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Proroga graduatorie
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Da: max02/09/2013 13:35:42
scusate ma qualcuno sa realmente se questa proroga vale anche per i concorsi per gli amministrativi nella sanità?
Rispondi

Da: nobody8302/09/2013 13:42:09
Vi voglio illuminare.. questo decreto legge e applicabile a tutte le pubbliche amministrazioni e le forze dell'ordine sono pubbliche amministrazioni... non sara applicato ai contratti a termini..(vfp1-vfp4) perché sono bandi calendarizzati che continueranno a fare concorsi... ma cc ps polpen gdf cfs e vvf nel biennio 2014-2015 assumeranno Solo personale proveniente dalle graduatorie valide e vigenti... i vari enti entro la fine dell'anno devono censire le graduatorie valide e proclamare il loro modus operandi per assumere le suddette persone che si trovano in graduatoria nei limiti del turn over... io dico una volta che si apre uno spiraglio giusto che sistemera moltie persone  e le loro famiglie voi state qui a gufare e malignare ....parlate con le perone giuste prima di sparare a cazzo le vostre infondate teorie... vi auguro a tutti un grande in bocca al lupo e di indossare una divisa molto presto...
Rispondi

Da: max02/09/2013 14:04:57
ripeto qualcuno mi risponde se sa qualcosa di vero sulla sanità?
Rispondi

Da: FCN02/09/2013 14:35:03
se verrà applicato a tt il comparto difesa e sicurezza anche x i vfp4 dovrà valere...anche perchè uscito il vfp1 non è detto che esca il vfp4...non credo sia una regola scritta...o sbaglio ragà?...anche lì ci sarebbero vincitori e idonei da ripianare
Rispondi

Da: RIZZAR02/09/2013 15:01:49
Polizie municipali?
Rispondi

Da: Motivo02/09/2013 16:07:03
X max, si confermo che riguarda anche gli amministrativi della sanità,ho avuto conferma della proroga,dall'ente prosso il quale sono in graduatoria.
Rispondi

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Da: FINALMENTE!!!02/09/2013 19:38:04
D.L.n°101 del 31 Agosto 2013
Art.4
..............
3. Fino al 31 dicembre 2015, per le  amministrazioni  dello  Stato,
anche ad ordinamento autonomo, le  agenzie,  gli  enti  pubblici  non
economici e gli enti di ricerca, l'autorizzazione all'avvio di  nuove
procedure concorsuali,  ai  sensi  dell'articolo  35,  comma  4,  del
decreto  legislativo  30  marzo  2001,   n.   165,   e'   subordinata
all'emanazione di apposito decreto del Presidente del  Consiglio  dei
ministri da  adottare  su  proposta  del  Ministro  per  la  pubblica
amministrazione, di concerto con il Ministro  dell'economia  e  delle
finanze, verificata l'assenza di  graduatorie  vigenti,  per  ciascun
soggetto pubblico interessato, approvate dal 1° gennaio 2008 relative
alle  professionalita'  necessarie  anche  secondo  un  criterio   di
equivalenza.
  4.  L'efficacia  delle  graduatorie  dei  concorsi   pubblici   per
assunzioni a tempo indeterminato, vigenti alla data  di  approvazione
del  presente  decreto,  relative  alle   amministrazioni   pubbliche
soggette a limitazioni delle assunzioni,  e'  prorogata  fino  al  31
dicembre 2015.
Rispondi

Da: Royce02/09/2013 19:48:29
Non vorrei, placare l'entusiasmo, ma le p.a. non hanno nessuna voglia di assumere vincitori e idonei non vincitori, da ambienti sindacali del mio istituto, preferiscono aspettare fino al 31.12.2015 e fare nuovi concorsi e assumere di nuovo senza riserve di precari o graduatorie vecchie di anni.
Rispondi

Da: x royce02/09/2013 19:58:47
che cavolata
Rispondi

Da: figlio di  PROROGHE FOREVER  unico e solo02/09/2013 20:30:22
Sono davvero deluso dal sistema italiano cioè:  mafia-politica-giustizia-corruzione !

Tutto collegato !

Poveri noi che non abbiamo SANTI in PARADISO !!

Rispondi

Da: figlio di  PROROGHE FOREVER  unico e solo02/09/2013 20:37:53
Negli ultimi 12 mesi più di 1 cittadino su 4, nel mondo, ha pagato una tangente. Lo dice il Barometro globale sulla corruzione pubblicato oggi da Transparency International. Il sondaggio realizzato dall'organizzazione no profit - il più grande mai realizzato al mondo - ha censito 114mila persone di 107 nazioni, per fotografare quanto e in che modo i cittadini hanno a che fare con la corruzione nella loro vita quotidiana: avete pagato una tangente? Nel vostro paese la corruzione è aumentata? Il vostro governo conduce un'efficace lotta alla corruzione? Sono alcune delle domande rivolte agli intervistati.

Le risposte restituiscono l'immagine di un fenomeno non solo pericolosamente diffuso ma anche in evidente crescita. In tutto il mondo, la valutazione degli sforzi dei leader politici per fermare la corruzione è peggiorata rispetto al periodo pre-crisi, prima del 2008, quando il 31 per cento degli intervistati dichiarava che gli sforzi compiuti dal proprio governo per combattere la corruzione erano efficaci. Quest'anno la percentuale è scesa al 22 per cento. Più di una persona su due pensa che la corruzione si sia aggravata negli ultimi due anni mentre in ben 51 Paesi i partiti politici sono visti come l'istituzione più corrotta. Il 55 per cento degli intervistati ritiene inoltre che il governo del proprio Paese sia gestito da interessi particolari. E rispetto a questi dati l'Italia non fa eccezione. Anzi.

Più del 60 per cento degli italiani intervistati (un campione di oltre mille soggetti censiti dalla Doxa) pensa che nell'ultimo anno la corruzione sia aumentata, che questo costituisca un grave problema e che l'azione politica di contrasto sia del tutto inefficace. Ma un dato emerge su tutti: la stragrande maggioranza degli italiani, l'89 per cento, pensa che i partiti politici siano il luogo in cui, più che in qualsiasi altro, prolifera la corruzione. Il sondaggio di Transparency sottolinea che proprio nei Paesi OCSE, ossia le maggiori economie mondiali, le persone credono che il proprio governo risponda ad interessi particolari. Dato particolarmente evidente in nazioni in cui la crisi economica ha evidenziato "profondi guasti di governance", come Grecia (che chiude la classifica con l'83 per cento degli intervistati) e Italia, che si colloca al terzultimo posto della graduatoria, con il 73 per cento degli intervistati. A farle compagnia, nelle ultime posizioni, anche Israele, Belgio e Spagna.

Rispetto alla media mondiale, i cittadini italiani hanno un'opinione peggiore dei loro partiti politici e dei membri del loro parlamento, ritenuti affetti da corruzione in una scala da 1 a 5 (dove 5 è il valore peggiore) per un valore rispettivamente di 4,5 e 4,1. Curioso invece il dato sulla giustizia, valutata come meno corrotta rispetto alla media mondiale, ma che si rivela il settore in cui, in Italia, è stato pagato il maggior numero di tangenti. Analizziamo il dato nel dettaglio: se la percentuale di cittadini italiani che ha pagato una tangente nell'ultimo anno è del 5 per cento (dato in positivo calo rispetto ad altre rilevazioni degli anni passati), ebbene il 2 per cento di chi ha sganciato una mazzetta lo ha fatto nell'ambito delle dichiarazioni fiscali, il 3 per cento per accedere a permessi e registri pubblici e nell'ambito della formazione-educazione, il 4 per cento nell'ambito sanitario, delle forze dell'ordine e di servizi al territorio, il 6 per cento per luce, gas e altre utilità, il 12 per cento dichiara invece di aver pagato tangenti al mondo della giustizia.

Di fronte a tanti dati negativi, il Barometro 2013 riporta anche alcuni numeri di segno opposto. I due-terzi (67 per cento) dei cittadini del mondo crede infatti che la gente comune possa fare la differenza nella lotta alla corruzione. Anche se rispetto ai dati del 2010/2011 il grado di fiducia nei cittadini circa la possibilità di affrontare la corruzione è scesa dal 72 al 67 per cento, quasi 9 su 10 delle persone intervistate si è detta disposta ad impegnarsi contro la corruzione e due terzi di coloro a cui è stato chiesto di pagare una tangente ha dichiarato di essersi rifiutato. "Le persone credono di avere il potere di fermare la corruzione e il numero di coloro che sono disposti a combattere l'abuso di potere, accordi segreti e la corruzione è significativo", ha dichiarato Huguette Labelle, presidente di Transparency International.

In Italia sono attualmente oltre 260mila i cittadini che hanno sottoscritto la petizione della campagna anticorruzione Riparte il futuro, la prima campagna digitale su questi temi mai realizzata in Europa. Il primo obiettivo dell'iniziativa, su cui è stata raccolta la disponibilità di 374 parlamentari di diverso colore politico, è la modifica della legge sul voto di scambio politico-mafioso, allo scopo di rendere la norma più incisiva. La prima votazione alla Camera è prevista per il prossimo 15 luglio, ma pare che la sua approvazione non abbia, al momento, raggiunto il numero di sostenitori necessari.
Rispondi

Da: figlio di  PROROGHE FOREVER  unico e solo02/09/2013 20:43:45
La fretta di agire e l'accordo totale tra le parti politiche non sono mai un segno di salute per una democrazia. È quanto sta accadendo con la 'riforma della giustizia' sulle cui note da mesi i politici si strusciano tra loro in uno strano balletto da casa di tolleranza.
È da un po' che in Parlamento se ne parla; da qualche anno. Dalla grande paura di Tangentopoli. Con l'ansia di chi sta per perdere il controllo di qualcosa di importante.
Difficile comprendere, quindi, la serenità di molti editorialisti nell'accogliere i proclami di rinnovamento da parte del guardasigilli. La loro coscienza appare fin troppo selettiva nell'accettare, sic et simpliciter, tutte le argomentazioni provenienti dal Parlamento, quali 'la riforma dell'assetto costituzionale della magistratura' o 'la velocizzazione del processo', come se l'attuale quadro politico italiano non presentasse alcuna anomalia. Al contrario, alcuni giornali, Corsera in testa, si prestano volentieri a fare da cassa di risonanza ai proclami riformisti (più che ai programmi, ancora piuttosto evanescenti) che il governo, con l'appoggio dell'opposizione, dice di volere attuare quanto prima.
Viene da chiedersi quale percezione abbiano Battista, Panebianco, Romano, Galli della Loggia della società italiana, e se abbiano mai sentito parlare del profondo stato di corruzione in cui versano economia e politica; o se siano a conoscenza dell'esistenza di quella diffusa realtà nazionale che risponde al nome di criminalità organizzata, e di quella componente sociale, oggi preponderante nel mondo degli affari, definita borghesia mafiosa.

Non tutto il mondo è paese. Occorre sapere che quando si parla di corruzione in Italia ci si confronta con una realtà che non trova eguali nel resto d'Europa. Al punto che gli stessi cittadini italiani non hanno più alcuna percezione del problema. Come se, al termine delle inchieste di Mani Pulite, e dopo la mancata pulizia, fosse stata definitivamente assorbita e metabolizzata a livello di società civile; quasi che il codice morale degli italiani avesse accettato la corruzione come si accetta una normale prassi del sistema. Eppure chiunque in Italia sa che oggi, nel 2008, si paga per tutto, per avere un posto letto in corsia, per superare un esame universitario, per diventare notaio, per saltare la fila. L'unica cosa che si può dire, per giustificare un simile stato di passività, è che in effetti, rispetto ai tempi di Tangentopoli, corrotti e corruttori si sono fatti più attenti. Ciò non toglie che la quantità di denaro nero che circola per il Paese sia impressionante, una buona parte del quale rientra nell'economia in chiaro attraverso operazioni di riciclaggio al Nord come al Sud (1). Non di meno, non desta sospetto a questi analisti della politica il fiorire di centri commerciali sempre più grandi, in reciproca concorrenza spaziale ancor prima che commerciale.

Corrompere, a livello di amministrazioni locali, è diventata la regola; in molte città e paesi italiani non viene assegnato un appalto senza passare per la criminalità organizzata, e la collusione di professionisti e colletti bianchi con le attività mafiose è diventata una prassi sempre più diffusa.
Un quadro cui va aggiunta tutta una serie di altri reati che spaziano dall'abuso d'ufficio, ormai depenalizzato da accorte rimodulazioni della legge, alla sottrazione di fondi pubblici.
È probabile che la scarsa percezione del fenomeno da parte degli italiani sia dovuta al silenzio tombale dei media. Non ne parlano proprio, malgrado studi in materia dicano, senza possibilità di fraintendimento, che esiste in Italia una vera e propria economia della corruzione, con le proprie logiche e le proprie regole, di entità difficile da accertare, ma che con certezza si assesta su valori ingenti.

E mentre nel contesto internazionale si sviluppa un clima di particolare interesse per la lotta alla corruzione, mentre aumentano le convenzioni in materia, attivate per garantire una parità di condizioni che consenta una reale concorrenza delle imprese sul mercato globale, in Italia il governo, per tutta risposta, sopprime (25 agosto 2008) - davanti alla sorpresa di Drago Kos, presidente del GRECO (Group of States against corruption) - l'istituto dell'Alto commissariato per la prevenzione ed il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione. Una dimostrazione del disinteresse (o di un interesse di tipo doloso) dei governanti riguardo al problema.

Sapere che le funzioni dell'Alto commissario, dopo la chiusura di una struttura che cominciava a dare i primi frutti a livello di analisi e di monitoraggio nazionale del fenomeno, siano passate al ministro delle attività pubbliche Brunetta, non induce all'ottimismo. È questi, infatti, un uomo dalla cui bocca non è mai uscito un sospiro che denunciasse, adesso che il compito della repressione è nelle sue mani, i costi che la corruzione comporta per lo Stato italiano e, quindi, per i contribuenti. Gli verrà un colpo, al termine della guerra ai 'suoi' dipendenti, ai writers e ai medici ospedalieri, quando leggerà l'ultimo rapporto annuale dell'anticorruzione e apprenderà che, rispetto ai costi economici, culturali e sociali dovuti alla vasta corruzione in auge tra i suoi colleghi, gli sprechi della pubblica amministrazione sono una piuma. O forse lo sa bene, ma sa altrettanto bene che il governo, a braccetto con l'opposizione (escluso Di Pietro), ha una più diretta convenienza a combattere quella parte di magistratura sana che persegue con ostinazione il diffuso mercato di 'scambi e favori' economici.

Alla luce dello stato della macrocorruzione e della microcorruzione in Italia, il canone interpretativo del fenomeno da porre in cima al cahiers de doléances non può che essere l'analisi economica della situazione italiana, senza la quale non è possibile comprendere come e quanto il forte interesse privato - che pratica la corruzione (sotto la protezione politica) per limitare la libera concorrenza - oggi orienti e condizioni l'operato politico.

In Italia la parola Giustizia è un concetto flessibile che oscilla tra l'atto arbitrario dei primi capitribù e la moderna giurisprudenza. Alla voce arbitrario, il vocabolario dà queste due definizioni: che dipende dalla volontà, dall'opinione del singolo - senza cioè riscontri oggettivi - e illegittimo, abusivo. Un atto di usurpazione delle cui origini la memoria collettiva ha perso le tracce. Quasi che Giustizia e Legge avessero una genesi metafisica o divina. Berlusconi, in tal senso, riporta gli italiani ai tempi delle prime comunità e rivela loro quanto l'architettura legale sia implicata nella difesa di un sistema e di interessi privati. Nel suo doppio ruolo di imprenditore e di politico, il Cavaliere rappresenta una curiosa anomalia, non solo perché legittima il conflitto d'interessi, ma, e soprattutto, perché, al di là di una specifica volontà personale, restituisce con ogni sua azione una verità negata sulla sostanza della pratica del potere tout court.

Per questo motivo sarebbe sbagliato pensare alla riforma della giustizia promossa dal suo uomo Angelino Alfano (una creatura di Marcello Dell'Utri, in verità), come una questione personale con la giustizia. Anche, ma non solo. La riforma della giustizia, così come verrà concepita, salvaguardando Berlusconi dai suoi guai, asfalterà la via di salvezza a un intero sistema politico ed economico retto da un regime di corruzione degno del Terzo mondo. Per cui è normale che, dopo centocinquant'anni di un potere che ha elevato l'illegalità a sistema di controllo del mercato, i capitani d'industria e le varie lobby degli affari - accortisi di quanto la situazione dell'illegalità rischi di esplodere loro tra le mani - abbiano deciso di catturare lo Stato per controllare la magistratura, ovvero, l'unica realtà in grado di creare loro problemi. Perché, in un momento in cui il capitalismo rischia di implodere, va da sé che gli effetti globali della crisi in Italia risultino accentuati, in un Paese in cui, oltre al 'normale' sfruttamento dei lavoratori, è stata usata la corruzione come arma di dominio del mercato in stretto abbraccio con una politica fortemente protezionistica. Sta tutta qui l'anomalia italiana. Oggi è solo più evidente grazie all'affermazione di Berlusconi il quale, se da un lato ha tolta dall'ombra questa verità, per altri versi ha contribuito a garantire all'Impresa il diretto condizionamento dei più alti livelli istituzionali, al punto di permettere a banche, finanzieri, industriali e professionisti, di prendere decisioni e garantirsi, senza ulteriori mediazioni, situazioni di monopolio e vantaggi fiscali; di crearsi rendite di posizione; di allocare risorse economiche in territori a concentrazione mafiosa; di decidere degli investimenti pubblici, che privilegiassero, come sempre nei Paesi ad alto tasso di corruzione, la realizzazione di nuove opere. In poche parole di erigere a forma di potere il sistema mafioso.

Non è un caso che l'economia italiana ristagni ormai da qualche anno, segnando tutta una serie di effetti di cui la vasta diffusione della corruzione è direttamente responsabile. E cioè: alterazione dei prezzi sul sistema dei mercati, impedimento di una libera concorrenza, alterazione del mercato dell'offerta del lavoro con la prospettazione di facili guadagni, chiusura delle imprese sane, inibizione dell'avvio e dello sviluppo di nuove attività, inquinamento degli appalti pubblici, distorsione delle allocazioni delle risorse finanziarie. Ragion per cui, come sottolinea l'ultima relazione redatta dall'Alto commissario: "Il costante sviluppo di questi raffronti evidenzia una significativa correlazione tra la corruzione e i fattori indicatori della crescita economica, nel senso che ad alti livelli di corruzione corrisponde un basso livello di Prodotto Nazionale Lordo, un basso tasso di crescita del Pil, un alto fattore di rischio per gli investimenti, un alto costo del denaro e un complessivo effetto di scoraggiamento degli investimenti esteri" (2).

Contro un fenomeno tanto invasivo la legislazione non ha mai opposto un contrappeso. Negli ultimi quindici anni la normativa italiana anticorruzione, al contrario, si è molto addolcita, lasciando cadere verso il basso un forte incentivo a delinquere che contraddice la favola della predisposizione degli italiani a eludere la legge. Teoria buona a giustificare l'operato della loro classe politica. Vero semmai è il contrario. Senza scomodare le complesse teorie marxiane su struttura e sovrastruttura, nel caso dell'Italia è sufficiente ricorrere a un vecchio adagio popolare secondo cui il pesce puzza sempre dalla testa.

Per paradosso, oggi il nuovo pericolo per la classe dirigente italiana arriva dall'Unione europea, da quando questa ha adottato un sistema di norme che favoriscono la lotta alla criminalità e che l'Italia è costretta, seppure già con notevole ritardo, a recepire nel proprio ordinamento penale, per una questione di credibilità e di immagine di fronte ai consessi internazionali ed europei. Queste riguardano, neanche a farlo apposta, proprio la corruzione e non prospettano alcunché di buono per i gruppi di potere del Paese.

Dai tempi di Tangentopoli, il quadro economico italiano è molto mutato. Privatizzare è il nuovo dogma a cui anche lo Stato si è adeguato. Ne è seguita una riorganizzazione del sistema pubblico, grazie alla quale sono state trasferite diverse competenze a enti privati o a società, come tali vincolate alle regole del diritto privato. Da allora gli appalti per le grandi opere pubbliche possono venire assegnati con procedure di tipo privatistico, anche attraverso la diffusione di nuove figure economiche, quali il general contractor (Impregilo è uno di questi). All'interno del processo di rinnovamento, la corruzione ha prodotto i propri anticorpi e si è evoluta come un perfetto organismo mutante, rendendosi ancora più invisibile dal momento che le logiche interne delle nuove realtà sono insondabili e avvolte dal mistero. Se a ciò si aggiunge che ai manager di queste società, non avendo la qualifica di pubblici ufficiali, non possono venire imputati i reati di corruzione e di concussione, si fa presto a capire quali agevolazioni siano state assicurate alla pratica dell'illegalità. Una specie di saturnale che la Ue e l'Onu puntano a debellare, chiedendo all'Italia proprio di eliminare la differenza tra corruzione e concussione, di estendere il reato al settore privato e di adottare il provvedimento della confisca dei beni e dei proventi per chi corrompe, già in vigore nel caso dei condannati per mafia.

Non è una richiesta che l'Italia possa rifiutare, e infatti fino a ora ha tergiversato non poco, beccandosi parecchie tirate d'orecchie. È per questo motivo che adesso la riforma della giustizia viene contrabbandata come un'urgenza nazionale. Niccolo' Ghedini, meglio noto come l'avvocato di Berlusconi, si è già messo duramente al lavoro. Forgiato da anni e anni di studi e applicazioni che permettessero al suo datore di lavoro di sfuggire ai tanti processi, rappresenta l'uomo giusto al posto giusto. E come contraltare si è proposto Luciano Violante. Perfettamente bipartisan. Anche perché nessuno vuole che qualche magistrato si ponga di traverso alla tanto decantata governabilità, proprio adesso che è stata raggiunta e ogni forma di opposizione parlamentare è stata debellata, magari aprendo nuovi filoni d'inchiesta sul modello di Mani Pulite. Cosa ne sarebbe dell'Italia! Per questo motivo il Parlamento varerà la riforma della giustizia con un atto arbitrario. E pur non dimenticando la parte demagogica da servire a pranzo e a cena agli italiani parlando di giusta durata del processo, di responsabilità civile del magistrato, di macchina della giustizia più efficiente, di separazione delle carriere, di revisione dell'obbligatorietà dell'azione penale, di privacy, e accanendosi contro un'intera popolazione di indifesi e senza voce, di carcerati, prostitute, extracomunitari; pur non dimenticando questo, brigherà nell'ombra i propri interessi per introdurre un pacchetto di soluzioni a protezione della macrocriminalità di politici, mafiosi e affaristi di ogni sorta e grado. Verranno spostati i paletti in sede d'inchiesta per impedire che qualche pezzo grosso possa venire processato, negando magari l'uso di importanti strumenti di investigazione quali le intercettazioni telefoniche. E potrebbe anche proporre di consegnare la direzione delle indagini alla polizia giudiziaria, sottomettendo la Giustizia all'arbitrio del governo per toglierla al pubblico ministero. Ma tutto questo riguarda l'aspetto tecnico del come, quello dell'azione. E conterà ben poco a quel punto, quando si sa bene che sono costretti a farla e che quindi la faranno.

In fondo lo Stato anche in passato si è sempre mosso per garantire le esigenze di stabilità. È vero che prima di oggi la posta in gioco è stata la preservazione del sistema di produzione e dello sfruttamento del lavoratore, mentre adesso si tenta di salvare l'illegalità. Ma forse non c'è nemmeno tutta questa differenza. Alla fine il come sarà sicuramente il meglio possibile per politici e affaristi.
Resterà sotto gli occhi di tutti la Riforma della giustizia, simile - magra consolazione - a una silenziosa ammissione di colpa.
Rispondi

Da: curiosando02/09/2013 21:09:32
x figlio di proroghe forever: ma cosa significa il taglio al comparto sicurezza? implica la non assunzione degli idonei e dei vincitori? Grazie
Rispondi

Da: furiere198502/09/2013 23:23:37
ATTENZIONE LEGGETE QST E' DI OGGI : GIORNALE  LA REPUBBLICA
http://www.repubblica.it/scuola/2013/09/01/news/concorsone_beffa-65664086/?ref=HREC2-8
Rispondi

Da: furiere198502/09/2013 23:33:17
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/08/26/news/la_beffa_dei_concorsi-65299052/?ref=HREC2-14
Rispondi

Da: Marduk03/09/2013 10:10:57
Ma il Dl D'Alia è riferito anche al Comparto Difesa e Sicurezza? E quindi a TUTTE le Forze di Polizia (CC, GDF, PDS, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale)?
Quindi assunzione di tutti i vincitori e degli idonei per le graduatorie pià recenti (dal 2008 in poi)?
Rispondi

Da: .............................03/09/2013 11:45:55
Purtroppo per le assunzioni nelle forze dell'ordine non ci sono più possibilità. I soldi per eliminare la rata dell'IMU sono andati a prenderli proprio da lì.
Rispondi

Da: Motivo03/09/2013 11:48:32
Il problema che le P.A. non vogliono far scorrere le graduatorie fino al 31/12/15 e quindi bandire nuovi concorsi è presto spiegato. Bandendo nuovi concorsi i vari reaponsabili prenderanno una fetta dei soldi utilizzati per il concorso stesso. Purtroppo è cosi. Spero che si vada avanti con lo scorrimento e chi deve controllare lo faccia correttamente.
Rispondi

Da: 31/12/1303/09/2013 11:49:30
Ma per la sanita' si puo' capire se le graduatorie sono valide? Proroghe forever ho bisogno di te
Rispondi

Da: sindacati03/09/2013 12:05:30
no, il vero problema sono i sindacati che non vogliono lo scorrimento delle graduatorie perché così non si accontentano i loro iscritti.
ecco perché si fanno sempre nuovi concorsi che implicano costi notevoli nonostante principi di economicità efficienza che esistono solo sulla carta, in pratica nel nostro paese si agisce in base a chi ha più potere e i dipendenti pubblici sono tutelati dai sindacati, i vincitori e idonei delle graduatorie non hanno santi in paradiso (salvo singole eccezioni)
Rispondi

Da: quasi quasi03/09/2013 14:54:38
Comincio a credervi
Rispondi

Da: sfigata7203/09/2013 16:43:26
ma quali graduatorie sono rinnovate sino al 31-12-2015?
Rispondi

Da: sfigata7203/09/2013 17:05:58
c'è qualcuno che può darmi una risposta?
Rispondi

Da: Royce03/09/2013 17:14:22
Tutte tranne quelle della sanità! Per la sanità verrà fatto un dl a parte
Rispondi

Da: 31/12/1303/09/2013 17:16:33
Si e' cosi la sanita' e' una cosa a parte
Rispondi

Da: ma.03/09/2013 18:38:18
Infatti concordo con xsindacati
Rispondi

Da: la03/09/2013 18:44:19
questo decreto è solo una presa in giro,  non prevede infatti l'utilizzo delle graduatorie di altri enti ( un comune con un altro della stessa regione magari e cosi via...)
..la validià triennale esisteva già .... hanno allungato di qualche anno la speranza... solo quella...
.. che delusione...
Rispondi

Da: mario1904/09/2013 09:05:44
Ma per favore date notizie solo quando siete sicuri e avete notizie certe. Per quanto riguarda la sanità, essa è compresa nel novero della amministrazioni a cui viene applicato il decreto.
Rispondi

Da: 31/12/1304/09/2013 09:26:35
Per mario19:
E allora perche' il p.d.consiglio,solo per la sanita', deve applicare un'altro decreto entro tre mesi dall'uscita di quast'ultimo?
Rispondi

Da: ...04/09/2013 09:40:17
questo è innanzitutto un decreto legge che necessita di conversione....
bisognerebbe insistere per l'utilizzo delle graduatorie anche di altri enti, tenendo conto dei vari profili prof.li solo
......così avrebbe un senso
Rispondi

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