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Da: Amazzonia | 11/09/2019 07:17:42 |
Le migliaia di incendi che da diverse settimane sono in corso nella Foresta Amazzonica hanno portato l'attenzione di tutto il mondo sugli altissimi livelli di deforestazione in corso in Brasile e negli altri paesi sudamericani confinanti, che stanno mettendo a rischio una delle risorse ambientali più importanti del pianeta. Gli incendi sono una delle principali minacce per l'Amazzonia, ma non l'unica: a ridurne l'estensione a ritmi impressionanti sono anche la deforestazione causata dalle attività umane e le conseguenze del cambiamento climatico. L'entità di questi tre fenomeni ha fatto sì che alcuni scienziati, da anni, avvertano della possibilità che la Foresta Amazzonica stia per superare un punto di non ritorno, oltre il quale inizierà un processo che la vedrà sostanzialmente autodistruggersi in un modo forse irreversibile, e che viene identificato dagli scienziati come "forest dieback". Quanto è plausibile? La prima cosa da tenere presente è che su questo scenario, il peggiore immaginabile per l'Amazzonia, la comunità scientifica è piuttosto divisa. Alcuni scienziati ritengono sia possibile o addirittura probabile, altri credono sia improbabile o anche impossibile. Nessuno sa se si verificherà e, nel caso, quando: ma è una teoria su cui esistono studi e ricerche, i primi dei quali risalgono a molti anni fa. Superata una certa percentuale di deforestazione, dicono certi modelli, si innescheranno una serie di meccanismi a catena che trasformeranno fino a metà dell'Amazzonia in savana. Altri invece prevedono che comunque il processo sarà gestibile e reversibile. Anche tra le previsioni che ammettono lo scenario di una serie di reazioni a catena che potrebbero innescarsi superato un certo livello di deforestazione, comunque, ci sono molte discordanze. In particolare, gli scienziati non sono d'accordo sull'esito finale di queste reazioni: non tutti pensano che, se dovessero verificarsi, la foresta scomparirà effettivamente. C'è chi ritiene per esempio che possa diventare una foresta stagionale, i cui alberi cioè perdono foglie nella stagione secca; qualcuno pensa che diventerà più rada in ampie porzioni. Rimane che tutti questi scenari sono comunque preoccupanti, se non catastrofici, come ha spiegato un recente articolo del New York Times. Non sappiamo ancora, quindi, quante siano le possibilità che il "forest dieback" si verifichi: ma il fatto che la comunità scientifica sia divisa, e che ci siano studi che lo considerano uno scenario quantomeno plausibile, basta a rendere la questione molto seria. �«Anche se è una possibilità remota, non possiamo permetterci di ignorarla. Sarebbe assolutamente disastroso per il ciclo del carbonio della Terra, per quello dell'acqua, per il clima e per la biodiversità , senza parlare delle persone che ci vivono�» ha spiegato alla rivista del Massachusetts Institute of Technology Jonathan Foley, direttore del Project Drawdown, un gruppo di ricerca specializzato nella decarbonizzazione, cioè nell'utilizzo di fonti energetiche a minor contenuto di carbonio e quindi minor impatto ambientale. Come può fare la foresta ad "autodistruggersi" Semplificando molto un ciclo naturale di dimensioni enormi e assai complesso: le centinaia di miliardi di alberi della Foresta Amazzonica assorbono quotidianamente l'acqua dalle precipitazioni e dal suolo, rilasciandola successivamente nell'atmosfera sotto forma di vapore acqueo, che a sua volta si concentra nelle nuvole e ritorna sulla Terra come pioggia. Questo gigantesco ciclo garantisce la sopravvivenza della foresta stessa, ma c'è chi crede che sia in pericolo con gli attuali ritmi della deforestazione, che secondo BBC comporta la perdita di una superficie di Foresta Amazzonica pari a un campo da calcio ogni minuto. Man mano che porzioni della foresta vengono eliminate, il ciclo che la tiene in vita inizia a incrinarsi: la quantità di vapore prodotto complessivamente diminuisce, e di conseguenza la pioggia che la bagna periodicamente. Il suolo diventa più secco, con il risultato che i successivi incendi bruceranno di più e in maggiore profondità . Superato un certo punto, la foresta non riesce più a produrre sufficiente pioggia per sopravvivere. A quel punto, secondo diversi scienziati, gli alberi cominceranno a morire da soli, e la foresta si degraderà senza bisogno di ulteriori stimoli. Thomas Lovejoy, un importante scienziato ambientale, ha detto al New York Times che diversi colleghi che lavorano in Brasile sono arrivati indipendentemente alla stessa stima sulla percentuale di deforestazione dell'Amazzonia oltre la quale si potrebbe innescare questo processo: tra il 20 e il 25 per cento rispetto al 1970. Secondo le stime dello stesso governo brasiliano, ora siamo al 19,3 per cento. �«È vicino, è molto vicino�» ha detto Lovejoy. Un gruppo di scienziati, guidati dalla geografa dell'Università di Boulder, in Colorado, ed esperta di incendi Jennifer Balch, provò negli anni scorsi a riprodurre il fenomeno dell'autoestinzione forestale in una piccola porzione di Foresta Amazzonica, a cui vennero appiccati regolari incendi nell'arco di dieci anni. Quello di Balch fu un esperimento raro e complesso, i cui risultati vennero pubblicati nel 2015 sulla rivista BioScience: stabilirono che dopo un po' di cicli di incendi, anche se i danni delle fiamme erano limitati, gli alberi cominciavano a morire in caso di sufficiente riduzione delle piogge (riduzione ovviamente indipendente dai piccoli incendi dell'esperimento). �«Riuscimmo a dimostrare che sì, l'Amazzonia ha un punto di non ritorno, e che può arrivare molto presto�». Nel 2014, un rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell'ONU concluse che il riscaldamento globale, da solo, non sarebbe bastato a distruggere ampie porzioni della foresta Amazzonica in questo secolo. Ma a minacciare la foresta sono una serie di concause: ci sono gli incendi, o attività umane come, per esempio, la costruzione di strade che frammentano l'Amazzonia e ne espongono maggiori superfici. E spesso il rapporto tra queste concause è circolare: il riscaldamento globale allunga le stagioni secche e rende il terreno più adatto alla crescita di erbacce infestanti, che in caso di incendio bruciano molto facilmente. I primi effetti di queste alterazioni degli equilibri che regolano il ciclo vitale dell'Amazzonia sono una riduzione delle piogge, che secondo alcuni studi sta già avvenendo. La Foresta Amazzonica può diventare un acceleratore del riscaldamento globale? Gli alberi conservano dentro di sé una certa parte di carbonio, che rimane nella parte "morta" della pianta che costituisce il legno interno. Quel carbonio è immagazzinato durante la fotosintesi, ed è lo scarto tra l'anidride carbonica assorbita dalle piante durante la fotosintesi e quella che viene poi diffusa nell'atmosfera nella respirazione (che è di meno). In totale si stima che l'Amazzonia conservi circa 100 miliardi di tonnellate di carbonio: il totale di carbonio emesso sotto forma di anidride carbonica da tutte le centrali elettriche a carbone nel 2017, per fare un confronto, è stato di 15 miliardi di tonnellate. Sul totale del carbonio immagazzinato globalmente sulle piante terrestri, il 17% è in Amazzonia. Negli anni Novanta, un gruppo di scienziati della University of Exeter, in Inghilterra, provò a confermare una teoria apparentemente balzana: esiste la possibilità che la Foresta Amazzonica, che oggi è uno dei principali argini al riscaldamento globale per via dell'assorbimento dell'anidride carbonica presente nell'atmosfera, possa diventare invece un acceleratore del cambiamento climatico? Si può, in sostanza, arrivare a un punto in cui gli alberi morti sono così tanti che la foresta rilasci nell'atmosfera più carbonio di quanto ne assorba? Gli scienziati identificarono il 2050 come l'anno in cui questo fenomeno potrebbe verificarsi. I risultati dello studio furono molto contestati nella comunità scientifica, ma recentemente quell'ipotesi sta venendo riconsiderata, alla luce delle nuove ricerche sul tema | |
Da: Amazzonia | 11/09/2019 07:17:43 |
Le migliaia di incendi che da diverse settimane sono in corso nella Foresta Amazzonica hanno portato l'attenzione di tutto il mondo sugli altissimi livelli di deforestazione in corso in Brasile e negli altri paesi sudamericani confinanti, che stanno mettendo a rischio una delle risorse ambientali più importanti del pianeta. Gli incendi sono una delle principali minacce per l'Amazzonia, ma non l'unica: a ridurne l'estensione a ritmi impressionanti sono anche la deforestazione causata dalle attività umane e le conseguenze del cambiamento climatico. L'entità di questi tre fenomeni ha fatto sì che alcuni scienziati, da anni, avvertano della possibilità che la Foresta Amazzonica stia per superare un punto di non ritorno, oltre il quale inizierà un processo che la vedrà sostanzialmente autodistruggersi in un modo forse irreversibile, e che viene identificato dagli scienziati come "forest dieback". Quanto è plausibile? La prima cosa da tenere presente è che su questo scenario, il peggiore immaginabile per l'Amazzonia, la comunità scientifica è piuttosto divisa. Alcuni scienziati ritengono sia possibile o addirittura probabile, altri credono sia improbabile o anche impossibile. Nessuno sa se si verificherà e, nel caso, quando: ma è una teoria su cui esistono studi e ricerche, i primi dei quali risalgono a molti anni fa. Superata una certa percentuale di deforestazione, dicono certi modelli, si innescheranno una serie di meccanismi a catena che trasformeranno fino a metà dell'Amazzonia in savana. Altri invece prevedono che comunque il processo sarà gestibile e reversibile. Anche tra le previsioni che ammettono lo scenario di una serie di reazioni a catena che potrebbero innescarsi superato un certo livello di deforestazione, comunque, ci sono molte discordanze. In particolare, gli scienziati non sono d'accordo sull'esito finale di queste reazioni: non tutti pensano che, se dovessero verificarsi, la foresta scomparirà effettivamente. C'è chi ritiene per esempio che possa diventare una foresta stagionale, i cui alberi cioè perdono foglie nella stagione secca; qualcuno pensa che diventerà più rada in ampie porzioni. Rimane che tutti questi scenari sono comunque preoccupanti, se non catastrofici, come ha spiegato un recente articolo del New York Times. Non sappiamo ancora, quindi, quante siano le possibilità che il "forest dieback" si verifichi: ma il fatto che la comunità scientifica sia divisa, e che ci siano studi che lo considerano uno scenario quantomeno plausibile, basta a rendere la questione molto seria. �«Anche se è una possibilità remota, non possiamo permetterci di ignorarla. Sarebbe assolutamente disastroso per il ciclo del carbonio della Terra, per quello dell'acqua, per il clima e per la biodiversità , senza parlare delle persone che ci vivono�» ha spiegato alla rivista del Massachusetts Institute of Technology Jonathan Foley, direttore del Project Drawdown, un gruppo di ricerca specializzato nella decarbonizzazione, cioè nell'utilizzo di fonti energetiche a minor contenuto di carbonio e quindi minor impatto ambientale. Come può fare la foresta ad "autodistruggersi" Semplificando molto un ciclo naturale di dimensioni enormi e assai complesso: le centinaia di miliardi di alberi della Foresta Amazzonica assorbono quotidianamente l'acqua dalle precipitazioni e dal suolo, rilasciandola successivamente nell'atmosfera sotto forma di vapore acqueo, che a sua volta si concentra nelle nuvole e ritorna sulla Terra come pioggia. Questo gigantesco ciclo garantisce la sopravvivenza della foresta stessa, ma c'è chi crede che sia in pericolo con gli attuali ritmi della deforestazione, che secondo BBC comporta la perdita di una superficie di Foresta Amazzonica pari a un campo da calcio ogni minuto. Man mano che porzioni della foresta vengono eliminate, il ciclo che la tiene in vita inizia a incrinarsi: la quantità di vapore prodotto complessivamente diminuisce, e di conseguenza la pioggia che la bagna periodicamente. Il suolo diventa più secco, con il risultato che i successivi incendi bruceranno di più e in maggiore profondità . Superato un certo punto, la foresta non riesce più a produrre sufficiente pioggia per sopravvivere. A quel punto, secondo diversi scienziati, gli alberi cominceranno a morire da soli, e la foresta si degraderà senza bisogno di ulteriori stimoli. Thomas Lovejoy, un importante scienziato ambientale, ha detto al New York Times che diversi colleghi che lavorano in Brasile sono arrivati indipendentemente alla stessa stima sulla percentuale di deforestazione dell'Amazzonia oltre la quale si potrebbe innescare questo processo: tra il 20 e il 25 per cento rispetto al 1970. Secondo le stime dello stesso governo brasiliano, ora siamo al 19,3 per cento. �«È vicino, è molto vicino�» ha detto Lovejoy. Un gruppo di scienziati, guidati dalla geografa dell'Università di Boulder, in Colorado, ed esperta di incendi Jennifer Balch, provò negli anni scorsi a riprodurre il fenomeno dell'autoestinzione forestale in una piccola porzione di Foresta Amazzonica, a cui vennero appiccati regolari incendi nell'arco di dieci anni. Quello di Balch fu un esperimento raro e complesso, i cui risultati vennero pubblicati nel 2015 sulla rivista BioScience: stabilirono che dopo un po' di cicli di incendi, anche se i danni delle fiamme erano limitati, gli alberi cominciavano a morire in caso di sufficiente riduzione delle piogge (riduzione ovviamente indipendente dai piccoli incendi dell'esperimento). �«Riuscimmo a dimostrare che sì, l'Amazzonia ha un punto di non ritorno, e che può arrivare molto presto�». Nel 2014, un rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell'ONU concluse che il riscaldamento globale, da solo, non sarebbe bastato a distruggere ampie porzioni della foresta Amazzonica in questo secolo. Ma a minacciare la foresta sono una serie di concause: ci sono gli incendi, o attività umane come, per esempio, la costruzione di strade che frammentano l'Amazzonia e ne espongono maggiori superfici. E spesso il rapporto tra queste concause è circolare: il riscaldamento globale allunga le stagioni secche e rende il terreno più adatto alla crescita di erbacce infestanti, che in caso di incendio bruciano molto facilmente. I primi effetti di queste alterazioni degli equilibri che regolano il ciclo vitale dell'Amazzonia sono una riduzione delle piogge, che secondo alcuni studi sta già avvenendo. La Foresta Amazzonica può diventare un acceleratore del riscaldamento globale? Gli alberi conservano dentro di sé una certa parte di carbonio, che rimane nella parte "morta" della pianta che costituisce il legno interno. Quel carbonio è immagazzinato durante la fotosintesi, ed è lo scarto tra l'anidride carbonica assorbita dalle piante durante la fotosintesi e quella che viene poi diffusa nell'atmosfera nella respirazione (che è di meno). In totale si stima che l'Amazzonia conservi circa 100 miliardi di tonnellate di carbonio: il totale di carbonio emesso sotto forma di anidride carbonica da tutte le centrali elettriche a carbone nel 2017, per fare un confronto, è stato di 15 miliardi di tonnellate. Sul totale del carbonio immagazzinato globalmente sulle piante terrestri, il 17% è in Amazzonia. Negli anni Novanta, un gruppo di scienziati della University of Exeter, in Inghilterra, provò a confermare una teoria apparentemente balzana: esiste la possibilità che la Foresta Amazzonica, che oggi è uno dei principali argini al riscaldamento globale per via dell'assorbimento dell'anidride carbonica presente nell'atmosfera, possa diventare invece un acceleratore del cambiamento climatico? Si può, in sostanza, arrivare a un punto in cui gli alberi morti sono così tanti che la foresta rilasci nell'atmosfera più carbonio di quanto ne assorba? Gli scienziati identificarono il 2050 come l'anno in cui questo fenomeno potrebbe verificarsi. I risultati dello studio furono molto contestati nella comunità scientifica, ma recentemente quell'ipotesi sta venendo riconsiderata, alla luce delle nuove ricerche sul tema | |
Da: stacca stacca | 1 - 11/09/2019 08:11:19 |
CI STANNO TRACCIANDO! stacca tutto | |
Da: Quizista | 11/09/2019 08:56:24 |
Grazie Gascoigne Amazzonia, almeno posta anche i quesiti oltre al brano! | |
Da: Quizista | 11/09/2019 08:57:41 |
Quesiti relativi a tale brano | |
Da: Gaetano17 | 11/09/2019 09:46:38 |
Ciao a tutti, oggi dovrebbero pubblicare eventuali variazioni al diario/sede d'esame...sapete se ci sono novità ? | |
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Da: rumenta | 11/09/2019 10:07:45 |
Ragazzi esattamente cosa vi preoccupa Capisco che lo stress da prova può giocare brutti scherzi. Ma fino ad un certo punto Penso che il test sarà dello stesso tipo di quello della VdA e Bolzano ed oggettivamente non è complicato Abbiamo 11 risposte sicure che sono quelle sui brani. Quelle non si possono sbagliare perchè la griglia risponde ad uno schema fisso mentre quello statistico è proprio semplice (almeno quello della VdA lo era e non si capisce perchè il nostro invece dovrebbe essere difficile) Penso che la Merito nel momento che ha elaborato il questionario per la VdA li abbia elaborati anche per le altre sessioni. Quindi le tipologie sono quelle. Niente anagrammi. Studiatevi un pò di geografia, le ossa del corpo... Con 5-6 errori penso si entri ovunque Non ci | |
Da: Ffranz76 | 11/09/2019 10:12:27 |
rumenta d'accordo, più che difficile vedo il test un pò più lungo dei precedenti | |
Da: SIMOGE | 1 - 11/09/2019 10:18:19 |
@rumenta il tuo Nickname mi ha fatto morire dal ridere!? ... immagino tu sia di Ge :))) @Wendy21 Niente panico per i quadratini,ma fai qualche prova così hai un'idea di quanto ci metti. Io ad esempio mi sono tenuta 5 minuti per cercare di nn fare casino e ad ogni test ricopio proprio le risposte su un foglio a quadretti. | |
Da: Gilda84 | 11/09/2019 11:52:07 |
Mi dite per favore dove posso trovare i quiz della valle d'aosta? Grazie | |
Da: Jennifer369 | 11/09/2019 12:43:35 |
Ciao ragazzi!! Quanti punti assegnano per ogni risposta esatta/ sbagliata/non data? | |
Da: Cry | 1 - 11/09/2019 13:14:06 |
Buongiorno ragazzi, ho visto sul sito dell'Agenzia delle entrate che hanno confermato il diario e la sede d'esame della prova oggettiva attitudinale. Ciao a tutti :) | |
Da: Ffranz76 | 11/09/2019 13:32:46 |
Cry ottimo oramai ci siamo eheheheh la tensione sale | |
Da: @ per tutti..... | 11/09/2019 13:36:34 |
Grazie. | |
Da: Michelangelo1983 | 11/09/2019 13:38:51 |
Da roma tiburtina per arrivare all'hotel ergife conviene la metro? O è meglio il bus? | |
Da: gascoigne -banned!- | 11/09/2019 13:42:56 |
https://www.agenziaentrate.gov.it/wps/file/Nsilib/Nsi/Agenzia/Amministrazione+trasparente/Bandi+di+concorso/Concorsi+in+svolgimento/Selezione+pubblica+per+assunzione+a+tempo+indeterminato+di+510+unita+per+la+terza+area+funzionale/Avviso+11+settembre+2019+510/510trib_conferma_+diario_prova1.pdf diario confermato in bocca al lupo a tutti | |
Da: lulu 90 | 11/09/2019 13:53:40 |
@Michelangelo1983 bella domanda... anch'io ho lo stesso dubbio, per quanto riguarda l'autobus a Tiburtina ci dovrebbe essere la linea 490 che ha fermata a Cornelia ma non so quanto tempo impiega e se è preferibile alla metro. Qualcuno saprebbe dare informazioni a riguardo? Grazie. | |
Da: bandini | 11/09/2019 14:02:05 |
Ragazzi scusate potete postare gentilmente i quiz assegnati a Bolzano? Grazie mille. Buona giornata | |
Da: Wendy21 Reputazione utente: +69 | 11/09/2019 14:03:27 |
@SIMOGE grazie del supporto...da stamattina mi sono fatta anch'io uno schema per le risposte in cui annerisco per bene i quadratini, vediamo come va...in bocca al lupo a tutti e in particolare a quelli che iniziano per primi | |
Da: gascoigne -banned!- | 11/09/2019 14:05:02 |
Individuare tra i seguenti il significato di "demiurgo": mago artefice capopopolo dominatore | |
Da: Ffranz76 | 11/09/2019 14:22:50 |
bandini il quiz è uguale a quello della VdO , hanno fatto la prova lo stesso giorno chi lo fa per la Lombardia? | |
Da: bandini | 11/09/2019 14:26:58 |
Grazie Franz76 non lo sapevo :-). Io concorro per la Lombardia e voglio credere in ciò che che dice rumenta | |
Da: Ffranz76 | 11/09/2019 14:32:18 |
anche io voglio credere a rumenta eheheheh che poi è anche abbastanza logico che giorno hai la prova? | |
Da: oslo66 Reputazione utente: +115 | 11/09/2019 14:39:37 |
Artefice? Ne parla Platone o Aristotele, se non ero.. | |
Da: Filixfil | 11/09/2019 14:50:52 |
Ragazzi, scusate, so che è stanno pubblicato il link tante volte, ma non riesco a trovare il questionario della valle d'aosta con la griglia risposte. potreste pubblicarlo? Grazie 1000 | |
Da: Nina_218 | 11/09/2019 14:52:51 |
direi anche io artefice ma per esclusione degli altri (non lo so con esattezza). ragazzi a pochi giorni dalla prova, chiedo soprattutto a chi la avrà a settembre, su cosa vi state concentrando? Io penso di rivedere un poco la geografia(laghi,fiumi ) perchè non ricordo tutto con precisione (diciamo che è passato del tempo da quando la studiavo) e per il resto i quiz soliti (guardia di finanza,quiz del sim°neuro , i questionari per mantenere lo stress del tempo). Grazie in bocca al lupo! | |
Da: gascoigne -banned!- | 11/09/2019 15:08:53 |
@oslo @nina si artefice Secondo la filosofia antica (da Platone allo gnosticismo), l'artefice o il legislatore dell'universo. questa la definizione di Demiurgo che ho trovato | |
Da: Cry | 11/09/2019 15:13:36 |
Ragazzi, scusate, dopo quanto tempo dal sostenimento della prova attitudinale si viene a conoscenza se l'esame è stato passato o meno ? Per tutti il 15 novembre oppure prima ? E un'altra cosa: ricordo che più di una volta è stato indicato in questo forum il punteggio attribuito alle varie domande (corrette, errate e omesse). Ora non ricordo i vari punti assegnati, ma la cosa che vorrei sapere è questa: secondo voi, se una risposta non la si conosce conviene comunque provarci a darla oppure è meglio non rispondere proprio ? Grazie. | |
Da: Ffranz76 | 1 - 11/09/2019 15:28:21 |
Nina più o meno faccio come te... cercando di curare le mie lacune... sui sillogismi in particolare.... inoltre cercherò di curare il più possibile la gestione tempo... | |
Da: gascoigne -banned!- | 1 - 11/09/2019 16:01:36 |
Nina io sto sfogliando i quiz, poi il giorno prima ripasserò gli appunti che mi sono preso su dei quaderni | |
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