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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
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Da: parlate | 07/09/2014 12:27:46 |
come se poteste scegliere fra fare l'avvocato o il dipendente pubblico.Ma non potete. Siete costretti a fare gli avvocati (e quindi a guadagnare 300 euro al mese).Per fare i dipendenti pubblici bisogna avere agganci e se voi state qui a teorizzare è ovvio che non li avete.Altrimenti perché continuare a guadagnare 300 euro al mese invece che 1200-1500 (lo stipendio di un dipendente della P.A.)? Avete ragione, fare il dipendente pubblico non è certo stimolante...essere circondato da colleghi caproni e ignoranti (che prima di comprarsi il concorso pubblico si sono comprati la laurea) non avere nulla da fare tutto il giorno (se non giocare ai videogames e stare nella zona macchinette del caffè) è frustrante.Ma almeno dal punto di vista economico di sopravvive.Vi capisco.Anch'io sono laureato in giurisprudenza (a pieni voti).Diversamente da voi, avendo molti amici piu' anziani di me che hanno scelto di fare gli avvocati, ho fatto tesoro della loro esperienza.Ho visto che tutti facevano la fame e non ho buttato del tempo nel conseguimento di un titolo inutile.Ho comunque fatto una lunghissima gavetta nel settore privato cambiando lavoro 2-3 volte l'anno (spesso lavori part time e mal pagati) sempre sottodimensionato rispetto alla mia preparazione (ho fatto anche 5 corsi post laurea).Ovviamente ho sperimentato sulla mia pelle che anche nel settore privato non esiste alcuna meritocrazia e quindi non ho certo fatto carriera.Ho visto andare avanti massoni, amici di massoni e politici, mignotte, ecc.L'unica soluzione è la rivoluzione.Tutto è nelle nostre mani.Continuare a subire o riprenderci quello che ci spetta... | |
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Da: laurea fasulla | 07/09/2014 12:55:39 |
L'università è la causa di tutti i mali sociali; non è programmata per garantire un lavoro. Si confonde il diritto allo studio con la formazione professionale programmata. Il diritto allo studio spetta a chiunque. Lo si può garantire abolendo le tasse universitarie e sui libri. In Svezia anche gli studenti vengono pagati (ma la facoltà di giurisprudenza è a numero chiuso). La formazione professionale programmata in funzione del mondo del lavoro è un'altra cosa; evita che lo Stato sprechi miliardi di euro in stipendi di professori, ricercatori universitari, personale amministrativo etc. per far conseguire una laurea in giurisprudenza che crea un disoccupato, anzichè una laura in chimica o ingegneria elettronica, o in agraria o in medicina che non farà rimpiangere lo studente di aver scelto la facoltà universitaria sbagliata. | |
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Da: | 07/09/2014 13:07:26 |
parlate 07/09/2014 12.27.46 come se poteste scegliere fra fare l'avvocato o il dipendente pubblico.Ma non potete. Siete costretti a fare gli avvocati (e quindi a guadagnare 300 euro al mese).Per fare i dipendenti pubblici bisogna avere agganci e se voi state qui a teorizzare è ovvio che non li avete.Altrimenti perché continuare a guadagnare 300 euro al mese invece che 1200-1500 (lo stipendio di un dipendente della P.A.)? Avete ragione, fare il dipendente pubblico non è certo stimolante...essere circondato da colleghi caproni e ignoranti (che prima di comprarsi il concorso pubblico si sono comprati la laurea) non avere nulla da fare tutto il giorno (se non giocare ai videogames e stare nella zona macchinette del caffè) è frustrante.Ma almeno dal punto di vista economico di sopravvive.Vi capisco.Anch'io sono laureato in giurisprudenza (a pieni voti).Diversamente da voi, avendo molti amici piu' anziani di me che hanno scelto di fare gli avvocati, ho fatto tesoro della loro esperienza.Ho visto che tutti facevano la fame e non ho buttato del tempo nel conseguimento di un titolo inutile.Ho comunque fatto una lunghissima gavetta nel settore privato cambiando lavoro 2-3 volte l'anno (spesso lavori part time e mal pagati) sempre sottodimensionato rispetto alla mia preparazione (ho fatto anche 5 corsi post laurea).Ovviamente ho sperimentato sulla mia pelle che anche nel settore privato non esiste alcuna meritocrazia e quindi non ho certo fatto carriera.Ho visto andare avanti massoni, amici di massoni e politici, mignotte, ecc.L'unica soluzione è la rivoluzione.Tutto è nelle nostre mani.Continuare a subire o riprenderci quello che ci spetta... Stai offendendo tutti quelli che hanno vinto un concorso con merito e quindi anche me, pondera ciò che dici e non generalizzare. Se sai casi di corruzione denunciali ma non parlare a vanvera sui vincitori di concorso. Mi ricordi la favola della volpe e l'uva. | |
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Da: cervellone | 07/09/2014 16:48:23 |
se tutti voi, che siete degli avvocati falliti, avete un gran cervello, siete dei grandi cultori del diritto, avete una cultura enciclopedica...perché morite di fame??? leggo da molto questo forum e non sono mai riuscito a rispondere a questo semplice interrogativo...e non ve ne uscite con la solita storia dei raccomandati ecc.. altra domanda: quanti di voi sono in grado di vincere un concorso pubblico pulito?? presumo quasi nessuno..(attendo risposte con la solita storia dei raccomandati..leccaculi..) N.B. non trovate scuse..ognuno nella vita ha quel che si merita..non tutti possono avere successo nella vita...c'è chi è capace chi no.. | |
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Da: parlate | 07/09/2014 18:28:08 |
Stai offendendo tutti quelli che hanno vinto un concorso con merito e quindi anche me, pondera ciò che dici e non generalizzare. Se sai casi di corruzione denunciali ma non parlare a vanvera sui vincitori di concorso. Mi ricordi la favola della volpe e l'uva. non dire fregnacce, non ti crede nesuno.Chiediti perché hai dovuto vincere il concorso con l' "aiutino"...Te lo dico io: perché altrimenti non avresti vinto il concorso perché non sei all'altezza.L'Italia è piena di dipendenti pubblici come te messi a svolgere un ruolo piu' grande di loro.Vergognati.Non sei furbo.Sei la feccia della socetà . Ma attento ogni tanto qualcuno viene beccato... http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/concorso-da-maresciallo-30mila-euro-per-l-esame-no676648 | |
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Da: per cervellone | 07/09/2014 18:33:54 |
scrivi "ognuno nella vita ha quel che si merita.." già questo fa capire quanto sei intelligente...uno che pensa che in Italia ci sia la meritocrazia (e che probabilmente crede anche che le pozioni magiche di Wanna Marchi fossero efficaci) e che però avrebbe vinto un concorso con migliaia di candidati...continua a prostituirti a favore del potente di turno...purtroppo per te l'intelligenza non si compra e vivrai tutta la tua vita come un mentecatto... | |
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Da: | 07/09/2014 18:39:26 |
cervellone 07/09/2014 16.48.23 se tutti voi, che siete degli avvocati falliti, avete un gran cervello, siete dei grandi cultori del diritto, avete una cultura enciclopedica...perché morite di fame??? leggo da molto questo forum e non sono mai riuscito a rispondere a questo semplice interrogativo...e non ve ne uscite con la solita storia dei raccomandati ecc.. altra domanda: quanti di voi sono in grado di vincere un concorso pubblico pulito?? presumo quasi nessuno..(attendo risposte con la solita storia dei raccomandati..leccaculi..) N.B. non trovate scuse..ognuno nella vita ha quel che si merita..non tutti possono avere successo nella vita...c'è chi è capace chi no.. io non muoio di fame, ho vinto un buon concorso con merito e guadagno bene e ora ne faccio altri per migliorare la mia posizione ..... il fatto che qualcuno non sia in grado di vincere un concorso non significa che gli altri non siano in grado di vincerlo con merito la volpe che non arrivò all'uva disse che era acerba | |
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Da: parlate | 07/09/2014 18:40:35 |
07/09/2014 13.07.26 "Stai offendendo tutti quelli che hanno vinto un concorso con merito e quindi anche me, pondera ciò che dici e non generalizzare. Se sai casi di corruzione denunciali ma non parlare a vanvera sui vincitori di concorso. Mi ricordi la favola della volpe e l'uva. " senti vincitore del concorso con "merito"...non generalizzare? Ma hai un po' di dignità ? lavori a Locri per caso? http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/il-sindaco-di-locri-dio-falli-lavorare-100-dipendenti-su-125-si-danno-malati-1960411/ | |
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Da: | 07/09/2014 18:40:53 |
l'invidia e la cattiveria sono delle brutte bestie | |
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Da: | 07/09/2014 18:42:15 |
chi generalizza non brilla per acume | |
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Da: parlate | 07/09/2014 18:43:48 |
l'aver paura ogni volta che si va a dormire che si scopra che si è pagata una tangente per vincere il concorso è una brutta bestia. E' lo è anche la consapevolezza di non essere in grado di vincere un concorso senza l' "aiutino" perché si è INFERIORI agli altri... | |
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Da: | 07/09/2014 18:44:37 |
è una paura che io non ho e so bene di aver vinto i miei concorsi con merito | |
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Da: | 07/09/2014 18:45:57 |
tu invece forse non ci sei mai riuscito e questo ti rode e passi la tua giornata a invidiare il prossimo e a desiderare il suo stipendio ma campa più l'invidiato dell'invidioso | |
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Da: parlate | 07/09/2014 18:50:54 |
non ho mai fatto un concorso pubblico. chi ha paura che la sua malefatta sia scoperta vive nell'ansia e ciò causa un forte stress che abbrevia la vita dell'imbroglione... senza contare che egli è ricattabile... la consapevolezza di essere un "bluff" (uno che non merita il posto che ricopre) mina fortmente l'autostima del mafiosetto... | |
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Da: impiegato_comunale_83 | 07/09/2014 19:20:16 |
ho partecipato a una quindicina di concorsi, tutti in Comuni della mia provincia e province limitrofe. Risultato: - vinti 2 (uno a t. determinato e uno a t. indeterminato in un altro Comune) - 5 idoneità (fra cui due secondi posto). Il tutto in circa 8 anni e con un semplice diploma. Ho lasciato apposta l'università per studiare solo per concorsi comunali. Sono orgoglioso ogni giorno di più. Ma la cosa che odio di più è la gente che pensa ancora che sono raccomandato. E per fortuna che lavoro in un Comune a 25 km da casa! Se l'avessi vinto nel mio paese non voglio pensare quanti altri pregiudizi mi sarei dovuto sorbire. | |
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Da: laurea fasulla | 07/09/2014 22:33:24 |
Il numero chiuso scongiura l'instaurarsi di guerre tra poveri. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/07/test-dingresso-a-medicina-petizione-pd-contro-ministro-giannini-no-abolizione/1112506/ Una petizione contro il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini e la sua proposta (ormai quasi una decisione) di abolire i test di ingresso alla facoltà di Medicina. E a promuoverla non sono le università , i medici o i rettori (pure contrarissimi alla riforma), ma un deputato del Pd: il partito di maggioranza del governo di cui la Giannini è ministro. Filippo Crimì, eletto alla Camera nella circoscrizione "Veneto 1" alle ultime politiche, da giorni porta avanti sul web la raccolta firme. Un'iniziativa "a titolo personale", ma che "rispecchia un certo disagio all'interno del partito nei confronti della posizione del ministro: ci siamo riuniti più volte per discuterne, a nostro avviso è impossibile rinunciare ad una selezione in entrata". Alla petizione, infatti, si sono già uniti diversi parlamentari dem, e sul documento campeggia ben in vista il simbolo del partito. Da mesi la titolare di viale Trastevere sostiene la necessità di abolire i test d'ingresso. La settimana scorsa, mentre il governo preparava gli ultimi dettagli del piano scuola, Giannini ha anche incontrato la Conferenza dei rettori (Crui), per comunicare la volontà di accelerare sulla riforma. Il Miur punta sul cosiddetto "modello alla francese": niente più quiz in primavera, tutti gli aspiranti medici iscritti. E lo sbarramento spostato più avanti, alla fine o addirittura a metà del primo anno. Per poter accogliere un numero così alto di studenti, poi, il dicastero ipotizza una riorganizzazione di tutti i corsi riguardanti le professioni sanitarie (medicina, farmacia, biotecnologia) in un unico tronco iniziale, con esami comuni. Un progetto complesso, che non piace alle università preoccupate dalla possibili conseguenze dell'eliminazione dei test. Pubblicità E non convince neppure il Pd, o almeno una sua parte. "La proposta non tiene conto di troppe incognite", afferma Crimì. In primo luogo dell'enorme massa di studenti che potrebbe ritrovarsi iscritta al primo anno, obiezione già avanzata dagli atenei: lo scorso maggio al test hanno partecipato in 65mila, mentre le facoltà (anche con la riorganizzazione pensata dal Ministero) potrebbero ospitarne al massimo 30mila. "Con quali fondi e quali posti si pensa di accogliere tutti questi ragazzi? E poi giuridicamente cosa diventerebbe il nuovo primo anno comune ai vari corsi?", chiede Crimì. Tanti dubbi anche sullo sbarramento posticipato: la graduatoria per superare la 'tagliola' verrebbe stilata in base ai voti degli esami del primo anno (o addirittura solo del primo semestre). "Così - sottolinea il promotore della petizione - carichiamo i professori di questi corsi di una responsabilità e anche di un potere eccessivo. Abbiamo fatto una battaglia per cambiare l'accesso alle scuole di specializzazione in nome dell'oggettività e della trasparenza, e ora invece affidiamo alla discrezionalità di pochi la carriera universitaria di migliaia di studenti?". Per queste ragioni Crimì boccia il progetto della Giannini. "Mi sembra anche poco corretto nei confronti dei ragazzi. Si parla di abolizione dei test, ma in realtà la selezione viene solo spostata in avanti. E farla dopo sei mesi o un anno mi pare la soluzione peggiore: si lascerà credere a un esercito di giovani di potersi laureare in medicina, e invece la maggior parte di loro si ritroverà tagliata fuori, dopo essersi illusa e aver sprecato un anno di vita". La petizione propone piuttosto di conservare gli attuali test, e al massimo rivederli. "Di certo non sono l'ideale, ma se non altro sono oggettivi. Bisognerebbe migliorarne l'organizzazione. E magari calibrarne i contenuti più sui programmi dei licei che sulla cultura generale: così almeno si andrebbe a premiare la serietà e lo studio dei ragazzi". La raccolta firme va avanti, proprio come il progetto di riforma della Giannini. "L'obiettivo - conclude Crimì - è anche quello di aprire una discussione. Visto che fin qui il ministro non ha ascoltato quasi nessuno, vogliamo far sapere chiaro e tondo che alcuni di noi non sono d'accordo". | |
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Da: laurea in legge fasulla | 08/09/2014 08:04:54 |
Venezia. Analisti e progettisti di software, tecnici programmatori, ingegneri energetici/meccanici, tecnici della sicurezza sul lavoro ed esperti in applicazioni informatiche: sono le professioni dove la difficoltà di trovare personale è molto elevata. È quanto emerge dall'analisi compiuta dall'Ufficio studi Cgia sui dati della periodica indagine effettuata dall'Unioncamere-ministero del Lavoro su un campione qualificato di imprenditori italiani. Le previsioni di assunzione per l'anno in corso delle dieci figure professionali più difficili da reperire sul mercato del lavoro dagli imprenditori italiani daranno luogo a oltre 29.000 nuovi posti di lavoro. Di questi, stando alle risposte rilasciate dagli intervistati, quasi 8.500 rischiano di non essere coperti perché non reperibili sul mercato del lavoro. Un dato, quest'ultimo, molto inferiore a quello riferito al 2009 che, in termini assoluti, era pari a quasi 17.600. In buona sostanza, negli ultimi sei anni i «lavoratori introvabili» sono pressoché dimezzati. La Cgia evidenzia che in questa elaborazione sono state considerate le professioni per cui le aziende prevedono l'assunzione di almeno 1.000 figure. È stato esaminato l'83% di tutte le assunzioni previste nel 2014 e l'86% di quelle del 2009. Si tratta delle previsioni di assunzione non stagionali. In questi ultimi sei anni, secondo l'analisi che ha messo a confronto i dati di quest'anno con quelli riferibile all'inizio della crisi, c'è stata una profonda trasformazione del mercato del lavoro, sia per quanto riguarda la domanda che l'offerta. La geografia delle professioni e con essa anche la graduatoria dei lavoratori più difficili da reperire è mutata profondamente. Se all'inizio della crisi non si trovava oltre la metà degli infermieri /ostetriche, dei falegnami e degli acconciatori, nel 2014 le professionalità più difficili da trovare (per numero o per caratteristiche personali o di competenza) risultano gli analisti e i progettisti di software (37,7%), i programmatori (31,2%), gli ingegneri energetici e meccanici (28,1%), i tecnici della sicurezza sul lavoro (27,7%) ed i tecnici esperti in applicazioni informatiche (27,4%), tutte figure con una elevata specializzazione e competenza. | |
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Da: laurea in legge fasulla | 10/09/2014 08:41:32 |
Oggi la velocità è un valore. Nel mondo globale della società hi-tech, sempre connessa in nanosecondi, bisogna fare in fretta. L'Italia deve fare in fretta. Lo afferma e lo persegue il governo rottamatore che misura in giorni la fattibilità delle sue strategie di rinnovamento. E fa bene a farlo, perché per non morire di inedia e consunzione, il Paese ha bisogno di una forte accelerazione nel cambiamento. Ma la velocità non è un valore universale applicabile a ogni campo dell'essere individuale e sociale. «Il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio», avverte Milan Kundera in "La lentezza". Slow food è un valore, non una moda. Consente di restituire al cibo, nutrimento della vita, la sua valenza di benessere e di piacere, di ricerca attenta degli ingredienti naturali, dell'abilità di combinarli, della sapienza di gustarli nel rispetto dei ritmi del corpo e dell'anima. Tutto ciò vale anche e particolarmente per la conoscenza. Pensiamo al nostro sistema universitario. La qualità sembra essere misurata in termini di tempo impiegato per laurearsi, piuttosto che nello spessore delle conoscenze acquisite e finisce per misurarsi in parametri quantitativi: quanti corsi, quanti esami, quanti crediti, quante pubblicazioni, quante citazioni nelle riviste internazionali. La riforma del cosiddetto "3+2" ha favorito questa deriva. Complice una miopia inconsapevole dei docenti, ha portato a una moltiplicazione di discipline, inserite in slot temporali minimali, e di corsi di laurea, spesso totalmente scollegati da esigenze del mondo del lavoro. Non ha certo risolto i problemi endemici dell'università italiana. Si è di fronte a un degrado della qualità dei nostri laureati, che, a parte punte di eccellenza comunque presenti, hanno una preparazione culturale debole e sempre meno competitiva. Non sono stati velocizzati i tempi per il conseguimento della laurea Non è stato incrementato il numero di laureati, nonostante si mettano nel conto anche i laureati triennali. Le nuove norme ministeriali, dalla legge Gelmini in poi, hanno creato un intreccio di incombenze burocratiche che tolgono molto del tempo che i docenti dovrebbero dedicare alla didattica e alla ricerca. Anche lo strumento della valutazione, condivisibile in linea di principio, è stato concepito burocraticamente, costringendo i docenti ad attività aggiuntive con scadenze implacabili, finalizzate all'implementazione di procedure che poco hanno a che fare con la conoscenza e la cultura. È sì il momento di essere veloci, ma per fare in fretta a rinnovare l'università affinché torni a essere il luogo in cui si pensa e si studia. Penso per questo a una slow university. Un'università che eviti la frammentazione, perché la conoscenza chiede una visione di complessità e un approccio tendenzialmente olistico. Che sopprima riunioni burocratiche, documenti superflui da riempire, utili solo a ingombrare la vita accademica dei docenti. Che elimini corsi brevi in parallelo, prove parcellizzate di esame, destinati a indurre negli studenti una memorizzazione solo superficiale, soggetta a svanire rapidamente e incapace di favorire la connessione tra le discipline. Insomma, un'università che consenta ai docenti di recuperare il piacere della conoscenza e della trasmissione del sapere e che restituisca agli studenti spazio e tempo per la riflessione e il gusto dell'apprendimento critico. È questa università , l'università della qualità , dello spessore culturale, del pensiero innovativo, che serve al Paese per tornare a crescere, per recuperare competitività , per reinventare il proprio storico ruolo di culla di cultura e creatività . D'altro canto, è l'università che serve anche per accompagnare il Paese nelle nuove, possibili frontiere dello sviluppo, come quella rappresentata dall'interessante fenomeno mondiale di back shoring, il ritorno delle fabbriche nei tradizionali Paesi manifatturieri. In questo processo l'Italia si pone al secondo posto, dopo gli Usa e davanti a Germania e Gran Bretagna. Si è compreso che la competizione si fa sulla qualità del prodotto, non sui bassi prezzi, e la buona manifattura ha bisogno di solida cultura, esperienza, capitale umano eccellente. Quindi è un'università sapiente, capace di fare cultura solida, volà no di innovazione creativa, che deve stare al fianco delle pregiate industrie vecchie e nuove del Made in Italy, fiore all'occhiello del nostro Paese, ma anche concreta opportunità per riavviare un trend di crescita stabile | |
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Da: troppi avvocati pochi soldi | 17/09/2014 17:36:17 |
La leggenda secondo cui in Italia l'enorme carico processuale (civile) arretrato (oltre 5 milioni di processi pendenti) sia imputabile al numero abnorme degli avvocati (i mantra sono: "in Italia sono 250.000 e solo a Roma sono in numero eguale a tutta la Francia"; "sono una potentissima lobbie"), è stata in questi giorni continuamente alimentata. Da Piercamillo Davigo a Cernobbio e, spiace notarlo, anche da Bruno Tinti su questo giornale, seppur spesso quest'ultimo critico oggettivo tanto verso il corporativismo della magistratura quanto contro le disfunzioni dell'avvocatura (che pur ci sono). E' come sostenere che essendoci troppi medici aumentino gli ammalati, con troppi commercialisti aumentino i contribuenti evasori, con troppi architetti e ingegneri aumentino le costruzioni. Una tesi già assurda di suo, che peraltro tralascia uno degli effetti positivi per il c.d. cliente quale la conseguente riduzione economica delle parcelle a fronte dell'aumento dell'offerta. Prima di discutere però occorrerebbe informarsi adeguatamente di cosa sia l'avvocatura. Procediamo dunque con dati ufficiali. Gli avvocati italiani al 2013 iscritti agli albi sono 230.435 con una proporzione di 3,8 avvocati (sino a 6,7% per la regione Calabria!) per ogni 1.000 residenti (59.917.907) e un tasso annuo di crescita dell'1,6% (nel 1995 era l'11,6% quando però gli avvocati erano solo 83.090). Certamente assai troppi. Oramai l'ha compreso anche l'imbolsita ed evergreen avvocatura istituzionale e politica (negli ultimi anni in parte rinnovatasi, grazie ad elezioni più partecipate) e difatti da anni l'avvocatura chiede al legislatore di intervenire verso il numero chiuso (Università , scuole di specializzazione etc.) ma senza ottenere risposte. Ed anzi qualcuno ricorderà il Catricalà pensiero (degno erede del Bersani pensiero) che ha spinto nella direzione diametralmente opposta: liberalizzazione selvaggia dell'avvocatura come se discutessimo di una professione qualsiasi e non di una professione costituzionalmente prevista e disciplinata per garantire il pieno esercizio del diritto di difesa ex art. 24 Cost.. Diritto di difesa che difatti il legislatore, assai sensibile alla corruzione e alla mala gestio della Pubblica Amministrazione, ha negli ultimi anni fortemente indebolito. Pubblicità Pochi peraltro sanno che il Consiglio Nazionale Forense ha da anni intrapreso un'attenta vigilanza al fine di arginare l'accesso indiscriminato all'avvocatura, consentendolo soltanto a chi superi l'esame di avvocato (di Stato), tuttavia subendo da poco dall'Europa (Corte di Giustizia UE , sez. Grande, sentenza 17.7.2014 n° C-58/13) lo smacco giuridicamente aberrante che ben si possa aggirare l'esame semplicemente recandosi in Spagna, Romania etc. iscrivendosi in tali albi (che non pretendono alcun esame) , poi trasferendosi e stabilendosi in Italia. Secondo gli illuminati giudici di Bruxelles l'iscrizione all'albo in Italia (aggirando il selettivo esame interno) non è abuso del diritto. Ed allora largo a centinaia (forse presto migliaia) di nuovi avvocati che scoprono la vocazione esterofila, salvo poi essere attratti dalle infinite e ricche opportunità nostrane! Pochi sanno che se un avvocato volesse diventare giudice deve comunque superare il difficilissimo esame di Stato, mentre non vale il contrario, limitandosi l'ex giudice a domandare l'iscrizione all'albo! Perché? Continuando nell'analisi dei numeri pochi sanno che il 47% dell'avvocatura è costituita da donne, che l'età media complessiva è di 44,1 anni, e infine che il reddito medio al 2012 era di euro 46.921 (mentre nel 1994 era di euro 58.067) con un costante decremento anno per anno. Pochi sanno che solo una minima parte di questi è costituita da figli d'arte (infatti è stato coniato il termine proletarizzazione dell'avvocatura, fatto certamente positivo) e che ciò significa che chi inizia la professione lo fa senza capitali, senza clientela, senza welfare, dovendo pagarsi i contributi per la pensione e molteplici latri adempimenti obbligatori (polizze, etc.), senza nulla tranne un dominus che ti trasmetta passione, esperienza ed abnegazione (se si è fortunati). Pochi sanno che se un avvocato oggi incorre in errori ne risponde patrimonialmente (e a volte anche deontologicamente), mentre per un giudice ciò non avviene mai. Pochi sanno che solo una parte dei 230.435 (probabilmente la metà ) sono litigator che frequentano i tribunali. L'altra metà è composta da c.d. dipendenti (negli studi legali, nelle banche, assicurazioni, società etc.) e che dunque non vivono in alcun modo di contenziosi. Pochi sanno che gli avvocati non hanno alcun interesse a sobillare le cause (anche se vi sono professionisti mediocri che lo fanno), né a perpetrare la lunghezza dei processi (non gestiscono né dettano i tempi processuali, governati solo dai giudici) atteso che da anni non esiste il tariffario ma si parcellizza oramai per iscritto ed a forfait, avendo dunque l'interesse contrario (a concludere nel minor tempo possibile la causa). Certo, necessiteremmo anche di Ordini rigorosi e severi, e di un Consiglio Nazionale Forense indipendente dagli Ordini (mentre l'elezione dello stesso avviene in seno al consiglio dell'Ordine). Pochi però sanno dell'avvocatura ma molti ne parlano a vanvera, per sentito dire, per luoghi comuni. | |
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Da: ottimo articolo | 17/09/2014 18:04:57 |
bisogna però specificare che il reddito medio di 46000 euro annui è un sogno per il 90% degli avvocati. Su questi dati influiscono alcuni fattori non trascurabili e dare un dato del genere finisce per creare confusione.. Mi spiego meglio.Quel dato probabilmente tiene conto del milione di euro pagato da Ligresti al "principe del foro" Geronimo La Russa (così bravo che infatti pur essendo milanese stranamente è diventato avvocato a Reggio Calabria...) per la sua preziosa collaborazione.E' chiaro che in questo caso non si tratta di un compenso ad un avvocato ma di una tangente al figlio di un ministro (qual'era il padre dell'illustre giurista Geronimo) | |
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Da: che aspettiamo a ribellarci | 17/09/2014 18:51:58 |
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/17/expo-il-commissario-delegato-acerbo-indagato-per-corruzione-e-turbativa-dasta/1123624/ | |
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Da: troppi avvocati pochi soldi | 17/09/2014 22:42:20 |
Infatti il 90% degli avvocati lascerebbe la toga per un posto pubblico. | |
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Da: goccia nell''oceano | 18/09/2014 09:01:52 |
. L'art. 1 del dl 132/14 di seguito si sintetizza: 1) nelle cause civili dinanzi al tribunale o in grado d'appello che non hanno ad oggetto diritti indisponibili e che non vertono in materia di lavoro, previdenza e assistenza sociale, le parti, con istanza congiunta, possono richiedere di promuovere un procedimento arbitrale. 2) Il giudice, ferme restando preclusioni e decadenze intervenute, dispone la trasmissione del fascicolo al presidente del Consiglio dell'ordine del circondario per la nomina del collegio arbitrale. Gli arbitri sono individuati, concordemente dalle parti o dal presidente del Consiglio dell'ordine, tra gli avvocati iscritti da almeno tre anni all'albo dell'ordine. 3) Il procedimento prosegue davanti agli arbitri. Restano fermi gli effetti sostanziali e processuali prodotti dalla domanda giudiziale e il lodo ha gli stessi effetti della sentenza. 4) Quando la trasmissione a norma del comma 2 è disposta in grado d'appello e il procedimento arbitrale non si conclude entro centoventi giorni, il processo va riassunto entro i successivi sessanta giorni. 5) Nei casi di cui ai commi 1, 2, 3 e 4, con decreto regolamentare del ministro della Giustizia possono essere stabilite riduzioni dei parametri relativi ai compensi degli arbitri. Nei medesimi casi non si applica l'articolo 814, primo comma, secondo periodo, del codice di procedura civile. Or va condiviso l'auspicio che, per accelerare l'eliminazione dell'arretrato civile, le parti in causa, concordi per accelerare la decisione, liberino il giudice ordinario dall'onere di emettere la sentenza, in favore di arbitri. Non è però facile che ciò accada: anche perché solitamente il debitore è interessato a perder tempo, e quindi ad avvantaggiarsi dei tempi lunghi della giustizia ordinaria. | |
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Da: medici ricchi avvocati poveri | 18/09/2014 09:30:22 |
Ma quanto guadagna mediamente un medico? Lasciando a sé stante la libera professione che offre la possibilità di commisurare le prestazioni a seconda del tipo e a seconda dell'impegno che esse comportano un primario sia esso ospedaliero oppure un responsabile di struttura universitaria percepisce al netto all'incirca i suoi cinquemila euro mensili mentre lo stipendio di un o strutturato si aggira intorno ai duemila o anche tremila-tremilacinquecento euro in rapporto all'anzianità di servizio e a taluni parametri tra i quali quello della produttività del reparto in cui viene prestata la propria opera. La remunerazione di un medico di medicina generale varia a seconda del numero di assistiti, all'età degli stessi e in base anche a talune disponibilità talché un massimalista con 1600 assistiti viene a percepire intorno ai quattromila-cinquemila euro mentre un pediatra guadagna qualche migliaio di euro in più. | |
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Da: numero chiuso in giurisprudenza | 18/09/2014 14:59:02 |
La riforma della giustizia, per quanto riguarda il civile, non riuscirà minimamente a incidere sulla durata dei processi". Parola di Piercamillo Davigo, che ieri, dal forum Ambrosetti di Cernobbio, ha bocciato la bozza pre-approvata dal governo il 29 agosto e il conseguente entusiasmo del premier Renzi. Che, il giorno della presentazione del provvedimento, aveva annunciato: "I processi civili dureranno la metà ". Per Davigo, però, non sarà così. Il motivo? All'interno "non c'è nulla di concreto" sui tempi biblici dell'iter processuale. Non solo. Il magistrato ha anche individuato un possibile motivo dell'impotenza del provvedimento: il peso specifico degli avvocati e la loro capacità di incidere sulla politica. In tal senso Davigo non ha usato mezzi termini: "La classe politica non è riuscita a piegare una lobby debole come quella dei tassisti, figuriamoci se lo farà con una lobby forte come quella dei legali" ha detto il pm, che, dopo aver ricordato i dati impressionanti sulla giustizia civile italiana e il suo indice di incidenza sulle famiglie, ha fornito la sua ricetta per superare l'impasse. Pubblicità La chiave, per Davigo, è scoraggiare le cause facili: "Si devono introdurre clausole penalizzanti per le cause temerarie, qualche misura che scoraggi il cittadino dal ricorrere alla giustizia per qualsiasi inezia - ha detto il pm - Le cause vanno fatte per le questioni serie, quando c'è una ragionevole possibilità di vincere. Ma questo va contro gli interessi degli avvocati che sono tanti e agguerriti, con tutto l'interesse alla proliferazione dei processi. Oltretutto sono ben rappresentati nella classe politica". Una presa di posizione che non è andata giù a Maurizio De Tilla, presidente dell'Associazione nazionale avocati. Presente a Cernobbio, ha preso la parola dalla platea e ha attaccato la 'classe' dei magistrati, sostenendo che la riforma sia "bloccata per la resistenza dei pm, che hanno paura di interventi ad hoc su responsabilità e intercettazioni." Più costruttivo il parere del ministro Boschi, anche lei avvocato. Seduta al fianco di Davigo, ha ricordato al pm che ultimamente "sono stati presi provvedimenti che rendono molto più costoso fare causa". Ma per Davigo la realtà resta un'altra: "Voi avvocati siete troppi. Andrebbe istituito il numero chiuso anche a giurisprudenza come è stato fatto a medicina". | |
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Da: alternativa lavoro | 19/09/2014 10:12:55 |
Il mio filippino prende 8,5 euro l'ora per i lavori domestici. La veritá é che tutti vogliono un lavoro comodo e ben retribuito. Dovete riscoprire i lavori che ora fanno solo gli extracomunitari, la badante di mia nonna prende 850,00 euro oltre vitto e alloggio. Sporcatevi le mani, spaccatevi la schiena e guadagnate. Altrimenti smettete di lamentarvi e smettete con questa lamentela degli avvocati che vi sfruttano. Prendete in considerazione lavori come BADANTE COLF MURATORE AGRICOLTORE OPERATORE ECOLOGICO GIARDINIERE! | |
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Da: caro alternativa lavoro | 19/09/2014 11:49:16 |
ma dove vivi? se avessi mai provato a cercare lavoro in vita tua (cosa che evidentemente non hai mai fatto) ti renderesti conto che i lavori che hai citato non te li fanno fare se sei laureato e se non hai già esperienza nel settore. Per ANNI ho inviato il mio curriculum per lavorare come cameriere, scaffalista, facchino,operatore ecologico ecc. Mai nemmeno un colloquio. E quando ho chiesto un chiarimento mi hanno risposto quello che ti ho detto: "non assumiamo laureati", "occorre aver maturato già esperienza " | |
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Da: alternativa lavoro | 19/09/2014 14:27:27 |
Basta non dire di essere laureato ;) | |
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Da: onore ai tedeschi | 20/09/2014 19:30:15 |
- Quando non trovano lavoratori in casa, li vanno a cercare all'estero, li formano, gli insegnano la lingua e offrono loro un periodo di prova di sei mesi. Sta forse anche in questo la differenza tra la Germania e l'Italia, tra un tasso di disoccupazione al 4,9% e uno al 12,9%. A occuparsene è lo Zav, l'agenzia di collocamento internazionale della repubblica federale tedesca, che la prossima settimana sarà in missione proprio in Italia in Puglia dove Eures Lecce ed Eures Puglia hanno organizzato due giornate di incontri informativi aperte a tutti. Una missione alla ricerca di quei lavoratori che l'Italia non è in grado di formare o a cui non è in grado di dare un impiego. Obiettivo degli incontri è quello di fornire agli interessati le informazioni sulle opportunità di lavoro e sulla ricerca attiva di un impiego in Germania. A supporto dello Zav ci sarà anche l'Istituto di cultura italo-tedesca di Lecce per chi volesse imparare il tedesco. Il primo workshop si svolgerà a Bari il 30 settembre, mentre il secondo sarà a Lecce, mercoledì 1° ottobre, alle 9,30, nella Sala conferenze della Provincia di Lecce, in via Botti. Oltre agli incontro informativi, però, i funzionari dello Zav faranno dei colloqui di orientamento con potenziali candidati: in questo caso è necessario una discreta conoscenza del tedesco. Chi sarà ritenuto idoneo al termine dei colloqui, verrà preso in carico per un periodo di 6 mesi dall'ufficio tedesco di collocamento internazionale per valutare opportunità di lavoro in Germania. I profili ricercati dai tedeschi vanno dal settore meccanico e automobilistico all'elettrotecnico; dalla tecnica di automazione (industria e artigianato) al montatore di impianti elettrici. Richiesti anche gli informatici. Per partecipare è necessario mandare una e-mail con allegato cv in italiano entro il 22 settembre, con oggetto 'Partecipazione Lavorare in Germania' a: eures@provincia.le.it per l'evento di Lecce (1 ottobre 2014) ed eures@regione.puglia.it per l'evento di Bari (30 settembre 2014). I candidati idonei a sostenere il colloquio saranno informati via e-mail e invitati a presentarsi con un cv redatto in lingua tedesca o, in sostituzione, in inglese. | |
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Da: onore ai tedeschi | 20/09/2014 19:30:15 |
- Quando non trovano lavoratori in casa, li vanno a cercare all'estero, li formano, gli insegnano la lingua e offrono loro un periodo di prova di sei mesi. Sta forse anche in questo la differenza tra la Germania e l'Italia, tra un tasso di disoccupazione al 4,9% e uno al 12,9%. A occuparsene è lo Zav, l'agenzia di collocamento internazionale della repubblica federale tedesca, che la prossima settimana sarà in missione proprio in Italia in Puglia dove Eures Lecce ed Eures Puglia hanno organizzato due giornate di incontri informativi aperte a tutti. Una missione alla ricerca di quei lavoratori che l'Italia non è in grado di formare o a cui non è in grado di dare un impiego. Obiettivo degli incontri è quello di fornire agli interessati le informazioni sulle opportunità di lavoro e sulla ricerca attiva di un impiego in Germania. A supporto dello Zav ci sarà anche l'Istituto di cultura italo-tedesca di Lecce per chi volesse imparare il tedesco. Il primo workshop si svolgerà a Bari il 30 settembre, mentre il secondo sarà a Lecce, mercoledì 1° ottobre, alle 9,30, nella Sala conferenze della Provincia di Lecce, in via Botti. Oltre agli incontro informativi, però, i funzionari dello Zav faranno dei colloqui di orientamento con potenziali candidati: in questo caso è necessario una discreta conoscenza del tedesco. Chi sarà ritenuto idoneo al termine dei colloqui, verrà preso in carico per un periodo di 6 mesi dall'ufficio tedesco di collocamento internazionale per valutare opportunità di lavoro in Germania. I profili ricercati dai tedeschi vanno dal settore meccanico e automobilistico all'elettrotecnico; dalla tecnica di automazione (industria e artigianato) al montatore di impianti elettrici. Richiesti anche gli informatici. Per partecipare è necessario mandare una e-mail con allegato cv in italiano entro il 22 settembre, con oggetto 'Partecipazione Lavorare in Germania' a: eures@provincia.le.it per l'evento di Lecce (1 ottobre 2014) ed eures@regione.puglia.it per l'evento di Bari (30 settembre 2014). I candidati idonei a sostenere il colloquio saranno informati via e-mail e invitati a presentarsi con un cv redatto in lingua tedesca o, in sostituzione, in inglese. | |
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