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CORTE DEI CONTI - Concorsi per REFERENDARIO
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Il bando di concorso in gazzetta ufficiale
Leggi il bando di concorso e le altre informazioni correlate sulla gazzetta ufficiale e sulle pagine istituzionali dell'ente.


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Da: Speranzosa2024  4  - 15/09/2023 11:21:38
In limone, ti ringrazio

Da: Speranzosa2024  4  - 15/09/2023 11:22:22
In limine, ti ringrazio

Da: utss  1  - 15/09/2023 16:58:35
potevi ripetere gli stessi messaggi anche altre 783 volte, in caso non si fosse capito

Da: Posups  6  - 16/09/2023 09:00:46
Iniziamo allora, mi cimento con diritto commerciale del Ferri, dopo aver studiato sul grande Campobasso, che  mi ricordo ancora bene dopo tanto tempo...

Da: speranzosa2019  1  3  - 16/09/2023 13:20:08
Approvato il nuovo bando per 41 posti. Novità: ritornano gli atti della sezione di controllo nella prova pratica. Conclusione delle correzioni dell'ultimo tra dicembre e gennaio

Da: Termote  2  - 16/09/2023 14:16:56
Grazie mille. I requisiti per il calcolo dei 25 punti sono gli stessi del bando precedente?

E' disponibile l'App ufficiale di Mininterno per Android.
Scaricala subito GRATIS!

Da: speranzosa2019  1  3  - 16/09/2023 14:54:06
Questo non lo so

Da: Branzino  3  - 17/09/2023 10:18:42
Dicembre/gennaio? Un anno…

Da: Melazzurra  3  - 25/09/2023 09:56:40
bg
sto monitorando l'uscita del nuovo concorso ref tar...qualche anima pia potrebbe consigliarmi un buon corso di preparazione? una cosa che tratti i programmi a livello generale...
grazie mille

Da: toro_scatenato  3  - 25/09/2023 14:52:59
e

Da: snoopy2008  3  - 26/09/2023 22:05:20
Pensate che il bando uscira a giorni?

Da: utss  2  - 28/09/2023 11:45:18
@melazzurra: corso garibaldi o, in alternativa, corso cavour...dipende dalla quanta strada vuoi fare

Da: johnleo  1  4  - 28/09/2023 11:45:40
a ottobre inizia il corso di Raeli per la preparazione delle prove scritte di contabilità pubblica

Da: Melazzurra  1  - 28/09/2023 13:12:54
Bg UTSS,
Quali sarebbero questi corsi a Garibaldi e Cavour?
Grazie mille

Da: maristela  3  - 28/09/2023 15:08:57
@johnleo
Dove posso trovare ulteriori informazioni sul corso di Raeli?
Grazie

Da: lateladipenelope  4  - 28/09/2023 15:27:41
Per informazioni su corso Raeli Scrivi a : segreteria@dirittocontabile.it

Da: johnleo  4  - 28/09/2023 15:35:45
da quello che ho letto l'indirizzo corretto è segreteria@diritto-contabile.it

Da: maristela  3  - 28/09/2023 16:00:51
Grazie ad entrambi

Da: Branzino  3  - 29/09/2023 10:40:51
Abbiamo qualche recensione sul corso ?

Da: utss  1  - 29/09/2023 11:58:56
Alcune recensioni:



Al momento della prenotazione, dopo che avevamo esplicitamente chiesto un tavolo in terrazza per vedere l'eclissi di luna, avrebbero potuto dirci che da questo ristorante la luna NON si vede. Una serata rovinata, ci hanno fatto perdere un evento unico che per centinaia di anni non avverrà mai più per accaparrarsi quattro spiccioli… e mai più è quando tornerò a mangiare qui perché, fra l'altro, il cibo non è niente di che



Non so cosa avrebbe potuto salvare quei tristi, scoraggianti ravioli, ma sicuramente non era quel brodo di funghi tiepido e invitante come acqua di scarto di un bong.



Ogni tanto potrebbe arrivare un piatto sinceramente memorabile. Per esempio da un'altra cucina.



È innegabile che il ristorante sia un luogo speciale, che si è guadagnato una schiera di appassionati. Ed è, tutto considerato, entre nous, il peggior ristorante del mondo.



Hey, hai provato quel drink blu, quello fluorescente come i rifiuti nucleari? La margarita al cocomero? Sai per caso perché ha il sapore di liquido del radiatore misto a formaldeide?




Da: utss 29/09/2023 12:08:30
L'hotel è l'ideale se fino ad ora hai vissuto in una grotta e hai mangiato solo muschio,è bellissimissimo se sei un neanderthaliano. La prima cosa che ci ha lasciati meravigliosamente sorpresi è stata la porta di ingresso che non si chiude,per non parlare poi delle tapparelle,una perennemente abbassata e l'altra perennemente alzata(bloccata). Voi direte "con la luce si riesce a dormire" SBAGLIATO! Perché i vetri delle finestre sono spessi come la carta velina quindi se un gruppo di gente (molto frequente in quella fantastica zona) fa 2 chiacchiere alle 5 del mattino sotto l'appartamento pare di averli nel letto con te. Se siete nati con la pelliccia non avrete nessun problema ma se siete esseri umani la temperatura glaciale dovuta al riscaldamento non funzionante potrebbe causarvi disagi, soprattutto nella fase del coricamento quando per non andare in ipotermia si è costretti ad ingiubbottarsi. È cosa risaputa che la vera bellezza sta nei dettagli:il pene disegnato sullo schienale del letto,le prese di corrente tagliate in malo modo con il flessibile,la parete della doccia scrostata,l'acqua della doccia a sputi,il phon non funzionante e il finto letto matrimoniale costituito da 2 singoli di altezza diversa. Grazie hotel salus sei veramente bellissimissimo...LOL



Bhe da dove cominciare...
Il cibo: parmigiana alla temperatura interna di -10 °C, fredda come una bibita scordata nel congelatore, oppure cotta a freddo. Le patatine fritte sapevano di scagliozzi, probabilmente perché fritti entrambi nello stesso olio, magari con primo passaggio di melanzana. La mozzarella era firmata Pirelli, probabilità era un prototipo per la Formula 1. La pizza era....
La pizza non era pizza. Era il rotolo Regina che ho affianco alla tazza e allo scopettone del cesso, ricoperti di chewingum e chiazze di ciclo mestruale addolcito. Bruciata integralmente e moltiplicato per dieci pizze, il sapore di cancerogeno e amarezza della vita regnavano nella mia bocca.
Le bibite: la birra era probabilmente il frutto della raccolta dei fondi dei bicchieri della serata precedente, sapevano di aria, acqua e smog. La coca cola? Cazz0 riuscire ad annacquarla abbastanza da far piangere il bambino di fianco a me, mentre il collega si è rifiutato di bere il limoncino di Art Attack preparato con 72 parti d'acqua e 1 di limoncino.
Il servizio: al limite dell'inseguimento, i camerieri avevano l'obiettivo di portare di tutto il meno possibile. Ogni cosa andava richiesta più volte e le pizze a giro erano al limite della spilorceria...quando ho chiesto la bresaola mi ha guardato come se fossi un ladro.
L'ambiente: stile estrazione del lotto, bingo, oppure sugli spalti dei rodei, gente urlante e scimmiesca saltava di sedia in sedia come fosse colpita dal virus dell'idiozia. Le sedie più scomode del pianeta sono state riunite qui per un convegno sulla lotta alla scogliosi e si sono dimenticati di portarle via.
Emarginati in un angusto strettoio, il numero non conta. Quasi trenta persone in tre metri quadri: a fine serata è arrivata la commissione per il Guinness World Record.
Finito di mangiare un amico mi ha chiesto "sei soddisfatto?": non gli risposto e sono tornato a casa a piedi riflettendo sulla vita e sul perché fossi andato li quella sera...
Ultima cosa ma non meno importante: 25 persone, 400 euro...
Conclusione di serata con diarrella finale a scoppiettio e visioni a tema biblico.



Dovrebbero pagare chi va a dormire li, non far pagare! Dire indecente é troppo poco, ubicato nella zona più squallida di Napoli, nella via più triste e pieno di passeggiatrici!l albergo da fuori fa venire i brividi ma quando entri il fuori diventa una meraviglia! Abbiamo dormito in una cella ad un terzo piano in un altro stabile con un portone blindato da paura. Sporche lenzuola e asciugamani, camera microscopica, la camera doveva essere matrimoniale e invece c hanno fatto dormire in un lettino ad una piazza e mezzo... Ma questo era il male minore! Fortunatamente siamo stati in albergo solo per 6 ore! Il signore alla "reception" ci vede a malapena e per fare il check in c ha messo circa 25 minuti a documento, menomale che eravamo due e quindi dopo 50 minuti c ha fatto salire! Nell attesa ci siamo accorti che sul muro c é un cartello che recita: " causa presenza di donne e bambini si prega di non dare scandalo dai balconi".... A buon intenditor....


Mai visto un hotel simile. Solo il pensiero mi viene l'ansia. Meno male che ci siamo stati solo per 3 ore senno' credo sarei stato male. Fuori non sembrava nemmeno un hotel da tanto era fatiscente ma non lasciatevi scoraggiare...dentro è ancora peggio!!!!! Classificazione "Hotel Aborto". Sporco con lenzuola sporche (meno male che non ci ho dormito). se proprio volete passare una vancanza qua fate l'antitetanica. o il vaccino per il tifo. Hall inesistente. Luci nei corridoi inestitenti. Maniglia della camera sfondata (con terrore di rimanere imprigionato stile film horror) e porta del bagno che non si chudeva. hahaha ragazzi se volete vivere una sera horror fate pure.
ps. do' una stella perchè è il minimo, ma la valutazione è zero.



Da: utss 29/09/2023 12:09:06



L'hotel è l'ideale se fino ad ora hai vissuto in una grotta e hai mangiato solo muschio,è bellissimissimo se sei un neanderthaliano. La prima cosa che ci ha lasciati meravigliosamente sorpresi è stata la porta di ingresso che non si chiude,per non parlare poi delle tapparelle,una perennemente abbassata e l'altra perennemente alzata(bloccata). Voi direte "con la luce si riesce a dormire" SBAGLIATO! Perché i vetri delle finestre sono spessi come la carta velina quindi se un gruppo di gente (molto frequente in quella fantastica zona) fa 2 chiacchiere alle 5 del mattino sotto l'appartamento pare di averli nel letto con te. Se siete nati con la pelliccia non avrete nessun problema ma se siete esseri umani la temperatura glaciale dovuta al riscaldamento non funzionante potrebbe causarvi disagi, soprattutto nella fase del coricamento quando per non andare in ipotermia si è costretti ad ingiubbottarsi. È cosa risaputa che la vera bellezza sta nei dettagli:il pene disegnato sullo schienale del letto,le prese di corrente tagliate in malo modo con il flessibile,la parete della doccia scrostata,l'acqua della doccia a sputi,il phon non funzionante e il finto letto matrimoniale costituito da 2 singoli di altezza diversa. Grazie hotel salus sei veramente bellissimissimo...LOL



Bhe da dove cominciare...
Il cibo: parmigiana alla temperatura interna di -10 °C, fredda come una bibita scordata nel congelatore, oppure cotta a freddo. Le patatine fritte sapevano di scagliozzi, probabilmente perché fritti entrambi nello stesso olio, magari con primo passaggio di melanzana. La mozzarella era firmata Pirelli, probabilità era un prototipo per la Formula 1. La pizza era....
La pizza non era pizza. Era il rotolo Regina che ho affianco alla tazza e allo scopettone del cesso, ricoperti di chewingum e chiazze di ciclo mestruale addolcito. Bruciata integralmente e moltiplicato per dieci pizze, il sapore di cancerogeno e amarezza della vita regnavano nella mia bocca.
Le bibite: la birra era probabilmente il frutto della raccolta dei fondi dei bicchieri della serata precedente, sapevano di aria, acqua e smog. La coca cola? Cazz0 riuscire ad annacquarla abbastanza da far piangere il bambino di fianco a me, mentre il collega si è rifiutato di bere il limoncino di Art Attack preparato con 72 parti d'acqua e 1 di limoncino.
Il servizio: al limite dell'inseguimento, i camerieri avevano l'obiettivo di portare di tutto il meno possibile. Ogni cosa andava richiesta più volte e le pizze a giro erano al limite della spilorceria...quando ho chiesto la bresaola mi ha guardato come se fossi un ladro.
L'ambiente: stile estrazione del lotto, bingo, oppure sugli spalti dei rodei, gente urlante e scimmiesca saltava di sedia in sedia come fosse colpita dal virus dell'idiozia. Le sedie più scomode del pianeta sono state riunite qui per un convegno sulla lotta alla scogliosi e si sono dimenticati di portarle via.
Emarginati in un angusto strettoio, il numero non conta. Quasi trenta persone in tre metri quadri: a fine serata è arrivata la commissione per il Guinness World Record.
Finito di mangiare un amico mi ha chiesto "sei soddisfatto?": non gli risposto e sono tornato a casa a piedi riflettendo sulla vita e sul perché fossi andato li quella sera...
Ultima cosa ma non meno importante: 25 persone, 400 euro...
Conclusione di serata con diarrella finale a scoppiettio e visioni a tema biblico.



Dovrebbero pagare chi va a dormire li, non far pagare! Dire indecente é troppo poco, ubicato nella zona più squallida di Napoli, nella via più triste e pieno di passeggiatrici!l albergo da fuori fa venire i brividi ma quando entri il fuori diventa una meraviglia! Abbiamo dormito in una cella ad un terzo piano in un altro stabile con un portone blindato da paura. Sporche lenzuola e asciugamani, camera microscopica, la camera doveva essere matrimoniale e invece c hanno fatto dormire in un lettino ad una piazza e mezzo... Ma questo era il male minore! Fortunatamente siamo stati in albergo solo per 6 ore! Il signore alla "reception" ci vede a malapena e per fare il check in c ha messo circa 25 minuti a documento, menomale che eravamo due e quindi dopo 50 minuti c ha fatto salire! Nell attesa ci siamo accorti che sul muro c é un cartello che recita: " causa presenza di donne e bambini si prega di non dare scandalo dai balconi".... A buon intenditor....


Mai visto un hotel simile. Solo il pensiero mi viene l'ansia. Meno male che ci siamo stati solo per 3 ore senno' credo sarei stato male. Fuori non sembrava nemmeno un hotel da tanto era fatiscente ma non lasciatevi scoraggiare...dentro è ancora peggio!!!!! Classificazione "Hotel Aborto". Sporco con lenzuola sporche (meno male che non ci ho dormito). se proprio volete passare una vancanza qua fate l'antitetanica. o il vaccino per il tifo. Hall inesistente. Luci nei corridoi inestitenti. Maniglia della camera sfondata (con terrore di rimanere imprigionato stile film horror) e porta del bagno che non si chudeva. hahaha ragazzi se volete vivere una sera horror fate pure.
ps. do' una stella perchè è il minimo, ma la valutazione è zero.








Da: utss 29/09/2023 12:13:20






aiutatemi a trovare un aggettivo peggiorativo di pessimo. Stanze molto sporche, mobili fatiscenti, bagno inqualificabile (dal rubinetto usciva acqua appena sufficiente per bagnare il lavabo), colazione con merendine di dubbia qualità e caffè imbevibile, aria condizionata senza telecomando accesa ma non funzionante, balcone pieno di piante secche e piccioni in abbondanza, blatte che correvano per la stanza giustamente innervosite dalla presenza di esseri umani. Non riesco a capire le foto pubblicate sul sito dove siano state scattate, Non è un albergo da ristrutturare, ma da abbattere





Da: Branzino  1  - 29/09/2023 12:37:52
Grazie ma io dormo solo in hotel 5 stelle (e di sicuro non a Napoli, una delle peggiori città d'Italia) e mangio in ristoranti selezionati.

Da: utss 30/09/2023 11:10:19


Napoli è un comune italiano di 909 937 abitanti, terzo in Italia per popolazione, capoluogo della Regione Campania, dell'omonima città metropolitana e centro di una delle più popolose e densamente popolate aree metropolitane d'Europa.


Fondata dai cumani nell'VIII secolo a.C., fu tra le città più importanti della Magna Grecia e giocò un notevole ruolo commerciale, culturale e religioso nei confronti delle popolazioni italiche circostanti.


Dopo il crollo dell'Impero romano, nell'VIII secolo la città formò un ducato autonomo indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per più di cinquecento anni, fu capitale del Regno di Napoli; con la Restaurazione divenne capitale del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone fino all'Unità d'Italia.


Sede della Federico II, la più antica università del mondo a essere nata attraverso un provvedimento statale, ospita, altresì, L'Orientale, la più antica università di studi sinologici e orientalistici del continente, e la Nunziatella, una delle più antiche accademie militari al mondo, eletta patrimonio storico e culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo.


Luogo d'origine della lingua napoletana, ha rivestito e riveste tuttora un forte peso in numerosi campi del sapere, della cultura e dell'immaginario collettivo.


Protagonista dell'umanesimo e centro illuminista di livello europeo, Napoli è stata a lungo un punto di riferimento globale per la musica classica e l'opera attraverso la scuola musicale napoletana, dando tra l'altro origine all'opera buffa.


Città dall'imponente tradizione nel campo delle arti figurative, che affonda le proprie radici nell'età classica, ha dato luogo a movimenti architettonici e pittorici originali, quali il Rinascimento napoletano e il barocco napoletano, il caravaggismo, la scuola di Posillipo, la scuola di Resina e il liberty napoletano, nonché ad arti minori, ma di rilevanza internazionale, quali la porcellana di Capodimonte e il presepe napoletano.



È all'origine di una forma distintiva di teatro, di una canzone di fama mondiale e di una peculiare tradizione culinaria che comprende alimenti che assumono il ruolo di icone globali, come la pizza napoletana e l'arte dei suoi pizzaioli, che è stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio immateriale dell'umanità.




Nel 1995 il centro storico di Napoli è stato riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità per i suoi monumenti, che testimoniano la successione di culture del Mediterraneo e dell'Europa.


Nel 1997 l'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è stato eletto dalla stessa agenzia internazionale (con il vicino Miglio d'Oro, in cui ricadono anche i quartieri orientali della città) tra le riserve mondiali della biosfera.




Da: utss 30/09/2023 11:10:52
Napoli è un comune italiano di 909 937 abitanti, terzo in Italia per popolazione, capoluogo della Regione Campania, dell'omonima città metropolitana e centro di una delle più popolose e densamente popolate aree metropolitane d'Europa.


Fondata dai cumani nell'VIII secolo a.C., fu tra le città più importanti della Magna Grecia e giocò un notevole ruolo commerciale, culturale e religioso nei confronti delle popolazioni italiche circostanti.


Dopo il crollo dell'Impero romano, nell'VIII secolo la città formò un ducato autonomo indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per più di cinquecento anni, fu capitale del Regno di Napoli; con la Restaurazione divenne capitale del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone fino all'Unità d'Italia.


Sede della Federico II, la più antica università del mondo a essere nata attraverso un provvedimento statale, ospita, altresì, L'Orientale, la più antica università di studi sinologici e orientalistici del continente, e la Nunziatella, una delle più antiche accademie militari al mondo, eletta patrimonio storico e culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea parlamentare del Mediterraneo.


Luogo d'origine della lingua napoletana, ha rivestito e riveste tuttora un forte peso in numerosi campi del sapere, della cultura e dell'immaginario collettivo.


Protagonista dell'umanesimo e centro illuminista di livello europeo, Napoli è stata a lungo un punto di riferimento globale per la musica classica e l'opera attraverso la scuola musicale napoletana, dando tra l'altro origine all'opera buffa.


Città dall'imponente tradizione nel campo delle arti figurative, che affonda le proprie radici nell'età classica, ha dato luogo a movimenti architettonici e pittorici originali, quali il Rinascimento napoletano e il barocco napoletano, il caravaggismo, la scuola di Posillipo, la scuola di Resina e il liberty napoletano, nonché ad arti minori, ma di rilevanza internazionale, quali la porcellana di Capodimonte e il presepe napoletano.



È all'origine di una forma distintiva di teatro, di una canzone di fama mondiale e di una peculiare tradizione culinaria che comprende alimenti che assumono il ruolo di icone globali, come la pizza napoletana e l'arte dei suoi pizzaioli, che è stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio immateriale dell'umanità.




Nel 1995 il centro storico di Napoli è stato riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità per i suoi monumenti, che testimoniano la successione di culture del Mediterraneo e dell'Europa.


Nel 1997 l'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è stato eletto dalla stessa agenzia internazionale (con il vicino Miglio d'Oro, in cui ricadono anche i quartieri orientali della città) tra le riserve mondiali della biosfera.








Da: utss 30/09/2023 11:12:46
Le origini
Le antichissime origini di Napoli affondano nella leggenda, o meglio, in una serie di leggende. Al centro di tutte, c'è la sirena Partenope, che, affranta per l'astuzia di Ulisse sfuggito al potere del canto delle sirene, si sarebbeLa sirena Partenope, in una delle prime raffigurazioni di questo mitologico personale (solo in seguito il corpo di uccello divenne quello di un pesce) suicidata, e il suo corpo sarebbe andato alla deriva fino ad incagliarsi sugli scogli dell'isoletta di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell'Ovo. Secondo una versione meno leggendaria, Partenope sarebbe stata invece una bellissima fanciulla, figlia del condottiero greco Eumelo Falevo partito alla volta della costa campana, per fondarvi una colonia; ma una tempesta colpì la nave, provocando la morte di Partenope, in tributo alla quale fu dato il nome alla nascente città.
Dalle informazioni storiche, in effetti, si sa che coloni greci si insediarono dapprima nell'isola di Ischia (IX secolo a.C.), per trasferirsi poi a Cuma e, solo nel VI secolo a.C., fondare la città di Partenope sull'isola di Megaride. Si trattava più che altro di uno scalo commerciale per mantenere i contatti con la madre patria, che, in un secondo momento, si espanse sul vicino Monte Echia (Pizzofalcone), assumendo la struttura di un piccolo centro urbano.
Napoli greco-romana
Napoli greco-romana
Nel 470 a.C., i greci Cumani decisero di fondare una vera e propria città, scegliendo una zona più ad oriente della vecchia Partenope, zona che corrisponde all'attuale centro storico; il nome prescelto fu quello di Neapolis ("città nuova"), per distinguerla dal precedente nucleo urbano (Palepolis, "città vecchia"). Probabilmente, in questa fase, la città era una repubblica aristocratica retta da due arconti e da un consiglio di nobili.
Urbanisticamente la città, come nella tradizione delle città greche, era caratterizzata dalla presenza di cardi e decumani, ed era ricca di edifici di culto e di pubblica utilità: templi, curia, teatro, ippodromo; divenne una importante colonia della Magna Grecia, insieme a Taranto e Cuma, e dalle tradizioni, dalla cultura, dalla mentalità, dall'arte sviluppatesi in questo periodo attinsero i romani nella successiva fase della vita della città. Clicca qui per un tour tra le vestigia della Napoli greco-romana.

Le grotte di Seiano a PosillipoNeapolis non era una città guerriera, ma dovette presto difendersi da due scomodi vicini: i Sanniti, che nel 423 a.C. conquistarono Cuma scacciandone gli abitanti, e i Romani, determinati ad espandere verso sud il proprio dominio. I primi rapporti tra Roma e Neapolis furono improntati all'amicizia e al tentativo di stipulare accordi, ma, sotto le pressioni delle altre colonie, Neapolis fu poi spinta a rifiutare collaborazioni coi romani; questo portò nel 326 a.C. ad un conflitto armato che, nonostante l'alleanza dei partenopei con sanniti e nolani, si concluse con la vittoria del console romano. La pace non fu tuttavia disonorevole: fu creata una confederazione con Roma, e la città poté mantenere le proprie prerogative e istituzioni, rivelandosi nel seguito una fedele alleata del sempre più potente vicino. Del resto, Neapolis era per Roma un importante veicolo della cultura e della civiltà greca: la città e i suoi dintorni divennero meta privilegiata per le residenze estive dei patrizi romani, che costruirono tra Puteoli e Sorrento lussuose ville (Scipione l'Africano, Silla, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Bruto e Lucullo, ad esempio, scelsero queste terre per riposo e diletto; Cicerone, Orazio, Plinio il Vecchio, Virgilio, trovarono qui ispirazione per il proprio genio artistico). Napoli era insomma un centro di raffinata cultura, un lembo di Grecia nella penisola italica, che i romani seppero sempre rispettare e apprezzare, evitando di inquinarlo e opprimerlo.

Il ducato di Napoli
La divisione dell'Impero romano, le invasioni barbariche nella penisola, e poi la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) determinarono la storia di Napoli nell'Alto Medioevo. Nel 536 Giustiniano, imperatore d'Oriente, inviò Belisario a conquistare la città, che pur si difese valorosamente; poi, nel 542, Napoli fu invasa dai Goti, che sbaragliarono le forze bizantine; queste, tuttavia, nel 553 si ripresero la città sotto il comando di Narsete, che con una grande battaglia ai piedi del Vesuvio scacciò definitivamente i Goti dalla Campania.
Castel dell'OvoIn seguito, pur sotto la sgradita dominazione bizantina, la città dovette respingere forti e rozzi nemici come i Longobardi e i Vandali. Dopo un tentativo di indipendenza nel 615, che portò a un governo autonomo di breve vita, l'imperatore d'oriente nel 661 accolse le istanze dei napoletani, nominando un duca napoletano a capo della città: Basilio. In questo modo, pur dipendendo formalmente da Bisanzio, la città dispose di un governo proprio, che fu dapprima nominato dai bizantini, poi divenne elettivo, e infine ereditario. Ciò durò dal 661 al 1137, periodo di aspre lotte in cui Napoli fu tutto sommato una delle poche isole di civiltà rimaste nella penisola ormai soggiogata dalle popolazioni barbare.
Il dominio normanno
Nei secoli di governo ducale, Napoli si trovò spesso contrapposta ai Longobardi e ai Saraceni, e per questo ricorse a volte al supporto di altre popolazioni, chiamate in forma mercenaria ad aiutare le difese napoletane. Fu il caso dei Normanni, a cui fu concesso il feudo di Aversa in cambio della resistenza alle mire espansionistiche di Benevento. Ma questi, sotto la dinastia degli Altavilla, ben presto non seppero più accontentarsi del loro Castel Capuanoruolo, ed intrapresero una serie di brillanti campagne che li portarono alla conquista della Sicilia, da cui scacciarono gli arabi, e poi ad estendere le loro mire sul sud Italia. Ruggiero II, fattosi proclamare re, occupò Salerno, Amalfi, Capri, Ravello e Amalfi e nel 1137, con un accordo col duca Sergio, impose di fatto il suo potere su Napoli; alla morte del duca, Ruggiero   riconobbe ampia autonomia alla città, e nominò un supervisore ritornandosene a Palermo. Nel 1154, anche Ruggiero morì, e gli succedette Guglielmo I, detto il Malo; a dispetto del nome, questi fu un sovrano giusto e saggio, e da allora la storia di Napoli si legò strettamente a quella di Palermo;  fece costruire Castel Capuano, strinse importanti alleanze con le Repubbliche Marinare, si guadagnò la stima degli aristocratici napoletani. Dopo di lui, Guglielmo II, detto il Buono, governò altrettanto saggiamente, e alla sua morte una assemblea di nobili, prelati e rappresentanti del popolo, per evitare che il regno cadesse in mano ai tedeschi che premevano alle frontiere, designò Tancredi d'Altavilla come suo successore. Furono gli ultimi sprazzi di vita del regno normanno, perché, dopo aver respinto l'assedio svevo nel 1191, alla morte di Tancredi nel 1194 il sovrano tedesco Enrico VI si impossessò del mezzogiorno d'Italia.
Napoli sveva
Lo stemma di Federico IIDopo 3 anni di regno di Enrico VI, non molto felici per la città, vi fu l'ascesa al trono di Federico II, da molti considerato il più grande sovrano che sia mai stato su un trono europeo. Con Napoli non ebbe da principio un buon rapporto, tanto che nel primo periodo i partenopei appoggiarono diversi tentativi di sovversione; poi i rapporti migliorarono e, quando tra il 1220 e il 1222 il monarca visitò la città, ne rimase suggestionato, e promosse lavori importanti di restauro e abbellimento. Uomo di gran cultura, creò per il suo regno un forte potere centrale, riorganizzò la pubblica amministrazione, la giustizia, l'esercito, il commercio; si rese protagonista di alcune imprese militari di successo in Germania e a Gerusalemme, ma, soprattutto, si deve ricordare che amò circondarsi di poeti, filosofi e letterati, e regalò proprio alla città di Napoli la prima Università di stato della storia: il celebre "Studium", che acquisì presto un gran prestigio internazionale, eguagliato solo dalle università di Parigi e Bologna. Alla morte di Federico, però, il suo successore Corrado incontrò non pochi problemi ad essere accettato in città, e ci vollero diversi mesi di assedio per vincere le resistenze, appoggiate anche dal pontefice Innocenzo IV. Nel 1254 morirono sia Corrado che il papa, e stavolta il nuovo pontefice Alessandro IV non dette manforte a Napoli, che dovette accogliere il nuovo sovrano Corradino, accompagnato e supportato, per la sua giovane età, dallo zio Manfredi.
Napoli angioina
Nel 1266, chiamato in Italia dal papa, Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia, sconfisse Manfredi a Benevento e assunse la corona del regno del Sud. Per decisione di Carlo, la città divenne capitale del regno (nonostante le forti Maschio Angioinoproteste siciliane), e la società fu organizzata in Sedili, organismi democratici che fungevano da mediatori tra il monarca e gli interessi del popolo. Nonostante una forte pressione fiscale, con la nuova dominazione la città cambiò volto: sorsero splendide chiese, fabbriche monumentali, ci fu uno sviluppo di artigianato e commercio, e la popolazione aumentò a dismisura, cosicché Napoli divenne la prima metropoli d'Italia, probabilmente seconda solo a Parigi in Europa. Tuttavia, le cose non furono affatto facili per il sovrano: anzitutto dovette fronteggiare nel 1267 un nuovo assalto di Corradino, che, sconfitto a Tagliacozzo, fu fatto decapitare, poco più che adolescente, in piazza Mercato; poi vi furono i Vespri Siciliani nel 1282, con la perdita della Sicilia, e un tentativo di sommossa a Napoli nel 1284, ad opera dei ghibellini, represso con l'aiuto dell'aristocrazia locale. Morto Carlo, nel 1285, gli succedette Carlo II, che portò migliorie al patrimonio monumentale della città (ampliamento delle mura, ristrutturazione del Castel dell'Ovo, restyling del Maschio Angioino, costruito dal padre), e si rivelò anche buonLa basilica di San Domenico Maggiore legislatore. Nel 1309, un altro grande sovrano ascese al trono napoletano: Roberto d'Angiò, detto il Saggio, amante delle lettere e dell'arte, che creò un clima intellettuale notevole (Boccaccio, Giotto, Petrarca, Tino da Camaino risiedettero e lavorarono qui in quel periodo), promosse gli studi legislativi, promosse la costruzione della chiesa di S.Chiara (nella quale vi è il suo monumento funebre), e una grande fioritura dello stile gotico (chiese di S.Lorenzo, S.Paolo Maggiore, dell'Incoronata, basilica di S.Domenico Maggiore). Dopo la morte di Roberto (1343), la nipote Giovanna creò non pochi problemi alla città con i suoi comportamenti frivoli e dissennati; in questo periodo, epidemie di peste, sommosse e incursioni ungheresi tormentarono la città; il trono di Giovanna cadde dopo quarant'anni di regno per mano del nipote Carlo Durazzo d'Angiò, che approfittò della fiducia in lui riposta per assassinarla e prendere il suo posto, morendo però pochi anni dopo.
La stirpe dei Durazzo, ramo secondario dei d'Angiò, portò sul trono di Napoli, dopo Carlo, il giovane Ladislao; grosse ostilità vennero a questi da Luigi II d'Angiò, che aveva pretese al trono, e che portarono alla divisione della città in due fazioni. Tuttavia, Ladislao finì per prevalere, e fu anche un buon sovrano; nel 1404, col desiderio di unificare la penisola, conquistò Roma, ma dovette abbandonarla nel 1409. Morì appena quarantenne, lasciando il trono alla sorella Giovanna, anch'essa dedita, come la sua omonima antenata, più alle tresche amorose e agli scandali che alle attività di governo.
Napoli aragonese
Qualche anno prima di morire, Giovanna Durazzo, sentendosi in pericolo, chiese aiuto ad Alfonso d'Aragona, re di Sicilia, e l'adottò, legittimandone L'arco di trionfo del Castel Nuovo, voluto da Alfonso d'Aragonadi fatto il diritto alla successione. In seguito tornò sui suoi passi, designando Renato d'Angiò come erede, ma ciò provocò la rabbia del sovrano aragonese, che nel 1442 assediò ed espugnò Napoli. Fu l'inizio della dominazione aragonese, che portò sviluppo economico e civile alla città, e presso la cui corte fu possibile la penetrazione degli ideali e dell'arte rinascimentale: artisti come Giovanni Pontano, Jacopo Sannazaro, Pietro Summonte, Pietro Beccadelli e Lorenzo Valli poterono manifestare il loro talento proprio grazie al clima virtuoso promosso da Alfonso, che si meritò l'appellativo di Magnanimo. E grandiose testimonianze di quel periodo ci rimangono nel patrimonio artistico della città: si pensi all'arco marmoreo del Castel Nuovo (voluto proprio dal sovrano per celebrare la conquista della città), alla chiesa di S.Anna dei Lombardi, a quella di S.Angelo al Nilo, opere cui contribuirono grandi artisti quali il Vasari e Donatello. Alla morte di Alfonso il Magnanimo, nel 1458, la corona diPorta Capuana Napoli passò al figlio Ferrante, mentre la Sicilia fu assegnata all'altro figlio Giovanni. Sotto il regno di Ferrante, la città dovette difendersi da nuove pretese angioine (contenute con le vittorie a Sarno e nella battaglia navale di Ischia), combattere una guerra contro Firenze (nel 1458), e il sovrano dovette anche fronteggiare numerosi tentativi di congiura ordite dai Baroni del regno; Ferrante fu un buon re e un fine legislatore, e durante il suo regno fu edificata la maestosa Porta Capuana. Nel 1493 questi morì, e sul trono salì Alfonso II, che tuttavia, sotto la pressione di un possibile ritorno francese, appoggiato da molti contestatori interni, presto abdicò in favore del figlio Ferrantino. Ferrantino non potè però opporsi a lungo all'esercito francese di Carlo VIII, e dovette rifugiarsi a Ischia mentre gli angioini entravano in città; solo quando Carlo ritornò a Parigi, lasciando a Napoli alcune guarnigioni, l'aragonese riuscì a rientrare in città, e a riguadagnarsi i favori del popolo napoletano. Morì però due anni dopo, tra i rimpianti dei napoletani, e la corona passò allo zio Federico d'Altamura.
Il vicereame spagnolo
Si attribuisce questa definizione ai due secoli di dominazione colonialista compresi tra il 1503 e il 1707: la corona di Madrid esercitò il suo potere su Napoli e sul regno con avidità e incapacità; uno stuolo di viceré si successe allaPalazzo Reale reggenza della città, e si rese protagonista di angherie, furti di opere d'arte, imposizione di imposte strozzanti. In questo periodo, per difendere il popolo dalle prepotenze iberiche, nacque e si affermò il fenomeno della "camorra", che in un primo tempo costituì quindi una sorta di società segreta con fini di mutua assistenza. Numerosi eventi bellici contrassegnarono quest'epoca: l'occupazione dei possedimenti pugliesi di Venezia, la spedizione africana a Tunisi e quella celebre a Tripoli (in cui vi fu la vittoria di Lepanto), la spedizione punitiva contro il pontefice Paolo IV, e, sul piano difensivo, l'invasione francese respinta nel 1526, e le numerose incursioni dei pirati arabi e turchi. Anche sul fronte interno, ci furono numerosi tentativi di sollevazione popolare, dovuti all'insostenibile pressione fiscale e ai tentativi di instaurazione dell'Inquisizione; la più celebre e ardita fu quella del 1647, che vide comeChiostro della Certosa di San Martino protagonista Masaniello a capo di una folla inferocita, che tenne per oltre un anno in scacco i "padroni" spagnoli, fino alla presa del Castello del Carmine, quartier generale degli insorti. Dal punto di vista artistico, tuttavia, la città seppe anche in questo periodo esprimere grandissime individualità in tutti i campi (Torquato Tasso, Giovambattista Basile, Giambattista Marino in letteratura; Tommaso Campanella, Giordano Bruno e Giambattista Vico in filosofia; Massimo Stanzione, Battistello Caracciolo, Bernardo Cavallino, Salvator Rosa, Luca Giordano, Mattia Preti, Andrea da Salerno nella pittura; Pietro Bernini, Michelangelo Naccherino, Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce nella scultura; Domenico Fontana e Cosimo Fanzago in architettura); tra le opere più significative che ci rimangono del tempo, vanno citati il Palazzo Reale, la Certosa di San Martino e la chiesa del Gesù Nuovo.
Il Settecento borbonico
Gli anni successivi al 1707 costituirono un periodo di transizione, caratterizzato da un vicereame austriaco che non lasciò grandi segni sulla storia cittadina. Nel 1734, sul trono di Napoli salì Carlo di Borbone, erede designato della dinastia spagnola, che -a dispetto della sua discendenza- da subito improntò il suo regno ad una maggiore autonomia rispetto ai due secoli precedenti.
La facciata della Reggia di Caserta, la più bella d'Europa dopo VersaillesIl sovrano, al trono come Carlo VII, attuò una serie di riforme nei settori dell'amministrazione, del fisco, del commercio e in quello militare, che costituirono un nuovo impulso per lo sviluppo nei decenni successivi di attività che ancora oggi caratterizzano il tessuto economico e produttivo di Napoli: dalle attività artigianali (l'arte presepiale, ma anche le lavorazioni del corallo, delle ceramiche e porcellane, dei metalli preziosi, del legno) a quelle industriali (i cantieri navali di Castellammare, la manifattura di S. Leucio), a quelle commerciali (il porto di Napoli). Forte fu inoltre il suo impegno per il contenimento del potere temporale del clero e per l'abbattimento dei privilegi feudali ancora esistenti all'epoca.
Il regno di Carlo I ha lasciato importanti segni anche nell'architettura e urbanistica cittadina (nel 1737 fu inaugurato il Teatro San Carlo; nel 1738 si avviarono i lavori per l'edificazione della Reggia di Capodimonte e della Reggia di Portici; nel 1751 fu affidata a Ferdinando Fuga l'edificazione del Real Albergo dei Poveri; l'anno successivo Luigi VanvitelliInterno del Real Teatro San Carlo, così intitolato in onore di Carlo I di Borbone iniziò la realizzazione della Reggia di Caserta, sul modello di Versailles; nel 1757 lo stesso Vanvitelli progettò il Foro Carolino, l'attuale Piazza Dante) e nella cultura dell'epoca (il San Carlo divenne il tempio della musica italiana ed europea, quarant'anni prima della nascita della Scala di Milano, e in questi anni raggiunse il massimo splendore la scuola musicale napoletana; gli scavi di Ercolano e Pompei divennero parchi archeologici tutelati, e per il loro studio si investirono grandi risorse; si fondò la fabbrica delle porcellane di Capodimonte; giunse a Napoli la collezione Farnese, oggi vanto del Museo Archeologico).
La corona di Carlo vacillò nel 1740, quando -a seguito della guerra tra Spagna e Austria- il Regno di Napoli sembrò dover passare sotto un'altra dominazione; il sovrano si oppose però a tale decisione, e difese con l'esercito l'indipendenza del Mezzogiorno d'Italia dalla corona austriaca.
La cassa armonica nella Villa Comunale di NapoliNel 1759, Carlo fu richiamato a Madrid per salire sul trono di Spagna, e a Napoli lasciò il figlio Ferdinando, che, pur proseguendo la linea del padre, fu una figura di minore spessore dal punto di vista politico e storico. Agli anni del regno di Ferdinando IV risalgono  la nascita dell'innovativa manifattura di S. Leucio (1779), la trasformazione della spiaggia di Chiaia nella Villa Reale, poi divenuta Villa Comunale (1778), l'istituzione della scuola militare della Nunziatella (1767), la costruzione del Real Cantiere Navale di Castellammare (1783) e dei colossali Granili (1799). Sono anche gli anni in cui la città si va trasformando sulle tracce del Barocco, e si espande rapidamente, con densità abitative sempre più insostenibili.
Il 1789 porta anche a Napoli i venti della Rivoluzione Francese, le cui voci suscitano orrore e disapprovazione alla Corte di Ferdinando, mentre in città cominciano a diffondersi, nei salotti degli intellettuali dell'epoca, le idee liberali e giacobine provenienti da oltralpe. Le congiure e le repressioni iniziano a diffondersi, e nel 1794 ci sono le prime condanne a morte (De Deo, Vitaliani, Galiani). Personaggi della levatura di Mario Pagano, Domenico Cirillo, Ettore Carafa, Eleonora Pimentel Fonseca (la cui vicenda è meravigliosamente narrata nel romanzo storico di Enzo Striano, Il resto di niente) e Luisa Sanfelice animano il movimento ostile alla monarchia, che raggiunge il suo apice nel 1799: il generale napoleonico Championnet entra a Napoli costringendo Ferdinando a riparare in Sicilia, e sotto la protezione delle armi francesi i giacobini napoletani proclamano il 24 gennaio la Repubblica Partenopea. L'esperienza non ha però lunga durata, perchè nel corso dello stesso anno una spedizione del Cardinale Ruffo di Calabria,Una scena della Rivoluzione Partenopea del 1799 (le truppe francesi di Championnet che entrano in città nel mese di gennaio) in un quadro dell'epoca, conservato a Versailles. sostenuta dagli alleati inglesi e dal sovrano spagnolo, sbarca in Calabria, e risale -sotto la bandiera della Santa Fede- fino a Napoli, ottenendo il favore della nobiltà e della popolazione agricola. Le truppe francesi nel giugno 1799 abbandonano la città, e i cosiddetti "sanfedisti",  una volta presi i rivoluzionari arroccati nel Castel S.Elmo, si dedicano ad una dura repressione, passando per la forca in piazza Mercato tutti i repubblicani. Nell'occasione, si consuma anche la vendetta personale del celebre ammiraglio inglese Nelson, che fa impiccare sulla sua nave il valoroso ammiraglio napoletano Francesco Caracciolo, cui sarà poi dedicato il lungomare di Napoli.
Ferdinando torna così sul trono del Regno di Napoli, ma non vi rimarrà ancora a lungo: l'Europa è ormai segnata dall'egemonia napoleonica, e ben presto l'imperatore dei francesi decide di far dono del Sud Italia al fratello Giuseppe. Nel 1805, le truppe francesi entrano di nuovo in città, e Ferdinando è di nuovo costretto all'esilio a Palermo.
Nonostante la storiografia sia sempre stata molto critica nei confronti della dinastia borbonica, il Settecento borbonico fu per Napoli un periodo di sviluppo e prestigio internazionale. Nel Regno operarono e fiorirono artisti di chiara fama, quali i musicisti Scarlatti, Pergolesi, Cimarosa e Paisiello, i pittori Solimena, Vaccaro, De Mura, lo scultore Sanmartino (autore del famoso Cristo Velato), i già citati architetti Vanvitelli e Fuga. La città raggiunse i 337.000 abitanti nel 1765, seconda in Europa solo a Parigi.

Il decennio francese
Giuseppe Bonaparte regnò a Napoli per appena tre anni (1805-1808), nel corso dei quali avviò in città alcuni rilevanti lavori pubblici (tra cui la strada che attraversa Posillipo) e realizzò una riforma amministrativa, ampliando i confini di Napoli -suddivisa in dodici quartieri-, istituendo la figura del sindaco, supportato da un organo elettivo, e introducendo il catasto urbano. In questo periodo furono anche istituiti l'Orto Botanico, a via Foria, e il Conservatorio di Musica, che trovò sede nel convento di S.Pietro a Majella, e che tanto avrebbe contribuito in seguito alla fioritura della musica napoletana.
Ritratto di Gioacchino MuratNel 1808, Napoleone affidò il regno a Gioacchino Murat, suo genero e fedele generale del suo esercito; il carattere del nuovo sovrano lo fece benvolere dal popolo napoletano, e le sue abilità militari gli permisero di costituire un esercito che ottenne importanti successi, sia in casa (conquistando l'isola di Capri, già in mano agli inglesi, e sconfiggendo una flotta anglo-spagnola nel golfo di Napoli) che nella campagna di Russia del 1812. Per la città, Murat compì altri lavori pubblici, come l'apertura del Corso Napoleone, che collegava via Toledo con Capodimonte e preludeva a uno sviluppo della città verso nord.
Il Congresso di Vienna e la Restaurazione imposero l'allontanamento di Murat da Napoli, nonostante i suoi numerosi tentativi di rimanere sul trono. Confinato in Corsica, il generale volle attuare nell'ottobre 1815 un ultimo disperato piano per la riconquista del Regno, sbarcando con una piccola guarnigione in Calabria; catturato dall'esercito borbonico, fu condannato alla fucilazione.

Il ritorno borbonico
La basilica di San Francesco di Paola, a Piazza PlebiscitoCon il Congresso di Vienna, fu decretato il ritorno a Napoli di Ferdinando di Borbone, che stavolta salì al trono con il nome di Ferdinando I, dopo aver unificato il Regno di Napoli e quello di Sicilia nel "Regno delle Due Sicilie". Tra i primi atti del nuovo governo, Ferdinando introdusse nuovi innovativi codici gLo scalone principale della Villa Floridiana, voluta da re Ferdinando per la moglie morganatica, Duchessa di Floridiaiuridici, e stipulò il concordato con la Chiesa, restituendo i beni confiscati dai francesi, ma senza ripristinare tutti i privilegi preesistenti al decennio.
In questi anni, viene edificato il Palazzo S.Giacomo nell'attuale piazza Municipio, quale sede dei nuovi ministeri del Regno; nel 1816, si avvia la risistemazione del largo di Palazzo (l'attuale Piazza Plebiscito), ribattezzata Foro Ferdinandeo, con l'edificazione dell'imponente proscenio neoclassico della chiesa di San Francesco di Paola e l'aggiunta delle due statue equestri dei sovrani Carlo e Ferdinando di Borbone; nello stesso anno, Ferdinando fa realizzare per la moglie morganatica, duchessa di Floridia, la bella Villa Floridiana al Vomero; nel 1819, viene istituito l'Osservatorio Astronomico, il primo in Europa.
Il 1820 fu l'anno dei moti liberali in Europa, e a Napoli questi si riflessero nella rivolta capeggiata da Guglielmo Pepe. Spaventato da questa nuova crisi, Ferdinando assunse un atteggiamento ambiguo e proditorio, concedendo dapprima la Costituzione, e chiedendo poi l'intervento militare austriaco, per poterla abrogare.
Nel 1825, morto Ferdinando, gli successe Francesco I, che regnò per pochi anni, senza lasciare segni notevoli. Nel 1830 salì al trono Ferdinando II, che invece conquistò da subito la benevolenza del suo popolo, e inizialmente anche la stima dei liberali italianiParticolare di una rappresentazione d'epoca del viaggio inaugurale della ferrovia Napoli-Portici. Insieme a un grosso sforzo di riorganizzazione dell'esercito, il nuovo re dette impulso al progresso in diversi settori, permettendo a Napoli di divenire un centro d'eccellenza, e di raggiungere tanti primati: nel 1837 fu la prima città d'Italia ad avere l'illuminazione a gas; nel 1839 fu inaugurata la Napoli-Portici, prima ferrovia italiana; nel 1841 nacque l'Osservatorio Vesuviano, primo centro vulcanologico del mondo. Furono inaugurate linee telegrafiche, nuove strade, ponti, strutture sanitarie, scuole e istituti professionali, e la popolazione raggiunse il mezzo milione di abitanti, indiscutibilmente la città più grande d'Italia. La cultura dell'epoca vide la nascita della grande tradizione della canzone napoletana, le prime espressioni del teatro dialettale (con Eduardo Scarpetta) e la fioritura, nelle arti figurative, della Scuola di Posillipo, che annoverò tra i suoi esponenti Domenico Morelli, F.P. Michetti, i fratelli Palizzi, Gioacchino Toma.
Sul piano politico, il 1848 fu l'anno delle sommosse liberali, e anche a Napoli, sulla scia delle riforme ottenute in Toscana e Piemonte, vi furono sollevazioni che si conclusero con la promulgazione della Costituzione e l'istituzione del Parlamento. Gli anni successivi videro il Regno di Napoli battersi al fianco del Papa, impegnato nelle lotte contro i liberali e costretto all'esilio a Gaeta; l'esercito inviato da Ferdinando ottenne importanti vittorie contro i rivoluzionari romani, a Terracina e Palestrina. Ferdinando II morì nel 1859, alle soglie del fatidico anno dell'Unità d'Italia.

Napoli dopo l'Unità d'Italia
Garibaldi acclamato dal popolo napoletano in Palazzo Doria d'AngriAlla morte di Ferdinando, gli succede il giovane Francesco II, che sarà l'ultimo Re delle Due Sicilie. E' il 1860, e lo sbarco a Marsala dei Mille guidati da Garibaldi è agevolato dall'ammutinamento della marina borbonica, e dalla benevolenza di alcuni generali di stanza in Sicilia; mentre risalgono lo stivale, i garibaldini acquisiscono il consenso dei liberali, della diplomazia inglese e piemontese, della borghesia e perfino della camorra. Francesco II, per non tingere di sangue la capitale, porta il suo esercito a nord, al di là del fiume Volturno, e attende i garibaldini, che affronterà nella battaglia di Caiazzo. Stretti tra l'esercito di Garibaldi a sud e quello piemontese, che nel frattempo penetra da nord sotto il comando di Vittorio Emanuele II, i reggimenti napoletani si arroccano nella fortezza di Gaeta, dove resistono a lungo, ma senza possibilità di ribaltare gli esiti della guerra. Così, con lo storico incontro di Teano, Vittorio Emanuele si vede consegnare tutto il Mezzogiorno d'Italia e il 7 settembre Garibaldi entra a Napoli e, dal balcone di Palazzo Doria d'Angri, annuncia al popolo l'annessione al nascente Stato italiano, sotto la corona sabauda; il plebiscito del 21 ottobre confermerà quest'atto.
I successivi sono anni di cambiamento e assestamento, soprattutto per la popolazione, alle prese con una nuova realtà politica e con un governo lontano e indifferente; nelle campagne si diffonde il fenomeno conosciuto come "brigantaggio", e la repressione è dura, con l'invio di un esercito di 120.000 uomini.

Da: utss 30/09/2023 11:13:21
Le origini
Le antichissime origini di Napoli affondano nella leggenda, o meglio, in una serie di leggende. Al centro di tutte, c'è la sirena Partenope, che, affranta per l'astuzia di Ulisse sfuggito al potere del canto delle sirene, si sarebbeLa sirena Partenope, in una delle prime raffigurazioni di questo mitologico personale (solo in seguito il corpo di uccello divenne quello di un pesce) suicidata, e il suo corpo sarebbe andato alla deriva fino ad incagliarsi sugli scogli dell'isoletta di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell'Ovo. Secondo una versione meno leggendaria, Partenope sarebbe stata invece una bellissima fanciulla, figlia del condottiero greco Eumelo Falevo partito alla volta della costa campana, per fondarvi una colonia; ma una tempesta colpì la nave, provocando la morte di Partenope, in tributo alla quale fu dato il nome alla nascente città.
Dalle informazioni storiche, in effetti, si sa che coloni greci si insediarono dapprima nell'isola di Ischia (IX secolo a.C.), per trasferirsi poi a Cuma e, solo nel VI secolo a.C., fondare la città di Partenope sull'isola di Megaride. Si trattava più che altro di uno scalo commerciale per mantenere i contatti con la madre patria, che, in un secondo momento, si espanse sul vicino Monte Echia (Pizzofalcone), assumendo la struttura di un piccolo centro urbano.
Napoli greco-romana
Napoli greco-romana
Nel 470 a.C., i greci Cumani decisero di fondare una vera e propria città, scegliendo una zona più ad oriente della vecchia Partenope, zona che corrisponde all'attuale centro storico; il nome prescelto fu quello di Neapolis ("città nuova"), per distinguerla dal precedente nucleo urbano (Palepolis, "città vecchia"). Probabilmente, in questa fase, la città era una repubblica aristocratica retta da due arconti e da un consiglio di nobili.
Urbanisticamente la città, come nella tradizione delle città greche, era caratterizzata dalla presenza di cardi e decumani, ed era ricca di edifici di culto e di pubblica utilità: templi, curia, teatro, ippodromo; divenne una importante colonia della Magna Grecia, insieme a Taranto e Cuma, e dalle tradizioni, dalla cultura, dalla mentalità, dall'arte sviluppatesi in questo periodo attinsero i romani nella successiva fase della vita della città. Clicca qui per un tour tra le vestigia della Napoli greco-romana.

Le grotte di Seiano a PosillipoNeapolis non era una città guerriera, ma dovette presto difendersi da due scomodi vicini: i Sanniti, che nel 423 a.C. conquistarono Cuma scacciandone gli abitanti, e i Romani, determinati ad espandere verso sud il proprio dominio. I primi rapporti tra Roma e Neapolis furono improntati all'amicizia e al tentativo di stipulare accordi, ma, sotto le pressioni delle altre colonie, Neapolis fu poi spinta a rifiutare collaborazioni coi romani; questo portò nel 326 a.C. ad un conflitto armato che, nonostante l'alleanza dei partenopei con sanniti e nolani, si concluse con la vittoria del console romano. La pace non fu tuttavia disonorevole: fu creata una confederazione con Roma, e la città poté mantenere le proprie prerogative e istituzioni, rivelandosi nel seguito una fedele alleata del sempre più potente vicino. Del resto, Neapolis era per Roma un importante veicolo della cultura e della civiltà greca: la città e i suoi dintorni divennero meta privilegiata per le residenze estive dei patrizi romani, che costruirono tra Puteoli e Sorrento lussuose ville (Scipione l'Africano, Silla, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Bruto e Lucullo, ad esempio, scelsero queste terre per riposo e diletto; Cicerone, Orazio, Plinio il Vecchio, Virgilio, trovarono qui ispirazione per il proprio genio artistico). Napoli era insomma un centro di raffinata cultura, un lembo di Grecia nella penisola italica, che i romani seppero sempre rispettare e apprezzare, evitando di inquinarlo e opprimerlo.

Il ducato di Napoli
La divisione dell'Impero romano, le invasioni barbariche nella penisola, e poi la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) determinarono la storia di Napoli nell'Alto Medioevo. Nel 536 Giustiniano, imperatore d'Oriente, inviò Belisario a conquistare la città, che pur si difese valorosamente; poi, nel 542, Napoli fu invasa dai Goti, che sbaragliarono le forze bizantine; queste, tuttavia, nel 553 si ripresero la città sotto il comando di Narsete, che con una grande battaglia ai piedi del Vesuvio scacciò definitivamente i Goti dalla Campania.
Castel dell'OvoIn seguito, pur sotto la sgradita dominazione bizantina, la città dovette respingere forti e rozzi nemici come i Longobardi e i Vandali. Dopo un tentativo di indipendenza nel 615, che portò a un governo autonomo di breve vita, l'imperatore d'oriente nel 661 accolse le istanze dei napoletani, nominando un duca napoletano a capo della città: Basilio. In questo modo, pur dipendendo formalmente da Bisanzio, la città dispose di un governo proprio, che fu dapprima nominato dai bizantini, poi divenne elettivo, e infine ereditario. Ciò durò dal 661 al 1137, periodo di aspre lotte in cui Napoli fu tutto sommato una delle poche isole di civiltà rimaste nella penisola ormai soggiogata dalle popolazioni barbare.
Il dominio normanno
Nei secoli di governo ducale, Napoli si trovò spesso contrapposta ai Longobardi e ai Saraceni, e per questo ricorse a volte al supporto di altre popolazioni, chiamate in forma mercenaria ad aiutare le difese napoletane. Fu il caso dei Normanni, a cui fu concesso il feudo di Aversa in cambio della resistenza alle mire espansionistiche di Benevento. Ma questi, sotto la dinastia degli Altavilla, ben presto non seppero più accontentarsi del loro Castel Capuanoruolo, ed intrapresero una serie di brillanti campagne che li portarono alla conquista della Sicilia, da cui scacciarono gli arabi, e poi ad estendere le loro mire sul sud Italia. Ruggiero II, fattosi proclamare re, occupò Salerno, Amalfi, Capri, Ravello e Amalfi e nel 1137, con un accordo col duca Sergio, impose di fatto il suo potere su Napoli; alla morte del duca, Ruggiero   riconobbe ampia autonomia alla città, e nominò un supervisore ritornandosene a Palermo. Nel 1154, anche Ruggiero morì, e gli succedette Guglielmo I, detto il Malo; a dispetto del nome, questi fu un sovrano giusto e saggio, e da allora la storia di Napoli si legò strettamente a quella di Palermo;  fece costruire Castel Capuano, strinse importanti alleanze con le Repubbliche Marinare, si guadagnò la stima degli aristocratici napoletani. Dopo di lui, Guglielmo II, detto il Buono, governò altrettanto saggiamente, e alla sua morte una assemblea di nobili, prelati e rappresentanti del popolo, per evitare che il regno cadesse in mano ai tedeschi che premevano alle frontiere, designò Tancredi d'Altavilla come suo successore. Furono gli ultimi sprazzi di vita del regno normanno, perché, dopo aver respinto l'assedio svevo nel 1191, alla morte di Tancredi nel 1194 il sovrano tedesco Enrico VI si impossessò del mezzogiorno d'Italia.
Napoli sveva
Lo stemma di Federico IIDopo 3 anni di regno di Enrico VI, non molto felici per la città, vi fu l'ascesa al trono di Federico II, da molti considerato il più grande sovrano che sia mai stato su un trono europeo. Con Napoli non ebbe da principio un buon rapporto, tanto che nel primo periodo i partenopei appoggiarono diversi tentativi di sovversione; poi i rapporti migliorarono e, quando tra il 1220 e il 1222 il monarca visitò la città, ne rimase suggestionato, e promosse lavori importanti di restauro e abbellimento. Uomo di gran cultura, creò per il suo regno un forte potere centrale, riorganizzò la pubblica amministrazione, la giustizia, l'esercito, il commercio; si rese protagonista di alcune imprese militari di successo in Germania e a Gerusalemme, ma, soprattutto, si deve ricordare che amò circondarsi di poeti, filosofi e letterati, e regalò proprio alla città di Napoli la prima Università di stato della storia: il celebre "Studium", che acquisì presto un gran prestigio internazionale, eguagliato solo dalle università di Parigi e Bologna. Alla morte di Federico, però, il suo successore Corrado incontrò non pochi problemi ad essere accettato in città, e ci vollero diversi mesi di assedio per vincere le resistenze, appoggiate anche dal pontefice Innocenzo IV. Nel 1254 morirono sia Corrado che il papa, e stavolta il nuovo pontefice Alessandro IV non dette manforte a Napoli, che dovette accogliere il nuovo sovrano Corradino, accompagnato e supportato, per la sua giovane età, dallo zio Manfredi.
Napoli angioina
Nel 1266, chiamato in Italia dal papa, Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia, sconfisse Manfredi a Benevento e assunse la corona del regno del Sud. Per decisione di Carlo, la città divenne capitale del regno (nonostante le forti Maschio Angioinoproteste siciliane), e la società fu organizzata in Sedili, organismi democratici che fungevano da mediatori tra il monarca e gli interessi del popolo. Nonostante una forte pressione fiscale, con la nuova dominazione la città cambiò volto: sorsero splendide chiese, fabbriche monumentali, ci fu uno sviluppo di artigianato e commercio, e la popolazione aumentò a dismisura, cosicché Napoli divenne la prima metropoli d'Italia, probabilmente seconda solo a Parigi in Europa. Tuttavia, le cose non furono affatto facili per il sovrano: anzitutto dovette fronteggiare nel 1267 un nuovo assalto di Corradino, che, sconfitto a Tagliacozzo, fu fatto decapitare, poco più che adolescente, in piazza Mercato; poi vi furono i Vespri Siciliani nel 1282, con la perdita della Sicilia, e un tentativo di sommossa a Napoli nel 1284, ad opera dei ghibellini, represso con l'aiuto dell'aristocrazia locale. Morto Carlo, nel 1285, gli succedette Carlo II, che portò migliorie al patrimonio monumentale della città (ampliamento delle mura, ristrutturazione del Castel dell'Ovo, restyling del Maschio Angioino, costruito dal padre), e si rivelò anche buonLa basilica di San Domenico Maggiore legislatore. Nel 1309, un altro grande sovrano ascese al trono napoletano: Roberto d'Angiò, detto il Saggio, amante delle lettere e dell'arte, che creò un clima intellettuale notevole (Boccaccio, Giotto, Petrarca, Tino da Camaino risiedettero e lavorarono qui in quel periodo), promosse gli studi legislativi, promosse la costruzione della chiesa di S.Chiara (nella quale vi è il suo monumento funebre), e una grande fioritura dello stile gotico (chiese di S.Lorenzo, S.Paolo Maggiore, dell'Incoronata, basilica di S.Domenico Maggiore). Dopo la morte di Roberto (1343), la nipote Giovanna creò non pochi problemi alla città con i suoi comportamenti frivoli e dissennati; in questo periodo, epidemie di peste, sommosse e incursioni ungheresi tormentarono la città; il trono di Giovanna cadde dopo quarant'anni di regno per mano del nipote Carlo Durazzo d'Angiò, che approfittò della fiducia in lui riposta per assassinarla e prendere il suo posto, morendo però pochi anni dopo.
La stirpe dei Durazzo, ramo secondario dei d'Angiò, portò sul trono di Napoli, dopo Carlo, il giovane Ladislao; grosse ostilità vennero a questi da Luigi II d'Angiò, che aveva pretese al trono, e che portarono alla divisione della città in due fazioni. Tuttavia, Ladislao finì per prevalere, e fu anche un buon sovrano; nel 1404, col desiderio di unificare la penisola, conquistò Roma, ma dovette abbandonarla nel 1409. Morì appena quarantenne, lasciando il trono alla sorella Giovanna, anch'essa dedita, come la sua omonima antenata, più alle tresche amorose e agli scandali che alle attività di governo.
Napoli aragonese
Qualche anno prima di morire, Giovanna Durazzo, sentendosi in pericolo, chiese aiuto ad Alfonso d'Aragona, re di Sicilia, e l'adottò, legittimandone L'arco di trionfo del Castel Nuovo, voluto da Alfonso d'Aragonadi fatto il diritto alla successione. In seguito tornò sui suoi passi, designando Renato d'Angiò come erede, ma ciò provocò la rabbia del sovrano aragonese, che nel 1442 assediò ed espugnò Napoli. Fu l'inizio della dominazione aragonese, che portò sviluppo economico e civile alla città, e presso la cui corte fu possibile la penetrazione degli ideali e dell'arte rinascimentale: artisti come Giovanni Pontano, Jacopo Sannazaro, Pietro Summonte, Pietro Beccadelli e Lorenzo Valli poterono manifestare il loro talento proprio grazie al clima virtuoso promosso da Alfonso, che si meritò l'appellativo di Magnanimo. E grandiose testimonianze di quel periodo ci rimangono nel patrimonio artistico della città: si pensi all'arco marmoreo del Castel Nuovo (voluto proprio dal sovrano per celebrare la conquista della città), alla chiesa di S.Anna dei Lombardi, a quella di S.Angelo al Nilo, opere cui contribuirono grandi artisti quali il Vasari e Donatello. Alla morte di Alfonso il Magnanimo, nel 1458, la corona diPorta Capuana Napoli passò al figlio Ferrante, mentre la Sicilia fu assegnata all'altro figlio Giovanni. Sotto il regno di Ferrante, la città dovette difendersi da nuove pretese angioine (contenute con le vittorie a Sarno e nella battaglia navale di Ischia), combattere una guerra contro Firenze (nel 1458), e il sovrano dovette anche fronteggiare numerosi tentativi di congiura ordite dai Baroni del regno; Ferrante fu un buon re e un fine legislatore, e durante il suo regno fu edificata la maestosa Porta Capuana. Nel 1493 questi morì, e sul trono salì Alfonso II, che tuttavia, sotto la pressione di un possibile ritorno francese, appoggiato da molti contestatori interni, presto abdicò in favore del figlio Ferrantino. Ferrantino non potè però opporsi a lungo all'esercito francese di Carlo VIII, e dovette rifugiarsi a Ischia mentre gli angioini entravano in città; solo quando Carlo ritornò a Parigi, lasciando a Napoli alcune guarnigioni, l'aragonese riuscì a rientrare in città, e a riguadagnarsi i favori del popolo napoletano. Morì però due anni dopo, tra i rimpianti dei napoletani, e la corona passò allo zio Federico d'Altamura.
Il vicereame spagnolo
Si attribuisce questa definizione ai due secoli di dominazione colonialista compresi tra il 1503 e il 1707: la corona di Madrid esercitò il suo potere su Napoli e sul regno con avidità e incapacità; uno stuolo di viceré si successe allaPalazzo Reale reggenza della città, e si rese protagonista di angherie, furti di opere d'arte, imposizione di imposte strozzanti. In questo periodo, per difendere il popolo dalle prepotenze iberiche, nacque e si affermò il fenomeno della "camorra", che in un primo tempo costituì quindi una sorta di società segreta con fini di mutua assistenza. Numerosi eventi bellici contrassegnarono quest'epoca: l'occupazione dei possedimenti pugliesi di Venezia, la spedizione africana a Tunisi e quella celebre a Tripoli (in cui vi fu la vittoria di Lepanto), la spedizione punitiva contro il pontefice Paolo IV, e, sul piano difensivo, l'invasione francese respinta nel 1526, e le numerose incursioni dei pirati arabi e turchi. Anche sul fronte interno, ci furono numerosi tentativi di sollevazione popolare, dovuti all'insostenibile pressione fiscale e ai tentativi di instaurazione dell'Inquisizione; la più celebre e ardita fu quella del 1647, che vide comeChiostro della Certosa di San Martino protagonista Masaniello a capo di una folla inferocita, che tenne per oltre un anno in scacco i "padroni" spagnoli, fino alla presa del Castello del Carmine, quartier generale degli insorti. Dal punto di vista artistico, tuttavia, la città seppe anche in questo periodo esprimere grandissime individualità in tutti i campi (Torquato Tasso, Giovambattista Basile, Giambattista Marino in letteratura; Tommaso Campanella, Giordano Bruno e Giambattista Vico in filosofia; Massimo Stanzione, Battistello Caracciolo, Bernardo Cavallino, Salvator Rosa, Luca Giordano, Mattia Preti, Andrea da Salerno nella pittura; Pietro Bernini, Michelangelo Naccherino, Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce nella scultura; Domenico Fontana e Cosimo Fanzago in architettura); tra le opere più significative che ci rimangono del tempo, vanno citati il Palazzo Reale, la Certosa di San Martino e la chiesa del Gesù Nuovo.
Il Settecento borbonico
Gli anni successivi al 1707 costituirono un periodo di transizione, caratterizzato da un vicereame austriaco che non lasciò grandi segni sulla storia cittadina. Nel 1734, sul trono di Napoli salì Carlo di Borbone, erede designato della dinastia spagnola, che -a dispetto della sua discendenza- da subito improntò il suo regno ad una maggiore autonomia rispetto ai due secoli precedenti.
La facciata della Reggia di Caserta, la più bella d'Europa dopo VersaillesIl sovrano, al trono come Carlo VII, attuò una serie di riforme nei settori dell'amministrazione, del fisco, del commercio e in quello militare, che costituirono un nuovo impulso per lo sviluppo nei decenni successivi di attività che ancora oggi caratterizzano il tessuto economico e produttivo di Napoli: dalle attività artigianali (l'arte presepiale, ma anche le lavorazioni del corallo, delle ceramiche e porcellane, dei metalli preziosi, del legno) a quelle industriali (i cantieri navali di Castellammare, la manifattura di S. Leucio), a quelle commerciali (il porto di Napoli). Forte fu inoltre il suo impegno per il contenimento del potere temporale del clero e per l'abbattimento dei privilegi feudali ancora esistenti all'epoca.
Il regno di Carlo I ha lasciato importanti segni anche nell'architettura e urbanistica cittadina (nel 1737 fu inaugurato il Teatro San Carlo; nel 1738 si avviarono i lavori per l'edificazione della Reggia di Capodimonte e della Reggia di Portici; nel 1751 fu affidata a Ferdinando Fuga l'edificazione del Real Albergo dei Poveri; l'anno successivo Luigi VanvitelliInterno del Real Teatro San Carlo, così intitolato in onore di Carlo I di Borbone iniziò la realizzazione della Reggia di Caserta, sul modello di Versailles; nel 1757 lo stesso Vanvitelli progettò il Foro Carolino, l'attuale Piazza Dante) e nella cultura dell'epoca (il San Carlo divenne il tempio della musica italiana ed europea, quarant'anni prima della nascita della Scala di Milano, e in questi anni raggiunse il massimo splendore la scuola musicale napoletana; gli scavi di Ercolano e Pompei divennero parchi archeologici tutelati, e per il loro studio si investirono grandi risorse; si fondò la fabbrica delle porcellane di Capodimonte; giunse a Napoli la collezione Farnese, oggi vanto del Museo Archeologico).
La corona di Carlo vacillò nel 1740, quando -a seguito della guerra tra Spagna e Austria- il Regno di Napoli sembrò dover passare sotto un'altra dominazione; il sovrano si oppose però a tale decisione, e difese con l'esercito l'indipendenza del Mezzogiorno d'Italia dalla corona austriaca.
La cassa armonica nella Villa Comunale di NapoliNel 1759, Carlo fu richiamato a Madrid per salire sul trono di Spagna, e a Napoli lasciò il figlio Ferdinando, che, pur proseguendo la linea del padre, fu una figura di minore spessore dal punto di vista politico e storico. Agli anni del regno di Ferdinando IV risalgono  la nascita dell'innovativa manifattura di S. Leucio (1779), la trasformazione della spiaggia di Chiaia nella Villa Reale, poi divenuta Villa Comunale (1778), l'istituzione della scuola militare della Nunziatella (1767), la costruzione del Real Cantiere Navale di Castellammare (1783) e dei colossali Granili (1799). Sono anche gli anni in cui la città si va trasformando sulle tracce del Barocco, e si espande rapidamente, con densità abitative sempre più insostenibili.
Il 1789 porta anche a Napoli i venti della Rivoluzione Francese, le cui voci suscitano orrore e disapprovazione alla Corte di Ferdinando, mentre in città cominciano a diffondersi, nei salotti degli intellettuali dell'epoca, le idee liberali e giacobine provenienti da oltralpe. Le congiure e le repressioni iniziano a diffondersi, e nel 1794 ci sono le prime condanne a morte (De Deo, Vitaliani, Galiani). Personaggi della levatura di Mario Pagano, Domenico Cirillo, Ettore Carafa, Eleonora Pimentel Fonseca (la cui vicenda è meravigliosamente narrata nel romanzo storico di Enzo Striano, Il resto di niente) e Luisa Sanfelice animano il movimento ostile alla monarchia, che raggiunge il suo apice nel 1799: il generale napoleonico Championnet entra a Napoli costringendo Ferdinando a riparare in Sicilia, e sotto la protezione delle armi francesi i giacobini napoletani proclamano il 24 gennaio la Repubblica Partenopea. L'esperienza non ha però lunga durata, perchè nel corso dello stesso anno una spedizione del Cardinale Ruffo di Calabria,Una scena della Rivoluzione Partenopea del 1799 (le truppe francesi di Championnet che entrano in città nel mese di gennaio) in un quadro dell'epoca, conservato a Versailles. sostenuta dagli alleati inglesi e dal sovrano spagnolo, sbarca in Calabria, e risale -sotto la bandiera della Santa Fede- fino a Napoli, ottenendo il favore della nobiltà e della popolazione agricola. Le truppe francesi nel giugno 1799 abbandonano la città, e i cosiddetti "sanfedisti",  una volta presi i rivoluzionari arroccati nel Castel S.Elmo, si dedicano ad una dura repressione, passando per la forca in piazza Mercato tutti i repubblicani. Nell'occasione, si consuma anche la vendetta personale del celebre ammiraglio inglese Nelson, che fa impiccare sulla sua nave il valoroso ammiraglio napoletano Francesco Caracciolo, cui sarà poi dedicato il lungomare di Napoli.
Ferdinando torna così sul trono del Regno di Napoli, ma non vi rimarrà ancora a lungo: l'Europa è ormai segnata dall'egemonia napoleonica, e ben presto l'imperatore dei francesi decide di far dono del Sud Italia al fratello Giuseppe. Nel 1805, le truppe francesi entrano di nuovo in città, e Ferdinando è di nuovo costretto all'esilio a Palermo.
Nonostante la storiografia sia sempre stata molto critica nei confronti della dinastia borbonica, il Settecento borbonico fu per Napoli un periodo di sviluppo e prestigio internazionale. Nel Regno operarono e fiorirono artisti di chiara fama, quali i musicisti Scarlatti, Pergolesi, Cimarosa e Paisiello, i pittori Solimena, Vaccaro, De Mura, lo scultore Sanmartino (autore del famoso Cristo Velato), i già citati architetti Vanvitelli e Fuga. La città raggiunse i 337.000 abitanti nel 1765, seconda in Europa solo a Parigi.

Il decennio francese
Giuseppe Bonaparte regnò a Napoli per appena tre anni (1805-1808), nel corso dei quali avviò in città alcuni rilevanti lavori pubblici (tra cui la strada che attraversa Posillipo) e realizzò una riforma amministrativa, ampliando i confini di Napoli -suddivisa in dodici quartieri-, istituendo la figura del sindaco, supportato da un organo elettivo, e introducendo il catasto urbano. In questo periodo furono anche istituiti l'Orto Botanico, a via Foria, e il Conservatorio di Musica, che trovò sede nel convento di S.Pietro a Majella, e che tanto avrebbe contribuito in seguito alla fioritura della musica napoletana.
Ritratto di Gioacchino MuratNel 1808, Napoleone affidò il regno a Gioacchino Murat, suo genero e fedele generale del suo esercito; il carattere del nuovo sovrano lo fece benvolere dal popolo napoletano, e le sue abilità militari gli permisero di costituire un esercito che ottenne importanti successi, sia in casa (conquistando l'isola di Capri, già in mano agli inglesi, e sconfiggendo una flotta anglo-spagnola nel golfo di Napoli) che nella campagna di Russia del 1812. Per la città, Murat compì altri lavori pubblici, come l'apertura del Corso Napoleone, che collegava via Toledo con Capodimonte e preludeva a uno sviluppo della città verso nord.
Il Congresso di Vienna e la Restaurazione imposero l'allontanamento di Murat da Napoli, nonostante i suoi numerosi tentativi di rimanere sul trono. Confinato in Corsica, il generale volle attuare nell'ottobre 1815 un ultimo disperato piano per la riconquista del Regno, sbarcando con una piccola guarnigione in Calabria; catturato dall'esercito borbonico, fu condannato alla fucilazione.

Il ritorno borbonico
La basilica di San Francesco di Paola, a Piazza PlebiscitoCon il Congresso di Vienna, fu decretato il ritorno a Napoli di Ferdinando di Borbone, che stavolta salì al trono con il nome di Ferdinando I, dopo aver unificato il Regno di Napoli e quello di Sicilia nel "Regno delle Due Sicilie". Tra i primi atti del nuovo governo, Ferdinando introdusse nuovi innovativi codici gLo scalone principale della Villa Floridiana, voluta da re Ferdinando per la moglie morganatica, Duchessa di Floridiaiuridici, e stipulò il concordato con la Chiesa, restituendo i beni confiscati dai francesi, ma senza ripristinare tutti i privilegi preesistenti al decennio.
In questi anni, viene edificato il Palazzo S.Giacomo nell'attuale piazza Municipio, quale sede dei nuovi ministeri del Regno; nel 1816, si avvia la risistemazione del largo di Palazzo (l'attuale Piazza Plebiscito), ribattezzata Foro Ferdinandeo, con l'edificazione dell'imponente proscenio neoclassico della chiesa di San Francesco di Paola e l'aggiunta delle due statue equestri dei sovrani Carlo e Ferdinando di Borbone; nello stesso anno, Ferdinando fa realizzare per la moglie morganatica, duchessa di Floridia, la bella Villa Floridiana al Vomero; nel 1819, viene istituito l'Osservatorio Astronomico, il primo in Europa.
Il 1820 fu l'anno dei moti liberali in Europa, e a Napoli questi si riflessero nella rivolta capeggiata da Guglielmo Pepe. Spaventato da questa nuova crisi, Ferdinando assunse un atteggiamento ambiguo e proditorio, concedendo dapprima la Costituzione, e chiedendo poi l'intervento militare austriaco, per poterla abrogare.
Nel 1825, morto Ferdinando, gli successe Francesco I, che regnò per pochi anni, senza lasciare segni notevoli. Nel 1830 salì al trono Ferdinando II, che invece conquistò da subito la benevolenza del suo popolo, e inizialmente anche la stima dei liberali italianiParticolare di una rappresentazione d'epoca del viaggio inaugurale della ferrovia Napoli-Portici. Insieme a un grosso sforzo di riorganizzazione dell'esercito, il nuovo re dette impulso al progresso in diversi settori, permettendo a Napoli di divenire un centro d'eccellenza, e di raggiungere tanti primati: nel 1837 fu la prima città d'Italia ad avere l'illuminazione a gas; nel 1839 fu inaugurata la Napoli-Portici, prima ferrovia italiana; nel 1841 nacque l'Osservatorio Vesuviano, primo centro vulcanologico del mondo. Furono inaugurate linee telegrafiche, nuove strade, ponti, strutture sanitarie, scuole e istituti professionali, e la popolazione raggiunse il mezzo milione di abitanti, indiscutibilmente la città più grande d'Italia. La cultura dell'epoca vide la nascita della grande tradizione della canzone napoletana, le prime espressioni del teatro dialettale (con Eduardo Scarpetta) e la fioritura, nelle arti figurative, della Scuola di Posillipo, che annoverò tra i suoi esponenti Domenico Morelli, F.P. Michetti, i fratelli Palizzi, Gioacchino Toma.
Sul piano politico, il 1848 fu l'anno delle sommosse liberali, e anche a Napoli, sulla scia delle riforme ottenute in Toscana e Piemonte, vi furono sollevazioni che si conclusero con la promulgazione della Costituzione e l'istituzione del Parlamento. Gli anni successivi videro il Regno di Napoli battersi al fianco del Papa, impegnato nelle lotte contro i liberali e costretto all'esilio a Gaeta; l'esercito inviato da Ferdinando ottenne importanti vittorie contro i rivoluzionari romani, a Terracina e Palestrina. Ferdinando II morì nel 1859, alle soglie del fatidico anno dell'Unità d'Italia.

Napoli dopo l'Unità d'Italia
Garibaldi acclamato dal popolo napoletano in Palazzo Doria d'AngriAlla morte di Ferdinando, gli succede il giovane Francesco II, che sarà l'ultimo Re delle Due Sicilie. E' il 1860, e lo sbarco a Marsala dei Mille guidati da Garibaldi è agevolato dall'ammutinamento della marina borbonica, e dalla benevolenza di alcuni generali di stanza in Sicilia; mentre risalgono lo stivale, i garibaldini acquisiscono il consenso dei liberali, della diplomazia inglese e piemontese, della borghesia e perfino della camorra. Francesco II, per non tingere di sangue la capitale, porta il suo esercito a nord, al di là del fiume Volturno, e attende i garibaldini, che affronterà nella battaglia di Caiazzo. Stretti tra l'esercito di Garibaldi a sud e quello piemontese, che nel frattempo penetra da nord sotto il comando di Vittorio Emanuele II, i reggimenti napoletani si arroccano nella fortezza di Gaeta, dove resistono a lungo, ma senza possibilità di ribaltare gli esiti della guerra. Così, con lo storico incontro di Teano, Vittorio Emanuele si vede consegnare tutto il Mezzogiorno d'Italia e il 7 settembre Garibaldi entra a Napoli e, dal balcone di Palazzo Doria d'Angri, annuncia al popolo l'annessione al nascente Stato italiano, sotto la corona sabauda; il plebiscito del 21 ottobre confermerà quest'atto.
I successivi sono anni di cambiamento e assestamento, soprattutto per la popolazione, alle prese con una nuova realtà politica e con un governo lontano e indifferente; nelle campagne si diffonde il fenomeno conosciuto come "brigantaggio", e la repressione è dura, con l'invio di un esercito di 120.000 uomini.




Da: dente9 30/09/2023 11:33:37
Buongiorno a tutti,
è la prima volta che preparo questo concorso e non ho letteralmente idea da dove cominciare.
Vorrei iniziare con contabilità e scienza delle finanze: mi sapete indicare qualche testo?
Secondo voi quante ore al giorno bisogna studiare per avere una minima possibilità di passare il concorso?
Grazie a chi mi risponderà.
Saluti a tutti.

Da: jo80jo  -banned!-01/10/2023 11:08:24

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