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Polizia Penitenziaria, 133 vice commissari
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Da: schifato28/01/2009 12:45:32
vai vai! non si sa mai nella vita.......

Da: gigi28/01/2009 13:09:24
quando me lo hanno detto non potevo crederci eppure è così; guardate un pò sotto ....

Problematiche alcolcorrelate in ambiente penitenziario
MASSIMO CECCHI
SERT-GOA Dipartimento Dipendenze, Azienda USL 10, FIRENZE
Allâinterno delle Problematiche e Patologie Alcol Correlate (PPAC), uno spazio specifico e non trascurabile
è costituito dalle PPAC nellâistituzione Penitenziaria. In questi ultimi anni tale fenomeno è
stato più volte evidenziato dal Dipartimento dellâAmministrazione Penitenziaria e dagli operatori della
Sanità che lavorano nel campo (Cecchi, 1995). Nel contempo emerge la difficoltà a definire la portata
reale del problema, data la mancanza di dati epidemiologici a riguardo e la complessità che il fenomeno
assume nello specifico contesto.
In questi ultimi dieci, quindici anni, si è andata modificando la tipologia della popolazione carceraria:
una percentuale sempre più alta di detenuti ha problemi connessi alla tossicodipendenza e somma le
difficoltà legate alla carcerazione a quelle dovute alla condizione di tossicomane, molti sono i sieropositivi
e i casi di AIDS; i reclusi di nazionalità straniera sono notevolmente aumentati ed è cresciuto il
numero dei detenuti che presentano problemi di evidente psicopatologia. Questo ha comportato un notevole
aumento della componente psicologica del disagio in carcere, con un aumento di interventi trattamentali
finalizzati allâappoggio, al sostegno di queste categorie deboli e tesi a tutelare lâincolumità fisica
e psichica dei detenuti.
Alla ânormaleâ utilizzazione dellâalcol tipica della nostra cultura, sempre più spesso se nâè aggiunto
lâuso e lâabuso da parte di queste ânuoveâ tipologie, con finalità diverse- strumentali, di âautomedicamentoâ,
di evasione, ecc.. Ciò amplifica le problematiche espresse da questi soggetti, creando sofferenza
e problemi nella gestione da parte del personale penitenziario.
I detenuti stranieri che si vengono a trovare in una cultura diversa dalla loro âscopronoâ subito i
âbeneficiâ dellâalcol, di questo âfarmacoâ per lenire le proprie angosce e la nostalgia. I soggetti tossicodipendenti,
una percentuale stimata in circa il 29% della popolazione detenuta (Tabella n. 1), sostituiscono
con lâalcol e/o gli psicofarmaci la propria droga elettiva non disponibile. Alcuni aumentano o iniziano
a bere al momento della carcerazione per affrontare lâastinenza dallâeroina.
Una parte di questi soggetti si connotano come veri e propri politossicomani. In questi anni si è
assistito, infatti, al manifestarsi e diffondersi del fenomeno della poliassunzione di sostanze psicoattive e
della politossicomania, che vede lâuso contemporaneo e/o simultaneo di molte sostanze: alcol, amfetamine,
benzodiazepine, cocaina, eroina, ecstasy, âpasticcheâ di ogni tipo. Lâutilizzo dellâalcol è una costante
da parte di questi soggetti che nel carcere lo affiancano, molto spesso, al consumo di psicofarmaci.
Infine a costoro si aggiunge una percentuale di individui già alcoldipendenti al momento dellâingresso.
Tab. 1
N. %
DETENUTI TOTALE 48.209 100
DETENUTI UOMINI 46.283 96
DETENUTI DONNE 1.926 4
TOSSICODIPENDENTI TOTALE 14.074 29,19
TOSSICODIPENDENTI UOMINI 13.357 27,70
TOSSICODIPENDENTI DONNE 717 1,49
ALCOLDIPENDENTI TOTALE 596 1,24
ALCOLDIPENDENTI UOMINI 587 1,22
ALCOLDIPENDENTI DONNE 9 0,02
Tabella rielaborata dal Rilevamento detenuti tossicodipendenti e alcoldipendenti sul totale della popolazione detenuta in
Italia al 31/12/1997, del Ministero Grazia e Giustizia, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria Ufficio Studi, Ricerche.
Legislazione e Automazione
Alcol e problemi complessi 329
Gli operatori penitenziari e della sanità stanno facendo i conti anche con questa realtà, che riguarda
principalmente le fasce più giovani della popolazione detenuta e ci si sta attivando, in collaborazione
anche con il volontariato, per affrontare il fenomeno costituito dalle PPAC sia sul versante della popolazione
detenuta (prevenzione, cura e riabilitazione) che su quello degli operatori (formazione).
Motivazioni allâuso/abuso/dipendenza di alcol in carcere.
Ma che cosa avviene nel carcere circa lâuso di alcol? Peccando di retorica, si può dire che il carcere
rispecchia e amplifica ciò che si verifica nella società libera. Quindi riguardo al âproblema alcolâ si vede
come in carcere gli uomini che ci vivono, bevono e hanno problemi simili a quelli che si riscontrano
allâesterno, ingigantiti dalla condizione che la reclusione comporta. Il detenuto, perdendo la libertà, viene
emarginato dalla vita che ha condotto sino ad allora, dalla famiglia, dagli affetti. A ciò si aggiungono
le difficoltà di adattamento dovute allâincontro con le regole dellâistituzione (la disciplina, gli orari, le
mansioni) e alla conflittualità con gli operatori penitenziari e gli stessi compagni.
La situazione delle strutture penitenziarie nel nostro paese, lâaumento della popolazione penitenziaria,
la carenza di occupazione lavorativa e di attività ricreative causano ulteriori difficoltà al soggetto
istituzionalizzato.
La concomitanza di tutti questi fattori provoca una condizione che equivale ad una deprivazione di
stimoli sociali e sensoriali, altamente stressante. Ad essa si risponde sempre più spesso con lâalcol e con
gli psicofarmaci.
In carcere ci si può procurare lâalcol con mezzi consentiti e non consentiti. Attraverso lâacquisto:
infatti è permesso di comprarne in misura di 500 ml di vino al giorno e di poter acquistare birra al
cosiddetto âsopravittoâ; attraverso lo scambio: infatti tutti comprano alcol e sigarette in carcere, anche
coloro che non bevono e fumano, utilizzandoli come moneta di baratto; attraverso la produzione: si
rilevano episodi abbastanza frequenti di âdistillazioneâ in proprio e di âfermentazioneâ di frutta con
lieviti; inoltre, si rilevano episodi di furto di alcol.
Si arriva in carcere con la propria âcultura del bereâ già acquisita, a volte ci si arriva proprio in
conseguenza del bere, e si continua a bere. Scarsa è anche la conoscenza dei rischi, come ci testimoniano
alcune delle ricerche svolte in proposito (V. De Marco et al. 1989). Può così accadere che nel carcere
lâuso moderato della sostanza, da tutti praticato e consentito dallâIstituzione, sia sostituito gradualmente,
nei soggetti più deboli, dallâabuso e/o dipendenza. Costoro cercano nel bere la risposta alle loro angosce
e sperano che lâalcol li aiuti ad evadere dalla realtà che vivono, a sentire meno la distanza dai loro cari, le
proprie responsabilità e paure. La sofferenza, le difficoltà, la noia, lâignoranza fanno sì che si ricorra ad
esso per non pensare, per automedicarsi, per stordirsi, âevadereâ appunto. Lâesito è quello conosciuto:
dopo il momentaneo sollievo, i problemi si ripropongono immodificati, anzi molte volte aumentati dai
provvedimenti disciplinari e giudiziari nei quali si è incorsi durante i momenti di ubriachezza. I detenuti
in situazioni di intossicazione acuta, subiscono rapporti e denunce a causa di comportamenti oltraggiosi
o addirittura lesivi nei confronti degli altri detenuti, degli agenti del corpo della Polizia Penitenziaria e di
sé stessi. Molti comportamenti autolesionistici, tentativi di suicidio e suicidi nella popolazione detenuta
vengono commessi sotto lâeffetto dellâalcol.
La sensibilizzazione al problema ha portato molti Istituti a togliere lâalcol da alcune sezioni, specie
quelle per tossicodipendenti, dove vengono somministrati psicofarmaci. Questo, secondo molti operatori,
ha ridotto il numero dei casi di autolesionismo e i provvedimenti disciplinari. In alcuni Istituti, stante
la tipologia dei detenuti ristretti, lâalcol è stato eliminato dallâintero carcere, per esempio nelle Custodie
Attenuate (tra gli altri Seconda C.C. Firenze, Empoli, Forlì) e nellâOspedale Psichiatrico Giudiziario di
Montelupo Fiorentino. In questi contesti, il provvedimento è stato improntato a motivazioni chiaramente
terapeutiche e riabilitative. La discussione circa lâutilità di togliere lâalcol da tutti gli Istituti di Pena
ricorre sovente quando si parla di PPAC nellâambiente penitenziario e fa sorgere schieramenti di operatori
favorevoli o contrari. Se questa soluzione porta degli indubbi vantaggi sia per la salute dei detenuti
che per la gestione di essi da parte del personale, va riconosciuto come il fenomeno delle PPAC in
carcere, non può essere ricondotto al solo atto di togliere lâalcol a tutti indiscriminatamente. Questo
provvedimento, inoltre, implica alcune considerazioni di tipo etico, morale, essendo non una scelta voluta
dai detenuti, ma unâimposizione che non trova il corrispettivo nei confronti della popolazione libera.
Sono state realizzate interessanti ricerche riguardanti la responsabilità dellâalcol nella commissione
330 Manuale di alcologia - Parte Terza: trattamento
dei reati (Campanile V. et al. 1991; Gigli F. et al. 1993; Merzagora I. et. al. 1993; Mastronardi V. 1983).
Per il nostro Codice Penale, lâutilizzo dellâalcol è unâaggravante nella commissione di un reato, non
unâattenuante a meno che non avvenga in un soggetto in stato di intossicazione cronica, là dove si configura
come vizio parziale o totale di mente (Art.92, 94, 95). Lâalcol, anche in soggetti non dipendenti,
porta spesso a commettere reati quali: atti di violenza, i delitti sessuali, la resistenza alle forze dellâordine,
gli incendi, gli oltraggi, le lesioni, le risse, la guida pericolosa, i furti e gli omicidi.
Molti reati collegati alla micro criminalità hanno nellâalcol una concausa accertata.
Se infatti analizziamo alcuni degli effetti dellâalcol, si vede come la sua assunzione, modulandosi
sulle variabili soggettive di ciascun individuo, può comportare la perdita del controllo, la caduta delle
capacità critiche e del senso etico. Ciò può spingere ai comportamenti delittuosi sopra menzionati. Lâalcol
è anche utilizzato come âstrumentoâ per la commissione di reati, abbassando i livelli di ansia e
infondendo coraggio. Rappresenta inoltre un âcollante socialeâ e può avere funzione di identificazione e
coesione in gruppi giovanili devianti (p.es. hooligans).
È evidente come tali comportamenti possono riprodursi anche negli Istituti di Pena, dove possono
essere stimolati e âprovocatiâ da molte situazioni personali e circostanze relazionali. Si beve molto in
carcere, come nel resto della nostra società: parlare, però, di vera e propria alcoldipendenza è cosa controversa.
Secondo molti operatori non ci sono molti âveriâ alcolisti in carcere, i cosiddetti âalcolisti primariâ.
Questo perché, la nostra società non punisce lâuso di alcol, anzi lo incentiva ed è molto tollerante. Gli
alcolisti che sono incarcerati, in genere lo sono perché hanno commesso reati contro le persone (omicidi,
lesioni) o contro il patrimonio (furti).
Facendo riferimento alla âIndagine Nazionale sui soggetti tossicodipendenti e affetti dal virus HIV
negli istituti penitenziariâ del Dipartimento dellâAmministrazione Penitenziaria, indagine che riguarda
anche i soggetti alcoldipendenti, al 31 Dicembre 1997, su 48.209 detenuti presenti nelle nostre carceri, si
contavano 14.074 tossicodipendenti, pari al 29.19% e 596 detenuti alcoldipendenti, pari al 1.24% della
popolazione detenuta (Tabella n. 1, M. Grazia Giustizia DAP, 1997).
Tali dati sono ritenuti sottostimare il fenomeno da parte di molti operatori penitenziari.
Dâaltronde, se è vero che non ci sono molti alcolisti primari nei nostri Istituti, ci sono però moltissimi
abusatori, alcolisti secondari, poliassuntori, politossicodipendenti: individui che potranno divenire alcolisti
con il passare del tempo e ai quali lâalcol provoca già molti problemi.
Il trattamento delle PPAC in carcere.
Sempre più spesso si svolgono trattamenti terapeutico-riabilitativi in carcere per soggetti con PPAC
da parte del personale Sanitario dellâAmministrazione Penitenziaria, delle Aziende Sanitarie, (SERT,
Servizi di Alcologia), del volontariato specifico, (gruppi di auto- mutuo aiuto: Alcolisti Anonimi, AA,
Club degli Alcolisti in Trattamento, CAT). Iniziative si attivano in molti Istituti, con la necessità da parte
degli operatori interni ed esterni allâIstituzione dâimpegnarsi in un lavoro integrato e di rete. Infatti è
ormai sperimentato e riconosciuto come il trattamento delle PPAC debba essere attuato attraverso programmi
che vedono unâintegrazione dâinterventi su vari livelli: psicologico, sociale, medico.
Il trattamento multimodale, integrato, vede nei gruppi di auto- mutuo aiuto composti da alcolisti e
familiari, il momento e lo strumento più efficace per raggiungere lâastinenza, affrontare le problematiche
che sottostanno alla dipendenza e pervenire ad un cambiamento di stile di vita (Devoto A. 1993). I gruppi
rappresentano inoltre un elemento fondamentale di integrazione tra il carcere e la comunità territoriale
alla quale appartengono: infatti lâIstituto di Pena deve essere visto come parte integrante della comunità
locale, in modo che gli individui detenuti e le loro famiglie con PPAC trovino risposte non solo da parte
delle istituzioni, ma nel territorio in cui vivono, i gruppi consentono un contatto continuativo di solidarietà
con lâesterno e fungono da ponte e da sostegno al momento della scarcerazione.
Il Ministero di Grazia e Giustizia, con la Circolare 558023/14 del 16 Maggio 1997, ha sottolineato
lâimportanza dellâintervento nei confronti delle PPAC per i detenuti e indicato come ââè necessario
favorire lâapproccio alle esperienze di auto-mutuo aiuto che sono possibili attraverso le associazioni
volontarie per gli alcolisti che si sono dimostrate, per consolidata pratica, essenziali per il recupero e la
riabilitazione degli alcoldipendentiâ.
La stessa Circolare sensibilizza le Direzioni dei Carceri a favorire tali interventi.
Alcol e problemi complessi 331
Una delle metodologie dâintervento che ha trovato una larga e capillare espansione e un unanime
riconoscimento nel nostro paese (più di 2500 gruppi) è costituita dallâapproccio ecologico-sociale ai
problemi alcolcorrelati e complessi, elaborato dal prof. V. Hudolin di Zagabria, Hudolin V. 1988). Questo
metodo è centrato sullâutilizzo dei Club degli Alcolisti in Trattamento (CAT), comunità multifamiliari
(gruppi), di alcolisti e familiari. Nel contesto penitenziario va evidenziata la collaborazione tra le Direzioni
degli Istituti di Pena, i Centri di Servizio Sociale Adulti e le Associazioni dei Club degli Alcolisti in
Trattamento (ACAT), che ha portato ad esperienze come quelle di Padova, Reggio Emilia, Arezzo, Genova,
Verona, Caltanissetta, Trani, Sollicciano H, S. Gimignano. Altre stanno fiorendo in numerosi Istituti.
Inoltre il trattamento dellâalcoldipendenza in ambito carcerario con lâutilizzazione di gruppi di automutuo
aiuto, registra le esperienze, ormai consolidate, portate avanti da Alcolisti Anonimi (AA) e da Alanon.
Le difficoltà incontrate per questi interventi sono quelle dovute, principalmente, alla necessità della
presenza di persone esterne al carcere (alcolisti non detenuti che presentino unâastinenza elevata e possano
portare la loro esperienza nei gruppi, familiari dei detenuti alcolisti, operatori alcologici, ecc.). Inoltre
la collaborazione da parte del personale penitenziario non è sempre facile, essendo questi operatori già
oberati di lavoro, e quindi timorosi di vederlo aumentare a causa dei gruppi. Una parte del personale, poi,
non è sensibilizzata riguardo al problema dellâalcoldipendenza e delle PPAC.
Le questioni legate alla sicurezza interna agli Istituti costituiscono una barriera reale o fittizia alla
messa in funzione di questi gruppi, superabile con la collaborazione e la reciproca conoscenza da parte di
tutte le agenzie impegnate a portare avanti lâintervento alcologico (ASL, ACAT, AA, Personale Penitenziario).
Lâintegrazione tra questi diversi soggetti operativi implica, inoltre, il riconoscimento e il rispetto
dei diversi mandati istituzionali (Cecchi, 1995*). Va evidenziato come sempre più spesso si trovi questa
intesa e le esperienze possano procedere positivamente. In alcuni Istituti, come Arezzo per esempio, si è
potuto attivare un CAT con la presenza dei familiari. La Circolare Ministeriale sopramenzionata ha operato
in questa direzione. Rimangono le differenze tra le possibilità trattamentali e riabilitative offerte nei
âpiccoliâ Istituti e gli interventi che si attuano con più difficoltà nei grandi complessi delle aree metropolitane.
Riguardo alle possibilità offerte dalla legislazione vigente, questa consente a detenuti tossicodipendenti
e alcoldipendenti di poter accedere a trattamenti che li aiutino a superare la propria condizione
e a proseguirli in caso che già fossero inseriti in un programma (Art. 89 Decreto n. 309/90, modificato
nellâArt.5 del Decreto n, 139 del 14/5/1993, convertito in Legge n. 222 del 14/7/1993, Art.90) (Testo -
Unico 309/90, Boll, Farmac.Alcolismo 1993).
A coloro che sono condannati ad una pena definitiva, la legge penitenziaria consente di utilizzare
alcune misure alternative alla detenzione per curarsi e riabilitarsi, in particolare, lâAffidamento in Prova
al Servizio Sociale in casi particolari, (Art.47 bis, Legge 663/86, Art. 94 del Testo Unico in materia di
disciplina degli stupefacenti, Decreto n. 309 del 9/10/1990, modificato nellâArt.7 del Decreto n. 139 del
14/5/1993, convertito in Legge n. 222 del 14/7/1993). Questa misura alternativa trova unâapplicazione
ancora limitata nei confronti di detenuti con PPAC, se paragonata con la sua utilizzazione da parte dei
tossicodipendenti (Tabella n.2). Inoltre il detenuto può usufruire del regime di semilibertà, della detenzione
domiciliare, dei permessi premio.
Esperienze che vedono la presenza di soggetti in misura alternativa alla detenzione che usufruiscono
Tab. 2
TOSSICO ALCOL ALTRE TOTALE
DIPENDENTI DIPENDENTI CATEGORIE
AFFIDAMENTO IN PROVA IN CASI ORDINARI ART. 47 591 136 10.293 11.820
AFFIDAMENTO IN PROVA IN CASI PARTICOLARI ART.47 BIS 4.377 195 *** 4«572
DETENZIONE DOMICILIARE ART. 47 TER 217 31 884 1.132
TOTALE 5.985 362 11.177
Tabella rielaborata dal Rilevamento dellâattività dei Centri di Servizio Sociale con riferimento agli Articoli 47 e 47 ter Legge
3 54/75. Casi pervenuti durante lâanno 1997, del Ministero Grazia e Giustizia, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria,
Ufficio Studi, Ricerche, Legislazione e Automazione
332 Manuale di alcologia - Parte Terza: trattamento
di programmi presso i SERT, i Servizi di Alcologia e in gruppi di auto-mutuo aiuto sul territorio, sono
abbastanza frequenti, anche se si potrebbe giungere ad una più vasta utilizzazione delle possibilità offerte
(Tamburlini, Poldrugo, 1990). I risultati sono spesso confortanti e i soggetti, al di là di una frequente
utilizzazione iniziale dei gruppi come strumento per uscire dal carcere, trovano nel gruppo solidarietà e
aiuti per affrontare la propria dipendenza dalla sostanza, giungere allâastinenza e modificare lo stile di
vita.
Prevenzione alle PPAC in ambiente penitenziario.
La Conferenza promossa dallâUfficio Regionale Europeo dellâOrganizzazione Mondiale della Sanità
ha elaborato a Parigi (12-14/12/95) la Carta Europea sullâAlcol. Questo documento, tra le 10 strategie
proposte, indica anche quella di: âPromuovere ambienti pubblici, privati e di lavoro, protetti da incidenti,
violenza e altre conseguenze negative dovute al consumo di bevande alcolicheâ (Boll. 1998). È necessario,
così, attivare programmi di sensibilizzazione specifici sulle PPAC, che aiutino i soggetti detenuti a
portare avanti un processo di riflessione circa le proprie condotte potatorie, volto a fornire elementi di
autoprotezione e prevenire. lâabuso e lâalcoldipendenza e che conduca, nel caso di soggetti alcoldipendenti,
allâastinenza e ad un cambiamento di stile di vita (VHO, 1996). Questo appare particolarmente
utile allâinterno di tutti gli Istituti, stante i cambiamenti della popolazione detenuta che ho menzionato, e
in particolare in quei carceri che hanno sezioni per tossicodipendenti e/o presentano particolari caratteristiche,
quali quelli a regime di âCustodia Attenuataâ che ospitano una popolazione costituita da soggetti
giovani, tossicodipendenti da oppiacei e politossicodipendenti. Alcune esperienze sono già in corso da
alcuni anni, come quella di Sollicciano II a Firenze (Cecchi et al. 1997). Tali interventi di prevenzione e
sensibilizzazione raggiungono la loro efficacia maggiore quando si svolgono con modalità di didattica
attiva e si integrano con lâattività dei gruppi di auto-mutuo aiuto e il coinvolgimento della comunità
locale.
Conclusioni e prospettive.
Da quanto sopra esposto si evidenzia come il problema costituito dallâuso/abuso/dipendenza da alcol
in carcere presenti un notevole interesse e sia caratterizzato dal fatto che i suoi contorni si sfumano nelle
problematiche connesse alla carcerazione, alla complessità di questa condizione, nonché al problema
dellâuso multiplo di sostanze da parte della popolazione giovanile.
Molte iniziative stanno diffondendosi. Il recente Convegno âIl detenuto e lâalcol: fuga e illusioneâ
tenuto a Parma nel Giugno del 1998, ha mostrato come lâattenzione per questo fenomeno sia viva, sia da
parte del mondo penitenziario, che degli operatori della sanità e del volontariato. Appare necessaria la
definizione di una rete comprendente istituzioni e territorio in cui inserire i programmi specifici per le
persone alcoliste detenute. Le iniziative intraprese necessitano di essere inserite in una programmazione.
Ormai risultano indispensabili una formazione e sensibilizzazione ai problemi dellâalcoldipendenza
e delle problematiche e patologie alcolcorrelate, rivolte al personale penitenziario degli Istituti di Pena e
dei Centri di Servizio Sociale Adulti del Ministero di Grazia e Giustizia. La Carta Europea sullâAlcol,
invita anche ad âAccrescere la capacità della società di occuparsi delle problematiche dellâalcol attraverso
la formazione degli operatori dei vari settori coinvolti, quali quello sanitario, sociale, educativo e
giudiziario, contestualmente al rinforzo ed allo sviluppo dei ruolo centrale della comunitàâ (Strategia
n.8).
La Circolare 558023/14 ministeriale del 16 Maggio 1997 esortava le Direzioni dei Carceri ad attivare
â...incontri di formazione e sensibilizzazione del personale penitenziario sui problemi alcol correlati e
complessi...â. Tale formazione deve fornire informazione corretta sulle PPAC e stimolare una verifica del
propri comportamenti e stili di vita collegati allâassunzione di alcol, promuovendo atteggiamenti responsabili
tesi a prevenire e gestire comportamenti rischiosi da parte della popolazione detenuta (Min. G.G.
1989).
In Toscana il Provveditorato del Dipartimento dellâAmministrazione Penitenziaria in collaborazione
con le Direzioni degli Istituti, ha avviato la formazione del personale degli IIPP sulle PPAC, attraverso la
programmazione di moduli formativi che interesseranno gli operatori di tutti gli Istituti e si svolgeranno
presso le strutture di Prato, S. Gimignano, Livorno, Lucca, Firenze e le Custodie Attenuate di Sollicciano
2 ed Empoli. Altre esperienze stanno sorgendo in altre regioni.
Alcol e problemi complessi 333
Appare ormai indispensabile la pianificazione di ricerche epidemiologiche allâinterno degli Istituti,
che tengano conto delle differenze tra i diversi contesti penitenziari.
La possibilità di una sempre maggiore presenza del volontariato attivo in questo campo (CAT, AA,
ecc.) allâinterno degli Istituti, e dei Servizi competenti delle Aziende Sanitarie, i SERT, in particolare, e i
Servizi di Alcologia, dovrebbe essere ancor più estesa e organizzata. Infatti le Aziende Sanitarie, dâintesa
con gli Istituti Penitenziari ed in collaborazione con i Servizi Sanitari interni ai medesimi istituti, hanno
il compito di provvedere alla cura e alla riabilitazione dei detenuti tossicodipendenti e alcoldipendenti
(Art. 96 del T.U. in materia di disciplina degli stupefacenti, Decreto n. 309 del 9/10/1990).
Questo ultimo punto si collega alla necessità di una legge nazionale sulle PPAC, che fornisca una
cornice normativa e organizzativa.
Bibliografia
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12. Ministero di Grazia e Giustizia DAP, 1991, Compiti dellâAmministrazione penitenziaria, Roma.
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31/12/1997â, Roma.
14. Bollettino per le farmacodipendenze e lâalcolismo, 983, âNormativa italiana, Atti C.E., Documentazione O.M.S. in tema dì Alcolismo,
n. 5-6, anno XVI, Ministero della Sanità, Roma.
15. Bollettino per le farmacodipendenze e lâalcolismo, 1998, âCarta Europea sullâalcolâ, Suppl. n. I, anno XXI, Ministero della Sanità,
Roma.
16. Testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di
tossicodipendenza, Supplemento Ordinario, Gazzetta Ufficiale N. 255 del 31/10/1990.
17. World Health Organization, 1996. âHealth in prisons project. A european network for promoting health in prisons.

Da: x gigi28/01/2009 13:33:07
e quindi!!!!!!!!!!!!!!!!!

Da: JJJ28/01/2009 13:51:38
Ragazzi, alle visite mediche convocheranno in ordine di graduatoria?
Altra piccola domanda:quanti giorni sono?
Grazie mille a chi mi risponderà.

Da: ned28/01/2009 14:09:51
x gigi
mi hai tolto leparole da bocca: ...e quindi?

Da: incidente probatorio28/01/2009 14:11:18
Ciao Gallis! quello che so sulla visita oculistica è quanto già riportato da Luminosa, non ho nulla da aggiungere, ormai non ci resta che aspettare...

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Da: per gigi28/01/2009 14:17:11
si, l'articolo è interessante, ma quale sono le conclusioni, cioè, cosa vorersti dire esattamente?

Da: X GALIS E ALTRI28/01/2009 15:48:15
due giorni ho mandato un post alla polizia di stato, volendo fare domanda in questo corpo, circa l'ammissibilità dell'intervento laser e mi hanno appunto citato il decreto del 2003 dicendomi che l'intervento è ammesso se ha corrento il difetto entro i paramentri previsti. se popi si volesse ancora far riferimento al vecchio testo normativo ancora meglio perchè lì si parla di esclusione per intervento chirurgico e l'intervento laser prk non è considerato intervento chirurgico.
vi aggiungo poi che per riscontro 1 settimana fa ho fatto una visita all'asl locale per vedere se effettivmanete non si accorgevano dell'intervento e vi dico che, nonstante una visita di quasi un'ora, la dottoressa non si è accorta di nulla

Da: musa28/01/2009 16:23:46
Per Angelica: se il corso dovesse cominciare entro la fine dell'anno la scuola dovrebbe essere quella di Roma in quanto quella di Catania, dalla fine di dicembre del 2008 e per un anno intero, è già occupata per altri corsi.
Per tutti gli altri: il fatto che in questo concorso la commissione non sia stata così selettiva come nel precedente concorso non è dovuto soltanto al fatto che i concorrenti sono tutti dei semplici raccomandati o sfigati che non sanno come sbarcare il lunario, ma forse perchè vorranno estendere la graduatoria per andare a colmare le carenze del precedente concorso o perchè, cosa da non escludere, perchè l'amm. non vuole perdere tempo e denaro in ricorsi vari.

Da: luminosa7728/01/2009 16:55:10
Che bello, speriamo sia davvero Roma, come dice Musa...e soprattutto speriamo che queste visite siano il prima possibile: non ce la faccio più di aspettare!!

Da: xx28/01/2009 22:08:36
ad aspettare si dice....

Da: angelica28/01/2009 22:35:19

Da: angelica28/01/2009 22:37:49
grazie musa!
certo roma sarebbe meglio...anch'io spero che, se le cose dovessero andar bene, la sede sia quella!!!!

Da: AQUILA29/01/2009 08:15:19
raga, il numero dell'ufficio concorsi me lo dite?? grazie..

Da: Alex29/01/2009 10:17:07
Cortesemente mi inviereste la graduatoria?Please!!!!!
Ind. email: infoale04@libero.it

Da: paranza29/01/2009 10:25:52
ciao ragazzi, come va? purtroppo non ho internet in questi tempi.. spero di averlo presto, ora uso quello del lavoro qualche minuto.. un saluto a tutti gli "storici" del forum..

Da: ALLARGAMENTO29/01/2009 11:54:35
Salve a tutti. Ho letto che le OO.SS. sono state convocate dal ministro Alfano per il tre febbraio. Credo che quella potrà essere la sede anche per le richieste di allargamento per questo concorso. A questo punto, sperando che i sindacati già siano intenzionati a farlo, invito tutti, e in particolare gli interni, a insistere sull'allargamento, facendo pressione sui rappresentanti sindacali. Grazie, e in bocca al lupo.  

Da: incredulo29/01/2009 12:59:24
sono al corrente dell'incontro del 3 febbraio, ma voi credete che parleranno pure dell'allargamento per questo concorso?
mah se tra noi c'è il figlio di Qualcuno che conta allora forse si, se no penso che parleranno di problemi più importanti.

Da: x chiunque disponga della graduatoria definitiva29/01/2009 13:21:53
potrei per cortesia avere la graduatoria al seguente indirizzo: Aure_@excite.it

ringrazio in anticipo

Da: info29/01/2009 14:53:11
All'ordine del giorno dell'incontro sindacale di cui parlate non è previsto nemmeno che si parli di questo concorso, figuratevi se parleranno dell'allargamento.

Da: lutto mino reitano29/01/2009 15:07:46
Ritengo doveroso oltrechè sentito unirmi alla tristezza per la mancanza di un grande uomo del sud d'Italia. Un cantante molto apprezzato nel sud America e mai dimenticato dall'Europa, che ha sempre saputo interpretare, anche a rischio di dure critiche e prese in giro, le fatiche degli uomini del sud degli anni cinquanta/sessanta che hanno dovuto lasciare la propria terra per cercare lavoro,  senza godere di alcun tipo di garanzia giuridico-sindacale .
La sua grande sensibilità è rimasta e rimarra sempre nei cuori di tutti gli uomini, specialmente dei conterranei (egli era di Fiumara di Murolo - provincia di Reggio Calabria) che faranno tesoro dei suoi insegnamenti e della sua bontà. Se fosse ancora in vita direbbe certamente a tutti di non scoraggiarsi e di lottare, perche' la vera chiave di lettura e di svolta è dentro di noi e sempre resterà!
Vi ringrazio per la solidarieta'!

Da: AQUILA29/01/2009 15:08:37
raga, per cortesia, chi sa, potrebbe dirmi il numero dell'ufficio concorsi???devo fare una comunicazione urgente!!!grazie.

Da: dom29/01/2009 15:24:29
x AQUILA, se chiami al numero indicato sul sito www.polizia-penitenziaria.it, cioè  0666591 e chiedi dell'ufficio concorsi te lo passano

Da: simo29/01/2009 15:29:23
Ciao a tutti!!!
ieri parlando con degli amici mi sono posta alcuni interrogativi (che non mi hanno fatto dormire) e vorrei discuterne insieme a voi.
Io passo tutto il tempo a studiare per un posto pubblico, ma perchè lo faccio??? non sarebbe meglio trovare qualcosa nel privato e cercare di fare carriera la? una mia amica ha rinunciato ad un posto fisso, sempre a tempo per un anno con possibilità di assunzione, per continuare a studiare per i concorsi e nel frattempo lavora in un call center part-time.....ha 28 anni......
Un mio amico invece, ha 30 anni e insegue il sogno di diventare magistrato, studiando tutto il giorno e vivendo ancora con i suoi....

Delle volte penso che questo continuare a studiare, quando ci sono persone della nostra età (28) che hanno già casa e famiglia, sembra una sorta di fuga dalla realtà

Io stessa devo decidere se, aspettare i risultati inps continuando a studiare oppure mollare tutto per accettare il posto che il mio ex dominus mi ha offerto a 1200 euro in studio.....delle volte vorrei accettare altre volte no....da una parte se riuscissi a vincere un concorso avrei un posto fisso e con tutti i diritti garantiti..dall'altro però se non lo vinco mi ritrovo alla soglia dei 30 senza niente in mano e addio progetti di famiglia....

avere tutte queste conosciente "giuridiche" ne vale la pena???

Da: AQUILA29/01/2009 15:41:41
grazie dom.. ok.

Da: disoccupato29/01/2009 16:41:39
cara Simo non capisco perchè non hai dormito la notte con un tale discorso....

Da: LA GRADUATORIA29/01/2009 17:27:29

Da: spietato29/01/2009 17:40:39
simo, vai a dormire che hai sonno arretrato, e la stanchezza gioca brutti scherzi...

Da: lucanus cervus29/01/2009 18:17:22
simo, ma cosa dici... da un certo punto di vista capisco quello che scrivi (anch'io sono impiegata nel privato, arrivo a stento a fine mese e vorrei delle garanzie di stabilità) ma questo non è un qualsiasi altro concorso nella PA. se vuoi diventare vicecommissario penitenziario x poter avere il tanto agognato "posto pubblico", caschi proprio male... questo è un lavoro di grandi responsabilità, e senza la giusta motivazione ti troverai sicuramente male, e rimpiangerai quel posto in studio a 1200 euro... attenta ;)

Da: zainetto29/01/2009 18:52:45
Cortesemente mi inviereste la graduatoria
email beatrice76@email.it

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