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Concorso Diplomatico 2017
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Da: Brucooo 27/04/2017 15:00:57
Posso dire, per esperienza diretta, che quello diplomatico è rimasto uno dei rarissimi ambiti dove preparazione e cultura vengono premiati. Non in tutti i concorsi pubblici è così, anzi. Guardate il concorso per assistenti giudiziari: neanche un punto, e dico manco UNO, a chi ha conseguito altri titoli dopo il diploma. Sei laureato? Per te zero punti. Per non parlare delle volte in cui ho visto concorsi dove il voto del diploma aveva più peso del voto di laurea. Permettono di insegnare alla primaria a delle vecchie caprone che hanno fatto solo il triennio delle magistrali mentre se sei laureato/a o non ti puoi manco avvicinare alla scuola, senza un'abilitazione che costa un occhio della testa. Vogliamo poi parlare del privato? Grandi aziende a parte, se sei laureato ti trattano come una povera merda. La maggior parte della gente che ti fa il colloquio è semplicemente diplomata e guarda con il fumo negli occhi il laureato che gli siede di fronte. Vogliono soltanto tecnici semi-analfabeti, giovanissimi, da spremere a loro piacimento. Figuratevi poi come possono vedere un laureato in materie umanistiche o in ambito politico-sociale.  Il concorso diplomatico è difficilissimo, vero. Si rischia di perderci dietro tanto tempo: verissimo anche questo, e infatti ho sempre cercato di fare anche altro. Vero anche però che solo quando mi siedo davanti a questi manuali mi sento IO, mi sento realizzato e fiero di quello che sto facendo. Per il resto mi sono sempre sentito fuori posto, insoddisfatto e sfruttato.
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Da: @Brucooo27/04/2017 16:29:12
Nessuna meraviglia. Descrizione perfettamente calzante ad un sistema economico da TRIPLA B. Quanto ai tecnici semi-analfabeti, lo trovo un ossimoro. La tecnologia di una volta poteva in effetti permettere a sacche di popolazione analfabeta di trovare la loro oasi. La tecnologia moderna NO! Prova a farti riparare una smart TV e vedrai quanti sono in grado di farlo (in Italia, NESSUNO). E poi esistono tanti tipi di semi-analfabeti. Per esempio esistono anche i semi-analfabeti digitali. E ti assicuro che vedere alti papaveri, dirigenti ed amministratori dover ricorrere alla "working class" per configurare un client di posta, non dico fare una pagina html (anche se in teoria è nel programma di terza media), parlo di un banale programma di posta, lo trovo ugualmente penoso.
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Da: Pensieri in libertà 27/04/2017 16:58:50
Premesso che non è questo il luogo dove porre tali domande, tuttavia mi domandavo perché il concorso per la carriera diplomatica sia aperto a classi di laurea che, onestamente, poco hanno a che fare con la professione, es. un laureato in sociologia può provare il concorso carriera diplomatica.
Allo stesso modo mi domando perché, per i laureati in relazioni internazionali, sia impossibile fare concorsi in carriera prefettizia, alla quale possono accedere non solo i sociologi ma anche gli storici, o in polizia et similia, dove possono accedere anche economisti.
Rispondi

Da: sioino 27/04/2017 17:46:05
Fino all'ultima riforma del concorso diplomatico, anzi l'accesso era garantito a molte più classi di laurea (lettere, storia, geografia, lingue). Non è assolutamente un caso che un laureato in lingue non possa partecipare al concorso.

P.S. i laureati in Scienze Politiche possono partecipare anche al concorso prefettizio (butta un occhio al Regio Decreto 31 agosto 1933, n. 1592, art. 168).
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Da: Brucooo 27/04/2017 17:55:07
Non mi sono espresso benissimo. In effetti volevo dire che, purtroppo, chi siede dalla parte opposta della scrivania, spesso, non è interessato ad assumere giovani dal brillante cv, con lauree e master alle spalle. È opinione diffusa che il laureato debba occupare solo determinate posizioni dirigenziali o di alto profilo, e che per tutto il resto sia inutile o, peggio ancora, dannoso. Posizioni di alto profilo però sono rare. Le aziende di grandi dimensioni sono poche, e altrettanto pochi sono i posti nella p.a. dove alla laurea viene data la giusta considerazione. In Italia il modello è quello della micro-impresa, la piccola srl che produce beni o servizi a basso valore aggiunto, gestita spesso da piccoli imprenditori con la terza media che vanno avanti a colpi di evasione e sfruttamento. L'abilità tecnica, il saper fare un "mestiere", è un'altra cosa, e ci vuole intelligenza e preparazione per sfruttarla al meglio. Io mi riferivo al fatto che spesso, per ignoranza, si sottovaluta l'apporto che può dare a lungo termine un laureato, anche in impieghi che una volta erano appannaggio dei diplomati. "Il laureato mi costa di più ", " il laureato scappa alla prima occasione utile", "il laureato è arrogante", sono tutti luoghi comuni che infestano il mondo del lavoro in questo paese e che contribuiscono alla mancata "crescita". Si assumono i meno preparati, quindi i meno produttivi, purché in età da apprendistato. Mi devono spiegare cosa dovrebbe saper fare un ragazzino neodiplomato geometra più di un neolaureato in Architettura o Ing. Edile per lavorare in uno studio tecnico. Perché la classica segretaria deve essere necessariamente non laureata, quando contemporaneamente si richiede che abbia le stesse competenze di una laureata in lingue ed economia insieme? Perché il ragazzino smanettone della domenica dovrebbe meritare un posto come programmatore o sistemista più di quello che si è fatto il culo ad ingegneria informatica? Ho già parlato di come funziona per la scuola, evito di tornarci su. Perché il laureato deve essere sempre visto come quello che studia "roba inutile" e non sa fare un cazzo? Il ragazzino diplomato cosa sa fare, invece? Abbiamo a che fare con una classe imprenditoriale (e dirigente) ignorante e stracciona, che delle competenze in realtà non sa che farsene, vuole solo lavoratori a basso costo e che non rompano le palle. Come nei paesi del terzo mondo. Non si pensa a lungo termine, ma solo ai vantaggi
economici nel breve periodo. E i risultati si vedono. Aggiungo che per quanto riguarda le competenze digitali e nell'ambito IT (lavoro in questo ambiente), non sono solo i "vecchi" ad avere problemi con le nuove tecnologie. Il termine "nativi digitali", riferito ai giovanissimi, è un'illusione. C'è un'analfabetismo informatico di ritorno clamoroso e di cui nessuno parla. I giovanissimi, la maggior parte, il pc non sanno usarlo per niente, spesso non ce l'hanno neanche. Usano solo lo smartphone per i social. Noi più grandicelli siamo cresciuti con il pc, non loro.  Saper usare il pc è diverso dal " tappare" su uno smartphone. Ho visto con i miei occhi ragazzini che non sapevano cos'era un copia-incolla e conosciuto tanti ragazzi più giovani che non hanno mai spedito un'email (solo whatsapp per loro). Se questi sono i futuri tecnici, auguri. Un laureato qualche competenza in più cin gli stessi strumenti informatici ce l'ha. E invece ci lasciano a casa.
Rispondi

Da: Brucooo 27/04/2017 17:55:11
Non mi sono espresso benissimo. In effetti volevo dire che, purtroppo, chi siede dalla parte opposta della scrivania, spesso, non è interessato ad assumere giovani dal brillante cv, con lauree e master alle spalle. È opinione diffusa che il laureato debba occupare solo determinate posizioni dirigenziali o di alto profilo, e che per tutto il resto sia inutile o, peggio ancora, dannoso. Posizioni di alto profilo però sono rare. Le aziende di grandi dimensioni sono poche, e altrettanto pochi sono i posti nella p.a. dove alla laurea viene data la giusta considerazione. In Italia il modello è quello della micro-impresa, la piccola srl che produce beni o servizi a basso valore aggiunto, gestita spesso da piccoli imprenditori con la terza media che vanno avanti a colpi di evasione e sfruttamento. L'abilità tecnica, il saper fare un "mestiere", è un'altra cosa, e ci vuole intelligenza e preparazione per sfruttarla al meglio. Io mi riferivo al fatto che spesso, per ignoranza, si sottovaluta l'apporto che può dare a lungo termine un laureato, anche in impieghi che una volta erano appannaggio dei diplomati. "Il laureato mi costa di più ", " il laureato scappa alla prima occasione utile", "il laureato è arrogante", sono tutti luoghi comuni che infestano il mondo del lavoro in questo paese e che contribuiscono alla mancata "crescita". Si assumono i meno preparati, quindi i meno produttivi, purché in età da apprendistato. Mi devono spiegare cosa dovrebbe saper fare un ragazzino neodiplomato geometra più di un neolaureato in Architettura o Ing. Edile per lavorare in uno studio tecnico. Perché la classica segretaria deve essere necessariamente non laureata, quando contemporaneamente si richiede che abbia le stesse competenze di una laureata in lingue ed economia insieme? Perché il ragazzino smanettone della domenica dovrebbe meritare un posto come programmatore o sistemista più di quello che si è fatto il culo ad ingegneria informatica? Ho già parlato di come funziona per la scuola, evito di tornarci su. Perché il laureato deve essere sempre visto come quello che studia "roba inutile" e non sa fare un cazzo? Il ragazzino diplomato cosa sa fare, invece? Abbiamo a che fare con una classe imprenditoriale (e dirigente) ignorante e stracciona, che delle competenze in realtà non sa che farsene, vuole solo lavoratori a basso costo e che non rompano le palle. Come nei paesi del terzo mondo. Non si pensa a lungo termine, ma solo ai vantaggi
economici nel breve periodo. E i risultati si vedono. Aggiungo che per quanto riguarda le competenze digitali e nell'ambito IT (lavoro in questo ambiente), non sono solo i "vecchi" ad avere problemi con le nuove tecnologie. Il termine "nativi digitali", riferito ai giovanissimi, è un'illusione. C'è un'analfabetismo informatico di ritorno clamoroso e di cui nessuno parla. I giovanissimi, la maggior parte, il pc non sanno usarlo per niente, spesso non ce l'hanno neanche. Usano solo lo smartphone per i social. Noi più grandicelli siamo cresciuti con il pc, non loro.  Saper usare il pc è diverso dal " tappare" su uno smartphone. Ho visto con i miei occhi ragazzini che non sapevano cos'era un copia-incolla e conosciuto tanti ragazzi più giovani che non hanno mai spedito un'email (solo whatsapp per loro). Se questi sono i futuri tecnici, auguri. Un laureato qualche competenza in più cin gli stessi strumenti informatici ce l'ha. E invece ci lasciano a casa.
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Da: @Brucooo 27/04/2017 18:11:27
Tutto vero e condivisibile, ma perdona la brutalità della domanda..lavori nell'IT e prepari il concorso diplomatico?
Rispondi

Da: Brucooo 27/04/2017 18:31:33
Lavoro in un'azienda informatica ma non faccio l'informatico. Sono un commerciale.
Rispondi

Da: @Brucooo 27/04/2017 18:59:59
Allora i miei più sinceri complimenti e auguri , non deve essere facile
Rispondi

Da: Brucooo 27/04/2017 19:10:59
Ti ringrazio, in bocca al lupo anche a te!
Rispondi

Da: Brucooo 27/04/2017 19:27:18
Ho scritto "un'analfabetismo..."!!! Chiedo venia, stavo scrivendo "un'ignoranza" per esprimere un concetto simile, ho cambiato il termine ma non mi sono accorto di aver lasciato l'apostrofo. Sorry!
Prima che si faccia dell'ironia...
Rispondi

Da: @sioino 27/04/2017 22:44:48
In merito alla carriera prefettizia, sapevo che il concorso è permesso per gli studenti di scienze politiche LM 62-63 non 52 ( Classe di relazioni internazionali).
Comunque controllerò appena riesco il r.d. e  sarei più che contenta di sbagliare.
Rispondi

Da: consigli_lettura 27/04/2017 23:07:57
Qualcuno ha letto "punti fermi" di Kissinger?
L'ho trovato per 2 euro in un mercatino di libri usati, mi è sembrato parecchio interessante...
Rispondi

Da: @Brucooo da Bex28/04/2017 00:54:44
Hai davvero ragione su tutto, la penso esattamente come te.

Eppure l'idea di lavorare per il governo, che è artefice del declino sociale ed economico che descrivi, non ti infastidisce almeno un po'? A me sì.
E' una cosa sulla quale rifletto spesso, essere diplomatici non vuol dire, in fondo, essere dei burattini in mano al governo di turno? Quanta autonomia di pensiero e di azione ha effettivamente un diplomatico (che non sia ambasciatore)? Se diventiamo dirigenti della PA superando il concorso diplomatico, non contribuiamo anche noi a questa decadenza con stipendi da capogiro e tacita ammissione di sudditanza?

Amo ciò che ho studiato al SID ma la questione morale mi tormenta.
Rispondi

Da: @@Diciamo la veritá28/04/2017 09:09:47
Caro @Brucooo da Bex, hai ragione ma é proprio il non essere soggetti servili e leccapiedi di un qualsiasi governo non permanente che fa fare la differenza tra chi é un buon diplomatico a 365 gradi e chi é un servo-diplomatico. Il Maeci possiede entrambe le tipologie di diplomatici, mi auguro che dall'attuale concorso in poi emergano più buon diplomatici che servi-diplomatici, il Paese ha bisogno di cervelli e non di marionette. Di marionette ne é piena la PA in generale, la burocrazia italiana non ha molti anticorpi per questo problema. Sta a noi italiani rendere il Paese migliore di come ce lo sta custodendo qualsiasi istituzione o organo amministrativo. So che quello che ti scrivo sa molto di utopistico e generico, però la migliore medicina ai leccaculo é sinceramente l'intelligenza che combatte contro chi si vende per gonfiare la carriera. Riguardo ai megastipendi, ti posso dire che sono troppi soldi per un unico individuo nell'arco di 35 anni di servizio, però se servono per far apparire bene un nostro rappresentante all'estero, allora é importante garantirgli uno stipendio adeguato. Onestamente io non mi presenterei alla Casa Bianca con un vestito di 50 euro, anche un buon abito contribuisce ad una buona diplomazia. Posso aggiungerti, invece, che il concorso fosse accessibile solo a chi davvero desidera di vivere e sentire da diplomatico e non da tentatore di concorsi di tutti i tipi, ma ormai il vaso di Pandora é aperto e sono cazzi per tutti. Menomale che tra le classi di laurea non hanno aggiunto pure i laureati in medicina o ingegneria, altrimenti si arrivava alla soglia di 300mila domande circa per il concorso, un mare da difficilmente arginare con quiz e societá private. Speriamo bene...
Rispondi

Da: Bex 28/04/2017 11:00:28
Grazie per la risposta.
Ciò che però mi domando è quanto margine di autonomia ha effettivamente un diplomatico nelle sue decisioni quotidiane. Tu dividi tra diplomatici e servi-diplomatici, ma è davvero possibile questa distinzione? Un diplomatico ha la reale possibilità di astenersi o di scegliere di fare qualcosa diversamente rispetto a quanto gli viene imposto dall'alto? Quel che mi preoccupa è se non si tratti di un mestiere votato all'obbedienza.
Rispondi

Da: @Bex28/04/2017 12:39:47
Non esiste una regola fissa. Se hai ben studiato storia dovresti sapere che alcuni ambasciatori, da Mosca hanno fatto di testa loro, altri dal Cairo hanno protestato, altri da Washington si son dimessi perché il governo diceva una cosa e il presidente della repubblica diceva l'esatto contrario, altri ancora sono riusciti a trascinarsi dietro l'intero ministero nelle loro crociate all'ONU. I diplomatici minori rispondono pur sempre al capo missione. Certo se un giorno - faccio per dire - ti venisse chiesto di commettere un crimine internazionale, là hai - come disse il tribunale di Norimberga - il dovere di disubbidire. Praticamente ti viene richiesto il martirio ecco. Ciò detto, sta pur certo che il paese non andrà mai contro i propri interessi, è una fandonia populista questa. Quindi se ubbidisci sta pur certo che fai gli interessi del paese e quindi del popolo. La questione morale, in questo ambito, mi sembra una finta questione.
Rispondi

Da: T May28/04/2017 13:46:00
La questione morale esiste. Ma semplicemente non si pone in questo mestiere. Ciò che si pone davvero è l'interesse dello Stato. Se sei interessato a questioni come "moralità", giustizia, etica o altro, ci sono le ONG. Alcune sono fondamentali nella vita internazionale.
Il diplomatico non serve la sua morale ma quella dello stato.
Rispondi

Da: diplo1 28/04/2017 14:05:12
Ambasciator non porta pena.
Scherzi a parte, cosa dovrebbe dire allora un ragazzo che si appresta ad indossare una divisa? Voi ce la fareste a caricare con i manganelli gli studenti in corteo, se ve lo ordinassero? Io no, ragion per cui non ho scelto quella carriera. Uno può adattarsi a fare un po' di tutto, ma poi ognuno ha il suo limite. Il diplomatico non mi sembra che debba interfacciarsi con questo tipo di problemi, le decisioni più delicate in politica estera le prende il governo. In ogni caso io non devo menare nessuno, né posso avere chissà quali responsabilità in merito alle decisioni prese a livello centrale. Non è l'ambasciatore che decide o ha il potere di decidere di sganciare una bomba, non sono cose che gli competono.
Rispondi

Da: T May28/04/2017 14:34:13
Beh, quando poi ti chiederanno di dover stringere un accordo commerciale con un dittatore che tortura i suoi cittadini, o un accordo per bloccare i migranti in campi d'accoglienza nei paesi dove i diritti umani sono calpestati, ne riparliamo. La questione  tra legge e morale è sempre esistita. Dalla tragedia di antigone ai tempi d'oggi. Non bisogna nasconderlo. Semplicemente chi decide di fare questo lavoro lo mette in conto e tra morale e fedeltà al Paese sceglie la seconda. Tranne ovviamente per gravissime violazioni dei diritti umani e bla bla bla
Rispondi

Da: Bex28/04/2017 15:42:14
Non sono né populista né complottista, eppure dire "se ubbidisci sta pur certo che fai gli interessi del paese e quindi del popolo" lo trovo un po' ingenuo. Soprattutto perché, al di là del trucco del Leviatano, gli interessi dello Stato raramente coincidono con quelli del popolo. Abbiamo i parlamentari tra i più pagati al mondo eppure non mi pare che questo Paese funzioni tanto bene, per usare un eufemismo; paghiamo tasse salatissime ma oggi in Italia ci sono 4 milioni di poveri assoluti. Le pressioni delle lobby finanziare internazionali a cui il nostro Paese si piega non vanno incontro al popolo italiano. E' un equilibrio assai precario e l'Italia ha il vizio della sudditanza verso le grandi potenze come gli USA. Spiega bene T May con i suoi esempi. E anche la questione tra legge e morale è valida, solo che, per quanto nobile, è difficile parlare di fedeltà allo Stato quando esso stesso non è fedele al suo popolo.

Per quanto riguarda le ONG, sì svolgono un ruolo molto importante, eppure riuscire a lavorare in una di esse è impresa assai ardua, sono lobby anche quelle. Le modalità di ingresso hanno dei contorni piuttosto sfumati.
Rispondi

Da: Dubbios028/04/2017 16:25:14
Il prossimo autunno ho la possibilità di iniziare un master in diritto internazionale pubblico presso un'università londinese, ma non so se farlo. Il mio sogno è sempre stata la carriera diplomatica e durante gli anni di università ho sempre avuto questo obiettivo. Ora però non so che fare. Tra l'altro non sono neanche convinto delle possibilità lavorative che un master del genere potrebbe poi offrirmi una volta terminato. Che fare???
Rispondi

Da: @@Diciamo la veritá28/04/2017 17:08:03
Ma per questo motivo non tutti possono essere diplomatici, si tratta di un tipo di professione dove in molti casi si attua la propria intelligenza per evitare di finire allo spiedo assieme al proprio governo in situazioni che rasentano la mancanza di etica. La diplomazia é anche non farsi trascinare nel fango insieme allo Stato di appartenenza. Ma lo sapete che durante le epurazioni di Erdogan ci furono dei diplomatici che scapparono dalla Turchia perché erano dissenzienti col governo e rischiavano la vita nel proprio Paese??? Non vi preoccupate che chi diventa diplomatico poi a lungo andare mostrerá se diventare un servo-diplomatico o un diplomatico serio. É nella natura delle persone mostrare il meglio o il peggio di sé. Ovviamente quando ci sono episodi come il carosello dei Carabinieri organizzato in onore di Gheddafi, con tanto di tendoni beduini e di cerimoniale diplomatico, mi fa venire voglia di bruciare il materiale che ho studiato per il concorso e di fuggire all'estero alla svelta e senza manco girarmi indietro.
Rispondi

Da: diplo1 28/04/2017 17:10:16
Se il tuo sogno è la carriera diplomatica secondo me è meglio una scuola di preparazione. A livello lavorativo un master del genere lo vedo difficile da far valere. Se proprio vuoi fare un master, fallo ad indirizzo economico.
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Da: Dubbios028/04/2017 17:16:49
@diplo1: secondo te neanche all'estero potrei utilizzare un master del genere? L'Italia ovviamente non la prendevo neanche in considerazione.
Rispondi

Da: diplo1 28/04/2017 17:35:54
Non so, non prendere x oro colato quello che dico, ma dal mio punto di vista la vedo una specializzazione "debole". A chi serve un masterizzato in diritto internazionale? Boh. Lo vedo bene solo dentro un percorso " accademico", Italia o Inghilterra che sia.
Rispondi

Da: @ quello di su28/04/2017 17:52:43
Non solo se segui le direttive puoi star pur certo che fai gli interessi del paese e quindi del popolo, ma ti dirò di più... quando il popolo non è d'accordo bisogna procurarsi un nuovo popolo, come disse il drammaturgo Bertold Brecht. Quindi non ti puoi sbagliare ahahahaha
Rispondi

Da: @Dubbios028/04/2017 17:53:12
fossi in te coglierei l'opportunità al volo...con un master in un'università inglese potresti lavorare in ong o oo.ii.
Rispondi

Da: Bex28/04/2017 21:44:16
"Ovviamente quando ci sono episodi come il carosello dei Carabinieri organizzato in onore di Gheddafi, con tanto di tendoni beduini e di cerimoniale diplomatico, mi fa venire voglia di bruciare il materiale che ho studiato per il concorso e di fuggire all'estero alla svelta e senza manco girarmi indietro."

E' esattamente come mi sento anch'io. Non mi riferivo solo al coinvolgimento in palesi violazioni dei diritti umani, ma anche in ipocriti cerimoniali come questo.
Rispondi

Da: Tototema 30/04/2017 12:34:57
Belli i discorsi etici e morali, ma giunti ad una settimana dagli scritti credo che sia ora di lanciare un bello quanto inutile tototema.
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