoooooooo | |
Da: giusepina | 27/09/2016 11:17:45 |
La soluzione, in altri tempi, sarebbe stata quella di non far niente e aspettare l'esito delle indagini. Oggi è più difficile e la perquisizione dell'Ufficio del capo della Segreteria chiama direttamente in causa il Direttore Generale che potrebbe essere costretto dal potere politico, subito dopo la trasmissione di Report del 10 ottobre, a dare le dimissioni. E le dimissioni di Peleggi comporterebbero anche quelle di Aronica, al tempo dei fatti capo del personale, i cui uffici suppongo sianoi stati perquisiti. | |
Da: comitato | 27/09/2016 12:57:31 |
ma intanto è convocato il comitato di gestione: che vedremo? una infornata di nomine per occupare con "gli amici" tutti i posti possibili prima delle dimissioni...o solo atti di ordinaria amministrazione...?si accettano scommesse, purchè autorizzate dai ...monopoli... | |
Da: 111111111 | 28/09/2016 11:58:22 |
''''' | |
Da: Al Capone | 29/09/2016 13:00:27 |
il noto mafioso , nonostante innumerevoli delitti fu poi arrestato per...evasione fiscale. Al Al Al Al queste iniziali mi ricordano qualcuno che presto sarà ospite delle patrie galere... | |
Da: Un plof che ricorda qualcosa | 29/09/2016 22:50:48 |
http://www.lexitalia.it/a/2016/81914 SALVATORE GIACCHETTI (Presidente aggiunto onorario del Consiglio di Stato) Agenzia delle Dogane, penultimo atto: la Procura della Repubblica individua una banda extralarga di "furboni del concorsone". ________________________________________ ________________________________________ SOMMARIO: 1.- L'intervento della Procura della Repubblica di Roma sul "concorsone" dell'Agenzia delle Dogane. 2.- Gli errori di partenza nella creazione delle Agenzie fiscali. 3.- Lo svolgimento del concorso e le decisioni della Corte Costituzionale, del TAR Lazio e del Consiglio di Stato. La maxi truffa individuata dalla Procura. 4.- Amare considerazioni sul mancato rispetto di fondamentali principi costituzionali. 5.- Allarme rosso per il Governo. 1- Il 21 settembre scorso i media hanno dato la notizia che, per ordine della Procura della Repubblica di Roma, era stato effettuato il sequestro di tutti gli atti di un concorso pubblico a 69 posti di dirigente presso l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli; ciò per una incredibile serie di illegalità e di trucchi escogitati dalla commissione esaminatrice, su impulso della segreteria del Direttore Generale e ovviamente a sua insaputa, per permettere ad un piccolo gruppo di funzionari, già titolari di incarichi dirigenziali (attribuiti com'è noto, in via assolutamente discrezionale, soltanto a dipendenti di provata fedeltà alla governance), di occupare tutti i posti di dirigente da assegnare bypassando in piena tranquillità e senza alcuno sforzo tutti gli altri concorrenti (circa ottomila). Siamo tutti al corrente di illegalità e trucchi utilizzati dai cosiddetti "furbetti del cartellino" per guadagnare senza lavorare, con il connivente silenzio dei rispettivi dirigenti; ma si tratta di persone che si dedicano alla piccola truffa contando sul "si è sempre fatto così" e sul lassismo di superiori che vogliono acquistarsi con i soldi pubblici la simpatia dei dipendenti. Il danno, per il costume amministrativo, per efficienza e l'immagine dell'amministrazione e per la finanza pubblica è certamente grave; siamo però al livello di ladri di polli, che un tempo i contadini derubati liquidavano da soli con qualche bastonata o con qualche schiaffone, senza che il ladro osasse reagire. Era una sorta di minigiustizia discutibile ma pratica ed efficace. L'allarme della società civile era quindi minimo; in un pronto soccorso sarebbe stato classificato in codice bianco. Nel caso invece dei "furboni del concorsone" sarebbe la segreteria del Direttore Generale che, con la collusione - quanto meno tacita - di un'intera commissione di concorso quasi tutta composta da esterni (il che è molto inquietante, perché nessuno di essi può invocare l'attenuante di aver agito per disposizione di un superiore), avrebbe elaborato una complessa e sofisticata maxi truffa per alterare i risultati concorsuali; e questo non già per beneficare - sia pure illegalmente - dipendenti fedeli ma per il proprio interesse di creare un centro di potere autoreferenziale e superiorem non recognoscens, potenzialmente in grado di sovvertire l'ordinamento costituzionale. Si tratterebbe quindi di un furto di democrazia, come autorevolmente affermato in casi analoghi dal Presidente Mattarella: un furto dei valori costituzionali di legalità , di giustizia e di buon andamento nell'amministrazione; furto che da una parte metterebbe fuori controllo un pilastro fondamentale della finanza pubblica e dall'altra farebbe cadere ancora più in basso quella fiducia nelle istituzioni senza la quale la stessa democrazia diventa una parola priva di significato. L'allarme della società civile è quindi massimo. Siamo al codice rosso. Nessuno può essere ritenuto colpevole sino alla condanna definiva. E' un principio costituzionale che non va mai dimenticato. Ma sulla base degli accertamenti compiuti dalla Procura può senz'altro ritenersi che le accuse, se fondate, dimostrerebbero che l'Agenzia delle Dogane, se non fosse stata fermata in tempo, avrebbe potuto diventare un grosso rischio per la democrazia reale italiana: rischio ben più grave di quello costituito dalle associazioni malavitose sinora conosciute. Infatti mafia, ndrangheta, sacra corona unita, mondo di mezzo e simili sono entità che pur potendo avere punti di contatto con le istituzioni pubbliche ne restano pur sempre fuori: resta pur sempre una chiara contrapposizione tra malavita e istituzioni; resta pur sempre la possibilità che lo Stato trionfi, e che eventuali rami marci siano recisi dal tronco sano dell'istituzione, che con una buona potatura può addirittura irrobustirsi. Qui invece la situazione sarebbe molto più grave: non si tratterebbe di uno scontro o di un confronto tra Stato e malavita: sarebbe lo Stato contro se stesso: sarebbe una parte del tronco di un apparato centrale ed essenziale dello Stato ad essere marcio; parte del tronco che per preservare immacolato il suo indiscusso potere di contrattazione con altri poteri sia dello Stato, politici e non (donde l'eventualità di una banda extralarga) sia economici, avrebbe mirato a cautelarsi creandosi un apparato chiuso, colluso e rigidamente manovrabile dall'alto, con il rischio di inquinare l'intero albero. Per comprendere bene la situazione occorre fare un passo indietro. 2- E' necessario tener presente (cfr. il mio precedente articolo La difficile convivenza tra Agenzie fiscali, equità fiscale e buon andamento della pubblica amministrazione, in LexItalia.it, n. 7/2015, pag. http://www.lexitalia.it/a/2015/57857) che quando circa 15 anni fa vennero stipulate le "convenzioni" (in pratica, appalti di servizi) tra lo Stato italiano e le neonate Agenzie fiscali erano previste - tra l'altro - le seguenti condizioni: a) che le Agenzie dovessero assicurare una qualità del servizio tale da assicurare almeno il 59% di esiti positivi (totalmente o parzialmente) nel contenzioso tributario; b) che il raggiungimento della suddetta percentuale fosse uno dei presupposti per consentire alle Agenzie di corrispondere premi di produttività ai propri dirigenti; c) che le Agenzie avessero la facoltà di creare o di partecipare a consorzi e a società commerciali, creando così assetti societari per così dire strumentali o "di servizio"; d) che il controllo sulle Agenzie fosse esercitato da un Audit interno. Tali condizioni avrebbero dovuto essere meglio meditate, dal momento che: sub a) il limite minimo del 59% corrisponde al sei meno delle scuole e al diciassette delle università : è cioè un risultato di sia pur limitata insufficienza. Non si comprende quindi a quale titolo potesse meritare un premio. Vero è che per il 2016 il limite è stato elevato al 63%: tale limite però resta comunque appena al di sopra di una normale sufficienza. Ma questo è il risultato minimo che una pubblica amministrazione dovrebbe decentemente esigere dai propri dipendenti; non è un risultato meritorio; sub b) non essendo stato evidentemente precisato chi dovesse attestare il raggiungimento di tale limite, lo Stato lasciava un vuoto suscettibile di essere interpretato - com'è poi avvenuto - nel senso che le Agenzie, e cioè le dirette interessate, avessero la facoltà di autocertificare tale raggiungimento, senza che lo Stato avesse a sua volta l'onere di controllare se i dati forniti dalle Agenzie corrispondessero ai dati ufficiali che il Ministero dell'economia e finanze pubblica annualmente sull'esito del contenzioso tributario; sub c) nell'affidare i controlli delle Agenzie esclusivamente ai controlli interni dei rispettivi Audit non veniva considerato che tali soggetti non si sarebbero trovati in posizione di terzietà nei confronti delle rispettive Agenzie, dal momento che sarebbero stati a loro volta nominati, controllati e se del caso revocati dai Comitati di gestione delle Agenzie stesse; e quindi si sarebbero trovati nella scomoda e pericolosa (per loro) situazione di controllore controllato che è consapevole di operare in un ambiente in cui costituisce il classico vaso di coccio. Un controllo interno è funzionale agli interessi del controllato non del controllore. Lo Stato, controllore, avrebbe potuto e dovuto pensarci all'inizio ad istituire un controllore esterno sull'Agenzia: ma stranamente, molto stranamente, ed incautamente, molto incautamente, nessuno allora risulta averci pensato; sub d) non veniva previsto che le strutture societarie cosiddette "di servizio" dovessero essere indicate in un apposito allegato pubblico alla relazione annuale delle singole Agenzie, con precisazione dei bilanci, degli eventuali conferimenti di denaro o beni pubblici, dei componenti gli organi sociali, dei compensi ad essi erogati, e dei corrispettivi erogati a dette società a fronte delle prestazioni da esse rese alle Agenzie, al fine di consentirne la valutazione di convenienza economica e di legalità da parte sia del Parlamento che del Governo; altrimenti si sarebbero potuti verificare casi non di "servizi" resi dalle società alle Agenzie ma di "servizi" resi dalle Agenzie alle società e più precisamente ai relativi componenti degli organi sociali, presumibilmente collegati ai vertici delle Agenzie o dei sindacati nazionali maggioritari. Ma queste riflessioni allora non vennero fatte; e così passò il disegno normativo predisposto dalle parti (realmente) interessate: e cioè da coloro che poi avrebbero fatto parte della governance delle future Agenzie. Queste improvvide premesse hanno poi condizionato, sul piano dei valori essenziali di giustizia e buon andamento della pubblica amministrazione sanciti dalla Costituzione, le conseguenze negative che seguono. 3- Per quanto riguarda il rispetto della giustizia nell'amministrazione va preso innanzi tutto in esame il concorso per dirigenti oggetto dell'indagine della Procura. In questo concorso è accaduto che: - un dirigente centrale dell'Agenzia, membro interno della commissione esaminatrice, appena nominato organizza nella sua sede di servizio un corso di formazione dei concorrenti mediante inviti ad personam, e quindi in via praticamente riservata; corso al quale partecipa un gruppo scelto di incaricati dirigenziali e che rimane sconosciuto non solo ai concorrenti esterni ma anche ai concorrenti interni di livello non dirigenziale (circa il 99% del totale). In tale corso viene esaminato in particolare l'argomento della restitutio in integrum in sede disciplinare. Lo stesso dirigente generale inoltre dirama una circolare sul bunkeraggio (termine sconosciuto ai più, che significa rifornimento di combustibile delle navi), indirizzata soltanto ai dirigenti ed agli incaricati dirigenziali, e che quindi rimane sconosciuta a tutti gli altri concorrenti, interni ed esterni; - nella prova preselettiva i quiz, molto specialistici, vengono superati da tutti gli incaricati dirigenziali, che riescono tutti a dare percentuali elevatissime di risposte esatte a tutte le domande - evento che, a mia memoria, prima di allora non si era mai verificato in alcun concorso bandito dalla Pubblica Amministrazione - anche a quelle relative a settori di cui essi non avevano professionalmente alcuna esperienza. Quando si dice la fortuna. Si verifica anche un evento che credo unico nella storia della statistica: un grosso buco nella curva statistica. Infatti tutti gli incaricati dirigenziali si classificano con l'80-100% di risposte esatte; tra l'80 ed il 55% di risposte esatte non c'è nessuno, come se esistesse un'invisibile linea Maginot; tutti gli altri concorrenti, anche se plurititolati, si classificano dal 55% in giù; - in sede di esame scritto le prove estratte a sorte (potrebbe essere interessante conoscere il nome del candidato che ha estratto le buste) risultano - guarda caso - proprio la restitutio in integrum in sede disciplinare e il bunkeraggio; - la graduatoria finale del concorso viene annullata dal TAR Lazio, con sentenza sostanzialmente confermata in appello, perché era emerso che il suddetto dirigente centrale avrebbe corretto da solo gli elaborati, aprendoli, esaminandoli, espungendo d'autorità tutti quelli da lui ritenuti insufficienti (circa il 90%); il tutto con un'efficienza che ha del miracoloso, dal momento che - tra l'altro - in uno stesso giorno risultano valutati in otto ore e trenta ben 178 elaborati, con una media di 2 primi e 42 secondi per elaborato, pur in presenza di una rigorosa disciplina concorsuale che, per assicurare la regolarità del procedimento prevedeva non soltanto la lettura, la valutazione dell'elaborato e la compilazione di una complicatissima scheda di valutazione ma anche il compimento di più di una decina di adempimenti burocratici formali per ciascun elaborato. A seguito di questo esame preliminare detto membro avrebbe sottoposto i soli elaborati da lui ritenuti meritevoli alla ratifica del plenum della commissione, che a quel punto, nulla sapendo di bunkeraggio, non avrebbe potuto che ratificare la proposta; - in quella sede il TAR, sia pure in via incidentale, ritiene fondata la querela di falso in atto pubblico presentata dai ricorrenti avverso un verbale con cui la commissione esaminatrice, resasi conto di aver un po' ecceduto in disinvoltura, aveva tentato - maldestramente - di sanare ex post il malfatto; e anche su tale base il TAR conclude con un giudizio di "inaffidabilità " operativa di detta commissione, tanto da richiedere - non risultano analoghe decisioni di tale severità - la sua sostituzione con una commissione diversa; - il Consiglio di Stato conferma sostanzialmente la sentenza del TAR, limitandosi a richiedere una nuova valutazione di parte delle prove scritte, previa una loro nuova anonimizzazione (operazione peraltro impossibile, perché parte di esse era già stata oggetto di accesso e quindi non era più anonima); - risulta, in sostanza, che la procedura concorsuale si sarebbe svolta in un quadro generale di inescusabili superficialità e di formali illegittimità , dando la netta impressione che la commissione esaminatrice, pur composta non da novellini ma da esperti della pubblica amministrazione, si sarebbe comportata con la nonchalance propria di chi è convinto di compiere un rito burocratico, privo di reale contenuto valutativo, che attende soltanto una formale firma di adesione. In questa situazione la reazione dell'Agenzia alla sentenza dl TAR è quella diâ��.premiare il suddetto dirigente centrale, nominandolo presidente di un nuovo concorso per l'assunzione di ingegneri, e - con coerente parallelismo - quella di boicottare ed escludere da qualsiasi incarico i funzionari che avevano peccato di lesa maestà per avere osato ricorrere alla giustizia amministrativa avverso lo pseudoconcorso in questione. Questi singolari comportamenti attirano però l'attenzione della Procura della Repubblica di Roma, che con l'apertura del procedimento in atto attesta di aver rilevato - per ora - che nelle prove scritte a taluni incaricati dirigenziali erano stati forniti dall'Amministrazione (il che fa presumere che non si sia trattato di casi isolati) testi normativi in cui nel corpo incolpevole della Gazzetta Ufficiale erano stati inseriti - con la stessa grafica, e quindi con una operazione di "camuffamento" - lo svolgimento dei temi che sarebbero stati poi estratti, beninteso a sorte, nelle due prove d'esame. Evidentemente i camuffatori erano dotati di eccezionali virtù divinatorie. Ed altrettanto evidentemente gli incaricati dirigenziali, se avevano necessità di un "aiuto" extra ordinem del genere, non erano poi quei tuttologi dell'amministrazione che avevano dimostrato di essere alle prove preselettive. Va aggiunto che già in precedenza l'Agenzia si era distinta nel boicottaggio dei concorrenti non allineati. Ad esempio, un dirigente di seconda fascia aveva chiesto al proprio superiore se poteva affidare un incarico alla funzionaria X, che era stata la promotrice del ricorso giurisdizionale; e si era sentito rispondere che X aveva promosso contenzioso contro l'Amministrazione e la Direzione Centrale Personale e Organizzazione avverso il concorso in questione (e cioè quello che poi la Corte Costituzionale con la sentenza n. 37/2015 aveva già dichiarato svolto sulla base di norme illegittime e il TAR aveva annullato) e pertanto non poteva ritenersi "persona affidabile"; sicché - precisava il superiore - se l'interrogante avesse attribuito l'incarico ad X se ne sarebbe assunto anche le conseguenze. Ovviamente, X non aveva ottenuto l'incarico. Non va però dimenticato che l'intervento della Procura è stato reso possibile perché un minuscolo - eroico - gruppo di dipendenti, pur consapevoli delle intuibili conseguenze a cui sarebbero andati incontro, non avevano voluto rinunciare alla loro dignità di funzionari e di cittadini e al loro diritto costituzionalmente garantito di avvalersi della tutela giurisdizionale; e quindi con raro coraggio civile avevano impugnato il concorso con un ricorso giurisdizionale che grazie alla correttezza giuridica ed al coraggio del TAR Lazio, che aveva giudicato la commissione esaminatrice "inaffidabile" ed inidonea a concludere le operazioni concorsuali; e così, grazie all'intervento decisivo della Procura della Repubblica di Roma, l'iter del concorso è stato bloccato. Quel minuscolo gruppo di dipendenti, che ha scoperchiato l'incredibile coacervo di illegittimità e di illegalità in cui stava sprofondando l'Agenzia, avrebbe così compiuto un atto che ricorda l'affondamento della Viribus Unitis, e meriterebbe il David d'oro per la difesa della Costituzione e quindi della democrazia. Un altro funzionario delle Dogane, esponente sindacale, che in una trasmissione televisiva aveva commentato dati pubblici sull'inefficienza dell'Agenzia delle Entrate (e quindi non della sua Amministrazione), era stato oggetto, da parte dell'Agenzia delle Dogane, di ben tre procedimenti disciplinari espressamente dichiarati finalizzati al licenziamento. Tale fine non era stato conseguito dall'Agenzia soltanto perché l'interessato aveva tempestivamente proposto ricorso giurisdizionale, dimostrando l'insussistenza delle imputazioni rivoltegli, e sulla questione era intervenuta la ferma presa di posizione assunta da larga parte della Camera con l'interrogazione parlamentare indicata al successivo n. 4; sicché l'Agenzia il giorno prima dell'udienza di discussione del ricorso aveva ritenuto opportuno archiviare i procedimenti disciplinari con una motivazione che in sostanza era un encomio, perché dava pienamente atto della correttezza e dell'alta professionalità dell'incolpato e quindi riconosceva l'assoluta insussistenza dei presupposti per un'azione disciplinare. Insomma, dalle stalle alle stelle. Restava però il fatto che l'Agenzia ci avesse provato a licenziare quel dipendente, evidentemente scomodo; e resta anche la considerazione che dall'esplicito riconoscimento dell'assenza di motivi legittimi per agire contro di lui conseguiva che l'iniziale accanimento disciplinare fosse originato da motivi non legittimi, ma intesi alla squalificazione morale e all'eliminazione professionale (e cioè alla morte civile) di chi - peraltro fondatamente - contestava il sistema. Infine può ricordarsi che Dirpubblica, un sindacato non allineato con i grandi sindacati nazionali e quindi non appiattito sulle linee indicate dallo staff dell'Agenzia, ha dovuto denunciare per comportamento antisindacale l'Agenzia stessa che ha bannato (e cioè precluso ai computer aziendali) l'accesso al sito di tale sindacato, aperto invece ai siti dei sindacati nazionali, ed ha impostato per i computer aziendali la classificazione automatica come SPAM di tutte le comunicazioni provenienti dal sito stesso; tutto ciò nel complice silenzio della altre organizzazioni sindacali, che mai - chissà perché - hanno ricevuto un simile trattamento. Libertà sindacale e democrazia sono ormai lontani sbiaditi ricordi. Insomma l'iniziativa della Procura della Repubblica postula che nello staff dell'Agenzia possa esserci chi ritiene ovvio che giustizia nell'amministrazione e comportamento di quella Amministrazione siano entità incompatibili, e che quindi ritiene, con serena e coerente trasparenza, che la propria Agenzia (e cioè l'Agenzia di cui si sente padrone) possa tranquillamente agire in qualità di soggetto indipendente e legibus solutus, Stato nello Stato. In questa situazione il tratto più inquietante sarebbe la tranquilla sicurezza di un'Amministrazione che s'avventura in una macchinazione concorsuale del genere, da attuare in segreto, senza considerare che l'operazione, per il gran numero dei partecipanti e degli adempimenti da effettuare, poteva facilmente presentare delle smagliature che avrebbero fatto venire alla luce quel segreto, facendo cadere tutto come un castello di carte, come sembra in effetti accaduto. Evidentemente o i camuffatori ritenevano di poter comunque contare - come per il passato - sul sostegno di poteri forti, dello Stato o non, o erano consapevoli che solo con quel mezzo estremo, non più reiterabile stante l'indirizzo assunto dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 37/2015, avrebbero potuto ottenere dall'apparato quell'obbedienza pronta e assoluta che riteneva necessaria: alternative entrambe ad alto rischio per la democrazia. 4- Più in generale, l'analisi dell'attuale panorama dei rapporti tra lo Stato italiano e le Agenzie fiscali consente di constatare: - che il Parlamento chiede chiarimenti sull'esito del contenzioso tributario al Ministro Padoà n, che fa rispondere il Sottosegretario Pierpaolo Baretta sulla base di quanto prospettato dalle Agenzie senza tener conto di quanto risulta dai dati ufficiali del suo stesso Ministero, senza tener conto di elementari nozioni di statistica, e senza tener conto dell'eventuale conseguente danno erariale per indebita corresponsione di premi di produttività da almeno dieci anni ad oggi: il che significa deridere il Parlamento; - che la Corte Costituzionale con la citata sentenza n. 37/2015 dichiara illegittimi gli incarichi dirigenziali e il Ministro Padoà n, nella sua qualità di longa vox delle Agenzie, prima deplora ufficialmente che la Corte Costituzionale "non ha facilitato il lavoro dell'Agenzia" (sorvolando elegantemente sulla non del tutto irrilevante circostanza che si trattava di un lavoro contra legem) e poi si fa convincere ad attribuire agli ex incaricati la fantasiosa qualità di POT-Posizioni Organizzative Transitorie: et voilà , con un prodigio da resurrezione di Lazzaro, gli incarichi dirigenziali riprendono di colpo nuova vita con la nuova etichetta di POT; il che potrebbe essere definito un artificio e un raggiro per eludere il dictum della Corte con il puerile escamotage di ridenominare in modo diverso gli stessi incarichi dirigenziali in precedenza dichiarati illegittimi dalla Corte Costituzionale. Ne è conseguito che i ricorrenti avverso il "concorsone", dal momento che le POT sarebbero situazioni soggettive formalmente diverse dagli incarichi dirigenziali pur se ne hanno sostanzialmente lo stesso contenuto, per tentare di ottenere giustizia in concreto hanno dovuto ripartire da capo con un nuovo ricorso contro dette POT, come in un maligno gioco dell'oca in cui, giunti ad un passo dal traguardo, si ha sempre la sfortuna di finire nella casella "Tornare alla posizione di partenza"; e hanno dovuto ripartire da capo con l'amara consapevolezza che potrebbe anche ripetersi quel gioco perverso, predisposto da un'Amministrazione che non paga in proprio, che sa che il tempo gioca in suo favore e che pertanto mira allo sfinimento nervoso ed economico dei ricorrenti, determinato dal susseguirsi di decisioni giurisdizionali sempre favorevoli ma mai realmente satisfattive dei diritti e degli interessi azionati perché bloccate da contromisure elusive adottate dall'Amministrazione; - che l'Agenzia induce il governo a ritenere che fosse necessario stabilizzare con qualunque mezzo i propri incaricati dirigenziali, di piena fiducia dello staff, necessità che la Corte Costituzionale con la sentenza n. 37/2015 riconosce essere inesistente; - che seimila concorrenti esterni e mille concorrenti interni non incaricati dirigenziali partecipano ad un pubblico concorso alle Dogane, e quasi nessuno di essi riesce ad inserirsi nella graduatoria degli ammessi alle prove orali (composta da gran parte degli ex incaricati dirigenziali: il che significa deridere tutti quelli che fiduciosamente avevano partecipato ad un concorso formalmente pubblico. Forse ora sarebbe opportuno che tutta la documentazione concorsuale venisse acquisita in originale dalla Procura, che potrebbe così compiere qualche interessante esame comparativo a campione; - che l'Agenzia avrebbe istituito una sorta di propria polizia segreta, imponendo a tutti i dipendenti l'obbligo disciplinare di denunciare agli organi disciplinari tutti gli illeciti disciplinari comunque conosciuti e riuscendo a farsi rilasciare dall'Avvocatura dello Stato il singolare parere che tale obbligo operi anche nei confronti dei dipendenti che in qualità di agenti di polizia giudiziaria (e come tali tenuti al rispetto del segreto investigativo) siano stati delegati dall'Autorità Giudiziaria ad indagare sul comportamento di componenti del personale dell'Agenzia: con la singolare conseguenza che nel caso in cui l'indagine coperta da segreto concernesse proprio il comportamento dell'organo disciplinare il primo dovere dell'agente di polizia giudiziaria sarebbe quello di informare l'indagato. Insomma, quello che appare è un panorama sovversivo a 360 gradi. I principi generali di legalità , buon andamento, giustizia nell'amministrazione, imparzialità , trasparenza, leale cooperazione su cui si fonda un regime democratico sarebbero esodati per una destinazione ignota all'Agenzia. 5- A questo punto resta soltanto da vedere cosa farà ora il Governo. Malgrado i numerosi segnali che gli pervenivano dalla Corte Costituzionale, da documentate interrogazioni parlamentari sottoscritte da tutti maggiori partiti della maggioranza e dell'opposizione che segnalavano comportamenti qualificabili in termini di truffe, dal TAR Lazio, dal Consiglio di Stato, il Governo si è chiuso sinora in un riserbo asettico, peraltro incomprensibile in un potere il cui primo dovere è quello di tenere sotto controllo la pubblica amministrazione, e quindi non può trincerarsi dietro il non vedo e non sento. Ma ora che l'iniziativa pubblica della Procura della Repubblica di Roma ha costretto tutti a vedere e a sentire il Governo non potrebbe non prendere posizione; altrimenti non sarebbe moralmente più in grado di pretendere dai dirigenti amministrativi (come invece previsto nel decreto delegato sulla riforma della dirigenza, attualmente all'esame del Senato) un controllo sui propri subordinati quando poi è esso stesso il primo a non fare un controllo analogo sulle pubbliche amministrazioni, consentendo che le Agenzie fiscali si "controllino" da sole. Se Parlamento e Governo sono disposti ad accettare questi comportamenti delle Agenzie, che dimostrano, in modo del tutto coerente e trasparente, di ritenersi libere Agenzie in libero Stato, non resta che prenderne atto. Ma in tal caso Parlamento e Governo dovrebbero quanto meno avere lo stesso coraggio e la stessa trasparenza delle Agenzie: ed assumersi la responsabilità di dircelo in faccia, tenendo ben presente che, dal momento che purtroppo non c'è un giudice della politica, sarebbe un vero guaio istituzionale se gli italiani la risposta fossero costretti a cercarsela da soli. Al momento non resta che attendere l'esito dell'iniziativa della Procura, confidando che nelle more il Parlamento e il Governo abbiano la volontà e la forza di adottare i necessari provvedimenti d'urgenza. Se tutto si concluderà , come sembra, in senso conforme alle indicazioni della Procura potremo dire che un grosso rischio per la democrazia reale è caduto. E' caduto con un tonfo. Con un plof. Un plof che ricorda qualcosa. | |
Da: Tsk | 30/09/2016 00:32:28 |
a ulteriore riprova dell' inettitudine, per non dire malafede, dei vertici adm a breve saranno impugnati anche i bandi per le progressioni economiche | |
Da: peppone il supremo | 30/09/2016 10:13:29 |
Embè!!! volete la mia testa? non avete capito che io casco sempre in piedi e ho l'immunità da tutto? come vi spiegate che alle entrate cambiano sempre capo e io sto qua da 10 anni e ho visto tanti governi e tanti ministri senza alcuna ripercussione? | |
Da: ricucci | 30/09/2016 16:35:12 |
Annatevene tutti e lasciateci piagnere | |
Da: Aequitas | 30/09/2016 17:32:04 |
Un plauso alla meritoria recensione del Consigliere Giacchetti che, ancora una volta ha scoperchiato gli inenarrabili comportamenti illegittimi verificatisi all'interno dell'Agenzia delle Dogane. L'unico, fondato rischio,speriamo, è che quel "plof" non cosparga solo cattivi odori, senza un vero cambiamento all'insegna della trasparenza e della legalità !..... | |
Da: Usurpatori X Aequitas | 30/09/2016 20:03:31 |
Solo se cambia la compagine governativa.... si avranno speranze di cambiamento. Sull'interpellanza prodotta dai 5 stelle, infatti, il governo ha liquidato la cosa con un laconico " aspettiamo fiduciosi l'esito delle indagini". Rimane il fatto che comunque vadano le cose, il modello agenzie viso-bassanini romaniane, a distanza di 16 anni dalla loro implementazione, nella coscienza collettiva, saranno considerate per quello che sono e hanno dimostrato di essere, non basterà spazzare la polvere sotto al tappeto | |
Da: io dico | 30/09/2016 20:27:52 |
che i principi del c.d. new public management non consentono di perseguire le prioritarie finalità dell'interesse pubblico. Il modello agenzia fiscale ne è stato l'esempio ogniqualvolta si è calpestato l'interesse pubblico per il raggiungimento degli obiettivi convenzionati. E tralascio la questione (illegittimità costituzionale) degli incaricati (nominati) da 100.000 euro annui che, seppur preparati e professionali (spero in tanti), comunque condizionabili dalla facile possibilità di revoca dell'incarico ricevuto. | |
Da: inchiesta procura di Roma | 01/10/2016 15:15:21 |
Ragazzi, era da più di un anno che nn leggevo i post relativi alla sezione agenzia dogane. Troppo schifoso l'esito del concorso per 69 dirigenti. Personalmente non credo avrei mai potuto, anche in condizioni oggettive, superare gli scritti. In quanto esterno, la tematica del bunkeraggio non sarebbe stata mai mia. Ma la sensazione all'indomani dell'esito degli scritti fu di totale sconcerto da parte mia. Pur essendo un esperto del diritto del lavoro, pur avendo avuto a che fare da vicino con la sospensione dal servizio (per motivi dovuti alla mia professione), non riuscii a comprendere come fosse stato possibile che il mio compito di diritto del lavoro era stato valutato, a livello di voto, esattamente la metà di quello del bunkeraggio. Mai studiata questa seconda traccia, semplicemente un compito meramente descrittivo e compilatorio Dell normativa. Col passare del tempo ho capito che "il correttore" dei miei compiti (che il giorno delle prove scritte sembrava uscito da un libro di fumetti e che con aria strafottente e palesemente discriminatoria, se gli chiedevi un chiarimenti sulle tracce, nemmeno ti guardava in faccia) e' espressione di quella parte della PA più nefasta e pericolosa. Per fortuna si e' trattata, da semplice candidato, solo di una triste esperienza. Invece da cittadino, nel leggere la notizia della procura, medito e sono preoccupato! Preoccupato per questa PA maldestramente proiettata agli affari personalistici e di clan | |
Da: Usurpatori x chi precede | 02/10/2016 13:07:55 |
so già a chi ti riferisci..... se fosse solo vero un decimo di quello che si racconta di quel personaggio fumettistico, già questo sarebbe sufficiente per estrometterlo da ogni pubblica funzione, da ogni ramo della P.A. , con interdizione perpetua dai pubblici uffici. E pensare che vi è chi cita esperienze amministrative d'oltralpe per giustificare il nostro " amato " modello agenziale.... ma mi facciano il piacere | |
Da: ma ... | 02/10/2016 21:47:10 |
Ma il concorso a 69 verrà concluso o salta tutto? | |
Da: Aequitas | 03/10/2016 00:02:57 |
Stavolta le prove schiaccianti del dilagante malcostume ci sono e sarà dura giustificarle. Personalmente ritengo impossibile un vero cambiamento,anche con una diversa compagine governativa. L'inquinamento della Capitale è troppo diffuso e capillare per essere spazzato subito via!...E',invece, auspicabile una ribellione culturale e pene severe,anche da parte di chi applica le leggi,che possano far finalmente riemergere quei principi di legalità ormai smarriti!...E' davvero tanto illusoria questa speranza???....... | |
Da: giusepina | 03/10/2016 13:14:03 |
Qualcuno conosce i nomi sei sette indagati di mafia Dogane? | |
Da: giusepina | 03/10/2016 13:20:53 |
Caro Peppone, ricordati che c'è sempre un Don Camillo che ti può rompere i c. | |
Da: giusepina | 03/10/2016 13:24:33 |
Caro Peppone il Supremo, a brigante, brigante e mezzo. | |
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