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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
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Da: italia dei baroni | 07/06/2014 07:58:00 |
Ha fatto molto rumore l'annuncio del ministro Stefania Giannini sull'abolizione del test d'ingresso a medicina, spauracchio, nel mese di aprile, per quasi 70 mila aspiranti camici bianchi. La proposta sarebbe quella di rimpiazzarlo con un sistema simil francese. Idea, per ora solo sbandierata su Facebook, alla quale seguiranno dettagli sulle modalità di realizzazione a fine luglio. E, visto che il paese transalpino viene preso a modello, almeno per quanto riguarda l'accesso agli studi, viene spontaneo un paragone sul percorso successivo. Al di là di giudizi sull'efficienza del sistema, i due paesi sono paragonabili? Prendiamo due ipotetiche studentesse: una parigina e una romana. La prima, in Francia, essendo una degli oltre 55mila ragazzi (dati 2012-2013) partiti il primo anno di corso, potrebbe ritrovarsi 365 giorni dopo tra i "fortunati" compresi in quel 15-20 per cento che in media continueranno gli studi medici senza dover cambiare facoltà (per lei l'eventuale scelta di andar via è posticipata). Per la seconda la vita sarà da subito più difficile, con una platea di 69603 aspiranti studenti a contendersi i 9983 posti a disposizione in tutta Italia. E qui la studentessa romana penserà alla prima valigia: oltrepassare o meno il confine alla conquista del posto in facoltà ? Coloro che sono disposti a cambiare nazione per laurearsi in campo medico sono sempre di più (spostandosi in paesi, come la Romania, dove le esose rette non sono comunque accessibili a tutti). Anni dopo, le due, arrivate alla fine del primo ciclo di studi (mentre i loro omologhi televisivi effettuano operazioni a cuore aperto in un ascensore) dovranno decidere quale specializzazione intraprendere: la scelta è importante e la francese la baserà sul risultato dell'Ecn, temibile test nazionale attraverso il quale, però, tutti trovano una collocazione secondo la graduatoria, perché in genere i posti a disposizione sono pari al numero dei partecipanti. La laureata italiana probabilmente, se è scampata alla prima, dopo l'agognato giuramento di Ippocrate comincerà a preparare le seconda valigia: le porte della scuola di specializzazione, infatti, (alle quali si accederà con concorso nazionale, il cui bando uscirà a luglio e sulle cui modalità i sindacati dei giovani medici esprimono comunque preoccupazione) si aprono per un numero di medici molto inferiori rispetto alla richiesta. Con un conseguente tasso di emigrazione altissimo, contro il quale i giovani laureati sono scesi in piazza. Infine il lavoro. E qui i dati sono comunque sconfortanti: secondo alcuni numeri del Ministero della Salute negli ultimi anni (precisamente dal 2009 al 2012) si ha avuto un aumento di oltre il 40% di richieste di domande per l'attestato di conformità Ue, documento fondamentale per chi decide di esercitare la professione all'estero o per specializzarsi fuori dai confini italiani, a causa, principalmente, non tanto di un salario più alto, ma di un contratto meno precario, qui difficoltoso per il blocco del turnover. Il tutto con una vera e propria mancanza di lungimiranza da parte del nostro Paese, che prima forma uno specialista, con costi altissimi (uno studio riporta come la formazione di un medico, per tutti gli 11 anni si aggiri oltre i 150 mila euro) per poi lasciarlo andare. E con una prospettiva, neanche troppo lontana, che vede l'Italia in carenza di 15mila medici in 10 anni. Al di là delle promesse e dei sogni di gloria (più o meno cinematografici), ciò che salta all'occhio è che, secondo i numeri, sia tra chi è riuscito a completare il proprio percorso di formazione, sia tra gli aspiranti camici bianchi il comune denominatore sembra essere proprio la valigia. Tanto da giustificare anche la nascita di blog dai titoli eloquenti, come ad esempio "Doctors in fuga", sito definito "catalizzatore di cervelli medici in fuga" dove viene spiegato "tutto quello che serve sapere per lavorare come medico all'estero", elencato paese per paese, con spazi di confronto e discussione. Insomma, il problema di come far entrare gli studenti in facoltà dovrebbe essere solo il primo passo di un percorso che eviti che i cervelli dei giovani medici escano. Dall'Italia. | |
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Da: legalidisoccupati | 17/06/2014 07:30:56 |
I figli specializzandi in medicina che ricevono il compenso previsto dal contratto per la formazione specialistica non hanno diritto ad essere mantenuti dai genitori, separati o divorziati, che dunque non devono versare nessun assegno all'ex coniuge che sostiene, invece, che "il contratto di specializzazione non dà luogo a un rapporto di lavoro stabile" ma è solo una sorta di borsa di studio. Lo sottolinea la Cassazione (sentenza civile 11414). I supremi giudici, infatti, hanno accolto il ricorso di un padre divorziato di 64 anni al quale la Corte di Appello di Salerno aveva ingiunto di versare 450 euro al mese per il mantenimento della figlia maggiorenne Saveria, convivente con la madre e specializzanda in medicina con un contratto di cinque anni e un compenso di 22.700 euro l'anno. In primo grado, invece, il Tribunale di Salerno avevano stabilito che l'uomo doveva versare solo 450 euro per il figlio Luigi che non era ancora autosufficiente mentre avevano detto no alla richiesta di mantenimento avanzata dalla madre per la figlia specializzanda. Ad avviso della Suprema Corte, il padre di Saveria ha perfettamente ragione a sostenere che "erroneamente la corte di merito ha equiparato gli emolumenti dello specializzando ad una borsa di studio, negandone la natura retributiva anche alla luce della durata quinquennale e dell'importo degli stessi". Inoltre, secondo la Cassazione, alla specializzazione - come ha fatto presente il padre ingiustamente 'tartassato' - non si può attribuire una "natura precaria" perché occorre considerare "le concrete prospettive di impiego assicurate dal numero chiuso delle specializzazioni". "L'obbligo del genitore (separato o divorziato) di concorrere al mantenimento del figlio maggiorenne non convivente - scrivono gli 'ermellini' della Prima sezione civile - cessa con il raggiungimento, da parte di quest'ultimo, di uno 'status' di autosufficienza economica consistente nella percezione di un reddito corrispondente alla professionalità acquisita, in relazione alle normali e concrete condizioni di mercato, quale deve intendersi il compenso corrisposto al medico specializzando, in dipendenza di un contratto di formazione specialistica pluriennale, non riconducibile ad una semplice borsa di studio". Ora la Corte di Salerno deve eliminare l'aggravio di spesa sobbarcato al padre della specializzanda. Fonte ANSA | |
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Da: special | 17/06/2014 08:12:23 |
Quanto prende al mese uno specializzando in medicina ? | |
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Da: Ispettore del lavoro | 17/06/2014 09:55:10 |
1600 netti e si lamentano pure sti stronzi.. Io non li prendo dopo 8 anni di lavoro di ruolo ed un concorso da migliaia si partecipanti per qualche decina di posti.... Loro fanno concorsi pilotati e truccati | |
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Da: futuro notaio | 17/06/2014 11:46:45 |
prima dell'esame di avvocato io ho fatto 2 anni di tirocinio GRATIS!!!! Poi dopo un anno, quando ho saputo l'esito positivo dell'esame di abilitazione, il mio dominus mi offriva 300 euro se volevo rimanere con lui (continuare a fare fotocopie, ad ad aiutarlo negli adempimenti di cancelleria, scrivere gli atti, sostituirlo in udienza, senza aver mai la possibilità di sviluppare una mia clientela). Così l'ho mandato dove meritava di essere mandato, e ho ripreso studiare per diventare notaio, (il tirocinio di 18 mese è stato una pura formalità , ascoltare il notaio mentre rogitava ), ho frequentato 2 scuole notarili, ed ora, dopo 5 anni, aspetto di essere uno dei 150 fortunati, cui a novembre sarà comunicato di aver superato la prova scritta. Non ho rimpianti di aver lasciato la professione forense, solo che un concorso per diventare notaio non può durare 5 anni.!!! Mio Dio non si può giocare con la vita delle persone. 5 abbu sono troppi!!! non si può lasciare la gente, candidati che hanno superato abbondantemente i 30 anni con un pugno di mosche!!!, dopo tanto studio ed impegno, 5 anni ad aspettare l'esito aleatorio di una lentissima commissione concorsuale, che a volte fa arbitrii e capricci!!!!! | |
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Da: melaniaB | 17/06/2014 17:01:48 |
io ero avvocato ed ora sono un funzionario al mef...Dio quanto mi pento! | |
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Da: eccellente melania | 17/06/2014 20:59:21 |
Sei sempre libera di dimetterti e iscriverti all'albo dei falliti invece di piangerti addosso. | |
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Da: Titty984 | 19/06/2014 15:20:03 |
Ciao a tutti. Forse sono nel post sbagliato, ma volevo dei consigli da qualcuno di voi. Vi spiego la mia situazione: ho 29 anni, mi sono laureata un anno fa in Giurisprudenza (dopo vari problemi che mi hanno portato ad allungare il mio percorso di studi). Ho sempre lavorato per mantenermi agli studi e per essere indipendente. Ad una anno dalla laurea mi ritrovo a fare la receptionist part time in uno studio dentistico (sempre aperto perchè è una di quelle cliniche di cui non faccio nomi, all'interno di un centro commerciale, quindi come tipologia siamo al pari di un qualsiasi negozio) e ad essere insoddisfatta. Si, non dovrei lamentarmi perchè lavoro, ma spesso mi chiedo se ho fatto la cosa giusta. Sto anche provando dei concorsi e sto notando che vanno per le lunghe, ho fatto la prova preselettiva di un concorso e la prova scritta ed è un mese che aspetto la data dell'orale, tutto ciò per pochissimi posti, ma voglio provarci. Secondo voi è possibile cominicare la pratica adesso? Ma soprattutto è possibile affiancarla da un lavoro? Nella mia città gli studi non pagano e io non posso permettermi di lavorare a gratis. Ringrazio chiunque voglia darmi dei consigli! | |
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Da: Titty984 | 19/06/2014 16:38:07 |
ti capisco, ma purtroppo alla tua situazione (che è comune anche al sottoscritto e a migliaia di laureati in giurisprudenza) attualmente non c'è soluzione. Nel privato i pochi posti sono distributi tramite raccomandazione e amicizie. Io sono laureato a pieni voti in giurisprudenza ho lavorato per anni in uno studio notarile dove fra l'altro istruivo le pratiche di mutuo.Non sono mai riuscito ad avere nemmeno un colloquio per lavorare in banche o in compagnie assicurative.Conosco igieniste dentali e periti elettrotecnici che lavorano nell'ufficio mutui di prestigiose banche... Nel pubblico i concorsi o vengono annullati (dopo che sia stata pagata la tassa di iscrizione di 10 euro che non viene restituita) o vanno per le lunghe e in ogni caso una parte dei posti è riservata a invalidi, interni , categorie protette e raccomandati (che hanno le soluzioni dei test prima della prova). La situazione dei laureati in giurisprudenza non è casuale.I tribunali hanno carichi di lavoro arretrato che sono incredibili.Ci sarebbe bisogno di assumere migliaia di laureati in giurisprudenza.Ma ti pare che in un Parlamento formato da condannati, indagati e gente che sa di aver violato la legge ripetutamente (anche se ancora non gli è arrivato l'avviso di garanzia) la priorità sia di rendere più efficiente e celere la giustizia? Io ho lavorato in tribunale e ti posso assicurare che il 90% del personale non è laureato o ha lauree che non c'entrano una cippa (come geologia o lettere) e sono inseriti là dal politico di turno (parecchie persone me lo hanno confessato).In più non fanno un tubo perché sanno di essere intoccabili.Insomma c'è la mafia anche in tribunale.Di avvocati ce n'è talmente tanti che il 90% fa la fame (e infatti in tutti i 12 lavori che ho fatto in vita mia arrivavano ogni giorno decine di curricula di avvocati che si candidavano per posti da impiegato da 1000 1200 euro al mese).In più, anche per fare lo spazzino ti chiedono l'esperienza o di aver fatto una scuola specifica (ormai fanno corso di laurea anche per tagliare le unghie, basta che uno paghi...).Invece per lavorare in tribunale non occorre la laurea in giurisprudenza basta aver fatto le elementari...Hai 29 anni sei ancora giovane.Vattene dall'Italia non aspettare come ho fatto io. | |
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Da: ........................................ | 19/06/2014 17:19:36 |
che analisi lucida, veritiera e razionale della terribile situazione che ci troviamo a vivere............., sai ho un grande rimpianto non essere andata via... e adesso con i figli le cose non sono per niente facili.... | |
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Da: xsopra | 04/07/2014 15:34:34 |
Una volta però c'era la pubblica amministrazione che dava spazio a laureati in giurisprudenza che non riuscivano nella professione forense. Ora con la spending review, i concorsi sono un lontano ricordo. | |
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Da: Marco61forwork -banned!- | 04/07/2014 15:39:58 |
- Messaggio eliminato - | |
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Da: numero chiuso in giurisprudenza | 07/07/2014 15:34:01 |
SOFTWARE ARCHITECT Il Software Architect è una figura professionale specializzata nella progettazione delle funzioni e delle specifiche di programmi e applicativi informatici. In base all'analisi dei bisogni del cliente, studia la soluzione più idonea, definisce le specifiche tecniche e realizza il disegno logico delle singole componenti e del complesso del software. Si occupa talvolta della fase di test per verificare il funzionamento e la rispondenza del software rispetto agli obiettivi iniziali. Esegue eventuali revisioni ed aggiornamenti. Lo stipendio medio per chi ha un diploma di laurea e 5-8 anni di esperienza, è di 100.500 $ annui (circa 73.500 Euro). Il 25% dei lavoratori in questa professione afferma di poter lavorare da casa la maggior parte o tutto il tempo. | |
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Da: SISSI | 07/07/2014 15:45:41 |
......... | |
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Da: a.c. | 07/07/2014 15:55:38 |
Io ho lasciato la professione per un posto da C1 in un ente locale, requisito di accesso diploma scuola media superiore...e dopo quasi 6 anni sono sempre allo stesso livello ed ho ottenuto solo idoneità per categorie superiori. Confido nel tanto ribadito scorrimento delle graduatorie, comunque già so che per avere qualche soddisfazione dal punto di vista lavorativo dovrò dare altri concorsi. | |
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Da: numero chiuso in giurisprudenza | 11/07/2014 16:31:54 |
Le facoltà scientifiche sopravanzano le altre solo di poco con il loro 29,7% (umanistiche 25%, socio-economiche 24,1%, cura 21.2%). Insomma, precari tutti uguali dentro l'accademia, ma diversi dai coetanei che scelgono altre strade. Il campione della ricerca ha un'età media di 35 anni e il 73% non ha figli. Un dato più alto della media italiana, già "rallentata" rispetto al resto d'Europa, visto che il primo figlio arriva a 32 anni. Evidentemente l'università non è un posto per genitori. Supercompetenze. I ricercatori italiani si danno da fare, anche se la mobilità nella specializzazione non è altissima: il 73% ha conseguito un dottorato, ma solo il 6,2% all'estero e il 29,2% in un ateneo diverso da quello della laurea. Il 60% degli intervistati, comunque, ha avuto esperienze di studio all'estero e il 43% può vantare sia esperienze formative che di lavoro, il 18% del campione ha lavorato in atenei esteri. Precarissimi. Ma le condizioni di lavoro offerte dai nostri atenei sono pessime. E soprattutto sono peggiorate negli ultimi anni. Attualmente circa il 50% dei ricercatori nelle università italiane ha un contratto a termine - dagli assegni di ricerca ai ricercatori a tempo determinato passando per i dottorandi. Nella curva temporale c'è una data che segna l'ascesa dei contratti atipici: è il 2008, anno di approvazione della legge 133 che ha contingentato le assunzioni a tempo indeterminato in alcuni settori pubblici, tra cui le università . Da allora a "esplodere" sono soprattutto gli assegni di ricerca, quelli cioè meno costosi ma anche meno tutelati. I contratti atipici sono quasi raddoppiati nelle università pubbliche e quasi quadruplicati in quelle private, anche se qui si usa di più il contratto a tempo determinato, forse perché è l'unico che consente di insegnare. Tuttofare. In ogni caso non si guarda certo al tipo di contratto con cui si sta all'univesità per distribuire le mansioni. "Un ricercatore dovrebbe fare solo ricerca - dice Vitucci - invece è il jolly delle università : segue le tesi, anche quelle assegnate a altri, insegna. Addirittura a volte viene utilizzato per lavori extra accademici: dà una mano negli studi dei professori avvocati o medici". Solo il 3,1% degli intervistati dedica il proprio lavoro esclusivamente alla ricerca. E solo il 20% dichiara di non aver mai svolto lavoro non retribuito, mentre il 28,6% racconta che è capitato "spesso", percentuale di un punto più alta tra le donne. | |
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Da: principe del foro | 11/07/2014 21:56:58 |
La maggior parte degli studi legali britannici hanno visto i loro affari diminuire negli ultimi anni a causa delle conseguenze della lunga recessione. Ma gli uffici del cosiddetto "magic circle", il cerchio magico, come sono soprannominati i quattro più grandi studi legali della City di Londra, hanno realizzato guadagni da record negli ultimi dodici mesi, sfruttando non solo un ritorno alle fusioni e acquisizioni che caratterizzavano il mondo finanziario prima della crisi del 2007-2008, ma pure i dilemmi legali delle banche, accusate di imbrogli e speculazioni illecite, dunque con un crescente bisogno di buoni avvocati. Il Financial Times riporta oggi che i quattro studi hanno visto i propri profitti crescere almeno del 6 per cento nell'anno finanziario 2013-2014, con un fatturato di oltre 1 miliardo di sterline ciascuno (1 miliardo e 200 milioni di euro) e salari di più di 1 milione di sterline a testa (1 milione e 200 mila euro) per ogni socio. Tra i magnifici quattro del "cerchio magico", lo studio Clifford Chance è quello che ha avuto l'anno migliore, aumentando i guadagni del 7 per cento per un totale di 1 miliardo e 360 milioni di sterline (circa 1 miliardo e 700 milioni di euro), i più alti di tutto il Regno Unito per un ufficio legale; e i suoi profitti sono saliti del 14 per cento rispetto all'anno precedente. Ma i maggiori guadagni per ogni "senior partner" li ha realizzati lo studio Freshfields Bruckhaus Deringer: ciascun socio ha portato a casa mediamente 1 milione e 480 mila sterline, quasi 2 milioni di euro a testa. | |
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Da: news | 15/07/2014 14:43:09 |
Test Medicina: studenti riammessi e rimborsati di 20 mila euro. Boom di ricorsi, ecco l'iter da seguire Era stato presentato ricorso ed ora il Consiglio di Stato lo ha accettato: grazie a questo, due studenti esclusi dai test sono stati riammessi alla facoltà di Medicina di Messina e riceveranno anche 20 mila euro di risarcimento a testa. Il Consiglio di Stato ha, infatti, accolto i ricorsi presentati nel 2010 da due studenti che non avevano passato i test e i loro legali avevano spiegato che non era stato garantito l'anonimato di ciascun candidato identificato da un codice segreto, come del resto il Miur aveva indicato. I commissari pertanto sapevano a chi era applicato ciascun codice. Il Consiglio di Stato nella sua decisione ha spiegato che l'Amministrazione "è tenuta a comportarsi correttamente e imparzialmente nell'attuazione di un concorso per essere fedele agli obblighi e agli adempimenti contratti e assunti con l'indizione del concorso medesimo. Il venir meno a tali impegni la espone ad una forma di responsabilità per inadempimento con conseguente risarcimento del danno prodotto, anche indirettamente, nei riguardi di chi abbia subito la lesione". E così i due studenti ora non solo saranno ammessi al corso di laurea ma avranno anche un risarcimento del danno, quantificato in diecimila euro che dovranno essere pagati dall'università di Messina a ciascuno studente. Secondo i giudici, "Il risarcimento agli studenti esclusi è stato concesso perché esiste il nesso di causalità tra il comportamento tenuto dall'Università e l'evento in termini di qualità della prova sostenuta dalle odierne appellanti". Inoltre, l'Ateneo è stato condannato a pagare altri diecimila euro per spese legali. | |
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Da: Vigile urbano | 19/07/2014 23:17:29 |
Ma vagfanculo | |
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Da: Vigile urbano | 20/07/2014 11:47:40 |
Anch'io comunque sono avvocato e faccio il vigile | |
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Da: mercatocomune | 20/07/2014 22:15:26 |
Una sentenza sbagliata, un danno per l'Italia, ma anche per tutti i giovani che rispettano le regole. Questo il primo commento dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura dopo la decisione della Corte Ue di convalidare il titolo di avvocato conseguito in altri paesi dell'Unione Europea. Ironico e amareggiato, Nicola Marino, presidente Oua: «Se 230 mila vi sembrano pochi! Una malintesa concezione delle liberalizzazioni ha portato la Corte Ue ad una sentenza contraddittoria che invece di impedire che si aggiri l'esame di stato emigrando all'estero, consente a questi professionisti di fregiarsi del titolo conseguito in un'altra nazione. Quindi, nei nostri tribunali continueranno a lavorare oltre che gli avvocati anche gli "abogados"». «Una scelta sbagliata - conclude Marino - perché danneggia i giovani laureati che con merito rispettano le regole ed è in controtendenza con le proposte sempre più diffuse che mirano all'introduzione del numero programmato all'università per ridurre l'eccessivo numero di legali (avanzate trasversalmente da tutti gli schieramenti politici e sostenute da diversi studiosi anche di matrice liberista). Da oggi il nostro Paese ha un problema in più e la nostra Giustizia pure. Purtroppo, ancora una volta, l'Europa si mostra in controtendenza rispetto alle esigenze e alle peculiarità delle singole nazioni che ne fanno parte». | |
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Da: mercatocomune | 22/07/2014 04:56:09 |
in-italia-ci-sono-troppi-avvocati-lo-dice-la-cassazione L'Italia è un Paese di litigiosi, ma questo dipende soprattutto "dall'enorme numero di avvocati" presenti sul territorio. Sono parole forti che, se anche corrispondono a un comune sentire, questa volta riecheggiano con particolare vigore e gravità perché proferite da Giorgio Santacroce, Presidente della Corte di Cassazione. Tale elevato numero di legali "è un fattore destinato ad alzare la propensione alla lite", ha proseguito Santacroce, intervenuto nel corso di un convegno al Senato sulla presentazione del rapporto Ocse sullo stato della giustizia all'interno dei Paesi all'Organizzazione. Il rapporto dell'Ocse, stilato con la collaborazione della Banca d'Italia ed appena presentato in Parlamento, attribuisce all'Italia la maglia nera per la giustizia. Secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, per definire una causa civile, in Italia, sono necessari ben otto anni per i tre gradi di giudizio: quattro volte tanto i 788 giorni necessari (in media) negli altri Paesi Ocse. La maglia rosa spetta invece alla Svizzera, con un totale di soli 368 giorni (appena un anno). Gli elvetici sono otto volte più veloci degli italiani. Per usare una metafora chilometrica, in una gara tra due automobili con partenza da Milano, nello stesso tempo in cui l'una arriva a Parma, l'altra invece è già a Salerno. L'Ocse avverte: il nostro sistema giudiziario costituisce una vera e propria "zavorra sull'attività economica" dell'Italia. Cadono le scuse Non si può attribuire - secondo l'Ocse - la giustificazione di tale divario di tempi alle risorse dallo Stato destinate al comparto giustizia: secondo i dati, altri Paesi che vi destinano la stessa quantità di denaro pubblico vantano tempi più brevi dell'Italia. È proprio il caso della Svizzera, che impiega la stessa percentuale di Pil dell'Italia. Con risultati evidentemente più efficienti. in-italia-ci-sono-troppi-avvocati-lo-dice-la-cassazione | |
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Da: abogado asino | 24/07/2014 21:22:58 |
http://www.omnimilano.it/news_visualizza.php?Id=15306 Corso di Laurea internazionale in Medicina e Chirurgia e corso di Laurea in Infermieristica: sono i primi due corsi, per 140 studenti, attivi con l'Anno Accademico 2014/2015, di Humanitas University, il nuovo Ateneo non statale dedicato alle Scienze mediche legato all'identità dell'ospedale Humanitas di Milano e della sua Fondazione per la Ricerca. Gli studenti effettueranno il test di ingresso rispettivamente il 16 e il 15 settembre. A questi due corsi della fase iniziale di attività si aggiungerà nel tempo una più ampia offerta di corsi di laurea, post-laurea, dottorati, scuole di specializzazione e altre opportunità di aggiornamento. A regime Humanitas University potrà accogliere oltre 800 studenti (a partire da 100 all'anno per il corso di Medicina e Chirurgia in inglese e 40 all'anno per Infermieristica). "Faculty internazionale, metodi didattici innovativi, stretta integrazione con l'attività clinica, forte orientamento alla ricerca scientifica e sostenibilità economica", questi i 'pilastri' della proposta formativa di Humanitas University presentati stamani. "Il nuovo Ateneo - ha spiegato in una conferenza stampa il rettore Marco Montorsi - mette a disposizione di giovani italiani e stranieri un'opportunità di formazione distintiva per crescere e studiare, al fianco di docenti e professionisti di grande esperienza, con un sistema consolidato di tutoring (1 tutor ogni 2 studenti) e supervisione. In un contesto ed in una dimensione internazionale, non solo nella componente linguistica, ma anche nelle metodologie di esame e di studio, ad esempio con programmi formativi che favoriscono esperienze all'estero, in collaborazione con le università partner straniere. Stiamo inoltre avviando una collaborazione con il National Board of Medical Examiners (NBME), per preparare i futuri medici al meglio per sostenere i test di abilitazione professionale per il Nord America". Gli studenti saranno subito coinvolti - sotto la guida di docenti e tutor english speaking - nella realtà ospedaliera, e nella ricerca clinica e preclinica nei laboratori. Inoltre i docenti di Humanitas University "Sono affiancati - spiega Alberto Mantovani, presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca - da visiting professor provenienti dalle più prestigiose Università di tutto mondo, fra cui spiccano scienziati insigniti del Premio Nobel per la Medicina, a partire da Rolf Zinkernagel e Jules Hoffmann che terranno lectures, seminari e, dal secondo anno, lezioni di approfondimento su specifici argomenti di studio. La loro presenza costituirà una straordinaria occasione di crescita culturale e umana per gli studenti di Humanitas University". | |
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Da: deficit di bilancio | 27/07/2014 16:03:27 |
http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=106753&titolo=Le%20tasse%20universitarie%20aumentano%20del%2070% Economia Stangata in ateneo Le tasse universitarie aumentano del 70% Oltre mille Euro all'anno di contributi Milano- In dieci anni, dal 2003 al 2013, gli introiti delle università statali dovuti a contributi e altri balzelli versati dagli iscritti - studenti, dottorandi, specializzandi, che siano - sono aumentati del 57 per cento, mentre il numero degli stessi diminuiva del 7 per cento. Gli atenei statali fanno così cassa con gli studenti. Tra tasse di iscrizione e immatricolazione, "contributi" per sostenere i test di ammissione ai corsi a numero chiuso e la tassa regionale per il diritto allo studio, le famiglie sono tartassate. Tempi duri per genitori e studenti lavoratori che non riescono ad accaparrarsi le ambite borse di studio e le riduzioni ISEE. Per loro, le tasse sono passate in media dai 683 euro del 2003 ai 1.151 del 2013, lievitando del 69 per cento. Una cifra che si potrebbe anche giustificare in nome dello studio e di una valida preparazione che introduca al mondo del lavoro, ma quando ci si accorge che in molti di questi atenei anche i servizi più basilari sono di un livello scadente allora diventa lecito protestare contro aumenti che appaiono in molti casi ingiustificabili. | |
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Da: deficit di bilancio | 27/07/2014 16:52:53 |
http://blog.telenuovo.it/mario-zwirner/2014/01/27/troppi-avvocati-tanti-avvoltoi/ "Troppi avvocati!" è il titolo del libro manifesto dei giovani avvocati mobilitati per chiedere che anche nelle facoltà di Giurisprudenza, come già avviene in quelle di Medicina, vanga introdotto il numero chiuso. Abbiamo infatti una pletora infinita di avvocati (250 mila) che, essendo appunto troppi, non possono lavorare tutti e magari vengono indotti a comportamenti un po' da avvoltoi: si aggrappano ad ogni contenzioso, inducono il cliente ad aprire un procedimento, si sforzano di farlo durare il più possibile contribuendo così ai tempi eterni della Giustizia italiana. Solo a Roma di avvocati ne abbiamo come in tutta la Francia. E le università ne sfornano di nuovi a getto continuo. Si potrebbe pensare che il libro manifesto sia uscito ora, in questi anni. Errore. "Troppi avvocati!" lo ha scritto un autentico padre nobile della nostra costituzione, Piero Calamandrei, lo ha scritto nel 1921 per i Quaderni della Voce di Prezzolini. Praticamente un secolo fa. Nell'Italia del 1921, quando l'università era assolutamente d'elite, la percentuale di laureati irrisoria e le donne laureate quasi inesistenti, già allora gli avvocati erano troppi. Figuriamoci nell'Italia del 2014. Oggi è diventata realtà la vecchia barzelletta del padre avvocato che, al figlio lui pure avvocato, tra i vari regali di nozze gli passa anche una causa. Dopo un mese il figlio, raggiante, gli annuncia di averla definita. E il padre gli risponde: stupido, io con quella causa ci campavo da vent'anni! Mi spiegano che l'ultimo obiettivo delle agenzie matrimoniali è farti trovare subito l'anima gemella. Perderebbero il cliente. Invece incontro dopo incontro, anno dopo anno, cercano di non fartela incrociare mai: tutelando così la durata del "matrimonio" col cliente… Vuoi vedere che gli avvocati di Berlusconi sono così critici con i magistrati perchè, con il Cavaliere, sono impegnati a portarlo a giudizio in tempi rapidi (rispetto alla media)? Si dimenticano le toghe che questi poveri legali tengono famiglia e quindi necessitano di andare, pian piano, parcella dopo parcella, fino all'ultimo grado di giudizio… Non solo l'accelerazione dell'iter processuale, ma anche il tentativo di circoscrivere le liti temerarie oppure quelli che tendono ad arginare le frodi nei sinistri, vengono visti dalla categoria degli avvocati come un'attentato occupazionale: perchè tutte le occasioni di contenzioso servono a farli campare. Troppi avvocati producono, appunto, anche tanti avvoltoi. Manca il buon senso di arginare il loro numero che Piero Calamandrei invocava già nel 1921. | |
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Da: vigile urbano | 28/07/2014 08:34:22 |
Stop Numero Chiuso, abolizione test medicina, modello alla Francese News test medicina News test medicina Dal Ricorso al Tar alla Riforma d'Oltralpe. Sebbene diverse correnti di pensiero studentesche, in queste ore, stiano immaginando che le recenti pronunce giudiziarie possano dar vita a scenari e prospettive a dir poco rosei, la definitiva abiura al numero chiuso continua a rappresentare un'incognita di non poco conto. Di recente, il Ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, pur ribadendo le sue idee riformiste e la necessità di una rivisitazione del meccanismo selettivo, ha fatto capire, a scanso d'equivoci, che difficilmente assisteremo all'eradicazione del numero chiuso. Ma cosa succederà ? Le ipotesi di riforma sono due: prendere a modello il sistema francese o adattare lo stesso al contesto italiano. Il leitmotiv, invece, è unitario: lasciare libera l'iscrizione al primo anno per poi avere una dura selezione per l'accesso al secondo. In tal modo, secondo Giannini "s'iscriverebbero soltanto gli studenti motivati". Il Modello d'oltralpe e lo Sbarramento: Se la riforma andasse in porto, e l'abiura ai test d'ingresso relativi ai dipartimenti di medicina 2014 fosse dunque confermata, si verificherebbe, in realtà , uno scenario non del tutto rasserenante. Il modello francese, infatti, è strutturato su due concorsi, uno relativo al primo semestre, e l'altro al secondo, corredati da quiz a risposta multipla inerenti a temi specifici studiati durante l'anno, e corretti con l'ausilio di appositi sistemi informatici. Il primo anno accademico è incentrato sul principio della libertà di accesso, ed è diviso in due semestri. Al termine del primo, comune a tutti i vari indirizzi, gli studenti devono sostenere una prima prova destinata a vagliare le competenze acquisite. Quelli che non riescono a raggiungere il punteggio minimo possono essere indirizzati verso altre facoltà . Il secondo semestre è, invece, caratterizzato da un percorso di gran lunga più specifico, destinato a terminare con un vero e proprio esame di sbarramento, una prova irta d'insidie che deciderà le sorti degli aspiranti camici bianchi. Chao ab ordo: e se l'abolizione dei test d'ingresso generasse il caos? Al di là delle perplessità relative alla struttura del modello d'oltralpe, desta scalpore e, in un certo senso, sconcerto, anche un altro aspetto della riforma: le iscrizioni di massa e i relativi disagi strutturali. Sembra, infatti, che non tutti i Rettori abbiano accolto di buon grado l'ambizioso annuncio trasteverino. C'è chi pensa che gli atenei, ed in particolare i dipartimenti di medicina, non sarebbero in grado di reggere l'onda d'urto di circa 70mila studenti. | |
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Da: mercatocomune | 02/08/2014 08:28:53 |
Una carta da giocare. Investendo futuro, energie, conoscenze, sogni, speranze. E spendendo diplomi, lauree, innovazione, idee, lavoro. È questa l'agricoltura su cui puntano i giovani. Con coraggio e caparbietà . Anche se sono tempi oscurati da una crisi che non accenna ancora a finire. «Noi ce la faremo» dicono e l'Italia - aggiungono convinti - «è il futuro». un ruolo da protagonista nell'agricoltura che si distingue per le innovazioni e la valorizzazione del territorio. Con i tartufi, con gli avocado e i frutti tropicali, con le aranciate di qualità , con l'e-commerce, con le reti di produttori. L'agricoltura che non muore, che resiste e già vive il domani si incontra agli "Oscar Green" della Coldiretti, la selezione nazionale dei migliori progetti presentati in tutta Italia da 1.152 giovani contadini sullo sfondo di sei categorie-tematiche: Stile e cultura d'impresa; Ideando; Campagna amica; Non solo agricoltura; In filiera; Esportare il territorio. Concluse le selezioni regionali, la nazionale si svolgerà a Roma il 13 e 14 novembre prossimo, nella sede della Coldiretti, con tre finalisti per ogni categoria. | |
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Da: Avvocato Coppi | 02/08/2014 09:12:19 |
Cone mai solo 537 messaggi? State tutti a fare la professione???? | |
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Da: mercatocomune | 03/08/2014 09:11:39 |
Il tasso di disoccupazione in Italia è sceso al 12,3% a giugno dal 12,6% di maggio, toccando il minimo da 10 mesi. Lo segnala l'Istat. Ma sui dodici mesi si registra un incremento dello 0,1%. Siamo a discutere di zero virgola in una situazione veramente difficile, per non dire drammatica. Sale invece a nuovi record la disoccupazione giovanile, pari al 43,7%, in crescita di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,3 punti nel confronto tendenziale. A giugno 2014 gli occupati sono 22 milioni 398 mila, in aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente (+50 mila) e sostanzialmente invariati su base annua. Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cresce di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,1 punti rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 153 mila, diminuisce del 2,4% rispetto al mese precedente (-78 mila), mentre aumenta dello 0,8% su base annua (+26 mila). Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni rimane sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente mentre diminuisce dello 0,9% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività , pari al 36,3%, rimane invariato in termini congiunturali mentre diminuisce di 0,2 punti percentuali su base annua. «La situazione economica in Italia e nella Ue è meno favorevole di quello che speravamo a inizio anno», dice il ministro dell'Economia Padoan. Lo stato dei conti, dice, «richiede un maggiore sforzo per la crescita e il consolidamento dei conti pubblici». | |
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Da: vigile urbano | 03/08/2014 09:18:51 |
Lavoro, ecco i posti più ricercati e quelli introvabili (Teleborsa) - Quest'anno il settore privato dovrebbe produrre 1,4 milioni di assunzioni, 96 mila in più rispetto al 2013. E questa, vista l'attuale disoccupazione record, è una buona notizia. Un'altra buona notizia è data dal fatto che si verificherà un parallelo rallentamento delle uscite, stimate in 1,533 mila unità , anche se questo non porterà in attivo il saldo occupazionale dell'anno in corso. Su quali profili si orienteranno, di preciso, le aziende?Secondo di Unioncamere e il Ministero del Lavoro, che hanno raccolto le previsioni di assunzione nel settore privato, ad avere più opportunità saranno operai specializzati, conduttori di impianti, addetti alle vendite e alla ristorazione ma anche ingegneri e altre figure dal profilo scientifico. Meno ricercati impiegati e tecnici. Le 96 mila entrate in più, dunque, si concentreranno soprattutto su questi profili professionali, e a determinarle sarà anche l'aumento del numero delle imprese che hanno programmato di effettuare assunzioni (passate dal 13,2% del totale nel 2013 al 13,9% di quest'anno, con picchi superiori al 26% nel caso delle imprese innovatrici ed esportatrici). Da rilevare poi che, nonostante i visibili miglioramenti visti quest'anno, resta alto il numero delle cosiddette professioni introvabili a causa della forte richiesta o di altri fattori. Restano difficili da reperire analisti e progettisti di software, tecnici della vendita e della distribuzione e tecnici programmatori. Vi sono poi profili di media qualificazione, per esempio commessi o camerieri, altrettanto introvabili a causa dell'inadeguatezza formativa o della carenza di persone interessate ad esercitare la professione, come spiegano le aziende, oppure, e questo è il caso di attrezzisti di macchine utensili e meccanici e montatori di macchinari industriali, introvabili a causa di carente formazione o modesta esperienza. | |
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