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Si uccide all'Università. Gli avevano negato il posto !!!
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Da: Alice | 21/09/2010 22:09:42 |
Dal sito di Universitor, la voce degli studenti di Tor Vergata 15 Settembre 2010 Riporto qui con grande rammarico ciò che è successo all'Università di Palermo. Laureato con 110 e lode, stava per completare il dottorato di tre anni, e i docenti gli avevano detto che per lui non câera futuro allâUniversità. Così, Norman Zarcone, 27 anni, lunedì pomeriggio ha deciso di farla finita, GETTANDOSI dal settimo piano dell'Università. Ora i suoi genitori accusano. «Siamo increduli e attoniti, ma questo suicidio non è solo frutto della depressione: è un omicidio di Stato». È disperato il papà, Claudio Zarcone, 55 anni, dipendente regionale in pensione. Non riesce ad accettare la tragica fine del figlio, laureato a pieni voti, con lode, in filosofia del linguaggio. «Norman era taciturno, negli ultimi giorni era più inquieto del solito, ma non pensavamo certo che potesse arrivare a tanto». Il giovane lunedì è uscito di casa per andare allâUniversità, come al solito. Ma stavolta è salito sul terrazzo al settimo piano della Facoltà di Lettere a Palermo, e si è lanciato nel vuoto, morendo sul colpo. Un gesto meditato, preparato. In un quaderno lasciato a casa, aveva scritto una sorta di âtestamento spiritualeâ, annunciando in pratica la sua morte. In una nota scritta qualche giorno fa, si legge: «La libertà di pensare e anche la libertà di morire. Mi attende una nuova scoperta anche se non potrò commentarla». Il quaderno del giovane sarà adesso consegnato al sostituto procuratore Sara Micucci, che ha aperto unâinchiesta, ma ha ritenuto non necessaria lâautopsia, dando già il nulla osta per i funerali, che si svolgeranno oggi. Il papà del giovane punta il dito contro le istituzioni, lâUniversità in particolare: «Il gesto di mio figlio lo considero un omicidio di Stato. Era molto depresso per il suo futuro. Si era laureato in filosofia della conoscenza e della comunicazione, con 110 e lode. A dicembre si sarebbe concluso il dottorato di ricerca della durata di tre anni, svolto senza alcuna borsa di studio. I docenti ai quali si era rivolto gli avevano detto chiaramente che non avrebbe avuto un futuro nellâateneo. E io sono certo che saranno favoriti i soliti raccomandati». Norman soffriva per questa situazione di precarietà e per la mancanza di prospettive. Era fidanzato, voleva sposarsi, ma non poteva farlo senza avere un lavoro. «Per guadagnare 25 euro al giorno - racconta il padre - faceva ogni tanto il bagnino in un circolo nautico. Mi diceva che era anche un modo per imparare lâetica del lavoro». Claudio Zarcone, il papà, che è anche giornalista professionista, ha lavorato per anni come addetto stampa per alcuni assessori. «Ho cercato aiuto dai miei amici parlamentari di ex An - riferisce - ma nessuno mi è venuto incontro. Ho trovato solo porte chiuse». E la mancanza di un futuro certo ha fatto scattare in Norman la molla del suicidio. Distrutto dal dolore anche il fratello, David, 33 anni, sposato, che lavora nel servizio di emergenza sanitaria del 118. «Erano molto legati - dice il padre -. Non riesce a comprendere il suo gesto». Ieri in tanti hanno fatto visita alla famiglia. «È venuto anche il preside di Lettere, Enzo Guarrasi, che mi ha promesso che organizzerà un incontro in ricordo di mio figlio. Forse anche con la presentazione di un video del quale lui aveva curato la colonna sonora, perché sapeva suonare chitarra e pianoforte». Ma non era certo questo il futuro allâUniversità che Norman sognava. | |
Da: sandro zarcone | 22/09/2010 08:32:05 |
Caro Norman, ti scrivo 11 commentimartedì 21 settembre 2010 07:36 testo Tag lettere, norman zarcone, palermo, suicidio, università di CLAUDIO ZARCONE Stavo scrivendo in questi giorni il mio ultimo libro di riflessioni sulla vita. Scrivevo che dio si manifestava in me attraverso i miei due figli, autentica luce dei miei occhi. Dicevo anche che per me dio suonava il basso elettrico, lo stesso strumento che suonavo io da giovane. Con la morte di Norman ho capito che dio ha le corde del basso scordate, farebbe bene ad accordarle per evitare altro dolore ad altri padri di famiglia. Norman viveva per la filosofia e per la musica, non era un depresso o un fragile come magari qualcuno vorrebbe farlo passare (che idiozia): egli aveva, semmai, una dimensione civile ed eroica della vita. Norman ha avuto due âattributiâ grossi così. Ci vogliono âattributiâ, infatti, per vivere e morire come ha fatto mio figlio, io non ci riuscirei. Ci vogliono coglioni per immolarsi per una causa, che esula dalle aspirazioni individuali e che invece riverbera una condizione collettiva. Tu non volevi guadagnare stipendi esorbitanti o diventare a tua volta un barone universitario â" me lo dicevi sempre â" tu volevi dedicarti agli altri nel nome della filosofia e della verità, per 1200euro al mese. Lo studio, la lode, la filosofia come faro per orientarsi nella vita, la musica per esprimere i segnali che provenivano dal tuo profondo, a differenza di altri che â" la scoperta è di questi giorni ad Economia a Palermo â" si facevano caricare degli esami mai sostenuti, da alcuni amici che lavoravano nelle segreterie dellâuniversità. Tutto lâopposto. Norman studiava otto ore al giorno, anche nove, dieci, non era un bamboccione e per guadagnarsi qualche spicciolo faceva anche il bagnino, a venti euro al giorno, per dodici ore al giorno. Ultimamente si portava dietro, approfittando della mezzâora di pausa, âLa costruzione logica del mondoâ di Rudolf Carnap (la sua tesi di dottorato era infatti sul rapporto fra linguaggio ed epistemologia). Trovava sempre il tempo di studiare perché lo studio per lui non era un obbligo, una fatica, una rottura, ma era la sua dimensione esistenziale, insieme alla musica (e negli ultimi anni anche il giornalismo dâinchiesta). Faceva il bagnino per apprendere âlâetica del lavoroâ. Questo mi diceva. Gli amici lo chiamavano âZuzzurelloneâ, a dimostrazione che Norman fosse un giovane scherzoso, innamorato della vita, non un depresso o giù di lì. Pieno di vita, capace, lo ha definito il presidente dellâOrdine dei Giornalisti, Vittorio Corradino, quando mi ha consegnato la tessera del collega Norman. La sua morte â" e lui lo aveva confidato agli amici â" voleva essere un gesto eclatante, un messaggio indirizzato alle baronie universitarie che avvelenano in cervelli più puri e veri, come quello di Norman, il quale in questi giorni aveva composto la colonna sonora di un documentario filmato da un giovane regista. Lâenigma del mago. Un paio di giorni prima di morire Norman aveva mandato questo sms ai suoi amici, tutti, contenente un enigma: âUn mago, il quale che non sbaglia mai le sue previsioni, prevede durante un sogno la sua morte, che sarà per impiccagione. Il giorno seguente il re decide di eliminare dal regno ogni forma di pena di morte, però tranne quella per impiccagione. A tal punto, il mago, preoccupato, escogita un piano per cercare di salvarsi. Va dal re e preannuncia che, se non eliminerà ogni pena di morte, compresa quella per impiccagione, lui, cioè il re stesso, morirà impiccato: questa la sua visione. Il re intimorito elimina tutte le pene di morte. Il mago sarà finalmente salvo oppure sarà vittima del corso di eventi che ha appena costruito e determinato?â. Norman ha poi spiegato ai suoi amici sbigottiti questo: âOgnuno è artefice del proprio destino». Questa la sua grande, ultima lezione di filosofia. Norman era la razionalità filosofica e la genialità dionisiaca della musica. Il mio povero e geniale figlio, che con lui si è portato dietro il mio spirito, la mia religiosità dai mille volti, la mia vita in breve, è stato paragonato a Jan Palach, il giovane cecoslovacco che si diede fuoco a piazza S. Venceslao, a Praga, per protestare contro lâinvasione dei carri armati sovietici nel 1968. Norman come Jan, dunque. Un eroe che ha sacrificato se stesso per denunciare un sistema baronale che avvelena le coscienze e mortifica le aspirazioni dei più studiosi. âSangue mioâ sei morto da eroe, per non prostituire la tua coscienza e per evitare che altri lo facciano. Sei morto per riaffermare forte il tuo diritto alla libertà e allâindipendenza intellettuale, cose, queste, che ti avevano negato le solite, ormai troppo note, baronie universitarie che ti avevano isolato come un corpo estraneo, quantunque possa magari opinare il barone di turno o il suo servo prediletto (ve ne sono tanti, forse troppi). Tu sei morto ed io sono morto con te âZuzzurellone mioâ, e forse la colpa è mia che ti avevo educato alla filosofia e ai valori di legalità nei nomi di Falcone e Borsellino. Io che ti avevo insegnato il giornalismo dâinchiesta e che tu volevi praticare, tra le altre cose, in un quartiere difficile come Brancaccio. Ricordi, Norman? In questi giorni avevamo scritto insieme una canzone dedicata a Falcone e Borsellino, avremmo dovuto inciderla a giorni, ma hai preferito anticipare tutto: la tua vita, la mia vita, quelle di tua madre e tuo fratello che vedo spegnersi ogni minuto che passa. Ti hanno tolto il futuro, figlio mio, luce dei miei occhi. Occhi, i miei, che ormai non vedono più. Solo buio. La domenica, il mercoledì di Champions, come vedremo con tuo fratello le partite dellâInter? Tu hai scritto che âla libertà di pensare è anche la libertà di morire, che equivale poi a vivereâ. Amavi troppo questo mondo, con tutte le sue imperfezioni, ma hai voluto dare un segno fortissimo â" troppo forte vita mia benedetta â" per dire il tuo ânoâ alle prevaricazioni e allâassenza di merito. Non lo dovevi fare, eri troppo bravo e ti dicevo sempre che alla fine i bravi emergono. Ma non mi hai creduto, come avviene spesso che i figli non credano ai genitori. Ti vogliono intitolare unâaula della tua università: rimarrai famoso a vita, e gli studenti che entreranno in quellâaula a tuo nome si ricorderanno di chi è stato Norman Zarcone. Si ricorderanno dei tuoi coglioni grossi così. Purtroppo in Italia, i riconoscimenti devono essere sempre postumi, come postumo sei diventato tu. Ed io, ora che faccio? | |
Da: Incredulo | 26/09/2010 16:17:07 |
Sono incredulo, un altro dei migliori figli della Sicilia, Norman Zarcone, se ne è andato, questa volta per sempre. Ma tanti altri se ne vanno via ogni giorno. Tra i miei amici e conoscenti io sono stato uno degli ultimi, dopo aver visto andare via molti, troppi, in America, in Francia, in Inghilterra, in Sud America, in Spagna, in Belgio, a Roma, a Milano e in tutte le altre parti del mondo e d'Italia. Perchè tutto questo? Perchè questa incivile e dolorosa scia di sangue, di sofferenza, di distacco, di lontananza, di saudade? Perchè, Sicilia, rifiuti i tuoi figli migliori che tanto ti amano tanto e non li sostieni e valorizzi? La triste risposta è nelle pagine dei giornali, negli umori della gente e nelle parole della classe dirigente siciliana. Purtroppo troppe poche persone ci riflettono su. Tutti crediamo che capiterà sempre e solo agli altri. In realtà capiterà a tutti noi di perdere - perchè una persona che parte è pur sempre una persona che perdiamo - un figlio, un fratello, un amico, un marito, un fidanzato, un cugino, un padre, un nipote. Norman, anche se non ti conosco, sento che sei vivo, vivo nei cuori di chi, come me e come tanti altri bravi figli di Sicilia, se ne è dovuto andare altrove a cercare fortuna, di chi crede nei valori del merito e del lavoro, della responsabilità e della serietà, di chi crede fermamente nel proprio destino e nella propria vita. Vivo, anche se non ce l'hai fatta a sopportare il dolore di abbandonare tua madre Sicilia, che hai vissuto il suo rifiuto in modo disperato, come un dispiacere incancellabile e non superabile. Vivo, mio ideale fratello e amico, paradigma di tutti coloro che amano Sicilia e che hanno il cuore spaccato perchè Lei non li riconosce e li caccia via. Anche se non ci conosciamo, Norman, spero che ogni tanto verrai a farmi visita, ovunque io sia, per starmi un pò accanto e vedere come un figlio di Sicilia sia capace di far fare bella figura a una madre che troppo poco lo ha amato e capito, ma che lui amerà per sempre come l'hai amata tu... | |
Da: barcollomanonmollo | 26/09/2010 21:29:03 |
Che grande tristezza!!! E forse quella sensazione di impotenza, di paura, di sconfitta l'abbiamo provata in molti. Mi dispiace | |
Da: ... | 26/09/2010 22:57:00 |
:( | |
Da: losmilzo | 26/09/2010 23:47:38 |
che tristezza..... :( | |
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Da: daddy | 27/09/2010 13:58:32 |
Senza parole. | |
Da: un vivo ringraziamento | 29/09/2010 18:50:54 |
a tutti i baroni dell'Università di Palermo. Vi vogliamo tutti molto bene... | |
Da: x tuutti | 29/09/2010 19:09:42 |
baronopoli deve finire. I ns. migliori studenti devono restare | |
Da: paolo | 29/09/2010 20:49:40 |
è inutile,in italia non cambierà mai nulla. | |
Da: x .../ | 09/02/2013 15:57:50 |
dispiace molto | |
Da: x tutti | 09/02/2013 17:15:09 |
ma vi rendete conto dove viviamo, in un paese che i politici fanno le lotte di rivalità per il parlamento, invece c'è gente senza lavoro e con un sacco di problemi !!!!!!!!!!! Vergogna...... | |