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Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?
10148 messaggi

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Da: coppia di avvocati27/04/2014 12:46:41
Siamo due fidanzati entrambi avvocati... Ci siamo imbattuti in questo forum cercando alternative all'avvocatura: laureati a 23 e 24 anni col massimo dei voti, abbiamo preso il titolo a 27 e 29 anni dopo aver effettuato una seria pratica forense... E Adesso ci troviamo, dopo aver guadagnicchiato qualcosina negli ultimi due anni e, ottimisti, aver deciso di fare il grande passo addossandoci un mutuo trentennale x comprare casa, a guadagnare in due al massimo euro 900/euro 1000,00... Non è vita così, siamo sommersi dai pensieri, indecisi se lasciare la professione, tanto amata, per intraprendere un qualche concorso pubblico con il dovere comunque di pagare ogni mese il mutuo (quindi con l'impossibilità di smettere all'improvviso di lavorare).
E' una scelta dura... da un lato la speranza sempre viva che i tempi migliorini e che la professione possa darci le soddisfazioni di qualche anno fa... dall'altro il terrore di perdere ulteriore tempo per farci una famiglia stando dietro ad un sogno irrealizzabile (abbiamo 33 e 34 anni).....
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Da: numero chiuso in giurisprudenza27/04/2014 13:31:30

Ci sono avvocati che, a fine mese, racimolano qualcosa come 400-500 euro. Gli avvocati, soprattutto i più giovani, sono i nuovi poveri, precari che entrano a pieno titolo nella "generazione call center".

Se nel 1985 gli iscritti all'Ordine erano 38 mila, oggi il numero supera i 233 mila. Ogni anno 15 mila nuovi professionisti si gettano nell'arena in cerca di lavoro. Se gli studi medio-grandi sono in crisi, i più piccoli sono praticamente alla fame.
L'opportunità di una riduzione del'elevato numero di avvocati, quasi fosse la panacea di tutti i mali dell'avvocatura, non può essere perseguita attraverso un meccanismo di selezione fondato sulla discriminazione reddituale, tipico dei sistemi economici illiberali",
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Da: lauree deboli29/04/2014 07:18:54
C'è un'Italia che vorrebbe lavorare ma assolutamente e solo nel campo per cui ha studiato. Salvo poi lamentarsi della disoccupazione.

Secondo un recentissimo studio pubblicato dalla Confartigianato nel luglio scorso, infatti, sono migliaia i posti di lavoro liberi e le professioni che lamentano carenze di organico. A fronte di una difficoltà che riguarda un'assunzione su quattro nel mondo dell'artigianato, infatti, il nostro Paese fa contare 44.700 laureati in cerca di lavoro a quattro anni dalla laurea. Eppure il lavoro - a ben cercarlo - non manca. Ma è necessario sporcarsi le mani, lasciare a casa i libri per ottenere uno stipendio che molto spesso è anche ben più alto di quello di un laureato alla prima assunzione. E i nomi dei mestieri senza personale richiamano il lavoro manuale e la fatica.

LA POLEMICA: "MA CHE CI AVETE FORMATO A FARE?" - LEGGI



L'ANALISI: CARA LAUREA, TI VOGLIO, NON TI USO, MA TI APPENDO - LEGGI

I settori "scoperti". Il settore dove più elevata è la difficoltà di reperimento a causa della scarsità di persone che esercitano la professione - spiegano da Confartigianato - è quella dei pavimentatori e posatori di rivestimenti, "con il 26,6% delle assunzioni previste dal totale delle imprese, artigiane e non, che sono rese difficili dalla scarsità di offerta". Seguono i Montatori di carpenteria metallica con il 18,8% delle assunzioni previste; camerieri e assimilati con il 18,5% delle assunzioni previste, meccanici, riparatori e manutentori di automobili con il 17,3% delle assunzioni previste, gli attrezzisti di macchine utensili e affini con il 16% delle assunzioni previste, i sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai con il 14,4% delle assunzioni previste, i fabbri, lingottai e operatori di presse per forgiare con il 14,4% delle assunzioni previste, i carpentieri e falegnami nell'edilizia (esclusi i parchettisti) con il 14,1% delle assunzioni previste, gli addetti a macchinari industriali per confezioni di abbigliamento in stoffa e affini con il 13,4% delle assunzioni previste, i meccanici e montatori di apparecchi termici, idraulici di condizionamento con il 13,4% delle assunzioni previste.

Le lauree con meno prospettive occupazionali. E' interessante - proseguono da Confartigianato - affiancare questa analisi con l'elaborazione dei dati recentemente pubblicati dall'Istat (2012) sull'inserimento dei laureati nel mercato del lavoro e che mettono in evidenza un ulteriore mismatch del mercato del lavoro rappresentato da 44.662 laureati - complessivamente per lauree triennali, a ciclo unico, lauree specialistiche biennali e lauree magistrali biennali10 - del 2007 che nel 2011 risultano ancora in cerca di lavoro con un tasso di disoccupazione del 17,5%. La difficoltà di inserimento più elevata è quella dei laureati del Gruppo geo-biologico per cui il tasso di disoccupazione a 4 anni dalla laurea è del 32,7%, seguito dal Gruppo letterario con il 31,4%, del Gruppo psicologico con il 28,9% e del Gruppo giuridico con il 26,4%.

Il parallelismo di Confartigianato. In particolare - si legge nello studio in un interessante quanto provocatorio parallelismo - prendendo a riferimento le professioni maggiormente numerose si osserva che:

- a fronte di 1.192 assunzioni di difficile reperimento per Meccanici, riparatori e manutentori di automobili ed assimilati vi sono 1.207 Laureati in Scienze dell'educazione e della formazione (triennale) disoccupati a 4 anni dalla laurea.


- a fronte di 951 assunzioni di difficile reperimento per Montatori di carpenteria metallica si registrano 869 laureati in Scienze della mediazione linguistica (triennale), disoccupati a 4 anni dalla laurea.

- a fronte di 887 Cuochi in alberghi e ristoranti vi sono 878 laureati disoccupati in Lettere e materie letterarie (ciclo unico).

- a fronte di 879 Parrucchieri, estetisti di difficile reperimento vi sono 878 laureati disoccupati in Lettere e materie letterarie (ciclo unico).

- a fronte di 621 Attrezzisti di macchine utensili e affini di difficile reperimento vi sono 652 laureati in Filosofia (triennale) in cerca di lavoro a 4 anni dalla laurea.

- a fronte di 568 Carpentieri e falegnami nell'edilizia di difficile reperimento vi sono 616 laureati in Scienze politiche; Scienze internazionali e diplomatiche; Relazioni pubbliche (ciclo unico)

- a fronte di 502 Addetti a macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali di difficile reperimento vi sono 506 laureati disoccupati in Scienze della formazione primaria; Scienze dell'educazione; Pedagogia (ciclo unico).

- a fronte di 459 Meccanici e montatori di macchinari industriali di difficile reperimento vi sono 445 laureati disoccupati in Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali (triennale).

- a fronte di 409 Sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai di difficile reperimento vi sono 496 laureati disoccupati in Scienze del servizio sociale (triennale).

Inutile dire: rimbocchiamoci le maniche. A ben guardare, infatti, un'occupazione è possibile trovarla. Magari temporanea e non esclusiva - in attesa che questa pessima congiuntura economica passi - ma sicuramente retribuita. Il problema, dunque, non è che l'assenza di possibilità lavorative - un'azienda con carenza di personale ha tutto l'interesse a formare e assumere dipendenti - ma del "lavoro che vorrei". Ben più grave condizione di quiescenza mentale prima che dramma occupazionale.
Rispondi

Da: Ivo Avido29/04/2014 09:09:53
Vabbè se uno si laurea in Scienze delle Merendine c'ha poco da lamentarsi se non trova lavoro...
Rispondi

Da: per tip29/04/2014 09:49:49
scusate la franchezza ma un paese in cui i laureati sono così mortificati... non ha futuro..., non si tratta di ostinarsi a fare il lavoro dei sogni ma di avere - in base alle proprie capacità, e non al cognome o altro... - concrete possibilità di trovare un lavoro che non sia muratore, donna delle pulizie ecc...
Rispondi

Da: numero chiuso giurisprudenza04/05/2014 08:59:47
http://www.uninews24.it/archivio/news-nazionali-universita-italia/12124-s%C3%AC-al-numero-chiuso-evita-disoccupati.html


"Per essere assunti dal Sistema Sanitario Nazionale - spiegano i ragazzi - è necessario il titolo di medico specialista e le borse di specializzazione a disposizione ( circa 3500) sono di gran lunga insufficienti rispetto al numero di medici laureati". Il ragionamento di Accesso Programmato è chiaro: visto i pochi posti a disposizione meglio non immatricolare tutti altrimenti ci sarebbero troppi disoccupati.

Con questa manifestazione virtuale i ragazzi di Accesso Programmato chiedono che "il numero chiuso non solo venga mantenuto ma anche riprogrammato in modo da formare ogni anno i medici che servono, permettendo ad ognuno di loro di arrivare a specializzarsi e trovare posto nel SSN".

Una prima apertura sembra essere arrivata dal ministro dell'Istruzione  e della Ricerca Maria Chiara Carrozza che proprio questa mattina ha dichiarato: "Abbiamo fatto il bando per permettere agli studenti di prepararsi ma siamo in attesa di conoscere quale sia il fabbisogno effettivo delle regioni".
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Da: liberismo forense07/05/2014 22:30:37
L'ex ministro Severino legale dell'Ilva al tavolo con
il governo. I Verdi: vergogna
"Fu lei a firmare il decreto per lo stabilimento di Taranto"
Rispondi

Da: numero chiuso in giurisprudenza11/05/2014 17:48:04
Un avvocato libero, forte e indipendente
è in condizione di tutelare adeguatamente e più efficacemente i diritti dei cittadini, ma anche di far funzionare meglio la macchina
giudiziaria.
E se non si introduce il numero chiuso all'università vi saranno tanti laureati in legge disoccupati.
Rispondi

Da: erratacorryge 11/05/2014 18:27:34
veramente di avvocati dissocupati l'italia è già piena. Secondo me occorrono misure drastiche. Numero chiuso all'università, non c'è soluzione.
Rispondi

Da: exavvnot 11/05/2014 20:40:48
e se alcune competenze dei notai venissero condivise con gli avvocati. Xké non far fare agli avvocati anche i contratti di compravendita immobiliare?
Rispondi

Da: sognante12/05/2014 07:51:12
la laurea è solo un pezzo di carta.....mi sono reso conto da laureato che purtroppo il futuro è la zappa.....se si vuole mangiare.......non paga piu' nessuno.......e soprattutto è finito il tempo della cravatta........ormai guadagna chi si sporca le mani........il lavoro dell'avvocato è stato troppo mitizzato in passato ed ora tutti ci sbattono la testa e vedono che non ci sono solo rose,,,,ma molte molte spine
Rispondi

Da: numero chiuso in giurisprudenza12/05/2014 08:36:47
Nella triste  situazione descritta nell'ultimo messaggio, non sono caduti i notai che hanno da sempre hanno mantenuto il numero chiuso, nonostante ogni istanza di liberalizzare la professione.
In crisi erano caduti pure i medici nella fine degli anni 80, ma poi l'introduzione del numero chiuso alla facoltà di medicina negli anni 90, permette oggi al neo-laureato in medicina di avere moltissime possibilità di lavoro e una posizione economica più dignitosa, rispetto al laureato in legge che è condannato a disoccupazione e fame, tranne uno su mille che diventa notaio o giudice.
Rispondi

Da: sognante12/05/2014 09:09:32
quando con i clienti chiedi un anticipo per iniziare le pratiche.....i clienti non li vedi piu'......evaporano
Rispondi

Da: 123456asa12/05/2014 11:22:44
basta avvocati........basta sottopagati.......l avvocato lavora per la gloria....e che damine
Rispondi

Da: 123456asa12/05/2014 11:26:20
vi dice niente il fatto che solo gli avvocati ormai portano la cravatta?......persino i rappresentanti sono piu' casual
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Da: Italia regno dei baroni universitari17/05/2014 07:53:27
In Gran Bretagna una laurea vale un milione di sterline
Nel Regno Uniti un laureato su cinque diventa milionario: lo sostiene l'ufficio di statistica del Paese spiegando che il 10% degli adulti inglesi supera la cifra tra immobili, risparmi e altre proprietà. Il governo: "L'università è un buon affare, giustificato il rialzo delle rette"

LONDRA - Una laurea vale almeno un milione (di sterline). E' l'equazione che si può ricavare dalle ultime statistiche governative, da cui risulta che in Gran Bretagna il 20 per cento di tutti coloro che hanno un diploma di laurea possiede un patrimonio pari o superiore a quella cifra. In sostanza significa che, in questo paese, una persona su cinque che va all'università diventa milionaria, secondo quanto rivelano dati dell'Office for National Statistics citati oggi dal Daily Telegraph. Sono due milioni di persone, pari al 10 per cento di tutti gli adulti, che possiedono beni con un valore dal milione di sterline in su (circa un milione e 200 mila euro) tra immobili, risparmi e altre proprietà. Una casa e più spesso una seconda casa (per le vacanze o come investimento da affittare), una o più automobili, fondi pensioni, titoli, azioni e denaro depositato in banca, sono gli elementi che formano tale ricchezza.

Il governo ha accolto la statistica con favore: "Dimostra che andare all'università è un buon affare", dice il ministro dell'Istruzione David Willetts, "e giustifica la decisione di aumentare le rette di iscrizione universitaria ", portate da 3 mila a 9 mila sterline l'anno dalla coalizione guidata dai conservatori di David Cameron, dopo che il governo laburista, sotto Tony Blair, le aveva già incrementate da mille a 3 mila sterline l'anno. "E' la prova che è giusto chiedere ai laureati di restituire il costo dell'istruzione superiore e che aumentare
il numero di chi va all'università diffonde maggiormente benessere e opportunità".

Ogni studente (non solo britannico ma di tutti i paesi dell'Unione europea), indifferentemente dal reddito familiare, può ottenere un prestito che copre interamente il prezzo della "tuition fee", la tassa d'iscrizione universitaria, da restituire a rate a interesse previlegiato solo dopo la laurea e solo dal momento in cui guadagna più di 22 mila sterline l'anno (25 mila euro). Ciononostante ci sono pressioni da parte del partito laburista per ridurre la tassa, almeno da 9 mila a 6 mila sterline l'anno, per non caricare sulle spalle dei laureati un debito troppo alto che poi dovrebbero trascinarsi per anni (sebbene inizialmente debba essere restituito con rate di 80 sterline al mese). A chi protesta che l'istruzione universitaria dovrebbe essere gratuita, sia Blair ai suoi tempi che Cameron ora replicano che le università britanniche sono tra le migliori del mondo e che per mantenere il loro livello di eccellenza accademica occorre un contributo finanziario da parte degli studenti medesimi, poiché i fondi dello stato e le donazioni private non sono più sufficienti.

Le statistiche rivelano che il numero dei milionari è in costante aumento: nel 2006 in Gran Bretagna il 6 per cento delle famiglie avevano beni per 1 milione di sterline o più, nel 2012 sfiorano il 10 per cento della popolazione totale; e nella categoria dei laureati, la quota è passata dal 16 per cento nel 2006 al 20 per cento odierno. Ma indicano anche un crescente gap tra ricchi e poveri: oggi il 10 per cento della popolazione britannica detiene il 44 per cento della ricchezza nazionale, ed è cinque volte più ricco del 50 per cento più povero della popolazione. Altre cifre in materia rilevate dall'Office for National Statistics segnalano che sono milionari il 16 per cento di coloro che hanno tra 55 e 64 anni, il 14 per cento dei coniugati e il 14 per cento dei lavoratori autonomi. Sposarsi, lavorare in proprio e soprattutto laurearsi: questa la strada per arrivare a un milione di sterline.
Rispondi

Da: numerochiuso 17/05/2014 10:09:37
numero chiuso giurisprudenza
Rispondi

Da: madai17/05/2014 11:01:11
Quanti di voi sono avvocati ma hanno lasciato per un concorso pubblico?

Nessuno .... non molliamo!
Rispondi

Da: io ho lasciato17/05/2014 14:00:13
all'inizio con molti dubbi.. poi ora sono sereno...
Rispondi

Da: avv inglese milionario avv italiano poveraccio17/05/2014 14:28:11
Le lauree in campo legale hanno una ben precisa distinzione in campo pratico di solicitors, i quali si occupano delle transazioni tipo vendita di case e i barrister, i quali hanno competenza in casi da tribunale e consulenza. Se si desidera frequentare l'università inglese per l'intero corso di laurea, è necessario presentare domanda presso l'università prescelta: tale domanda andrà accompagnata da un ottimo curriculum di studi, quali votazione dell'esame di stato in Italia e certificato di un'ottima conoscenza della lingua inglese, consigliato lo IELTS. La durata del corso di studi dipenderà quindi dall'università scelta, ad esempio in quelle scozzesi si consegue la laurea in giurisprudenza in 4 anni.

Terminato il corso di studi è il momento di scegliere quale carriera si desidera seguire: le due precedentemente nominate, quali solicitors o barrister. Per quella di solicitor, a seconda della parte degli UK in cui si è, ci sono due diversi passi da effettuare: in Inghilterra ed in Galles esiste il legal practice course, la cui durata è di un anno e per accedervi si deve effettuare l'iscrizione come studente all'albo della law society. In Scozia si deve conseguire il diploma in legal practice, mentre in Irlanda del Nord è il certificate in professional legal studies. Come in tutti gli stati si deve poi effettuare il tirocinio, e negli UK tale periodo dura 2 anni.

Le uniche differenze sono che nell'Irlanda del Nord a seguito del tirocinio si ottiene un restricted practice certificate e per poter poi aprire un proprio studio legale si devono attendere altri tre anni. Per ciò che invece riguarda coloro che desiderano seguire il corso di studi per barrister in Inghilterra e Galles, è necessario presentare domanda tramite il CACH (centralised applications and clearing), per poter poi completare il bar vocational course, della durata di un anno. Dopo il termine del corso è necessario effettuare 12 mesi di praticantato presso un barrister gia` iscritto all`albo.

In Irlanda del Nord e` invece necessario conseguire il certificate in professional legal studies, poi un breve tirocinio presso un barrister ed infine un anno di studio alla law school queens university. In Scozia, la figura del barrister è denominata advocate, il procedimento per qualificarsi richiede l'immatricolazione presso la facoltà degli avvocati, cosi da poter diventare intrant. Referenze e domanda al tribunale andranno ovviamente presentate una volta sostenuti gli esami. Sarà necessario effettuare un periodo di tirocinio presso uno studio legale per 21 mesi per poi ricoprire la figura di pupil di un mebro del "Bar" per nove mesi e mezzo. Si raggiunge la figura di avvocato dopo il superamente dell'esame della faculty of advocates of evidence, practice and procedure.
Rispondi

Da: numero chiuso in giurisprudenza18/05/2014 08:33:45
Una volta conseguita la laurea in Giurisprudenza si può presentare la domanda di ammissione alla pratica notarile. Tale domanda va presentata presso il Consiglio Notarile del Distretto dove si intende svolgere la pratica stessa e va corredata del pagamento di una tassa e della dichiarazione del notaio il cui studio verrà frequentato nel periodo prescritto.
L'ammissione viene, quindi, deliberata dal Competente Consiglio Notarile. A seguito dell'ammissione alla pratica notarile, il candidato dovrà frequentare lo studio del notaio da lui indicato per il periodo di 18 mesi (di cui almeno un anno continuativamente dopo la laurea e con la possibilità di anticipare 6 mesi già nell'ultimo anno del corso di laurea)

CONCORSO NOTARILE
Esaurita la pratica notarile, si può partecipare al concorso notarile che viene bandito annualmente (o quasi, pare che in alcuni casi passino anche 18 mesi) e si svolge a Roma in unica sede Nazionale. Pare che si tratti di un concorso piuttosto duro e selettivo, che richiede non solo una preparazione giuridico-fiscale di altissimo livello, ma anche una certa sicurezza e padronanza del mestiere appreso durante il praticantato, visto che la prova scritta richiede tra le altre cose anche la redazione di un vero e proprio atto notarile. A tale scopo esistono numerose scuole, alcune delle quali vengono gestite direttamente dai consigli notarili.

Corsi di questo genere arrivano a costare anche 3.000 euro, quindi occhio che non sono per tutti.

Il numero dei notari in Italia è fissato dal Ministero della Giustizia, poichè come spiegato dal Consiglio Nazionale del Notariato, "i notai sono in numero limitato a ragione della pubblica funzione svolta". Oggi sono circa 4600, ma sembra ci sia spazio per, almeno, altri 1.500 professionisti. Una delle conseguenze di questa sorta di numero chiuso è che il reddito medio di un notaio, in base alle dichiarazioni 2010, è di circa 320.000 euro annui
Rispondi

Da: 123456asa22/05/2014 16:19:39
troppi laureati in giro.....poca professionalita'
Rispondi

Da: ()25/05/2014 17:55:08
E poca vocazione forense su 250.000 avvocati e 50.000 praticanti.
Rispondi

Da: fratmo25/05/2014 18:05:54
Poca professionalità è d'obbligo se per sbarcare il lunario devi fare altri sei o sette lavoretti, devi prepararti quel concorso che esce ogni morte di papa, devi cercare di fare il punteggio nella scuola, etc.
Il governo Renzi, proprio quello della meritocrazia, vuole togliere il numero programmato a medicina, figuriamoci metterlo a giurisprudenza. Così anche i medici saranno preda dei baroni, dello schiavismo e del puttanesimo militante.
Il problema lo risolviamo solo impiccando un po' di culi flosci. 
Rispondi

Da: 25/05/2014 18:42:03
io avrei messo il numero chiuso in tutte le facoltà invece
Rispondi

Da: per fratmo25/05/2014 19:15:04
giustissimo....
Rispondi

Da: ... 25/05/2014 20:20:29
Il numero chiuso non serve a nulla se poi il 90% di coloro che superano i test son quelli che hanno la botta.
Tutti dovrebbero aver accesso al percorso di studi che desiderano: se però nei primi due anni non dimostri di "meritartelo" quel percorso, allora fuori!
Credo che così si possa avere una percentuale maggiore di meritocrazia.
Rispondi

Da: ...26/05/2014 00:01:10
Ed una percentuale maggiore di meritocrazia si avrà estendendo questo principio anche per i notai.
Perchè sono notai solo i figli di notai o illustri politici, baroni o imprenditori.
Permettere a tutti gli avvocati di fare la il notaio se lo desiderano: se però nei primi due anni non dimostri di "meritartela" quella professione (facendo cazzate perchè deleghi tutto agli impiegati a malapena diplomati) allora fuori!
Rispondi

Da: numero chiuso in giurisprudenza29/05/2014 15:20:23
La ministra Giannini ha trovato le porte sbarrate al parlamento europeo, con soli 504 preferenze.
Rispondi

Da: numero chiuso in giurisprudenz<03/06/2014 06:29:06
Avvocati, avete redditi bassi? Potreste essere cancellati dall'Ordine. Per i giovani legali è ancora tempo di crisi, non solo per gli stipendi minimi che ricevono negli studi dove lavorano, ma anche per il fatto che, la nuova legge professionale  (legge 247 del 2012) prevede l'iscrizione obbligatoria alla Cassa forense e di conseguenza il pagamento dei contributi obbligatori.

In particolare l'articolo 21 comma 8 dispone che "l'iscrizione agli Albi comporta la contestuale iscrizione alla Cassa Nazionale di previdenza e assistenza Forense e quindi l'iscrizione alla Cassa Forense, già prevista obbligatoriamente per tutti gli iscritti agli Albi che esercitino la professione con carattere di continuità -cioè raggiungano prefissati limiti minimi di reddito o di volume d'affari professionali-, viene ora fatta coincidere con il momento dell'iscrizione agli Albi, a prescindere da tali parametri reddituali. Ne consegue che la cancellazione dalla Cassa Forense sarà possibile soltanto nel caso di cancellazione dell'iscritto da tutti gli Albi Forensi".

"Una legge non ancora attuata per la mancata adozione del regolamento di attuazione dell'art. 21 della legge forense. Aspettiamo, quindi, l'elezione del nuovo presidente della Cassa forense che avverrà domani", spiega l'avvocato Alfonso Quarto, vicepresidente nazionale dei giovani avvocati.

Ma che cosa potrà accadere?

"Un giovane avvocato con un reddito annuo di 23.000 euro, pari a 1.916 euro mensili -  spiega un altro legale a Retenews24 - tra studio, aggiornamento, banche dati, telefoni, computer, autovettura, contributi versati, dichiara, alla fine, circa 15.000 euro. Escludendo l'Irap un contribuente paga per Irpef il 23%, oltre alle imposte addizionale regionale e comunale, per un totale di circa 3.900 euro, pari al 26%. Ciò significa che, dopo le imposte, gli restano da spendere 11.100 euro; ma tale somma non è tutta sua perché deve versare ancora i contributi previdenziali. Gli avvocati iscritti all'ordine che esercitano la professione con un reddito di 15.000 euro, infatti, sono obbligati al versamento dei contributi previdenziali alla Cassa di previdenza forense. L'ammontare minimo del versamento è di 2.700 euro, oltre al contributo di maternità di 132 euro, per un totale da versare di 2.832 euro (che valgono una pensione di 600 alla fine della carriera). Per molti professionisti, inoltre,  l'Ordine potrebbe valutare l'ipotesi di cancellazione dall'albo perché non raggiungono il reddito minimo di 10mila euro (15mila di fatturato) annui oggi necessario per iscriversi alla Cassa nazionale di previdenza forense. Tra di loro ci sono i giovani avvocati 30enni, ma anche tanti nella fascia 40-50 e alcuni in quella superiore. Un avvocato per sopravvivere economicamente quindi - continua il giovane professionista - deve avere una cinquantina di cause l'anno, ma basta fare due calcoli sulla base dei procedimenti nei tribunali della regione per scoprire che nel civile spetterebbero 12 cause ad avvocato; nel penale 2,7".
Rispondi

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