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Concorso dirigenti scolastici - La preselezione
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Da: gianc2011 | 18/09/2011 21:18:36 |
Chiedo di sapere, dopo avere quasi ultimato la full immersion sull'area 6, se riusciamo a organizzare una tutela giuridica con uno studio legale appropriato. Non credo ci sia molto da capire per chi è in buona fede. | |
Da: reca | 18/09/2011 21:20:08 |
@brufolo grazie degli indirizzi per le focaccine; una delizia. | |
Da: we are all in the same boat | 18/09/2011 21:21:00 |
Premesso che condivido totalmente le parole di Polibio, vorrei fare il punto sulla situazione ricorrendo anch'io, come il grande Ficara a una classificazione. --Gli esclusi per ritardo nella presentazione della domanda certamente parteciperanno al concorso mediante un ricorso (con ottime probabilità di successo) --Coloro che supereranno la selezione il 12 ottobre avranno tutto l'interesse che questa sconquassata baracca concorsuale vada avanti --Coloro che non supereranno la selezione certamente scateneranno un putiferio opponendosi al prosieguo del concorso per fuga di notizie e per inaccettabilità della formulazione dei quesiti --Coloro che non avevano diritto a partecipare per mancanza dei requisiti di servizio saranno quasi certamente ammessi a proseguire il proprio percorso concorsuale sulla base di una recente sentenza europea --Coloro che non avevano diritto a partecipare al concorso per mancanza del titolo di accesso troveranno un cavillo (esempio: l'ammissione al precedente concorso ds) per cavarsela Ergo: ... andranno avanti tutti? Ho l'impressione che questo concorso si sia infilato in un tunnel dal quale sia praticamente impossibile venir fuori. Forse sarebbe il caso che al Ministero prendessero in seria considerazione la proposta conclusiva di aetnanet citata da Polibio! | |
Da: sasa12 | 18/09/2011 21:21:34 |
e pensare che proprio su questo forum giorni fà qualcuno attacava Ficara!!! dove sono finiti quelli?? per sdomm Adesso mi piaci!!! | |
Da: form | 18/09/2011 21:23:17 |
Allora, mi allontano per un po' ed al ritorno scopro che avete litigato con Filippo, il burbero poeta, che forse esasperato dai quiz si sfogava qui. Ed Elas che ho salutato ieri sera con la sua tenera bambina vicino. E' proprio come la mia scuola. Ottime persone che non rinuciano ad un millesimo della loro personalità e si scontrano. Empatia, cooperazione, collaborazione, comunità d'apprendimento. Al prossimo post vi scrivo il mio segreto per sopravvivere ai quiz. | |
Da: reca | 18/09/2011 21:23:54 |
@weareallinthesameboat Dubito ciò accada; che il concorso si sia infilato in un cul de sac è ormai evidente a tutti tranne che al Miur :-) | |
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Da: sasa12 | 18/09/2011 21:25:07 |
dove sono finiti gli struzzi che attacavano Ficara in questo forum?? Ho detto struzzi ma forse dovevo dire raccomandati?? :) | |
Da: sasa12 | 18/09/2011 21:27:20 |
personalmente credo che il concorso andrà avanti ma anche che i risultati della prova preselettiva saranno annulati a suon di sentenze!! non è che magari la moglie di misterbrufolo davverro le indovina tutte?? | |
Da: reca | 18/09/2011 21:27:55 |
@tutti sono in contatto con Ficara, credo dica cose del tutto condivisibili e in maniera molto equilibrata. E' vero che diversi docenti sarebbero disposti a svolgere questo concorso anche se è evidentemente falsato all'origine. E' semplicemente scandalosa una batteria di test di questo tipo: non dimentichiamo che i test sono un documento ufficiale del Ministero, potremmo attenerci ad essi per avere indicazioni operative a scuola. Tutto ciò è ridicolo ed offensivo. | |
Da: bewildered | 18/09/2011 21:29:58 |
@weareallinthesameboat ottime deduzioni!!!!!!!!! @sasa12 who knows!!!!!!!!!!!they're studyng hard:-) | |
Da: magnolia72 | 18/09/2011 21:30:35 |
@ sympa io non ho la laurea in lingue, probabilmente ho dimenticato molto dell'inglese scol e universitario, ma molte dom e risp le traduco e ritraduco inutilmente!!!! @ IlCAI memorizzare soprattutto! specie gli orrori!!!!! sperando di non riprodulrli nella vita d classe!!!! | |
Da: form | 18/09/2011 21:31:47 |
strategia di sopravvivenza ho scoperto che alcuni quesiti, si ripetono con parole diverse nella stessa o in altre aree. Avete visto la legge 104? E' in tutte le salse nelle varie aree. E i docenti di sostegno? Idem. La riforma ed i regolamenti. I quesiti sono simili per licei, professionali e tecnici. Basta sapere alcune differenze. Ho iniziato l'area 5 dopo aver fatto 2,3,4,1. Ancora DSA, PEI, immigrazione, funzioni strumentali. Dai ragazzi, siamo alle conclusioni, si può fare. | |
Da: bewildered | 18/09/2011 21:33:07 |
@reca sei ancora in ballo o partecipi al forum per curiosità ? | |
Da: sasa12 | 18/09/2011 21:33:46 |
buonanotte a tutti..ci vediamo domani...forse | |
Da: Filippo IV Il Bello | 18/09/2011 21:36:21 |
Le colonne spezzate, e i rotti marmi, là tra i platani suoi divelti, e scossi Fronton rimira all'echeggiar de' carmi. 3 Che da furore ascreo spinti, e commossi s'odon ognor tanti poeti, e tanti, che manco gente in Maratona armossi. 6 Suonan per tutto le ribecche, e i canti, e si vedon sol d'acque inebriati i seguaci d'Apollo andar baccanti. 9 Quei narra d'Eolo i prigionieri alati; di Vulcano e di Marte antri, e foreste, e dal giudice inferno i rei dannati. 12 Questi in mezzo agl'incanti, e alle tempeste canta i velli rapiti; altri descrive di Teseo i fatti, e le pazzie d'oreste; 15 La togate, e palliate argive altri specola, e detta, e sempre astratto affettate elegie compone, e scrive. 18 Maggior poeta è chi più ha del matto; tutti cantano omai le cose intese; tutti di novità son privi affatto. 21 In tali accenti alte querele espresse quel che nato in Aquino, i propri allori nel suol d'Aurunca a coltivar si messe. 24 Così di Pindo i violati onori sferzar ne' colli suoi sentì già Roma del flagello maggior de' prischi errori. 27 Ed oggi il tosco mio guasto idioma non avrà il suo Lucilio; oggi ch'ascende ciascuno in Dirce a coronar la chioma? 30 Non irrita il mio sdegno, e non mi offende sola viltà di stile; a mille accuse più possente cagione il cor m'accende. 33 Troppo al secolo mio si son diffuse le colpe de' poeti; arse, e cadeo la pianta virginal sacra alle muse. 36 Tacer dunque non vuò, Nume Grineo, tu mi detta la voce, e tu m'inspira d'Archiloco il furore, e di Tirteo. 39 Reggi la destra tu. Tolto alla lira spinge dardo teban nervo canoro, or che dai vizi altrui fomento ha l'ira. 42 Conosco ben, che a saettar costoro incurvar si dovria corno cidonio; che lento esce lo stral d'arco sonoro. 45 Credon questi trattar plettro bistonio: né d'Eumolpo giammai cotanto odioso il lapidato stil finse Petronio. 48 No, che tacer non vuo': ma poi dubbioso d'onde io muova il parlar rimango in forse, tanto ho da dir, che incominciar non oso. 51 Sono l'infamie lor così trascorse, che s'io ne vo' cantar, le voci estreme son dal silenzio in sull'uscir precorse. 54 Offre alla mente mia ristretto insieme un indistinto Caos vizi infiniti, e di mille pazzie confuso il seme. 57 Quindi i traslati, e i paralleli arditi: le parole ampollose, e i detti oscuri, di grandezze, e decoro i sensi usciti. 60 Quindi i concetti o mal espressi, o duri, con il capo di bestia il busto umano, della lingua stroppiata i motti impuri. 63 Dell'iperbol qui l'abuso insano, colà gl'inverosimil scoperti, lo stil per tutto effeminato, e vano: 66 il delfin nelle selve, e nei deserti, ed il cignal nel mare, e dentro ai fiumi; gli affetti vili, e i latrocinj aperti. 69 Prive di nobiltà , prive di lumi; l'adulazioni, e le lascivie enormi, l'empietà varso Iddio, verso i costumi. 72 Di tante, e tante iniquità deformi provo acceso e confuso, e sprone e freno; sofferenza irritata a che più dormi? 75 Non vedi tu, che tutto il mondo è pieno di questa razza inutile, e molesta, che i poeti produr sembra il terreno? 78 Per Dio, poeti, io vo' sonare a festa, me non lusinga ambizion di gloria: violenza moral mi sprona, e desta. 81 Di passar per poeta io non ho boria; vada in Cirra chi vuol, nulla mi preme che sia scritta colà la mia memoria. 84 Oh, che dolce follia di teste sceme! sul più fallito, e sterile mestero fondare il patrimonio della speme! 87 Sopra un verso sudar l'alma e il pensiero, acciò che sia con numero costrutto, se ogni sostanza poi termina in zero. 90 Fiori, e frondi che val sparger per tutto; se al fin si vede degli autunni al giro, che di Parnaso il fior non fa mai frutto? 93 Con lusinghiero, e placido deliro va il poeta spogliando Ermo, e Coaspe, Sperchio, Bermio, Pettorsi, ormus e Tiro, 96 saccheggia il Tago, e sviscera l'idaspe, e non si trova un soldo al far de' conti tra le Partiche gemme, e l'Arimaspe. 99 Poeti, è ver che Apollo abita i monti; ma questo non vuol dir che voi speriate d'averci a posseder luoghi di monti. 102 Ché possibil non è che voi troviate tra quanti colli a Clavio il tempo eresse i monti di San Spirto o di pietate. 105 Io non so dove fondiate la messe, s'altro seme non lo dà Clizio Dio, che raccolta d'applausi, e di promesse. 108 Superate la fame, e poi l'oblio; che voi non manderete il grano a frangere, se non prendete Cerere per Clio. 111 Il vostro stato è troppo da compiangere, mentre v'scolta ognun cigni dispersi cantar per gloria, e per miseria piangere. 114 A che star tutto lì tra lettre immersi? Noto è alle genti anco idiote, e basse, che non si fan lettre di cambio in versi. 117 Giove io non leggo, cge sapienza amasse, che quando il mondo ancor vagiva in culla avea Minerva in capo, e se la trasse. 120 Quest'applauso, che voi tanto trastulla, dolc'è per chi vivendo, e l'ode, e il vede, ma dopo morte non si sente nulla. 123 È più dotto oggidì chi più possiede; scienza senza denar cosa è da sciocchi, e sudor di virtù non ha mercede. 126 Per aver fama basta aver bajocchi; che l'immortalità si stima un sogno; son galli i ricchi, e i letterati allocchi. 129 Quanto adesso vi dico io non trasogno; da Pindo all'ospedal facil'è il varco; poichè il saper è padre del bisogno. 132 Gettate a terra la viola e l'arco, che in quest'età d'ignorantoni, e Mimi già s'adempì la profezia d'Ipparco. 135 Presi già sono i luoghi più sublimi; ed il proverbio pubblico risuona: in ogni arte, e mestier beati i primi. 138 Cangiato è il mondo, oh quanti ne minchiona la foja della guerra, e della stampa, la pania della Corte e d'Elicona! 141 Sfortunato colui, che l'orme stampa ne' lidi di Libetro avidi e scarsi, che vi stal mal per sempre, o non vi campa. 144 Torna il conto, o fratelli a spoetarsi: cantan sino i ragazzi a bocca piena. Che il poeta è il primiero a declinarsi. 147 Con più d'un guidalesco in sulla schiena ai nostri dì l'Aganippeo polledro tanto smagrito è più, quant'ha più vena. 150 L'opere a partorir degne di cedro vi conducon le stelle in qualche stalla, perché un Cavallo è a voi Duce, e Sinedro. 153 Chi veglia sulle carte, oh quanto falla! Che a lottar con fortuna in questi giorni esser unto non val d'umor di Palla. 156 Nè di Febo il calor riscalda i forni: e se chiacchiere avete con la pala, non s'empion d'Amaltea con queste i corni. 159 Il rimedio a non far vita sì mala è ben dover, ch'oggi vi mostri, insegni la formica imitar, non la cicala. 162 Non v'accorgete omai da tanti segni, che nell'inferno della povertade sono l'alme dannate i bell'ingegni? 165 Chi di voi può mostrarmi una cittade, ove una Musa sia grassa, e gradita, se chiuse son le generose strade? 168 Imparate qualch'arte, onde la vita tragga il pan quotidiano, e poi cantate quanto vi par La Bella Margherita. 171 Passa la gioventude, e l'ore andate la vecchiezza mendica di sostanza bestemmia poi de la perduta etate. 174 Il motto è noto, e cognito abbastanza. A chi la povertà fitt'ha nell'ossa refrigerante impiastro è la speranza. 177 Non aspettate l'ultima percossa; non fate più da sericani vermi che stolti da per lor si fan a fossa. 180 Appetir quel che offende uso è da infermi; contro al vostro bisogno, al vostro male il saper di saper son frali schermi. 183 Ma volete un esempio naturale, che la vostra sciocchezza esprima al vivo, e rappresenti il vostro umor bestiale? 186 Era volato un dì tutto giulivo con un pezzo di cacio parmigiano un corvo in cima ad un antico olivo. 189 La volpe il vide, e s'accostò pian piano, per farlo rimanere un bel somaro, se il cacio gli potea cavar di mano. 192 Ma perché tra di lor eran del paro scaltri e furfanti, e come dir si suole, era tra galeotto, e marinaro; 195 ella, che scorso avea tutte le scuole, ed era masvigliacca in quintessenza, cominciò verso lui con tai parole: 198 gran maestra è di noi l'esperienza; ella ci guida in questa bassa riva, madre di veritade e di prudenza. 201 Quando da un certo io predicar sentiva, che la fama ha due facce, ed è fallace, a maligna bugia l'attribuiva. 204 Ma ora l'occhio è testimon verace di quanto udì l'orecchio, e ben conosco, che questa fama è un animal mendace. 207 Già , perché si dicea, che nero, e fosco eri più della pece, e del carbone, mi ti fingea spazzacamin di bosco. 210 Ma quanto è falsa l'immaginazione; tu sei più bianco che non è la neve, e, pazza, io ti stimava un calabrone. 213 Troppo gran danno la virtù riceve da questa fama infame, e scellerata, sempre bugiarda, appassionata, e leve. 216 Perde teco, per Dio, la saponata: tu sembri giusto tra coteste fronde, tra le foglie di fico una giuncata; 219 e se al candor la voce corrisponde, ne incaco quanti cigni alzano il grido là del Cefiso alle famose sponde. 222 Se tu cantar sapessi, io me la rido di quanti uccelli ha il mondo: eh! che tu sai che in un bel corpo una bell'alma ha il nido. 225 Così disse la furba, e disse assai, che il corvo d'ambizion gonfiato, e pregno credè saper quel che non seppe mai. 228 E per mostrar del canto il bell'ingegno si compose, si scosse, e il fiato prese, e a cantar cominciò sopra quel legno. 231 Ma mentre egli stordia tutto il paese col solito crà , crà , dal rostro aperto cascò il formaggio, e la comar lo prese. 234 Onde per farla da cantor esperto si trovò digiun, come quel cane, che lasciò il certo per segui l'incerto. 237 Così di Pindo voi, musiche rane, lasciate il proprio per l'appellativo, e per voler gracchiar perdete il pane. 240 Chè in vece d'un mestier fertile, e vivo, dietro alla morta e steril Poesia imparate a cantar sempre il passivo. 243 E tal possesso ha in voi quest'eresia, che per un po' d'applauso ebri correte a discoprir la vostra frenesia. 246 Balordi senza senno che voi siete! Mentre andate morendo dalla fame, d'immortalarvi vi persuadete. 249 E siete cisì grossi di legname, che non udite ognun muoversi a riso in sentirvi lodar le vostre dame. 252 Stelle gli occhi, arco il ciglio, e cielo il viso, tuoni, e fulmini i detti, e lampi i guardi, bocca mista d'Inferno e Paradiso. 255 Dir, che i sospiri son bombe e petardi, pioggia d'oro i capei, fucina il petto, ove il magnano amor temper i dardi; 258 ed ho visto, e sentito in un sonetto dir d'una donna, cui puzzava il fiato, arca d'arabi odor, muschio e zibetto. 261 Le metafore il sole han consumato, e convertito in baccalà Nettuno fu nomato da un certo il Dio salato. 264 Fin la Croce di Dio fu da taluno chiamata Legno Santo: e pur costoro sfidan l'Autor dell'Itaco Nessuno. 267 E dell'amata sua, con qual decoro, i pidocchi colui cantando disse sembran fere d'argento in campo d'oro. 270 E chi vuol creder ch'un ingegno uscisse, dai gangheri sì fuora, e bagattelle tanto arroganti di stampare ardisse? 273 Le nostre alme trattar bestie da selle: mentre lor serba il Ciel da' corpi sgombre biada d'eternità , stalla di stelle. 276 E in pensarlo il pensier vien che s'adombre, fare il sol divenir boia che tagli colla scure de' raggi il collo all'ombre. 279 Ma chi di tante bestie da sonagli legger può le pazzie, se i lor libracci delle risa d'ognun sono i bersagli? 282 Che da certi eruditi animalacci giornalmente alle tenebre si danno mille strambotti, e mille scartafacci: 285 e tale stima di sè stessi fanno, e di tanta albagia vanno imbevuti, ch'è molto mel della vergogna il danno. 288 Che per parer filosofi e saputo, se ne van per le strade unti e bisunti stracciati, sciatti, succidi, e barbuti: 291 con chiome rabbuffate, ed occhi smunti, con scarpe tacconate, e collar storto, ricamati di zaccare e trapunti. 294 Cada il giorno all'Occaso e sorga all'Orto, sempre cogitabondi, e sempre astratti hanno un color d'itterico, e di morto. 297 Discorron tra se stessi come matti, facendo con la faccia, e con le mani mille smorfie ridicole, e mille atti. 300 Per certi luoghi inusitati, e strani si mordon l'ugne, e col greattarsi il capo pensano ai Mammalucchi, e agl'Indiani, 303 e incerti di formar scanno o Priapo con la rozza materia, che hanno in testa, di pensiero in pensier si fan da capo; 306 con la mente impregnata, ed indigesta senza aver fine alcuno, e senza scopo, van borbottando in quella parte, e in questa. 309 Han di fantasmi un embrione e dopo d'aver pensato, e ripensato un pezzo, partoriscono i monti, e nasce un topo. 312 Che quando credi udir cose di prezzo, e stai con una grande aspettazione, gli senti dare in fraschiere da sezzo. 315 La fava con le mele, e col melone, la ricotta coi ghiozzi, e colla zucca, l'anguilla col savore, e col cardone. 318 Bovo d'Antona, Drusiana, e Cuccia son le materie, onde l'altrui palpebre ogni Scrittore infastidisce, e stucca; 321 anzi dal mal francese, e dalla febre, e dall'istessa peste insin procacciano ai nomi, all'opre lor vita celebre. 324 Questi son quei che a dissetar si cacciano le labbra in mezzo al Caballin Condotto, quasti i poeti son, che se l'allacciano. 327 Oh Febo, oh Febo, e dove sei condotto? Questi gli studii son d'un grande cervello? Sono questi i pensier d'un capo dotto? 330 Lodar le mosche, i grilli, e il ravanello, ed altre scioccherie, ch'hanno composto il Berni, il Mauro, il Lasca, ed il Burchiello. 333 Per sublimi materie hanno disposto, dietro a Bion, Pittagora, ed Anatemio lodar le rape, le cipolle, e il mosto. 336 In ogni frontispizio, ogni proemio più di Clitorio han lodi le cantine; che a un poeta è peccato esser abstemio: 339 e le penne più illustri, e pellegrine van lodando i caratteri golosi, con Eufrone il tinello e le cucine. 342 Quindi è, che i nomi lor sono gli Oziosi gli Addormentati, i Rozzi, e gli Umoristi, gl'Insensati, i Fantastici, e gli Ombrosi. 345 Quindi è, che dove appena eran già visti nelle Accademie i lauri, e ne' licei, gli osti oggidì ne son provvisti. 348 Ite a dolervi poi, moderni Orfei, che per i vostri affanni è già finita, la razza degli Augusti, e de' Pompei. 351 È che dalle Reggie era sbandita la mendica virtù; ma i vostri modi, hanno già la Poesia guasta, e avvilita. 354 E le vostre invenzioni, e gli episodi son degne di taverne e lupanari: e voi ne prenderete i premii e le lodi? 357 Altro ci vuol per farsi illustri e chiari, che straccar tutto il dì Bembi, e Boccacci, e Fabbriche del Mondo, e Dizionarj. 360 De' vostri studj i gloriosi impacci. L'occupazione de' vostri ingegni aguzzi fecondi han solo da schiccherar versacci. 363 Stirar con le tenaglie i concettuzzi, attacconar le rime con la cera, ad ogni accento far gli equivocuzzi: 366 aver dei grilli in capo una miniera, far contrapposti ad ogni paroluccia, e scrivere e stampar ogni chimera. 369 Dentro ai vostri versi oltre la buccia legge giammai, più d'un la trova tale, bisognosa d'impiastro, e delle gruccia. 372 E creder di lasciar nome immortale, con portar frasche in Pindo, e unitamente fare il somaro, il mulo, e il vetturale? 375 Chi cerca di piacer solo al presente, non creda mai d'aver a far soggiorno in mano ai dotti, e alla futura gente. 378 Anzi avrà culla, e tomba in un sol giorno: chi stampa avverta, che all'oblio non sono né barche, né cavalli da ritorno. 381 Componimento c'è che al primo suono letto da chi lo fece, fa schiamazzo; che sotto gli occhi poi non è più buono. 384 Eppur il mondo è sì balordo e pazzo, e fatto gli occhi tanto ignorantoni, chi non scerne dal rosso il paonazzo. 387 Applaude ai Bavj, ai Mevj arciasinoni, che non avendo letto altro che Dante, voglion far sopra i Tassi i Salomoni. 390 E con censura sciocca, ed arrogante al poema immortal del gran Torquato di contrapporre ardiscono il Morgante. 393 Oh troppo ardito stuol, mal consigliato! che un ottuso cervel voglia trafiggere chi men degli altri in poetare ha errato! 396 Non t'incruscar tant'oltre, o non t'affliggere de' carmi altrui, che il tuo latrar non muove: se Infarinato sei vatti a far friggere 399 Son degli scarafaggi usate prove d'aquila i parti ad invidiar rivolti, il portar gli escrementi in grembo a Giove. 402 Anco alla prisca età furono molti, che posposer l'Eneide ai versi d'Ennio: secol non fu mai privo di stolti. 405 Torno, o poeti, a voi: dentro un biennio, benché avvezzo con Verre, i furti vostri non conterebbe il Correttor d'Erennio. 408 Oh vergogna, oh rossor de' tempi nostri! I sughi espressi dall'altrui fatiche servono oggi di balsami, e d'inchiostri. 411 Credonsi di celar queste formiche, ch'han per Febo, e per Clio, seggio, e caverna il gran rubato alle caverne antiche: 414 e senza adoperar staccio, o lanterna si distingue con breve osservazione, la farina ch'è vecchia e la moderna. 417 Raro è quel libro, che non sia un centone di cose a questo e quel tolte e rapite sotto il pretesto dell'imitazione. 420 Aristofano, Orazio, ove siete ite anime grandi? Ah per pietate, un poco fuor de' sepolcri in questa luce uscite. 423 Oh con quanta ragion vi chiamo, e invoco che se oggi i furti recitar volessi, Aristofano mio, verresti roco. 427 Orazio, e tu se questi Autor leggessi, oh come grideresti: Or sì che ai panno gli stracci illustri son cuciti spessi. 430 Che non badando al variar degli anni, colla porpora Greca, e la Latina, fanno vestiti da secondi Zanni 433 gl'Imitator in quest'età meschina, che battezzasti già Pecore serve, chiameresti uccellacci di rapina. 436 Delle cose già dette ognun si serve; non già per imitarle, ma di peso le trascrivon per sue, penne proterve. 439 E questa gente a travestirsi ha preso, perché ne' propri cenci ella s'avvede, che in Pindo le saria l'andar conteso. 442 Per vivere immortal dansi alle prede, senza pena temer gl'ingegni accorti; che per vivere il furto si concede. 447 Né senza questo ancora han tutti i torti: né s'apprezzano i vivi, e non si citano, e passan solo le autorità dei morti. 450 E se citati son, gli scherni irritano, né s'han per penne dgne, e teste gravi quei, che su i Testi vecchi non s'aitano. 458 Povero Mondo mio, sono tuoi bravi chi svaligia il compagno, e chi produce le sentenze furate ai padri, agli avi: 461 e nelle stampe sol vive, e riluce chi senza discrezion truffa, e rubacchia, e chi le carte altrui spoglia, e traduce. 464 Quindi taluno insuperbisce, e gracchia, che, s'avesse a depor le penne altrui, resterebbe d'Esopo la cornacchia. 468 Stampansi i versi, e non si sa da cui; e sebbene alla moda ogn'un li guarda, si rinfaccian tra lor: Tu fosti: Io fui. 471 Per i moderni la fama è infingarda, per gli antichi non ha stanchezza alcuna; ogni accento, ogni peto è una bombarda. 474 La Fama è in somma un colpo di fortuna: Burchiello, e Jacopone hanno il commento, cotanto il mondo è regolato a luna: 477 e sono ognor cento bestiacce, e cento, che sol ne' libri altrui dall'anticaglia del saper, del valor fanno argomento. 480 Ama questa vanissima canaglia i rancidumi; e in Pindo mai non beve, se di vieto non sa l'onda castaglia. 483 Nessuno stile è ponderoso e greve, se tarlate e stantie non ha le forme, e gli dan vita momentanea e leve. 486 Non biasmo già , che per esempi, e norme prendi il Lazio, e la Grecia; anch'io divoto le lor memorie adoro, e bacio l'orme. 489 Dico di quei, che sol di fango e loto, usan certi modacci alla dantesca, e speran di fuggir la man di Cloto. 492 Di barbarie servile e pedantesca di lo Poesia cotanto è carca, ch'è assai più dolce una canzon tedesca. 495 Ma qui il mio ciglio molto più s'inarca: non è con loro alcuna voce etrusca, se non è nel Boccaccio, o nel Petrarca; e mentre vanno di parlare in busca, i toscani mugnai legislatori, gli trattano da porci con la Crusca. 498 Usan cotanti scrupoli, e rigori sopra una voce, e poi non si vergognano di mille sciocchi e madornali errori. 501 Sotto le stampe va ciò che si sognano, senza che si riveda, e che si emendi, perché solo a far grosso il libro agognano. 504 E se un'opera loro in man tu prendi, mentre il jam satis ritrovar vorresti, vedi per tutto il quidlibet audendi. 507 Sotto nomi speciosi, e manti onesti, per occultar le presunzion ventose, porta in fronte ogni libro i suoi protesti. 510 Chi dice, che scorrette, e licenziose andavan le sue figlie, e perciò vuole maritarle co' torchi, e farle spose. 513 Un altro poscia si lamenta, e duole, che un amico gli tolse la scrittura, e l'ha contro sua voglia esposta al sole. 516 Quell'empiamente si dichiara, e giura, che visti i parti suoi stroppiati, e offesi, per paterna pietà ne tolse cura. 519 Questi, che per diletto i versi ha presi per sottrarsi dal sonno i giorni estivi, e ch'ha fatto quel libro in quattro mesi. 522 Oh che scuse affettate! oh che motivi! Son figlie d'ambizion queste modestie; perché ti stimi assai, così tu scrivi. 525 Ma peggio v'è: con danni, e con molestie s'ascoltan negli studi, e ne' collegi legger al mondo umanità le bestie. 528 Stolidezza de' principi, e de' regi, che senza distinzion mandano al pari cogl'ingegni plebei gl'ingegni egregi. 531 Qual maraviglia è poi, che non s'impari? Se i maestri son bufali ignoranti, che possono insegnare agli scolari? 534 E son forzati i miseri studianti di Quintiliano in cambio, e di Gorgìa sentir ragghiare in cattedra i pedanti. 537 Da questo avvien, ch'Euterpe, e che Talìa sono state stroppiate: ognun presume in Pindo andar senza saper la via: 540 che delle scorte loro al cieco lume mentre van dietro, d'Aganippe in vece son condotti di Lete in riva al fiume. 543 Di questi sì, che veramente lece affermar (come io lessi in un capitolo) ch'han le lettre attaccate con la pece. 546 Io non voglio svoltar tutto il gomitolo di certi cervellacci pellegrini, che studian solamente a far il titolo; 549 onde i lor libri con quei nomi fini a prima vista sembran titolati; esaminati poi, son contadini. 552 Né potendo aspettar d'esser lodati dal giudizio comune, escono alteri da Sonetti e Canzoni accompagnati: 555 e n'empion da sè stessi i fogli interi sotto nome d'Incognito, e d'Incerto, e si dan de' Virgili e degli Omeri. 558 V'è poi talun, ch'avendo l'occhio aperto, rifiuta i primi parti co' secondi, e così da un error l'altro è scoperto. 561 Ma non so se più matti, o se più tondi, se sian nel fare i libri, o dedicarli, se più di errori, o adulazion fecondi. 564 Di tempo, o di destin più non si parli: la colpa è lor, se non sapendo leggere, servon per esca ai ragnateli, ai tarli. 567 Lor, non l'età , bisogneria correggere: che in vece di lodar i Tolomei fanno i poemi a quei, che non san reggere. 570 E insino i battilani, e i figulei comprano da costor per quattro giuli titol di Mecenati e, Semidei. 573 Un poeta non c'è che non aduli: e col Samosateno, e con il Ceo si mettono a cantar gli asini, e i muli. 576 Con poche monete un uom plebeo, degno d'esser cantato in archiloici, fa di sé rimbombar l'Ebro, e 'l Peneo. 579 Ch'è dei Cinci adonta, e degli Stoici, senza temer le lingue de' Satirici, s'inalzano i Tiberj in versi eroici: 582 egualmente da tragici, e da lirici si fanno celebrare, e Claudio, e Vaccia, e v'è chi per un pan fa penegirici, 585 a fabbricare elogi ognun si sbraccia, e infino gli scolar s'odon da Socrati i Tiranni adulare a faccia a faccia. 588 In lodar la virtù son tutti Arpocrati: e di Busiri poi per avarizia i Policrati scrivono e gli Isocrati. 591 Termine mai non ha questa malizia; e dietro a Glauco, per empir la pancia, tessono encomi insino all'ingiustizia. 594 Se vivesse colui, che la bilancia non ben certa d'Astrea ridusse uguale, a quanti sgraffieria gli occhi, e la guancia? 597 Non vi stupite più, se il gran morale lusinghieri vi nomini e bugiardi; e Teocrito, zucche senza sale. 600 Di Sparta già quegli animi gagliardi della città per pubblico partito scacciarono i cuochi e voi per infingardi: 603 e ciò con gran ragion fu stabilito, perché se quegli incitano il palato, attendon questi a lusingar l'udito. 606 L'istesso Omer dall'attico senato, de' poeti il maestro, il padre, il Dio, fu tenuto per pazzo e condannato. 609 Oh risorgesse Atene al secol mio, che seppe già con adequata pena a i Demágori far pagare il fio! 612 loda i Tersiti Favorino, e a pena ai principi moderni un figlio nasce, che in augurj i cantor stancan la vena. 615 Quando Cintia falcia in ciel rinasce ha da servir per cuna; e col zodiaco hanno insieme le zone a far le fasce. 618 Quanti dal Messicano al Egiziaco fiumi nobili son, quanti il Gangetico lido ne spinge al mar, quanti il Siriaco; 621 tant'invitando va l'umor Poetico, a battezzar talun, che per politica cresce, e vive ateista, e muore eretico. 624 E canta in vece di adoprar la critica, ch'ei porterà la trionfante croce dalla terra giudea per la menfitica. 627 Che dalla Tule alla Tirintia foce, reciderà le redivive teste dall'eresia crescente all'idra atroce. 630 Che tralasciata la maggior celeste ricalcheran gli abbondanti calli, con Astrea le virtù profughe e meste. 633 Per innalzar a un Re statue, e cavalli hanno fatto insino un certo letterato sudare i fuochi a liquefar metalli; 636 e un altro per lodar certo soldato, dopo aver detto - è un Ercole secondo, - ed averlo ad un Marte assomigliato; 639 non parendogli aver toccato il fondo soggiunse, e pose un po' di più sù la Mira: ai bronzi tuoi serve di palla il mondo. 642 Oh gran bestialità ! come delira l'umana mente! né a guarirla basta quant'elleboro nasce in Anticira. 645 Divina Verità , quanto sei guasta, da questi scioperati animi indigeni, che del falso, e del ver fanno una pasta 648 predica per Atlanti, e per sostegni della terra cadente uomini tali che son rovine poi di stati, e regni, 654 se un principe s'ammoglia, oh quanti oh quali si lasciano veder subito in frotta epitalamj e cantici nuziali! 657 Ogni Poema poi mostra ininterrotta di qualche grande la genealogia dipinta in qualche scudo, o in qualche grotta. 660 E quel che fa spiccar questa pazzia è che la razza effigiata e scolta dichiaran sempre i maghi in profezia. 663 Ma se in costoro ogni virtute accolta come dite, o Poeti; ond'è che ogn'uno vi mira ignudi e lamentar vi ascolta? 666 se senza aita ogni scrittor digiuna piange, per questi non han virtute; ovvero quel Letterato e querulo, o importuno. 669 Deh cangiate oramai stile e pensiero, e tralasciate tanta sfacciataggine! Detti un giusto furore ai carmi il vero! 672 Chiate a dire il ver Sunio, o Timaggine; giacchè l'uom tra gli obbrobri oggi s'alleva, nè timor vi ritenga, o infingardaggine! 675 Dite di non saper qual più riceva seguaci, o l'Alcorano, od il Vangelo, o la strada di Roma, o di Geneva. 678 Dite che della fede è spento il zelo, e che a prezzo d'un pan vender si vede l'onor, la libertà , l'anima, il cielo: 681 che per tutto interesse ha posto il piede, che dalla Tartarìa fino alla Betica l'infame tirannia post'ha la sede: 684 ch'ogni Grande a far or suda, e frenetica; e ch'han fatta nel cor sì dura cotica, che la coscienza più non gli solletica. 687 Deh prendete, prendete in man la scotica, serrate gli occhi; ed a chi tocca, tocca! Provi il flagel questa canaglia zotica! 690 Tempo è ormai ch'Angerona apra la bocca a rinnovar i Saturnali antichi, or che i limiti il mal passa e trabocca. 693 Uscite fuor de' favolosi intrichi, accordate la cetra ai pianti ai gridi di tante orfane, vedove, e mendichi! 696 Dite senza timor gli orridi stridi della terra, che invan geme abbattuta, spolpata affatto da' tiranni infidi. 699 Dite la vita infame, e dissoluta, che fanno tanti Roboam moderni; la giustizia negata, e rivenduta. 702 Dite che a' tribunali, e ne' governi, si mandan solo gli avoltoi rapaci: e dite che l'oppression, dite gli scherni. 705 Dite l'usure, e tirannie voraci, che fa sopra di noi la turba immensa de' vivi Faraoni, e degli Arsaci. 708 Dite, che sol da' Principi si pensa a bandir pesche e caccie: onde gli avari sulla fame comune alzan la mensa: 711 che con muri, con fossi, e con ripari ad onta delle leggi di natura, chiuse han le selve, e confiscati i mari; 714 e che oltre ai danni di tempeste, e arsura, un pover galantuom, che ha quattro zolle, le paga al suo signor mezze in usura. 717 Dite, che v'è talun sì crudo e folle, che sebben de' vassalli il sangue ingoia, l'ingorde voglie non ha mai satolle. 720 Dite che di vedere ognun s'annoia ripiene le città di malfattori, e non esservi poi se non un boia: 723 che ampio asilo per tutto hanno gli errori, e che con danno, e pubblico cordoglio mai si vedon puniti i traditori. 726 Dite che ognor degli Epuloni al soglio i Lazzeri cadenti, e semivivi, mangian pane di segala, e di loglio. 729 Dite, che il sangue giusto sgorga in rivi, ch'esenti dalle pene in faccia al cielo son gl'iniqui, ed i rei felici e vivi. 732 Queste cose v'inspiri un santo zelo; nè state a dir quanto diletta e piace chioma dorata sotto un bianco velo. 735 A che giova cantar Cintia e Salmace, o di Dafne la fuga, o di Siringa, i lamenti di Croco, o di Smilace? 738 Più sublime materia un dì vi spinga; e si tralasci andar bugie cercando, nè più follìe genio Dirceo vi finga! 741 E chi gli anni desìa passar cantando, lodi Veturie in vece di Batilli, sante sapienze, e non pazzie d'Orlando. 744 Che omai le valli al risuonar di Filli, vedon sazi di pianti, e di sospiri i sentieri d'Armida, e d'Amarilli. 747 Per i vestigi degli altrui deliri ognun Clori ha nel cor, Lilla ne' labri; ognun canta di pene, e di martìri. 750 Imitan tutti, benchè rozzi e scabri, Properzio, Alceo, Callimaco, e Catullo, d'amorose follie maestri, e fabri. 753 Stilla l'ingegno a divenir trastullo degli uomini dabbene, e ognun trattiensi al suon d'Anacreonte e di Tibullo. 756 D'incontinente ardor gli Ovidj accensi, vengon d'affetti rei figli figli lascivi a stuzzicare, a imputtanire i sensi. 759 E degli scritti lor vani, e nocivi nelle scuole Cinnarie, e di Cupido studian le Frini a spennacchiar corrivi. 762 Perché diletti più, l'onesta Dido si finge una sgualdrina; e per le chiese serve per ufficiolo il Pastorfido. 765 Da qual donzella non son oggi intese le Priapèe? ed han virtù che alletta l'opre, benchè impudiche, e le sospese. 768 De' versi Fescennini ognun fa incetta, e di Curzio la sordida Morneide si vede sempre mai letta e riletta. 771 Son gl'ingegni oggidì da far Eneide, quei che premendo di zaffate i calli, scrivono la Vendemmia, e la Merdeide. 774 I lascivi Fallofori, e Itifalli, con Inni scellerati e laudi oscene si tiran dietro i vil Menandri, e i Galli. 777 Di voi, sacre Pimplee, timor mi tiene, mentre vi veggio strucciolare in chiasso al pazzo arbitrio di chi va, e chi viene. 780 L'orecchio aver bisognerìa di sasso, per non sentir l'oscenità de' motti, ch'usan nel conversar sboccato e grasso. 783 Son questi insin nei pulpiti introdotti, d'ond'è forzato, che un cristiano inghiozzi le facezie dei Mimi, e degli Arlotti. 786 Miserie inver da piangere a singhiozzi! Che al par de' banchi ormai de' saltinbanchi vanta il pergamo ancora i suoi Scatozzi. 789 Quando mai di cantar sarete stanchi di dame e cavalier, d'armi e d'amore, sprone d'impudicizie agli altrui fianchi? 792 A che mandar tante ignominie fuore, e far proteste tutto quanto il die, che s'oscena è la penna, è casto il cuore? 795 Tempi questi non son d'allegorie: l'età , che corre di tre cose è infetta, di malizia, ignoranza e poesie. 798 Sentito ho raccontar, che fu un trombetta preso una volta da' nemici in campo, mentre stava suonando alla vedetta. 801 Il qual per ritrovar riparo o scampo, dicea, che solamente egli suonava, ma col suo ferro mai non tinse il campo. 804 Gli fu risposto allor, ch'ei meritava maggior pena però, poichè suonando alle stragi, al furor gli altri irritava. 807 Intendetemi voi, voi che cantando siete cagion che la pietà vacilla, e che il timor di Dio si ponga in bando. 810 Da voi, da voi negli animi si stilla la peste d'infinite corruttele, agl'incendi voi date esca e favilla. 813 Dite poi, che da un fiore e tosco mele trae, secondo gl'istinti, o buoni, o rei, ape benigna e vipera crudele. 816 Oh empj, iniqui, e quattro volte e sei; pormi il tosco alla bocca, e poi, s'io pero, dir che maligni fur gli affetti miei. 819 Questo è paralogismo menzognero: non è simile al fiore il verso osceno, nè men l'ape e la vipera ha il pensiero. 822 Non racchiudon quei fiori il tosco in seno, ma sono indifferenti; ai vostri versi è qualitade intrinseca il veleno: 825 nè l'ape e il serpe trae dai fiori aspersi il tosco, e il miel per elezion; natura gli spinge ad opre varie atti diversi. 828 Ma l'alma, ch'è di Dio copia, e figura, libera nacque, e non soggiace a forza, benchè legata in questa spoglia impura: 831 opera in sua ragione; e nulla sforza l'arbitrio suo, che volontario elegge ciò ch'essa fa nella terrena scorza: 834 ma perché danno a lei consiglio e legge, nel riconoscer le cose, i sensi frali, facilmente ella cade e mal si regge. 837 E voi, Sirene perfide e infernali, le fabbricate con un rio diletto il precipizio al piede, il vischio all'ali. 840 Non ha la poesia più d'un oggetto: il dilettare è mezzo, ell'ha per fine sedar la mente, e moderar l'affetto: 843 ella prima addolcì l'alme ferine, e ne insegnò soave allettatrice con favole sue l'opre divine: 846 ella, figlia di Dio, mostrò felice il suo fattor al mondo; e poscia adulta fu di filosofia madre e nutrice. 849 E in vece d'esser oggi ornata, e culta di dottrine santissime, disposti son sempre i vizj, e la ragion sepulta. 852 Anzi con esecrandi contrapposti oggi il dar del divino è cosa trita agli sporchi Aretini, agli Arïosti. 855 Dunque chi più la mente al vizio incita avrà titol celeste? Ah venga meno, e vanità sì rea resti sopita! 858 Udite un Agostin di Dio ripieno, ch'ebri d'error vi pubblica e palesa, e sacrileghi e pazzi un Damasceno. 861 L'iniqua Poesia la traccia ha presa degli empj Machiavelli e degli Erasmi, e di chi separò Cristo e la Chiesa. 864 A che vantar del cielo gli entusiasmi, se con maniera più profana, e ria da miniere d'onor traete i biasmi? 867 Scrivere a voi non par con leggiadria, buffonacci, superbi e ateisti, se non entrate in chiesa o in sagrestia. 870 D'alme dannate fa maggiori acquisti per opra vostra il popolato inferno; così Parnaso ancora ha gli Anticristi. 873 Pensate forse che il flagello eterno non punisca le colpe, oppur credete che degli eventi il caso abbia il governo? 876 Se la galea, l'esilio e le segrete, e se la forca è poi l'ultima scena ai poeti giammai, ben lo sapete. 879 Sfregiato il volto, e livida la schiena a quanti han fatto dir con quel di Sorga, che il furor letterario a guerra mena! 882 Deh cangiate tenor, e il mondo scorga candor su i vostri fogli, e maestosa la già morta pietade in voi risorga. 885 Sia dolce il vostro stile, onde gioiosa corra la terra a lui; ma serbi intanto nel dolce suo la medicina ascosa: 888 sia vago perché alletti; e casto, e santo perché insegni il costume: è sol perfetto quando diletta, ed ammaestra il canto. 891 Sia del vostro sudor virtù l'oggetto; ché, mentre queste atrocità cantate, d'un insano furor v'infiamma Aletto. 894 Che se gli allori, e l'edere vantate, è perché avete in testa un gran rottorio e i fulmini del cielo in voi chiamate. 897 E poi, che giova aver plettro d'avorio, se quasi ogni poeta in grembo al duolo delle fatiche sue canta il mortorio? 900 A che di libri più crescer lo stuolo? Purché insegnasse a vivere e morire, soverchierebbe al mondo un libro solo. 903 Rimoderate dunque il vostro ardire; ché rarissimi son quei, che si leggono, ed un di mille ne suol riuscire. 906 All'immortalòità tutti non reggono: tra le tarle e le polveri coperti i libri, ed i licei perir si veggono. 909 La vostra fama è dubbia e i biasmi certi; e in questi tempi sordidi, ed ingiusti son pronti i Galbi e i Mecenati incerti. 912 Perché a scorno de' principi vetusti, in vece di Catoni e Anassimandri, s'amano gl'ignoranti e i bellimbusti; 915 e son gli Efestio degli Alessandri i becchi e i parasiti indegni e vili, e prezzati i Taurei più che i Licandri: 918 e in cambio degli Orazi e de' Virgili danzano in Corte baldanzoi, e lieti i branchi de' Clisofi e de' Cherili. 921 Stiman più i Regi stolidi e indiscreti d'un istrione o cantatrice i ghigno, che il sudore de' saggi e de' poeti. 924 Ed apre sol de' potentati i scrigni, e quando più gli piace ottien udienza chi porta i polli, e non chi porta i cigni. 927 Spenta è già di quei grandi la semenza, che in distinguere usaro ogni sapere da i marroni al Maron la differenza, 930 non speri il Mondo più di rivedere l'eroe di Pella, che dormir fu visto, e dell'opre d'Omer farsi origliere. 933 Di dotti ognuno allor giva provvisto; e vantava Artaserse un grand'impero quando facea d'un letterato acquisto. 936 L'istesso Dionisio empio, e severo, per le pubbliche vie di Siracusa, a Platon fe' da servo e da cocchiero. 939 Ma dove, dove mi trasporti, o Musa? L'orecchio ha il mondo sol per Lesbia e Taide: ragionar di virtude oggi non s'usa. 942 Solo invaghita di Batillo e Laide, stufa è di versi quest'età che corre: secoli da fuggir nella Tebaide; Tempi più da tacer, che da comporre. 945 SALVATOR ROSA | |
Da: form | 18/09/2011 21:37:12 |
se per struzzo si intenda chi non scende in piazza con le bandiere o non interviene offendendo chi studia allora sono uno struzzo. E credo proprio che un raccomadato abbia interesse a non fare la preselezione perché su un semplice tema si può intervenire meglio. Basta con le offese! | |
Da: magnolia72 | 18/09/2011 21:37:40 |
@ reca io non mi ci si proverebbi!!! @ form grazie, mi rincuori! io ho terminato solo un'area! e cominciate altre due-tre! Ke ansia! | |
Da: frescobaldo | 18/09/2011 21:37:54 |
form dici male il tempo per consultare il blocco dove lo metti? chi sei? | |
Da: form | 18/09/2011 21:38:58 |
Filippo.......Caspita!!!!!!!!!!!!!! | |
Da: bewildered | 18/09/2011 21:40:36 |
Aiuto! Ho perso un numero … A margine della preparazione alla preselezione a dirigente scolastico Prendere appuntiSapere quando un dirigente scolastico può ricorrere alla delega deve essere cosa MOLTO IMPORTANTE. E io me lo sono ben annotato nel malloppo di appunti che sto diligentemente prendendo. Una, due, tre, quattro volte. Già ! Al momento questa domanda l'ho incontrata quattro volte. Ma questo è giusto, perché la domanda è MOLTO IMPORTANTE. Allora qual è il problema, direte voi. Il problema è che su questa domanda, MOLTO IMPORTANTE, mi sono imbattuto in quattro risposte esatte molto diverse. PausaMa forse è stata una momentanea allucinazione. "Sei stanco", mi sono detto, "coraggio, è colpa del 3675° quiz che hai letto, ci vuole una pausa". Ho lasciato cadere la testa all'indietro, ho tolto gli occhiali, borsa del ghiaccio sulla fronte e 10 minuti di relax totale. Occhi chiusi. Rinfrancato e rinfrescato, sono tornato al computer. Le domande erano sempre lì, una identica all'altra. Anche le risposte erano sempre lì, una diversa dall'altra. All'improvviso un flash. Ecco a cosa serve il librone! Quel librone che ci consegneranno il giorno dell'esame con i 5750 quesiti! Adesso è chiarissimo. Ragazzi, dobbiamo assolutamente cambiare strategia! Capire, inquadrare, collegare: tempo perso. Memorizzare la risposta sulla base del numero della domanda: questo è il metodo! Ora mi è tutto chiaroElementare Watson! Come? Non vi è chiaro? Allora mi spiego meglio. Se capita l'area 6 e la domanda è "Quando può il dirigente esercitare il potere di delega?" se esce la n. 166 la risposta esatta è "per specifiche e comprovate ragioni di servizio" se esce la n. 200 la risposta esatta è "per economizzare il tempo" se esce la n. 211 la risposta esatta è "per ottimizzare i tempi" se esce la n. 407 la risposta esatta è "per distribuire razionalmente i compiti tra i membri dello staff di direzione" Semplice no? Capito bene? Mi raccomando, la risposta non va data leggendo la domanda, operazione superflua che confonde le idee. Voglio sapereLa risposta va data sulla base del numero. Se no, a che serve il librone di 2000 pagine che costa solo 2 euro che moltiplicato per 42.000 candidati fa solo 84.000 euro? Non l'avevate capito, eh? E' un risparmio e una garanzia. Cosa è mai memorizzare 5750 numeri? Un nonnulla, un'inezia, una quisquilia, una bazzecola, una pinzillacchera, un …. … un accidente!! VOGLIO SAPERE CHIII HA FATTOOOO I QUIZZZZZZZZ P.S. E ora, avete per caso l'insana curiosità di sapere che cos'è il "capitale umano"? No problem. Area 6 n. 209: "uno stuolo di informazioni codificate da tutto il sistema formativo che permette all'individuo di spendersi in maniera efficiente nella realtà circostante soprattutto in termini di produttività " Area 6 n. 642: "un insieme di conoscenze, competenze, abilità , attitudini, acquisite durante la vita da un individuo e finalizzate al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici" Area 4, n 237: "un attributo individuale connesso alla formazione scolastica ricevuta" E ricordatevi: Area 6: 209, Area 6: 642, Area 4: 237 (Fabrizio Rozzi, associato ADi, che dopo avere svolto un dottorato di ricerca, ha avuto la malsana idea di iscriversi al concorso per dirigenti scolastici) | |
Da: form | 18/09/2011 21:41:51 |
il tempo per il blocco? io sono veloce nella lettura e credo che molti di noi abbiano letto i quesiti fino alla nausea da individuare subito almeno i più noti. | |
Da: reca | 18/09/2011 21:42:35 |
@bewildered faccio il mio, senza domandare a te @magnolia72 nemmeno io mi ci proverebbi | |
Da: Talete | 18/09/2011 21:45:36 |
@ form credo che insultare gli altri non sia, tra i tanti usi che si possono fare del forum, uno dei più corretti. Come ho già detto, siamo tutti stanchi ed avviliti. Stanchi perché abbiamo passato gli ultimi anni e tutta l'estate a studiare. Avviliti perché questi quesiti sono un'offesa: alla nostra intelligenza, alla Scuola, alla realtà (ma ci sono mai stati in una scuola gli autori di queste amenità ?), alla nostra dignità . Ma insultare gli altri, dire che il forum è frequentato da una massa di imbecilli, non è uno sfogo, è una villania e basta. Comunque mi scuso per aver usato il forum, anch'io, per scaricare le mie rabbie. Buona notte di studio a tutti | |
Da: paoletta71 | 18/09/2011 21:46:39 |
"Tempi più da tacer, che da comporre." Ottima scelta, Filippo. Complimenti! | |
Da: form | 18/09/2011 21:51:22 |
Maggior poeta è chi più ha del matto; tutti cantano omai le cose intese; tutti di novità son privi affatto. | |
Da: anya_marusca | 18/09/2011 21:54:52 |
Sono stanca e demotivata, ma persevero. Non voglio fargliela passare liscia a sti tipi del ministero...stamattina ho fatto un bel 78% e mi è parso di toccare il cielo con un dito...dopo è stato tutto in discesa...nel senso che ho fatto schifo. Credo che l'ansia e la stanchezza giocheranno un ruolo decisivo in qusta prova! | |
Da: form | 18/09/2011 21:57:46 |
Dite la vita infame, e dissoluta, che fanno tanti Roboam moderni; la giustizia negata, e rivenduta. Dite che a' tribunali, e ne' governi, si mandan solo gli avoltoi rapaci: e dite che l'oppression, dite gli scherni. Dite l'usure, e tirannie voraci, che fa sopra di noi la turba immensa de' vivi Faraoni, e degli Arsaci. | |
Da: @ mister brufolo | 18/09/2011 21:58:06 |
Eccone un'altro che vien qui per dire a tutti che non valgon nulla! Meno male che sei di qualità tu! | |
Da: form | 18/09/2011 21:59:31 |
Sotto le stampe va ciò che si sognano, senza che si riveda, e che si emendi, perché solo a far grosso il libro agognano. | |
Da: Aslan66 | 18/09/2011 21:59:35 |
x primus mi dai il riferimento normativo delle 150 ore di studio e anche degli 8 gg (CCNL art ??) | |
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