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SPENDING REVIEW - OGGI IL DECRETO DISTRUGGI ITALIA
414 messaggi, letto 11931 volte
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Da: xsopra27/11/2012 17:44:46
Solo che questi tecnici non hanno per nulla alleviato la disgregazione economica e sociale, sicchè con  la prossima paventata ingovernabilità, scaturente dalle elezioni di primavera, i tecnici sperano nuovamente di essere richiamati a governare  assurgendo a salvatori della patria e millantando credibilità internazionale.
Coloro che creano la crisi ci mettono i loro burattini.
Un santo cappuccino morto quasi mezzo secolo fa ha profetato a favore di Amedeo di Savoia, la riconquista del regno.

Da: per xsopra27/11/2012 17:50:13
Mmohh !!

Da: 13-13-1308/12/2012 21:27:24
E ora in vista del voto del 2013 bisogna costituire liste civiche in ogni città d'Italia per contrastare i poteri forti, le lobby, le corporazioni,le caste, gli apparati pronti a tutto bloccare, a fermare ogni forma di rinnovamnento e occultare alterare e a divorare tutto.

Da: x tutti08/12/2012 22:45:44
tanto adesso arriva Berlusconi con le sue mignotte vedrete come cambia la situazione economica italiana..... :D



Da: hhhhmmm19/12/2012 13:28:00
Partiti favorevoli alla super IMU ,partiti dei superapparati, onoveroli che vogliono a tutti  icosti la poltrona e niente è stato modificato neppure la legge elettorale per perpetuare le caste e i privilegi e gli interessi di ogni tipo;
e i cittadini italiani dovranno votare più volte nel 2013 per eleggere una maggioranza

Da: sancio panza19/12/2012 13:29:29

- Messaggio eliminato -

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Da: cambiare21/12/2012 09:21:21
Il mondo è cambiato il Parlamento centrale e i relativi leader di tutte le risme e di tutti i colori non servono più a niente.
Bisogna ascoltare le istanze, le necessità ,i bisogni che emergono dai tanti territori del Paese e che devono essere avanzate attuate e controllate direttamente dai cittadini organizzati e residenti nei rispettivi territori

Da: mmm13mmm26/12/2012 15:13:14
Al senato, per colpa dell'attuale legge elettorale che non è stata modificata, sarà pareggio per più volte e non ci sarà quindi una maggioranza stabile e quando ci sarà sarà per poche unità e con
il trasformismo e il camaleontismo politico che regna in italia chi vince potrebbe perdere e chi perde potrebbe vincere

Da: 1331331130/12/2012 21:42:07
L'impianto costituzionale e istituzionale italiano è tutto da ripensare da rinnovare da rifondare sulla base degli interessi e della partecipazione della cittadinanza attiva.
L'attuale sistema  pensato negli anni 50 è ormai obsoleto vecchio, marcio, cade a pezzi.

Da: 1313331111/01/2013 12:33:39
Ai cittadini non interessa niente di questo sistema politico vecchio obsoleto marcio costosissimo, che è tutto da azzerare e da rifare.
Alla gente comune interessa che i problemi fondamentali della salute. della istruzione  e del benessere generale vengano salvaguardati.
Alla gente interessa che ci sia una informazione corretta disinteressata e non partigiana e che possa intervenire e conoscere degli affari generali,  del bene comune, sia direttamente che tramite persone corrette oneste e competenti

Da: zzzz......18/02/2013 21:06:20
Dopo 5 anni, dalle votazioni del 2008, nulla è cambiato abbiamo sempre le stesse facce dei politici, lei stesse problematiche, le stesse caste, le stesse corporazioni, le stesse lobby, tutto è rimasto pietrificato.
Non ci sono idee nuove, volti nuovi, programmi nuovi; anche la legge elettorale è rimasta quella vecchia piena di lacune e contraddizioni

Da: x  zzz18/02/2013 21:34:41
sempre gli stessi problemi il LAVORO !!!!!! che sarà ???? da anni che dicono sempre le stesse cose !!!!!!

Da: economia22/02/2013 12:24:14
Con tutti i rigorismi e vincoli strettissimi di bilancio di bilancio sia interni che europei è impossibile creare posti di lavoro per chi lo cerca e per i giovani.
Bisogna avere fantasia e aver possibilità di stanziare fondi aggiuntivi per creare posti di lavoro e far ripartire i consumi, altrimenti non c'è
speranza staremo in recessione e in ristagno economico per anni.

Da: BASTA NANI!!!22/02/2013 13:07:59
Sei fra quelli che si sono indignati per la lettera che Berlusconi ha mandato a milioni di italiani per comprarsi il voto con la restituzione dell'Imu?
Puoi fare 3 cose:
1. Cliccare qui per preannunciare che non voterai per Berlusconi e poi fare il passaparola con tutti i tuoi amici - potremmo raggiungere milioni di persone grazie a questa nuova app di Avaaz >> http://www.avaaz.org/it/stop_berlusconi_fb_no_corruption/?fbp
2. partecipare domani alla consegna della copia gigante della lettera di rimborso Imu davanti alla sede del PDL con il messaggio "il nostro voto non è in vendita" (22/2 h10.30 via dell'Umiltà 36)
3. condividere queste informazioni con tutti i tuoi contatti per cercare di far girare pagina all'Italia!
1, 2, 3 VIAAAAA!!!!!!!!!!!!

Da: Ermenengardo22/02/2013 14:10:47
tra un pò se ne andranno tutti a casa amici miei http://www.gadlerner.it/2013/02/22/negli-ultimi-sondaggi-riservati-grillo-sorpassa-berlusconi Pronti per la svolta?

Da: CONCORSO PUBBLICO per avere merito e INDIPENDENZA10/09/2013 10:20:35
Merito e classe dirigente nella pubblica amministrazione:
selezione per concorso pubblico o cooptazione per nomina fiduciaria?
                                     -----------------

La classe dirigente della pubblica amministrazione vira in maniera quasi ostentata verso le nomine dirette, cosiddette fiduciarie, senza far passare determinati soggetti  per la difficile e stretta cruna del concorso pubblico con la giustificazione di superare in questo modo le carenze in velocità e in efficienza della burocrazia. Il fenomeno è completamente strutturato e consolidato nelle innumerevoli SpA a partecipazione pubblica tanto a livello centrale quanto a livello delle numerose partecipate degli enti locali: tutte ormai designano dirigenti e collaboratori solo senza concorso nominando ovviamente rampolli e raccomandati sempre della stessa risma.

La disamina di quali siano i motivi dell'idiosincrasia verso il metodo selettivo del concorso pubblico e la verifica  se davvero questa idiosincrasia porti a maggiore efficienza o addirittura assicuri maggiore merito nella pubblica amministrazione e nelle aziende partecipate porterebbe a constatare che le nomine a chiamata diretta by-passando il concorso pubblico hanno già  ampiamente dimostrato di non essere, in un paese come l'Italia, lo strumento idoneo per attivare un processo virtuoso né per  l'evoluzione dei burocrati a manager né per l'evoluzione in senso meritocratico (o meritofìlico) del lavoro nelle pubbliche amministrazioni. Il concorso pubblico, quando non è pilotato o mistificato, è lo strumento fondamentale ed affidabile per selezionare i migliori e più preparati dipendenti di tutti i livelli, compresi i dirigenti. Il concorso pubblico è  strumento selettivo e certificativo, che assicura il reclutamento dei più preparati, e, al contempo, democratico, connotazione, questa, indispensabile per garantire l'uguaglianza nelle posizioni di partenza, prodròmo a sua volta della mobilità sociale e quindi della crescita e dell'evoluzione di una società nella sua interezza.

Le peculiarità del concorso pubblico:

1) risponde ad una logica di gara democratica aperta  a tutti coloro che posseggono determinati titoli e requisiti,  e di  fare ricognizione di quanta maggiore preparazione c'è tra coloro che vi partecipano  e che sono tenuti a ristudiare importanti materie di cui sono già a conoscenza; quella dello studio è un' importantissima fase visto che non si può prescindere dai saperi generali  oltre che specialistici; più grande è il bacino di utenza a cui sono aperte le selezioni, maggiore è la quantità e migliore è la qualità delle competenze meritevoli tra cui attingere;

2) consente di superare l'odioso meccanismo clientelare-nepotista per il quale il requisito principale è "chi" si conosce prima ancora che "cosa" si conosce, per cui è ovvio che a prescindere dalla specializzazione e dalla competenza ad essere determinante è ï¿��«la conoscenza del potente in grado di assumere a chiamata direttaï¿��»;  non risolve la questione l'affermazione secondo la quale nessuno designerà un non bravo in quanto poi ne pagherebbe anche lui le conseguenze, poiché  la vera questione è la validità nonché l'equità dell'esercizio di un potere pubblico ai fini di dare incarichi dirigenziali senza selezione obiettiva, generalizzata, resa conoscibile all'intera collettività, consegnata alla potenziale fruibilità da parte di chiunque nella collettività possa essere interessato laddove dotato dei requisiti opportuni;

3) consente maggiore rispetto del principio di indipendenza e altresì di superare il conflitto tra competenza e indipendenza al contrario delle nomine poichè "io nominato a chiamata diretta" sarò pure competente ma ciò che dovrò fare meglio sarà sempre e comunque servire il potente che mi ha scelto (utilizzando peraltro risorse non mie ma pubbliche!) e compiacere lui ed altri potenti di contorno per ottenere la riconferma del contratto e/o essere dirottato a migliori poltrone; questo appare ancora più evidente qualora i nominati a contratto di fiducia siano soggetti del tutto esterni all'amministrazione, in quanto non hanno mai superato alcun concorso che li veda inseriti in un ruolo del personale;

4) il concorso pubblico sottopone gli aspiranti civil servants  a dei  parametri qualitativi ben precisi, richiedendo oltre che l'expertise e la preparazione in  materie  specialistiche e tecniche per il ruolo specifico, anche conoscenze di base molto generali ma imprescindibili per i lavoratori della PA (si pensi ad esempio al diritto ammnistrativo o alla contabilità pubblica nei ministeri);

5) il concorso pubblico impedisce il "carrierismo vampiresco", in base al quale una volta cominciato con un incarico dirigenziale "da manager non burocratico senza concorso", il primo ruolo ricoperto costituisce trampolino di lancio da una poltrona all'altra senza sosta e con il (mal)costume tutto italico secondo cui detronizzato da un posto non si può cadere nel vuoto, anche se non si fosse affatto meritevoli, ma bisogna, per diritto quesito e legittima spettanza, avere un'altra poltrona, più remunerativa della precedente, quindi più onerosa per la collettività, e così via come perennemente adagiati su una rete di salvezza che oscilla di nomina in nomina sempre sotto l'ombrello "pubblico",  inevitabilmente prescindendo dai reali risultati conseguiti e dalla valutazione dei benefici apportati alla collettività; si fa collezione di nomine importanti per cui il curriculum è sempre più ricco e diventa l'elemento, autoreferenziale, di pretese sempre maggiori: si ha diritto a maggiori compensi e più prestigiose poltrone non perché si abbia raggiunto dei risultati  o si abbia risanato un settore in sofferenza, bensì perché si ha  il cosiddetto "curriculum di tutto rispetto". La designazione di dirigenti attraverso concorsi pubblici e pubbliche selezioni può invece favorire un carrierismo che potremmo definire "di servizio", ovviamente alla collettività e non a sé stessi o ai detentori del potere.

Infine potremmo aggiungere anche che il concorso pubblico impedisce l'atteggiamento di SUDDITANZA interessata da parte dei lavoratori dipendenti una parte dei quali sono portati a rifarsi al principio "chi ha ottenuto senza concorso il contratto per sé lo potrà ottenere anche per i suoi lacchè": dunque ci si comporta in maniera professionale e seria con dirigenti assunti per concorso ma in maniera assolutamente poco elegante con i cooptati di cui si cerca in tutti i modi di assicurarsi la benevolenza per convincerli a intercedere a favore di propri congiunti  âï¿�ï¿� che naturalmente  sperano a loro volta nelle scorciatoie dei favoritismi senza dover affrontare la via tortuosa, difficile e meritocratica del concorso.

Sono dunque davvero in compliance con la ricerca del merito nella pubblica amministrazione la facoltà e l'abitudine di calare dall'alto i dirigenti? Quali sono i parametri certificativi? Ovviamente non esistono: il conferimento dell'incarico è completamente lasciato alla discrezionalità di chi è nella posizione di stabilire che è impossibile reperire determinate speciali professionalità all'interno della dirigenza di ruolo. Si dovrebbe quindi quantomeno studiare e approntare uno strumento che affianchi il concorso (e, in determinati casi, lo alterni, qualora ad esempio, non si possa procedere nell'immediato ad effettuare un concorso e solo fino al successivo tempestivo concorso pubblico e solo se non esiste già una graduatoria di vincitori di precedenti concorsi in attesa e solo se non esistono dirigenti assunti e regolarmente stipendiati ma lasciati a spasso perché le poltrone sono occupate dai "fiduciari") ricalcandone l'ufficialità e stabilendo a priori parametri e criteri a cui attenersi scrupolosamente nel procedere alla cernita tra vari curriculum, che dovrebbero quindi essere pubblici e conoscibili a priori da tutti i cittadini, tenuti  in  uno speciale elenco che risponda a criteri obiettivi ben precisi e preventivi, ai fini di scegliere e nominare qualcuno. Si avrebbe così una sorta di programma di employee referral sulla base di piani di reclutamento trasparenti, accessibili, pubblici, accuratamente definiti.

In realtà è vero esattamente il contrario: di molti dirigenti nominati dall'alto non esiste un curriculum antecedente la nomina, pubblico ed ufficiale e "certificato" in riferimento a parametri prestabiliti. Spesso esistono in giro per il web auto-dichiarazioni di expertise. Nulla di ufficialmente affidabile come invece lo è un concorso pubblico,  che sia ovviamente  condotto e svolto in modo serio e  non edulcorato da corrotti e corruttori. Si assiste a casi di dirigenti  a chiamata diretta di cui nessuno conosce  il curriculum, né prima della nomina e spesso per lungo tempo non è possibile visionarlo neanche dopo la nomina, nonostante le sezioni dedicate dei siti istituzionali. Inoltre  un curriculum è comunque frutto di auto-determinazione e quindi con valore meramente conoscitivo e non  certificativo, non può essere  tale da sostituire il concorso. E' come se ai potenti di turno, concedendogli il potere di nominare chi essi desiderano, gli venga risparmiata la fatica di "truccare" lo svolgimento di un concorso. Così, è ovvio, la pubblica amministrazione risparmia preziose risorse finanziarie (!).

L'importanza del concorso pubblico, pur non dovendosi esso ritenere metodo di recruiting infallibile e pur non dovendo essere sigillo di non valutabilità continua o di ideologica non licenziabilità degli assunti,  appare ancora più evidente laddove si consideri che determinati soggetti, del tutto esterni alla pubblica amministrazione a cui viene conferito l'incarico dirigenziale senza che  ne abbiano la qualifica formale, nel partecipare a concorsi, anche per normali funzionari-impiegati, si arenano, peraltro in modo particolarmente pietoso, persino già alla prova preselettiva. Ciò favorisce un meccanismo distorsivo in base al quale i "nominati"  sono indotti  a privilegiare  a loro volta contratti a chiamata diretta a discapito delle selezioni concorsuali, che ovviamente temono in prima persona, come a voler rendere customizzato il sistema delle nomine a tutti i livelli. Questa sembrerebbe la vera causa dell'idiosincrasia per i concorsi pubblici, dunque.

Sembra ovvio che le cooptazioni  a chiamata diretta - come ad esempio quelle "art. 19 comma 6" di  cui al DLgs 165/2001- non garantiscono nessun parametro obiettivo, il potente di turno stabilisce che io sono competente sulla base del suo potere e del suo desiderio di favorirmi, magari costituisce un ufficio ad hoc modellato sul mio profilo professionale e sul mio titolo di studio, con assoluta salvaguardia della relativa poltrona a dispetto di qualsiasi esigenza di austerity e politica di spending review. E' come se l'oste  stabilisse da solo che il vino non è annacquato promuovendolo come in assoluto il più degno di un posto in prima filaâï¿�ï¿�sottraendosi ad un sistema di verifica preventivo, di analisi e test certificativi del prodotto prima che si possa essere in condizioni obiettive per decidere di comprarlo.
Fuor di metafora, prima che la collettività, che tutta pagherà materialmente lo stipendio ai nominati da parte di pochi detentori di "potere assunzionale", possa capire e sapere chi è colui a cui viene conferito l'incarico : "compralo e basta perché io, avendo il potere di farlo, stabilisco così, sulla base della possibilità offertami dalle specifiche previsioni normative ad hoc,  se poi è un buon prodotto o non lo è ... lo vedrai sul campo, in ogni caso dopo averlo lautamente pagato".  A spese dei contribuenti,  a detrimento di una vera e piena logica di merito e di selezione, a corroboro dei soliti nepotismo, clientelismo, conoscenze, favoritismo e privilegio.

Una diffusa obiezione è che le chiamate dirette consentono di dare flessibilità e accrescere l'efficienza delle amministrazioni pubbliche. In realtà la vera ed unica efficienza della macchina pubblica, e in generale il cost efficiency, sta nell' "assenza di sprechi". Dare contratti e poltrone agli amici dei potenti esterni al ruolo dei dirigenti già non sembra essere "merito" ma di sicuro non è assenza o riduzione di sprechi.

Allo stesso modo non può darsi valore sostanziale e decisivo al fatto che  poi il nominato sul campo si possa  rivelare anche competente "con capacità organizzative e decisionali": non è questo il punto.  Merito vuol certamente dire competenza, ma vuol dire anche competizione: non si può certo dire che si attivi la competizione  tra tutti coloro che sono bravi in tutti gli strati della società se si usa lo strumento della chiamata diretta per  obbligo di casta o per amicizia o spirito  familistico o altri spiriti a cui è superfluo ma purtroppo pertinente fare riferimento, da parte dei detentori del potere a favore di chi essi conoscono per vie dirette  o per fortuita vicinanza fisica e geografica. Al contrario questo costituisce  un sistema basato sulle prerogative ereditarie con inconfondibili risvolti clientelari e innegabili derive classiste. Insomma in ogni caso, e ciò vale ancor di più in un Paese come l'Italia, bisognerebbe ricordare meglio e più spesso che il concetto di merito è vero e pieno solo se non si prescinde dall'assicurare, a partire dal metodo di selezione,  l'ï¿��«uguaglianza nelle posizioni di partenzaï¿��». Questo permette di avere un bacino di competenze molto ampio da cui attingere i meritevoli attraverso  la selezione concorsuale, e non il bacino ristrettissimo della chiamata diretta. L'ampiezza del bacino di competenti tra cui selezionare è condicio sine qua non per attivare la mobilità sociale, strettamente connessa alle logiche di meritofilìa, cioé riconoscimento delle capacità acquisite con sacrificio, disciplina, etica dello studio e dell' apprendimento, etica del lavoro e della conquista, etica della responsabilità e della competizione leale, e palesemente lontana dalla pratica delle cooptazioni per nomina. E' questo che non mancherà di assicurare alla Pubblica Amministrazione la migliore selezione di lavoratori e di manager, selezione vera, avulsa dall' imprinting personalistico e relazionale, cioè delle "conoscenze fortunate",  o dall'uso privatistico dei pubblici poteri e delle risorse della collettività.
    
V.S. (All rights reserved).


Da: pincogec10/09/2013 11:01:38
ciAO FUNZIONARIO LOCALE
Concordo con tutto quello che hai scritto
soprattutto sui 19, comma6, 165/2001.

Da: concordo10/09/2013 23:01:22
ONCORSO PUBBLICO per avere merito e INDIPENDENZA    10/09/2013 10.20.35
Merito e classe dirigente nella pubblica amministrazione:
selezione per concorso pubblico o cooptazione per nomina fiduciaria?
                                     -----------------

La classe dirigente della pubblica amministrazione vira in maniera quasi ostentata verso le nomine dirette, cosiddette fiduciarie, senza far passare determinati soggetti  per la difficile e stretta cruna del concorso pubblico con la giustificazione di superare in questo modo le carenze in velocità e in efficienza della burocrazia. Il fenomeno è completamente strutturato e consolidato nelle innumerevoli SpA a partecipazione pubblica tanto a livello centrale quanto a livello delle numerose partecipate degli enti locali: tutte ormai designano dirigenti e collaboratori solo senza concorso nominando ovviamente rampolli e raccomandati sempre della stessa risma.

La disamina di quali siano i motivi dell'idiosincrasia verso il metodo selettivo del concorso pubblico e la verifica  se davvero questa idiosincrasia porti a maggiore efficienza o addirittura assicuri maggiore merito nella pubblica amministrazione e nelle aziende partecipate porterebbe a constatare che le nomine a chiamata diretta by-passando il concorso pubblico hanno già  ampiamente dimostrato di non essere, in un paese come l'Italia, lo strumento idoneo per attivare un processo virtuoso né per  l'evoluzione dei burocrati a manager né per l'evoluzione in senso meritocratico (o meritofìlico) del lavoro nelle pubbliche amministrazioni. Il concorso pubblico, quando non è pilotato o mistificato, è lo strumento fondamentale ed affidabile per selezionare i migliori e più preparati dipendenti di tutti i livelli, compresi i dirigenti. Il concorso pubblico è  strumento selettivo e certificativo, che assicura il reclutamento dei più preparati, e, al contempo, democratico, connotazione, questa, indispensabile per garantire l'uguaglianza nelle posizioni di partenza, prodròmo a sua volta della mobilità sociale e quindi della crescita e dell'evoluzione di una società nella sua interezza.

Le peculiarità del concorso pubblico:

1) risponde ad una logica di gara democratica aperta  a tutti coloro che posseggono determinati titoli e requisiti,  e di  fare ricognizione di quanta maggiore preparazione c'è tra coloro che vi partecipano  e che sono tenuti a ristudiare importanti materie di cui sono già a conoscenza; quella dello studio è un' importantissima fase visto che non si può prescindere dai saperi generali  oltre che specialistici; più grande è il bacino di utenza a cui sono aperte le selezioni, maggiore è la quantità e migliore è la qualità delle competenze meritevoli tra cui attingere;

2) consente di superare l'odioso meccanismo clientelare-nepotista per il quale il requisito principale è "chi" si conosce prima ancora che "cosa" si conosce, per cui è ovvio che a prescindere dalla specializzazione e dalla competenza ad essere determinante è ï�¿ï¿�ï¿��«la conoscenza del potente in grado di assumere a chiamata direttaï�¿ï¿�ï¿��»;  non risolve la questione l'affermazione secondo la quale nessuno designerà un non bravo in quanto poi ne pagherebbe anche lui le conseguenze, poiché  la vera questione è la validità nonché l'equità dell'esercizio di un potere pubblico ai fini di dare incarichi dirigenziali senza selezione obiettiva, generalizzata, resa conoscibile all'intera collettività, consegnata alla potenziale fruibilità da parte di chiunque nella collettività possa essere interessato laddove dotato dei requisiti opportuni;

3) consente maggiore rispetto del principio di indipendenza e altresì di superare il conflitto tra competenza e indipendenza al contrario delle nomine poichè "io nominato a chiamata diretta" sarò pure competente ma ciò che dovrò fare meglio sarà sempre e comunque servire il potente che mi ha scelto (utilizzando peraltro risorse non mie ma pubbliche!) e compiacere lui ed altri potenti di contorno per ottenere la riconferma del contratto e/o essere dirottato a migliori poltrone; questo appare ancora più evidente qualora i nominati a contratto di fiducia siano soggetti del tutto esterni all'amministrazione, in quanto non hanno mai superato alcun concorso che li veda inseriti in un ruolo del personale;

4) il concorso pubblico sottopone gli aspiranti civil servants  a dei  parametri qualitativi ben precisi, richiedendo oltre che l'expertise e la preparazione in  materie  specialistiche e tecniche per il ruolo specifico, anche conoscenze di base molto generali ma imprescindibili per i lavoratori della PA (si pensi ad esempio al diritto ammnistrativo o alla contabilità pubblica nei ministeri);

5) il concorso pubblico impedisce il "carrierismo vampiresco", in base al quale una volta cominciato con un incarico dirigenziale "da manager non burocratico senza concorso", il primo ruolo ricoperto costituisce trampolino di lancio da una poltrona all'altra senza sosta e con il (mal)costume tutto italico secondo cui detronizzato da un posto non si può cadere nel vuoto, anche se non si fosse affatto meritevoli, ma bisogna, per diritto quesito e legittima spettanza, avere un'altra poltrona, più remunerativa della precedente, quindi più onerosa per la collettività, e così via come perennemente adagiati su una rete di salvezza che oscilla di nomina in nomina sempre sotto l'ombrello "pubblico",  inevitabilmente prescindendo dai reali risultati conseguiti e dalla valutazione dei benefici apportati alla collettività; si fa collezione di nomine importanti per cui il curriculum è sempre più ricco e diventa l'elemento, autoreferenziale, di pretese sempre maggiori: si ha diritto a maggiori compensi e più prestigiose poltrone non perché si abbia raggiunto dei risultati  o si abbia risanato un settore in sofferenza, bensì perché si ha  il cosiddetto "curriculum di tutto rispetto". La designazione di dirigenti attraverso concorsi pubblici e pubbliche selezioni può invece favorire un carrierismo che potremmo definire "di servizio", ovviamente alla collettività e non a sé stessi o ai detentori del potere.

Infine potremmo aggiungere anche che il concorso pubblico impedisce l'atteggiamento di SUDDITANZA interessata da parte dei lavoratori dipendenti una parte dei quali sono portati a rifarsi al principio "chi ha ottenuto senza concorso il contratto per sé lo potrà ottenere anche per i suoi lacchè": dunque ci si comporta in maniera professionale e seria con dirigenti assunti per concorso ma in maniera assolutamente poco elegante con i cooptati di cui si cerca in tutti i modi di assicurarsi la benevolenza per convincerli a intercedere a favore di propri congiunti  âï�¿ï¿�ï�¿ï¿� che naturalmente  sperano a loro volta nelle scorciatoie dei favoritismi senza dover affrontare la via tortuosa, difficile e meritocratica del concorso.

Sono dunque davvero in compliance con la ricerca del merito nella pubblica amministrazione la facoltà e l'abitudine di calare dall'alto i dirigenti? Quali sono i parametri certificativi? Ovviamente non esistono: il conferimento dell'incarico è completamente lasciato alla discrezionalità di chi è nella posizione di stabilire che è impossibile reperire determinate speciali professionalità all'interno della dirigenza di ruolo. Si dovrebbe quindi quantomeno studiare e approntare uno strumento che affianchi il concorso (e, in determinati casi, lo alterni, qualora ad esempio, non si possa procedere nell'immediato ad effettuare un concorso e solo fino al successivo tempestivo concorso pubblico e solo se non esiste già una graduatoria di vincitori di precedenti concorsi in attesa e solo se non esistono dirigenti assunti e regolarmente stipendiati ma lasciati a spasso perché le poltrone sono occupate dai "fiduciari") ricalcandone l'ufficialità e stabilendo a priori parametri e criteri a cui attenersi scrupolosamente nel procedere alla cernita tra vari curriculum, che dovrebbero quindi essere pubblici e conoscibili a priori da tutti i cittadini, tenuti  in  uno speciale elenco che risponda a criteri obiettivi ben precisi e preventivi, ai fini di scegliere e nominare qualcuno. Si avrebbe così una sorta di programma di employee referral sulla base di piani di reclutamento trasparenti, accessibili, pubblici, accuratamente definiti.

In realtà è vero esattamente il contrario: di molti dirigenti nominati dall'alto non esiste un curriculum antecedente la nomina, pubblico ed ufficiale e "certificato" in riferimento a parametri prestabiliti. Spesso esistono in giro per il web auto-dichiarazioni di expertise. Nulla di ufficialmente affidabile come invece lo è un concorso pubblico,  che sia ovviamente  condotto e svolto in modo serio e  non edulcorato da corrotti e corruttori. Si assiste a casi di dirigenti  a chiamata diretta di cui nessuno conosce  il curriculum, né prima della nomina e spesso per lungo tempo non è possibile visionarlo neanche dopo la nomina, nonostante le sezioni dedicate dei siti istituzionali. Inoltre  un curriculum è comunque frutto di auto-determinazione e quindi con valore meramente conoscitivo e non  certificativo, non può essere  tale da sostituire il concorso. E' come se ai potenti di turno, concedendogli il potere di nominare chi essi desiderano, gli venga risparmiata la fatica di "truccare" lo svolgimento di un concorso. Così, è ovvio, la pubblica amministrazione risparmia preziose risorse finanziarie (!).

L'importanza del concorso pubblico, pur non dovendosi esso ritenere metodo di recruiting infallibile e pur non dovendo essere sigillo di non valutabilità continua o di ideologica non licenziabilità degli assunti,  appare ancora più evidente laddove si consideri che determinati soggetti, del tutto esterni alla pubblica amministrazione a cui viene conferito l'incarico dirigenziale senza che  ne abbiano la qualifica formale, nel partecipare a concorsi, anche per normali funzionari-impiegati, si arenano, peraltro in modo particolarmente pietoso, persino già alla prova preselettiva. Ciò favorisce un meccanismo distorsivo in base al quale i "nominati"  sono indotti  a privilegiare  a loro volta contratti a chiamata diretta a discapito delle selezioni concorsuali, che ovviamente temono in prima persona, come a voler rendere customizzato il sistema delle nomine a tutti i livelli. Questa sembrerebbe la vera causa dell'idiosincrasia per i concorsi pubblici, dunque.

Sembra ovvio che le cooptazioni  a chiamata diretta - come ad esempio quelle "art. 19 comma 6" di  cui al DLgs 165/2001- non garantiscono nessun parametro obiettivo, il potente di turno stabilisce che io sono competente sulla base del suo potere e del suo desiderio di favorirmi, magari costituisce un ufficio ad hoc modellato sul mio profilo professionale e sul mio titolo di studio, con assoluta salvaguardia della relativa poltrona a dispetto di qualsiasi esigenza di austerity e politica di spending review. E' come se l'oste  stabilisse da solo che il vino non è annacquato promuovendolo come in assoluto il più degno di un posto in prima filaâï�¿ï¿�ï�¿ï¿�sottraendosi ad un sistema di verifica preventivo, di analisi e test certificativi del prodotto prima che si possa essere in condizioni obiettive per decidere di comprarlo.
Fuor di metafora, prima che la collettività, che tutta pagherà materialmente lo stipendio ai nominati da parte di pochi detentori di "potere assunzionale", possa capire e sapere chi è colui a cui viene conferito l'incarico : "compralo e basta perché io, avendo il potere di farlo, stabilisco così, sulla base della possibilità offertami dalle specifiche previsioni normative ad hoc,  se poi è un buon prodotto o non lo è ... lo vedrai sul campo, in ogni caso dopo averlo lautamente pagato".  A spese dei contribuenti,  a detrimento di una vera e piena logica di merito e di selezione, a corroboro dei soliti nepotismo, clientelismo, conoscenze, favoritismo e privilegio.

Una diffusa obiezione è che le chiamate dirette consentono di dare flessibilità e accrescere l'efficienza delle amministrazioni pubbliche. In realtà la vera ed unica efficienza della macchina pubblica, e in generale il cost efficiency, sta nell' "assenza di sprechi". Dare contratti e poltrone agli amici dei potenti esterni al ruolo dei dirigenti già non sembra essere "merito" ma di sicuro non è assenza o riduzione di sprechi.

Allo stesso modo non può darsi valore sostanziale e decisivo al fatto che  poi il nominato sul campo si possa  rivelare anche competente "con capacità organizzative e decisionali": non è questo il punto.  Merito vuol certamente dire competenza, ma vuol dire anche competizione: non si può certo dire che si attivi la competizione  tra tutti coloro che sono bravi in tutti gli strati della società se si usa lo strumento della chiamata diretta per  obbligo di casta o per amicizia o spirito  familistico o altri spiriti a cui è superfluo ma purtroppo pertinente fare riferimento, da parte dei detentori del potere a favore di chi essi conoscono per vie dirette  o per fortuita vicinanza fisica e geografica. Al contrario questo costituisce  un sistema basato sulle prerogative ereditarie con inconfondibili risvolti clientelari e innegabili derive classiste. Insomma in ogni caso, e ciò vale ancor di più in un Paese come l'Italia, bisognerebbe ricordare meglio e più spesso che il concetto di merito è vero e pieno solo se non si prescinde dall'assicurare, a partire dal metodo di selezione,  l'ï�¿ï¿�ï¿��«uguaglianza nelle posizioni di partenzaï�¿ï¿�ï¿��». Questo permette di avere un bacino di competenze molto ampio da cui attingere i meritevoli attraverso  la selezione concorsuale, e non il bacino ristrettissimo della chiamata diretta. L'ampiezza del bacino di competenti tra cui selezionare è condicio sine qua non per attivare la mobilità sociale, strettamente connessa alle logiche di meritofilìa, cioé riconoscimento delle capacità acquisite con sacrificio, disciplina, etica dello studio e dell' apprendimento, etica del lavoro e della conquista, etica della responsabilità e della competizione leale, e palesemente lontana dalla pratica delle cooptazioni per nomina. E' questo che non mancherà di assicurare alla Pubblica Amministrazione la migliore selezione di lavoratori e di manager, selezione vera, avulsa dall' imprinting personalistico e relazionale, cioè delle "conoscenze fortunate",  o dall'uso privatistico dei pubblici poteri e delle risorse della collettività.
    
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Da: concordo10/09/2013 23:12:51
funzionario locale hai visto la legge sulla VD??

Da: AZZOOOOOOOOOOOOO13/09/2013 23:11:59
http://www.signoraggio.it/marra-monte-paschi-il-27-11-13-dal-gup-per-usura-per-una-mia-denunzia-del-2009-ma-a-che-serve-se-il-super-massone-giuliano-amato-diventa-giudice-costituzionale/

Da: ma..13/09/2013 23:24:18
è uno dei post che condivido in toto
CONCORSO PUBBLICO per avere merito e INDIPENDENZA    10/09/2013 10.20.35
Merito e classe dirigente nella pubblica amministrazione:
selezione per concorso pubblico o cooptazione per nomina fiduciaria?
                                     -----------------

La classe dirigente della pubblica amministrazione vira in maniera quasi ostentata verso le nomine dirette, cosiddette fiduciarie, senza far passare determinati soggetti  per la difficile e stretta cruna del concorso pubblico con la giustificazione di superare in questo modo le carenze in velocità e in efficienza della burocrazia. Il fenomeno è completamente strutturato e consolidato nelle innumerevoli SpA a partecipazione pubblica tanto a livello centrale quanto a livello delle numerose partecipate degli enti locali: tutte ormai designano dirigenti e collaboratori solo senza concorso nominando ovviamente rampolli e raccomandati sempre della stessa risma.

La disamina di quali siano i motivi dell'idiosincrasia verso il metodo selettivo del concorso pubblico e la verifica  se davvero questa idiosincrasia porti a maggiore efficienza o addirittura assicuri maggiore merito nella pubblica amministrazione e nelle aziende partecipate porterebbe a constatare che le nomine a chiamata diretta by-passando il concorso pubblico hanno già  ampiamente dimostrato di non essere, in un paese come l'Italia, lo strumento idoneo per attivare un processo virtuoso né per  l'evoluzione dei burocrati a manager né per l'evoluzione in senso meritocratico (o meritofìlico) del lavoro nelle pubbliche amministrazioni. Il concorso pubblico, quando non è pilotato o mistificato, è lo strumento fondamentale ed affidabile per selezionare i migliori e più preparati dipendenti di tutti i livelli, compresi i dirigenti. Il concorso pubblico è  strumento selettivo e certificativo, che assicura il reclutamento dei più preparati, e, al contempo, democratico, connotazione, questa, indispensabile per garantire l'uguaglianza nelle posizioni di partenza, prodròmo a sua volta della mobilità sociale e quindi della crescita e dell'evoluzione di una società nella sua interezza.

Le peculiarità del concorso pubblico:

1) risponde ad una logica di gara democratica aperta  a tutti coloro che posseggono determinati titoli e requisiti,  e di  fare ricognizione di quanta maggiore preparazione c'è tra coloro che vi partecipano  e che sono tenuti a ristudiare importanti materie di cui sono già a conoscenza; quella dello studio è un' importantissima fase visto che non si può prescindere dai saperi generali  oltre che specialistici; più grande è il bacino di utenza a cui sono aperte le selezioni, maggiore è la quantità e migliore è la qualità delle competenze meritevoli tra cui attingere;

2) consente di superare l'odioso meccanismo clientelare-nepotista per il quale il requisito principale è "chi" si conosce prima ancora che "cosa" si conosce, per cui è ovvio che a prescindere dalla specializzazione e dalla competenza ad essere determinante è ï�¿ï¿�ï¿��«la conoscenza del potente in grado di assumere a chiamata direttaï�¿ï¿�ï¿��»;  non risolve la questione l'affermazione secondo la quale nessuno designerà un non bravo in quanto poi ne pagherebbe anche lui le conseguenze, poiché  la vera questione è la validità nonché l'equità dell'esercizio di un potere pubblico ai fini di dare incarichi dirigenziali senza selezione obiettiva, generalizzata, resa conoscibile all'intera collettività, consegnata alla potenziale fruibilità da parte di chiunque nella collettività possa essere interessato laddove dotato dei requisiti opportuni;

3) consente maggiore rispetto del principio di indipendenza e altresì di superare il conflitto tra competenza e indipendenza al contrario delle nomine poichè "io nominato a chiamata diretta" sarò pure competente ma ciò che dovrò fare meglio sarà sempre e comunque servire il potente che mi ha scelto (utilizzando peraltro risorse non mie ma pubbliche!) e compiacere lui ed altri potenti di contorno per ottenere la riconferma del contratto e/o essere dirottato a migliori poltrone; questo appare ancora più evidente qualora i nominati a contratto di fiducia siano soggetti del tutto esterni all'amministrazione, in quanto non hanno mai superato alcun concorso che li veda inseriti in un ruolo del personale;

4) il concorso pubblico sottopone gli aspiranti civil servants  a dei  parametri qualitativi ben precisi, richiedendo oltre che l'expertise e la preparazione in  materie  specialistiche e tecniche per il ruolo specifico, anche conoscenze di base molto generali ma imprescindibili per i lavoratori della PA (si pensi ad esempio al diritto ammnistrativo o alla contabilità pubblica nei ministeri);

5) il concorso pubblico impedisce il "carrierismo vampiresco", in base al quale una volta cominciato con un incarico dirigenziale "da manager non burocratico senza concorso", il primo ruolo ricoperto costituisce trampolino di lancio da una poltrona all'altra senza sosta e con il (mal)costume tutto italico secondo cui detronizzato da un posto non si può cadere nel vuoto, anche se non si fosse affatto meritevoli, ma bisogna, per diritto quesito e legittima spettanza, avere un'altra poltrona, più remunerativa della precedente, quindi più onerosa per la collettività, e così via come perennemente adagiati su una rete di salvezza che oscilla di nomina in nomina sempre sotto l'ombrello "pubblico",  inevitabilmente prescindendo dai reali risultati conseguiti e dalla valutazione dei benefici apportati alla collettività; si fa collezione di nomine importanti per cui il curriculum è sempre più ricco e diventa l'elemento, autoreferenziale, di pretese sempre maggiori: si ha diritto a maggiori compensi e più prestigiose poltrone non perché si abbia raggiunto dei risultati  o si abbia risanato un settore in sofferenza, bensì perché si ha  il cosiddetto "curriculum di tutto rispetto". La designazione di dirigenti attraverso concorsi pubblici e pubbliche selezioni può invece favorire un carrierismo che potremmo definire "di servizio", ovviamente alla collettività e non a sé stessi o ai detentori del potere.

Infine potremmo aggiungere anche che il concorso pubblico impedisce l'atteggiamento di SUDDITANZA interessata da parte dei lavoratori dipendenti una parte dei quali sono portati a rifarsi al principio "chi ha ottenuto senza concorso il contratto per sé lo potrà ottenere anche per i suoi lacchè": dunque ci si comporta in maniera professionale e seria con dirigenti assunti per concorso ma in maniera assolutamente poco elegante con i cooptati di cui si cerca in tutti i modi di assicurarsi la benevolenza per convincerli a intercedere a favore di propri congiunti  âï�¿ï¿�ï�¿ï¿� che naturalmente  sperano a loro volta nelle scorciatoie dei favoritismi senza dover affrontare la via tortuosa, difficile e meritocratica del concorso.

Sono dunque davvero in compliance con la ricerca del merito nella pubblica amministrazione la facoltà e l'abitudine di calare dall'alto i dirigenti? Quali sono i parametri certificativi? Ovviamente non esistono: il conferimento dell'incarico è completamente lasciato alla discrezionalità di chi è nella posizione di stabilire che è impossibile reperire determinate speciali professionalità all'interno della dirigenza di ruolo. Si dovrebbe quindi quantomeno studiare e approntare uno strumento che affianchi il concorso (e, in determinati casi, lo alterni, qualora ad esempio, non si possa procedere nell'immediato ad effettuare un concorso e solo fino al successivo tempestivo concorso pubblico e solo se non esiste già una graduatoria di vincitori di precedenti concorsi in attesa e solo se non esistono dirigenti assunti e regolarmente stipendiati ma lasciati a spasso perché le poltrone sono occupate dai "fiduciari") ricalcandone l'ufficialità e stabilendo a priori parametri e criteri a cui attenersi scrupolosamente nel procedere alla cernita tra vari curriculum, che dovrebbero quindi essere pubblici e conoscibili a priori da tutti i cittadini, tenuti  in  uno speciale elenco che risponda a criteri obiettivi ben precisi e preventivi, ai fini di scegliere e nominare qualcuno. Si avrebbe così una sorta di programma di employee referral sulla base di piani di reclutamento trasparenti, accessibili, pubblici, accuratamente definiti.

In realtà è vero esattamente il contrario: di molti dirigenti nominati dall'alto non esiste un curriculum antecedente la nomina, pubblico ed ufficiale e "certificato" in riferimento a parametri prestabiliti. Spesso esistono in giro per il web auto-dichiarazioni di expertise. Nulla di ufficialmente affidabile come invece lo è un concorso pubblico,  che sia ovviamente  condotto e svolto in modo serio e  non edulcorato da corrotti e corruttori. Si assiste a casi di dirigenti  a chiamata diretta di cui nessuno conosce  il curriculum, né prima della nomina e spesso per lungo tempo non è possibile visionarlo neanche dopo la nomina, nonostante le sezioni dedicate dei siti istituzionali. Inoltre  un curriculum è comunque frutto di auto-determinazione e quindi con valore meramente conoscitivo e non  certificativo, non può essere  tale da sostituire il concorso. E' come se ai potenti di turno, concedendogli il potere di nominare chi essi desiderano, gli venga risparmiata la fatica di "truccare" lo svolgimento di un concorso. Così, è ovvio, la pubblica amministrazione risparmia preziose risorse finanziarie (!).

L'importanza del concorso pubblico, pur non dovendosi esso ritenere metodo di recruiting infallibile e pur non dovendo essere sigillo di non valutabilità continua o di ideologica non licenziabilità degli assunti,  appare ancora più evidente laddove si consideri che determinati soggetti, del tutto esterni alla pubblica amministrazione a cui viene conferito l'incarico dirigenziale senza che  ne abbiano la qualifica formale, nel partecipare a concorsi, anche per normali funzionari-impiegati, si arenano, peraltro in modo particolarmente pietoso, persino già alla prova preselettiva. Ciò favorisce un meccanismo distorsivo in base al quale i "nominati"  sono indotti  a privilegiare  a loro volta contratti a chiamata diretta a discapito delle selezioni concorsuali, che ovviamente temono in prima persona, come a voler rendere customizzato il sistema delle nomine a tutti i livelli. Questa sembrerebbe la vera causa dell'idiosincrasia per i concorsi pubblici, dunque.

Sembra ovvio che le cooptazioni  a chiamata diretta - come ad esempio quelle "art. 19 comma 6" di  cui al DLgs 165/2001- non garantiscono nessun parametro obiettivo, il potente di turno stabilisce che io sono competente sulla base del suo potere e del suo desiderio di favorirmi, magari costituisce un ufficio ad hoc modellato sul mio profilo professionale e sul mio titolo di studio, con assoluta salvaguardia della relativa poltrona a dispetto di qualsiasi esigenza di austerity e politica di spending review. E' come se l'oste  stabilisse da solo che il vino non è annacquato promuovendolo come in assoluto il più degno di un posto in prima filaâï�¿ï¿�ï�¿ï¿�sottraendosi ad un sistema di verifica preventivo, di analisi e test certificativi del prodotto prima che si possa essere in condizioni obiettive per decidere di comprarlo.
Fuor di metafora, prima che la collettività, che tutta pagherà materialmente lo stipendio ai nominati da parte di pochi detentori di "potere assunzionale", possa capire e sapere chi è colui a cui viene conferito l'incarico : "compralo e basta perché io, avendo il potere di farlo, stabilisco così, sulla base della possibilità offertami dalle specifiche previsioni normative ad hoc,  se poi è un buon prodotto o non lo è ... lo vedrai sul campo, in ogni caso dopo averlo lautamente pagato".  A spese dei contribuenti,  a detrimento di una vera e piena logica di merito e di selezione, a corroboro dei soliti nepotismo, clientelismo, conoscenze, favoritismo e privilegio.

Una diffusa obiezione è che le chiamate dirette consentono di dare flessibilità e accrescere l'efficienza delle amministrazioni pubbliche. In realtà la vera ed unica efficienza della macchina pubblica, e in generale il cost efficiency, sta nell' "assenza di sprechi". Dare contratti e poltrone agli amici dei potenti esterni al ruolo dei dirigenti già non sembra essere "merito" ma di sicuro non è assenza o riduzione di sprechi.

Allo stesso modo non può darsi valore sostanziale e decisivo al fatto che  poi il nominato sul campo si possa  rivelare anche competente "con capacità organizzative e decisionali": non è questo il punto.  Merito vuol certamente dire competenza, ma vuol dire anche competizione: non si può certo dire che si attivi la competizione  tra tutti coloro che sono bravi in tutti gli strati della società se si usa lo strumento della chiamata diretta per  obbligo di casta o per amicizia o spirito  familistico o altri spiriti a cui è superfluo ma purtroppo pertinente fare riferimento, da parte dei detentori del potere a favore di chi essi conoscono per vie dirette  o per fortuita vicinanza fisica e geografica. Al contrario questo costituisce  un sistema basato sulle prerogative ereditarie con inconfondibili risvolti clientelari e innegabili derive classiste. Insomma in ogni caso, e ciò vale ancor di più in un Paese come l'Italia, bisognerebbe ricordare meglio e più spesso che il concetto di merito è vero e pieno solo se non si prescinde dall'assicurare, a partire dal metodo di selezione,  l'ï�¿ï¿�ï¿��«uguaglianza nelle posizioni di partenzaï�¿ï¿�ï¿��». Questo permette di avere un bacino di competenze molto ampio da cui attingere i meritevoli attraverso  la selezione concorsuale, e non il bacino ristrettissimo della chiamata diretta. L'ampiezza del bacino di competenti tra cui selezionare è condicio sine qua non per attivare la mobilità sociale, strettamente connessa alle logiche di meritofilìa, cioé riconoscimento delle capacità acquisite con sacrificio, disciplina, etica dello studio e dell' apprendimento, etica del lavoro e della conquista, etica della responsabilità e della competizione leale, e palesemente lontana dalla pratica delle cooptazioni per nomina. E' questo che non mancherà di assicurare alla Pubblica Amministrazione la migliore selezione di lavoratori e di manager, selezione vera, avulsa dall' imprinting personalistico e relazionale, cioè delle "conoscenze fortunate",  o dall'uso privatistico dei pubblici poteri e delle risorse della collettività.
    
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Da: CONDIVIDO24/09/2013 18:44:33
.....

Da: mallone26/09/2013 12:01:57
Ma è vero che gli esuberi del Ministero della Difesa (personale civile e militare) saranno assorbiti dal Ministero della Giustizia?

Da: x mallone26/09/2013 12:06:50
No.

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