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Abolizione esame avvocato
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Da: luisa02/05/2012 23:08:30

- Messaggio eliminato -

Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:11:34
impedite che vengano inserite 10 caxxate uguali dagli stessi cretini

Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:15:16
Andate a fffanculo

Da: luiso03/05/2012 11:22:17
                  FORZA RAGAZZI!!
       DOBBIAMO ARRIVARE A 5.000 FIRME PER CHIEDERE LO STOP        ALLE LAGNE DEI PLURIBOCCIATI ALL'ESAME!!!
http://www.firmiamo.it/basta-lagne-dei-pluribocciati-all-esame-di-avvocato

Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:23:54
Esame di Stato del concorso di abilitazione per diventare avvocato.
Magistrati strabici. L'esempio è il concorso pubblico per direttore generale alla Camera di Commercio di Taranto. Vince un alto dirigente del Tribunale di Taranto, parte l'esposto, il Pm chiede l'archiviazione, il Gip la respinge. Colpo di fortuna per la vittima. Generalmente in Italia il Gip si adegua alle richieste del Pm e le eventuali magagne sono coperte.
La mia testimonianza a futura memoria.Sono ANTONIO GIANGRANDE, nato in Italia ad Avetrana provincia di Taranto, cittadino italiano di professione Presidente della "Associazione Contro Tutte le Mafie", sodalizio antimafia riconosciuto dal Ministero Interni, e per gli stessi motivi della medesima denuncia già ricorrente presso la Corte Europea dei diritti dell'Uomo.
Il sottoscritto denunciante dal 1998 a tutt'oggi partecipa all'esame di abilitazione forense presso il distretto di Corte d'Appello di Lecce. Da subito ho presentato esposti e denunce contro il concorso che reputo truccato, tanto palesi erano e sono le anomalie e gli abusi nazionali sotto gli occhi di tutti. Attività di denuncia che ha portato alla riforma della legge 180/2003: consiglieri dell'Ordine degli Avvocati cacciati dalle commissioni e compiti locali corretti da commissioni di altri distretti di Corte d'Appello. Da qui la mia notorietà nell'ambiente locale e nazionale. Le mie denunce presentate per abuso d'ufficio, falso in atti pubblici ed associazione a delinquere presso gli uffici giudiziari con competenza diretta (in riferimento alle commissioni d'esame) o indiretta (in riferimento all'interesse nazionale) sono state tutte archiviate o insabbiate senza che sia conseguita calunnia.
Le indagini non sono state svolte per i seguenti motivi:
Nelle commissioni d'esame vi erano gli stessi inquirenti o loro colleghi;
Agli inquirenti non appariva verosimile l'ipotesi di un possibile complotto nei miei confronti o comunque per loro non era possibile che un concorso pubblico tal fatto potesse essere truccato;
Le indagini venivano delegate a Polizia giudiziaria locale che dovevano svolgere indagini contro i loro magistrati di riferimento. Questi non avevano la competenza culturale e professionale a svolgere siffatte indagini o comunque vi era collusione-commistione con gli inquisiti, che poi erano i loro magistrati referenti-deleganti locali. In questo modo la mia audizione avveniva nell'assoluta ostilità.
In rapporto alla mia propensione e capacità a tutelare i miei diritti ed in base alla fondatezza e gravità dei fatti in oggetto sono state presentate delle interrogazioni parlamentari da parte di deputati e senatori di tutti gli schieramenti. Inoltre sono stato costretto a presentare un ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani, per il fatto che in Italia non ho trovato un ufficio giudiziario che svolgesse le doverose indagini, con disinteresse e senza preconcetti e pregiudizi.
Per gli effetti, dal 2004, dopo la riforma, i miei compiti itineranti sono stati valutati presso le commissioni di vari distretti italiani di Corte d'Appello: da Venezia a Torino, da Palermo a Salerno, Da Catanzaro a Reggio Calabria, ecc.. Da sempre mi è stato dato un voto simile a tutti gli elaborati. A decine di prove scritte (3 per 14 anni = 42) riferenti al parere penale o civile o all'atto giudiziario l'identico voto dato è stato "25" senza alcuna motivazione. Con tali giudizi mi si nega l'idoneità alla prova orale e l'impedimento all'abilitazione.
Potrei farmene una ragione per essere causa del mio male, se non fosse altro che vi sia una evidente regia dietro alle mie disgrazie:
di fatto i miei compiti non sono stati mai corretti. Affermazione desunta dalla mancanza di correzioni e dalla mancanza di tempo per farlo;
Il presidente di commissione nazionale della sessione 2010, da me è stato denunciato quando prima della riforma ha ricoperto per 3 anni l'incarico di presidente di Commissione di esame di Lecce, a cui ho partecipato, e contestualmente di presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Lecce. Dopo la riforma del 2003, questi, estromesso dagli incarichi concorsuali, è stato nominato membro del Consiglio Nazionale Forense su incarico istituzionale del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Lecce. All'uopo il medesimo è stato nominato addirittura nella sessione di esame 2010 presidente di commissione centrale di esame. Nomina vietata per incompatibilità prevista dalla riforma: i consiglieri dell'ordine locale non possono far parte delle commissioni d'esame. Questì avvocato non è altro che l'espressione a Roma (Longa Manu) del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Lecce. Inoltre quando non è presidente nazionale della sessione d'esame forense è nominato ispettore nazionale. In ogni caso l'avvocato per gli incarichi istituzionali ricoperti ha rapporti con tutti i membri delle commissioni locali, nominati dal C.N.F. in sede di commissione del Ministero della Giustizia, di cui egli fa parte;
Cosa più grave è che il ricorso giudiziario amministrativo, da me presentato nel 2011 avverso il giudizio negativo della sessione 2010 dato dalla commissione d'esame di Palermo ai miei compiti, (metodo di correzione contestato in vari punti in fatto ed in diritto con sostegno giurisprudenziale), è stato rigettato dal Tar di Lecce. Strano, però che per molto meno lo stesso Tar di Lecce ha accolto ricorsi simili, entrando addirittura nel merito, valutando in modo positivo esso stesso l'elaborato. E' palese la discriminazione attuata in riferimento ai ricorsi sottoposti allo stesso Tar per la stessa sessione e negli stessi giorni.
Da quanto detto si evince, oltre che essere palese la fondatezza delle accuse, si ravvisa anche la extraterritorialità della questione sollevata, in virtù delle tante commissioni coinvolte, compresa quella centrale.
E COMUNQUE SE CIO' AVVIENE PER ME, NULLA IMPEDISCE CHE CIO' POSSA SUCCEDERE AD ALTRI.
Ciò rende la presente denuncia non prettamente di competenza territoriale, ma di interesse nazionale.
AI FINI PROBATORI
Tenuto conto che per anni sono stato svenato al fine di produrre in copia migliaia di documenti, senza conseguire risultati, per la presente denuncia si indica esclusivamente come fonte di prova il dossier pubblicato alla pagina web http://www.ingiustizia.info/dossier%20malagiustizia.htm, che tra i suoi allegati raccoglie e contiene tutti i documenti pubblici estrapolati da fonti ufficiali o atti depositati presso uffici pubblici. Documenti non in possesso del denunciante, ma comprovanti nei fatti le mie affermazioni d'accusa. Si va dalla nomina del presidente ai compiti non corretti, dal ricorso al TAR alle sue sentenze contraddittorie e persecutorie, dalle interrogazioni parlamentari al ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani.
Grazie dell'attenzione
Autorizzati alla pubblicazione. Il contatto è pubblico ed amicale. Se disturbo rispondi "Cancella".
Dr Antonio Giangrande, avetrana
Presidente dell'Associazione Contro Tutte le Mafie e di Tele Web Italia
www.controtuttelemafie.it e www.telewebitalia.eu

Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:27:39
Superare la logica del "pezzo di carta" è il primo obiettivo per far crescere il sistema universitario italiano. E' necessario semplificare l'accesso alla professioni




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Il governo ha aperto una consultazione online sul valore legale del titolo di studio con l'obiettivo di andare oltre la cultura del "pezzo di carta" valorizzando le diversità e le eccellenze nei percorsi di studi individuali. Il dibattito sul "valore legale della laurea" solleva due ordini di problemi: primo, la standardizzazione delle classi di laurea (e del reclutamento dei docenti); secondo, la laurea come titolo di accesso a professioni e concorsi. Mentre per il primo punto non sembrano esserci margini di manovra, il governo vorrebbe differenziare il valore di titoli "nominalmente equivalenti" (ma qualitativamente diversi), ispirandosi al cosiddetto modello anglosassone. È possibile?
Nel Regno Unito e nei paesi anglosassoni la laurea non ha valore legale: il riconoscimento e la garanzia del percorso di studi non sono svolte da un ministero, ma da agenzie indipendenti, spesso finanziate da università e dallo stato, senza però entrare nel dettaglio di come i singoli corsi di laurea debbano essere organizzati. In Inghilterra è la Qaa, Quality Assurance Agency for Higher Education, a fissare una serie di criteri minimi per l'emissione di titoli di studio. Negli Stati Uniti le agenzie di accreditamento sono molteplici e a loro volta accreditate dal governo federale o dal Council for Higher Education Accreditation.
Nei casi di lauree professionalizzanti (medicina, legge, ingegneria) i percorsi di studio sono concordati anche con le associazioni dei professionisti (i Bar o l'American Medical Association, la Law Society inglese, eccetera). Nel Regno Unito per l'accesso ad alcune professioni è richiesto un titolo triennale (sei anni per medicina) conseguito presso un'università accreditata o un corso annuale di conversione (per esempio, legge). Nella maggior parte dei casi, tuttavia, non è richiesto alcun titolo specifico (per esempio, i giornalisti) e gran parte dell'educazione alla professione (per esempio, avvocatura o contabilità) avviene all'interno della professione stessa attraverso contratti di apprendistato di due o tre anni. Si tratta di apprendistati pagati e generalmente con la prospettiva di continuare il rapporto anche dopo aver ottenuto la qualifica. In breve, i profili d'ingresso per i giovani nelle professioni più remunerate sono molto ampi, ma visti i costi di formazione le aziende sponsorizzano un numero limitato di praticanti.
Anche per i concorsi pubblici inglesi (civil service) l'unico requisito è un qualsiasi titolo triennale e candidati con background non tipico (scienziati o umanisti) sono incoraggiati a partecipare. Sebbene esistano concorsi specifici per economisti o giuristi, la gran parte della dirigenza pubblica (il fast-stream) viene reclutata attraverso concorsi generalisti e attitudinali, in cui l'unico criterio d'accesso è aver ottenuto una first class o upper secondo come voto di laurea, fascia che comprende circa il 40 per cento dei laureati. Proprio perché i criteri d'accesso sono molto ampi, diventa importante l'università di provenienza ma, soprattutto, la preparazione attitudinale che l'università ha fornito e il percorso di studi individuale dei candidati.
Nella consultazione il nostro governo discute se siano richiesti titoli non necessari o troppo specifici per l'accesso ad alcune professioni e come sia possibile ripesare titoli e voti di laurea assegnati in contesti diversi e quindi non paragonabili.
Più in generale, ci si chiede se il titolo di studio sia un'effettiva garanzia di qualità e se non sia possibile trovare un sistema che incentivi le università a diversificare l'offerta formativa e creare un mercato competitivo. Un terzo del questionario proposto dal governo si concentra proprio sulla differenziazione qualitativa di titoli di studio nominalmente equivalenti.
La proposta già circolata prima della consultazione sarebbe ri-pesare il voto finale di laurea sulla base di una ranking della qualità didattica dell'ateneo o dipartimento.
Si tratta, vale la pena di sottolinearlo, di un sistema che non avrebbe precedenti né in Europa né nel mondo anglosassone, con il risultato perverso di valorizzare ancora meno i percorsi individuali rispetto al "titolo" di provenienza. In nessun paese esiste un sistema per cui l'accesso ai concorsi pubblici viene valutato applicando un coefficiente maggiore ai diplomati di Harvard o Oxbridge, il cui valore reale sta tanto nel titolo quanto nella educazione (non solo accademica) fornita dall'università. Per di più, questa proposta si limita ai concorsi pubblici e sarebbe di minimo impatto sul modello sociale.
Il sistema anglosassone si fonda su flessibilità dei percorsi di studio e accesso alle professioni. La priorità in Italia dovrebbe essere dare meno spazio possibile agli ordini professionali per limitare i candidati che possono accedere all'esame di Stato.
Per esempio, l'obbligo di possedere un titolo in una classe di laurea specifica per sostenere alcuni esami di Stato potrebbe essere sostituita dall'obbligo di aver acquisito un numero minimo di crediti in discipline essenziali. Una proposta simile era circolata a gennaio per l'ordine degli avvocati e dei commercialisti ed è stata bloccata dalla lobby di chi oggi esercita quelle professioni. Se le facoltà di giurisprudenza italiane strabordano di studenti non è perché stanno formando specialisti per i più diversi impieghi, ma per la semplice ragione che una laurea di classe Lmg/01 apre le porte a una numero smisurato di professioni e concorsi. In Italia l'accesso ai concorsi pubblici è limitano a specifiche lauree mentre nei paesi anglosassoni la diversità di background, percorsi individuali e studi porta un contributo essenziale al servizio pubblico. Per quale ragione non dovrebbe essere permesso ai laureati in filosofia o matematica di partecipare al concorso diplomatico o della presidenza del Consiglio? È infine vero che l'attuale sistema di punteggi favorisce gli studenti che provengono da facoltà o atenei dove i voti sono troppo concentrati tra i 110. Se si vuole seguire il modello anglosassone, piuttosto che ripesare i voti si stabilisca un punteggio minimo per l'accesso e si lasci che sia poi il concorso a scegliere i migliori. Il paradosso italiano è che tutti possono accedere a una laurea, ma l'accesso alle professioni è una corsa a ostacoli. Il modello anglosassone è l'opposto: più competitività all'ingresso, e massima apertura alle professioni all'uscita.

*Scienze politiche
Università di Cambridge

lavoce.info

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Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:30:59
Quei contratti per sfruttare i giovani
Progetti fasulli e false partite iva. Così le aziende usufruiscono di manodopera a basso costo e ricattabileScritto da Emanuela De Marchi il 19 aprile 2012 in Vite precarie
Co.co.co, co.co.pro., stage, apprendistati. Tanti contratti ed il duplice scopo: spendere poco ed evitare l'assunzione a tempo indeterminato. Così dietro a questi nomi e acronimi si nasconde un vero e proprio lavoro di tipo subordinato, con i vincoli di orari ma niente ferie, liquidazione e nessuna garanzia o permesso di maternità.

I contratti a progetto. Tra contratti a progetto e stage sembra che non esista altro modo di lavorare. Assunti il tempo necessario per la realizzazione di progetti che in realtà non esistono. Contratti stage per periodi di formazione che non ci sono. I co.co.co o i co.co.pro. diventano in questo modo la soluzione ottimale per avere dipendenti che lavorano come tutti gli altri ma strettamente vincolati ai doveri e con nessun diritto. Molte volte, neanche gli stessi datori di lavoro conoscono a fondo il significato di questi contratti ma forse neanche se ne sono mai interessati.

Tirocini e stage. Quella degli stagisti è un'altra categoria di cui aziende, società ed istituzioni abusano fortemente. La parola chiava è "crisi". Per colpa (vera o presunta) di questa crisi, le assunzioni sono diminuite, gli stagisti aumentati e i soldi per pagarli scomparsi. Anche quei tirocini che fino ad un paio di anni fa erano retribuiti, ora sono diventati completamente gratuiti. Nella maggior parte dei casi la possibilità di assunzione è esclusa sin dal principio. Così, quello che doveva essere un periodo di formazione e di passaggio dal mondo dello studio a quello del lavoro diventa il modo per aziende ed istituzioni per avere manodopera a costi minimi. Un vero e proprio sfruttamento se si considera che ormai gli stage sono richiesti, il più delle volte, anche per diventare commessi o segretari.

I praticanti. Come gli stagisti anche i praticanti sono costretti a sottostare a vincoli, duro lavoro e nessuna retribuzione per poter entrare nell'ordine professionale desiderato. Aspiranti avvocati, giornalisti, commercialisti, costretti a lavorare per due-tre anni rigorosamente gratis prima di poter accedere all'esame di Stato. Anni di investimento in un futuro d'alto profilo, tutto a carico dei propri genitori.

Le agenzie interinali. In tempo di crisi le agenzie interinali hanno un grande successo. Di fronte all'inutilità dei centri d'impiego - ex uffici di collocamento - è quasi inevitabile entrare in queste agenzie in cui si compila una scheda, ci si sottopone ad una sorta di minicolloquio ed infine si attende. Quando arriva la chiamata tanto attesa, i contratti che sono generalmente proposti sono della durata di pochi mesi. Sebbene siano previsti contributi e coperture previdenziali sono sempre troppo scarsi per poter progettare un futuro. Il rischio di essere chiamati più volte, per lavorare per diverse aziende e per periodi di tempo limitati per poi trovarsi senza impiego e troppo vecchi per essere assunti a tempo indeterminato è concreto e rende le agenzie interinali ancora non particolarmente popolari.

Partite Iva e soci lavoratori. Ci sono poi coloro che sono costretti ad aprire una partita Iva per riuscire ad avere un lavoro che poco a che vedere con quello libero-professionale o autonomo. Molto spesso dietro a questi contratti ci sono rapporti di lavoro di tipo dipendente a tutti gli effetti. Ugualmente ingannevole il contratto di "associazione in partecipazione" ossia la proposta di diventare soci. In realtà questi soci sono veri e propri lavoratori soggetti ad un rapporto lavorativo di tipo subordinato con uno stipendio inferiore ai mille euro al mese, la riscossione degli utili solo nel caso in cui ci fossero e come unica contropartita, la possibilità di visionare i bilanci.

Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:33:14
Non solo stage

11-04-2012  di Chiara Andreola
Fonte:    Città Nuova      


Il ministro Fornero ha affermato di voler eliminare gli stage non retribuiti. Ma la questione del lavoro gratuito va ben oltre



Forse perché l'hanno provato sulla propria pelle, ma loro - come affermano in un post sul loro blog - c'erano arrivati prima. Quando il ministro Fornero ha dichiarato di voler eliminare gli stage gratuiti, perché «il lavoro è lavoro e l'azienda lo deve pagare», i giovani giornalisti della cooperativa milanese FpS Media si sono permessi di far notare come nella loro carta dei valori stilata in tempi non sospetti - autunno del 2009 - questo principio ci fosse già: «Esiste solo una categoria di persone che lavora gratis: gli schiavi. Perciò, se mai dovessimo avere stagisti o collaboratori, sarà sempre loro riconosciuto almeno un rimborso spese. Il lavoro ha un valore e deve essere pagato».

La loro storia dimostra come il mercato del lavoro «ci ha aiutato a unirci», ha dichiarato in un'intervista al Tg regionale Paolo Scandale. Terminato l'Istituto di formazione al giornalismo "Carlo de Martino"  - che ora ha chiuso i battenti - 17 dei 40 studenti, insieme a un tutor, hanno deciso di essere «non solo giornalisti, ma anche imprenditori», per rispondere alla prospettiva tutt'altro che rosea di stage e collaborazioni non (o mal) pagati: hanno così fondato FpS, una cooperativa di servizi giornalistici, a cui varie testate - da Radio24 a L'Espresso, a Repubblica - si rivolgono per commissionare articoli, video e molto altro. Un modo non solo per proseguire insieme l'avventura iniziata a scuola, ma anche per evitare l'abuso sul singolo: come spiegano nell'intervista che ci hanno rilasciato, soltanto insieme si ha la forza non solo di offrire un risultato finale qualitativamente diverso, ma anche di concordare compensi e condizioni di lavoro dignitose.

Ma quello del lavoro gratuito è un problema che va al di là degli stage: lo sanno bene gli aspiranti avvocati, che per accedere all'esame di Stato devono fare un praticantato di due anni. La situazione è molto diversificata nella penisola, ma generalmente «soltanto i grandi studi riescono a retribuire - spiega Ester Molinaro, giovane avvocato -, mentre i piccoli e i medi, soprattutto nel penale, non hanno né il tempo di seguire un praticante né i soldi per pagarlo». E il paradosso è che «ne hanno comunque bisogno, perché molti adempimenti sono affidati ai praticanti»; per cui, come fa notare in una lettera a Linkiesta l'avvocato e dottore di ricerca Andrea Bitetto, «riconoscere loro il diritto di essere pagati non sarebbe una concessione buonista, ma un interesse della professione», in quanto ciascun professionista «sarebbe tenuto a operare una scelta oculata, perché sarebbe per lui un investimento. E avrebbero maggiori possibilità i candidati con maggiori qualità». Se si imponesse un obbligo di legge in questo senso, tuttavia, «ci sarebbe il rischio concreto di creare la fila davanti ai grossi studi - prosegue la Molinaro -, gli unici a poterlo affrontare. Ma certamente sarebbe un messaggio forte».

Anche per gli psicologi la strada è lunga e non pagata, salvo rarissime eccezioni: un anno di tirocinio post lauream e almeno cento ore all'anno durante i quattro della scuola di specializzazione. Qui la situazione è ancora più complessa. «Molto spesso il tirocinio avviene all'interno di strutture pubbliche - spiega Cristina Buonaugurio, giovane psicologa - come Asl e ospedali, che non avrebbero nemmeno le risorse per pagare il tirocinante». E se negli studi privati girano più soldi, «difficilmente il libero professionista si assume quest'onere: l'aspirante psicologo non lo può affiancare nel suo lavoro, non avendo ottenuto l'abilitazione». Prevedere l'obbligo di retribuzione significherebbe dunque mettere sul piatto anche i fondi per farlo: poco realistico, in tempi di magra come questi.

Ben venga, dunque, una qualche forma di intervento sulla questione del lavoro gratuito: ma credere che questa si esaurisca con gli stage, o con un semplice obbligo legislativo di retribuzione, sarebbe - a quanto pare - quantomeno semplicistico.
 

Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:37:18
Il presidente dell'Antitrust: «Ordini superati
Professioni rimaste a modelli dell'800»
Pitruzzella pensa a delle «agenzie di valutazione». Poi promuove le liberalizzazioni: molte cose sono state fatte
  
            


ROMA - Il settore delle professioni è rimasto all'Ottocento e gli ordini hanno esaurito gran parte della loro funzione. Lo dice il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella. Non c'è alcun tono polemico nella parole del numero uno dell'Autorità garante della concorrenza. La sua è una semplice constatazione, si potrebbe dire una presa d'atto, che arriva al termine di un ragionamento in cui il numero uno dell'autorità che vigila sul mercato ribadisce la necessità di andare avanti con le liberalizzazioni, ma riconosce anche i passi avanti fatti negli ultimi mesi. «Credo che ci sia ancora da continuare su quella strada - spiega - però credo che il bicchiere sia mezzo pieno, non mezzo vuoto. Partendo da una situazione molto rigida, molte cose sono state fatte». Basta pensare all'abolizione delle tariffe minime, al via libera alla pubblicità e alle società di capitali fra i professionisti. Anche se certo il percorso non si può dire finito.

«Le liberalizzazioni sono oggi una necessità, se non altro perché la grande scommessa che abbiamo in Europa, e particolarmente in Italia, è come accoppiare delle politiche di stabilizzazione finanziaria con delle politiche per la crescita», osserva Pitruzzella presentando alla biblioteca Giovanni Spadolini del Senato il libro "Dinastie d'Italia. Gli ordini tutelano davvero i consumatori" (Università Bocconi Editore 2012, 160 pagg., 18 euro), a cura di Jacopo Orsini, giornalista del Messaggero, e Michele Pellizzari, economista dell'università Bocconi, pubblicato in collaborazione con la Fondazione Rodolfo De Benedetti.

Il dato di fatto da cui si deve partire, argomenta il guardiano della concorrenza, è che per stimolare la crescita servono riforme a costo zero. «Purtroppo non possiamo intervenire con la leva della spesa pubblica, possiamo solo ridurla e riqualificarla», aggiunge. Da qui la necessità di procedere con le liberalizzazioni e in particolare con quelle dei servizi professionali, che si possono fare senza spendere.

La concorrenza «fa bene all'innovazione in tutti i campi», dice ancora Pitruzzella. Non solo nella telefonia, per citare una caso "pluristudiato", ma anche nel settore delle libere professioni. In Italia ci sono state politiche di liberalizzazione importanti promosse dall'Europa a colpi di direttive e regolamenti, come nell'energia e nel gas. «Al contrario - prosegue il numero uno dell'Antitrust - nel settore delle professioni non abbiamo avuto degli atti normativi che imponessero ai paesi europei forme di liberalizzazioni in questo campo». Che indubbiamente è rimasto indietro. «Probabilmente in Italia il settore delle professioni è quello che più è rimasto agganciato a modelli ottocenteschi di erogazione dei servizi. Non a caso si parla di professioni e non di servizi professionali quasi fosse una offesa per la categoria».

In Italia comunque non sono fermi solo gli ordini. «Il nostro paese ha una società bloccata, non solo nelle professioni, ma anche in campo universitario e in molti altri settori», ammette il presidente dell'Antitrust. Per questo «dobbiamo rimettere in moto la mobilità sociale e soprattutto intervenire nel settore delle professioni regolamentate, che coinvolge più di un milione di persone. Questo può giovare anche in termini di efficienza e tutela del consumatore».

Gli albi dunque devono essere ripensati. E qui Pitruzzella per un attimo si rimette anche la casacca di avvocato, abbandonata nel novembre scorso dopo essere stato nominato presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. «Credo che gli ordini abbiano esaurito gran parte della loro funzione. Potrebbero restare sul piano dell'aggiornamento professionale, eventualmente, ma non mi pare che le esperienze siano particolarmente brillanti. Sarebbe utile cominciare a ragionare, non dico da qui a domani, ma in prospettiva, su delle agenzie di valutazione a cui eventualmente il professionista si può iscrivere. In questo modo - è il ragionamento di Pitruzzella - ogni agenzia assicura all'esterno degli standard qualitativi che riguardano, badate bene, non soltanto il prezzo, ma anche il tipo di prestazioni». Il numero uno dell'Antitrust pensa ad «agenzie in concorrenza tra di loro che potrebbero essere utili anche al consumatore perché i professionisti che aderiscono sono valutati da quella agenzia e quindi hanno determinati standard qualitativi, prestazionali e reputazionali».

Senza dimenticare l'università, «convitato di pietra di tutto questo discorso». «Lasciatemelo dire da professore universitario - afferma ancora Pitruzzella - stiamo rinviando sempre di più nel tempo la formazione degli studenti». Ecco perché è necessario valorizzare le norme che prevedono il tirocinio professionale all'università. «Dovremo, con coraggio ma con capacità di innovazione - conclude il garante della concorrenza -, riflettere su come le università possono inserirsi in questo processo di apertura e cambiamento di un settore decisivo per la nostra economia».



Giovedì 12 Aprile 2012 - 23:27    Ultimo aggiornamento: Domenica 15 Aprile - 18:59

Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:39:29
L'appello di Adiconsum al governo Monti
Di simone ricci • 02 mag, 2012 • Categoria: Consumi

L'associazione dei consumatori Adiconsum ha stilato una lista di dieci proposte da inviare al governo Monti per evitare il default delle famiglie italiane

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Essere propositivi di questi tempi non è da tutti, quindi l'ultimo appello lanciato dall'Adiconsum al governo Monti può essere approfondito nella speranza di trovare misure utili e strategiche: l'Associazione Italiana Difesa Consumatori e Ambiente, una iniziativa che vanta il patrocinio della Cisl, ha infatti approntato ben dieci proposte che dovrebbero essere prese in considerazione dall'esecutivo tecnico.

L'obiettivo è quello di alleggerire la tassazione fiscale che attualmente grava sui lavoratori dipendenti, sui pensionati e sulle categorie più deboli del nostro paese; secondo Adiconsum, le risorse finanziarie andrebbero ricercate anche da altre parti e non rivolgendosi sempre ai soliti noti. Il rischio paventato da Pietro Giordano, segretario generale dell'associazione dei consumatori, è inquietante, ovvero il default delle famiglie italiane, oltre all'affogamento dell'Italia nelle due paludi della recessione e della stagnazione.

Di quali proposte si tratta esattamente? Si comincia anzitutto con la liberalizzazione dell'esazione fiscale, abolendo di fatto il monopolio che vanta Equitalia in questo momento, visto che alcuni comportamenti dell'agente di riscossione sono fin troppo simili all'usura. Un altro punto su cui occorre insistere è quello dell'accorpamento delle province, una misura che dovrebbe essere inclusa nella celebre spending review, senza dimenticare la cancellazione definitiva di enti locali inutili come le comunità montane.

Adiconsum ha poi suggerito di eliminare i consigli di amministrazione inutili e onerosi e di ridurre del 50% i contributi elettorali, assegnando magari il controllo in questione alla Corte dei Conti. Una maggiore lotta all'evasione fiscale potrebbe poi derivare da un accordo con la Svizzera, per non parlare dell'abbattimento delle aliquote Irperf e dell'Imu. Infine, le ultime due proposte riguardano gli investimenti in infrastrutture (soprattutto al Sud) e delle vere liberalizzazioni dei carburanti e delle professioni.

Da: luiso03/05/2012 11:40:52
FORZA RAGAZZI!!
DOBBIAMO ARRIVARE A 5.000 FIRME PER CHIEDERE LO STOP ALLE LAGNE DEI PLURIBOCCIATI ALL'ESAME!!!
http://www.firmiamo.it/basta-lagne-dei-pluribocciati-all-esame-di-avvocato

Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:46:08
Crisi: Grecia verso le elezioni più cruciali di ultimi decenni
Le difficili sfide del nuovo governo che uscira' dalle urne
24 aprile, 15:30

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(di Demetrio Manolitsakis). (ANSAmed) - ATENE, 24 APR - In un ambiente economico europeo che va peggiorando giorno dopo giorno, la Grecia si avvia verso le elezioni legislative piu' cruciali degli ultimi decenni, elezioni gia' definite ''le piu' decisive dalla caduta del regime dei colonnelli (1974) sino ad oggi''. I motivi sono diversi: oltre a quello principale che riguarda la permanenza o meno della Grecia nell'eurozona, c'e' anche quello che riguarda il sistema politico del Paese. Infatti, secondo tutti i piu' recenti sondaggi d'opinione, il risultato delle elezioni del 6 maggio cambiera' radicalmente lo scenario politico della Grecia, raggiungendo un'obiettivo che la mancanza di una legge elettorale piu' equa (e del resto mai voluta dai due partiti maggiori) sinora non aveva consentito: la fine del bipartitismo e la formazione di una nuova cultura politica circa il modo di governare un Paese moderno. Venerdi' scorso - per legge ultimo giorno utile per la pubblicazione di sondaggi d'opinione - sono stati resi noti i risultati di sei di tali inchieste. Tutte e sei hanno confermato che nel nuovo Parlamento non saranno piu' rappresentati cinque partiti ma probabilmente 10, il che dimostra che l'unica possibilita' per governare la Grecia sara' formare un governo di coalizione. Ma i sondaggi hanno rilevato anche una forte contraddizione che caratterizza il corpo elettorale: nonostante la maggioranza degli elettori (circa il 75%) si dica convinta di volere un governo di coalizione fra i due maggiori partiti (Pasok, socialista, e Nea Dimocratia, centro destra) - che garantirebbe la permanenza della Grecia nell'eurozona - nello stesso tempo afferma che non votera' per essi bensi' a favore dei partiti che si dichiarano contro il Memorandum. Intanto, a causa proprio di questa incertezza, con ogni probabilita' sara' rinviato forse a giugno l'avvio dei controlli sull'attuazione del piano per il risanamento dell'economia greca da parte della troika programmati per la meta' di maggio. Non si esclude invece una breve visita, immediatamente dopo la formazione del nuovo governo, di Poul Thomsen, responsabile del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) per il programma della Grecia, per una prima valutazione della situazione.

A prescindere comunque dall'esito delle elezioni - e in un clima in cui le condizioni economiche e sociali peggiorano ogni giorno a causa di una recessione che dura ormai da cinque anni - il nuovo governo sara' chiamato ad approvare un piano economico a medio termine che prevedera' tagli per 11,5 miliardi di euro per il biennio 2013-2014. In piu' - come avverte Poul Thomsen - se non sara' combattuta l'evasione fiscale, si dovranno prendere ulteriori misure che riguarderanno tagli forse anche notevoli ai sussidi sociali. Non c'e' dubbio che, dopo il voto, si aprira' un nuovo periodo di tagli agli stipendi nel settore privato sotto la pressione della troika che continua a porre il problema della riduzione del costo del lavoro. Gia' alcune banche, oltre a diverse imprese del turismo e del commercio, hanno cominciato a ridurre gli stipendi con la firma di nuovi contratti fra aziende e impiegati. ''Con le nuove misure ci sara' una riduzione media degli stipendi dell'ordine del 22-23%'', ha detto il segretario dell'Agenzia degli Ispettori del Lavoro Michalis Halaris. ''Una riduzione che nel 2012 potra' toccare il 25%'', ha aggiunto. Per quanto riguarda il settore pubblico, il nuovo governo dovra' procedere subito a tre importanti riforme: chiusura o fusione degli enti statali inutili, riorganizzazione dei servizi di tutti i ministeri con l'abolizione del 40% delle strutture esistenti e licenziamenti dei dipendenti statali in eccesso.

Fino ad oggi sono stati licenziati circa 10.000 lavoratori, mentre entro la fine del 2012 ne dovranno essere licenziati in tutto 15.000. In base al Memorandum n. 1, entro la fine del 2015 dovranno essere licenziati in tutto 150.000 dipendenti statali considerati dalla troika in eccesso. Un altro punto su cui la troika non sembra disposta a fare passi indietro e' quello della ristrutturazione dei servizi pubblici. Per far cio', il nuovo governo dovra' procedere all'abolizione di almeno 120 enti in cui lavorano circa 8.000 persone tramite la procedura della valutazione del personale. Per non parlare di tutto cio' che e' rimasto in sospeso come la riforma del sistema fiscale, le privatizzazioni delle imprese a partecipazione statale e la liberalizzazione delle professioni chiuse. (ANSAmed).

Da: AGLI AMMINISTRATORI DEL FORUM03/05/2012 11:53:39
Il presidente dell'Antitrust ha usato parole senz'altro dure: «probabilmente in Italia il settore delle professioni è quello che più è rimasto agganciato a modelli ottocenteschi di erogazione dei servizi. Non a caso si parla di professioni e non di servizi professionali quasi fosse una offesa per la categoria».

Ha insistito sulla necessità di liberalizzazioni nel campo delle professioni, che stimolino la concorrenza, che «fa bene all'innovazione in tutti i campi» e ha anche offerto uno spunto critico relativo all'intera Europa, che, contrariamente a quanto fatto in altri campi, non ha previsto «atti normativi che imponessero ai Paesi europei forme di liberalizzazioni» nelle professioni.

Da: luiso03/05/2012 12:05:33
FORZA RAGAZZI!!
DOBBIAMO ARRIVARE A 5.000 FIRME PER CHIEDERE LO STOP ALLE LAGNE DEI PLURIBOCCIATI ALL'ESAME!!!
http://www.firmiamo.it/basta-lagne-dei-pluribocciati-all-esame-di-avvocato

Da: Umbert03/05/2012 17:45:01
BANANE DEVONO ABOLIRE inkia ora ca lu superavu iu l'hanna aboliri? a un ci scassati a min....

Da: irnerio03/05/2012 18:12:54
x quello sopra
ma che hai scritto? ti si è attorcigliato il cervello?

Da: Fracazzo da Velletri04/05/2012 08:43:17
Ma non avete un ca**o da fare, oltre a scrivere stronzate su questo forum che è diventato un immondezzaio?

Da: kaliddru04/05/2012 11:14:17
@ Fracazzo da Velletri
il tuo nome ti descrive benissimo!

Da: mutandone04/05/2012 12:30:21
complimenti! era ora persone scrivere in lingua comprendere anche io! ugh!

Da: kaliddru04/05/2012 16:55:17
@mutandone
va pigliala nculu va, va......

Da: kratikos04/05/2012 17:31:15
su questo forum solo pazzi scatenati..................

Da: Antonella del 197304/05/2012 20:29:25
Gli avvocati puzzano tutti di culo e hanno le mutande gialle davanti e marroni di dietro

Da: STUDIATE STUDIATE05/05/2012 12:00:21
CHE E'TORNATO LO STRONZO RIPETITIVO!!!!

Da: X QUELLO SOPRA06/05/2012 11:00:52
BRAVO C******E!!!!!!!!!!!!!!!

Da: up08/05/2012 22:27:48
up

Da: Situazione drammatica08/05/2012 22:30:59
rumors di liberalizzazioni selvagge, per la drammatica situazione economica, che succedera', si parla che e' a rischio il pagamente dello stipendio per gli statali...
Forse meglio abbandonare la guerra su questo esame di stato, se viene abolito dichiarano irpef piu' persone, e si muove l'economia...tanto non sara' per una manciata di nuovi avvocati che peggiorera' o migliorera' il reddito di chi gia' lavora...

Da: Avv. Professore FETENTE09/05/2012 09:53:12
"Forse meglio abbandonare la guerra su questo esame di stato, se viene abolito dichiarano irpef piu' persone, e si muove l'economia" ????????????????????????????

Ahahahahahahahah !!!!!!!!!!

Bellissima questa !!!!!!

I praticantelli salveranno il mondo dalla crisi economica !!!!!!!!!!!!!

Ahahahahahahahahahahah !!!!!!!!!!!!!!

Da: Di sicuro09/05/2012 11:22:15
non la può salvare uno sfigato disoccupato come te!

Non prendertela coi "praticantelli" se non guadagni un soldo, purtroppo, come ti è stato spiegato tante volte, meglio un "PRATICANTELLO" con clienti che un avvocaticchio come te disoccupato.

E sai perchè? Perchè il praticantello trova sempre un coglioncello come te pronto a firmare per due soldi.
Ma un coglioncello come te....come fa a trovare clienti?

Da: Avv. Professore FETENTE09/05/2012 12:14:40
POVERO FALLITO !!!!!

Da: Avv. Professore FETENTE09/05/2012 12:18:11
Anch'io posso trovare, pagandolo, un ingegnere che firmi un mio progetto, ma non per questo sono ingegnere !!!!!!

Voi, qualunque cosa facciate, finché non superate l'esame sempre praticanti restate !!!!!!!!!!!!!!!!

FALLITI !!!!!

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