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Concorso interno 643 Vice Ispettori Polizia Penitenziaria
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Da: imboscatone 13/01/2017 11:58:23
Mia visione sul futuro. Vincerò il concorso, diventerò ispettore, tornerò nel mio attuale posto di servizio e farò più  pacchia di oggi. Vi sembra verosimile il pronostico?

Da: miralanza13/01/2017 12:35:25
Secondo me sulle sorti del concorso sarà più determinante la commissione che i fantaaccorpamenti. 2/3 inidonei alla prova scritta.

Da: La guardia 13/01/2017 16:43:16
@tutta fuffa lascialo perdere, non vuol ci vuol sentire...

Da: La verità13/01/2017 16:50:10
Più di 100 compiti ancora da correggere febbraio risultati

Da: Agentesalemme 13/01/2017 17:03:16
Gabbio eri...gabbio rimarrai!

Da: informazione13/01/2017 19:18:36

Ragazzi la correzione degli elaborati è terminata devono solo abbinare gli elaborati

E' disponibile l'App ufficiale di Mininterno per Android.
Scaricala subito GRATIS!

Da: Complottista 13/01/2017 19:51:02
Hanno finito ma per farci rosicare pubblicheranno a marzo

Da: Complottista 2 13/01/2017 19:53:26
Hanno finito, ma le scie chimiche impediscono la pubblicazione di qualsiasi tipo esito.

Da: l''apirante Ispettore13/01/2017 20:04:51


Massimo inizio Febbraio....................

elenco idonei e relativa pubblicazione .

Imbocca a lupo per i neo Ispettori

Da: nel frattempo ;13/01/2017 22:28:26
Nella città di Firenze, ricca d'ogni sorte di gente, viveva un modesto pittore chiamato Calandrino, noto per la sua semplicità di mente. Costui era uso frequentare due altri pittori, Bruno e Buffalmacco, entrambi gran mattacchioni, che spesso si divertivano a beffarlo. Un altro mattacchione fiorentino, chiamato
Maso, che non perdeva occasione di burlare gli sciocchi, avendo visto un giorno Calandrino che entrava nella chiesa di San Giovanni, gli andò dietro insieme a un amico col quale stava chiacchierando. I due sedettero in un banco fingendo di non aver visto Calandrino, che se ne stava sotto una parete a studiare alcuni affreschi Parlando con l'amico, Maso cominciò a trattare delle virtù di alcune pietre e a dir cose meravigliose sul potere dello smeraldo e del rubino. Calandrino, che orecchiava, si avvicinò ai due. "Disturbo?" chiese. "Affatto" rispose Maso. E andò avanti coi suoi discorsi. "Ma dove si trovano codeste pietre?" domandò a un certo punto il pittore. "A Berlinzone, terra dei Baschi, in una contrada chiamata Bengodi, dove si legano le vigne con le salsicce e si compra un'oca con due denari." "Che posto!" esclamò Calandrino."Non solo" gli disse Maso. "Nel paese di Bengodi si trova una montagna di formaggio parmigiano grattugiato, in cima alla quale c'è gente che da mattina a sera non fa altro che cuocere gnocchi e ravioli in brodo di capponi.""Per mangiarli?" chiese Calandrino. "No. Quando sono cotti, li buttano giù lungo i fianchi della montagna e chi più ne piglia più ne porta via o, se vuole, se ne ciba. Quando uno ha sete, non ha che da attingere in un fiumicello di vino prelibato che scorre ai piedi della montagna
di formaggio." "Che paese!" diceva Calandrino. "Ma dimmi, di tutti quei capponi cotti, cosa se
ne fanno?" "Cosa se ne fanno? Se li mangiano i baschi" gli rispose Maso."Ma tu, ci sei mai stato in questo posto?" "Vi sono stato una volta come mille." "E quante miglia è distante?"
"Più di millanta1 che tutta notte canta."
"Allora è più lontano degli Abruzzi?"
"Altro che gli Abruzzi!"
"È troppo distante per me" concluse Calandrino.
"Ma se fosse un po' più vicino, ti assicuro che almeno una volta verrei con te
per veder ruzzolare quei ravioli e farmene una scorpacciata. Ma dimmi, benedetto
uomo, qui da noi, se ne trovano di quelle pietre di cui parlavi?"
"Ce n'è di due tipi" gli rispose Maso "ma sono molto rare. L'una, sono i macigni
di Settignano e di Monte Morello, coi quali si fanno le macine. È una pietra che
i baschi apprezzano molto più degli smeraldi, perché ne hanno poca, mentre
noi non sappiamo che farcene. Loro invece, guarda un po' come è mai fatto il
mondo, hanno gli smeraldi a mucchi così grandi nelle campagne, che se ne ser-
vono per ghiaia nei giardini. Se gli potessimo portare un po' di macine ai baschi,
legate come vogliono loro, chissà gli smeraldi che ci darebbero."
"E come le vogliono legate?" s'informò Calandrino.
"Infilate in una corda come anelli, ma prima di venir forate al centro."
Calandrino restò un poco pensoso, poi chiese:
"E qual è l'altra pietra che si trova dalle nostre parti?"
"È quella" gli rispose Maso "che viene chiamata elitropia2, della quale parlano anche
i libri antichi. Una pietra di straordinaria virtù, perché ha il potere di rendere
invisibile chi la tiene addosso. Capisci? Nessuno lo può vedere dove non è3."
"E questa seconda" chiese Calandrino "dove si trova?"
Maso gli confidò che nel Mugnone, un fiumicello che passa a poca distanza da
Firenze, qualcuna si poteva trovare, cercando accuratamente.
"Bisognerebbe sapere" insisteva Calandrino "di che grossezza e di che colore
sono."
"Ce n'è" spiegò Maso "di varie grossezze, ma tutte di un colore quasi come
nero."
Avute le notizie che desiderava, Calandrino se ne andò dicendo che aveva un
suo dipinto da portare a termine, ma si affrettò invece a cercare i suoi amici
Bruno e Buffalmacco per informarli della sua scoperta e andar con loro alla ricerca
della pietra. Li cercò tutta la mattina, ma finì col trovarli solo verso sera,
nella chiesa di un monastero, dove stavano lavorando. Tutto affannato li chiamò
in basso dai ponteggi sui quali affrescavano i muri e tiratili in un angolo, ancora
col fiato grosso, li mise a parte del segreto.
"Compagni" disse "noi possiamo diventare gli uomini più ricchi di Firenze! Statemi
a sentire: ho saputo da persona degna di fede, che sul greto del Mugnone
si può trovare una pietra che rende invisibile chi la porta indosso. Corriamo,
prima che ci vadano altri, e vediamo di trovarne qualcuna. Io la conosco, so com'è,
e non avremo che da mettercela in tasca e poi andare ai banchi di quelli
che cambiano moneta e che hanno sempre in vista pezzi d'oro e d'argento. Non
visti da alcuno, ne prenderemo a volontà e diventeremo ricchi senza faticare le
giornate a spennellare sui muri come fossimo lumache."
Bruno e Buffalmacco si guardarono in faccia e fingendo di credergli lo ringraziarono
d'averli associati alla sua fortuna. Posarono i pennelli e si dissero disposti
alla ricerca. Volevano solo sapere il nome della pietra. Calandrino, che l'aveva
già dimenticato, rispose:
"Cosa ce ne importa del nome, quando ne conosciamo le virtù? Non perdiamo
tempo inutilmente e andiamo subito a cercarla."
"Bene" disse Bruno "ma per riconoscerla bisogna sapere come è fatta."
"Ce n'è di molti tipi" spiegò Calandrino "ma tutte sono di colore quasi nero. Noi
raccoglieremo tutte quelle sul nero, fin che ci imbatteremo in quella buona."
"Calandrino dice bene" osservò Bruno. "Ma questa non è ora per andare nel Mugnone,
col sole alto che secca tutte le pietre e fa parer bianche anche le scure. Poi
oggi è giorno di lavoro e la gente, vedendoci cercare lungo il fiume, potrebbe indovinare
il nostro intento. Qualcuno potrebbe trovare la pietra prima di noi. Questa
è cosa da fare a mattina, quando con l'umidità si distinguono bene le pietre
nere. E di domenica, quando non si lavora e la gente è tutta alle messe."
Buffalmacco lodò il consiglio di Bruno, ed essendo d'accordo Calandrino, si
diedero appuntamento per la domenica mattina, dopo che ciascuno aveva giurato
di non aprir bocca né in casa né fuori su tutta la faccenda.
Venuta la tanto attesa domenica, Calandrino si alzò prima di giorno e andò a
svegliare i due amici, coi quali da porta San Gallo raggiunse il Mugnone e cominciò
a cercare su e giù per il greto. Calandrino, che era il più volonteroso, andava avanti saltando di qua e di là, e
appena vedeva una pietra scura vi si gettava sopra, avidamente la raccoglieva e
la riponeva dentro la camicia. Anche gli altri due ne raccoglievano ogni tanto
qualcuna, ridendo tra di loro senza farsi scorgere da Calandrino, il quale, ormai
con le tasche e la camicia piene di pietre, si era alzato le falde della casacca, le
aveva assicurate alla cintura e ne aveva fatto un doppio sacco per mettervi sempre
nuove pietre.
Vedendo che Calandrino ormai era stracarico e che si avvicinava l'ora di pranzo,
Bruno cominciò a chiedere a Buffalmacco:
"Dov'è Calandrino?"
Buffalmacco, che gli era a due passi, volgendosi intorno e guardando da ogni
parte, rispose:
"Non lo so. Era qui un momento fa. Dove può essere andato?"
"Sarà tornato a casa" disse Bruno. "A quest'ora forse sta mangiando a casa sua
e se la ride di noi che siamo ancora qui a cercar pietre."
"Ce l'ha fatta" diceva Buffalmacco. "Ha trovato la pietra e se n'è andato. E noi
siamo stati cosi sciocchi da cadere in questo scherzo. Ci deve avere ingannati
sul colore della pietra, in modo da poterla trovare solo lui."
Calandrino, sentendo quei discorsi, si convinse d'aver trovato davvero la pietra e
d'esser divenuto invisibile. Stette zitto e si avviò verso casa. Intanto Bruno diceva:
"Che facciamo ancora qui? È meglio che ce ne andiamo anche noi."
"Andiamo, andiamo" approvava Buffalmacco "che siamo stati presi in giro
quanto basta. Ma giuro a Dio che Calandrino ce la pagherà. Guarda Bruno! Se
fosse qui, davanti a noi, com'è stato tutta la mattina, gli tirerei questo ciottolo
nelle calcagna, da azzopparlo per un mese."
Cosi dicendo, prese un ciottolo di quelli che aveva raccolto e lo tirò nelle calcagna
di Calandrino, che trattenne a fatica un urlo, ma continuò la sua strada senza
fermarsi. Bruno allora, presa anche lui una pietra a forma di quelle che si
usano per affilare, disse a Buffalmacco:
"La vedi questa pietra? Bene: vorrei che arrivasse a dare4 nelle reni a quel birbante
di Calandrino!"
Lanciò il sasso e colpì il povero Calandrino esattamente dove aveva detto.
Ora con una scusa, ora con un'altra e fingendo di volersi liberare delle pietre tirandole
nel vuoto, ma immaginandole dirette a Calandrino, per tutta la strada fino
alla porta di San Gallo, lo andarono lapidando senza pietà.
Gli uomini che stavano di guardia alla porta, precedentemente avvertiti da Bruno
e da Buffalmacco, quando si presentò Calandrino carico di pietre finsero di
non vederlo e lo lasciarono passare.
Il poveretto, più convinto che mai d'essersi reso invisibile, prese allora come
potè la corsa verso casa sua. Essendo l'ora di pranzo, non gli capitò neppure
d'incontrar persona che lo salutasse e lo riconoscesse.
Arrivato a casa carico di sassi, vide sua moglie Tessa che in cima alla scala e con
le mani sui fianchi lo aspettava
"È questa l'ora di rincasare?" gli disse. "Possibile che tu non sappia mai quando
è tempo di mangiare? Che il diavolo di porti!"
'Dunque' pensò Calandrino 'costei mi vede. E se mi vede vuol dire che ho
smarrito la pietra, oppure che le donne hanno potere di far perdere la virtù ai
talismani.'
Salì di corsa la scala e, presa la moglie per i capelli, la coprì di botte.
Bruno e Buffalmacco, che lo seguivano a distanza, giunti sotto la casa udirono
le strida della donna e il fracasso della gran battitura che era in corso e che non
prometteva di finir tanto presto.
Dal basso chiamarono a gran voce Calandrino, che affacciatosi a una finestra li
chiamò di sopra, dove i due trovarono la stanza piena di pietre sparse sul pavimento
e in un angolo la donna, scarmigliata, stracciata e coi lividi delle percosse "Cosa te ne fai di tutte queste pietre? Vuoi tirar su un muro?" chiese Bruno.
L'altro gli domandò cosa mai gli avesse fatto la sua donna, per doverla conciare
in quel modo.
Calandrino, che si era lasciato andare, spossato, sopra una sedia, non aveva più
nemmeno il fiato per parlare.
Bruno, con faccia severa, gli si fece davanti e gli disse:
"Che maniere sono queste? Ci porti nel Mugnone a cercar la pietra fatata, poi ci
lasci là come due babbei e te ne vieni a far questioni con tua moglie. Questa è
l'ultima che ci farai!"
"Compagni" rispose sforzandosi Calandrino "non arrabbiatevi. Le cose stanno diversamente.
Pensate: avevo trovato la pietra! L'avevo proprio trovata, tanto è vero
che quando vi domandavate l'uno l'altro di me, io vi ero vicino, a pochi passi.
Mi avete perfino colpito con dei sassi credendo di tirarli nel vuoto! Guardate:
ho un piede gonfio, una botta qui sul fianco e tre o quattro bitorzoli sulla testa.
Sono perfino entrato da porta San Gallo senza che le guardie mi vedessero. Abituati
come sono a mettere il naso anche nella bocca di quelli che entrano, se mi
avessero visto con tutto quel carico mi avrebbero certamente fermato. Anche per
la strada, quelli che incrociavo non si accorgevano di me, ve lo assicuro. Per mia
fortuna non ho incontrato donne. Ma arrivato a casa, ecco che questa maledetta
mi si para davanti e fa perdere ogni virtù alla pietra. Mi vede, capite! Perché dovete
sapere che le femmine hanno potere di sfatare ogni incanto. Così ha fatto
perdere alla pietra il suo potere e mi ha reso il più disgraziato uomo del mondo,
quando potevo essere il più ricco. Per questo gliene ho date fin che ho potuto e
non so chi mi tenga dall'ammazzarla. Maledetto il momento che l'ho sposata."
Si era di nuovo cosi infuriato parlando, che si sarebbe gettato daccapo sulla
moglie, se Bruno e Buffalmacco non l'avessero trattenuto. Pur avendo voglia di
ridere, i due cercarono di fargli capire che la moglie non aveva nessuna colpa,
perché lui, sapendo che le donne hanno potere di far perdere le proprietà delle
pietre, non avrebbe dovuto comparirle dinnanzi quel giorno. Se contro ogni
buon senso lo aveva fatto, era segno che Dio voleva punirlo per aver cercato
d'ingannare i suoi compagni non dicendo d'aver trovato la pietra.
Vedendo che a quelle parole Calandrino si andava calmando Bruno e Buffalmacco
se ne andarono a raccontare in giro la nuova beffa, lasciando l'amico
con la casa piena di sassi e la moglie pesta e malconcia da consolare.

Da: granchio 14/01/2017 00:57:46
beata la tua voglia di scrivere. Se pensi che qualcuno sta a leggere i tuoi romanzi stai al fresco.

Da: gas 14/01/2017 01:37:27
Ha fatto copia e incolla. ..

Da: Io 14/01/2017 01:54:55
Io li ho letti, questo e quello del maiale. Bellissimi.

Da: Voci14/01/2017 09:34:28
Confermo più di 100 da correggere ed esiti a febbraio.
Aprile maggio orali. Ottobre corso

Da: . . . . .14/01/2017 09:45:43
Voci...e voci rimangono

Da: buon umore14/01/2017 12:03:07
grazie!

Da: verbus14/01/2017 12:04:46
Non prima di maggio

Da: ali14/01/2017 16:09:48
quante voci .........speriamo al più presto.......forse aspettano che andiamo in pensione, visto che i partecipanti sono la maggior parte di 30 anni di lodevole servizio

Da: speriamo bene....14/01/2017 18:37:40
Scusate, qualcuno potrebbe indicare su che testi sta studiando?
Secondo voi, i compendi sono sufficienti?

Da: studio bene14/01/2017 18:47:57
ci vuole almeno un manuale per non aver sorprese

Da: Polpen1 14/01/2017 19:22:43
Io sto studiando sul libro Simone concorso 1400 posti vice ispettori polizia di stato ....mi sto trovando bene ...manca solo diritto penitenziario che studierò su elementi della Simone.....

Da: speriamo bene....14/01/2017 19:23:24
SI...MA 5 MANUALI SU 5 MATERIE COSI' SPECIFICHE SONO IMPROPONIBILI

Da: speriamo bene....14/01/2017 19:24:57
SI...MA 5 MANUALI SU 5 MATERIE COSI' SPECIFICHE SONO IMPROPONIBILI

Da: Kkkkkkkkkkkkkl 14/01/2017 19:25:33
Compendi più che sufficienti per elementi e cenni. Dei manuali non comprendereste neanche la prefazione o la dedica.

Da: speriamo bene....14/01/2017 19:29:24
IO HO PRESO 2 IPER-COMPENDI DI EDIZIONI GIURIDICHE SIMONE ,PER PROCEDURA PENALE E PER CIVILE.
PER PENITENZIARIO HO UN MANUALE DI ARDITA-DELL'INNOCENTI-FADALTI ED. 2016
SONO INDECISO PER PENALE...

Da: Kkkkkkkkkkkkkl 14/01/2017 19:30:10
Se vi date da fare riuscirete ad avere le domande uscite nei precedenti concorsi, qualcuno le ha, chiedete in giro. Siate intraprendenti, non dormite con la zizza in bocca

Da: speriamo bene....14/01/2017 19:32:07
IN BOCCA AL LUPO A TUTTI!

Da: Kkkkkkkkkkkkkl 14/01/2017 19:34:53
Bravo speriamo bene, uno vale l'altro tranne l'ardita Faldi che è l'unico aggiornato.

Da: Kkkkkkkkkkkkkl 14/01/2017 19:38:45
Per i maschi sarà sufficiente il 6, i 608 posti non saranno ricoperti, la graduatoria sarà formalmente stilata ma di fatto inutile

Da: l''unione fa la forza14/01/2017 19:57:12
rammento che esistono spazi più civili dove potersi confrontare sul concorso tipo il gruppo facebook

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