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COME VINCERE UN CONCORSO LOCALE
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Da: Zacc20/11/2024 10:13:45
Buongiorno, ci sono aggiornamenti circa il concorso al comune di Caivano di cui ho scritto giorni fa.

Mi sono piazzato 36esimo. Ho speranze in questi due anni di ricevere una chiamata ?

Inoltre, qualora rifiutassi un tempo determinato non sarò eliminato dalla graduatoria, giusto ?
Rispondi

Da: @PTPE20/11/2024 11:11:52
Sono ingegnere ed ho alcuni ex compagni di università transitati per la Ferrari. Non c'è n'è rimasto nemmeno uno... E' un ambiente in cui si lavora abitualmente 11 ore al giorno e spesso anche di sabato. Moltissimi sono scapoli o divorziati.

Ps la palestra in ufficio c'è per convincerti a restare lì più ore possibile, mica è il pubblico dove fai 2 giorni di lavoro agile dal divano di casa.
Rispondi

Da: A fenomeno20/11/2024 20:12:54
Se sei un ingegnere e sei su questo forum qualcosa è andato storto.
Rispondi

Da: PTPE 20/11/2024 20:28:30
Te l'avevo detto..
Rispondi

Da: durbans521/11/2024 08:17:16
Sono ingegnere anche io e sono diventato dipendente pubblico dopo 17 anni nel privato. La scelta per ora si è rivelata ottima. Ho molto più tempo libero, sono meno stressato e passo molto più tempo con i figli piccoli. Esco alle 14.30 e mi godo il pomeriggio.  Non si può solo lavorare nella vita.

Non invidio chi deve uscire alle 18, in pratica c'è tempo solo per pensare alla cena
Rispondi

Da: Bravo21/11/2024 16:02:12
Tutti a parlar male del pubblico, però nessuno fa il conto che nel pubblico si lavora di meno, non solo per le ore in meno ma soprattutto per il ritmo lavorativo...
Rispondi

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Da: PTPE 21/11/2024 20:14:41
@durbans5
Io non sono ingegnere, ma ho fatto la tua identica scelta dopo 10 anni nel privato.
Prima lavoravo soltanto, ora riesco anche a fare altro.
Rispondi

Da: durbans522/11/2024 09:30:12
Si il relax che ho facendo il dipendente pubblico è inarrivabile.
Rispondi

Da: Posizione Organizzativa  1  - 22/11/2024 12:16:14
** LA MIA VITA DA FUNZIONARIO PUBBLICO: TRA SCRIVANIA E… TANTA TRANQUILLITÀ **

Mi chiamo Rossi, e sono un funzionario pubblico. Il posto fisso? Ce l'ho. L'arte del "lavorare senza stress"? La padroneggio meglio di un pianista al Conservatorio. La mia vita è un delicato equilibrio tra impegni da ufficio e il piacere di respirare a pieni polmoni.
Perché correre, quando si può camminare? Del resto, il mondo non si è mai fermato per una pratica lasciata sul tavolo un giorno in più.

** Il risveglio, tra calma e filosofia **

La mia sveglia suona alle 7:00, ma io la considero solo un suggerimento. Mi rigiro nel letto come un panda in letargo, concedendomi un'altra mezz'ora di serenità. Alle 7:45, quando il sole sembra più convinto, mi alzo. Un caffè con la moka - perché solo così inizia davvero la giornata - e poi un'occhiata distratta al TG.
"Crisi economica, nuove tasse, cambiamenti climatici." Penso tra me e me: "Beh, per fortuna io ho il posto fisso."

Alle 8:15 esco di casa, senza fretta. Il motorino è il mio fedele destriero: non troppo veloce, non troppo impegnativo, come piace a me.

** L'arte di entrare (con stile) **

Timbro il cartellino alle 8:30. L'orario ufficiale è le 8:00, ma tanto chi se ne accorge? Lancio una battuta ai colleghi:
- Stamattina un traffico… peggio del Grande Raccordo!

La giacca finisce sulla sedia e, per qualche minuto, fingo di sistemare i documenti. È importante dare l'idea di essere già "nel vivo." Poi, alle 9:00 in punto, scatta il momento più atteso della mattinata: il caffè al bar.

** Il caffè: un'istituzione nazionale **

Il caffè al bar con i colleghi è molto più che una pausa: è un'arte. Qui si decide il destino delle giornate, si risolvono i misteri della vita (come mai lo stipendio finisce sempre troppo presto?) e si discute dei grandi temi:
- Hai visto la partita ieri?
- Certo, arbitro scandaloso!

Questi 20 minuti non sono solo tempo perso, sono networking. Un manager direbbe così, io dico semplicemente che "ci vuole." Alle 9:30 torno alla scrivania con un'aria che trasmette impegno, ma non troppo. Entro fine giornata ci saranno solo altre 5 pause.

** La scrivania: un campo di battaglia placido **

La mia postazione di lavoro è il mio regno. Sopra ci trovi una pila di pratiche alte come il Colosseo, ma io non mi lascio spaventare. Apro il computer e accedo alla posta elettronica, che considero il campo minato della giornata.

Leggo la prima email. Problema complesso, tante parole. Ci penso un attimo e decido: questa pratica può aspettare domani. La seconda? Beh, è chiaramente di competenza dell'ufficio accanto. Con un'abile mossa, inoltro tutto con una nota formale: "Da verificare. Cordiali saluti." Mi piace pensare a me stesso come un direttore d'orchestra, che distribuisce i problemi con eleganza.

** Il pranzo: il traguardo del guerriero **

Alle 12:00 scatta il momento che aspetto fin dal primo caffè: il pranzo. Apro il mio contenitore di plastica, eredità culinaria di mia madre, e godo della perfezione delle sue lasagne. Nella saletta ristoro si parla di tutto:
- Ma hai visto? Vogliono tagliare i fondi!
- Tanto, finché non tagliano il nostro stipendio…

Il pranzo dura giusto il necessario per ricaricare le batterie e, alle 13:00, torno alla scrivania per l'ultimo atto della giornata: il grande finto impegno finale post-prandiale.

** L'ora dell'abbiocco (e dell'astuzia) **

Dopo pranzo, la sfida è tenere gli occhi aperti. Ma io ho sviluppato una tecnica infallibile: appoggio la testa sulla mano e fisso il monitor con un'espressione seria e concentrata. Se il capo passa, penserà che sto riflettendo su un progetto importante, magari un piano strategico a lungo termine. In realtà, penso a cosa cucinerò stasera.

** L'orologio segna la libertà **

Alle 14:30, il mondo mi sorride. Le 6 ore della giornata lavorativa sono concluse. Qualche collega propone di fermarsi per finire una pratica urgente, ma io? Io sorrido, guardo l'orologio, e penso: "Le emergenze di oggi sono i problemi di domani."

Saluto tutti con il mio solito mantra:
- Ci vediamo domani! E ricordate: tranquilli, che c'è tempo.

Alle 14:31 sono già sul motorino e sento il vento in faccia. Ho tutto il pomeriggio davanti. Una partita a briscola al bar? Un salto dalla mamma per un altro contenitore di lasagne? O semplicemente un bel pisolino sul divano? Il mondo è pieno di possibilità, basta saperle cogliere.

** Conclusione: il segreto del posto fisso **

Molti ci criticano, dicono che lavoriamo poco e male. Io dico che non hanno capito niente. Noi siamo la spina dorsale del Paese, quelli che garantiscono che tutto vada avanti (anche se lentamente). Il segreto è uno solo: lavorare bene, non tanto. Saper distribuire il carico, mantenere la calma e, soprattutto, ricordarsi che il vero successo è vivere senza stress. Alla fine, i problemi passeranno, ma il posto fisso resta.
Rispondi

Da: GinTonic82  1  - 22/11/2024 12:55:15
Un salto solo per dire: "Posizione Organizzativa" : sei un maledetto genio buahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahhahahahha !!!! Fantastico, meraviglioso, sublime!!! :)))))))))))))))))))))))))))))
Rispondi

Da: Erminio.22/11/2024 17:03:44
Nei commenti, Gin tonic dimostra tutta la sua spiccata intelligenza.
Praticamente vive nel forum. Se non scrive, di sicuro legge i post.
Rispondi

Da: ex Centrale di committenza 1  - 22/11/2024 17:14:42
GinTonic82

Ti hanno fatto una proposta di matrimonio!
Rispondi

Da: @Posizione Organizzativa22/11/2024 17:46:11
Ormai il tuo è un discorso superato. Con il lavoro agile dopo pranzo non è più necessario fissare lo schermo, fanno direttamente mezz'ora di pennichella sul divano.
Rispondi

Da: PTPE  1  1  - 22/11/2024 19:11:51
Il post di Posizione Organizzativa se la batte egregiamente con il post mitologico di Sandrokan...
Applausi.
Rispondi

Da: ex Centrale di committenza22/11/2024 19:41:11
Da: PTPE     22/11/2024 19:11:51
Il post di Posizione Organizzativa se la batte egregiamente con il post mitologico di Sandrokan...
Applausi.
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Io un'idea l'avrei...
Rispondi

Da: Sandr0kan 
Reputazione utente: +85
 1  - 22/11/2024 19:43:31
Disclaimer: la presente non costituisce la vera filosofia di lavoro del sottoscritto ma solo un'ironia, parafrasando il raccondo del signor Rossi di Posizione Organizzativa
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LA GIORNATA EPICA DI UN IMPIEGATO COMUNALE: TRA COMPETENZE LIMITATE E IL TRIONFO DEL TIMBRO

Mi chiamo Bianchi, e la mia vita da impiegato comunale è una sinfonia di scartoffie, procedimenti circolari e richieste che si infrangono, come onde sull'argine impenetrabile della burocrazia. Il mio compito? Navigare con sapienza tra faldoni e normative, traendone soddisfazioni che pochi potrebbero comprendere. Ogni giorno, nel mio regno di scrivanie e stampanti, si scrive una nuova epica.

RISVEGLIO: IL RITO DEL GUARDIANO DEL SISTEMA

Alle 7:00 la sveglia tenta di destarmi, ma io, con la calma di un monaco zen, le concedo il privilegio di suonare ancora un po'. Perché correre? Il Comune non scappa. Alle 7:30 mi alzo e preparo la colazione: caffè nero e biscotti, alimenti perfetti per un custode delle sacre regole della pubblica amministrazione. Alle 8:30, il mio cartellino è timbrato e la giornata inizia.

LA SOTTILE GIOIA DELLA NON-COMPETENZA

Il primo cittadino arriva, confuso e speranzoso, chiedendo lumi su un problema spinoso: una concessione negata. Io lo osservo con la compostezza di chi detiene tutte le risposte, ma non ha alcuna intenzione di fornirle. Dopo aver analizzato per qualche istante il caso, con tono calmo e solenne annuncio la sentenza:

    "Mi spiace, ma il problema non è di competenza di questo ufficio."

E qui, lo ammetto, provo un piacere che rasenta l'estasi. È una soddisfazione sottile, raffinata, quasi orgasmica. Non perché desideri il male del cittadino - ma perché nulla mi dona maggiore appagamento dell'ordine perfetto del sistema, in cui ogni problema deve finire esattamente nel cassetto di qualcun altro.

Con uno sguardo sereno e una gestualità impeccabile, indico l'ufficio competente, che si trova dall'altra parte della città (o, meglio ancora, in un'altra provincia). È una vittoria dell'architettura burocratica, e io ne sono il custode più devoto.

IL TIMBRO: IL SIMBOLO DEL POTERE ASSOLUTO

Alle 10:00, un altro cittadino arriva allo sportello. Mi porge un fascicolo di 200 pagine, curato in ogni dettaglio. Io lo esamino con la lentezza di un sommelier che degusta un Barolo d'annata, fino a individuare l'imperfezione: manca il timbro su un modulo.

Con un tono che mescola dispiacere e inesorabilità, annuncio:

    "Purtroppo, senza il timbro sulla pagina 42, tutta la pratica è invalida. Mi spiace, ma dovrà rifare tutto."

Il cittadino protesta, ma io resto inflessibile. Il timbro non è un dettaglio: è il sigillo della civiltà, il cuore pulsante dell'intera macchina amministrativa. Senza di esso, tutto cade nel caos. Mentre il cittadino si allontana rassegnato, provo una soddisfazione profonda. Non è crudeltà, ma il piacere di sapere che il sistema funziona come deve.

LA RISPOSTA EMAIL: UN'ARTE DI AMBIGUITÀ

Alle 11:30 è il momento di dedicarmi alla posta elettronica. Un cittadino, evidentemente audace, mi chiede chiarimenti sull'interpretazione dell'articolo 7 del Regolamento tal dei tali. Una domanda specifica, ma io non sono qui per semplificare le cose.

Con un linguaggio colto e sfuggente, dò la mia risposta sibillina da pubblica amministrazione:

    "Gentile cittadino, il suo quesito trova risposta nel combinato disposto degli articoli 7 e 19 del Regolamento, in relazione alle Circolari 22 e 24 del Ministero. Per ulteriori dettagli, allego normativa integrale (200 pagine)."

So bene che il cittadino impiegherà settimane per orientarsi in quella giungla normativa, e non troverà una risposta in quanto il suo caso rientra in un vuoto legislativo e regolamentario, ma io ho fatto il mio dovere: ho risposto. In maniera impeccabile e inappuntabile, senza prendermi responsabilità alcuna. Il sistema, ancora una volta, ha prevalso.


IL POMERIGGIO: LA MASCHERA DELL'IMPEGNO

Dopo pranzo, il grande momento: la simulazione dell'impegno. Accendo il computer e apro il programma di contabilità, che fisso con intensità. La postura è importante: penna in mano, fronte corrugata, espressione seria. Chi mi guarda penserà che sto calcolando come distribuire gli impegni di spesa sui vari capitoli di bilancio di un appalto da 8 milioni di euro. In realtà, sto decidendo se cenare con una pizza margherita o una carbonara.

Nel frattempo, rispondo a un'altra email di un cittadino:

    "Purtroppo, questa specifica richiesta non rientra tra le competenze del nostro ufficio. 
    Concludo con "Cordiali saluti" e mi sento un maestro dell'arte evasiva. La giornata è quasi conclusa, e il sistema burocratico è ancora intatto. Un'altra vittoria.

LA CHIUSURA: IL TRIONFO DEL RITMO BUROCRATICO

Alle 17:30 saluto tutti con il mio mantra:

    "Ci vediamo domani… o anche dopodomani, c'è tempo."

Esco dall'ufficio con una calma olimpica, sapendo che ho contribuito, nel mio piccolo, alla perpetuazione di un sistema perfetto nella sua complessità. Mentre sfreccio sul mio motorino verso casa, mi godo il vento sul viso e penso che domani è un altro giorno. Un altro cittadino arriverà, una nuova pratica sarà respinta, e il timbro, ancora una volta, avrà l'ultima parola.

EPILOGO: IL PIACERE DEL DOVERE COMPIUTO

Il lavoro pubblico non è per tutti. Ci vuole pazienza, astuzia e una profonda comprensione della bellezza del dettaglio. Ogni pratica rimandata, ogni quesito evaso, ogni timbro negato è un piccolo contributo alla grandezza della burocrazia. E, soprattutto, è una fonte inesauribile di piccole soddisfazioni. Il segreto? Capire che non è il cittadino a dettare le regole, ma la maestosa macchina amministrativa. E in quella, io sono il maestro.
Rispondi

Da: durbans522/11/2024 21:43:05
Molto simpatici questi racconti.

Proveniendo dal privato la cosa che mi ha sconvolto più di tutte nel pubblico è la LENTEZZA con cui vengono effettuate le cose.

Ho un collega (anche piuttosto bravo, preciso e ligio al dovere) che a volte impiega giorni, o addirittura settimane, per rispondere a una email, che nel nostro caso equivale a una parte del lavoro. Tipicamente ci pensa, ci riflette, fa qualche telefonata a colleghi o al responsabile se non è sicuro, inizia a scrivere, viene (ovviamente) interrotto da altro, la riprende, poi dice "la manderò poi" e passano giorni, giorni, giorni,

una cosa del genere, nel privato, sarebbe fuori da ogni concezione
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