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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

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Da: Tea 01/04/2017 11:57:45

- Messaggio eliminato -

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Da: Bocca Della Verit01/04/2017 12:21:43
Ciao
Rispondi

Da: coscanotaril01/04/2017 13:49:51
Solo il 20% dei notai è figlio di notaio.
Poi va aggiunta la percentuale dei notai coniuge, nipote, cognato. genero e nuora di notaio
Rispondi

Da: Prince 01/04/2017 14:21:15
L'avvocatura permette di avere una vita agiata e piene di soddisfazioni. Una professione davvero al top!
Rispondi

Da: Grazia m 01/04/2017 15:15:58

- Messaggio eliminato -

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Da: funzionarietto01/04/2017 15:25:04
Corro subito a licenziarmi dal mio posto di travet e a pagare le tasse, i contributi, l'assicurazione e l'affitto per iscrivermi all'ordine avvocatizio.
Rispondi

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Da: Prince 01/04/2017 15:43:51
Fai bene avrai molte più soddisfazioni di ora.
Rispondi

Da: micio girovago 01/04/2017 22:40:54
Che ti iscrivi a fare? Vuoi fare colpo su qualche pischella noleggiando una fuoriserie e comprando un Rolex perfettamente imitato dai cinesi?
E quando finisci anche gli ultimi risparmi, chiedi un prestito al Prince...magari...

Sono micio, sono micione,
un rubacuori simpaticone.
Vago sui tetti vago d'oblio.
Muto nell'ombra: e' l'ombra
o son io?
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica02/04/2017 08:31:03
Gli avvocati romani
alla marcia dei 40mila

Il luogo non è stato ancora scelto, ma il "logo" sì: la marcia dei 40mila. La nuova marcia. Quella più nota si tenne nell'ottobre del 1980 con protagonisti i quadri della Fiat e i professionisti di mezza Italia. Stavolta non è contro le Brigate Rosse, ma contro le politiche del governo perché oggi i professionisti sono stati resi poveri da dieci anni di crisi. All'epoca, invece, i quadri Fiat stanchi del sindacato di base che strizzava l'occhio alle Br in fabbrica fecero quella formidabile "provocazione" di cui si parlò per anni. Era il 14 ottobre del 1980 e la marcia rappresentò un passaggio epocale nella storia del sindacato e dei lavoratori. Adesso, invece, cioè il prossimo 13 maggio (probabilmente), dovrebbe essere una sollevazione guidata dagli avvocati. Che potrebbero da soli marciare in 40mila, tanti sono quelli che formalmente possono fregiarsi della targhetta sulla propria abitazione o studio. Ma la manifestazione sarà estesa ad architetti, ingegneri e persino ai giornalisti. Le categorie del lavoro professionale e intellettuale più colpite da crisi, robotizzazione, digitalizzazione e dalla chiusura o ridimensionamento di tante aziende, anche pubbliche, che negli scorsi anni sono state più o meno costrette ad azzerare i costi interni e di consulenza.

A proporre l'idea, anzi a cominciare a farla circolare perché l'organizzazione già è in moto, è l'avvocato Mauro Vaglio, presidente dell'Ordine degli avvocati di Roma. Che proprio alcuni giorni orsono ha lanciato la proposta a tanti, quasi mille, avvocati romani durante un corso di recupero dei crediti formativi che da anni martirizzano la categoria senza produrre nulla di concreto per il mercato del lavoro.

La marcia dei 40mila che si tenne a Torino seguì le polemiche che investirono tutto il sindacato che nei mesi precedenti si era opposto ai 61 licenziamenti chiesti dalla Fiat contro altrettanti dipendenti sospettati fortemente di contiguità con le Br. I sindacati li difesero, I quadri marciarono anche contro questa maniera di fare sindacato e pochi mesi dopo i magistrati e gli uomini di Carlo Alberto dalla Chiesa cominciarono ad arrestare quasi uno a uno i 61 licenziandi Fiat.

Adesso l'avvocato Mauro Vaglio si propone più schiettamente di creare un forte gruppo di pressione sia degli avvocati sia degli altri professionisti contro le politiche italiane ed europee nei rispettivi settori.
Rispondi

Da: micio girovago 02/04/2017 09:21:59
Dell'erbavoglio son pieni i viali,
ondeggiano le margherite come ideali.
Felino m'aggiro a ghermir la farfalla,
per gioco mi rotolo insieme alla palla.
Sono micetto, sono micione...
Questa, vi basti, e' la mia professione.
Rispondi

Da: Per minc.ione giro.vago 02/04/2017 11:05:41
Hai rotto le campanelle, non solo le margherite...
Rispondi

Da: micio girovago 02/04/2017 11:21:45
Mi invidiate perché vivo come mi aggrada...
Rispondi

Da: Ba 02/04/2017 12:28:41

- Messaggio eliminato -

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Da: micio girovago 02/04/2017 12:50:01
Non mi giudicar dal mio far giocherellone.
Sono micione, non minchione.
Io mi apposto, aspetto, ghermisco.
Il topo prima o poi lo finisco...
Sono un micio di qualità...

Sei furbo tu....
Sei un mito...
Che fai: l'avvocato?

Vago sui tetti, fumo la pipa,
mangio spaghetti, non cerco briga.
Sono un micetto dolce e carino.
Bracco gli uccelli, un croccantino...
Please...
Rispondi

Da: Delfico Giambico. 02/04/2017 19:50:17
Io ho lasciato avvocatura perché ho vinto un concorso al Nord. Mi sono portato dietro il gatto Vinicio...
Mi ha distrutto il divano. Lo lascio girare per i tetti...finché non decide di tornare...per la pappa.
Mi tiene molta compagnia.
Rispondi

Da: Cave canem 02/04/2017 21:47:19
Ho lasciato prima la fidanzata e poi l'avvocatura.
Mi facevano lo stesso effetto: mi mettevano addosso una gran voglia di fuggire.
Adesso faccio il dog-sitter.
Rispondi

Da: Step 03/04/2017 13:34:00
Io faccio l'avvocato e giro in ferrari, lo so non è granché ma l'f16 in garage non c'entra.
Rispondi

Da: stap03/04/2017 15:30:54
Io faccio il notaio ho una villa in Sardegna, giro in lamborghini e col mio yatch di 20 metri, ma sono deluso, vorrei comprarne uno di 60 metri e un jet privato di 20 posti.
Rispondi

Da: Una mano su... 03/04/2017 15:35:04
Io faccio l'imbianchino e ho deciso di iscrivermi a giurisprudenza.
Vorrei dare una mano di vernice nuova sull'affresco della mia vita.
Rispondi

Da: Una mano avanti e l''altra di... 03/04/2017 15:36:56
Continuate a sognare.
Rispondi

Da: Senza mani 03/04/2017 15:38:36
La vita è un salto nel vuoto abitato.
Rispondi

Da: Buttati.... 03/04/2017 15:39:18
E' morbido...
Rispondi

Da: Art.4 03/04/2017 21:06:09
Io sono un avvocato facoltoso, ogni mattina metto giacca e cravatta e lo scarpino nuovo luccicante. Mi faccio un giro nelle aule e poi vado a casa.
Rispondi

Da: art.1803/04/2017 22:40:02
Sono un notarino mi alzo a mezzogiorno, i miei schiavetti di studio mi fanno trovare belle e pronte 4 carte da firmare con la mia montblanc, poi di nuovo pernichella per ritornare alle 19 per mettere quattro firmette.
Mille euro per ogni sigletta.
Rispondi

Da: laurea in legge carta igienica04/04/2017 14:19:03
Foggia, record di avvocati (1 ogni 60 abitanti). Gargiulo: "Costretti a cambiare professione"

Nell'ambito del panorama della professione di "avvocato", la città di Foggia rappresenta un caso piuttosto singolare a livello nazionale. Lo scrivente, da circa un ventennio, ha conseguito la abilitazione all'esercizio della professione forense, realizzando quello che era stato, sin da adolescente, il suo grande sogno. Pur cercando di intraprendere immediatamente la carriera di avvocato (a soli 25 anni!), iniziando con grande entusiasmo ed assumendomi, spesso a fronte di un semplice rimborso delle spese vive, ogni controversia giudiziaria mi fosse stata proposta, l'agognato successo professionale non è mai, per davvero, arrivato.

All'inizio, credevo che ciò dovesse attribuirsi alla cosiddetta "gavetta fisiologica" che ogni professionista che si rispetti, senza uno studio professionale di famiglia alle spalle, deve sopportare nell'intraprendere qualsiasi professione lavorativa autonoma. La mia impressione e speranza era, invece, destinata a restare tale. Infatti i clienti "veri", ovvero quelli che ti permettono di "tirare a campare", pagandoti gli onorari e i compensi in base alle tariffe previste dalla legge, durante questo lungo arco di tempo, non sono mai arrivati!

Ho cercato di comprenderne il perché. Non ero abbastanza bravo? Non ero conosciuto? Nulla di tutto ciò. La soluzione, molto più semplice, mi è balzata agli occhi quando sono stati pubblicati e resi noti i dati relativi al numero di avvocati presenti sul territorio del Comune di Foggia: circa 3.000 unità a fronte di una popolazione di 180.000 abitanti scarsi: un avvocato, cioè, ogni 60 abitanti!

A Foggia, dunque, è presente un avvocato ogni 60 abitanti ma, di quei circa tremila legali, abilitati alla professione, oltre la metà risultano essere o monocommittenti (cd. avvocati "sans papier") o addirittura non più iscritti all'albo, in quanto costretti dalla crisi economica a cancellarsi forzatamente dallo stesso per l'impossibilità di poter provvedere al pagamento degli onerosi contributi previdenziali da versarsi alla Cassa Forense, divenuti obbligatori per tutti gli avvocati iscritti, in forza della legge professionale forense n. 247/12 (cd. "taglia avvocati").

Questi, da un lato sono di fatto dipendenti degli studi professionali e il loro rapporto di lavoro ha le caratteristiche, ma non gli stessi diritti, di quello subordinato; dall'altro non hanno la possibilità di beneficiare realmente dei vantaggi e delle libertà connesse alla condizione di libero professionista. Avvocati "dipendenti", impiegati presso studi legali affermati che lavorano in modo oscuro, per un unico committente-avvocato che, di fatto, si atteggia a datore di lavoro, attenendosi a rigide regole di orari e di subordinazione gerarchica.

I titolari di partita Iva che svolgono le proprie prestazioni nei riguardi di un unico committente sono definiti monocommittenti. Questa circostanza può essere sintomatica dell'esistenza di un rapporto di collaborazione o di lavoro subordinato "mascherato". La monocommittenza non esclude di per sé l'autonomia del prestatore d'opera, ma ne può limitare la discrezionalità nella scelta delle modalità, del luogo e dei tempi di effettuazione della prestazione. E allora, alla luce di questo tutt'altro che confortante quadro relativo alla nobile professione di avvocato, a quella folta schiera di avvocati foggiani "sans papier" o "esodati" ( ovvero cancellatisi dall'albo per mere ragioni economiche) non resta che "riciclarsi" dal punto di vista lavorativo. Ma facendo cosa, considerato che per tre quarti della propria esistenza si è solo studiato, "mettendo al bando" quelle attività manuali la cui pratica, in casi del genere, farebbe molto comodo? Una realtà, quella foggiana appena descritta, davvero singolare e drammatica, ma anche paradossale, in quello che le cifre ed i numeri sopra forniti esprimono.

Tale situazione è comune, a quello che mi è dato di conoscere, anche ad altri capoluoghi di provincia del Sud Italia e dovrebbe, pertanto, essere portata a conoscenza degli esponenti di quello che è il nostro attuale, appena nominato, Governo "tecnico" del nostro Paese, se davvero si vuole rendere l'Italia migliore con i fatti e non solo a parole o con sterili statistiche che dovrebbero indicare una inversione di rotta sul versante della disoccupazione giovanile ed indicativa di una crescita positiva delle libere professioni.


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Da: laurea in legge carta igienica04/04/2017 21:25:38
Un avvocato a Brindisi ha sparato al suo cliente.

E' un fatto drammatico.

Di solito sono i clienti che ammazzano i difensori. Qui si è verificato il contrario. E' forse un segno dei tempi che cambiano oppure il sintomo di una malattia più grave, che non si dice, ma c'è.

Gli avvocati sono prima di tutto una categoria professionale odiata, anzi detestata.

Perchè fanno parole e parole e poi vogliono pure farsi pagare per qualcosa di volatile, che in mano non puoi neanche prendere né toccare.

In Philadelphia, film tragico e dolentissimo, la miglior barzelletta sugli avvocati è:cosa fanno mille avvocati incatenati sotto il mare ? Un buon inizio.

In questi giorni sta impazzando su FB una maledetta battuta su di noi:tutti detestano gli avvocati fino a quando non ne hanno bisogno.

Diciamocelo fuori dai denti.

Gli avvocati sono un male necessario.

Un'erba grama che fa bene alle coltivazioni, magari non sempre, ma è meglio pensare che ci sia quando la necessità lo impone.

Il problema di un avvocato che spara al suo cliente è tuttavia un grido di allarme.

Può essere un fatto isolato ma anche no. Mi spiego meglio.

Gli avvocati - siete liberi di crederci o meno - sono ostaggi che camminano.

Prigionieri consapevoli delle scadenze processuali, ostaggi deferenti di giudici severi, esseri in stato di perenne cattività alla mercè dei propri clienti.

Questi ultimi ti danno da mangiare ma possono farti anche piuttosto male. Pensate alle azioni di responsabilità. Ultimamente è diventato molto più difficile perseguire un medico ma un avvocato da inchiappettare resta resta sempre uno dei sogni proibiti degli italiani.

Oggi la prigionia è diventata più severa, le maglie della catena rinserrate. Sapete qual è la chiave con cui si sono blindati i cancelli ?

La povertà.

In quell'omicidio consumato da un collega - a quanto pare minacciato in continuazione dal suo cliente - la molla perversa ed acuminata che ha fatto andare in cortocircuito il sistema personale di un individuo, è stata la povertà.

Con un cliente inizia il sodalizio professionale. All'inizio è tutto un cammino di rose e petali. Le spine non esistono. Si crea qualcosa che sembra un rapporto umano, ma attenti, è pura illusione.

Il rapporto professionale non può mischiarsi mai. Acqua e olio non si uniscono, le loro molecole hanno composizioni chimiche diverse, sono immiscibili. Stanno insieme dentro un catino ma il loro galleggiare insieme è frutto di una mera contingenza ambientale. Non c'è nulla di profondo. Così, se noi siamo l'olio (lo dico soltanto perchè è il liquido più pesante), ed i clienti l'acqua, verrà prima o poi il momento in cui il confine tra i due liquidi tornerà netto, e la loro alterità salterà agli occhi più di prima.

Mercè la povertà di questi tempi sembra che i rapporti umani diventino più forti.

Nella cattiva sorte la povera gente si aiuta di più. Non è vero. Nei tempi grami - quando le classi medie scompaiono - la povera gente diventa sempre più incazzata.

E siccome l'avvocato non può essere povero, si pensa che lui - con quelle parole - ne approfitti.

La povertà diventa una molla che non si controlla più. Quando il rapporto (pseudo) umano comincia a sfilacciarsi, e il fantasma della disperazione ricompare, l'avvocato si ritrova con un tipo incazzato come una belva nel quale ha forse contribuito ad infondere un'illusione in più.

Ecco che in quel momento il cliente comincia a chiedere all'avvocato qualcosa che questi non gli ha mai promesso. Più la povertà è feroce, maggiore è l'illusione provata. Più si perde una prospettiva processuale ed esistenziale (con i soldi la qualità della vita cambia), più l'avvocato diventa colpevole ed è allora facile vederlo come un capro espiatorio.

La povertà del cliente può trasformarsi in una minaccia.

In questi casi è brutto dirlo ma si perde la dimensione umana dell'avvocato.

L'avvocato è un uomo ma non nell'accezione della semplice categoria antropologica. E' un uomo anche nell'accezione naturalistica del termine.

Non so se mi sono spiegato ma voglio dire che anche lui può perdere la testa. Nè più né meno di un verduriere o di un ginecologo. Il cliente può ribellarsi con una ferocia inaudita e non è detto che l'avvocato tenga sempre botta. Può spaventarsi, può incazzarsi, può diventare anche lui pericoloso.

Il confine - come ai tempi del west - diventa perciò selvaggio.

Sparare a un proprio cliente diventa tuttavia quello che può assomigliare ad un sogno proibito:un po' come ammazzare la suocera, per esempio.

Ma non fa ridere allo stesso modo.

Anzi, fa rabbrividire.
Rispondi

Da: Ius relativo  -banned!-04/04/2017 21:43:27

- Messaggio eliminato -

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Da: Ne conosco uno che04/04/2017 21:46:37
con 5,75 euro dà pure un biglietto da visita in omaggio.
Rispondi

Da: indicizzazione05/04/2017 16:03:23
Speriamo che indicizzino i prezzi in base agli aumenti annuali ISTAT.
Rispondi

Da: Per Delfico Giambico05/04/2017 17:15:39
il tuo gatto si chiama Vinicio?
Rispondi

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