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Preparazione al concorso referendario TAR
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Da: avvtriste 
Reputazione utente: +109
24/10/2018 17:40:54
un avvocato che non sa scrivere non si è mai visto a meno che tu non sia un penalista...

Da: gigettorossetto  1  - 24/10/2018 17:41:13
o sei ancora fermo a 30 anni fa quando l'avv faceva l'avv, guadagnava bene e non pensava ai concorsi impiegatizi?
cmq ho preso solo titolo senza esercitare

Da: Cenerentola80  24/10/2018 18:00:30
Mef 19 lavori dove intuisco?
Io oggi obbligazioni

Da: Pino marittimo   4  - 24/10/2018 20:33:10
dopo la sesta consegna al corso on line di compiti raffazzonati, scritti in un decimo del tempo che richiederebbero, superficiali, consegnati solo per dare un senso ai 1500 euro pagati.....inizio a temere seriamente che qualcuno dei poveretti costretti a correggerli m'aspetti sotto casa per gonfiarmi di botte....scusate ma sono giorni che penso a questa cosa

Da: quattrocodici  24/10/2018 21:13:30
Scusa, Pino, detto seriamente, non puoi pensare ad un'altra cosa?

Da: Perasperaadastra  24/10/2018 22:30:37
Ragazzi.. voci di slittamento? 🙏»🙏»🙏»

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Da: Cenerentola80  24/10/2018 22:34:38
Sperem
😞

Da: Un passante  
Reputazione utente: +166
25/10/2018 09:18:24
"Per me si va nella città dolente, per me si va nell'eterno dolore...  LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE ENTRATE!"
Saluti passanti padre Dante A RAGIONE citanti

Da: Lunalughente  25/10/2018 10:26:51
Passante che ti è preso oggi? Anche tu travolto dal pessimismo cosmico?

Da: BIGTIME  25/10/2018 10:35:35
X passante
...un'informazione al volo sulla normativa da portare in cartaceo agli scritti:  sulla base della tua esperienza, è  accettata solo quella scaricata  dalla gazzetta o può andare bene anche quella tipo de agostini professionale??

Grazieee

Da: ilpulcinopio 
Reputazione utente: +49
 1  - 25/10/2018 10:51:49
@luna lughente anche se il quesito non è rivolto a me.. .fossi stato il passante avrei fatto la seguente citazione :
Non sono io ad essere pessimista. È il Mondo che è pessimo. - José Saramago -
@gigetto rossetto so di essere impopolare, ma ancora una volta mi trovo a dover avallare talune sue affermazioni . Avere il titolo di avvocato non ritengo sia una garanzia del saper scrivere. Personalmente ho conosciuto diversi civilisti  ( quindi non farei distinzione tra civile e penale) che spiccavano di certo per doti di scrittura..
Del resto parliamo di un esame dove a Napoli notoriamente, almeno quando sono andato io a sostenere l'esame, vi era un tasso di tolleranza altissimo, con assoluta normalità di "consulazione " tra i candidati...
per me superare tale esame vuol dire molto poco....

Da: gigettorossetto  1  - 25/10/2018 12:16:51
brav pulcinopio. poi all'esame hai i codici annotati con la giurisprudenza che fa la differenza rispetto a brancolare nel buioâ.
inoltre vorrei ricordare che l'avvocato sindaco di Roma ha detto "hanno passato" in luogo di sono passatiâ "dove hanno passato, hanno distrutto"

Da: Perasperaadastra  25/10/2018 12:34:03
Scusate. Ho macchiato con un po' di sangue il codice di amministrativo. Dite che devo comprarlo nuovo?

Da: avvtriste 
Reputazione utente: +109
25/10/2018 12:41:29
pulcino la cosa dell'avvocato che sa scrivere l'ho scritta solo per provocare gigetto, non è possibile che uno che abbia il titolo di avvocato si spacci per analfabeta come vuol far credere lui, comunque una volta mi è capitato che un giudice si scrivesse a senza acca e al mio rilievo mi ha risposta infastidita andavo di fretta, che soddisfazione dare lezioni di ortografia ad un magistrato..

Da: gigettorossetto  1  1  - 25/10/2018 12:50:08

SCUOLA & GIOVANI

Un "dottore" su cinque ha difficoltà a scrivere
Per non parlare della lettura, oggetto misterioso
Nell'Italia dei laureati
che non sanno scrivere

Da: gigettorossetto  1  1  - 25/10/2018 12:51:35
Dirimere un'ambiguità lessicale è un problema per un laureato su cinque. A dir la verità, anche solo comprendere la frase che avete appena letto è un problema per un laureato su cinque. "Termini come dirimere, duttile, faceto, proroga si trovano comunemente sui giornali, ma per molti italiani con pergamena appesa al muro sono parole opache". Luca Serianni, linguista all'università di Roma 3, ne fece esperienza diretta un giorno nell'ambulatorio di un dentista cui s'era rivolto per un'urgenza. "Con le mie lastrine in mano chiamò al telefono un collega per avere un parere: "Senti caro, aiutami a diramare un dubbio..."". E il professore sudò freddo: "Un medico che non sa maneggiare le parole è un medico che non legge, quindi non si aggiorna, quindi forse non sa maneggiare neanche un trapano".

Analfabeti con la laurea. Non è un paradosso. E nessuno s'offenda: ci sono riscontri scientifici. Il report 2006 del ramo italiano dell'indagine internazionale All-Ocse (Adult Literacy and Life Skill), coordinato dalla pedagogista Vittoria Gallina, non lascia spazio a dubbi: 21 laureati su cento non riescono ad andare oltre il livello elementare di decifrazione di una pagina scritta (il bugiardino di un medicinale, le istruzioni di un elettrodomestico).

Da: gigettorossetto  1  - 25/10/2018 12:52:38
E non sanno produrre un testo minimamente complesso
(una relazione, un referto medico, ma anche una banale lettera al capo condominio) che sia comprensibile e corretto. Una minoranza? Sì: un laureato italiano su due, per fortuna, raggiunge il quinto e massimo livello. Ma è una minoranza

terribilmente cospicua, anche se si maschera bene. Negli Usa tre anni fa fu uno shock scoprire che i graduate fermi al livello base sono il 14%. Da noi il buco nero si manifesta a tratti, in modo clamoroso, come un mese fa, a Roma, al termine dell'ultimo dei concorsi per l'accesso alla magistratura. Preso d'assalto da 4000 candidati, in gara per 380 posti. Nonostante
questo, 58 posti sono rimasti scoperti: 3700 candidati, tutti ovviamente laureati (magari anche più) hanno presentato prove irricevibili sul piano puramente linguistico. "Per pudore vi risparmio le indicibili citazioni", commentò uno dei commissari d'esame, il giudice di corte d'appello Matteo Frasca.

Il campanello d'allarme dovrebbe suonare forte. Non si tratta più di scandalizzarsi (e divertirsi) per gli strafalcioni nozionistici degli studenti. No, episodi come il concorso di Roma mettono a nudo il grado zero del problema. Stiamo parlando di chi è senza parole. Di chi dopo cinque (sei, sette...) anni di studio universitario non è riuscito a mettere nella cassetta degli attrezzi le chiavi inglesi del sapere: grammatica, ortografia, vocabolario.

Analfabetismo: anche questa parola sembrava scomparsa dal lessico, ma per esaurimento di funzione. Consegnata ai ricordi in bianco e nero del maestro Manzi. Falsa impressione, perché di italiani che non sanno leggere né scrivere se ne contavano ancora, al censimento 2001, quasi ottocentomila. Se aggiungiamo gli italiani senza neanche un pezzo di carta, neppure la licenza elementare, arriviamo a sei milioni, con allarmanti quote di uno su dieci nelle regioni meridionali. Ma almeno sono numeri che scendono. Aggrediti dal lavoro di meritorie istituzioni come l'Unla, capillarmente contrastati dai corsi ministeriali di alfabetizzazione funzionale per adulti dell'Indire (frequentati l'ultimo anno scolastico da 425 mila persone, tra cui, guarda un po', 30.407 laureati, in gran parte, però, stranieri). Nobilmente contrastato ai livelli più bassi della scala del sapere, però, ecco che l'analfabetismo riappare dove meno te l'aspetti: ai vertici. Gli studiosi, è vero, preferiscono chiamarlo illetteratismo: non si tratta infatti dell'incapacità brutale di compitare l'abicì, di decifrare una singola parola; ma della forte difficoltà a comunicare efficacemente e comprensibilmente con gli altri attraverso la scrittura. Ma non è proprio questo l'analfabetismo più minaccioso del terzo millennio? Nadine Gordimer, per il bene della sua Africa, è di questo analfabetismo relativo che ha più paura: "Saper leggere la scritta di un cartellone pubblicitario e le nuvolette dei fumetti, ma non saper comprendere il lessico di un poema, questa non è alfabetizzazione". Siamo sicuri che l'Italia di Dante sia messa meglio del Sudafrica?

Proprio no. Per niente sicuri. Quanti, del nostro già magro 8,8% di laureati (la media dei paesi Ocse è del 15%), leggono ogni giorno qualcosa di più delle réclame e delle didascalie della tivù? Quanti invece sono prigionieri più o meno consapevoli di quella che Italo Calvino chiamò l'antilingua? Non saper scrivere nasconde il non saper leggere. Sette laureati su cento non leggono mai (e sono quelli che hanno il coraggio di dichiararlo all'Istat: mancano quelli che se ne vergognano). Altri sette leggono solo l'indispensabile per il lavoro: e siamo già vicini al fatidico uno su cinque. Ma andiamo avanti: uno su tre possiede meno di cento libri, praticamente solo i suoi vecchi testi scolastici. Uno su cinque non ha in casa un'enciclopedia. Quasi nessuno (73 per cento) va in
biblioteca, e quando ci va, raramente prende libri in prestito. "Manca il tempo", "sono troppo stanco", le scuse più comuni. Ma ci sono anche quelli che non accampano giustificazioni imbarazzate, anzi rivendicano il loro illetteratismo come atteggiamento moderno e aggiornato: "leggere oggi non serve", "è un medium lento", "preferisco altre forme di comunicazione sociale".

"La società sprintata", come la chiama il pedagogista Franco Frabboni, preside di Scienze della formazione a Bologna, uno degli autori della riforma universitaria, è arrivata negli atenei. E gli atenei la assecondano: "La trasmissione del sapere universitario è regredita dalla scrittura all'oralità", spiega. Nelle aule della nostra istruzione superiore, il grado di padronanza della lingua italiana non è mai messo alla prova. Persino l'arte dell'argomentazione orale, ponte fra i due universi semantici, è svanita, racconta Frabboni: "Professori sempre più incerti fanno lezione con diapositive, seguendo una traccia fissa. Ai laureandi si lascia esporre la tesi con presentazioni Powerpoint. I "test oggettivi" d'ingresso sono crocette su questionari". La competenza linguistica non è considerata un pre-requisito indispensabile: "Devi guadagnarti cinque crediti per la lingua straniera, e cinque per l'informatica, ma non c'è alcun obbligo per quanto riguarda la buona pratica dell'italiano". Un tacito accordo fissa tetti massimi di lettura ridicoli per i testi d'esame: "Quando un professore assegna più di 150-180 pagine, davanti al mio ufficio c'è la fila di studenti che protestano".

Da: gigettorossetto  2  1  - 25/10/2018 12:55:46
Protestano, e poi si sfracellano contro il muro dell'esame. Sugli esiti dell'idiosincrasia per la lettura, agenzie private di tutoraggio hanno costruito imperi aziendali, come il Cepu, diecimila studenti l'anno. "Ci chiedono di aiutarli a passare un esame", racconta il responsabile marketing Maurizio Pasquetti, "ma scopriamo quasi sempre che alla radice c'è la difficoltà o la paura di affrontare testi scritti. Escono da scuole superiori abituati a libri di testo ancora simili a quelli delle elementari, con testi spezzettati, già schematizzati, con tante figure e specchietti: di fronte al terribile "libro bianco", fatto solo di pagine di scrittura continua, restano terrorizzati".

Da: Fontedelpoggio  25/10/2018 13:07:34
Bravo Gigetto!

Da: ilpulcinopio 
Reputazione utente: +49
25/10/2018 13:20:39
@pera spera... quando si dice stiamo buttando il sangue sui codici... :)! non credo dovrebbero farti problemi, per scrupolo puoi telefonare e chiedere.
@avvtriste capisco... si capisco... in realtà gigetto "tira dalle mani" certe risposte... anche se talvolta dice cose condivisibili. La contraddizioni più grossa è investire come lui dice di fare soldi per svariati corsi, se poi si è completamente sfiduciati nelle proprie capacità... Però a me fa tenerezza e suscita spesso simpatia...
QUanto ai magistrati... forse non a livello degli avvocati... ma capita di leggere cose che sia nei contenuti che nelle forme non ci si aspetta.
Gigetto magari consolati con tali sentenze... ti renderai conto che non sono tutti fenomeni e che magari anche un comune mortale può vincere certi concorsi

Da: Cenerentola80  25/10/2018 13:39:14
Danni punitivi pene private sanzioni civili indirette e astreintes. Profili comuni e differenze

Da: ilpulcinopio 
Reputazione utente: +49
25/10/2018 13:44:17
Cenerentola è l'argomento della tua prossima lezione?

Da: Cenerentola80  25/10/2018 13:48:55
No. Non sto facendo lezioni. Puo' essere un tema papabile anche se troppo tecnico

Da: gigettorossetto 25/10/2018 13:50:31
che sono le astraintens?

Da: Perasperaadastra  25/10/2018 14:47:05


Cenerentola, biSogna mettersi nell'ordine di idee di scrivere qualsiasi traccia esca, fosse anche: "Istrici, molluschi, bisce: profili comuni, differenze, problematicità"

Da: corale  25/10/2018 15:07:18
Diritti della personalità e Cedu. Rilevanza della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo nei paesi membri.
Civile e Amministrativo insieme un hamburger "

Da: Dicembre 2018  25/10/2018 15:45:44
Ancora alla ricerca dei codici! Cosa ne pensate del codice amministrativo di Chieppa - Lopilato ed. Giuffrè 2018 (in realtà fermo come quasi tutti a fine  2017) Qualcuno lo sta usando?

Da: Admaiora84  25/10/2018 19:56:19
Per me tutti gli istituti citati da Cenerentola sono quasi sinonimi. Sulle differenze non avrei saputo cosa dire. Avrei parlato delle clausole penali nei contratti e della possibilità per il giudice di stabilire in sede di cognizione le sanzioni per la mancata ottemperanza (astreintes).
Poi, se capitasse un tema così, rinvierei all'autorevole dottrina di Cenerentola 80 per ulteriori distinzioni, di cui al momento la comunità scientifica non è ancora pienamente al corrente.

Memore del fatto che già tempo fa ho appreso da lei la distinzione tra negozi di interpretazione e negozi sull'interpretazione, adesso non oso chiederle di spiegarmi anche le nozioni di danni punitivi e sanzioni civili indirette, che ignoro totalmente.

Da: Lunalughente  25/10/2018 20:30:58
@ADMAIORA: Prendi un testo di civile e leggiti le differenze. I danni punitivi sono un argomento nuovo per il nostro ordinamento e quindi " caldo"...comunque trattato dai manuali..

Da: Cenerentola80  25/10/2018 22:35:20
Admaiora in poche parole i danni punitivi rispondono ad una diversa ratio e logica di risarcimento. La ratio si rinviene nel fatto che non si puo' accettare che il danneggiante tragga un profitto da un suo fatto illecito. In poche parole mentre la logica ordinaria del risarcimento del danno come e' noto risponde ad una funzione di mera reintegrazione e compensazione, i danni punitivi consentono di accogliere una logica del danno con funzione punitivo-sanzionatoria in quanto prendono in considerazione anche la componente colposa dolosa del danneggiante. Con il rischio che vi sia un arricchimento del danneggiato. La giurisprudenza che ha negato l'exequatur di una sentenza americana che ha previsto una condanna al pagamento di questi danni perche' contrastanti con l'ordine pubblico, alla fine li ammette solo in presenza di una disposizione normativa che li preveda. Le sanzioni civili indirette invece sono semplici sanzioni pecuniarie inflitte dall'autorita' giudiziaria nel caso di violazione di una regola a prescindere dal danno. Le pene private sono pene inflitte dai privati ai privati che hanno fonte nel contratto o nella legge (clausola che esclude ad esempio gli associati da una societa' ecc...) le astreintes sono penalita' pecuniarie che hanno una funzione di coercizione in quanto tendono a garantire l'ademplimento (processo civile ed amm con le dovute differenze)...cio' in breve.......

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