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prove fisiche e visite mediche-Allievi carabinieri 1552 -
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Da: mannapriamo09/07/2010 10:49:22
Ragazzi teniamci aggiornati per quanto riguarda le prove fisiche e le visite mediche,tattoo cicatrici, psicologo, peroto selettore. commissione finale ecc ecc.

Da: licio09/07/2010 10:57:41
ieri siamo stati datti idonei in 93 su 200!!!!!
hanno scartato molto sia alle corsa  che alla prima visita!! e poi non è assolutamente vero che scartano per il tatoo...io c'è l'ho 2 per 13  sotto la spalla tipo bracciale e mi hanno fatto idoneo ovvero lo psicologo m ha fatto idoneo!!!molti ragazzi vengono scartati per altri motivi e dicono per il tatooooo...

Da: miryan09/07/2010 10:59:04
infatti io l'ho sempre detto!!ogni persona va valutata per il deficit che ha

Da: serpico09/07/2010 11:13:18
idoneoooooooo

Da: bobomanU10/07/2010 20:44:12
eccomi sono tornatoooooooooooo

Da: nino11/07/2010 12:33:15
cone è andata!!!riguardo i tatoo hanno scartato proprio tutti?????

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Da: typsy11/07/2010 15:23:11
ciao,spero ti sia andata bene.ascolta potresti dirmi dove hai dormito????io non trovo nulla la prova è il 3 agosto.grazie

Da: sauro12/07/2010 01:47:39
con i tatoo alcuni sono passati altri no!!nn so il criterio però nn è che t scartano a priori!! skartati anche per bilirubina,cicatrici e sopratutto LO PSICOLOGOOOOOOOO tremendo!!! holaa..  ha dimenticavo idoneo con 89 punticini!!!vi aspetto al corso!!!

Da: mr 7712/07/2010 18:26:32
x sauro
che domande ti ha fatto lo psicologo?

Da: mr 7712/07/2010 18:30:28
e quanto ti ha tenuto all' incirca?

Da: DELUSO12/07/2010 21:16:12
ragazzi il disegno dell'albero ome l'avete fatto fatemi sapere

Da: gianni 8212/07/2010 21:18:49
ragazzi i disegni degli alberi come li avete fatti fatemi sapere per piacere

Da: francesco12/07/2010 21:51:28
scusate, ma sapete spiegarmi perche' sulla graduatoria vfp4 prima immissione il signor BORDIGNON NICOLA 08/03/1986 è arrivato 183, quindi VINCITORE VFP4 (tutt'ora in servizio)...

...E LA SCORSA SETTIMANA E' STATO FATTO IDONEO PER I CARABINIERI??????????
ha fatto pure 81 ai quiz...  questo ci sta fottendo il posto!!!!!!!!!        e chissa' quanti altri vfp4 si saranno infiltrati in sto concorso!!!!!!!

Da: 50014/07/2010 23:29:21
solo una cosa dopo 4 anni di servizio ancora non idoneo,ma si sempre la stessa tiritela NON RACCOMANDATO.MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANO,POPOLO DI MAFIOSI DI MERDA...

Da: enzo15/07/2010 17:09:24
ciao ainch'io ho la prima prova il 3 agosto!!!

Da: vfp415/07/2010 17:49:17
DIRITTO AI VFP4 DI PARTECIPARE AL CONCORSO IN TUTTE LE FORZE DI POLIZIA AD ORDINAMENTO CIVILE E MILITARE....QUESTO CHIEDO...NON E' GIUSTO CHE UN VFP4 NN POSSA CONCORRERE PERCHE' RICORDATE BENE...IL VFP4 E' UN VFP1 CONGEDATO E NEL BANDO C'E' SCRITTO CHE E' RISERVATO AI VFP1 IN SERVIZIO E IN CONGEDO E SOPRATUTTO IL VFP4 NON HA LA CERTEZZA DI PASSARE IN SPE...SOLO IL 35% MAX 40% CI RIUSCIRA' QUINDI DIRITTO PIENO AI VFP4 DI PARTECIPARE..........E LA COSA FANTASTICA E' CHE SE NE STANNO RENDENDO CONTO E FORSE IN PS QQUEST'ANNO LO APRIRANNO ANCHE AI VFP4.....SPERIAMO DI SI..................DIRITTO NEGATO....DIRITTO NEGATO......INGIUSTIZIA.......VIOLAZIONE DEI DIRITTI........PENSATECI VFP1 PENSATECI VFP1......PENSATE....DOMANDATEVI...INTERROGATEVI E VEDRETE CHE CAPIRESTE UN PO' DI PIU'......DIRITTO DIRITTO DIRITTO DIRITTO....VFP4 HA DIRITTO HA DIRITTO HA DIRITTO

Da: giovanni17/07/2010 17:25:46

Da: giovanni 1  - 17/07/2010 17:32:01
ciao a tutti mi hanno scartato alla commissione finale motivo articolo11 comma 3 del bando dopo che mi sono fatto un culo così per i quiz le prove fisiche le visite mediche ecc ecc e poi all'ultimo mi scartano per niente perchè ho fatto tutto bene e con criterio fino al perito selettore poi alla commissione fanno i figli di puttana ma andassero a fare in culo l'articolo 11 non specifica propio bene il vero motivo della inidonieità ma che la ccmmissione decide se sei o non sei idoneo solo cazzate ma adesso con un buon avvocato vedrò se potrò risolvere qualcosa ma so che è difficile sono persone senza cuore

Da: pc17/07/2010 18:28:43
ragazzi una curiosita ma le trazioni si fanno con le braccia a larghezza spalle o piu larghe??? x tutti

Da: vfp418/07/2010 20:07:29
PER FRANCESCO
HA SEMPLICEMENTE RIFIUTATO IL VFP4 QNDO E' ARRIVATA LA LETTERA DI IDONIETA' NELLA SUA CASRMA, E QNDI HA FATTO QUELLO NEI CC...CHE POI E' UNA ALTRA GIGANTESCA CAZZATA....UN VFP1 PUO' PRESENTARE NELLO STESSO ANNO DOMANDA COME VFP4 E IN UNA FORZA DI POLIZIA, MA NN PUO' PRESENTARLA IN 2 FORZE DI POLIZIA.....ENNESSIMA GRANDISSIMA PUTTANATA DI QSTA LEGGE DI MERDA CHE E' LA 226 DEL 2004...LEGGETEVELA RAGAZZI....E CERCATE DI CAPIRE CHE UN VFP4 HA DIRITTO!!!!!! DIRITTO!!!!!! DIRITTO!!!!!!.....IO LOTTERO' E C'E' LA FARO'.......DIRITTO!!!!! ANCHE AI VFP4...NON E' GIUSTO...

Da: mannapriamo18/07/2010 21:06:21
LEGGETEVI QUESTA ESPERIENZA VISSUTA DA UN RAGAZZO NEL CONCORSO DEL 2009!!!

L'iter concorsuale per Allievo Carabiniere l'ho affrontato nei primi giorni del maggio 2005. (Era il 7° concorso VFB per il transito, dopo il triennio nelle FF.AA., nell'Arma dei Carabinieri: le selezioni venivano svolte direttamente dalla forza di polizia nella quale il candidato voleva transitare in servizio effettivo dopo la ferma breve).
Vi dico subito che le regole del mio concorso erano un po' diverse: difatti i quiz preselettivi di cultura generale venivano svolti presso il Centro Nazionale di Selezione e Reclutamento dellâEsercito in Foligno (per chi come me, appunto, sceglieva lâEsercito come Forza Armata per la ferma breve); e, una volta superata la preselezione, arrivava la convocazione dal Centro Nazionale di Selezione e Reclutamento dei Carabinieri in Roma.
In quei quattro giorni affrontai la fatidiche selezioni per accertare lâidoneità al servizio quale carabiniere. Il primo giorno a Tor di Quinto ricordo châero totalmente spaesato. La mega struttura che raggruppa più reparti dellâArma oltre al CNSR mi appariva minacciosa. Sapevo, insieme ai âcolleghiâ aspiranti, che la strada era dura, e parlando con chi si apprestava a terminare le selezioni trovandosi quindi al terzo o al quarto giorno, lo sconforto si faceva ancor più pesante. «Compare, in bocca al lupo! Oggi mi hanno scartato: il perito selettore ha detto che sono âtroppo buonoââ ma ti rendi conto? Eravamo in cento quattro giorni fa, oggi sono stati fatti idonei in quindici! Ti auguro davvero di farcela!». Frasi come queste erano allâordine del giorno, e il dispiacere di veder tornare a casa tanti giovani come me che speravano in questo concorso rifletteva negativamente sulla mia sicurezza. Ma, (e ve ne parlerò in seguito), il requisito fondamentale per farcela è proprio quello di crederci: partire con lo sconforto e senza la convinzione di uscirne vincitori, è già di per sé sufficiente per arrivare al quarto giorno sconfitti.
Ma torniamo a quel primo giorno di selezioni. La prima delle prove a cui fummo sottoposti fu lâaccertamento dellâefficienza fisica. Dopo aver ascoltato un ufficiale dellâArma (di cui non ricordo il grado perché allâepoca i gradi non li conoscevo â" ma non escludo che fosse proprio il Generale Comandante del CNSR) che ci esplicò a grandi linee come si sarebbero svolti quei quattro giorni, ci venne consegnata una casacca da indossare con un numero stampato a fronte e retro, e fummo condotti presso due bus rigorosamente militari e successivamente in un campo olimpico non molto distante dal CNSR. Lì si svolsero le prove: corsa piana di mille metri da effettuare, se non ricordo male, in meno di quattro minuti e cinque secondi; salto in alto (un metro e venti, massimo due tentativi) e piegamenti sulle braccia (quindici o venti). Ho dimenticato di dirvi che, anche quel giorno, iniziammo le selezioni in circa cento aspiranti o poco più. Per quanto possa apparire inverosimile, i primi trenta candidati furono esclusi dal concorso proprio alla prima prova, ossia alla corsa! (Molti, come me, venivano dalla vita civile e alcuni â" che non si erano neppure presi la briga di leggersi il bando di concorso â" neppure sapevano che si sarebbero svolte le prove di efficienza fisicaâ). Ai piegamenti, invece, nessuno scartato; mentre per il salto in alto circa cinque o sei persone. Ebbene, arrivò presto mezzodì e da cento già ci ritrovammo in una settantina.
Personalmente decisi di affrontare le selezioni una alla volta, e di concentrare quindi le mie energie giorno per giorno senza pensare a quello successivo. Cercai di non riflettere sui successivi colloqui e su ciò che sentivo da altri aspiranti, della serie passare-lo-psicologo-è-quasi-impossibile! (Io, poi, che arrivai a Roma preoccupato solo delle visite mediche, perché tutto sommato pensavo che bastasse essere âsani di menteâ per risultare idonei nel profilo PS â" psiche).
Tornammo al Centro di Selezione e andammo in mensa. Vedere così tanti carabinieri e mangiare accanto a loro quasi mi faceva immedesimare nel loro ruolo, e la voglia di farcela era sempre maggiore. La paura veniva combattuta dalla mia determinazione e dalla convinzione che dovevo farcela, perché fare il carabiniere era il mio sogno e la mia più grande aspirazione: un traguardo irrinunciabile per nulla al mondo.
Il pomeriggio ci condussero in una sorta di spogliatoio/sala dâaspetto. Le attese erano lunghe e il tempo sembrava non passare mai. Il tempo veniva impiegato da ognuno di noi ora per pensare, ora per fare amicizia e socializzare con i compagni di âsventuraâ. Ricordo di essermi fatto parecchi amici in quei quattro giorni: alcuni più rivisti, alcuni (pochi) rivisti nellâagosto del 2005, e cioè allâinizio del corso basico presso il RAV nellâEsercito. Eravamo molto affiatati e ognuno aveva davvero voglia di farcela. Per me che vengo dal Nord Italia è sempre stato molto difficile trovare qualcuno che condividesse la mia aspirazione: dalle mie parti davvero in pochi si immaginano in divisa al servizio dello Stato, e invece in quella sala dâaspetto anzi in quello spogliatoio tutti volevano indossare lâuniforme della Benemerita. (E occhio a quanti di voi sono VFP1 e quindi una delle realtà principali che avete visto nellâEsercito è quella di un ripiego. Sono ancora in Esercito e i primi otto mesi di servizio li ho passati fra tutti i colleghi VFB interforze come me: nella maggior parte di noi regnava la passione per ciò che facevamo e la convinzione che non era un ripiego per trovare il âposto statale sicuro e fissoâ, bensì la realizzazione di unâaspirazione. Una cosa che nei VFP1, da quando lavoro presso il Reparto dâimpiego â" e di VFP1 ne ho visti passare davvero tanti! â" ho visto davvero raramente. Per molti un impiego nellâArma o un impiego allâufficio postale non fa molta differenza, e anzi: se lâufficio postale è vicino a casa e si prendono quei cinquanta euro mensili in più, tanto meglioâ Ma non voglio addentrarmi in una discussione del genere né rendere queste parentesi un lungo fuori tema; ma anzi è un modo per assicurarvi che fra di noi la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze erano motivati e credevano nella scelta fatta).
Ad un certo punto arrivò lâordine, da parte di un carabiniere addetto, di spogliarci e rimanere in mutande. Tutti in fila poi davanti ad una porta dove dietro vâerano schierati in una lunga scrivania gli ufficiali membri della commissione medica. Non persero molto tempo in questa procedura: non più di tre o quattro minuti per candidato. Peso, altezza e circonferenza del torace, giro su sé stessi per essere squadrati dai medici e poi alcune domande di prassi. («Mai subito interventi chirurgici?», «Soffre di qualche malattia in particolare?» eccetera). Chiaramente questa fu solo la prima visita generale: quelle specialistiche ci toccarono il terzo giorno.
Il primo e lungo giorno terminò. Tornai, insieme ai âcompariâ con cui legai di più in quelle otto ore, verso lâostello in zona Foro Italico. (Più che un ostello pareva una vera e propria caserma â" anche se le camerate delle caserme, scoprii in seguito, sono molto meglio!). Spendemmo diciotto euro a notte: molto più abbordabile rispetto al fantomatico âhotelâ accanto al CNSR. Già quella sera scegliemmo di farci un giro per il centro di Roma. Un modo per staccare un poâ la spina dallo stress accumulato durante il giorno, e per non pensare al giorno successivo.
In effetti il giorno seguente lo stress fu molto più opprimente: otto ore di test attitudinali, logico-deduttivi, domande a risposta libera eccetera. Gli occhi traballavano ora dopo ora e la vista sâoffuscava. Ma venivamo alla cronaca più dettagliata delle prove.
Il primo test che ci toccò è il famoso MMPI: âMinnesota Multiphasic Personality Inventoryâ. È uno dei test più diffusi per valutare le caratteristiche della personalità. Consiste in circa 560 domande a cui bisogna rispondere Vero oppure Falso. (Molti di voi se non tutti lâhanno già affrontato, poiché credo si svolga anche alle selezioni per VFP1; sicché non mi soffermerò molto su questa prova). È indispensabile prestare molta attenzione alle risposte che si danno, poiché uno dei principali scopi del test è proprio quello di scovare le nostre contraddizioni, e di misurare, quindi, il nostro livello dâonestà. Molte domande appaiono banali e scontate, ma in realtà dopo decine e centinaia di domande risulta difficile ricondurre una risposta ad una già data in precedenza. In questo test sono inciampato due volte, ma ve lo spiegherò in seguitoâ
Terminato lâMMPI (non ricordo quanto tempo ci lasciarono per completarlo, verosimilmente unâora o poco più) toccò alle prove logico-deduttive, di quelle che troviamo in ogni testo che ci prepara ai vari concorsi: completare una serie di figure collocate con logicità, trovare in un foglio colmo di letterine disordinate quelle disposte dallâaddetto in pochi minuti, e quindi annerirne quante più se ne scovano. Oppure disegnare un uomo e una donna uno accanto allâaltra: per me fu una prova difficile, visto che sono davvero impedito a disegnare qualsiasi cosa, sia pure una sciocchezza. Tuttavia ricordai bene le dritte date dal testo di preparazione, ergo, seppure il disegno di per sé lasciasse desiderare, attuai quei piccoli accorgimenti che nel complesso resero passabile le prova. (Disegnare sempre la linea di terra su cui poggiano i piedi, questi ultimi renderli paralleli al corpo e non inclinati verso lâesterno, evitare di abbozzare collane, bracciali o cinture â" secondo loro la cintura è sinonimo di disagi sessualiâ â" e altre cosette che ora non ricordo ma che sicuramente voi saprete già). In seguito affrontammo le domande a cui occorreva rispondere di nostro pugno. Erano molte e ne ricordo poche, ma fra queste le più importanti e le irrinunciabili: «Perché vuoi fare il carabiniere?», «Cosa significherebbe per te convivere con unâarma quasi sempre al seguito?», «Se sei fidanzato/a, cosa pensa della tua scelta la tua compagna/o?»â e molte altre domande intese ad accertare la nostra aspirazione e passione, le nostre intenzioni oppure molto più soft, come «quali sono i tuoi hobby?», «qual è il tuo cantante preferito? E il tuo personaggio dello spettacolo preferito?» eccetera.
È fondamentale rispondere ad ogni domanda con relativa onestà. Mi spiego meglio: è molto più facile di quanto si pensi capire se un candidato maschera completamente il proprio carattere per fare âbuona impressioneâ. La cosa più giusta è apparire una persona normale, quindi con i propri pregi, i propri difetti, le proprie paure, purché tutto sia equilibrato. Essere una persona equilibrata non significa certo essere una persona perfetta, e chi tenta (invano) di dipingersi come un santo o come un eroe privo di difetti e di timori, quasi certamente verrà sgamato ed escluso.
E così giunse al termine anche il secondo giorno. Il cinquanta per cento era raggiunto, ma il bello doveva ancora arrivare: la salita iniziava proprio dal terzo giorno in poiâ
Sempre sveglia presto per essere al CNSR prima delle otto. Con la fame del digiuno e la vescica che scoppiava sostenemmo subito gli esami del sangue e delle urine. (Ricordo sorridendo un âcollegaâ che dalla sera prima ripeteva «io svengo se mi tirano il sangue!, io svengo! Gli aghi mi fanno impressione!» eâ difatti svenne!). Fino al primo pomeriggio subimmo le pesanti ed estenuanti visite mediche. Chiaramente la tensione si fece sentire parecchio, perché ogni visita che terminava positivamente lasciava lâincognita di quella successiva con un bel punto di domanda. In realtà tutto andò bene e, anzi, mi aspettavo visite mediche più puntigliose. In realtà sembrava che tutti andassero di fretta con una grande impazienza. Prima lâoculista, poi lâesame audiometrico, quindi lâelettrocardiogramma. Ancora lâotorinolaringoiatra che anziché controllare perbene orecchi e naso, si limitò a farci spalancare velocissimamente la bocca e altrettanto spedito diede una controllata allâorecchio destro e a quello sinistro. Un poâ stupito dalla superficialità di qualche cosiddetta âvisita specialisticaâ, tornai con gli altri nella sala dâaspetto o spogliatoio, che dir si voglia. (In realtà questa mia breve cronaca non rende onore allo stress e alla pazienza servita il terzo giorno: come si può ben pensare le visite non venivano effettuate una dopo lâaltra a distanza di cinque minutiâ).
Verso il tardo pomeriggio si concluse lâiter quotidiano, non prima però dâaver passato lo (anzi, per me âlaâ) psichiatra. Eh sì: ecco il mio turno. Entrai e le strinsi la mano con decisione, né troppo forte né troppo piano. Chiesi sorridendo se potessi sedermi, e lei annuì. Ad onor del vero è difficile a distanza di tre anni ricordare nel dettaglio le discussioni affrontate, ma ricordo che in primis tirò fuori da una cartellina tutti i miei test effettuati il giorno prima. I disegni, i test logico-deduttivi, le risposte eccetera. Iniziò dallâMMPI: due o tre voci erano cerchiate in matita. «Vedo, che allâaffermazione âho vissuto esperienze strane ed insolite nella mia vitaâ, Lei ha messo la crocetta su âVeroâ. Ebbene: vuole descrivermi una di queste esperienze strane ed insolite?». Il vero segreto, quando ci si trova in difficoltà, è quello di non lasciar trasparire alcun segno di disagio. Trovarsi a disagio significa entrare nelle difensive, ergo comportarsi anche inconsciamente di conseguenza, come se si volesse nascondere qualcosa. Occorre tenere sempre a mente che agitarsi complica la situazione e comporta solo aspetti e opinioni negativi su chi ci deve giudicare. La serenità deve essere alla base della discussione, sicché â" sorridendo â" le risposi così: «Beh, effettivamente ho risposto âVeroâ perché credo che ognuno di noi nella propria vita abbia affrontato e vissuto esperienze strane ed insolite. Insolito è tutto ciò che ci capita raramente, e unâesperienza strana per me è stata questa: quattro anni fa ho partecipato ad un programma televisivoâ». Qui ometto di riportarvi la mia esperienza e la mia storia. Non serve a nulla. Quella domanda, ammetto, mi prese in contropiede. Non credevo che mi fosse rinfacciata perché ritenevo di rispondere correttamente, dicendo âVeroâ. Però conservai la calma e fortunatamente mi venne subito alla mente la mia âesperienza televisivaâ. Lì per lì ebbi paura pure che non fosse positivo raccontare proprio quellâavvenimento (avrei potuto dare lâimpressione dâessere unâesibizionista o un megalomane), ma al contrario me la cavai e dopo averle raccontato (dietro sua richiesta) tutta la vicenda â" e trovandola pure divertita â" la questione sfumò.
Subito dopo, tuttavia, la cara psichiatra che iniziava pure a starmi simpatica mi biasimò per unâaltra risposta data. âHo fatto uso eccessivo di sostanze alcolicheâ â" âVeroâ. «Vuole spiegarmi meglio anche questo aspetto?» - «Certo. Ho messo la crocetta su âVeroâ perché non posso nascondere, essendo giovane, che una volta ogni tanto mâè capitato dâubriacarmi. Credo sia capitato anche a Lei, no? Pensavo che se avessi messo la crocetta su âFalsoâ, sarei stato palesemente ipocrita. Non sono certo un alcolizzato e anzi non amo né il vino né la birra, ma quando esco la sera con gli amici a bere qualcosa, non prendo certo una coca-cola ma qualche drink alcolico; e di rado mâè capitato dâandarci giù un poâ troppo» - «Capiscoâ Va beneâ».
In seguito mi chiese nel dettaglio quale fosse il mio rapporto con i familiari e gli amici, come occupo il mio tempo libero ed altre domande di rito. Parlammo del più e del meno per circa mezzâora, dopodiché «Per me va bene così, buona fortuna!» - «Grazie!».
Terminò il penultimo giorno. Lo stress aumentò a dismisura ma di pari passo anche la voglia di farcela e di non arrendermi. Il segreto doveva proprio essere questo: pensare sempre positivo e credere nelle mie forze e nella teoria realizzabile che i sogni possono anche divenire realtà: basta crederci! Il mio sogno era questo, fare il carabiniere! E dovevo realizzarlo, realizzarlo per forza!
Quella sera parlai, in ostello, con un altro ragazzo che si apprestava a lasciare la capitale. Aveva completato quel pomeriggio il suo âquarto giornoâ. Né uscì idoneo, ma ammise dâesser stato uno dei pochi. Difatti, iniziarono con lui i quattro giorni di prove ben centoquindici aspiranti allievi carabinieri, per poi tornare a casa con il foglio dâidoneità solamente in quindici. (Può sembrare assurdo, ma la confermo arrivò insieme alla graduatoria due mesi più tardi: su tremila convocati a visita, fummo giudicati idonei âsoloâ in quattrocentonovantotto; ergo un sesto dei candidati. Chiaramente vi furono giorni con un numero di idonei â" in proporzione â" maggiore). Ricordo che quella stessa sera, molto sconfortato, chiamai mia madre per sfogarmiâ il timore di non farcela cominciò a farsi invadente. «Ho paura di tornare a casa deluso, domani! Ti rendi conto che di quelli che hanno finito oggi sono stati fatti idonei in quindici?!, e quattro giorni fa erano in cento di più! Figurati, se fra tutti, io capito fra gli idonei!». In realtà da una parte, inconsciamente, sentivo di potercela fare, ma dallâaltra, più razionalmente, temevo di dovermi preparare ad un foglio dâinidoneità tra le mani.
Certo: non stiamo parlando di vincere la lotteria. Non è una cosa così inaudita superare le selezioni psico-fisiche ed attitudinali per fare il carabiniere, però i numeri parlavano chiaro. Oramai fra visite mediche e prove di efficienza fisica, eravamo rimasti in una settantina dâaspiranti. Considerando i precedenti, solo in venti e forse di meno ce lâavremmo fatta.
Ebbene, quarto ed ultimo giorno. Il decisivo. Venimmo condotti nella sala dâaspetto per il colloquio con il perito selettore. In realtà, quel locale, sembrava proprio la saletta di un ospedale o di una clinica. Tutte le sedie erano disposte con criterio. Vâerano, se ricordo bene, sei porte. Dietro ognuna di queste, appunto, il fatidico ufficio dellâufficiale perito selettore. Non capii bene con quale criterio ognuno di noi dovesse andare da un preciso perito piuttosto che un altro: tantâè, a me toccò lâultimo in fondo a destra. Con altri due o tre ragazzi aspettai il mio turno. Un aneddoto curioso mi rimarrà sempre in mente: nel mentre del colloquio antecedente al mio, un aspirante seduto davanti a me, un poâ annoiato e un poâ (comprensibilmente!) teso, batteva il piede a terra, come facciamo bene o male tutti in disparate circostanze. Non lo batteva forte ma, complici le scarpette dellâuniforme ordinaria â" era già VFP1 in servizio â" il rumore fu tale che il perito selettore lo sentì. Questi, dâun tratto aprì la porta, interrompendo il colloquio in corso (e credetemi, lâufficio era grande e la scrivania non era affatto subito dietro la porta, anzi!) e beccò il collega aspirante in flagrante, esclamando «Ahâ Scarso controllo emotivo!»; lui arrossì senza sapere cosa dire, e lâufficiale selettore rientrò per proseguire il colloquio già in corso. (Per dovere di cronaca, preciso che, tuttavia, questo episodio non fu invalidante per il buon esito del suo concorso, difatti venne giudicato idoneo e vincitore del concorso e, ironia della sorte, finì nella mia stessa camera al RAV di Capua).
È facilmente intuibile che ci rimasi di stucco: tutto sembrava così esagerato e mi chiesi se potesse bastare così poco per essere scartati. Arrivò il mio turno ed entrai. Mi aspettavo la leggendaria domanda âHai chiuso la porta?â, ma non me la pose e ad ogni modo non mi sarei girato per controllare. Stretta di mano, sorriso ben stampato, e domandina: «Posso sedermi?». Le menti del CNSR non potevano fare a meno che mettere, dietro la scrivania dellâufficiale selettore, una comodissima poltroncina girevole! Difatti, come sapete, è assolutamente âvietatoâ muovere nervosamente mani e dita, gesticolare, girarsi con la sedia un colpetto a destra e un colpetto a sinistra, grattarsi, guardare altrove eccetera. Il colloquio deve essere una via di mezzo fra lâinformale e il formale. Lâintervista ha lo scopo di conoscerci, ergo non dobbiamo credere di parlare con unâentità superiore bensì come una sorta dâamico, senza scordarci mai, però, la natura medesima del colloquio. Atmosfera informale, nella fattispecie, deve significare il sorriso e la battutina pronta quando chi ci intervista tratta argomenti leggeri ed ironici, ma attenzione che lâinghippo sta proprio qui: mai eccedere e sapersi sempre misurare. È comunque chi ci deve giudicare che gestisce la discussione.
I miei buoni propositi, dâaltro canto, non sembrarono sufficienti. Lâufficiale (credo che fosse un maggiore o un tenente colonnello, allâepoca da civile non conoscevo i gradi) esordì immediatamente con alcune critiche. «I test attitudinali non sono andati un granché bene, però facciamoci comunque una chiacchierata». Questa frase la ricordo bene perché proprio così tentò di smontarmi. Non mi persi comunque dâanimo e rimasi sempre lucido nel rispondere alle sue domande. Tante domande: sul nucleo familiare e i relativi rapporti. Parlammo parecchio del matrimonio di mia sorella e della sua scelta, così come il matrimonio dei miei genitori. Poi passò al lavoro, non prima di avermi posto le domande rituali riguardo la scelta di fare il carabiniere, e cosa rappresentasse per me lâArma. Allâepoca lavoravo temporaneamente per Sky Italia, la tivù satellitare. Ero addetto alle vendite e allâassistenza presso un centro commerciale. Allora allâufficiale venne la brillante idea di fingersi un cliente, al quale esporre tutta lâofferta di Sky. Accettai il gioco e iniziai con passione e vero spirito da venditore. Lo trovai divertito e ammetto che parlare per un poâ di questo servì a smorzare minimamente lâapprensione accumulata poco prima. Sembrava quasi che pure lui si fosse immedesimato troppo, dato poneva domande degne del più puntiglioso acquirente: «Ma se io abito in un condominio e non ho spazio per installare la parabola sul terrazzo, e tuttavia gli altri condomini non vogliono farmela mettere sul tetto, come mi devo comportare?», «Guardi, non è un problema poiché la Legge autorizza il singolo condomino aâ » eccetera. Dopo dieci minuti di rapporto venditore-compratore, volle passare agli aspetti più âdrammaticiâ. Ero relativamente tranquillo, e iniziai a muovere un poâ e destra e un poâ a sinistra quellâodiosa poltroncina girevole, sicché notai subito i suo occhi abbassarsi dai miei verso il resto del corpo, e sorridendo mi bloccai esclamando «ah, giusto, mai muoversi!»; accennò un sorriso ma passò subito al dunque. «Come Le dicevo i test non sono andati molto bene. E la psichiatra ha espresso la sua perplessità. Inoltre dalla prova attitudinale è emerso che Lei sarebbe una persona polemica eâ sa, lâArma non ha certo bisogno dâindividui polemici! Se il maresciallo Le dice, un sabato sera poco prima dâuscire per andare fuori con i Suoi amici, che câè da fare un servizio, che risponde?» «Beh, è chiaro che ubbidisco e lo faccio. Voglio scegliere questa vita pur conoscendo i sacrifici che spesso occorre sostenere». «Quindi Lei non è polemico?» «Non credo di esserlo e non lo sono mai stato. Se ho dato questâimpressione mi dispiaceâ». Mi interruppe subito passando ad un altro discorso. Rimasi calmo e risposi in sordina proprio per non avallare la sua tesi. Se mi fossi imbattuto in un discorso proprio per convincerlo di non essere polemico, probabilmente avrei dato lâopposta percezione. E infatti subito dopo la sua interruzione lasciasi sfumare una mia frase per ascoltare ciò che ancora aveva da dirmi. (Col senno di poi, posso dire dâaver fatto bene).
Non di rado tentano di mettere in difficoltà lâaspirante proprio per valutare la sua reazione, e talvolta calcano la mano colpendo nellâintimo del candidato. Ad ogni attacco bisogna tenere presente che non è una questione personale verso la propria persona, ma un chiaro modo per mettere alla prova lâaspirante. Ecco perché alla luce di questo non si deve cadere nellâerrore di rispondere in maniera scocciata e aggressiva, ma sempre disponibile e serena anche agli appigli più pesanti.
Non si concluse poi molto bene la mezzora di conversazione: «Vede, purtroppo la psichiatra ha proposto la sua inidoneità, giustificata da alcuni aspetti poco chiari delle sue risposte e dalla scarsità di risultati ottenuti dai test logico-deduttivi. Questo potrebbe incidere pesantemente sullâesito del concorsoâ io cercherò di aiutarla, ma poi è la commissione che decide. Buona fortuna!» Lo ringraziai, gli strinsi la mano, ed uscii dallâufficio. Molto abbattuto, molto deluso, molto preoccupato. Mi pareva oramai chiaro che non ce lâavrei fatta, altrimenti non avrebbe avuto alcun motivo di dirmi quelle cose proprio alla fine della chiacchierata. Avrei voluto sapere subito la verità, per quanto mi apparisse già scontata, e invece, ironia della sorte, la commissione finale lâaffrontai solamente dopo la pausa pranzo, nel pomeriggio.
Richiamai mia madre per raccontarle tutto, dicendole che quasi sicuramente non sarei passato. Lei comunque mi spronava a rimanere lucido fino alla fine. Non era detta lâultima parola e dovevo giocarmela fino infondo. «Se non ce la farai, almeno non dovrai rimproverarti dâesserti arreso prima del dovuto». (Più facile a dirsi che a farsi, ma senza il buono presupposto delle parole non si è mai messo in pratica nulla).
Le ore passarono lente ed inesorabili e quel solare pomeriggio di primavera iniziava a pesarmi davvero tanto. La mia passione per lâArma è sempre stata forte, e arrivare ad un passo dal realizzare un sogno per poi rimanere così in bilico nellâincertezza, pur senza la volontà di rassegnarsi facendosi il funerale prima di morire, è davvero deprimente. Non ricordo poi bene quelle ore dâattesa. Ma arrivò finalmente il mio turno.
Lâufficio della commissione, composta da un colonnello e un tenete donna, era davvero grande. La distanza tra la porta e la scrivania misurava cinque o sei metri. Il carabiniere di servizio si raccomandò «quando arrivate davanti allâufficio, non entrate ma rimanete in piedi un metro dopo la porta!». Sì-sì, e quando sentii chiamare il mio cognome mi precipitai fin quasi davanti la scrivania, senza pensarci. Il tenente immediatamente esclamò «No no!, indietro nellâuscio!, non glielâhanno detto?!», «Sì sì, mi scusi». (Almeno a me non toccò la scocciatura di mettermi sugli attenti a presentarmi militarmente, come agli altri aspiranti già in servizio da militari. Dovetti solo dire il mio nome e il mio cognome).
Il colonnello, capo della commissione, rimase in silenzio per quale istante mentre scriveva delle cose sâun foglio. Alzando solo per un istante lo sguardo, accennò con sufficienza due semplici domande. «Che lavoro fa Lei?», «Lavoro per Sky, sono addetto alle vendite e allâassistenza diretta in vari centri commerciali». «E quanto prende al mese?», «Circa millecento o milleduecento al mese, più incentivi sulle vendite». Sbuffò, e senza guardarmi mi congedò «Vada pure».
Alcuni candidati subirono anche un quarto dâora di colloquio, mentre il mio â" se così si può chiamare â" durò sì e no trenta secondi. Per me fu come aver avuto la conferma della mia tesi, ossia la non idoneità. Sembrava quasi che mi avesse posto quelle due domande per pura formalità, essendo già intenzionato a scartarmi. Perché non mi chiese nulla riguardo la mia vita e la mia aspirazione? Doveva per forza essere la riprova di ciò che già mi aveva preannunciato lâufficiale selettore. Ancor più atterrato dalla conversazione del mattino, andai insieme agli altri candidati nella sala dove ci avrebbero consegnato, in seguito, il foglio con lâesito dei quattro giorni. (Foglio simile a quello che, il giorno prima, ci venne consegnato per le sole visite mediche, e che chiaramente per me riportava la dicitura âIdoneoâ).
Il giovane militare dell'Arma che rimase con noi in quella stanza, sintonizzò il televisore (schermo piatto, sui quaranta pollici, mica male!) su Canale5, proprio mentre trasmettevano una replica della fiction âCarabinieriâ. (Fiction che ho sempre detestato per la sua subdola natura da commedia mal riuscita, e infatti un coro di ânoâ pregò lo sbirro di cambiare canale, che ubbidì immediatamente!). Tutti eravamo tesi e ci scambiavamo opinioni ed idee riguardo i quattro giorni appena trascorsi. Poco dopo iniziarono ad arrivare gli esiti. I minuti che passarono prima di sentire chiamato il mio nome, furono davvero emozionanti. Unâadrenalina mi scorreva nel sangue, un misto di gioia e di paura che si sovrapponevano come in uno stranissimo rincorrersi per arrivare primi. I fogli iniziarono ad essere distribuiti, e accanto a me scovavo molti più inidonei che idonei. Scovavo volti incupirsi improvvisamente, e altri finalmente rilassarsi con un sospiro di sollievo. Chi ritirava il foglio piegato in due senza voler aprirlo per la paura di sapere lâesito, sicché il collega accanto lo apriva per lui e ridendoci sopra esclamava «Va sto raccomandato!». Finalmente il carabiniere chiamò il mio nome, mi alzai e andai a ritirare il foglio. Notai già dagli altri che vâerano comunicazioni più lunghe e più brevi: quelle più lunghe corrispondevano alla non idoneità (poiché riportavano le brevi istruzioni per eventuali ricorsi), mentre quelle più brevi di conseguenza riportavano il giudizio di âIdoneoâ. Tornai a sedermi ma senza riuscire ad attendere oltre, aprii subito quel foglio piegato eâ âLa S.V., sottoposta allâaccertamento attitudinale completato in data odierna, ha riportato il giudizio definitivo di âIDONEOâ. La Commissione Tecnica Interministeriale, ricevuti i risultati da questo CNSR, provvederà alla compilazione delle graduatoria nazionale, sulla base dei risultati conseguiti nella prova di preselezione culturaleâ.
Davvero superfluo descrivervi il mio stato dâanimo, la mia soddisfazione e la mia gioia. In un solo istante scaricai lâagitazione accumulata in quattro giorni. Presi il telefono in mano e iniziai a telefonare a parenti ed amici, ce-lâho-fatta-ce-lâho-fatta! Facevo parte di quei quindici o venti idonei! Quel pomeriggio solare di primavera tornò ad apparirmi tale, e tutte le domande svanirono in un batter dâocchio. Non contava più nulla: al diavolo il perito selettore, la psichiatra, la commissione, i medici! Al diavolo tutto, ero idoneo!
Certo, mancava la graduatoria che tuttavia poco mi preoccupava, dato il mio risultato alla prova preselettiva, che mi consentì di classificarmi poco dopo la 150esima posizione su 498 candidati idonei.
Infatti due mesi più tardi uscì la graduatoria con la relativa data di partenza per il RAV nellâEsercito. 29 agosto 2005, Capua. Lì iniziò la mia strada per raggiungere lâArma e il lavoro che da molto tempo desidero svolgere: il carabiniere, il tutore della Legge e della sicurezza pubblica. Una passione che qui avete in tanti, se mi state leggendo.
È il 21 febbraio 2008, fra circa due mesi verrò riconvocato, insieme ai restanti oramai 400 colleghi del mio concorso e bando, presso il CNSR dellâArma per la verifica del mantenimento dei requisiti. Ci attenderà un pomeriggio ben più leggero rispetto ai quattro giorni del maggio 2005. (Esame delle urine e peso-altezza. Una formalità che mira ad individuare coloro che nel frattempo hanno subito danni fisici o condizioni comunque inabilitanti al servizio). Graziaddio il nostro è un corso fortunato, privo di graduatorie ingrate. Infatti il numero di unità previste da assumere del nostro corso corrisponde a 490, ossia ben al di sopra di quanti finâora siamo rimasti (appunto 400 militari fra Esercito, Marina ed Aeronautica). Il triennio di ferma terminerà il 29 agosto di questâanno, e poi in autunno dovrebbe iniziare il corso presso una scuola Allievi Carabinieri (si vocifera Iglesias, Sardegna; ma la partita è ancora aperta). Confidiamo tutti nelle risorse stanziate già tre anni fa, che ciononostante spesso si disperdono, sicché si ricorre ad inserire i fondi per le nostre assunzioni nella Legge Finanziaria dellâanno in corso. Lâottimismo di transitare puntualmente prima dellâinverno arriva dai piani di arruolamento preventivati, ma non saranno uno o due mesi in più o in meno a cambiare le cose. Abbiamo aspettato tre anni, se sarà il caso aspetteremo qualche mese in più.
Spero di trovare al corso molti colleghi conosciuti e divenuti amici durante il corso basico in Esercito, e di iniziare finalmente, ricordando con il sorriso quei quattro giorni appena raccontati, il lavoro a cui tutti abbiamo aspirato con passione.
A voi che vi apprestate ad affrontare questo concorso nellâArma, posso consigliarvi di mettercela davvero tutta senza mai smettere di credere nella passione e in voi stessi. È proprio la motivazione uno degli elementi più valutati dalla commissione, nonché il proprio livello dâautostima. Siate sempre voi stessi e vedrete che ogni sforzo verrà ripagato.

Una foto scattata la prima mattina, appena entrati dal grande cancello laterale del CNSR

Da: Andrea8720/07/2010 11:22:07
ragazzi k ekiede lo psicologo? c'è qualke prova da lui????? rispondete vi prego

Da: mik 7821/07/2010 15:54:41
E INUTILE METTERE L' AVVOCATO ,,AL PTROSSIMO KONKORSO E FINITA

Da: antonio21/07/2010 20:45:34
ciao enzo sono nuovo del forum vado anche io il 3 agosto ti volevo chiedere dove vai a dormire aspetto una tua risposta se vuoi possiamo dividere le spese fammi sapere.

Da: Andrea8724/07/2010 10:48:30
ciao ragazzi sn tornato oggi come inidoneo con art 11 comma 3.... in poke parole non ero raccomandato....hanno scartato tutti indifferentemente dal voto io kon 77 altri kon 95 97 90 87, solo perkè abbiamo la colpa di non essere raccomandati.....poi ke non si lamentassero se l'italia va in rovina.... la meritocrazia non esiste e non esisterà mai... cmq buona fortuna a tutti......

Da: pitt bull24/07/2010 18:40:46
Ciao ragazzi sono come scrivono loro inidoneo x l'art. 11 comma 3 dopo aver speso tempo e denaro, non potevano mandarmi via prima, facevano piu' bella figura. a proposito il giorno dei quiz davanti al cnsr. c'era un gruppo di persone che dialogando tra loro facevano intuire che il concorso era solo una prassi e se non avevi una raccomandazione a livello politico potevi anche volare che non saresti entrato.

Da: sasy27/07/2010 14:13:03
ma l'art.11 di che cosa parla?

Da: ciro06/08/2010 15:18:03
ma quali raccomandazioni.........allora se fosse cosi facile che una telefonata risolvesse tutto, chi non la farebbe?? allora sarebbero tutti idonei .... purtroppo i posti sono 1500...i concorrenti piu di 20000 trovate voi una soluzione. E' cosi dovunque,diversamente non esisterebbe piu il problema della disoccupazione

Da: gianni 8207/09/2010 21:20:11
qualcuno di voi ha chiesto di visionare i documenti?

Da: cc mancato29/10/2010 10:56:03
anchìio inidoneo secondo l'art. 11 comma 3. praticamente significa che non hai le attitudini a fre il cc ... come dite voi mancata raccomandazione!

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