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Poste italiane - Area Commerciale
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Da: Valam18/05/2018 10:04:16
AHAHAHAHAHHA...Mi fate morire dal ridere . Punto primo se come dite non volete replicare ai miei PAPIRI , non fatelo proprio , replicare solo a pezzetti e solo nei pezzi dove credete di poter rispondere e avere ragione , vi fa solo risultare ridicoli . Come è tipico degli analfabeti funzionali ritenere testi piu' lunghi di 5 righe dei papiri ..ahhahaah ....Inoltre ripeto TUTTI significa TUTTI , tutti non sono solo 3 regioni e tutti non sono solo i promotori che hanno passato l'esame , quindi se su 10 promotori 4 hanno passato l'esame , non hanno appunto richiamato tutti i promotori ma solo 4 .Mio caro analfabeta quindi considerando che voi state tutti qui a spera di essere richiamati, suppongo CHE NESSUNO DI VOI ABBIA SUPERATO L'ESAME . Inoltre vi siete dimenticati di rispondere a tutte le altre domande , come mai ??? Il fatto dei mesi ? i costi dell'albo ? Il testo dei sindacati ? Il fatto delle assunzioni di altri istituti ? Le agevolazioni economiche a non assumere ? Su questo nulla , vero ? Discutere su TUTTI invece è un motivo valido di dialogo, tutto il resto , no ? ahahahahha , siete di un ridicolo infinito . Infine scrivere un messaggio al giorno non equivale a vivere su mininterno , per la stessa logica pure tu ci vivi visto che scrivi un mess al giorno , FESSO . Ultima cosa , non ho mai detto che io ho FONTI CERTE  , siete voi che dite di avere FONTI CERTE , quindi le fonti certe si citano e per la cronaca tutto quello che dico è dimostrabile , andate sui siti che indico e leggete . Poi già il fatto che ritenere fonti certe , FACEBOOK , ME L'HA DETTO IL SINDACATO , HO UNA LISTA , fa capire la ridicolaggine di quanto affermi , poi se in maniera infantile dici e io non le cito perchè non le citi manco tu ahahah,altra cosa da analfabeta funzionale , perchè sminuendo l'altro non diventi migliore tu . Ti spiego poniamo il fatto che io sia un coglione e mi invento le cose , nel momento in cui tu ti comporti come me , risulti coglione pure tu. Invece visto che tu sei intelligente e serio , dovresti citarmi le fonti e mettermi a tacere . La verità è che sei un cazzaro povero dentro . L'unica cosa che si è capito è che io e box , sappiamo che siete solo degli ignoranti , disoccupati , che non hanno mai fatto niente nella vita e hanno solo lavorato in poste e quindi sono anni e mesi che sperate anzi pretende di essere chiamati , perchè nella vostra testa da parassiti statali , vi spetta e sta cosa vi brucia a morte . E dato che io e box , vi facciamo notare le cose vi siete coalizzati ad offendere , tipico atteggiamento da branco da chat , isolare il soggetto che critica o non ci da ragione, offenderlo tutti insieme , cosi che noi risultiamo normali e lui il povero idiota , poi stranamente lui è l'unico che dal vivo fa qualcosa . La verità è che io e box , per voi possiamo pure essere dei coglioni appunto per voi , ma nel mondo reale , io e lui lavoriamo e voi dall'alto delle vostre 200 lauree , competenze , state tutti a casa disoccupati ad aspettare Poste ...DATO DI FATTO
Rispondi

Da: simsalabim18/05/2018 11:17:33
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Torino
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nota disambigua.svg Disambiguazione - Se stai cercando altri significati, vedi Torino (disambigua).
Torino
comune
Città di Torino
Torino - Stemma    Torino - Bandiera
(dettagli)    (dettagli)
Torino - Veduta
Dall'alto e da sinistra: panorama con Mole Antonelliana, il Parco del Valentino con il Borgo medievale, piazza Castello con Palazzo Reale e Palazzo Madama, piazza San Carlo col monumento a Emanuele Filiberto di Savoia, l'Arco olimpico e il Lingotto, il sarcofago di Oki al Museo egizio, una veduta delle colline, del Po, della Gran Madre e del Monte dei Cappuccini e la Porta Palatina
Localizzazione
Stato    Italia Italia
Regione    Regione-Piemonte-Stemma.svg Piemonte
Città metropolitana    Città metropolitana di Torino - Stemma.png Torino
Amministrazione
Sindaco    Chiara Appendino (M5S) dal 30-6-2016
Territorio
Coordinate    45°04âN 7°42âECoordinate: 45°04âN 7°42âE (Mappa)
Altitudine    239 m s.l.m.
Superficie    130,17 km²
Abitanti    883 281[2] (30-11-2017)
Densità    6 785,6 ab./km²
Frazioni    vedi Circoscrizioni di Torino
Comuni confinanti    Baldissero Torinese, Beinasco, Borgaro Torinese, Collegno, Grugliasco, Mappano, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pecetto Torinese, Pino Torinese, San Mauro Torinese, Settimo Torinese, Venaria Reale
Altre informazioni
Cod. postale    10121-10156
Prefisso    011
Fuso orario    UTC+1
Codice ISTAT    001272
Cod. catastale    L219
Targa    TO
Cl. sismica    zona 4 (sismicità molto bassa)
Cl. climatica    zona E, 2 617 GG[3]
Nome abitanti    torinesi
Patrono    San Giovanni Battista e Maria SS. Consolata[1]
Giorno festivo    24 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: ItaliaTorinoTorino
Torino - Mappa
Posizione del comune di Torino all'interno della città metropolitana
Sito istituzionale
Modifica dati su Wikidata · Manuale
Piemonte
Piemonte Bandiera.png
La bandiera ufficiale della Regione

Statuto
Consiglio regionale (sede)
Presidente della Giunta
Giunta regionale (sede)
Consiglio delle autonomie locali
Commissione di garanzia
Capoluogo
Turin coat of arms.svg Torino
Città metropolitana
Torino Torino
Province
Alessandria Alessandria
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Biella Biella
Cuneo Cuneo
Novara Novara
Verbano-Cusio-Ossola Verbano-Cusio-Ossola
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Elezioni
Regioni d'Italia
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Categorie: Politica, Diritto e Stato
Portale Piemonte
Progetto Piemonte

UNESCO white logo.svg Bene protetto dall'UNESCO
Gnome-globe.svg Riserva della biosfera
Parco del Po e Collina Torinese
(EN) Collina Po
Riconosciuto dal    2016
Manuale

Palazzo Reale visto da Piazza Castello

Il monumento a Emanuele Filiberto di Savoia in Piazza San Carlo

Piazza Vittorio Veneto con la Mole Antonelliana sullo sfondo
Torino (AFI: /toˈrino/[4], ascolta[?·info]; Turin in piemontese[5]) è una città italiana di 883 281 abitanti[2], capoluogo dell'omonima città metropolitana e della regione Piemonte.

Cuore di un'area metropolitana che conta quasi 2 000 000 di abitanti su una superficie approssimativa di circa 2 300 km²,[6] la città di Torino è il quarto comune italiano per popolazione, il terzo complesso economico-produttivo del Paese e costituisce uno dei maggiori poli universitari, artistici, turistici, scientifici e culturali d'Italia. Nel 1997 parte del centro storico di Torino, unitamente al Castello del Valentino, alla Villa della Regina e agli altri possedimenti del circuito di residenze sabaude in Piemonte, è stata riconosciuta patrimonio dell'umanità dall'UNESCO col nome di Residences of the Royal House of Savoy.[7]

Città dalla storia bimillenaria, fu fondata probabilmente come Taurasia nei pressi della posizione attuale attorno al III secolo a.C. dai Taurini, popolazione ligure (o celto-ligure) dell'Italia settentrionale, e trasformata in colonia romana da Augusto col nome di Iulia Augusta Taurinorum nel I secolo a.C. Dopo il dominio ostrogoto fu capitale di un importante ducato longobardo, per poi passare, dopo essere divenuta capitale di marca carolingia, sotto la signoria nominale dei Savoia nell'XI secolo. Città dell'omonimo ducato, nel 1563 ne divenne capitale. Dal 1720 fu capitale del Regno di Sardegna (anche se solo de facto fino alla fusione perfetta del 1847, quando lo divenne anche formalmente),[8] stato che nel XIX secolo avrebbe portato all'unificazione italiana e che fece di Torino la prima capitale del Regno d'Italia (dal 1861 al 1865).

Importante centro antifascista durante il Ventennio (1922-1943), è stata la patria, natia o adottiva, di alcuni fra i più grandi scrittori e letterati italiani del XIX e XX secolo, tra i quali Edmondo De Amicis, Emilio Salgari, Italo Calvino, Natalia Ginzburg, Norberto Bobbio, Cesare Pavese e Primo Levi.

Sede nel 2006 dei XX Giochi olimpici invernali, città natale di alcuni fra i maggiori simboli del «Made in Italy» nel mondo, come il Martini, il cioccolato gianduja e il caffè espresso, è il fulcro dell'industria automobilistica italiana, nonché importante centro dell'editoria, del sistema bancario, delle tecnologie dell'informazione, del cinema, dell'enogastronomia, del settore aerospaziale, del disegno industriale e dello sport.

Indice
1    Geografia fisica
1.1    Territorio
1.2    Clima
2    Storia
2.1    Età antica
2.2    Età medievale
2.3    Età moderna
2.4    Età contemporanea
2.5    Simboli
2.6    Onorificenze
3    Strade
3.1    Reticolo viario
3.2    Viali e corsi
4    Monumenti e luoghi d'interesse
4.1    Torino antica e romana
4.2    Torino medievale e rinascimentale
4.3    Epoca barocca e neoclassica
4.4    Lo stile floreale
4.5    I portici monumentali
4.6    Residenze sabaude in Torino
4.6.1    Immagini di residenze sabaude
4.7    Altre opere architettoniche notevoli
4.8    Chiese e luoghi di culto
4.9    Cimiteri
4.10    Teatri
4.11    Mercati
4.12    Aree naturali
4.12.1    I parchi
4.12.2    Alberi monumentali e secolari
4.12.3    Via Francigena
5    Società
5.1    Evoluzione demografica
5.2    Etnie e minoranze straniere
5.3    Istituzioni, enti e associazioni
6    Cultura
6.1    Citazioni
6.2    Turismo
6.2.1    Nel passato
6.2.2    Nel presente
6.3    Istruzione
6.3.1    Biblioteche e archivi
6.3.2    Ricerca scientifica
6.3.3    Università
6.3.4    Musei
6.4    Media
6.4.1    Stampa
6.4.2    Radio
6.4.3    Televisione
6.4.4    Altri media
6.5    Cinema
6.6    Musica
6.6.1    Torino nella musica
6.7    Magia e occultismo
6.8    Cucina
6.9    Eventi
6.9.1    Eventi periodici
6.9.2    Eventi recenti
6.9.3    Eventi legati a Italia 150
7    Geografia antropica
7.1    Suddivisioni amministrative
8    Economia
9    Infrastrutture e trasporti
9.1    Strade
9.1.1    Collegamenti autostradali
9.1.2    Tangenziali
9.2    Ferrovie
9.2.1    Passante ferroviario e Servizio ferroviario metropolitano (SFM)
9.3    Aeroporti
9.3.1    Aeroporti di Torino
9.3.2    Aeroporti dismessi
9.4    Mobilità urbana
9.4.1    Metropolitana
9.5    Trasporto merci
10    Amministrazione
10.1    Gemellaggi
11    Sport
11.1    Baseball
11.2    Calcio maschile
11.3    Calcio femminile
11.4    Calcio a cinque
11.5    Curling
11.6    Ciclismo
11.7    Canottaggio
11.8    Pallanuoto
11.9    Football americano
11.10    Hockey
11.11    Pallacanestro
11.12    Pallamano
11.13    Pallavolo
11.14    Rugby
11.15    Tennis
11.16    Tennis tavolo
11.17    Altri sport
11.18    XX Giochi olimpici invernali
11.19    Altre manifestazioni sportive
11.20    Impianti sportivi
12    Altri riferimenti al nome della città
13    Note
14    Bibliografia
15    Voci correlate
16    Altri progetti
17    Collegamenti esterni
Geografia fisica
Territorio
Turin.jpg
Torino vista dalla Mole Antonelliana

La città di Torino e, sullo sfondo, le Alpi
Torino sorge nella pianura delimitata dai fiumi Stura di Lanzo, Sangone e Po (quest'ultimo attraversa la città da sud verso nord), di fronte allo sbocco di alcune vallate alpine: Val di Susa, che collega la città con la vicina Francia attraverso il traforo del Frejus, Valli di Lanzo, Val Sangone. Torino è detta "la città dei quattro fiumi"[9] perché la Dora Riparia scorre vicinissima al suo centro storico, solcando il centro della pianura delimitata dagli altri tre fiumi.[10]

Il fiume Po accentua la divisione tra la parte collinare e quella, quasi piana, della città, collocata tra i 220 e i 280 metri s.l.m., che scende da ovest verso est. Il punto più elevato del territorio comunale si trova sul Colle della Maddalena, a 715 m s.l.m., nei pressi del Faro della Vittoria.

Ad Ovest della conurbazione, invece, la catena alpina occidentale si innalza rapidamente in quota, arrivando a culminare oltre i 4000 metri nel Massiccio del Gran Paradiso, a pochissime decine di chilometri di distanza in linea d'aria dall'area metropolitana cittadina, creando così un suggestivo panorama di vette innevate durante le limpide giornate invernali, che spazia dal Monviso, monte sul quale nasce il Po, a Sud-Ovest fino al Monte Rosa e alle Alpi Pennine a Nord.

Torino dista 57 km da Asti, 79 km da Vercelli, 84 km da Biella, 93 km da Alessandria, 96 km da Novara, 98 km da Cuneo, 155 km da Verbania. Il confine francese dista circa 70 km nei pressi del Colle del Moncenisio, mentre sono 206 i chilometri che separano Piazza Castello da Chambery, 222 da Nizza, 250, con l'autostrada, da Ginevra e 314 da Lione.

Il 19 marzo 2016 l'UNESCO ha riconosciuto il parco del Po e la collina torinese come riserva della biosfera.[11][12]

Clima
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Torino Centro, Stazione meteorologica di Torino Caselle e Stazione meteorologica di Torino Bric della Croce.
Secondo la classificazione dei climi di Köppen, Torino appartiene alla fascia Cf: clima temperato umido delle medie latitudini con estate calda (mediamente i 30 °C sono raggiunti e superati 15 giorni all'anno a Torino e la media di luglio si attesta intorno ai 23 °C)[13]. Dagli anni novanta in poi l'estate torinese ha subito un riscaldamento. Gli inverni risultano moderatamente freddi, asciutti e spesso soleggiati. Se si prende in considerazione il periodo di riferimento climatico 1971-2000 la media nivometrica nell'anno idrologico è di 24,5 cm annui.[14]

Il record assoluto di temperatura estiva si è verificato nell'estate 2003, quando la continua ed incessante presenza di masse d'aria di origine subtropicale, convogliate verso l'Europa centro-occidentale da un anticiclone di matrice nord-africana, sospinse in alto la colonnina, con un valore estremo, mai rilevato prima di allora, pari a 37,1 °C il giorno 11 agosto 2003 nella stazione meteorologica di Torino Caselle . La tendenza verso estati marcatamente più calde si va affermando in modo progressivo negli ultimi decenni e gli anni duemila e 2010 hanno registrato molte estati decisamente più calde rispetto alla media climatologica storica.[15]

Durante la stagione invernale la zona di Torino, così come buona parte del Piemonte occidentale di pianura e meridionale è interessata dalla formazione del cosiddetto "cuscinetto freddo", a seguito di afflussi di masse d'aria continentali, e che, grazie alla particolare conformazione orografica del catino padano occidentale, può resistere tenacemente ai venti miti che scorrono a quote medio-alte come lo scirocco, favorendo così, occasionalmente nevicate denominate "da addolcimento", per via della progressiva risalita termica. Molto diversa la situazione nelle numerose zone collinari e prealpine, spesso più calde delle pianure di parecchi gradi e quasi sempre prive di ristagni freddi. Se si prende in considerazione il periodo 1961-1990, rilevata all'Ufficio Idrografico del Po (presso Porta Susa) si trova che, a Torino, la temperatura media annua è 12.3 °C con la minima a gennaio di 0,9 °C.

I periodi più piovosi sono il trimestre da aprile a giugno ed il mese di ottobre; il minimo più accentuato e duraturo delle precipitazioni è situato in inverno, ed è seguito dal minimo secondario di luglio-agosto. Le precipitazioni della tarda estate, che sulla carta sembrano rappresentare un ulteriore minimo secondario, sono molto variabili a seconda degli anni. I temporali, in media circa 20 per anno di cui 2 con grandine, si verificano quasi esclusivamente nei mesi da aprile ad ottobre e causano piogge meno durevoli ma ancora più intense: il 1º luglio 1987 caddero 60 mm in un'ora. Il 13 settembre 2008 l'osservatorio meteorologico di Caselle, 14 km a nord di Torino, ha registrato una pioggia temporalesca di 220 mm in sei ore, intensità senza precedenti noti nella pianura torinese. La quantità di precipitazione annua (833 mm) si è conservata sostanzialmente immutata da metà Ottocento ad oggi.

Classificazione climatica: zona E.
Classificazione secondo il sistema climatico di W. Köppen: clima Cfa.
Di seguito è riportatala media trentennale di riferimento (1961-1990) rilevata dall'Ufficio Idrografico del Po (presso Porta Susa). Il valore di temperatura media relativa al mese più freddo (gennaio) è pari a 0,9 °C, quella del mese più caldo (luglio) è pari a 23,1 °C.

TORINO CENTRO[16]    Mesi    Stagioni    Anno
Gen    Feb    Mar    Apr    Mag    Giu    Lug    Ago    Set    Ott    Nov    Dic    Inv    Pri    Est    Aut
T. max. media (°C)    3,7    6,9    11,8    16,4    21,0    25,3    27,8    26,6    22,8    16,1    9,3    4,9    5,2    16,4    26,6    16,1    16,1
T. min. media (°C)    â'1,9    0,1    4,1    8,1    12,2    16,1    18,4    17,7    14,5    9,2    3,8    â'0,2    â'0,7    8,1    17,4    9,2    8,5
Precipitazioni (mm)    35    37    55    99    105    86    58    58    67    83    74    47    119    259    202    224    804
Giorni di pioggia    4    5    6    9    10    9    6    6    6    7    6    5    14    25    21    19    79
Storia
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Torino.

Porta Palatina e resti romani
Età antica
Si ha notizia, riferita a uno o più villaggi, che nell'area dell'attuale Torino, a partire dal III secolo a.C., fosse insediato un popolo celto-Ligure conosciuto con il nome di Taurini,[17] che occupava anche le valli di Susa e di Lanzo. Secondo alcune fonti, uno di questi insediamenti, chiamato Taurasia o Taurinia, fu distrutto nel 218 a.C. durante la marcia del condottiero cartaginese Annibale, nel suo attacco a Roma attraverso le Alpi, dopo una resistenza di ben tre giorni.[18]

Sui resti del villaggio, gli antichi romani di Giulio Cesare vi istituirono dapprima un presidio militare del 58 a.C., col nome di Iulia Taurinorum, quindi un vero e proprio castrum costruito durante le guerre galliche. Nel 28 a.C. il castrum fu eretto a colonia romana, col nome di Julia Augusta Taurinorum o, più semplicemente, Augusta Taurinorum.

Nel 312, per la successione al potere imperiale, si svolse, poco distante, la Battaglia di Torino tra le truppe di Massenzio e quelle di Costantino I, che poi ne uscì vincitore.


Casaforte degli Acaja
Età medievale
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente Torino passò sotto il controllo dei Longobardi, divenendo la capitale di un loro importante ducato, e poi dei Franchi di Carlo Magno (773). Nel 940 fu fondata la Marca di Torino, controllata dalla cosiddetta "dinastia arduinica" che, attraverso il matrimonio tra Adelaide di Susa e Oddone, figlio di Umberto I Biancamano (fondatore della casa Savoia), portò la città sotto l'influenza della dinastia sabauda.

In seguito si costituì in libero comune, subendo varie dominazioni, finché dal 1280 non divenne definitivamente parte, prima della Contea di Savoia e poi del Ducato di Savoia.


Assedio di Torino. Carica del Principe d'Anhalt di
E. Knackfuss
Età moderna
Nel 1563, dopo la pace di Cateau-Cambrésis (1559), per disposizione del duca Emanuele Filiberto di Savoia, la città divenne capitale del ducato di Savoia, che precedentemente aveva gravitato su Chambéry, e venne dotata di mura moderne e di una cittadella pentagonale.

Il XVII secolo vide la città ed il ducato ingrandirsi con l'acquisizione, da parte di quest'ultimo di Asti, del Monferrato e di uno sbocco sul mare, mentre la città usciva dal perimetro delle mura romane.

Nel 1706 Torino subì l'assedio da parte delle truppe franco-spagnole nell'ambito della Guerra di successione spagnola. La città e l'esercito sabaudo resistettero per centodiciassette giorni e respinsero così la violenta controffensiva francese.


Palazzo Carignano, sede della Camera dei deputati italiana dal 1861 al 1865 e prima, dal 1848 al 1860, della Camera dei deputati del Regno di Sardegna.
Nel 1713 i duchi di Savoia ottennero il titolo di re, prima di Sicilia e poi, in cambio della Sicilia, di Sardegna. In entrambi i casi tuttavia i due regni rimasero separati dal Ducato di Savoia, e quindi da Torino, trovandosi solamente in unione personale sotto il Casato dei Savoia. La parentesi siciliana durò effettivamente molto poco (sette anni), mentre l'unione con la Sardegna rimase tale fino al 1847, allorché Carlo Alberto di Savoia concesse la cosiddetta Fusione perfetta fra i suoi domini e quindi Torino, anche formalmente, divenne la città capitale del Regno di Sardegna, anche se di fatto tutte le decisioni più importanti venivano già prese a Torino, anche per quanto riguardava la Sardegna.

In basso possiamo vedere l'espansione demografica costante di Torino durante tutto il corso del Settecento, dovuta sia alle tendenze generali, sia alle politiche di accentramento amministrativo ed economico che, avviate con slancio da Vittorio Amedeo II, attrassero nella capitale sabauda una numero crescente di persone, accolte nei nuovi quartieri geometrici progettati durante gli ampliamenti della città (dal 1619 in poi).

L'incremento totale della popolazione nel secolo XVIII è di circa il 50 %; nel periodo preso in esame nel grafico sottostante è del 60%, con delle flessioni in coincidenza dell'occupazione francese e delle guerre napoleoniche[19].

Popolazione della città dal 1704 al 1830

Età contemporanea

Cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Torino 2006
Il 26 giugno 1800 Torino ebbe una breve visita del vincitore della seconda campagna d'Italia, Napoleone Bonaparte, e poco dopo iniziarono i preparativi per l'annessione del Piemonte alla Francia. S'insediò a Torino il generale Dupont, Ministro straordinario francese per il Piemonte, che nominò una Commissione di governo composta da sette membri, sostituita poi il 4 agosto dal successore di Dupont, il generale Jourdan.[20] Il 19 aprile 1801 Jourdan soppresse tutte le istituzioni governative e divenne Amministratore generale del Piemonte, assistito da un Consiglio di sei membri piemontesi[21] e infine, dopo l'abdicazione di Carlo Emanuele III di Savoia, il 21 settembre 1802 i sei dipartimenti in cui era stato diviso il Piemonte (Torino apparteneva al dipartimento del Po ed inoltre ad essa faceva capo uno dei tre circondari in cui era diviso il dipartimento stesso) furono raggruppati in una regione francese denominata Au delà des Alpes,[22] della quale Torino divenne il capoluogo e tale rimase fino alla Restaurazione.

Il Congresso di Vienna e la Restaurazione diedero al Piemonte il territorio della Liguria (precedentemente repubbliche marinare di Genova e Noli) gettando così, anche se involontariamente, le basi del processo che porterà in poco più di cinquant'anni all'Unità d'Italia. Torino fu la prima capitale del nuovo Stato unitario dal 1861 al 1865, dopodiché la capitale divenne Firenze e, dal 1871, Roma.

La fine del XIX secolo e l'inizio del novecento videro Torino svilupparsi come città industriale: nel 1899 Giovanni Agnelli, insieme ad altri soci, vi fondava la FIAT, nel 1906 Vincenzo Lancia la fabbrica automobilistica che portava il suo nome, e insieme ad esse sorsero numerose altre realtà produttive.


Artiglieria semovente tedesca a Torino dopo l'annuncio dell'armistizio, nel settembre del 1943
L'entrata in guerra dell'Italia nella prima guerra mondiale (1915-18) segnò pesantemente la popolazione. Nel 1919-20 si acuirono i conflitti sociali (il cosiddetto Biennio rosso), sulla spinta di un forte aumento dei prezzi. Molte fabbriche, in primis la FIAT, vennero occupate dagli operai che continuarono in alcuni casi la produzione autonomamente. Nel 1922, con la marcia su Roma, il fascismo conquistò il potere. Questo periodo venne segnato da numerose aggressioni squadriste nei confronti degli oppositori. In città la più nota è conosciuta come la strage di Torino: ebbe inizio il 18 dicembre 1922 (da cui l'omonima piazza) e causò la morte di 11 antifascisti e l'incendio della Camera del Lavoro della città, ad opera dei fascisti guidati da Piero Brandimarte.

Dopo l'entrata in guerra dell'Italia il 10 giugno 1940, Torino, fondamentale polo industriale, venne ripetutamente bombardata dagli Alleati: il primo attacco ebbe luogo l'11 giugno 1940, gli ultimi nel 1945 (la massima intensità fu raggiunta nel 1943). Nel 1943 ebbe inizio a Torino l'ondata di scioperi nella grande industria che coinvolse quasi tutta l'Italia settentrionale e segnò la ripresa del movimento antifascista. Dopo l'8 settembre Torino venne occupata dalle truppe naziste e repubblichine che si macchiarono di numerosi eccidi, come quello del Pian del Lot, esecuzioni e deportazioni.

Furono altresì attive in città le formazioni partigiane dei Gruppi (GAP) e delle Squadre di azione patriottica (SAP). Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale proclamò l'ordine di insurrezione generale e con esso i Partigiani presero il controllo della città ponendo fine all'occupazione nazifascista. Alcuni giorni dopo, il 3 maggio, giunsero anche le prime truppe alleate.


Scontri in corso Traiano a Torino nel luglio 1962
Dopo il secondo dopoguerra Torino fu il simbolo della crescita economica dell'Italia, tanto che riuscì ad attirare centinaia di migliaia di emigranti dal Sud dell'Italia e dal Veneto per via delle richieste di manodopera negli stabilimenti automobilistici (circa mezzo milione nel ventennio 1951-1971). Nel 1974 la città raggiunse gli 1,2 milioni di abitanti. Il numero di immigrati fu tanto consistente che il sindaco Diego Novelli (1975-1985) definì Torino "la terza città meridionale d'Italia per popolazione dopo Napoli e Palermo".

Nel febbraio del 2006 la città ha ospitato i XX Giochi olimpici invernali ed il mese successivo i IX Giochi paralimpici invernali. In quell'occasione è stata inaugurata la prima linea della metropolitana di Torino. Il 14 maggio 2014 ha ospitato la finale di UEFA Europa League tra il Sevilla Fºtbol Club e il Benfica, col risultato di 4-2 per gli spagnoli dopo i calci di rigore.

Simboli
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Torino.
Stemma del ComuneGonfalone del Comune
Lo stemma della Città di Torino, approvato dallo Stato con decreto dell'11 agosto 1931, è costituito da uno scudo svizzero azzurro a cui è sovrapposto un toro rampante d'oro, con le corna d'argento e con la corona comitale a nove perle.

Onorificenze
La città di Torino è la quinta tra le ventisette Città decorate di medaglia d'oro come "benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni patriottiche che ebbero luogo nella città nel periodo del Risorgimento.

Città benemerita del Risorgimento nazionale - nastrino per uniforme ordinaria    Città benemerita del Risorgimento nazionale
«Per commemorare le benemerenze civili e politiche della cittadinanza torinese nei mirabili fatti che iniziarono e compirono l'opera gloriosa della libertà e dell'unità della Nazione.[23]»
â" 1º maggio 1898
Torino figura inoltre tra le Città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, essendo stata insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria    Medaglia d'oro al valor militare
«Capitale e cuore di una regione guerriera non piegò sotto l'urto ferrigno e per diciannove mesi oppose invitta resistenza all'oppressore sdegnando le lusinghe e ribellandosi alle minacce. Rifiutò compromessi, tregue e accordi indegni che avrebbero offuscato la limpidezza delle sue nobili tradizioni e si eresse, con la stessa fierezza dei padri, nuovo baluardo alla continuità e all'intangibilità della Patria. Centro pulsante di vitale linfa, alimentò le sue formazioni partigiane che, senza distinzione di parte, nel piano, sui monti e per le valli opposero i petti dei giovani figli alle dilaganti orde che non riuscirono a portare il ludibrio nelle contrade, nelle case, nelle officine, ove lavoro e onore erano atavico vessillo d'onesta fede e di sacro amore di Patria. Tutto il suo popolo in armi, dopo aver fieramente rifiutato, nonostante minaccia di nuovi massacri e distruzioni, il libero passo al nemico in ritirata, unito in un supremo sforzo che fece di tutti i cuori, un solo cuore pulsante del più nobile ardore, travolgeva ed abbatteva per sempre la tracotanza nazifascista. 11 impiccati, 271 fucilati, 12.000 arrestati, 20.000 deportati, 132 caduti e 611 feriti in fatti d'arme, sono il sublime contributo di sangue e di martirio sacro patrimonio alle generazioni future che ha infiorato la dura e radiosa via della redenzione e della libertà. 8 settembre 1943-25 aprile 1945.[23]»
â" 29 maggio 1959
Strade
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Stradario di Torino.

Torino dal satellite

Corso Francia
Reticolo viario
A differenza della stragrande maggioranza delle città italiane, che hanno una struttura viaria concentrica, con uno sviluppo di arterie radiali culminanti nel centro cittadino, sede delle principali attività pubbliche, il reticolo viario della città di Torino disegna una pianta a scacchiera, le sue vie cioè si sviluppano in linea retta incrociandosi a 90° con un orientamento che segue quello del castrum romano: un cardo maximus (direzione nord-sud) ed un decumanus maximus (direzione est-ovest), incrociantisi al centro del castrum, e parallele alle quali dovevano svilupparsi tutte le altre vie interne al castrum.

Essa facilita notevolmente l'orientamento e, grazie anche ai grandi viali alberati (che naturalmente seguono le direttrici delle altre vie), rende più scorrevole anche la circolazione meccanizzata, sia dei mezzi pubblici che di quelli privati.

Viali e corsi
I viali, quasi tutti alberati, sono una caratteristica di Torino: essi rappresentano un prototipo che precede persino i grandi boulevard parigini. Se questi ultimi risalgono alla sistemazione urbanistica degli anni sessanta del XIX secolo, ad opera di Haussmann, l'ideazione di quelli torinesi risale al 1808, secondo un piano generale che riprende i viali seicenteschi che collegavano tra loro le residenze sabaude.[24] Sono suddivisi in due o tre diverse carreggiate: di norma, i più antichi come Corso Vittorio Emanuele, Corso Francia e Corso Regina Margherita, presentano una carreggiata centrale con almeno due corsie per senso di marcia, divisa da alberate da altre due carreggiate laterali, dette controviali. I viali torinesi hanno una lunghezza complessiva di 320 km.

Monumenti e luoghi d'interesse
Torino antica e romana
Avamposto taurino del Bric San Vito: resti di piccolo villaggio celto-ligure databile fra il IV e il III secolo a.C. con emergenze archeologiche di un successivo insediamento tardo-antico e altomedievale;[25]
Parco archeologico della Porta Palatina e delle mura romane;[26][27]
Porta Decumana inglobata in Palazzo Madama e relativi scavi archeologici;[28]
Resti del Teatro romano;[29]
Complesso archeologico del Duomo: fondamenta delle tre basiliche paleocristiane gemelle sulle quali sorge la Cattedrale rinascimentale, a loro volta poggianti su preesistenti abitazioni di epoca romana di cui rimangono evidenti testimonianze;[30][31][32]
Resti della torre angolare della cinta muraria nei pressi del Santuario della Consolata;[33]
Tratto delle mura romane nelle sale sotterranee del Palazzo dell'Accademia delle Scienze;[34]
Vari resti di abitazioni di epoca imperiale, fra cui le tracce delle domus di via Bellezia, via Santa Chiara, via Bonelli, piazza Castello, la necropoli nel sottosuolo di piazza San Carlo e gli edifici pubblici di piazza Emanuele Filiberto e corso XI Febbraio.[35][36][37][38][39][40][41]
Torino medievale e rinascimentale
A causa delle imponenti opere di pianificazione urbana effettuate a partire dal XVI secolo da parte della Corte Sabauda, Torino ha conservato pochi monumenti appartenenti all'epoca medioevale e rinascimentale. Tra questi si possono annoverare:

Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja, il cui corpo centrale fu costruito fra i secoli XIII e XV in stile gotico ampliando e inglobando la struttura dell'originale Porta Decumana d'epoca romana, e conferendo al palazzo l'aspetto di un castello, che verrà completato nei secoli successivi con la facciata settecentesca dello Juvarra;
la chiesa di San Domenico, situata nell'omonima via, fu edificata nel XIV secolo, e rappresenta l'unico monumento completo autenticamente medioevale dell'intera città, pur se modificata in epoca barocca e riportata successivamente alle originali forme gotiche tramite restauri conservativi ottocenteschi;
il Duomo, edificato fra il 1491 e il 1498, costituisce l'unico esempio di luogo di culto in stile rinascimentale della città;
i campanili romanici della Basilica della Consolata (risalente al X secolo), del Duomo (quattrocentesco, poi completato nel XVIII secolo dallo Juvarra) e della Chiesa di Sant'Agostino (XV secolo);
Casa dei Romagnano, resti medievali in Via dei Mercanti 9;
Casa del Senato, Piazza IV Marzo n. 17;
Casa del Pingone, in Via IV Marzo; casa con Torre medievale (mascherata), già residenza di Filiberto Pingone, storico che nel 1577 scrisse la prima storia di Torino intitolata Augusta Taurinorum;
Casa Broglia;
il Palazzo Scaglia di Verrua (XV secolo);
il Maschio della Cittadella, unico edificio superstite del complesso sistema difensivo torinese, edificato a partire dal 1564 in uno stile a cavallo fra quello rinascimentale e quello barocco.
Epoca barocca e neoclassica
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Ville e palazzi di Torino.

La Mole Antonelliana.
Tra i monumenti di Torino più noti anche all'estero sono da citare l'ottocentesca Mole Antonelliana, simbolo incontrastato della città, che ospita il Museo nazionale del cinema (il principale d'Europa[42]); il Palazzo Reale (antica dimora dei duchi ed in seguito dei re di Casa Savoia); la rinascimentale Cattedrale di San Giovanni Battista del XV secolo (celebre in quanto custode della Sacra Sindone); il Museo Egizio (il secondo più importante al mondo dopo quello de Il Cairo[43]); la Galleria Sabauda (significativa raccolta di dipinti); Palazzo Carignano (progettato da Guarini e sede della Camera dei deputati del Parlamento italiano) e l'imponente Palazzo Madama. Quest'ultimo in particolare merita attenzione in quanto situato nel vero centro sociale e geografico della città; le sue porzioni più antiche risalgono addirittura all'epoca romana (si tratta di due delle quattro torri, ora inglobate nella facciata).


La Casa Fenoglio-Lafleur, in Via Principi d'Acaja 11, considerata uno dei maggiori esempi architettonici dello stile Liberty italiano nonché vero emblema della stagione dello Stile floreale torinese.[44]

Il monumento a Emanuele Filiberto di Savoia, altro monumento simbolo della città. Sullo sfondo, gli eleganti portici di piazza San Carlo.
Originariamente si trattava della porta sud, trasformata in castello nel Medioevo con l'aggiunta di due torri; fu rimaneggiato più volte, in particolare all'inizio del Settecento, quando venne dotato di una facciata ad opera di Filippo Juvarra.

La città di Torino e i suoi dintorni sono abbelliti dalle numerose residenze sabaude, Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, come la Palazzina di caccia di Stupinigi, la Villa della Regina, i castelli del Valentino, di Agliè, di Racconigi, di Rivoli, di Moncalieri, di Govone e la Reggia di Venaria Reale.

Lo stile floreale
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Liberty torinese.
Torino vanta anche cospicua presenza di edifici Liberty realizzati tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Le importanti testimonianze architettoniche di quest'epoca sono ancora percepibili in alcune zone centrali del capoluogo come i quartieri del centro storico, (la Crocetta, San Salvario, la collina) ma con un'assoluta predominanza nell'area circostante il primo tratto di corso Francia, comprendente i quartieri Cit Turin e San Donato. Sull'onda del crescente successo delle edizioni dell'Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna (culminato con quella del 1902), Torino venne infatti considerata come una delle capitali del Liberty[45] e vide il proliferare di questo nuovo stile in ambito prevalentemente architettonico, con contributi dei maggiori autori dell'epoca.

I portici monumentali
Una caratteristica di Torino è costituita dai portici che si sviluppano per oltre 18 km dei quali circa 12 sono interconnessi. I primi portici risalivano al Medioevo ma è a partire dal XVII secolo che si cominciò a costruire i portici monumentali tuttora presenti. La prima testimonianza è l'ordinanza di Carlo Emanuele I di Savoia del 16 giugno 1606 in merito alla costruzione di piazza Castello secondo il progetto di Ascanio Vittozzi che comprendeva portici attorno a tutta la piazza. Anche nel progetto di piazza San Carlo di Amedeo di Castellamonte di qualche anno successivo erano previsti portici tutt'attorno. Negli stessi anni Filippo Juvarra costruì i portici di porta Palazzo. Nel 1765 Benedetto Alfieri ebbe l'incarico di rifare i portici di piazza Palazzo di Città mentre nel corso del XIX secolo si aggiunsero quelli dell'attuale piazza Vittorio Veneto, piazza Carlo Felice e piazza Statuto. Le due stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa vennero congiunte con un percorso porticato attraverso Corso Vittorio Emanuele II, corso Vinzaglio, via Sacchi, via Nizza, via Pietro Micca e via Cernaia. Il portico che unisce piazza Castello con piazza Vittorio Veneto attraverso via Po sul lato sinistro fu progettato in modo tale da proseguire anche nell'attraversamento delle vie per permettere al re di giungere fino al Po senza bagnarsi in caso di pioggia.

Residenze sabaude in Torino
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Residenze sabaude in Piemonte.
UNESCO white logo.svg Bene protetto dall'UNESCO
UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità
Residenze sabaude di Torino e dintorni
(EN) Residences of the Royal House of Savoy
Torino-PalazzoReale.jpg
Tipo    architettonico
Criterio    C (i) (ii) (iv) (v)
Pericolo    Nessuna indicazione
Riconosciuto dal    1997
Scheda UNESCO    (EN) Scheda
(FR) Scheda
Manuale
Palazzo Reale di Torino
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja
Palazzo Carignano
Castello del Valentino
Villa della Regina
Immagini di residenze sabaude

Palazzo Reale



Palazzo Madama



Palazzo Carignano


Castello del Valentino



Villa della Regina

Altre opere architettoniche notevoli
Carceri Nuove
Cisternone
Galleria Subalpina
Lingotto
Opera per Torino
Grattacielo Intesa Sanpaolo
Chiese e luoghi di culto
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Edifici di culto a Torino.

Il Duomo di Torino, d'epoca rinascimentale, sede delle varie Ostensioni della Sindone
Numerosi sono gli edifici di culto presenti nella città di Torino. Si tratta, nella stragrande maggioranza, di chiese cattoliche. Se si escludono le numerose chiese moderne costruite ex novo dopo la seconda guerra mondiale a seguito della forte espansione abitativa della città, conseguente il grande flusso immigratorio degli anni cinquanta e sessanta, la maggior parte delle chiese di Torino sono state costruite nei secoli XVII e XVIII; lo stile architettonico prevalente è il barocco ma non mancano esempi di stile rinascimentale e neoclassico o di commistioni fra uno di questi ed il barocco (tipo facciata neoclassica e corpo barocco).

Alla progettazione e realizzazione delle opere relative hanno contribuito architetti di chiara fama, fra i quali:

Amedeo di Castellamonte (Cappella della Sacra Sindone, Basilica del Corpus Domini)
Carlo di Castellamonte (Cappella della Sacra Sindone, Chiesa di Santa Cristina)
Andrea Costaguta (Chiesa di San Francesco da Paola, Chiesa di Santa Teresa)
Guarino Guarini (Cappella della Sacra Sindone, Santuario della Consolata, Chiesa di San Lorenzo)
Filippo Juvarra (Basilica di Superga, Chiesa di San Filippo Neri, Santuario della Consolata, Chiesa di Santa Cristina, Chiesa della Madonna del Carmine)
Filippo Giovanni Battista Nicolis di Robilant (Chiesa di Santa Pelagia, Chiesa della Misericordia)
Bernardo Vittone (Chiesa della Santissima Annunziata, Chiesa di Santa Maria di Piazza, Chiesa di San Francesco d'Assisi, Chiesa di Santa Chiara)
Ascanio Vittozzi (Basilica del Corpus Domini, Chiesa della Santissima Trinità)
Cimiteri
Cimitero Monumentale (già Cimitero Generale),
sito in corso Novara 135 (zona nord di Torino), è il primo cimitero di Torino per dimensioni; contiene anche un Tempio Crematorio e un Cimitero Ebraico; vi sono numerosi monumenti funebri di personaggi famosi e di pregevole fattura
Cimitero Parco (detto anche "cimitero del Gerbido"), costruito nel 1972 nella zona all'estremo sud di Torino, è il secondo cimitero di Torino per dimensioni
Cimitero di Mirafiori
è un piccolo cimitero sito in corso Unione Sovietica 650, nella zona Sud di Torino
Cimitero di Sassi
sito nell'omonima strada al n. 24
Cimitero di Cavoretto
sito nell'omonimo borgo collinare
Cimitero di Abbadia di Stura
sito in Strada di Settimo 307, nella zona nord
Erano inoltre presenti in Torino i cimiteri, ora non più in uso:

Cimitero di San Pietro in Vincoli
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Cimitero di San Pietro in Vincoli.
Sito nell'omonima via del borgo Aurora, fu il primo cimitero della città, costruito nel 1777 sui disegni dell'architetto Francesco Valeriano Dellala di Beinasco, a seguito del decreto del re Vittorio Amedeo III, che vietava l'inumazione dei defunti nelle chiese. Dimesso presto a causa delle dimensioni troppo esigue, venne chiuso nel 1829 e utilizzato poi per breve tempo come cimitero dei giustiziati, essendo situato molto vicino all'antica piazza della forca.
Cimitero del Lingotto,
era sito in via Passo Buole, circa a metà strada fra le vie Pio VII e corso Unione Sovietica. Già inattivo da prima della seconda guerra mondiale, il terreno su cui sorgeva è oggi occupato dal parco Di Vittorio.
Cimitero di Madonna di Campagna, nel quartiere omonimo, dove ora ci sono i giardini e la piscina di via Sospello.
Cimitero di Lucento, nel quartiere omonimo, si trovava nell'isolato tra via Pianezza e via Valdellatorre, appena ad ovest di corso Lombardia. Al suo posto ci sono dei campi sportivi.
Cimitero di Pozzo Strada, sul cui sito adesso c'è la Piscina Trecate, era in uso fino agli anni'50. Durante la Seconda Guerra Mondiale è stato bombardato.
Cimitero della Rocca o di San Lazzaro.
Costruito poco dopo quello di San Pietro in Vincoli per gli stessi motivi, fu chiuso anch'esso nel 1829, per lasciar posto a un nuovo borgo.[46]
Teatri

Il Teatro Regio, progetto di Carlo Mollino
Auditorium Rai "Arturo Toscanini", sede dell'Orchestra sinfonica nazionale della RAI
Auditorium "Gianni Agnelli" del Lingotto
Auditorium Intesa-Sanpaolo (interno dell'omonimo grattacielo)
Auditorium "Vivaldi" (Biblioteca Nazionale)
Teatro Regio, in cui si tenne la prima de La bohème di Puccini
Teatro Carignano
Teatro Alfieri
Teatro Gobetti (1840), opera di Giuseppe Leoni
Teatro Balbo si trovava in Via Andrea Doria n.15, costruito nel 1856 in legno e successivamente trasformato in un vero teatro, in grado di contenere fino a 1800 persone. Nell'agosto del 1943 il teatro fu distrutto da un bombardamento. Tra i più celebri direttori d'orchestra dell'Ottocento che diressero al Teatro Balbo vi fu il maestro Antonino Palminteri che nel marzo del 1890 portò in scena le opere I Puritani di Vincenzo Bellini e Rigoletto di Giuseppe Verdi.[47]
Alfa Teatro
Teatro Colosseo
Teatro Erba
Teatro Gioiello
Teatro Vittoria
Teatro Tangram
Teatro Monterosa
Teatro Agnelli
Teatro Astra
Teatro Cardinal Massaia
Teatro Juvarra
Teatro della Caduta
Teatro Nuovo
Cineteatro Baretti
Teatro Marchesa
Teatro Educatorio della Provvidenza
Teatro Crocetta
Teatro Giulia di Barolo
Teatro Don Pollarolo (Officine Caos)
Casa del Teatro Ragazzi e Giovani
Piccolo Teatro Comico
Teatro San Giuseppe
Teatro Adua (demolito nel 2009)
Teatro di Torino (distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale)
Teatro Gianduja, rimaneggiato nel 1845 dal Leoni
Teatro Gerbino (progettato dal Leoni nel 1857; ora negozio di mobili e tappezzerie)
Cavallerizza Reale (attualmente chiuso)
Il Teatro Stabile di Torino, dichiarato Teatro Nazionale[48], è la principale istituzione pubblica dedicata al teatro nella città di Torino. Fondato nel 1955, secondo in Italia dopo il Teatro Stabile di Milano, gestisce le produzioni stagionali del Carignano, del Gobetti e delle Fonderie Limone di Moncalieri.

Mercati

Il Balon
A Torino sono presenti 49 mercati rionali.[49] Sebbene non sia la città che ne ospita il maggior numero, il record è tuttavia costituito dal fatto che sono fissi, aperti tutti i giorni e dislocati in tutti i quartieri. I più importanti per ampiezza e giro d'affari si svolgono in via Onorato Vigliani, in piazza Benefica, in corso Svizzera, in Corso Racconigi e in piazza Barcellona.

Il mercato più famoso è Porta Palazzo (Pòrta Pila in Lingua piemontese), che è il mercato all'aperto più grande d'Europa.

Ogni sabato nei pressi si tiene il Balon, un grande mercato all'aperto dell'usato, che la seconda domenica di ogni mese diventa Gran Balon, in cui si vendono anche oggetti di antiquariato.

Nel 2011 il regista torinese Daniele Gaglianone ha realizzato il film documentario Uomini e mercati centrato sui mercati di Porta Palazzo, piazza Benefica e corso Spezia.[50]

Aree naturali
In contrasto ad una prima impressione della zona centrale e ai vecchi pregiudizi sulla città grigia e industriale, Torino è una delle città italiane con più verde pubblico per abitante. Su una superficie cittadina di 130 km², vi sono infatti ben 21,37 km² di aree verdi: il che vuol dire che ogni abitante dispone di circa 23,6 m² di verde. In città sono presenti 60.000 alberi lungo le strade e 100.000 alberi nei parchi.[51] In più, grazie a un indice di verde visibile del 16,2%, Torino si piazza al tredicesimo posto tra le diciassette città con più alberi nel mondo.[52]

È inoltre la prima città italiana, tra quelle con più di 500.000 abitanti, per quanto riguarda la quota di raccolta differenziata dei rifiuti, giunta nel 2014 al 42,2%.[53]

L'igiene urbana e la raccolta rifiuti sono gestiti dal 1969 da Amiat, società che si occupa anche del recupero ambientale della Discarica Basse di Stura, di cui la parte più vecchia - esaurita nel 1983 e con una superficie complessiva di 300.000 m² - è diventata parco fluviale, nota come Parco urbano della Marmorina.[54]

I parchi
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Parchi di Torino.

Parco del Valentino
Torino dispone di 51 parchi nell'area urbana e quelli più grandi e frequentati sono: il Parco del Valentino, il Parco della Pellerina, il Parco Colletta, il Parco Rignon e il più recente Parco Colonnetti. Attorno alla città, ad anello, vi sono il Parco della Mandria ed il Parco della Reggia di Stupinigi, antiche riserve di caccia dei Savoia, e quelli situati sulla collina torinese. Nei vari quartieri della città sono presenti molti piccoli parchi, in cui sono presenti 240 aree gioco per bimbi. Il sindaco Amedeo Peyron realizzò, agli inizi degli anni sessanta, il primo giardino in Italia dotato di giochi per bambini. Secondo un rapporto di Legambiente del 2007, Torino è la prima città italiana per strutture e politiche dedicate all'infanzia.[55]

Alberi monumentali e secolari

Il Borgo e la Rocca medievali, all'interno del Valentino
Torino ospita diversi grandi alberi. Dal grande platano del Parco della Tesoriera (660 cm di circonferenza del tronco, oltre due secoli di vita) ai platani del Parco del Valentino, dalle metasequoie del Giardino Roccioso inaugurato nel 1961 agli alberi più annosi dell'Orto Botanico fondato nel 1729, adiacente alle mura del Castello del Valentino. Torino ospita anche alberi esotici secolari come le sequoie costali (Sequoia sempervirens) dei parchi collinari di Villa Genero e Giacomo Leopardi, i numerosi esemplari di Noce del Caucaso (Pterocarya fraxinifolia) che costeggiano il Po e compaiono in parchi pubblici come i Giardini Cavour, il giardino Sambuy, i Giardini Reali Bassi (lungo corso San Maurizio), il parco Millefonti. Due spettacolari esemplari di carpino bianco (Carpinus betulus) arricchiscono il grande Parco della Rimembranza che si dispiega lungo il Colle della Maddalena.[56]

Via Francigena
Per Torino passa la Via Francigena, ramo del Moncenisio[57]. L'itinerario, fra i preferiti nel Medioevo, valicato lo spartiacque Francia/Italia al Colle del Moncenisio, giunge dalla Valle di Susa terra delle grandi abbazie come Novalesa, Sacra di San Michele e Sant'Antonio di Ranverso e passando per Torino tende a Chivasso e quindi a Vercelli, dove si congiunge con l'altro ramo della Francigena, quella del Colle del Gran San Bernardo.

Società
Evoluzione demografica
A partire dal secondo dopoguerra, in particolare nel decennio 1951-1961, la popolazione della città conobbe un'improvvisa e repentina espansione (306.000 abitanti in più nel 1961 rispetto al 1951[58]), dovuta alla migrazione interna dal Mezzogiorno, dal Veneto e, seppur in misura minore, dalle vallate e dalle campagne di tutto il Piemonte, da dove la gente si spostava in cerca di lavoro nelle fabbriche cittadine (segnatamente la FIAT).
Questa improvvisa e smisurata crescita, arrivata peraltro in un momento di precario equilibrio sociale di un Paese appena uscito da un disastroso conflitto, portò naturalmente a notevoli problemi di natura sociale ed urbanistica, che solo durante l'ultimo ventennio hanno iniziato a trovare una seppur lenta e graduale risoluzione.

Nel 1974 la popolazione torinese toccò il suo massimo con 1.202.846 abitanti.[59][60] Da quando la popolazione della città ebbe raggiunto il suo apice, è diminuita secondo una tendenza simile a quella di tutte le principali metropoli italiane. Ciò non è dipeso soltanto dal ritorno di molti immigrati del Mezzogiorno nelle loro regioni di origine, ma dagli spostamenti avvenuti da Torino verso quella che poi divenne l'area metropolitana, determinando così l'espansione dei comuni della seconda (Vinovo, Candiolo, Orbassano, Rivalta di Torino, Rivoli, Alpignano, Pianezza, Druento, Caselle Torinese) e della prima cintura (Moncalieri, Nichelino, Beinasco, Grugliasco, Collegno, Venaria Reale, Borgaro Torinese, Settimo Torinese, S. Mauro Torinese).

Considerando i dati dell'ultimo rilevamento provvisorio dell'ISTAT (giugno 2017), la popolazione della città conta poco più di 883.000 abitanti,[2] evidenziando un discreto aumento rispetto al censimento del 2001 (865.263[58]), anche se il trend appare da tempo in diminuzione.

Abitanti censiti (migliaia)[61]

Etnie e minoranze straniere
Il 1 gennaio 2017 risiedevano a Torino 133.522 stranieri. In termini percentuali, gli immigrati costituiscono il 15,05% della popolazione totale.

Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti (dati ISTAT al 31 dicembre 2016)[62]:

Romania, 52.988
Marocco, 17.253
Perù, 7.569
Cina, 7.543
Albania, 5.410
Nigeria, 4.938
Egitto, 4.762
Moldavia, 3.958
Filippine, 3.745
Brasile, 1.697
Istituzioni, enti e associazioni
La città è sede d'importanti centri dell'ONU[63], ospitati in un unico campus nella zona sud di Torino. Essi sono:

l'Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (UNICRI): fondato nel 1968 a Roma - ma trasferito nel 2000 a Torino - si occupa di prevenzione del crimine e giustizia criminale;
il CIF-ILO (Centro Internazionale di Formazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro), istituto di perfezionamento per i funzionari dell'agenzia ONU specializzata nella promozione della giustizia sociale e dei diritti del lavoro;
lo United Nations System Staff College (UNSSC), la struttura incaricata della formazione dei funzionari delle Nazioni Unite;
A Torino hanno inoltre sede la Fondazione europea per la formazione professionale (ETF), una delle agenzie dell'Unione europea, e l'Autorità di regolazione dei trasporti (ART), autorità indipendente italiana.[64][65]

Cultura
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« Trovo che qui valga la pena di vivere sotto tutti gli aspetti. »

(Friedrich Nietzsche, Lettere da Torino)
Citazioni
Definita da Le Corbusier come «...la città con la più bella posizione naturale del mondo»[66], celebrata da numerosi personaggi storici, tra cui Friedrich Nietzsche[67], Mark Twain[68] e Jean-Jacques Rousseau, il quale descrisse il suo panorama dalla collina di Superga come «...il più bello spettacolo che possa colpire l'occhio umano»[69], è una delle più importanti città barocche d'Europa ed è considerata, insieme a Milano e Palermo, la capitale italiana dell'Art Nouveau[70], di cui sono grande esempio, fra l'altro, i suoi innumerevoli e famosi caffè storici, fioriti soprattutto nel periodo risorgimentale e della Belle Époque.

Turismo
Nel passato

Guida de' forestieri, 1753 ( La Guida, su Biblioteca Digitale BEIC.)
Già meta del Grand Tour, Torino è una delle prime città italiane ad aver avuto un'organizzazione turistica nella storia; ad esempio, per i trecento anni del miracolo del SS. Sacramento, il libraio Giovanni Gaspare Craveri pubblicava la Guida de' forestieri, il cui frontespizio può essere osservato nell'immagine a lato. La guida del Craveri suddivide la visita della città in quattro giornate e descrive, con dovizia di particolari, anche i dintorni. A quella del Craveri fecero seguito altre guide, sempre curate da torinesi orgogliosi della propria città, ad esempio nel 1781 Onorato Derossi pubblicò la sua Nuova guida per la città di Torino.

Nel presente
A partire dal 2006, anno dello svolgimento dei XX Giochi Olimpici Invernali, l'attrattiva turistica della città è cresciuta in modo deciso e costante.

Nel 2017 la città di Torino si colloca stabilmente fra le prime 10 in Italia per arrivi e presenze turistici, rispettivamente 1.200.000 e 3.700.000. Se si comprende anche la prima cintura urbana gli arrivi sfiorano quota 1.900.000 e le presenze i 5.000.000.[71]

Il riconoscimento sembra arrivare anche dalla presenza straniera e dall'interesse della stampa internazionale: per il 2016 il New York Times ha consigliato la città di Torino - l'unica in Italia - come una delle 52 destinazioni del mondo da visitare nell'anno[72], mentre Skyscanner le dedica l'apertura della rassegna tra le venti bellissime città d'arte in Italia[73] e i blogger la includono tra le sedici città italiane da visitare.[74] In totale, le presenze registrate in città durante l'anno solare sono state 4.800.000.[75]

Il sito internazionale di viaggi eDreams ha designato Torino come una delle mete turistiche più importanti a livello mondiale per il 2017 e come prima tappa turistica europea, definendola inoltre la capitale culturale del Nord Italia.[76]

Istruzione
Biblioteche e archivi

Biblioteca nazionale di Torino

Autoritratto di Leonardo da Vinci, Biblioteca Reale
La città ospita alcune importanti biblioteche: la Biblioteca nazionale di Torino e la Biblioteca Reale di proprietà dello Stato, la Biblioteca civica centrale e molte collezioni specializzate come la Biblioteca internazionale di cinema e fotografia Mario Gromo, la Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano, la Biblioteca della Fondazione Luigi Einaudi, le biblioteche d'arte della Galleria civica d'arte moderna e contemporanea e dell'Accademia Albertina. Altre importanti biblioteche antiche sono la Biblioteca dell'Accademia delle Scienze, la Biblioteca della Scuola di Applicazione dell'Esercito (con sede nello juvarriano Palazzo dell'Arsenale), la Biblioteca dell'Archivio di Stato e la Biblioteca Provinciale dei Frati minori cappuccini, situata all'interno del Convento dei Monti Cappucini.

La rete delle biblioteche civiche comprende, oltre alla Civica centrale, altre 23 istituzioni analoghe (17 biblioteche civiche diffuse sul territorio, 2 biblioteche situate presso le carceri e 4 punti di lettura), il cui patrimonio complessivo ammonta ad oltre 1.200.000 volumi.[77]

A queste si aggiungono le biblioteche centrali e dipartimentali delle università: l'Università degli Studi ne dispone di 50, tra cui spicca la Biblioteca Interdipartimentale di Scienze Religiose Erik Peterson. Il Politecnico dispone di 17 biblioteche. La consultazione dei volumi è libera per tutti, ma il prestito è riservato ai soli iscritti alle varie facoltà.

Inoltre, i comuni di cintura dell'area urbana e metropolitana cittadina possiedono un sistema bibliotecario integrato denominato SBAM (Sistema Bibliotecario Area Metropolitana) composto di 65 biblioteche per un totale di circa 1.700.000 documenti.[78]

L'Archivio di Stato di Torino custodisce i documenti della corte e dell'amministrazione sabauda, sin dall'epoca medievale.

Ricerca scientifica

Immagine storica del Palazzo dell'Accademia delle Scienze
A Torino hanno sede importanti istituti di ricerca scientifica, tecnologica e cinematografica che sono la testimonianza di una tradizione culturale improntata sulla sperimentazione e sull'innovazione. Qui, infatti si trovano:

l'Accademia delle Scienze, fondata nel 1757
l'Istituto nazionale di ricerca metrologica (INRiM), istituito con DL 38/2004 dalla fusione dell'Istituto elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris con l'Istituto di metrologia "Gustavo Colonnetti" del CNR
il Centro ricerche e innovazione tecnologica Rai, sito in Corso Giambone
l'Istituto per l'Interscambio Scientifico
l'Accademia di medicina di Torino
Telecom Italia Lab (già CSELT)
l'Accademia d'Agricoltura
il Centro sperimentale cinematografico appartenente alla Scuola nazionale di cinema
Torino è da sempre una città molto vivace dal punto di vista della ricerca scientifica ed applicata in diverse discipline. Essa, nel tempo, ha conseguito diversi primati. Ad esempio, qui è nato il motore elettrico a corrente alternata ad opera di Galileo Ferraris, che scoprì e dimostrò il campo magnetico rotante. Nel 1977 fu anche la prima città al mondo dotata di una rete di fibra ottica urbana (lunga 9 km[79]), sperimentata dal centro di ricerca di telecomunicazioni CSELT; sempre in CSELT nacque l'iniziativa MPEG che portò alla creazione, tra gli altri, dello standard si codifica audio MP3, diffuso in tutto il mondo.

A Torino, inoltre, si svolsero alcuni episodi notevoli della storia dell'Informatica: qui Charles Babbage presentò per la prima volta in una conferenza scientifica il progetto della sua Macchina Analitica su invito dell'astronomo Giovanni Plana: circa un secolo dopo nacque il torinese Pier Giorgio Perotto, ideatore e progettista del primo "personal computer", la Programma 101, e fu anche docente del Politecnico di Torino.

Nel 2016 Torino si aggiudica il secondo posto del prestigioso Premio Capitale Europea dell'Innovazione - iCapital, dietro ad Amsterdam e davanti a Parigi.[80][81]


Politecnico di Torino
Università

Castello del Valentino, sede della facoltà di architettura del Politecnico

Porticato del rettorato dell'Università degli Studi di Torino
Il polo universitario torinese è uno dei principali in Italia. Nei due più importanti atenei cittadini, l'Università di Torino e il Politecnico, risultavano iscritti nel 2006 quasi 100.000 studenti. A luglio 2011 l'Università di Torino contava 67.000 iscritti mentre il Politecnico quasi 27.000[82], a cui vanno aggiunti gli iscritti ai corsi degli atenei minori.

Torino, secondo un'inchiesta di Skyscanner, fa parte delle dieci città universitarie più amate d'Italia.[83]

I principali istituti di studi superiori, oltre all'Università degli Studi e al Politecnico, sono:

Accademia Albertina di belle arti
Conservatorio Giuseppe Verdi
Scuola di applicazione e Istituto di studi militari dell'Esercito
Istituto europeo di design
Istituto d'arte applicata e design
International University College of Turin.
A Torino ha inoltre sede uno dei cinque campus europei della prestigiosa business school ESCP Europe, famosa per il suo Master in Management (classificato nel 2010 dal Financial Times come il migliore al mondo[84]). Gli altri campus europei di questa Grande École sono: Parigi, Londra, Berlino e Madrid.

Per quanto attiene all'università popolare, in città è stata fondata e conserva tuttora la sede nazionale l'UNITRE - Università delle Tre Età.[85]

Musei
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Musei di Torino.

Una sfinge nel Museo egizio, il più importante al mondo dopo quello del Cairo

Palazzo Carignano, sede della Camera dei deputati del Regno di Sardegna dal 1848 al 1860 e poi del Regno d'Italia dal 1861 al 1865, oggi sede del Museo nazionale del Risorgimento italiano

Foto d'epoca dell'Armeria Reale

Il Ritratto d'uomo (o Ritratto Trivulzio) di Antonello da Messina, Museo civico d'arte antica

L'imponente scalinata progettata da Juvarra, Palazzo Madama
Torino possiede un sistema museale di livello internazionale, forte di oltre 50 musei presenti sul territorio cittadino e metropolitano,[86] i quali hanno raggiunto nel 2015 la cifra complessiva di 4,7 milioni di visitatori.[87]

Vi sono quattro musei nazionali (Museo del cinema, Museo dell'automobile, Museo della montagna, Museo del Risorgimento) e numerosi altri musei di rilevanza nazionale ed internazionale come il Museo egizio, l'Armeria Reale, il Museo d'Arte Orientale, il Museo dell'Astronomia e Planetario, il J-Museum a cui si aggiungeva, fino al 2015, il Museo dello sport. Alcuni musei sono stati ampliati e rinnovati negli ultimi anni (ad esempio il Museo del Cinema, il Museo Egizio ed il Museo dell'Automobile) o sono in corso di rinnovamento: tra questi, il Museo di anatomia umana Luigi Rolando, il Museo di antropologia ed etnografia, ed il Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso, che verranno unificati in un unico Museo dell'Uomo, all'interno del "Palazzo degli Istituti Anatomici" di corso Massimo d'Azeglio.

Molto importanti sono le collezioni artistiche della città: vi si trovano infatti opere di Leonardo da Vinci, Antonello da Messina, Beato Angelico, Andrea Mantegna, ma anche di Van Eyck, Rembrandt, Van Dyck. Per l'arte figurativa è da citare la Galleria Sabauda (una delle più importanti pinacoteche d'Italia), che ospita dipinti per il periodo che va dal XII al XVIII secolo. Per l'arte moderna e contemporanea vi sono la Galleria civica d'arte moderna e contemporanea (il secondo museo di arte moderna in Italia, con 5.000 dipinti e 400 sculture), il Museo civico d'arte antica di Palazzo Madama, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo contenente esposizioni degli artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo e la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli e la Fondazione Merz. Considerando che la vicina Rivoli ospita nell'omonimo castello il Museo d'Arte Contemporanea, Torino può essere considerata come il più importante polo museale italiano per l'arte contemporanea.

Le collezioni di arte antica, la cui raccolta fu iniziata dal duca Emanuele Filiberto di Savoia nella seconda metà del Cinquecento, sono conservate nel Museo di antichità, che raccoglie anche le principali testimonianze archeologiche piemontesi dal Paleolitico al Tardo Medioevo. Dal Museo di Antichità furono separate, negli anni quaranta del Novecento, le collezioni egizie che costituirono il Museo egizio, il più importante d'Europa (nonché il più antico al mondo), in quanto custode della seconda collezione di arte egizia del mondo per vastità e importanza dopo quella del Museo del Cairo.[43]

Inoltre, l'apertura del MAO - Museo d'Arte Orientale nel dicembre 2008 ha permesso di ospitare ricche collezioni provenienti dal Vicino Oriente, dall'India, dalla Cina e dal Giappone, oltre che dall'Asia centrale.

La Fondazione Accorsi è una ricca collezione privata, ora aperta al pubblico, di opere collezionistiche. Mostre temporanee di rilievo si tengono a Palazzo Bricherasio e a Palazzo Madama.

Importanti sono poi dal punto di vista storico il Museo nazionale del Risorgimento italiano, presso Palazzo Carignano, e il Museo nazionale della montagna, presso il Monte dei Cappuccini, sulla riva destra del Po. Testimonianze della storia di Torino sono a disposizione presso l'Istituto Storico della Resistenza, che gestisce inoltre il Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà.

Per quanto riguarda le scienze, è sicuramente da ricordare il Museo Regionale di Scienze Naturali, tra i maggiori in Italia dello specifico settore, e il Museo della Sindone, che illustra al visitatore le scoperte scientifiche sul telo sindonico.

Da ricordare il Museo dell'astronomia e Planetario di Torino, che sorge accanto dell'Osservatorio astronomico di Torino di Pino Torinese, cittadina collinare nei pressi immediati del capoluogo piemontese.

Media
Stampa
Torino ha una storica tradizione in campo editoriale. La concentrazione di case editrici in città è superiore alla media nazionale e tutt'oggi il 50% delle case editrici scolastiche e universitarie italiane ha sede a Torino, con un'incidenza del 30% del mercato librario scolastico nazionale.

A Torino inoltre è concentrato oltre il 90% della produzione editoriale nazionale a edizioni a grandi caratteri per ipovedenti. Torino è anche luogo di sperimentazione tipografica.

Nel capoluogo piemontese sono nate importanti case editrici come:

UTET
SEI - Società Editrice Internazionale
Einaudi
Bollati Boringhieri
Finanze & Lavoro
Rosenberg & Sellier
Claudiana
Clut
EDT (editore)
Lattes Editori
Loescher
Paravia
G. Giappichelli Editore
Il Capitello
Centro Scientifico Torinese
Umberto Allemandi & C.
Elledici
Comunicando
Codice Edizioni
Vittorio Pavesio Productions
SAIE Editrice
Edisco
Petrini Editore
Viglongo
Editrice Il Punto - PIEMONTE IN BANCARELLA
Daniela Piazza Editore
Minerva Medica
Vivalda Editori
Seneca Edizioni
INSTAR Libri
Cosmopolis Edizioni
Edizioni ESAV
HAPAX Editore
EGA - Edizioni Gruppo Abele
Editrice Antonelliana
Agorà Edizioni scolastiche
Edizioni Camilliane
Ananke Edizioni
Fogola Editore
Ariete Multimedia
Nino Aragno Editore
Bradipolibri Editore
Arethusa Edizioni
Dal 1988 a Torino si organizza il Salone Internazionale del Libro.

Periodici
Sede in passato di importanti quotidiani nazionali come la Gazzetta del Popolo e Stampa Sera, adesso hanno sede nel capoluogo piemontese:

La Stampa
Tuttosport
CronacaQui
In città hanno anche sede le redazioni locali de La Repubblica e de Il Giornale. Vi si pubblicano anche l'edizione locale del free press quotidiano Metro, il settimanale Però, il mensile Torino Magazine ed il bimestrale Extratorino. Sono presenti in città anche le redazioni di svariati periodici dedicati ad arte e cultura come Il Giornale dell'Arte, Il Giornale dell'Architettura e Il Giornale della Musica. Il Comune di Torino, dal 2004, pubblica il periodico CittAgorà.[88]

Presenti in città anche numerosi periodici online come CronacaTorino.it e TorinoSud.it

Romanzi ambientati a Torino

Copertina del romanzo Cuore di Edmondo De Amicis
Professione di fede del Vicario savoiardo, IV parte de L'Émile, Jean-Jacques Rousseau, 1762
Confessioni, Jean-Jacques Rousseau
Il Romitorio di Sant'Ida, Ludovico di Breme, 1815
Cuore, Edmondo De Amicis, 1888
La carrozza di tutti, Edmondo De Amicis, 1899
Il compagno, Cesare Pavese, 1947
La bella estate, Cesare Pavese, 1949
La suora giovane, Giovanni Arpino, 1959
Lessico famigliare, Natalia Ginzburg, 1963
La giornata d'uno scrutatore, Italo Calvino, 1963
Le due città, Mario Soldati, 1964
La nuvola di smog, Italo Calvino, 1965
Vogliamo tutto, Nanni Balestrini, 1971
La donna della domenica, Fruttero & Lucentini, 1972
Vestivamo alla marinara, Susanna Agnelli, 1975
La chiave a stella, Primo Levi, 1978
A che punto è la notte, Fruttero & Lucentini, 1979
Concerto rosso, Pier Luigi Berbotto, 1985
Il fantasma di Mozart, Laura Mancinelli, 1986
Amadé, Laura Mancinelli, 1990
Tutti giù per terra, Giuseppe Culicchia, 1994
Torino lungo Dora Napoli, Bruno Gambarotta, 1995
Raskolnikov, Laura Mancinelli, 1996
I casi del capitano Flores. Il mistero della sedia a rotelle, Laura Mancinelli, 1997
Attentato alla Sindone, Laura Mancinelli, 2000
La collega tatuata, Margherita Oggero, 2002
Una piccola bestia ferita, Margherita Oggero, 2004
La fratellanza della Sacra Sindone, Julia Navarro 2004
Torino è casa mia, Giuseppe Culicchia, 2005
Ecce Toro, Giuseppe Culicchia, 2006
Donne informate sui fatti, Carlo Fruttero, 2006
Il «Signor Zero» e il manoscritto medievale, Laura Mancinelli, 2006
Ritorno a Torino dei Signori Tornio, Giuseppe Culicchia, 2007
La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano, 2007/08
Delitto al Regio, Robert S. Mannon (Mario T. Barbero e Cesare Verlucca), 2008
Dando il blu, Anna Albertano, 2009
Brucia la città, Giuseppe Culicchia, 2009
Il mondo in una piazza, Fiorenzo Oliva, 2009
L'assassino qualcosa lascia, Rosa Mogliasso. 2009
Gli occhiali di Cavour, Laura Mancinelli, 2009
Doppio intrigo alla Reggia, Mario T. Barbero, 2010
Sotto cieli noncuranti, Benedetta Cibrario, 2010
Sushi sotto la mole, Fabio Beccacini, 2010
Via Santa Chiara 15, Filippo Chiello, 2010
Il cimitero di Praga, Umberto Eco, 2010
Le colpe dei padri, Alessandro Perissinotto, 2013
Radio
Torino è stata per decenni la sede dell'EIAR e poi della Rai e perciò è la città da cui partiva la maggior parte delle trasmissioni radiofoniche nell'epoca in cui non c'era ancora la televisione (1927-1954).

Le principali emittenti radiofoniche cittadine sono: Radio GRP, Radio Flash, Radio 2000 Blackout, Radio Centro 95, Radio Veronica One, Radio Torino International.

Televisione
Torino è tra le sedi principali del Centro di Produzione Televisiva Rai, come quelli di Roma, Milano e Napoli. Assieme a queste tre sedi, da quando ha iniziato i suoi programmi nel 1954, il centro di Torino è stato anche il primo dell'azienda televisiva.[89] Torino, inoltre, prima che si trasformasse in RAI, già ospitava il centro di direzione dell'EIAR dal 1927.

Altre emittenti, a diffusione regionale, sono Quartarete TV, GRP Televisione, TST, Quinta Rete, Videogruppo Piemonte, Rete7 Piemonte e Telesubalpina. Una delle più importanti produzioni ambientate a Torino è la soap opera CentoVetrine che utilizza la gran parte delle location esterne per le case dei protagonisti, il commissariato Franco Balbis, il carcere, l'ospedale e le principali piazze. Nel 2012 approda su Rai 1 la fiction Questo nostro amore, ambientata a Torino. Il 21 dicembre 2012 è stato trasmesso su Canale 5 il film per la televisione Natale a 4 zampe con Massimo Boldi, dove gran parte delle riprese cinematografiche sono state girate a Torino.

Altri media
Torino è stata la seconda città italiana a finire su un videogioco in 3D, ma la prima (sempre d'Italia) come città vera e propria, dov'era possibile girare liberamente per le numerose vie. Nel 2001 infatti la Rockstar Games creò The Italian Job, ispirato al film The Italian Job, girato in parte a Torino nel 1969. Anche se nel gioco la città è ben diversa dalla realtà, sono comunque presenti il tram numero 13, il Po e molti edifici storici realmente esistenti. La prima città italiana ad apparire su un videogioco fu Venezia in Tomb Raider II, ma c'erano solo i pochi edifici necessari per completare i 3 livelli (2, 3 e 4) ambientati in questa città. Ispirandosi sempre al film del 1969 ed utilizzando tre Mini Cooper, la band gallese degli Stereophonics ha girato il video di Pick a part that's new a Torino. Ispirandosi sempre a questo film, nell'episodio La zingara di Budapest della serie TV MacGyver, fu riprodotto il famoso inseguimento nel traffico torinese, rifacendo alcune scene ed utilizzando anche scene della pellicola originale, come l'inseguimento sulla pista di collaudo automobilistico sita sul tetto dell'ex stabilimento FIAT del Lingotto.
Cinema
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Film girati a Torino.

La Mole ospita il Museo nazionale del cinema
Torino è la città italiana in cui fu per prima stabilita l'industria cinematografica, in ragione della storica vicinanza geografica e culturale con la Francia dei fratelli Lumière. Proprio nel capoluogo piemontese, nel marzo 1896, gli inventori del cinematografo esibirono la prima proiezione di un film in Italia ed in via Po, a novembre, la prima davanti ad un pubblico pagante.[90]

I primi studi cinematografici italiani aprirono a Torino nel 1907. Giovanni Pastrone vi girò uno dei primi colossal della storia del cinema: Cabiria del 1914.

Le produzioni delle principali case, come l'Ambrosio Film, l'Itala Film, l'Aquila e gli studi Fert,[91] proseguirono fino al 1937, anno di inaugurazione di Cinecittà a Roma.

La vocazione cinematografica di Torino non cessò. Nel 1956 venne aperto il Museo nazionale del cinema, dapprima ospitato a Palazzo Chiablese e poi, dal 2000, nell'imponente sede della Mole Antonelliana. Negli anni ottanta un gruppo di professori universitari e critici cinematografici torinesi diede luogo, con il sostegno degli enti locali, alla rassegna cinematografica Festival Cinema Giovani che dal 1997 assunse la denominazione di Torino Film Festival, conquistandosi un punto di riferimento a livello internazionale specialmente per il cinema sperimentale, secondo in Italia soltanto allo storico Festival di Venezia.

A Torino si svolgono il Torino Gay & Lesbian Film Festival, il Festival Internazionale Cinema delle Donne, il Sottodiciotto Filmfestival legato ai temi dell'adolescenza, CinemAmbiente, la VIEW Conference (in precedenza Virtuality, manifestazione interamente dedicata alla realtà virtuale) ed il Piemonte Movie-gLocal Film Festival, dedicato alla cinematografia regionale.

Oggi Torino è tra le principali sedi di realizzazioni cinematografiche e televisive in Italia, grazie al ruolo della Torino Film Commission che vi riporta la produzione di molti lungometraggi, sceneggiati e spot.

Nel 2002 vennero riaperti gli studi Fert con la nuova denominazione di Virtual Reality & Multi Media Park[92] e la Lumiq Studios[93] iniziò la sua attività: entrambi hanno cessato la loro attività nel 2013.

Sono nati a Torino il primo cinema d'essai italiano (il Romano nella Galleria Subalpina, nel 1971), la principale associazione cinematografica nazionale (l'Aiace Torino) e la prima multisala del Paese (l'Eliseo, nel 1983).

A San Giusto Canavese è presente un importante centro di produzione cine-televisiva i Telecittà Studios, mentre a Torino c'è il Cineporto una struttura riservata alle società di produzioni cinematografiche che vengono in città a girare film.

Citazioni cinematografiche
American Gigolò. La città viene citata nel film. Il protagonista, Julian Kay, interpretato da Richard Gere, dopo un breve dialogo in francese con una bella sconosciuta (Lauren Hutton) dice di essere nato a Torino e di aver studiato a Nantes.
Io sono leggenda. Nel film, quando il protagonista sta guardando le registrazioni di vecchi telegiornali, viene mostrata piazza San Carlo. Quella utilizzata nel film è infatti la reale registrazione di un collegamento avvenuto durante i XX Giochi olimpici invernali del 2006.
La Pantera Rosa 2. Nella parte iniziale del film viene mostrato un panorama di Torino e l'interno del duomo in cui viene rubata la Santa sindone. In realtà il panorama non è quello reale e neanche la chiesa. Nel film viene mostrato come se la sindone fosse conservata in una teca di vetro, anche se nella realtà non è così.
Un colpo all'italiana. Un gruppo di ladri inglesi arriva a Torino a bordo di tre Mini Cooper per organizzare una rapina ai danni di un convoglio che trasporta i ricavi della FIAT dall'Aeroporto di Torino-Caselle fino alla città.
Soap opera
Cuori rubati
CentoVetrine (dal 2007 in numerosi cambi di scene si possono osservare i principali monumenti della città)
Vivere
Il bene e il male
Elisa di Rivombrosa
Musica
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Musica a Torino.
L'ente lirico di Torino è il Teatro Regio, mentre la principale orchestra sinfonica cittadina è l'Orchestra sinfonica nazionale della RAI, che si esibisce all'Auditorium della RAI.

A Torino vi è una ricca offerta musicale. Viene eseguita dal vivo ogni tipo di musica e, oltre ai principali teatri e sale da concerto per la musica classica, dopo le recenti Olimpiadi sono aumentati i Palazzetti dove avvengono concerti ed esibizioni di musica leggera. Tra questi, i più frequentati sono:

il PalaRuffini, conosciuto anche come Palazzetto dello Sport;
il PalaTorino, già PalaStampa e Mazda Palace (chiuso dal 2011);
il Palasport Olimpico, oggi PalaAlpitour per motivi di sponsorizzazione (detto anche PalaIsozaki dal nome del suo ideatore, l'architetto Arata Isozaki).
Inoltre vi si svolgono cinque eventi periodici annui:

Settembre Musica: rassegna musicale che si tiene ogni anno a settembre in vari luoghi, unendo concerti di musica classica, jazz, etnica e pop. Fondata nel 1978, dal 2007 si svolge in gemellaggio con Milano col nome di MITO SettembreMusica;
Club to Club: festival internazionale di musica e arti elettroniche che dal 2006 coinvolge, con la sezione "Club Europa", un'importante città europea, con scambio di pubblico, artisti, iniziative;
Torino Jazz Festival: festival internazionale di musica Jazz tenutosi ogni anno a fine aprile dal 2012 al 2016, con la partecipazione di ospiti prestigiosi come Al Di Meola, Paolo Fresu, Caetano Veloso, Manu Dibango, Daniele Sepe, Enzo Avitabile.[94] Da maggio 2017 è rimpiazzato dal nuovo format Narrazioni Jazz[95];
Traffic - Torino Free Festival: festival musicale gratuito che si è svolto annualmente a Torino dal 2004 al 2014 nel mese di luglio. Dall'estate 2015 è stato sostituito dal TOdays Festival[96];
Movement Torino Music Festival: festival di musica elettronica, arti visive e circensi nato nel 2006, che ospita le performance dei migliori musicisti e DJ internazionali, per rappresentare gli sviluppi della cultura musicale contemporanea.
Torino nella musica
Torino è l'unica città italiana, oltre a Napoli, citata nel titolo di una canzone americana con il nome non tradotto: per la precisione, il cantautore texano Shawn Phillips nel suo album del 1970 Second Contribution apre il lato A con un brano dal titolo lunghissimo, She was waitin' for her mother at the Station in Torino and you know I love you baby but it's getting too heavy to laugh ("Stava aspettando sua madre alla stazione di Torino e tu sai che ti amo tesoro ma sta diventando troppo pesante per ridere"). Anche il dj austriaco Parov Stelar ha intitolato un suo brano col nome della città in italiano: A Night in Torino, EP del 2005.
Il gruppo Turin Brakes cita nel proprio nome la città di Torino. Secondo la stessa band, le due parole non abbinano alcun significato e il loro accostamento non ha alcun senso voluto.[97]
Alla città è dedicata una canzone di Antonello Venditti dal titolo Torino, pubblicata nel 1982.
Magia e occultismo
« Torino è la città più profonda, più enigmatica, più inquietante non d'Italia, ma del mondo »

(Giorgio de Chirico, 1939[98])
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La città è anche conosciuta per la tradizione di magia e occultismo.[99] Effettivamente, Torino non è soltanto la sede della Sindone e dei santi sociali del XIX secolo, come Giovanni Bosco o Giuseppe Benedetto Cottolengo. Leggende popolari, partendo dal fatto che la città fu una munitissima piazzaforte nel XVII secolo, affermano che Torino sia attraversata da una fittissima rete di gallerie e sotterranei, utilizzata dai Savoia e dai nobili per spostamenti in incognito.[100] Nel 1556 a Torino ha soggiornato Nostradamus, nelle cui famose quartine il nome Turin è quello che compare con maggior frequenza[101] e qui ha vissuto un singolare personaggio come Gustavo Adolfo Rol.[102] A Torino fecero la loro comparsa anche Cagliostro, Paracelso,[103] il Conte di Saint-Germain e Fulcanelli.[101] Gli esperti di occultismo sostengono che Torino sia vertice in due triangoli magici: il primo, quello bianco, con Lione e Praga, mentre il secondo, quello nero, insieme a Londra e San Francisco.[104]


La Fontana del Frejus di Piazza Statuto.
Da un punto di vista strettamente storico, l'origine di questa tradizione va ricercata, secondo alcuni, nel Risorgimento[105] e nella massiccia campagna di discredito organizzata contro la città dalla Curia Romana che era contraria all'unità nazionale.[106] Altri sostengono invece, o almeno in concomitanza e contrapposizione, che le autorità civili, Stato e comune e la corte sabauda, abbiano tollerato e sostenuto circoli massonici, associazioni teosofiche e spiritistiche, favorendo così una specie di agguerrita "concorrenza" nei confronti della Chiesa cattolica e favorendo quindi anche il mito di Torino, città magica.[107] Libertà di pensiero ed un certo spirito anticlericale furono poi rinfocolati, dopo l'Unità d'Italia, dal progressismo positivistico e dal nascente movimento operaio. Simboli massonici sono presenti in molti palazzi[108] e in alcune tombe del Cimitero monumentale di Torino.[109] Da qualche tempo vi sono in città dei tour operator che organizzano anche visite guidate sui misteri di Torino.[110]

Per gli esoteristi la magia positiva di Torino nasce dal "cuore bianco" di piazza Castello, dal Duomo che custodisce la Sacra Sindone alla Grande Madre di Dio e fino alla Mole Antonelliana, che indica il cielo.


Statua della Fede posta a lato della Chiesa della Gran Madre di Dio
Ai lati della scalinata che conduce all'ingresso della chiesa della Gran Madre di Dio troviamo le due statue raffiguranti la Fede e la Religione, tra le quali si troverebbe il nascondiglio del Graal.[111]

La Fontana del Frejus di Piazza Statuto fu ideata dal conte Marcello Panissera per ricordare l'inaugurazione dell'omonimo traforo ed è indicata dagli esoteristi come il "cuore nero" della città, per due motivi: perché si trova ad occidente, e quindi in posizione infausta a causa del tramonto del sole, e perché qui vi era la vallis occisorum, luogo di uccisione e di sepoltura.[102][112] Ospitava infatti il patibolo, che rimase per secoli in piazza Statuto e che venne poi spostato dai francesi all'incrocio tra corso Regina Margherita e Via Cigna: il rondò 'd la forca (Rotonda della forca).[102] La tradizione racconta che l'angelo che sovrasta l'obelisco, e sul cui capo è posta una stella a cinque punte, sia Lucifero, in effetti l'angelo più bello, e che quindi in Piazza Statuto, sotto la Fontana del Frejus, si trovi la porta dell'inferno.[senza fonte]

Dal 1998 esistono tour notturni ispirati alle tradizioni letterarie che hanno fatto di Torino una città magica; uno di essi appare nei contenuti speciali del film Giallo di Dario Argento ed è stato citato dal quotidiano statunitense The Washington Post in un articolo su Torino del 29 luglio 2007.[113]

Cucina
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina torinese.
La cucina tipica torinese è una cucina ricca ed elaborata. Nonostante questo, è profondamente radicata nel territorio. Essa infatti nasce da un connubio fra la sua origine contadina e le esigenze raffinate della corte sabauda, entrambe aperte, oltretutto, alle influenze della cucina francese.

Eventi
Eventi periodici

Luci d'artista: Monte dei Cappuccini
"Luci d'artista": diverse installazioni luminose di artisti contemporanei nei principali luoghi di Torino, per addobbare la città durante il periodo di Natale e anche oltre. Si svolge in collaborazione con il comune di Salerno.
"ARTissima": fiera dedicata all'arte contemporanea che si tiene al Lingotto verso novembre.

Fiera Internazionale del Libro
"Salone Internazionale del Libro": fiera dell'editoria in Italia, che si tiene ogni maggio al Lingotto
Share Festival: evento internazionale di arti e culture digitali che si tiene a novembre al Museo di Scienze Naturali.
"Festival internazionale Terra Madre": festival biennale fondato nel 2004 da Slow Food presso l'Oval Lingotto sui temi dei modelli di produzione agro-alimentare sostenibili e della salvaguardia della biodiversità, della qualità organolettica ma anche del rispetto dell'ambiente e delle persone. Al Lingotto, in contemporanea, si svolgono il "Salone internazionale del gusto" e il "Salone del vino".
"Settembre Musica" (vedi sez. Musica)
Club to Club (vedi sez. Musica)
"Biennale Democrazia", manifestazione prevista ogni due anni nel mese di aprile a partire dal 2009, dedicata alla riflessione e al confronto sui temi della democrazia, della cultura politica, dello sviluppo e dell'ambiente.
"Festival delle colline torinesi": festival di teatro contemporaneo che si svolge a Torino dal 1996 impegnando fra luglio e agosto diversi spazi della città.
"Torino Comics": salone e mostra mercato del fumetto, nata nel 1994, che si svolge in primavera al Lingotto Fiere di Torino.
"VIEW Conference": evento internazionale incentrato sulla computer grafica, le tecniche interattive, il cinema digitale, l'animazione 2D/3D, i videogiochi e gli effetti visivi. Si tiene ogni anno al Centro Congressi "Torino Incontra" durante la stagione autunnale.
VIEWFest: il Festival del Cinema Digitale organizzato da VIEW Conference, si svolge annualmente al Cinema Massimo.
"Cinema a Palazzo Reale". Arena estiva dedicata ai classici del cinema che si svolge ogni anno, dal 2012, nel Cortile d'Onore di Palazzo Reale
Eventi recenti
Dal 10 al 26 febbraio 2006 a Torino si sono svolti i XX Giochi olimpici invernali
Dal 20 maggio al 6 giugno 2006 Torino ha ospitato le Olimpiadi degli scacchi
Biennale dei Leoni 2006 (15 luglio - 30 settembre): mostra itinerante che celebra il legame con la città di Lione. Disseminate per le vie e le piazze cittadine, le opere di 69 artisti di diversi paesi che raffigurano il toro ed il leone, simboli delle due città.
Torino Capitale Mondiale del Libro: dopo Alessandria d'Egitto, Madrid, Nuova Delhi, Anversa e Montréal, l'UNESCO ha conferito a Torino, in collaborazione con Roma, il titolo di capitale mondiale del libro per il periodo dal 23 aprile 2006 al 22 aprile 2007. Il riconoscimento ha premiato l'attività di promozione della lettura svolta dalla città attraverso il Salone Internazionale del Libro.
Torino 2008 World Design Capital: la città nel 2008 è stata la prima "capitale mondiale del design". Il titolo, conferito a Copenaghen dall'ICSID (International Council of Societies of Industrial Design), è stato creato appositamente per la città di Torino per riconosciuti meriti e competenze presenti sul territorio. Contemporaneamente a tale occasione, da 30 giugno al 2 luglio, al Lingotto Fiere si è svolto il "XXIII congresso mondiale degli architetti", accompagnato dalla mostra "Architetture sensibili", inaugurata il 26 luglio nel Castello di Rivara.
European Athletics Indoor Championships 2009: dal 6 all'8 marzo 2009 ha ospitato i Campionati europei di atletica leggera indoor.[114]
100ª edizione dei campionati mondiali di pattinaggio di figura (22-28 marzo 2010).
Torino 2010 European Youth Capital: Torino Capitale Europea dei Giovani 2010.
Torino 2010 ISU World Figure Skating Championships.[115]
Ostensione della Sindone.
World Masters Games 2013, manifestazione multisportiva per atleti master (2-11 agosto 2013).[116]
Eventi legati a Italia 150
Italia 150: il Comitato Italia 150 prepara il programma Esperienza Italia per la realizzazione di un grande evento internazionale volto a celebrare il 150º anniversario dell'Unità d'Italia con mostre, esposizioni, spettacoli e dibattiti tra il 17 marzo e il 20 novembre 2011.[117] L'evento è un'occasione per riflettere sul passato, dibattere sul presente ma soprattutto guardare al futuro dell'Italia. Il comitato è presieduto a rotazione dal Sindaco di Torino, dal Presidente della Provincia e dal Presidente della Regione.
Geografia antropica
Suddivisioni amministrative
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Circoscrizioni e quartieri di Torino.

Mappa delle Circoscrizioni di Torino

Stemmi delle dieci circoscrizioni
La città di Torino è suddivisa in 92 zone statistiche e relativi quartieri cittadini.
Questi ultimi sono raggruppati in 8 macro-zone amministrative, chiamate "circoscrizioni", con i rispettivi centri civici.[118]

Ognuna delle 8 Circoscrizioni con i rispettivi centri civici a loro volta comprende più quartieri storici: borghi, rioni, borgate, zone.

Circoscrizione I: Centro - Crocetta
Circoscrizione II: Santa Rita - Mirafiori Nord - Mirafiori Sud
Circoscrizione III: Borgo San Paolo - Cenisia - Pozzo Strada - Cit Turin - Borgata Lesna
Circoscrizione IV: San Donato - Campidoglio - Parella
Circoscrizione V: Borgo Vittoria - Madonna di Campagna - Lucento - Vallette
Circoscrizione VI: Barriera di Milano - Regio Parco - Barca - Bertolla - Falchera - Rebaudengo - Villaretto
Circoscrizione VII: Aurora - Vanchiglia - Sassi - Madonna del Pilone
Circoscrizione VIII: San Salvario - Cavoretto - Borgo Po - Nizza Millefonti - Lingotto - Filadelfia
Economia
Torino è il terzo polo economico italiano per Prodotto Interno Lordo.


Nuova Fiat 500 (2007)
Torino nel 2011 presentava un Pil di 37,6 miliardi di euro e un debito comunale di 3,2 miliardi di euro, rendendolo il secondo comune più indebitato d'Italia dopo Milano e quello con il maggiore indebitamento procapite[119]. Nel 2014, dopo la pesante recessione che ha colpito la città, il Pil che dal 2007 al 2013 aveva subito una riduzione del 11,5%, si è stabilizzato alla quota di 36 miliardi, mentre il debito è sceso sotto i 3 miliardi di Euro[120].

Torino presenta un tasso di disoccupazione tra i più alti del Nord Italia, attestatosi nel 2014 al 12,9%, con un andamento che a partire dal 2008 ha seguito quello medio nazionale. Insieme alla sua provincia è ai vertici dell'export italiano, piazzandosi al secondo posto tra le province italiane per valore delle esportazioni.[121]

Considerata una delle capitali europee dell'automobile, a Torino e cintura sono presenti alcune delle più importanti aziende del settore: FCA Italy, Comau, Teksid, Magneti Marelli, Italdesign Giugiaro, GM Powertrain Torino, Pininfarina, Iveco.

Il forte radicamento del settore automobilistico nel territorio è favorito anche da un sistema universitario con percorsi di studio esclusivi a livello nazionale (il Politecnico di Torino è l'unico in Italia ad avere un corso di laurea in Ingegneria dell'autoveicolo) e la presenza di importanti università di design come l'IED e l'IAAD.

In territorio torinese ci sono centri direzionali e stabilimenti produttivi di CNH Industrial, operante nel settore dei capital goods e tra i principali leader del settore e di Fiat Chrysler Automobiles dove Torino è diventata nodale per la crescita di Maserati[122]: a Grugliasco vengono prodotte Ghibli e Quattroporte, mentre nello stabilimento di Mirafiori verrà prodotta a partire dall'inizio del 2016 la nuova Maserati Levante. I livelli occupazionali nel settore automobilistico sono rimasti pressoché stabili nel periodo 2012-2014[123], a peggiorare è stato il ricorso alla cassa integrazione, iniziata a calare solamente nel 2014[124] grazie alla ripresa degli investimenti e alla ripartenza dei principali mercati automobilistici europei.

Importante anche il contributo dell'automazione industriale alla crescente internazionalizzazione dell'economia torinese, con la presenza di aziende come Prima Industrie e Comau, con quest'ultima (tra le prime 4 in Europa per fatturato[125]) che realizza in tutto il mondo robot per i principali gruppi automobilistici.

A Torino è molto sviluppato anche il comparto bancario con Intesa Sanpaolo, prima banca italiana per capitalizzazione di mercato e terza della zona euro[126], e il comparto assicurativo con Reale Mutua Assicurazioni. Le fondazioni bancarie Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT operano in campo sociale, culturale e filantropico e sono rispettivamente la seconda e la quarta fondazione bancaria d'Italia per dimensione patrimoniale; la prima è la principale azionista del gruppo Intesa Sanpaolo, mentre la seconda fa parte della compagine azionaria di Unicredit. Anche le banche d'investimento e di private banking Fideuram e Banca Intermobiliare hanno sede a Torino, così come la più piccola Banca del Piemonte.

Altre aziende di notevole importanza in territorio torinese sono: Lavazza, Caffè Vergnano, Martini & Rossi, Alpitour, Reply, Avio Aero, Basic Net, Carlo Pignatelli, Sparco, Seven, Kelémata e il Gruppo Armando Testa. Nella città metropolitana torinese hanno sede legale anche diverse filiali italiane di società estere come Suzuki, Bavaria, Diageo, Michelin, Kimberly-Clark, Petronas e Vodafone Italia.


Foto aerea d'epoca dello stabilimento Fiat Mirafiori, la fabbrica più grande d'Italia nonché la più antica in Europa ancora in funzione.[127]
Negli anni la città ha attraversato una lunga fase di riconversione industriale, sia per la crisi dell'industria metalmeccanica, sia per la tendenza delle manifatture dei paesi avanzati a trasferire le loro produzioni nei paesi in via di sviluppo. Dagli anni ottanta Torino ha vissuto un'importante fase di terziarizzazione, pur rimanendo uno dei principali centri industriali italiani ed europei. Tante sono le aziende che hanno scelto Torino, tra le quali General Motors che ha deciso di tenere nel capoluogo piemontese una base di ricerca per la sperimentazione dei motori diesel. Con una rete di oltre 350 aziende di componentistica, la Camera di Commercio di Torino ne ha selezionate 145. Il progetto From Concept to Car mira a promuovere le eccellenze del settore in tutto il mondo.[128]


Rampa per le automobili al Lingotto, oggi importante centro del settore terziario
Negli anni vi è stato un boom del settore informatico ed elettronico. Alla già preesistente attività di ricerca del Politecnico di Torino, dell'Istituto Mario Boella, dell'Istituto Galileo Ferraris e del Centro Ricerche Fiat, si è affiancata l'attività del distretto informatico Torino Wireless che appartiene alla rete dei distretti italiani riconosciuti dal Ministero dell'Università e della Ricerca. Nato per coordinare tutte le attività di ricerca e di produzione del settore ICT dell'area torinese, attualmente sono impegnate circa 6000 imprese. Un'altra operazione importante è stata la riconversione di una parte della superficie occupata dalla fabbrica di Mirafiori, sostenuta dal progetto Torino Nuova Economia[129] anche grazie alla collaborazione con il Politecnico, ospitano il Centro del design.

L'evento olimpico del 2006 ha contribuito a diminuire il ristagno economico. Grandi opere pubbliche come quelle per il Passante Ferroviario, la Metropolitana e le Spine hanno ridisegnato e stanno ridisegnando il volto della città. Culla del cinema italiano, grazie all'associazione Torino Film Commission, la città è diventata un'apprezzata quinta per l'ambientazione e la produzione di film, pubblicità e video musicali. All'interno della Mole è ospitato il Museo nazionale del cinema. Nel capoluogo sabaudo è inoltre attivo il Cineporto, una struttura polifunzionale dedicata alle produzioni cinematografiche unica in Italia.

Nel 2016 è stata classificata da GaWC come una città mondiale "Gamma".[130]

Nel 2014 l'UNESCO ha dichiarato Torino come Città creativa per la categoria del design.[131]

Infrastrutture e trasporti
Strade
Collegamenti autostradali
Su Torino convergono cinque autostrade (tra cui è particolarmente importante quella in direzione della Francia) ed un raccordo autostradale:

A4 Torino - Milano - Brescia - Verona - Venezia - Trieste
A5 Torino - Ivrea - Aosta
A6 Torino - Fossano - Savona
A21 Torino - Alessandria - Piacenza - Brescia
A32 Torino - Susa - Bardonecchia - Traforo stradale del Frejus
RA10 Torino - Caselle Torinese - Aeroporto di Torino-Caselle
Tangenziali
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Tangenziale di Torino.
La tangenzale di Torino è la A55, divisa in Tangenziale Nord e Tangenziale Sud, va da nord est fino a sud est passando in maniera semicircolare da ovest. Inoltre comprende la tratta da Torino fino a Pinerolo.

La tratta che manca a est (Tangenziale Est di Torino) è in fase di lavorazione.

Il sistema autostradale urbano di Torino comprende inoltre il raccordo all'A4 Torino-Milano ed alla S.S.11 di 3,13 km.

Ferrovie
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Stazioni ferroviarie di Torino.

Stazione di Torino Porta Nuova
Torino è il terzo nodo ferroviario italiano. La rete ferroviaria all'interno dei suoi confini è costituita principalmente da linee ferroviarie RFI ma anche da linee locali GTT.

La tratta urbana di competenza del GTT è quella che parte da Torino Dora e che va sino alla periferia Nord al confine con il comune di Venaria Reale (direzione Caselle Torinese - Aeroporto Sandro Pertini - Ceres).

Le linee ferroviarie principali che si dipartono da Torino sono quelle che vanno verso Genova (via Asti e Alessandria), verso Milano (via Novara e Vercelli) e verso la Francia (via Bardonecchia e il Traforo ferroviario del Frejus) e Ventimiglia (via Cuneo e il Traforo ferroviario del Colle di Tenda). Ci sono poi linee minori verso Ivrea-Aosta, Mondovì-Savona, Pinerolo-Torre Pellice, Trofarello-Chieri, Ciriè-Lanzo Torinese-Ceres e Rivarolo Canavese-Cuorgnè-Pont Canavese.

Passante ferroviario e Servizio ferroviario metropolitano (SFM)

Mappa del SFM

La nuova stazione ferroviaria di Torino Porta Susa, fulcro centrale del Passante ferroviario di Torino e delle linee SFM.
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Passante ferroviario di Torino e Servizio ferroviario metropolitano di Torino.
Il servizio ferroviario metropolitano di Torino (SFM) è un sistema di trasporto pubblico locale dell'area metropolitana di Torino coordinato dall'Agenzia Mobilità Metropolitana ed interamente finanziato dalla Regione Piemonte.

Aeroporti
Aeroporti di Torino
Attualmente la città di Torino dispone di due scali aerei internazionali: l'Aeroporto di Torino-Caselle e l'Aeroporto di Cuneo-Levaldigi.


Aeroporto Internazionale "Sandro Pertini" di Torino-Caselle
Aeroporto di Torino Caselle
Aeroporto di Torino Caselle
In corso Marche, inoltre, è presente l'aeroporto di Torino-Aeritalia (Codice ICAO: LIMA); inaugurato nel 1916, dopo la costruzione dell'aeroporto di Caselle è rimasto in uso come struttura di aviazione generale e da turismo, affiancato da una scuola di volo per aerei ed elicotteri e - più recentemente - dalla sede dei velivoli di elisoccorso e protezione civile.

Aeroporti dismessi
Torino Mirafiori - Il primo scalo aereo della città fu quello di Mirafiori, costruito per scopi militari nel 1910 e divenuto negli anni successivi il più importante d'Italia. Dopo la dismissione, l'area è stata convertita a parco pubblico intitolato a Gustavo Colonnetti.
Torino Piossasco - Aeroporto Cerrina (Codice ICAO: LILT).
Mobilità urbana
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti a Torino, GTT (Torino), Rete tranviaria di Torino e Associazione Torinese Tram Storici.
La rete di trasporti di Torino è gestita dal GTT, acronimo di Gruppo Torinese Trasporti, nato nel 2003 dalla fusione di ATM e SATTI. Nel territorio comunale di Torino il sistema di mobilità metropolitana e ferroviaria urbana si sviluppa complessivamente per 29 km, articolati su 8 linee servite da 28 stazioni. Per i suoi acquisti verdi la città di Torino ha raggiunto il secondo posto dell'European Gpp Award del 2016, alle spalle delle città di Vienna e davanti alla città metropolitana di Torino.[132]

Metropolitana
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Metropolitana di Torino.

La Metropolitana di Torino
A Torino è in funzione la prima metropolitana automatica d'Italia utilizzante veicoli leggeri, frequenti e senza conducente per ridurre al minimo i tempi d'attesa e adattare il servizio alle esigenze delle diverse fasce orarie. Si rivelano anche particolarmente sicuri, dato che l'accesso ai vagoni è consentito solo in fase di effettiva presenza del treno, mentre per il resto del tempo le rotaie sono del tutto inaccessibili. 23 treni VAL208-Torino viaggiano sotto corso Francia, corso Vittorio Emanuele II e via Nizza; 13,4 km da percorrere in 20 minuti, collegando il parcheggio di interscambio di Fermi (Collegno) al "cuore" di Torino e alle stazioni ferroviarie di Porta Susa e di Porta Nuova per terminare presso il polo fieristico di Lingotto Fiere.

Trasporto merci
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Interporto di Torino.
Amministrazione
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Amministrazione di Torino.

Bandiera ufficiale di Torino, risalente all'assedio del 1706
Gemellaggi
Torino è gemellata[133] con:

Francia Chambéry, dal 1957
Germania Colonia, dal 1958
Argentina Córdoba, dal 1986
Stati Uniti Detroit, dal 1998
Lussemburgo Esch-sur-Alzette, dal 1958
Palestina Gaza, dal 1999
Regno Unito Glasgow, dal 2003
Belgio Liegi, dal 1958
Francia Lilla, dal 1958
Giappone Nagoya, dal 2005
Guatemala Quetzaltenango, dal 1997
Paesi Bassi Rotterdam, dal 1958
Stati Uniti Salt Lake City, dal 2006
Cina Shenyang, dal 1985
Albania Tirana, dal 2009
ha accordi di collaborazione con:

Romania Bacău, Romania, dal 2007
Spagna Barcellona, Spagna, dal 2005
Brasile Belo Horizonte, Brasile, dal 2006
Bosnia ed Erzegovina Breza, Bosnia ed Erzegovina, dal 1997
Argentina Buenos Aires, Argentina, dal 2010
Brasile Campo Grande, Brasile, dal 2002
Francia Cannes, Francia, dal 1999
Russia Ekaterinburg, Russia, dal 1998
Marocco Fes, Marocco, dal 2010
Israele Haifa, Israele, dal 2005
Cina Harbin, Cina, dal 2003
Mongolia Harhorin, Mongolia, dal 2016[134]
Israele Hebron, Israele, dal 2013
Vietnam Ho Chi Minh, Vietnam, dal 2015[135]
Serbia Kragujevac, Serbia, dal 2005
Bolivia La Paz, Bolivia, dal 2011
Senegal Louga, Senegal, dal 2007
Francia Lione, Francia, dal 2012
Burkina Faso Ouagadougou, Burkina Faso, dal 2003
Capo Verde Praia, Capo Verde, dal 2003
Marocco Rabat, Marocco, dal 2009
Argentina Rosario, Argentina, dal 2011
Russia San Pietroburgo, Russia, dal 2012[136]
Brasile Salvador de Bahia, Brasile, dal 2003
Brasile Santos, Brasile, dal 2011
Cina Shenzhen, Cina, dal 2007
Macedonia Skopje, Repubblica di Macedonia, dal 2012
Brasile Várzea Paulista, Brasile, dal 2011
Russia Volgograd, Russia, dal 2011
Birmania Yangon, Birmania, dal 2015[137]
Rep. Ceca Zlín, Repubblica Ceca, dal 2004
e ha firmato lettere di intenti con:

Turchia Smirne, Turchia, nel 2012
Portogallo Lisbona, Portogallo, nel 2012
Cina Luoyang, Cina, nel 2013
Francia Nantes, Francia, nel 2013
Sport
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Alla città è stato assegnato il titolo di Capitale europea dello sport per il 2015[138], in quanto eccellenza nel panorama sportivo europeo.[139]

Baseball
Nella città sono presenti due società: la Grizzlies Torino 48 militanti il campionato di serie B federale e la Juve 98 BC militante il campionato di serie C federale. Entrambe giocano le loro partite casalinghe allo Stadio Passo Buole.[140]

Calcio maschile
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Juventus Football Club, Torino Football Club e Derby di Torino.
A Torino fu fondata nel 1898[141] la Federazione Italiana Football, oggi Federazione Italiana Giuoco Calcio e, nello stesso anno, l'8 maggio, si tenne al velodromo Umberto I il primo primo campionato ufficiale[142], Delle quattro partecipanti, una era il Genoa (che vinse il torneo) e tre erano del capoluogo sabaudo: Internazionale, Reale Società Ginnastica e F.C. Torinese.


Una fase di Juventus-Torino (1-1) del campionato 1976-77: il granata Francesco Graziani è contrastato in tackle dal bianconero Gaetano Scirea e da Romeo Benetti (numero 10), mentre l'arbitro Paolo Casarin osserva l'azione.
La città è sede di due società professionistiche, la Juventus (fondata nel 1897) e il Torino (del 1906), militanti entrambe in Serie A ed emerse, nel corso della loro storia, tra le protagoniste del calcio italiano e, nel caso della cosiddetta vecchia Signora, internazionale[143]. I due club hanno, a maggio 2018, vinto 41 titoli di campione d'Italia (Juventus 34, Torino 7), 18 Coppe Italia (Juventus 13, Torino 5) e 7 Supercoppe d'Italia (tutte della Juventus), che rendono Torino la prima città italiana a livello di palmarès calcistico nazionale. In aggiunta a ciò, a livello internazionale la Juventus vanta la vittoria in due edizioni della Coppa dei Campioni (la prima nel 1984-85 e la seconda, con la nuova denominazione di Champions League, nel 1995-96), altrettante Supercoppe UEFA (nel 1984 e nel 1996) e Coppe Intercontinentali (1985 e 1996), una Coppa delle Coppe (nel 1983-84), tre Coppe UEFA (1976-77, 1989-90 e 1992-93) e una Coppa Intertoto (1999); la stessa fu la prima squadra d'Europa a vincere nel 1985 tutte e tre le competizioni continentali, nonché la prima e tuttora unica al mondo ad avere vinto almeno una volta tutti i trofei ufficiali per club cui una squadra proveniente dall'UEFA può prendere parte[144].

Il Torino, fondato nel 1906 ad opera di alcuni soci dissidenti della Juventus, conobbe il suo periodo di maggior splendore durante gli anni quaranta, vincendo cinque campionati consecutivi e stabilendo, tra altri primati, il record di imbattibilità casalinga nel campionato di massima serie (88 incontri), ancora vigente. Quella squadra conobbe un'inaspettata e drammatica fine il 4 maggio 1949, al ritorno da un'amichevole disputata allo Stadio Nazionale di Lisbona contro il Benfica: l'aereo su cui la squadra rientrava a Torino si schiantò sul retro della basilica di Superga. Capitano di quella squadra era Valentino Mazzola, padre di Ferruccio e Sandro Mazzola, entrambi affermati calciatori.

Anche la Juventus conobbe un episodio drammatico nella sua storia sportiva, il 29 maggio 1985 a Bruxelles prima della partita di finale della Coppa dei Campioni di quell'anno, che poi sarebbe stata vinta 1-0 sul Liverpool. In seguito alle cariche dei tifosi inglesi, un gruppo di italiani si addossò a un muretto di tenuta sulle gradinate dello stadio Heysel, che cedette provocando la caduta nel vuoto di numerose persone e la morte di 39 persone, tra cui 32 italiani.

Tra le due squadre esiste una storica rivalità sportiva, la più antica nel calcio nazionale[145]; l'incontro di calcio che le vede contrapposte è noto come Derby della Mole, che in particolare negli anni settanta si rivelò sovente decisivo per la conquista del campionato.

Altre squadre del capoluogo piemontese sono l'A.S.D. Cenisia, per risultati ottenuti la terza squadra della città, avendo raggiunto in passato la Lega Pro Seconda Divisione (ex serie C/2), l'A.S.D. Atletico Torino in Eccellenza Piemonte-Valle d'Aosta, G.S.D. Iveco 2005 Calcio, la Polisportiva Rapid Torino e l'A.S.D. Michelin Sport Club, tutte nel girone piemontese-valdostano di 2ª categoria e l'A.S.D CitTurin LDE, Prima Categoria.

Calcio femminile
Associazione Calcio Femminile Torino
Associazione Sportiva Dilettantistica Femminile Juventus Torino
Juventus Women
Calcio a cinque
Torino Calcio a 5, campione d'Italia nella stagione 1998-99
Torino Cesana Calcio a 5
Curling
Team Piemonte - Torino 150 Squadra di punta torinese militante in Serie A
Ciclismo

Ivan Basso. vincitore della cronometro di Torino nel Giro d'Italia 2005
Dopo quattro anni di interruzione dal 2008 al 2011 è stata riproposta nel 2012 la Milano-Torino, classica del ciclismo di circa 200 km. Fino al 2004 la corsa, insieme al Giro del Piemonte, chiudeva la stagione agonistica da tradizione, a seguito di una modifica dei calendari si è svolta a marzo dal 2004 al 2007, per poi tornare a settembre nel 2012. Si tratta della competizione più antica d'Italia, la cui prima edizione risale al 1876. Attualmente la corsa è organizzata dal quotidiano La Gazzetta dello Sport.

Il 27 maggio 2005 la 18ª tappa del Giro d'Italia 2005, una cronometro individuale, si è conclusa a Torino con la vittoria di Ivan Basso.

Il 7 maggio 2011 ha invece ospitato l'arrivo della tappa inaugurale del Giro d'Italia 2011, una cronometro a squadre di 19,3 km., partita da Venaria Reale e vinta dalla squadra statunitense HTC-Highroad.

Il 29 maggio 2016 la città ha ospitato l'arrivo dell'ultima tappa del Giro d'Italia 2016, che è avvenuto, insieme alla premiazione, in piazza Gran Madre.

A Torino ha sede inoltre il Motovelodromo "Fausto Coppi", inaugurato nel 1920 ma attualmente adibito ad altre attività per motivi di agibilità nonché per l'apertura del più moderno impianto di San Francesco al Campo.[146]

Canottaggio
Nel 1888 venne fondata la Federazione Italiana Canottaggio con il nome di Rowing Club Italiano, seguita il 25 giugno 1892 dalla Fédération Internationale des Sociétés d'Aviron (FISA), la federazione internazionale di canottaggio.[147] Numerose sono le società di canottieri, tra cui si possono ricordare la più antica: la Reale Società Canottieri Cerea. Oltre a questa a Torino sono anche presenti la Società Canottieri Esperia-Torino, la Società Canottieri Armida e la Canottieri Caprera.

Pallanuoto
Negli anni ottanta Torino ebbe una forte squadra. La pallanuoto torinese è ritornata ad alti livelli nel 2007 quando la squadra Torino 81, è stata promossa prima in serie A2, e poi nel 2016, grazie al successo in gara 3 dei play off a Roma, raggiunge la promozione in serie A1 da cui mancava da 35 anni. In serie B invece milita la Dinamica Torino.

Football americano
Giaguari Torino
Blacks Rivoli
Hockey

Una partita di hockey su ghiaccio durante le Olimpiadi di Torino 2006
Hockey su prato:

CUS Torino Hockey
Rassemblement Torino Hockey Club
Hockey su ghiaccio:

Real Torino Hockey Club (società che ha militato in Serie A2)
Hockey Club Torino (società nata nel 1949 e sciolta nel 2006, vanta 6 presenze in Serie A. La società è stata rifondata nel 2011 ed è oggi chiamata Hockey Club Torino Bulls 2011)
Hockey Club All Stars Piemonte (la squadra maschile ha smesso l'attività nel 2008, quella femminile nel 2009)
Ice Hockey Club Draghi Torino (solo settore giovanile)
Circolo Pattinatori Valentino Torino (partecipò al primo campionato di serie A oltre ad altre tre successive stagioni - 1930, 1932 e 1933 -)
Hockey su ghiaccio Juventus (partecipò al campionato di serie A nel 1941)
Nord Torino (partecipò al campionato di serie B nel 1938)
G.U.F. Torino (partecipò al campionato di serie A nel 1934 e nel 1935)
Sledge hockey:

Tori Seduti Torino
Hockey in-linea:

Hockey Club Draghi Torino
Real Torino Hockey Club
Pallacanestro
In campo femminile si possono contare 6 scudetti: uno vinto dalla Club Atletico Torino, nel primo campionato organizzato nel 1924, e gli altri dalla Sisport FIAT tra gli anni sessanta e ottanta quando vince anche la Coppa dei Campioni. La Pallacanestro Torino milita in Serie A1.

In campo maschile invece la pallacanestro torinese è rappresentata ai massimi livelli dall'Auxilium Pallacanestro Torino. Il club milita in Serie A1.

Pallamano
Città Giardino Pallamano Torino serie B.
G.P.B. Regio Parco Torino storica rivale del Città Giardino, negli anni passati si è sempre distinta nel settore giovanile, raggiungendo il torneo nazionale (nel quale partecipano le squadre vincitrici nel campionato della propria regione).
Pallavolo
Nel passato grande importanza ha avuto la squadra di pallavolo del CUS Torino vincitrice di quattro campionati italiani e della Coppa dei Campioni nel 1980. Il club attualmente milita in serie C.

Rugby

Una fase di Torino - Rugby Roma al Motovelodromo, campionato 1975-76
Torino vanta la primogenitura in Italia sia del rugby a 15 (o rugby union) che del cosiddetto "tredici" (o rugby league).

Fu nel capoluogo sabaudo, infatti, che nel 1910 si tenne la prima documentata partita di rugby a 15 mai disputata in Italia, un incontro dimostrativo tra il parigino SC Universitaire e la ginevrina Servette[148], e ivi nacque il primo club rugbistico italiano, che durò solo il tempo di un incontro amichevole contro una selezione di rugby del Pro Vercelli[148].

Un nuovo Torino Rugby nacque nel 1933[149], periodo in cui nel campionato italiano militava il GUF Torino (in seguito CUS Torino) e, nell'immediato dopoguerra, i resti di tali due squadre si unirono per formare una compagine unica sotto i colori della Reale Società Ginnastica, che vinse il campionato italiano 1946-47[150].

La Ginnastica, successivamente, lasciò il campionato per impegnarsi nella promozione del rugby a 13 in Italia (come Torino XIII[151]) e lo stadio Comunale di Torino ospitò nel 1952 il primo incontro interno della Nazionale italiana a XIII[152], una sconfitta 18-22 contro la Francia (solo nel 2008 la Nazionale a XV disputò il suo primo incontro a Torino[153], una sconfitta 15-22 contro l'Argentina[153]).

Nel 1965 un rinnovato Rugby Torino affiancò il CUS Torino in campionato; la squadra giunse in serie A nel 1975[154] e vi rimase cinque stagioni consecutive, con miglior risultato il settimo posto del 1977-78; da dopo la retrocessione avvenuta nel 1980 Torino non ha più avuto una squadra in massima divisione.

Al 2015 le due principali squadre della città sono il citato CUS Torino e il VII Rugby Torino, erede del Rugby Torino, che milita a Settimo Torinese.

Tennis
Tennis Club Juventus (ottenne, tra gli altri, tre titoli del campionato italiano di Serie A1 per squadre tra gli anni 1920 e 1940).
Il Circolo della Stampa ospitò numerosi tornei di prestigio, tra essi, quelli disputati della squadra nazionale di Coppa Davis durante sei edizioni della competizione dal 1948 al 1973 e, come sede unica, la Federation Cup 1966.

Tennis tavolo
Sono attive numerose società di tennistavolo a Torino. Tra queste spicca il CUS Torino (sezione tennis tavolo), campione d'Italia 2011 e 2015.

Altri sport
Nel 2006 si sono svolte a Torino le Olimpiadi degli scacchi, i Campionati mondiali universitari di golf arrivati all'undicesima edizione, i Campionati mondiali di scherma e i Mondiali assoluti di nuoto pinnato. Sono stati inoltre assegnati alla città piemontese i Campionati Europei "Torino 2008" di tiro con l'arco, i Campionati Europei di ginnastica ritmica del 2008, i Campionati europei di atletica leggera indoor del 2009 ed i Campionati mondiali di pattinaggio di figura del 2010.

A Torino esistono forti tradizioni in sport minori quali tiro con l'arco, bocce e pallone elastico. Ci sono anche diversi club di scherma.

XX Giochi olimpici invernali
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: XX Giochi olimpici invernali.

Logo Torino 2006
Torino è stata la sede dei XX Giochi olimpici invernali, svoltisi il 10-26 febbraio del 2006, seguiti a marzo dalle Paralimpiadi. Nel gennaio 2007 è stata la volta delle Universiadi invernali.

Altre manifestazioni sportive

Il braciere olimpico di Torino 2006
Negli anni successivi alle Olimpiadi invernali del 2006, a Torino si sono svolte le seguenti manifestazioni sportive:

Universiadi invernali 2007.
Torino 2008: Campionati Europei e del Mediterraneo di Tiro con l'arco.
Euritmica Torino 2008: XXIV Campionati Europei di Ginnastica Ritmica.
World Air Games Torino 2009: dal 6 al 13 giugno 2009.[155]
Campionati mondiali di pattinaggio di figura ISU[156]: dal 21 al 28 marzo 2010 al Palazzo a Vela di Torino.
Campionati mondiali di pallavolo maschile: dal 24 settembre al 10 ottobre 2010 l'Italia ha ospitato i mondiali di pallavolo maschile. Torino, col Palasport Olimpico, è stata una delle sedi di gara.[157]
World Masters Games 2013, manifestazione multisportiva per atleti master (2-11 agosto 2013).
La città è stata inoltre designata quale sede degli incontri di Final Four dell'Eurolega di pallacanestro del 2011 ma, nel 2010, per ragioni economiche ha rinunciato ad ospitare la manifestazione.[158]

Impianti sportivi

PalaOlimpico Isozaki durante le Olimpiadi 2006

PalaOlimpico durante un concerto
Grazie alla solida tradizione sportiva della città, Torino dispone di impianti sportivi e di intrattenimento all'avanguardia. Il parco impianti è stato recentemente implementato grazie all'avere ospitato i XX Giochi Olimpici Invernali.

Questi sono gli impianti di Torino, ordinati per capienza e con a fianco il quartiere che li ospita:

Juventus Stadium - Vallette - 41.507 pp. (posti numerati)
Inaugurato nel 2011, è uno stadio per il calcio di proprietà della Juventus.
Stadio Olimpico Grande Torino - Santa Rita - 28.177 pp. (posti numerati)
Ultimato nel 1933, venne inaugurato ospitando i Giochi Littoriali dell'anno XI ed intitolato a Mussolini. Fu una delle sedi del Mondiale 1934. Dismesso nel 1990 in seguito alla costruzione dello Stadio delle Alpi, è stato ristrutturato nel 2005 dal Comune per ospitare le cerimonie di apertura e chiusura di Torino 2006. Dal 2006 al 2011, per cinque stagioni, le squadre cittadine di calcio vi hanno svolto le loro partite interne. Dal 2011 solo il Torino vi disputa le proprie gare interne. L'impianto viene utilizzato anche come sede di concerti.
Palasport Olimpico - Santa Rita - 14.350 pp. (posti numerati)
Inaugurato nel 2005, è stato il palazzo dello sport centrale di Torino 2006 e, attualmente, è l'arena coperta più capiente d'Italia. Impianto polivalente ha già ospitato, oltre alle manifestazioni sportive delle Olimpiadi, anche diversi concerti rock, manifestazioni culturali, spettacoli e conventions.
Stadio Primo Nebiolo - Pozzo Strada - 10.000 pp circa (posti non numerati)
Già "Stadio Ruffini", è immerso nell'omonimo parco. Lo stadio è utilizzato per partite di calcio e gare di atletica. Ogni anno ospita il Meeting IAAF Internazionale Città Di Torino - Primo Nebiolo. È stato ristrutturato nel 2000 per coprire la Tribuna Centrale ed è intitolato a Primo Nebiolo.
PalaTorino - Vallette - 10.000 pp. circa (posti non numerati)
È un impianto polivalente degli anni novanta, costruito di fianco allo Stadio Delle Alpi. adatto per manifestazioni concertistiche ma non ad eventi sportivi, è attualmente inattivo.
Palazzo a Vela - Nizza Millefonti - 9.386 pp. (posti numerati)
Uno degli edifici simbolo del distretto di Italia '61, è stato ristrutturato in occasione di Torino 2006. L'impianto ospita competizioni e spettacoli di pattinaggio su ghiaccio. È una delle sedi degli allenamenti della PAT.
PalaRuffini - Pozzo Strada - 4.500 pp. (posti numerati)
Costruito negli anni sessanta richiama, in piccolo, le strutture del PalaLottomatica di Roma. È immerso nell'omonimo parco. Recentemente ristrutturato e riaperto nel 2005.
Stadio Filadelfia - Borgo Filadelfia - 4.000 pp. (posti non numerati)
Ricostruito ex novo, ospita gli allenamenti del Torino Football Club e le partite casalinghe della formazione Primavera.
Palasport Tazzoli - Mirafiori Nord - 3.000 pp. (posti numerati)
Anch'esso costruito in occasione di Torino 2006, sostituisce la storica pista di pattinaggio Rolling di Corso Tazzoli. Fu originariamente concepito per diventare il nuovo ed unico Palasport del Ghiaccio di Torino. È una delle sedi degli allenamenti della PAT.
Stadium, 70.000 posti (demolito nel 1938)
Costruito nell'ex Piazza D'armi, copriva un'area di 100.000 metri quadrati e aveva 40.000 posti a sedere e 30.000 posti in piedi. Venne inaugurato nel 1911. Lo stadio dopo il 1928 non fu più utilizzato e nel 1938 fu demolito per far posto al Politecnico.
Altri riferimenti al nome della città
Alla città di Torino è stato dedicato l'asteroide 9523 Torino, in riferimento all'omonima scala di pericolosità degli oggetti di tipo NEO (near-Earth object).
A Torino è dedicata l'automobile Ford Torino, un modello coupé molto in voga negli USA durante gli anni settanta: si tratta della vettura utilizzata dall'agente Starsky nella serie televisiva Starsky & Hutch. Il nome del modello "GT" compare nel film Gran Torino, diretto ed interpretato da Clint Eastwood nell'anno 2008.
Note
^ Co-patrona; inoltre la città riconosce in San Giuseppe il suo comprotettore (atto di affidamento del 1695).
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^ A titolo d'esempio, il 4 maggio 1850 l'arcivescovo di Torino, monsignor Luigi Fransoni, venne arrestato per il rifiuto di comparire in tribunale, colpevole di aver invitato i parroci del Regno di Sardegna a resistere all'attuazione delle leggi Siccardi. Il 10 aprile il nunzio apostolico a Torino, per protesta, aveva abbandonato la città
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Voci correlate
Amministrazione di Torino
Area metropolitana di Torino
Costruzioni più alte della città di Torino
Piemonte
Rete filoviaria di Torino
Salone Internazionale del Libro
Sindone di Torino
Storia di Torino
Stradario di Torino
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Collegamenti esterni
Servizio Telematico Pubblico - Città di Torino, su comune.torino.it.
Torino nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 22 marzo 2014.
MuseoTorino, su museotorino.it. URL consultato il 5 dicembre 2014.
V · D · M
Italia Comuni della città metropolitana di Torino
V · D · M
Italia Italia · Capoluoghi di provincia, di libero consorzio comunale, di città metropolitana e di regione
V · D · M
Bandiera olimpica Città organizzatrici dei Giochi olimpici invernali Bandiera olimpica
V · D · M
UNESCO â" Capitali mondiali del libro
V · D · M
UNESCO â" Patrimoni dell'umanità in Italia
V · D · M
Coat of arms of the House of Savoy.svg Casa Savoia · Piemonte Regione-Piemonte-Stemma.svg
V · D · M
Città e località romane della Regio XI Transpadana
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Da: simsalabim18/05/2018 11:23:34


Corso Francia
Reticolo viario
A differenza della stragrande maggioranza delle città italiane, che hanno una struttura viaria concentrica, con uno sviluppo di arterie radiali culminanti nel centro cittadino, sede delle principali attività pubbliche, il reticolo viario della città di Torino disegna una pianta a scacchiera, le sue vie cioè si sviluppano in linea retta incrociandosi a 90° con un orientamento che segue quello del castrum romano: un cardo maximus (direzione nord-sud) ed un decumanus maximus (direzione est-ovest), incrociantisi al centro del castrum, e parallele alle quali dovevano svilupparsi tutte le altre vie interne al castrum.

Essa facilita notevolmente l'orientamento e, grazie anche ai grandi viali alberati (che naturalmente seguono le direttrici delle altre vie), rende più scorrevole anche la circolazione meccanizzata, sia dei mezzi pubblici che di quelli privati.

Viali e corsi
I viali, quasi tutti alberati, sono una caratteristica di Torino: essi rappresentano un prototipo che precede persino i grandi boulevard parigini. Se questi ultimi risalgono alla sistemazione urbanistica degli anni sessanta del XIX secolo, ad opera di Haussmann, l'ideazione di quelli torinesi risale al 1808, secondo un piano generale che riprende i viali seicenteschi che collegavano tra loro le residenze sabaude.[24] Sono suddivisi in due o tre diverse carreggiate: di norma, i più antichi come Corso Vittorio Emanuele, Corso Francia e Corso Regina Margherita, presentano una carreggiata centrale con almeno due corsie per senso di marcia, divisa da alberate da altre due carreggiate laterali, dette controviali. I viali torinesi hanno una lunghezza complessiva di 320 km.

Monumenti e luoghi d'interesse
Torino antica e romana
Avamposto taurino del Bric San Vito: resti di piccolo villaggio celto-ligure databile fra il IV e il III secolo a.C. con emergenze archeologiche di un successivo insediamento tardo-antico e altomedievale;[25]
Parco archeologico della Porta Palatina e delle mura romane;[26][27]
Porta Decumana inglobata in Palazzo Madama e relativi scavi archeologici;[28]
Resti del Teatro romano;[29]
Complesso archeologico del Duomo: fondamenta delle tre basiliche paleocristiane gemelle sulle quali sorge la Cattedrale rinascimentale, a loro volta poggianti su preesistenti abitazioni di epoca romana di cui rimangono evidenti testimonianze;[30][31][32]
Resti della torre angolare della cinta muraria nei pressi del Santuario della Consolata;[33]
Tratto delle mura romane nelle sale sotterranee del Palazzo dell'Accademia delle Scienze;[34]
Vari resti di abitazioni di epoca imperiale, fra cui le tracce delle domus di via Bellezia, via Santa Chiara, via Bonelli, piazza Castello, la necropoli nel sottosuolo di piazza San Carlo e gli edifici pubblici di piazza Emanuele Filiberto e corso XI Febbraio.[35][36][37][38][39][40][41]
Torino medievale e rinascimentale
A causa delle imponenti opere di pianificazione urbana effettuate a partire dal XVI secolo da parte della Corte Sabauda, Torino ha conservato pochi monumenti appartenenti all'epoca medioevale e rinascimentale. Tra questi si possono annoverare:

Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja, il cui corpo centrale fu costruito fra i secoli XIII e XV in stile gotico ampliando e inglobando la struttura dell'originale Porta Decumana d'epoca romana, e conferendo al palazzo l'aspetto di un castello, che verrà completato nei secoli successivi con la facciata settecentesca dello Juvarra;
la chiesa di San Domenico, situata nell'omonima via, fu edificata nel XIV secolo, e rappresenta l'unico monumento completo autenticamente medioevale dell'intera città, pur se modificata in epoca barocca e riportata successivamente alle originali forme gotiche tramite restauri conservativi ottocenteschi;
il Duomo, edificato fra il 1491 e il 1498, costituisce l'unico esempio di luogo di culto in stile rinascimentale della città;
i campanili romanici della Basilica della Consolata (risalente al X secolo), del Duomo (quattrocentesco, poi completato nel XVIII secolo dallo Juvarra) e della Chiesa di Sant'Agostino (XV secolo);
Casa dei Romagnano, resti medievali in Via dei Mercanti 9;
Casa del Senato, Piazza IV Marzo n. 17;
Casa del Pingone, in Via IV Marzo; casa con Torre medievale (mascherata), già residenza di Filiberto Pingone, storico che nel 1577 scrisse la prima storia di Torino intitolata Augusta Taurinorum;
Casa Broglia;
il Palazzo Scaglia di Verrua (XV secolo);
il Maschio della Cittadella, unico edificio superstite del complesso sistema difensivo torinese, edificato a partire dal 1564 in uno stile a cavallo fra quello rinascimentale e quello barocco.
Epoca barocca e neoclassica
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Ville e palazzi di Torino.

La Mole Antonelliana.
Tra i monumenti di Torino più noti anche all'estero sono da citare l'ottocentesca Mole Antonelliana, simbolo incontrastato della città, che ospita il Museo nazionale del cinema (il principale d'Europa[42]); il Palazzo Reale (antica dimora dei duchi ed in seguito dei re di Casa Savoia); la rinascimentale Cattedrale di San Giovanni Battista del XV secolo (celebre in quanto custode della Sacra Sindone); il Museo Egizio (il secondo più importante al mondo dopo quello de Il Cairo[43]); la Galleria Sabauda (significativa raccolta di dipinti); Palazzo Carignano (progettato da Guarini e sede della Camera dei deputati del Parlamento italiano) e l'imponente Palazzo Madama. Quest'ultimo in particolare merita attenzione in quanto situato nel vero centro sociale e geografico della città; le sue porzioni più antiche risalgono addirittura all'epoca romana (si tratta di due delle quattro torri, ora inglobate nella facciata).


La Casa Fenoglio-Lafleur, in Via Principi d'Acaja 11, considerata uno dei maggiori esempi architettonici dello stile Liberty italiano nonché vero emblema della stagione dello Stile floreale torinese.[44]

Il monumento a Emanuele Filiberto di Savoia, altro monumento simbolo della città. Sullo sfondo, gli eleganti portici di piazza San Carlo.
Originariamente si trattava della porta sud, trasformata in castello nel Medioevo con l'aggiunta di due torri; fu rimaneggiato più volte, in particolare all'inizio del Settecento, quando venne dotato di una facciata ad opera di Filippo Juvarra.

La città di Torino e i suoi dintorni sono abbelliti dalle numerose residenze sabaude, Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, come la Palazzina di caccia di Stupinigi, la Villa della Regina, i castelli del Valentino, di Agliè, di Racconigi, di Rivoli, di Moncalieri, di Govone e la Reggia di Venaria Reale.

Lo stile floreale
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Liberty torinese.
Torino vanta anche cospicua presenza di edifici Liberty realizzati tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Le importanti testimonianze architettoniche di quest'epoca sono ancora percepibili in alcune zone centrali del capoluogo come i quartieri del centro storico, (la Crocetta, San Salvario, la collina) ma con un'assoluta predominanza nell'area circostante il primo tratto di corso Francia, comprendente i quartieri Cit Turin e San Donato. Sull'onda del crescente successo delle edizioni dell'Esposizione internazionale d'arte decorativa moderna (culminato con quella del 1902), Torino venne infatti considerata come una delle capitali del Liberty[45] e vide il proliferare di questo nuovo stile in ambito prevalentemente architettonico, con contributi dei maggiori autori dell'epoca.

I portici monumentali
Una caratteristica di Torino è costituita dai portici che si sviluppano per oltre 18 km dei quali circa 12 sono interconnessi. I primi portici risalivano al Medioevo ma è a partire dal XVII secolo che si cominciò a costruire i portici monumentali tuttora presenti. La prima testimonianza è l'ordinanza di Carlo Emanuele I di Savoia del 16 giugno 1606 in merito alla costruzione di piazza Castello secondo il progetto di Ascanio Vittozzi che comprendeva portici attorno a tutta la piazza. Anche nel progetto di piazza San Carlo di Amedeo di Castellamonte di qualche anno successivo erano previsti portici tutt'attorno. Negli stessi anni Filippo Juvarra costruì i portici di porta Palazzo. Nel 1765 Benedetto Alfieri ebbe l'incarico di rifare i portici di piazza Palazzo di Città mentre nel corso del XIX secolo si aggiunsero quelli dell'attuale piazza Vittorio Veneto, piazza Carlo Felice e piazza Statuto. Le due stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa vennero congiunte con un percorso porticato attraverso Corso Vittorio Emanuele II, corso Vinzaglio, via Sacchi, via Nizza, via Pietro Micca e via Cernaia. Il portico che unisce piazza Castello con piazza Vittorio Veneto attraverso via Po sul lato sinistro fu progettato in modo tale da proseguire anche nell'attraversamento delle vie per permettere al re di giungere fino al Po senza bagnarsi in caso di pioggia.

Residenze sabaude in Torino
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Residenze sabaude in Piemonte.
UNESCO white logo.svg Bene protetto dall'UNESCO
UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità
Residenze sabaude di Torino e dintorni
(EN) Residences of the Royal House of Savoy
Torino-PalazzoReale.jpg
Tipo    architettonico
Criterio    C (i) (ii) (iv) (v)
Pericolo    Nessuna indicazione
Riconosciuto dal    1997
Scheda UNESCO    (EN) Scheda
(FR) Scheda
Manuale
Palazzo Reale di Torino
Palazzo Madama e Casaforte degli Acaja
Palazzo Carignano
Castello del Valentino
Villa della Regina
Immagini di residenze sabaude

Palazzo Reale



Palazzo Madama



Palazzo Carignano


Castello del Valentino



Villa della Regina

Altre opere architettoniche notevoli
Carceri Nuove
Cisternone
Galleria Subalpina
Lingotto
Opera per Torino
Grattacielo Intesa Sanpaolo
Chiese e luoghi di culto
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Edifici di culto a Torino.

Il Duomo di Torino, d'epoca rinascimentale, sede delle varie Ostensioni della Sindone
Numerosi sono gli edifici di culto presenti nella città di Torino. Si tratta, nella stragrande maggioranza, di chiese cattoliche. Se si escludono le numerose chiese moderne costruite ex novo dopo la seconda guerra mondiale a seguito della forte espansione abitativa della città, conseguente il grande flusso immigratorio degli anni cinquanta e sessanta, la maggior parte delle chiese di Torino sono state costruite nei secoli XVII e XVIII; lo stile architettonico prevalente è il barocco ma non mancano esempi di stile rinascimentale e neoclassico o di commistioni fra uno di questi ed il barocco (tipo facciata neoclassica e corpo barocco).

Alla progettazione e realizzazione delle opere relative hanno contribuito architetti di chiara fama, fra i quali:

Amedeo di Castellamonte (Cappella della Sacra Sindone, Basilica del Corpus Domini)
Carlo di Castellamonte (Cappella della Sacra Sindone, Chiesa di Santa Cristina)
Andrea Costaguta (Chiesa di San Francesco da Paola, Chiesa di Santa Teresa)
Guarino Guarini (Cappella della Sacra Sindone, Santuario della Consolata, Chiesa di San Lorenzo)
Filippo Juvarra (Basilica di Superga, Chiesa di San Filippo Neri, Santuario della Consolata, Chiesa di Santa Cristina, Chiesa della Madonna del Carmine)
Filippo Giovanni Battista Nicolis di Robilant (Chiesa di Santa Pelagia, Chiesa della Misericordia)
Bernardo Vittone (Chiesa della Santissima Annunziata, Chiesa di Santa Maria di Piazza, Chiesa di San Francesco d'Assisi, Chiesa di Santa Chiara)
Ascanio Vittozzi (Basilica del Corpus Domini, Chiesa della Santissima Trinità)
Cimiteri
Cimitero Monumentale (già Cimitero Generale),
sito in corso Novara 135 (zona nord di Torino), è il primo cimitero di Torino per dimensioni; contiene anche un Tempio Crematorio e un Cimitero Ebraico; vi sono numerosi monumenti funebri di personaggi famosi e di pregevole fattura
Cimitero Parco (detto anche "cimitero del Gerbido"), costruito nel 1972 nella zona all'estremo sud di Torino, è il secondo cimitero di Torino per dimensioni
Cimitero di Mirafiori
è un piccolo cimitero sito in corso Unione Sovietica 650, nella zona Sud di Torino
Cimitero di Sassi
sito nell'omonima strada al n. 24
Cimitero di Cavoretto
sito nell'omonimo borgo collinare
Cimitero di Abbadia di Stura
sito in Strada di Settimo 307, nella zona nord
Erano inoltre presenti in Torino i cimiteri, ora non più in uso:

Cimitero di San Pietro in Vincoli
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Cimitero di San Pietro in Vincoli.
Sito nell'omonima via del borgo Aurora, fu il primo cimitero della città, costruito nel 1777 sui disegni dell'architetto Francesco Valeriano Dellala di Beinasco, a seguito del decreto del re Vittorio Amedeo III, che vietava l'inumazione dei defunti nelle chiese. Dimesso presto a causa delle dimensioni troppo esigue, venne chiuso nel 1829 e utilizzato poi per breve tempo come cimitero dei giustiziati, essendo situato molto vicino all'antica piazza della forca.
Cimitero del Lingotto,
era sito in via Passo Buole, circa a metà strada fra le vie Pio VII e corso Unione Sovietica. Già inattivo da prima della seconda guerra mondiale, il terreno su cui sorgeva è oggi occupato dal parco Di Vittorio.
Cimitero di Madonna di Campagna, nel quartiere omonimo, dove ora ci sono i giardini e la piscina di via Sospello.
Cimitero di Lucento, nel quartiere omonimo, si trovava nell'isolato tra via Pianezza e via Valdellatorre, appena ad ovest di corso Lombardia. Al suo posto ci sono dei campi sportivi.
Cimitero di Pozzo Strada, sul cui sito adesso c'è la Piscina Trecate, era in uso fino agli anni'50. Durante la Seconda Guerra Mondiale è stato bombardato.
Cimitero della Rocca o di San Lazzaro.
Costruito poco dopo quello di San Pietro in Vincoli per gli stessi motivi, fu chiuso anch'esso nel 1829, per lasciar posto a un nuovo borgo.[46]
Teatri

Il Teatro Regio, progetto di Carlo Mollino
Auditorium Rai "Arturo Toscanini", sede dell'Orchestra sinfonica nazionale della RAI
Auditorium "Gianni Agnelli" del Lingotto
Auditorium Intesa-Sanpaolo (interno dell'omonimo grattacielo)
Auditorium "Vivaldi" (Biblioteca Nazionale)
Teatro Regio, in cui si tenne la prima de La bohème di Puccini
Teatro Carignano
Teatro Alfieri
Teatro Gobetti (1840), opera di Giuseppe Leoni
Teatro Balbo si trovava in Via Andrea Doria n.15, costruito nel 1856 in legno e successivamente trasformato in un vero teatro, in grado di contenere fino a 1800 persone. Nell'agosto del 1943 il teatro fu distrutto da un bombardamento. Tra i più celebri direttori d'orchestra dell'Ottocento che diressero al Teatro Balbo vi fu il maestro Antonino Palminteri che nel marzo del 1890 portò in scena le opere I Puritani di Vincenzo Bellini e Rigoletto di Giuseppe Verdi.[47]
Alfa Teatro
Teatro Colosseo
Teatro Erba
Teatro Gioiello
Teatro Vittoria
Teatro Tangram
Teatro Monterosa
Teatro Agnelli
Teatro Astra
Teatro Cardinal Massaia
Teatro Juvarra
Teatro della Caduta
Teatro Nuovo
Cineteatro Baretti
Teatro Marchesa
Teatro Educatorio della Provvidenza
Teatro Crocetta
Teatro Giulia di Barolo
Teatro Don Pollarolo (Officine Caos)
Casa del Teatro Ragazzi e Giovani
Piccolo Teatro Comico
Teatro San Giuseppe
Teatro Adua (demolito nel 2009)
Teatro di Torino (distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale)
Teatro Gianduja, rimaneggiato nel 1845 dal Leoni
Teatro Gerbino (progettato dal Leoni nel 1857; ora negozio di mobili e tappezzerie)
Cavallerizza Reale (attualmente chiuso)
Il Teatro Stabile di Torino, dichiarato Teatro Nazionale[48], è la principale istituzione pubblica dedicata al teatro nella città di Torino. Fondato nel 1955, secondo in Italia dopo il Teatro Stabile di Milano, gestisce le produzioni stagionali del Carignano, del Gobetti e delle Fonderie Limone di Moncalieri.

Mercati

Il Balon
A Torino sono presenti 49 mercati rionali.[49] Sebbene non sia la città che ne ospita il maggior numero, il record è tuttavia costituito dal fatto che sono fissi, aperti tutti i giorni e dislocati in tutti i quartieri. I più importanti per ampiezza e giro d'affari si svolgono in via Onorato Vigliani, in piazza Benefica, in corso Svizzera, in Corso Racconigi e in piazza Barcellona.

Il mercato più famoso è Porta Palazzo (Pòrta Pila in Lingua piemontese), che è il mercato all'aperto più grande d'Europa.

Ogni sabato nei pressi si tiene il Balon, un grande mercato all'aperto dell'usato, che la seconda domenica di ogni mese diventa Gran Balon, in cui si vendono anche oggetti di antiquariato.

Nel 2011 il regista torinese Daniele Gaglianone ha realizzato il film documentario Uomini e mercati centrato sui mercati di Porta Palazzo, piazza Benefica e corso Spezia.[50]

Aree naturali
In contrasto ad una prima impressione della zona centrale e ai vecchi pregiudizi sulla città grigia e industriale, Torino è una delle città italiane con più verde pubblico per abitante. Su una superficie cittadina di 130 km², vi sono infatti ben 21,37 km² di aree verdi: il che vuol dire che ogni abitante dispone di circa 23,6 m² di verde. In città sono presenti 60.000 alberi lungo le strade e 100.000 alberi nei parchi.[51] In più, grazie a un indice di verde visibile del 16,2%, Torino si piazza al tredicesimo posto tra le diciassette città con più alberi nel mondo.[52]

È inoltre la prima città italiana, tra quelle con più di 500.000 abitanti, per quanto riguarda la quota di raccolta differenziata dei rifiuti, giunta nel 2014 al 42,2%.[53]

L'igiene urbana e la raccolta rifiuti sono gestiti dal 1969 da Amiat, società che si occupa anche del recupero ambientale della Discarica Basse di Stura, di cui la parte più vecchia - esaurita nel 1983 e con una superficie complessiva di 300.000 m² - è diventata parco fluviale, nota come Parco urbano della Marmorina.[54]

I parchi
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Parchi di Torino.

Parco del Valentino
Torino dispone di 51 parchi nell'area urbana e quelli più grandi e frequentati sono: il Parco del Valentino, il Parco della Pellerina, il Parco Colletta, il Parco Rignon e il più recente Parco Colonnetti. Attorno alla città, ad anello, vi sono il Parco della Mandria ed il Parco della Reggia di Stupinigi, antiche riserve di caccia dei Savoia, e quelli situati sulla collina torinese. Nei vari quartieri della città sono presenti molti piccoli parchi, in cui sono presenti 240 aree gioco per bimbi. Il sindaco Amedeo Peyron realizzò, agli inizi degli anni sessanta, il primo giardino in Italia dotato di giochi per bambini. Secondo un rapporto di Legambiente del 2007, Torino è la prima città italiana per strutture e politiche dedicate all'infanzia.[55]

Alberi monumentali e secolari

Il Borgo e la Rocca medievali, all'interno del Valentino
Torino ospita diversi grandi alberi. Dal grande platano del Parco della Tesoriera (660 cm di circonferenza del tronco, oltre due secoli di vita) ai platani del Parco del Valentino, dalle metasequoie del Giardino Roccioso inaugurato nel 1961 agli alberi più annosi dell'Orto Botanico fondato nel 1729, adiacente alle mura del Castello del Valentino. Torino ospita anche alberi esotici secolari come le sequoie costali (Sequoia sempervirens) dei parchi collinari di Villa Genero e Giacomo Leopardi, i numerosi esemplari di Noce del Caucaso (Pterocarya fraxinifolia) che costeggiano il Po e compaiono in parchi pubblici come i Giardini Cavour, il giardino Sambuy, i Giardini Reali Bassi (lungo corso San Maurizio), il parco Millefonti. Due spettacolari esemplari di carpino bianco (Carpinus betulus) arricchiscono il grande Parco della Rimembranza che si dispiega lungo il Colle della Maddalena.[56]

Via Francigena
Per Torino passa la Via Francigena, ramo del Moncenisio[57]. L'itinerario, fra i preferiti nel Medioevo, valicato lo spartiacque Francia/Italia al Colle del Moncenisio, giunge dalla Valle di Susa terra delle grandi abbazie come Novalesa, Sacra di San Michele e Sant'Antonio di Ranverso e passando per Torino tende a Chivasso e quindi a Vercelli, dove si congiunge con l'altro ramo della Francigena, quella del Colle del Gran San Bernardo.

Società
Evoluzione demografica
A partire dal secondo dopoguerra, in particolare nel decennio 1951-1961, la popolazione della città conobbe un'improvvisa e repentina espansione (306.000 abitanti in più nel 1961 rispetto al 1951[58]), dovuta alla migrazione interna dal Mezzogiorno, dal Veneto e, seppur in misura minore, dalle vallate e dalle campagne di tutto il Piemonte, da dove la gente si spostava in cerca di lavoro nelle fabbriche cittadine (segnatamente la FIAT).
Questa improvvisa e smisurata crescita, arrivata peraltro in un momento di precario equilibrio sociale di un Paese appena uscito da un disastroso conflitto, portò naturalmente a notevoli problemi di natura sociale ed urbanistica, che solo durante l'ultimo ventennio hanno iniziato a trovare una seppur lenta e graduale risoluzione.

Nel 1974 la popolazione torinese toccò il suo massimo con 1.202.846 abitanti.[59][60] Da quando la popolazione della città ebbe raggiunto il suo apice, è diminuita secondo una tendenza simile a quella di tutte le principali metropoli italiane. Ciò non è dipeso soltanto dal ritorno di molti immigrati del Mezzogiorno nelle loro regioni di origine, ma dagli spostamenti avvenuti da Torino verso quella che poi divenne l'area metropolitana, determinando così l'espansione dei comuni della seconda (Vinovo, Candiolo, Orbassano, Rivalta di Torino, Rivoli, Alpignano, Pianezza, Druento, Caselle Torinese) e della prima cintura (Moncalieri, Nichelino, Beinasco, Grugliasco, Collegno, Venaria Reale, Borgaro Torinese, Settimo Torinese, S. Mauro Torinese).

Considerando i dati dell'ultimo rilevamento provvisorio dell'ISTAT (giugno 2017), la popolazione della città conta poco più di 883.000 abitanti,[2] evidenziando un discreto aumento rispetto al censimento del 2001 (865.263[58]), anche se il trend appare da tempo in diminuzione.

Abitanti censiti (migliaia)[61]

Etnie e minoranze straniere
Il 1 gennaio 2017 risiedevano a Torino 133.522 stranieri. In termini percentuali, gli immigrati costituiscono il 15,05% della popolazione totale.

Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti (dati ISTAT al 31 dicembre 2016)[62]:

Romania, 52.988
Marocco, 17.253
Perù, 7.569
Cina, 7.543
Albania, 5.410
Nigeria, 4.938
Egitto, 4.762
Moldavia, 3.958
Filippine, 3.745
Brasile, 1.697
Istituzioni, enti e associazioni
La città è sede d'importanti centri dell'ONU[63], ospitati in un unico campus nella zona sud di Torino. Essi sono:

l'Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (UNICRI): fondato nel 1968 a Roma - ma trasferito nel 2000 a Torino - si occupa di prevenzione del crimine e giustizia criminale;
il CIF-ILO (Centro Internazionale di Formazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro), istituto di perfezionamento per i funzionari dell'agenzia ONU specializzata nella promozione della giustizia sociale e dei diritti del lavoro;
lo United Nations System Staff College (UNSSC), la struttura incaricata della formazione dei funzionari delle Nazioni Unite;
A Torino hanno inoltre sede la Fondazione europea per la formazione professionale (ETF), una delle agenzie dell'Unione europea, e l'Autorità di regolazione dei trasporti (ART), autorità indipendente italiana.[64][65]

Cultura
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« Trovo che qui valga la pena di vivere sotto tutti gli aspetti. »

(Friedrich Nietzsche, Lettere da Torino)
Citazioni
Definita da Le Corbusier come «...la città con la più bella posizione naturale del mondo»[66], celebrata da numerosi personaggi storici, tra cui Friedrich Nietzsche[67], Mark Twain[68] e Jean-Jacques Rousseau, il quale descrisse il suo panorama dalla collina di Superga come «...il più bello spettacolo che possa colpire l'occhio umano»[69], è una delle più importanti città barocche d'Europa ed è considerata, insieme a Milano e Palermo, la capitale italiana dell'Art Nouveau[70], di cui sono grande esempio, fra l'altro, i suoi innumerevoli e famosi caffè storici, fioriti soprattutto nel periodo risorgimentale e della Belle Époque.

Turismo
Nel passato

Guida de' forestieri, 1753 ( La Guida, su Biblioteca Digitale BEIC.)
Già meta del Grand Tour, Torino è una delle prime città italiane ad aver avuto un'organizzazione turistica nella storia; ad esempio, per i trecento anni del miracolo del SS. Sacramento, il libraio Giovanni Gaspare Craveri pubblicava la Guida de' forestieri, il cui frontespizio può essere osservato nell'immagine a lato. La guida del Craveri suddivide la visita della città in quattro giornate e descrive, con dovizia di particolari, anche i dintorni. A quella del Craveri fecero seguito altre guide, sempre curate da torinesi orgogliosi della propria città, ad esempio nel 1781 Onorato Derossi pubblicò la sua Nuova guida per la città di Torino.

Nel presente
A partire dal 2006, anno dello svolgimento dei XX Giochi Olimpici Invernali, l'attrattiva turistica della città è cresciuta in modo deciso e costante.

Nel 2017 la città di Torino si colloca stabilmente fra le prime 10 in Italia per arrivi e presenze turistici, rispettivamente 1.200.000 e 3.700.000. Se si comprende anche la prima cintura urbana gli arrivi sfiorano quota 1.900.000 e le presenze i 5.000.000.[71]

Il riconoscimento sembra arrivare anche dalla presenza straniera e dall'interesse della stampa internazionale: per il 2016 il New York Times ha consigliato la città di Torino - l'unica in Italia - come una delle 52 destinazioni del mondo da visitare nell'anno[72], mentre Skyscanner le dedica l'apertura della rassegna tra le venti bellissime città d'arte in Italia[73] e i blogger la includono tra le sedici città italiane da visitare.[74] In totale, le presenze registrate in città durante l'anno solare sono state 4.800.000.[75]

Il sito internazionale di viaggi eDreams ha designato Torino come una delle mete turistiche più importanti a livello mondiale per il 2017 e come prima tappa turistica europea, definendola inoltre la capitale culturale del Nord Italia.[76]

Istruzione
Biblioteche e archivi

Biblioteca nazionale di Torino

Autoritratto di Leonardo da Vinci, Biblioteca Reale
La città ospita alcune importanti biblioteche: la Biblioteca nazionale di Torino e la Biblioteca Reale di proprietà dello Stato, la Biblioteca civica centrale e molte collezioni specializzate come la Biblioteca internazionale di cinema e fotografia Mario Gromo, la Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano, la Biblioteca della Fondazione Luigi Einaudi, le biblioteche d'arte della Galleria civica d'arte moderna e contemporanea e dell'Accademia Albertina. Altre importanti biblioteche antiche sono la Biblioteca dell'Accademia delle Scienze, la Biblioteca della Scuola di Applicazione dell'Esercito (con sede nello juvarriano Palazzo dell'Arsenale), la Biblioteca dell'Archivio di Stato e la Biblioteca Provinciale dei Frati minori cappuccini, situata all'interno del Convento dei Monti Cappucini.

La rete delle biblioteche civiche comprende, oltre alla Civica centrale, altre 23 istituzioni analoghe (17 biblioteche civiche diffuse sul territorio, 2 biblioteche situate presso le carceri e 4 punti di lettura), il cui patrimonio complessivo ammonta ad oltre 1.200.000 volumi.[77]

A queste si aggiungono le biblioteche centrali e dipartimentali delle università: l'Università degli Studi ne dispone di 50, tra cui spicca la Biblioteca Interdipartimentale di Scienze Religiose Erik Peterson. Il Politecnico dispone di 17 biblioteche. La consultazione dei volumi è libera per tutti, ma il prestito è riservato ai soli iscritti alle varie facoltà.

Inoltre, i comuni di cintura dell'area urbana e metropolitana cittadina possiedono un sistema bibliotecario integrato denominato SBAM (Sistema Bibliotecario Area Metropolitana) composto di 65 biblioteche per un totale di circa 1.700.000 documenti.[78]

L'Archivio di Stato di Torino custodisce i documenti della corte e dell'amministrazione sabauda, sin dall'epoca medievale.

Ricerca scientifica

Immagine storica del Palazzo dell'Accademia delle Scienze
A Torino hanno sede importanti istituti di ricerca scientifica, tecnologica e cinematografica che sono la testimonianza di una tradizione culturale improntata sulla sperimentazione e sull'innovazione. Qui, infatti si trovano:

l'Accademia delle Scienze, fondata nel 1757
l'Istituto nazionale di ricerca metrologica (INRiM), istituito con DL 38/2004 dalla fusione dell'Istituto elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris con l'Istituto di metrologia "Gustavo Colonnetti" del CNR
il Centro ricerche e innovazione tecnologica Rai, sito in Corso Giambone
l'Istituto per l'Interscambio Scientifico
l'Accademia di medicina di Torino
Telecom Italia Lab (già CSELT)
l'Accademia d'Agricoltura
il Centro sperimentale cinematografico appartenente alla Scuola nazionale di cinema
Torino è da sempre una città molto vivace dal punto di vista della ricerca scientifica ed applicata in diverse discipline. Essa, nel tempo, ha conseguito diversi primati. Ad esempio, qui è nato il motore elettrico a corrente alternata ad opera di Galileo Ferraris, che scoprì e dimostrò il campo magnetico rotante. Nel 1977 fu anche la prima città al mondo dotata di una rete di fibra ottica urbana (lunga 9 km[79]), sperimentata dal centro di ricerca di telecomunicazioni CSELT; sempre in CSELT nacque l'iniziativa MPEG che portò alla creazione, tra gli altri, dello standard si codifica audio MP3, diffuso in tutto il mondo.

A Torino, inoltre, si svolsero alcuni episodi notevoli della storia dell'Informatica: qui Charles Babbage presentò per la prima volta in una conferenza scientifica il progetto della sua Macchina Analitica su invito dell'astronomo Giovanni Plana: circa un secolo dopo nacque il torinese Pier Giorgio Perotto, ideatore e progettista del primo "personal computer", la Programma 101, e fu anche docente del Politecnico di Torino.

Nel 2016 Torino si aggiudica il secondo posto del prestigioso Premio Capitale Europea dell'Innovazione - iCapital, dietro ad Amsterdam e davanti a Parigi.[80][81]


Politecnico di Torino
Università

Castello del Valentino, sede della facoltà di architettura del Politecnico

Porticato del rettorato dell'Università degli Studi di Torino
Il polo universitario torinese è uno dei principali in Italia. Nei due più importanti atenei cittadini, l'Università di Torino e il Politecnico, risultavano iscritti nel 2006 quasi 100.000 studenti. A luglio 2011 l'Università di Torino contava 67.000 iscritti mentre il Politecnico quasi 27.000[82], a cui vanno aggiunti gli iscritti ai corsi degli atenei minori.

Torino, secondo un'inchiesta di Skyscanner, fa parte delle dieci città universitarie più amate d'Italia.[83]

I principali istituti di studi superiori, oltre all'Università degli Studi e al Politecnico, sono:

Accademia Albertina di belle arti
Conservatorio Giuseppe Verdi
Scuola di applicazione e Istituto di studi militari dell'Esercito
Istituto europeo di design
Istituto d'arte applicata e design
International University College of Turin.
A Torino ha inoltre sede uno dei cinque campus europei della prestigiosa business school ESCP Europe, famosa per il suo Master in Management (classificato nel 2010 dal Financial Times come il migliore al mondo[84]). Gli altri campus europei di questa Grande École sono: Parigi, Londra, Berlino e Madrid.

Per quanto attiene all'università popolare, in città è stata fondata e conserva tuttora la sede nazionale l'UNITRE - Università delle Tre Età.[85]

Musei
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Musei di Torino.

Una sfinge nel Museo egizio, il più importante al mondo dopo quello del Cairo

Palazzo Carignano, sede della Camera dei deputati del Regno di Sardegna dal 1848 al 1860 e poi del Regno d'Italia dal 1861 al 1865, oggi sede del Museo nazionale del Risorgimento italiano

Foto d'epoca dell'Armeria Reale

Il Ritratto d'uomo (o Ritratto Trivulzio) di Antonello da Messina, Museo civico d'arte antica

L'imponente scalinata progettata da Juvarra, Palazzo Madama
Torino possiede un sistema museale di livello internazionale, forte di oltre 50 musei presenti sul territorio cittadino e metropolitano,[86] i quali hanno raggiunto nel 2015 la cifra complessiva di 4,7 milioni di visitatori.[87]

Vi sono quattro musei nazionali (Museo del cinema, Museo dell'automobile, Museo della montagna, Museo del Risorgimento) e numerosi altri musei di rilevanza nazionale ed internazionale come il Museo egizio, l'Armeria Reale, il Museo d'Arte Orientale, il Museo dell'Astronomia e Planetario, il J-Museum a cui si aggiungeva, fino al 2015, il Museo dello sport. Alcuni musei sono stati ampliati e rinnovati negli ultimi anni (ad esempio il Museo del Cinema, il Museo Egizio ed il Museo dell'Automobile) o sono in corso di rinnovamento: tra questi, il Museo di anatomia umana Luigi Rolando, il Museo di antropologia ed etnografia, ed il Museo di antropologia criminale Cesare Lombroso, che verranno unificati in un unico Museo dell'Uomo, all'interno del "Palazzo degli Istituti Anatomici" di corso Massimo d'Azeglio.

Molto importanti sono le collezioni artistiche della città: vi si trovano infatti opere di Leonardo da Vinci, Antonello da Messina, Beato Angelico, Andrea Mantegna, ma anche di Van Eyck, Rembrandt, Van Dyck. Per l'arte figurativa è da citare la Galleria Sabauda (una delle più importanti pinacoteche d'Italia), che ospita dipinti per il periodo che va dal XII al XVIII secolo. Per l'arte moderna e contemporanea vi sono la Galleria civica d'arte moderna e contemporanea (il secondo museo di arte moderna in Italia, con 5.000 dipinti e 400 sculture), il Museo civico d'arte antica di Palazzo Madama, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo contenente esposizioni degli artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo e la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli e la Fondazione Merz. Considerando che la vicina Rivoli ospita nell'omonimo castello il Museo d'Arte Contemporanea, Torino può essere considerata come il più importante polo museale italiano per l'arte contemporanea.

Le collezioni di arte antica, la cui raccolta fu iniziata dal duca Emanuele Filiberto di Savoia nella seconda metà del Cinquecento, sono conservate nel Museo di antichità, che raccoglie anche le principali testimonianze archeologiche piemontesi dal Paleolitico al Tardo Medioevo. Dal Museo di Antichità furono separate, negli anni quaranta del Novecento, le collezioni egizie che costituirono il Museo egizio, il più importante d'Europa (nonché il più antico al mondo), in quanto custode della seconda collezione di arte egizia del mondo per vastità e importanza dopo quella del Museo del Cairo.[43]

Inoltre, l'apertura del MAO - Museo d'Arte Orientale nel dicembre 2008 ha permesso di ospitare ricche collezioni provenienti dal Vicino Oriente, dall'India, dalla Cina e dal Giappone, oltre che dall'Asia centrale.

La Fondazione Accorsi è una ricca collezione privata, ora aperta al pubblico, di opere collezionistiche. Mostre temporanee di rilievo si tengono a Palazzo Bricherasio e a Palazzo Madama.

Importanti sono poi dal punto di vista storico il Museo nazionale del Risorgimento italiano, presso Palazzo Carignano, e il Museo nazionale della montagna, presso il Monte dei Cappuccini, sulla riva destra del Po. Testimonianze della storia di Torino sono a disposizione presso l'Istituto Storico della Resistenza, che gestisce inoltre il Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà.

Per quanto riguarda le scienze, è sicuramente da ricordare il Museo Regionale di Scienze Naturali, tra i maggiori in Italia dello specifico settore, e il Museo della Sindone, che illustra al visitatore le scoperte scientifiche sul telo sindonico.

Da ricordare il Museo dell'astronomia e Planetario di Torino, che sorge accanto dell'Osservatorio astronomico di Torino di Pino Torinese, cittadina collinare nei pressi immediati del capoluogo piemontese.

Media
Stampa
Torino ha una storica tradizione in campo editoriale. La concentrazione di case editrici in città è superiore alla media nazionale e tutt'oggi il 50% delle case editrici scolastiche e universitarie italiane ha sede a Torino, con un'incidenza del 30% del mercato librario scolastico nazionale.

A Torino inoltre è concentrato oltre il 90% della produzione editoriale nazionale a edizioni a grandi caratteri per ipovedenti. Torino è anche luogo di sperimentazione tipografica.

Nel capoluogo piemontese sono nate importanti case editrici come:

UTET
SEI - Società Editrice Internazionale
Einaudi
Bollati Boringhieri
Finanze & Lavoro
Rosenberg & Sellier
Claudiana
Clut
EDT (editore)
Lattes Editori
Loescher
Paravia
G. Giappichelli Editore
Il Capitello
Centro Scientifico Torinese
Umberto Allemandi & C.
Elledici
Comunicando
Codice Edizioni
Vittorio Pavesio Productions
SAIE Editrice
Edisco
Petrini Editore
Viglongo
Editrice Il Punto - PIEMONTE IN BANCARELLA
Daniela Piazza Editore
Minerva Medica
Vivalda Editori
Seneca Edizioni
INSTAR Libri
Cosmopolis Edizioni
Edizioni ESAV
HAPAX Editore
EGA - Edizioni Gruppo Abele
Editrice Antonelliana
Agorà Edizioni scolastiche
Edizioni Camilliane
Ananke Edizioni
Fogola Editore
Ariete Multimedia
Nino Aragno Editore
Bradipolibri Editore
Arethusa Edizioni
Dal 1988 a Torino si organizza il Salone Internazionale del Libro.

Periodici
Sede in passato di importanti quotidiani nazionali come la Gazzetta del Popolo e Stampa Sera, adesso hanno sede nel capoluogo piemontese:

La Stampa
Tuttosport
CronacaQui
In città hanno anche sede le redazioni locali de La Repubblica e de Il Giornale. Vi si pubblicano anche l'edizione locale del free press quotidiano Metro, il settimanale Però, il mensile Torino Magazine ed il bimestrale Extratorino. Sono presenti in città anche le redazioni di svariati periodici dedicati ad arte e cultura come Il Giornale dell'Arte, Il Giornale dell'Architettura e Il Giornale della Musica. Il Comune di Torino, dal 2004, pubblica il periodico CittAgorà.[88]

Presenti in città anche numerosi periodici online come CronacaTorino.it e TorinoSud.it

Romanzi ambientati a Torino

Copertina del romanzo Cuore di Edmondo De Amicis
Professione di fede del Vicario savoiardo, IV parte de L'Émile, Jean-Jacques Rousseau, 1762
Confessioni, Jean-Jacques Rousseau
Il Romitorio di Sant'Ida, Ludovico di Breme, 1815
Cuore, Edmondo De Amicis, 1888
La carrozza di tutti, Edmondo De Amicis, 1899
Il compagno, Cesare Pavese, 1947
La bella estate, Cesare Pavese, 1949
La suora giovane, Giovanni Arpino, 1959
Lessico famigliare, Natalia Ginzburg, 1963
La giornata d'uno scrutatore, Italo Calvino, 1963
Le due città, Mario Soldati, 1964
La nuvola di smog, Italo Calvino, 1965
Vogliamo tutto, Nanni Balestrini, 1971
La donna della domenica, Fruttero & Lucentini, 1972
Vestivamo alla marinara, Susanna Agnelli, 1975
La chiave a stella, Primo Levi, 1978
A che punto è la notte, Fruttero & Lucentini, 1979
Concerto rosso, Pier Luigi Berbotto, 1985
Il fantasma di Mozart, Laura Mancinelli, 1986
Amadé, Laura Mancinelli, 1990
Tutti giù per terra, Giuseppe Culicchia, 1994
Torino lungo Dora Napoli, Bruno Gambarotta, 1995
Raskolnikov, Laura Mancinelli, 1996
I casi del capitano Flores. Il mistero della sedia a rotelle, Laura Mancinelli, 1997
Attentato alla Sindone, Laura Mancinelli, 2000
La collega tatuata, Margherita Oggero, 2002
Una piccola bestia ferita, Margherita Oggero, 2004
La fratellanza della Sacra Sindone, Julia Navarro 2004
Torino è casa mia, Giuseppe Culicchia, 2005
Ecce Toro, Giuseppe Culicchia, 2006
Donne informate sui fatti, Carlo Fruttero, 2006
Il «Signor Zero» e il manoscritto medievale, Laura Mancinelli, 2006
Ritorno a Torino dei Signori Tornio, Giuseppe Culicchia, 2007
La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano, 2007/08
Delitto al Regio, Robert S. Mannon (Mario T. Barbero e Cesare Verlucca), 2008
Dando il blu, Anna Albertano, 2009
Brucia la città, Giuseppe Culicchia, 2009
Il mondo in una piazza, Fiorenzo Oliva, 2009
L'assassino qualcosa lascia, Rosa Mogliasso. 2009
Gli occhiali di Cavour, Laura Mancinelli, 2009
Doppio intrigo alla Reggia, Mario T. Barbero, 2010
Sotto cieli noncuranti, Benedetta Cibrario, 2010
Sushi sotto la mole, Fabio Beccacini, 2010
Via Santa Chiara 15, Filippo Chiello, 2010
Il cimitero di Praga, Umberto Eco, 2010
Le colpe dei padri, Alessandro Perissinotto, 2013
Radio
Torino è stata per decenni la sede dell'EIAR e poi della Rai e perciò è la città da cui partiva la maggior parte delle trasmissioni radiofoniche nell'epoca in cui non c'era ancora la televisione (1927-1954).

Le principali emittenti radiofoniche cittadine sono: Radio GRP, Radio Flash, Radio 2000 Blackout, Radio Centro 95, Radio Veronica One, Radio Torino International.

Televisione
Torino è tra le sedi principali del Centro di Produzione Televisiva Rai, come quelli di Roma, Milano e Napoli. Assieme a queste tre sedi, da quando ha iniziato i suoi programmi nel 1954, il centro di Torino è stato anche il primo dell'azienda televisiva.[89] Torino, inoltre, prima che si trasformasse in RAI, già ospitava il centro di direzione dell'EIAR dal 1927.

Altre emittenti, a diffusione regionale, sono Quartarete TV, GRP Televisione, TST, Quinta Rete, Videogruppo Piemonte, Rete7 Piemonte e Telesubalpina. Una delle più importanti produzioni ambientate a Torino è la soap opera CentoVetrine che utilizza la gran parte delle location esterne per le case dei protagonisti, il commissariato Franco Balbis, il carcere, l'ospedale e le principali piazze. Nel 2012 approda su Rai 1 la fiction Questo nostro amore, ambientata a Torino. Il 21 dicembre 2012 è stato trasmesso su Canale 5 il film per la televisione Natale a 4 zampe con Massimo Boldi, dove gran parte delle riprese cinematografiche sono state girate a Torino.

Altri media
Torino è stata la seconda città italiana a finire su un videogioco in 3D, ma la prima (sempre d'Italia) come città vera e propria, dov'era possibile girare liberamente per le numerose vie. Nel 2001 infatti la Rockstar Games creò The Italian Job, ispirato al film The Italian Job, girato in parte a Torino nel 1969. Anche se nel gioco la città è ben diversa dalla realtà, sono comunque presenti il tram numero 13, il Po e molti edifici storici realmente esistenti. La prima città italiana ad apparire su un videogioco fu Venezia in Tomb Raider II, ma c'erano solo i pochi edifici necessari per completare i 3 livelli (2, 3 e 4) ambientati in questa città. Ispirandosi sempre al film del 1969 ed utilizzando tre Mini Cooper, la band gallese degli Stereophonics ha girato il video di Pick a part that's new a Torino. Ispirandosi sempre a questo film, nell'episodio La zingara di Budapest della serie TV MacGyver, fu riprodotto il famoso inseguimento nel traffico torinese, rifacendo alcune scene ed utilizzando anche scene della pellicola originale, come l'inseguimento sulla pista di collaudo automobilistico sita sul tetto dell'ex stabilimento FIAT del Lingotto.
Cinema
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Film girati a Torino.

La Mole ospita il Museo nazionale del cinema
Torino è la città italiana in cui fu per prima stabilita l'industria cinematografica, in ragione della storica vicinanza geografica e culturale con la Francia dei fratelli Lumière. Proprio nel capoluogo piemontese, nel marzo 1896, gli inventori del cinematografo esibirono la prima proiezione di un film in Italia ed in via Po, a novembre, la prima davanti ad un pubblico pagante.[90]

I primi studi cinematografici italiani aprirono a Torino nel 1907. Giovanni Pastrone vi girò uno dei primi colossal della storia del cinema: Cabiria del 1914.

Le produzioni delle principali case, come l'Ambrosio Film, l'Itala Film, l'Aquila e gli studi Fert,[91] proseguirono fino al 1937, anno di inaugurazione di Cinecittà a Roma.

La vocazione cinematografica di Torino non cessò. Nel 1956 venne aperto il Museo nazionale del cinema, dapprima ospitato a Palazzo Chiablese e poi, dal 2000, nell'imponente sede della Mole Antonelliana. Negli anni ottanta un gruppo di professori universitari e critici cinematografici torinesi diede luogo, con il sostegno degli enti locali, alla rassegna cinematografica Festival Cinema Giovani che dal 1997 assunse la denominazione di Torino Film Festival, conquistandosi un punto di riferimento a livello internazionale specialmente per il cinema sperimentale, secondo in Italia soltanto allo storico Festival di Venezia.

A Torino si svolgono il Torino Gay & Lesbian Film Festival, il Festival Internazionale Cinema delle Donne, il Sottodiciotto Filmfestival legato ai temi dell'adolescenza, CinemAmbiente, la VIEW Conference (in precedenza Virtuality, manifestazione interamente dedicata alla realtà virtuale) ed il Piemonte Movie-gLocal Film Festival, dedicato alla cinematografia regionale.

Oggi Torino è tra le principali sedi di realizzazioni cinematografiche e televisive in Italia, grazie al ruolo della Torino Film Commission che vi riporta la produzione di molti lungometraggi, sceneggiati e spot.

Nel 2002 vennero riaperti gli studi Fert con la nuova denominazione di Virtual Reality & Multi Media Park[92] e la Lumiq Studios[93] iniziò la sua attività: entrambi hanno cessato la loro attività nel 2013.

Sono nati a Torino il primo cinema d'essai italiano (il Romano nella Galleria Subalpina, nel 1971), la principale associazione cinematografica nazionale (l'Aiace Torino) e la prima multisala del Paese (l'Eliseo, nel 1983).

A San Giusto Canavese è presente un importante centro di produzione cine-televisiva i Telecittà Studios, mentre a Torino c'è il Cineporto una struttura riservata alle società di produzioni cinematografiche che vengono in città a girare film.

Citazioni cinematografiche
American Gigolò. La città viene citata nel film. Il protagonista, Julian Kay, interpretato da Richard Gere, dopo un breve dialogo in francese con una bella sconosciuta (Lauren Hutton) dice di essere nato a Torino e di aver studiato a Nantes.
Io sono leggenda. Nel film, quando il protagonista sta guardando le registrazioni di vecchi telegiornali, viene mostrata piazza San Carlo. Quella utilizzata nel film è infatti la reale registrazione di un collegamento avvenuto durante i XX Giochi olimpici invernali del 2006.
La Pantera Rosa 2. Nella parte iniziale del film viene mostrato un panorama di Torino e l'interno del duomo in cui viene rubata la Santa sindone. In realtà il panorama non è quello reale e neanche la chiesa. Nel film viene mostrato come se la sindone fosse conservata in una teca di vetro, anche se nella realtà non è così.
Un colpo all'italiana. Un gruppo di ladri inglesi arriva a Torino a bordo di tre Mini Cooper per organizzare una rapina ai danni di un convoglio che trasporta i ricavi della FIAT dall'Aeroporto di Torino-Caselle fino alla città.
Soap opera
Cuori rubati
CentoVetrine (dal 2007 in numerosi cambi di scene si possono osservare i principali monumenti della città)
Vivere
Il bene e il male
Elisa di Rivombrosa
Musica
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Musica a Torino.
L'ente lirico di Torino è il Teatro Regio, mentre la principale orchestra sinfonica cittadina è l'Orchestra sinfonica nazionale della RAI, che si esibisce all'Auditorium della RAI.

A Torino vi è una ricca offerta musicale. Viene eseguita dal vivo ogni tipo di musica e, oltre ai principali teatri e sale da concerto per la musica classica, dopo le recenti Olimpiadi sono aumentati i Palazzetti dove avvengono concerti ed esibizioni di musica leggera. Tra questi, i più frequentati sono:

il PalaRuffini, conosciuto anche come Palazzetto dello Sport;
il PalaTorino, già PalaStampa e Mazda Palace (chiuso dal 2011);
il Palasport Olimpico, oggi PalaAlpitour per motivi di sponsorizzazione (detto anche PalaIsozaki dal nome del suo ideatore, l'architetto Arata Isozaki).
Inoltre vi si svolgono cinque eventi periodici annui:

Settembre Musica: rassegna musicale che si tiene ogni anno a settembre in vari luoghi, unendo concerti di musica classica, jazz, etnica e pop. Fondata nel 1978, dal 2007 si svolge in gemellaggio con Milano col nome di MITO SettembreMusica;
Club to Club: festival internazionale di musica e arti elettroniche che dal 2006 coinvolge, con la sezione "Club Europa", un'importante città europea, con scambio di pubblico, artisti, iniziative;
Torino Jazz Festival: festival internazionale di musica Jazz tenutosi ogni anno a fine aprile dal 2012 al 2016, con la partecipazione di ospiti prestigiosi come Al Di Meola, Paolo Fresu, Caetano Veloso, Manu Dibango, Daniele Sepe, Enzo Avitabile.[94] Da maggio 2017 è rimpiazzato dal nuovo format Narrazioni Jazz[95];
Traffic - Torino Free Festival: festival musicale gratuito che si è svolto annualmente a Torino dal 2004 al 2014 nel mese di luglio. Dall'estate 2015 è stato sostituito dal TOdays Festival[96];
Movement Torino Music Festival: festival di musica elettronica, arti visive e circensi nato nel 2006, che ospita le performance dei migliori musicisti e DJ internazionali, per rappresentare gli sviluppi della cultura musicale contemporanea.
Torino nella musica
Torino è l'unica città italiana, oltre a Napoli, citata nel titolo di una canzone americana con il nome non tradotto: per la precisione, il cantautore texano Shawn Phillips nel suo album del 1970 Second Contribution apre il lato A con un brano dal titolo lunghissimo, She was waitin' for her mother at the Station in Torino and you know I love you baby but it's getting too heavy to laugh ("Stava aspettando sua madre alla stazione di Torino e tu sai che ti amo tesoro ma sta diventando troppo pesante per ridere"). Anche il dj austriaco Parov Stelar ha intitolato un suo brano col nome della città in italiano: A Night in Torino, EP del 2005.
Il gruppo Turin Brakes cita nel proprio nome la città di Torino. Secondo la stessa band, le due parole non abbinano alcun significato e il loro accostamento non ha alcun senso voluto.[97]
Alla città è dedicata una canzone di Antonello Venditti dal titolo Torino, pubblicata nel 1982.
Magia e occultismo
« Torino è la città più profonda, più enigmatica, più inquietante non d'Italia, ma del mondo »

(Giorgio de Chirico, 1939[98])
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La città è anche conosciuta per la tradizione di magia e occultismo.[99] Effettivamente, Torino non è soltanto la sede della Sindone e dei santi sociali del XIX secolo, come Giovanni Bosco o Giuseppe Benedetto Cottolengo. Leggende popolari, partendo dal fatto che la città fu una munitissima piazzaforte nel XVII secolo, affermano che Torino sia attraversata da una fittissima rete di gallerie e sotterranei, utilizzata dai Savoia e dai nobili per spostamenti in incognito.[100] Nel 1556 a Torino ha soggiornato Nostradamus, nelle cui famose quartine il nome Turin è quello che compare con maggior frequenza[101] e qui ha vissuto un singolare personaggio come Gustavo Adolfo Rol.[102] A Torino fecero la loro comparsa anche Cagliostro, Paracelso,[103] il Conte di Saint-Germain e Fulcanelli.[101] Gli esperti di occultismo sostengono che Torino sia vertice in due triangoli magici: il primo, quello bianco, con Lione e Praga, mentre il secondo, quello nero, insieme a Londra e San Francisco.[104]


La Fontana del Frejus di Piazza Statuto.
Da un punto di vista strettamente storico, l'origine di questa tradizione va ricercata, secondo alcuni, nel Risorgimento[105] e nella massiccia campagna di discredito organizzata contro la città dalla Curia Romana che era contraria all'unità nazionale.[106] Altri sostengono invece, o almeno in concomitanza e contrapposizione, che le autorità civili, Stato e comune e la corte sabauda, abbiano tollerato e sostenuto circoli massonici, associazioni teosofiche e spiritistiche, favorendo così una specie di agguerrita "concorrenza" nei confronti della Chiesa cattolica e favorendo quindi anche il mito di Torino, città magica.[107] Libertà di pensiero ed un certo spirito anticlericale furono poi rinfocolati, dopo l'Unità d'Italia, dal progressismo positivistico e dal nascente movimento operaio. Simboli massonici sono presenti in molti palazzi[108] e in alcune tombe del Cimitero monumentale di Torino.[109] Da qualche tempo vi sono in città dei tour operator che organizzano anche visite guidate sui misteri di Torino.[110]

Per gli esoteristi la magia positiva di Torino nasce dal "cuore bianco" di piazza Castello, dal Duomo che custodisce la Sacra Sindone alla Grande Madre di Dio e fino alla Mole Antonelliana, che indica il cielo.


Statua della Fede posta a lato della Chiesa della Gran Madre di Dio
Ai lati della scalinata che conduce all'ingresso della chiesa della Gran Madre di Dio troviamo le due statue raffiguranti la Fede e la Religione, tra le quali si troverebbe il nascondiglio del Graal.[111]

La Fontana del Frejus di Piazza Statuto fu ideata dal conte Marcello Panissera per ricordare l'inaugurazione dell'omonimo traforo ed è indicata dagli esoteristi come il "cuore nero" della città, per due motivi: perché si trova ad occidente, e quindi in posizione infausta a causa del tramonto del sole, e perché qui vi era la vallis occisorum, luogo di uccisione e di sepoltura.[102][112] Ospitava infatti il patibolo, che rimase per secoli in piazza Statuto e che venne poi spostato dai francesi all'incrocio tra corso Regina Margherita e Via Cigna: il rondò 'd la forca (Rotonda della forca).[102] La tradizione racconta che l'angelo che sovrasta l'obelisco, e sul cui capo è posta una stella a cinque punte, sia Lucifero, in effetti l'angelo più bello, e che quindi in Piazza Statuto, sotto la Fontana del Frejus, si trovi la porta dell'inferno.[senza fonte]

Dal 1998 esistono tour notturni ispirati alle tradizioni letterarie che hanno fatto di Torino una città magica; uno di essi appare nei contenuti speciali del film Giallo di Dario Argento ed è stato citato dal quotidiano statunitense The Washington Post in un articolo su Torino del 29 luglio 2007.[113]

Cucina
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina torinese.
La cucina tipica torinese è una cucina ricca ed elaborata. Nonostante questo, è profondamente radicata nel territorio. Essa infatti nasce da un connubio fra la sua origine contadina e le esigenze raffinate della corte sabauda, entrambe aperte, oltretutto, alle influenze della cucina francese.

Eventi
Eventi periodici

Luci d'artista: Monte dei Cappuccini
"Luci d'artista": diverse installazioni luminose di artisti contemporanei nei principali luoghi di Torino, per addobbare la città durante il periodo di Natale e anche oltre. Si svolge in collaborazione con il comune di Salerno.
"ARTissima": fiera dedicata all'arte contemporanea che si tiene al Lingotto verso novembre.

Fiera Internazionale del Libro
"Salone Internazionale del Libro": fiera dell'editoria in Italia, che si tiene ogni maggio al Lingotto
Share Festival: evento internazionale di arti e culture digitali che si tiene a novembre al Museo di Scienze Naturali.
"Festival internazionale Terra Madre": festival biennale fondato nel 2004 da Slow Food presso l'Oval Lingotto sui temi dei modelli di produzione agro-alimentare sostenibili e della salvaguardia della biodiversità, della qualità organolettica ma anche del rispetto dell'ambiente e delle persone. Al Lingotto, in contemporanea, si svolgono il "Salone internazionale del gusto" e il "Salone del vino".
"Settembre Musica" (vedi sez. Musica)
Club to Club (vedi sez. Musica)
"Biennale Democrazia", manifestazione prevista ogni due anni nel mese di aprile a partire dal 2009, dedicata alla riflessione e al confronto sui temi della democrazia, della cultura politica, dello sviluppo e dell'ambiente.
"Festival delle colline torinesi": festival di teatro contemporaneo che si svolge a Torino dal 1996 impegnando fra luglio e agosto diversi spazi della città.
"Torino Comics": salone e mostra mercato del fumetto, nata nel 1994, che si svolge in primavera al Lingotto Fiere di Torino.
"VIEW Conference": evento internazionale incentrato sulla computer grafica, le tecniche interattive, il cinema digitale, l'animazione 2D/3D, i videogiochi e gli effetti visivi. Si tiene ogni anno al Centro Congressi "Torino Incontra" durante la stagione autunnale.
VIEWFest: il Festival del Cinema Digitale organizzato da VIEW Conference, si svolge annualmente al Cinema Massimo.
"Cinema a Palazzo Reale". Arena estiva dedicata ai classici del cinema che si svolge ogni anno, dal 2012, nel Cortile d'Onore di Palazzo Reale
Eventi recenti
Dal 10 al 26 febbraio 2006 a Torino si sono svolti i XX Giochi olimpici invernali
Dal 20 maggio al 6 giugno 2006 Torino ha ospitato le Olimpiadi degli scacchi
Biennale dei Leoni 2006 (15 luglio - 30 settembre): mostra itinerante che celebra il legame con la città di Lione. Disseminate per le vie e le piazze cittadine, le opere di 69 artisti di diversi paesi che raffigurano il toro ed il leone, simboli delle due città.
Torino Capitale Mondiale del Libro: dopo Alessandria d'Egitto, Madrid, Nuova Delhi, Anversa e Montréal, l'UNESCO ha conferito a Torino, in collaborazione con Roma, il titolo di capitale mondiale del libro per il periodo dal 23 aprile 2006 al 22 aprile 2007. Il riconoscimento ha premiato l'attività di promozione della lettura svolta dalla città attraverso il Salone Internazionale del Libro.
Torino 2008 World Design Capital: la città nel 2008 è stata la prima "capitale mondiale del design". Il titolo, conferito a Copenaghen dall'ICSID (International Council of Societies of Industrial Design), è stato creato appositamente per la città di Torino per riconosciuti meriti e competenze presenti sul territorio. Contemporaneamente a tale occasione, da 30 giugno al 2 luglio, al Lingotto Fiere si è svolto il "XXIII congresso mondiale degli architetti", accompagnato dalla mostra "Architetture sensibili", inaugurata il 26 luglio nel Castello di Rivara.
European Athletics Indoor Championships 2009: dal 6 all'8 marzo 2009 ha ospitato i Campionati europei di atletica leggera indoor.[114]
100ª edizione dei campionati mondiali di pattinaggio di figura (22-28 marzo 2010).
Torino 2010 European Youth Capital: Torino Capitale Europea dei Giovani 2010.
Torino 2010 ISU World Figure Skating Championships.[115]
Ostensione della Sindone.
World Masters Games 2013, manifestazione multisportiva per atleti master (2-11 agosto 2013).[116]
Eventi legati a Italia 150
Italia 150: il Comitato Italia 150 prepara il programma Esperienza Italia per la realizzazione di un grande evento internazionale volto a celebrare il 150º anniversario dell'Unità d'Italia con mostre, esposizioni, spettacoli e dibattiti tra il 17 marzo e il 20 novembre 2011.[117] L'evento è un'occasione per riflettere sul passato, dibattere sul presente ma soprattutto guardare al futuro dell'Italia. Il comitato è presieduto a rotazione dal Sindaco di Torino, dal Presidente della Provincia e dal Presidente della Regione.
Geografia antropica
Suddivisioni amministrative
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Circoscrizioni e quartieri di Torino.

Mappa delle Circoscrizioni di Torino

Stemmi delle dieci circoscrizioni
La città di Torino è suddivisa in 92 zone statistiche e relativi quartieri cittadini.
Questi ultimi sono raggruppati in 8 macro-zone amministrative, chiamate "circoscrizioni", con i rispettivi centri civici.[118]

Ognuna delle 8 Circoscrizioni con i rispettivi centri civici a loro volta comprende più quartieri storici: borghi, rioni, borgate, zone.

Circoscrizione I: Centro - Crocetta
Circoscrizione II: Santa Rita - Mirafiori Nord - Mirafiori Sud
Circoscrizione III: Borgo San Paolo - Cenisia - Pozzo Strada - Cit Turin - Borgata Lesna
Circoscrizione IV: San Donato - Campidoglio - Parella
Circoscrizione V: Borgo Vittoria - Madonna di Campagna - Lucento - Vallette
Circoscrizione VI: Barriera di Milano - Regio Parco - Barca - Bertolla - Falchera - Rebaudengo - Villaretto
Circoscrizione VII: Aurora - Vanchiglia - Sassi - Madonna del Pilone
Circoscrizione VIII: San Salvario - Cavoretto - Borgo Po - Nizza Millefonti - Lingotto - Filadelfia
Economia
Torino è il terzo polo economico italiano per Prodotto Interno Lordo.


Nuova Fiat 500 (2007)
Torino nel 2011 presentava un Pil di 37,6 miliardi di euro e un debito comunale di 3,2 miliardi di euro, rendendolo il secondo comune più indebitato d'Italia dopo Milano e quello con il maggiore indebitamento procapite[119]. Nel 2014, dopo la pesante recessione che ha colpito la città, il Pil che dal 2007 al 2013 aveva subito una riduzione del 11,5%, si è stabilizzato alla quota di 36 miliardi, mentre il debito è sceso sotto i 3 miliardi di Euro[120].

Torino presenta un tasso di disoccupazione tra i più alti del Nord Italia, attestatosi nel 2014 al 12,9%, con un andamento che a partire dal 2008 ha seguito quello medio nazionale. Insieme alla sua provincia è ai vertici dell'export italiano, piazzandosi al secondo posto tra le province italiane per valore delle esportazioni.[121]

Considerata una delle capitali europee dell'automobile, a Torino e cintura sono presenti alcune delle più importanti aziende del settore: FCA Italy, Comau, Teksid, Magneti Marelli, Italdesign Giugiaro, GM Powertrain Torino, Pininfarina, Iveco.

Il forte radicamento del settore automobilistico nel territorio è favorito anche da un sistema universitario con percorsi di studio esclusivi a livello nazionale (il Politecnico di Torino è l'unico in Italia ad avere un corso di laurea in Ingegneria dell'autoveicolo) e la presenza di importanti università di design come l'IED e l'IAAD.

In territorio torinese ci sono centri direzionali e stabilimenti produttivi di CNH Industrial, operante nel settore dei capital goods e tra i principali leader del settore e di Fiat Chrysler Automobiles dove Torino è diventata nodale per la crescita di Maserati[122]: a Grugliasco vengono prodotte Ghibli e Quattroporte, mentre nello stabilimento di Mirafiori verrà prodotta a partire dall'inizio del 2016 la nuova Maserati Levante. I livelli occupazionali nel settore automobilistico sono rimasti pressoché stabili nel periodo 2012-2014[123], a peggiorare è stato il ricorso alla cassa integrazione, iniziata a calare solamente nel 2014[124] grazie alla ripresa degli investimenti e alla ripartenza dei principali mercati automobilistici europei.

Importante anche il contributo dell'automazione industriale alla crescente internazionalizzazione dell'economia torinese, con la presenza di aziende come Prima Industrie e Comau, con quest'ultima (tra le prime 4 in Europa per fatturato[125]) che realizza in tutto il mondo robot per i principali gruppi automobilistici.

A Torino è molto sviluppato anche il comparto bancario con Intesa Sanpaolo, prima banca italiana per capitalizzazione di mercato e terza della zona euro[126], e il comparto assicurativo con Reale Mutua Assicurazioni. Le fondazioni bancarie Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT operano in campo sociale, culturale e filantropico e sono rispettivamente la seconda e la quarta fondazione bancaria d'Italia per dimensione patrimoniale; la prima è la principale azionista del gruppo Intesa Sanpaolo, mentre la seconda fa parte della compagine azionaria di Unicredit. Anche le banche d'investimento e di private banking Fideuram e Banca Intermobiliare hanno sede a Torino, così come la più piccola Banca del Piemonte.

Altre aziende di notevole importanza in territorio torinese sono: Lavazza, Caffè Vergnano, Martini & Rossi, Alpitour, Reply, Avio Aero, Basic Net, Carlo Pignatelli, Sparco, Seven, Kelémata e il Gruppo Armando Testa. Nella città metropolitana torinese hanno sede legale anche diverse filiali italiane di società estere come Suzuki, Bavaria, Diageo, Michelin, Kimberly-Clark, Petronas e Vodafone Italia.


Foto aerea d'epoca dello stabilimento Fiat Mirafiori, la fabbrica più grande d'Italia nonché la più antica in Europa ancora in funzione.[127]
Negli anni la città ha attraversato una lunga fase di riconversione industriale, sia per la crisi dell'industria metalmeccanica, sia per la tendenza delle manifatture dei paesi avanzati a trasferire le loro produzioni nei paesi in via di sviluppo. Dagli anni ottanta Torino ha vissuto un'importante fase di terziarizzazione, pur rimanendo uno dei principali centri industriali italiani ed europei. Tante sono le aziende che hanno scelto Torino, tra le quali General Motors che ha deciso di tenere nel capoluogo piemontese una base di ricerca per la sperimentazione dei motori diesel. Con una rete di oltre 350 aziende di componentistica, la Camera di Commercio di Torino ne ha selezionate 145. Il progetto From Concept to Car mira a promuovere le eccellenze del settore in tutto il mondo.[128]


Rampa per le automobili al Lingotto, oggi importante centro del settore terziario
Negli anni vi è stato un boom del settore informatico ed elettronico. Alla già preesistente attività di ricerca del Politecnico di Torino, dell'Istituto Mario Boella, dell'Istituto Galileo Ferraris e del Centro Ricerche Fiat, si è affiancata l'attività del distretto informatico Torino Wireless che appartiene alla rete dei distretti italiani riconosciuti dal Ministero dell'Università e della Ricerca. Nato per coordinare tutte le attività di ricerca e di produzione del settore ICT dell'area torinese, attualmente sono impegnate circa 6000 imprese. Un'altra operazione importante è stata la riconversione di una parte della superficie occupata dalla fabbrica di Mirafiori, sostenuta dal progetto Torino Nuova Economia[129] anche grazie alla collaborazione con il Politecnico, ospitano il Centro del design.

L'evento olimpico del 2006 ha contribuito a diminuire il ristagno economico. Grandi opere pubbliche come quelle per il Passante Ferroviario, la Metropolitana e le Spine hanno ridisegnato e stanno ridisegnando il volto della città. Culla del cinema italiano, grazie all'associazione Torino Film Commission, la città è diventata un'apprezzata quinta per l'ambientazione e la produzione di film, pubblicità e video musicali. All'interno della Mole è ospitato il Museo nazionale del cinema. Nel capoluogo sabaudo è inoltre attivo il Cineporto, una struttura polifunzionale dedicata alle produzioni cinematografiche unica in Italia.

Nel 2016 è stata classificata da GaWC come una città mondiale "Gamma".[130]

Nel 2014 l'UNESCO ha dichiarato Torino come Città creativa per la categoria del design.[131]

Infrastrutture e trasporti
Strade
Collegamenti autostradali
Su Torino convergono cinque autostrade (tra cui è particolarmente importante quella in direzione della Francia) ed un raccordo autostradale:

A4 Torino - Milano - Brescia - Verona - Venezia - Trieste
A5 Torino - Ivrea - Aosta
A6 Torino - Fossano - Savona
A21 Torino - Alessandria - Piacenza - Brescia
A32 Torino - Susa - Bardonecchia - Traforo stradale del Frejus
RA10 Torino - Caselle Torinese - Aeroporto di Torino-Caselle
Tangenziali
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Tangenziale di Torino.
La tangenzale di Torino è la A55, divisa in Tangenziale Nord e Tangenziale Sud, va da nord est fino a sud est passando in maniera semicircolare da ovest. Inoltre comprende la tratta da Torino fino a Pinerolo.

La tratta che manca a est (Tangenziale Est di Torino) è in fase di lavorazione.

Il sistema autostradale urbano di Torino comprende inoltre il raccordo all'A4 Torino-Milano ed alla S.S.11 di 3,13 km.

Ferrovie
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Stazioni ferroviarie di Torino.

Stazione di Torino Porta Nuova
Torino è il terzo nodo ferroviario italiano. La rete ferroviaria all'interno dei suoi confini è costituita principalmente da linee ferroviarie RFI ma anche da linee locali GTT.

La tratta urbana di competenza del GTT è quella che parte da Torino Dora e che va sino alla periferia Nord al confine con il comune di Venaria Reale (direzione Caselle Torinese - Aeroporto Sandro Pertini - Ceres).

Le linee ferroviarie principali che si dipartono da Torino sono quelle che vanno verso Genova (via Asti e Alessandria), verso Milano (via Novara e Vercelli) e verso la Francia (via Bardonecchia e il Traforo ferroviario del Frejus) e Ventimiglia (via Cuneo e il Traforo ferroviario del Colle di Tenda). Ci sono poi linee minori verso Ivrea-Aosta, Mondovì-Savona, Pinerolo-Torre Pellice, Trofarello-Chieri, Ciriè-Lanzo Torinese-Ceres e Rivarolo Canavese-Cuorgnè-Pont Canavese.

Passante ferroviario e Servizio ferroviario metropolitano (SFM)

Mappa del SFM

La nuova stazione ferroviaria di Torino Porta Susa, fulcro centrale del Passante ferroviario di Torino e delle linee SFM.
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Passante ferroviario di Torino e Servizio ferroviario metropolitano di Torino.
Il servizio ferroviario metropolitano di Torino (SFM) è un sistema di trasporto pubblico locale dell'area metropolitana di Torino coordinato dall'Agenzia Mobilità Metropolitana ed interamente finanziato dalla Regione Piemonte.

Aeroporti
Aeroporti di Torino
Attualmente la città di Torino dispone di due scali aerei internazionali: l'Aeroporto di Torino-Caselle e l'Aeroporto di Cuneo-Levaldigi.


Aeroporto Internazionale "Sandro Pertini" di Torino-Caselle
Aeroporto di Torino Caselle
Aeroporto di Torino Caselle
In corso Marche, inoltre, è presente l'aeroporto di Torino-Aeritalia (Codice ICAO: LIMA); inaugurato nel 1916, dopo la costruzione dell'aeroporto di Caselle è rimasto in uso come struttura di aviazione generale e da turismo, affiancato da una scuola di volo per aerei ed elicotteri e - più recentemente - dalla sede dei velivoli di elisoccorso e protezione civile.

Aeroporti dismessi
Torino Mirafiori - Il primo scalo aereo della città fu quello di Mirafiori, costruito per scopi militari nel 1910 e divenuto negli anni successivi il più importante d'Italia. Dopo la dismissione, l'area è stata convertita a parco pubblico intitolato a Gustavo Colonnetti.
Torino Piossasco - Aeroporto Cerrina (Codice ICAO: LILT).
Mobilità urbana
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti a Torino, GTT (Torino), Rete tranviaria di Torino e Associazione Torinese Tram Storici.
La rete di trasporti di Torino è gestita dal GTT, acronimo di Gruppo Torinese Trasporti, nato nel 2003 dalla fusione di ATM e SATTI. Nel territorio comunale di Torino il sistema di mobilità metropolitana e ferroviaria urbana si sviluppa complessivamente per 29 km, articolati su 8 linee servite da 28 stazioni. Per i suoi acquisti verdi la città di Torino ha raggiunto il secondo posto dell'European Gpp Award del 2016, alle spalle delle città di Vienna e davanti alla città metropolitana di Torino.[132]

Metropolitana
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Metropolitana di Torino.

La Metropolitana di Torino
A Torino è in funzione la prima metropolitana automatica d'Italia utilizzante veicoli leggeri, frequenti e senza conducente per ridurre al minimo i tempi d'attesa e adattare il servizio alle esigenze delle diverse fasce orarie. Si rivelano anche particolarmente sicuri, dato che l'accesso ai vagoni è consentito solo in fase di effettiva presenza del treno, mentre per il resto del tempo le rotaie sono del tutto inaccessibili. 23 treni VAL208-Torino viaggiano sotto corso Francia, corso Vittorio Emanuele II e via Nizza; 13,4 km da percorrere in 20 minuti, collegando il parcheggio di interscambio di Fermi (Collegno) al "cuore" di Torino e alle stazioni ferroviarie di Porta Susa e di Porta Nuova per terminare presso il polo fieristico di Lingotto Fiere.

Trasporto merci
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Interporto di Torino.
Amministrazione
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Amministrazione di Torino.

Bandiera ufficiale di Torino, risalente all'assedio del 1706
Gemellaggi
Torino è gemellata[133] con:

Francia Chambéry, dal 1957
Germania Colonia, dal 1958
Argentina Córdoba, dal 1986
Stati Uniti Detroit, dal 1998
Lussemburgo Esch-sur-Alzette, dal 1958
Palestina Gaza, dal 1999
Regno Unito Glasgow, dal 2003
Belgio Liegi, dal 1958
Francia Lilla, dal 1958
Giappone Nagoya, dal 2005
Guatemala Quetzaltenango, dal 1997
Paesi Bassi Rotterdam, dal 1958
Stati Uniti Salt Lake City, dal 2006
Cina Shenyang, dal 1985
Albania Tirana, dal 2009
ha accordi di collaborazione con:

Romania Bacău, Romania, dal 2007
Spagna Barcellona, Spagna, dal 2005
Brasile Belo Horizonte, Brasile, dal 2006
Bosnia ed Erzegovina Breza, Bosnia ed Erzegovina, dal 1997
Argentina Buenos Aires, Argentina, dal 2010
Brasile Campo Grande, Brasile, dal 2002
Francia Cannes, Francia, dal 1999
Russia Ekaterinburg, Russia, dal 1998
Marocco Fes, Marocco, dal 2010
Israele Haifa, Israele, dal 2005
Cina Harbin, Cina, dal 2003
Mongolia Harhorin, Mongolia, dal 2016[134]
Israele Hebron, Israele, dal 2013
Vietnam Ho Chi Minh, Vietnam, dal 2015[135]
Serbia Kragujevac, Serbia, dal 2005
Bolivia La Paz, Bolivia, dal 2011
Senegal Louga, Senegal, dal 2007
Francia Lione, Francia, dal 2012
Burkina Faso Ouagadougou, Burkina Faso, dal 2003
Capo Verde Praia, Capo Verde, dal 2003
Marocco Rabat, Marocco, dal 2009
Argentina Rosario, Argentina, dal 2011
Russia San Pietroburgo, Russia, dal 2012[136]
Brasile Salvador de Bahia, Brasile, dal 2003
Brasile Santos, Brasile, dal 2011
Cina Shenzhen, Cina, dal 2007
Macedonia Skopje, Repubblica di Macedonia, dal 2012
Brasile Várzea Paulista, Brasile, dal 2011
Russia Volgograd, Russia, dal 2011
Birmania Yangon, Birmania, dal 2015[137]
Rep. Ceca Zlín, Repubblica Ceca, dal 2004
e ha firmato lettere di intenti con:

Turchia Smirne, Turchia, nel 2012
Portogallo Lisbona, Portogallo, nel 2012
Cina Luoyang, Cina, nel 2013
Francia Nantes, Francia, nel 2013
Sport
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Alla città è stato assegnato il titolo di Capitale europea dello sport per il 2015[138], in quanto eccellenza nel panorama sportivo europeo.[139]

Baseball
Nella città sono presenti due società: la Grizzlies Torino 48 militanti il campionato di serie B federale e la Juve 98 BC militante il campionato di serie C federale. Entrambe giocano le loro partite casalinghe allo Stadio Passo Buole.[140]

Calcio maschile
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Juventus Football Club, Torino Football Club e Derby di Torino.
A Torino fu fondata nel 1898[141] la Federazione Italiana Football, oggi Federazione Italiana Giuoco Calcio e, nello stesso anno, l'8 maggio, si tenne al velodromo Umberto I il primo primo campionato ufficiale[142], Delle quattro partecipanti, una era il Genoa (che vinse il torneo) e tre erano del capoluogo sabaudo: Internazionale, Reale Società Ginnastica e F.C. Torinese.


Una fase di Juventus-Torino (1-1) del campionato 1976-77: il granata Francesco Graziani è contrastato in tackle dal bianconero Gaetano Scirea e da Romeo Benetti (numero 10), mentre l'arbitro Paolo Casarin osserva l'azione.
La città è sede di due società professionistiche, la Juventus (fondata nel 1897) e il Torino (del 1906), militanti entrambe in Serie A ed emerse, nel corso della loro storia, tra le protagoniste del calcio italiano e, nel caso della cosiddetta vecchia Signora, internazionale[143]. I due club hanno, a maggio 2018, vinto 41 titoli di campione d'Italia (Juventus 34, Torino 7), 18 Coppe Italia (Juventus 13, Torino 5) e 7 Supercoppe d'Italia (tutte della Juventus), che rendono Torino la prima città italiana a livello di palmarès calcistico nazionale. In aggiunta a ciò, a livello internazionale la Juventus vanta la vittoria in due edizioni della Coppa dei Campioni (la prima nel 1984-85 e la seconda, con la nuova denominazione di Champions League, nel 1995-96), altrettante Supercoppe UEFA (nel 1984 e nel 1996) e Coppe Intercontinentali (1985 e 1996), una Coppa delle Coppe (nel 1983-84), tre Coppe UEFA (1976-77, 1989-90 e 1992-93) e una Coppa Intertoto (1999); la stessa fu la prima squadra d'Europa a vincere nel 1985 tutte e tre le competizioni continentali, nonché la prima e tuttora unica al mondo ad avere vinto almeno una volta tutti i trofei ufficiali per club cui una squadra proveniente dall'UEFA può prendere parte[144].

Il Torino, fondato nel 1906 ad opera di alcuni soci dissidenti della Juventus, conobbe il suo periodo di maggior splendore durante gli anni quaranta, vincendo cinque campionati consecutivi e stabilendo, tra altri primati, il record di imbattibilità casalinga nel campionato di massima serie (88 incontri), ancora vigente. Quella squadra conobbe un'inaspettata e drammatica fine il 4 maggio 1949, al ritorno da un'amichevole disputata allo Stadio Nazionale di Lisbona contro il Benfica: l'aereo su cui la squadra rientrava a Torino si schiantò sul retro della basilica di Superga. Capitano di quella squadra era Valentino Mazzola, padre di Ferruccio e Sandro Mazzola, entrambi affermati calciatori.

Anche la Juventus conobbe un episodio drammatico nella sua storia sportiva, il 29 maggio 1985 a Bruxelles prima della partita di finale della Coppa dei Campioni di quell'anno, che poi sarebbe stata vinta 1-0 sul Liverpool. In seguito alle cariche dei tifosi inglesi, un gruppo di italiani si addossò a un muretto di tenuta sulle gradinate dello stadio Heysel, che cedette provocando la caduta nel vuoto di numerose persone e la morte di 39 persone, tra cui 32 italiani.

Tra le due squadre esiste una storica rivalità sportiva, la più antica nel calcio nazionale[145]; l'incontro di calcio che le vede contrapposte è noto come Derby della Mole, che in particolare negli anni settanta si rivelò sovente decisivo per la conquista del campionato.

Altre squadre del capoluogo piemontese sono l'A.S.D. Cenisia, per risultati ottenuti la terza squadra della città, avendo raggiunto in passato la Lega Pro Seconda Divisione (ex serie C/2), l'A.S.D. Atletico Torino in Eccellenza Piemonte-Valle d'Aosta, G.S.D. Iveco 2005 Calcio, la Polisportiva Rapid Torino e l'A.S.D. Michelin Sport Club, tutte nel girone piemontese-valdostano di 2ª categoria e l'A.S.D CitTurin LDE, Prima Categoria.

Calcio femminile
Associazione Calcio Femminile Torino
Associazione Sportiva Dilettantistica Femminile Juventus Torino
Juventus Women
Calcio a cinque
Torino Calcio a 5, campione d'Italia nella stagione 1998-99
Torino Cesana Calcio a 5
Curling
Team Piemonte - Torino 150 Squadra di punta torinese militante in Serie A
Ciclismo

Ivan Basso. vincitore della cronometro di Torino nel Giro d'Italia 2005
Dopo quattro anni di interruzione dal 2008 al 2011 è stata riproposta nel 2012 la Milano-Torino, classica del ciclismo di circa 200 km. Fino al 2004 la corsa, insieme al Giro del Piemonte, chiudeva la stagione agonistica da tradizione, a seguito di una modifica dei calendari si è svolta a marzo dal 2004 al 2007, per poi tornare a settembre nel 2012. Si tratta della competizione più antica d'Italia, la cui prima edizione risale al 1876. Attualmente la corsa è organizzata dal quotidiano La Gazzetta dello Sport.

Il 27 maggio 2005 la 18ª tappa del Giro d'Italia 2005, una cronometro individuale, si è conclusa a Torino con la vittoria di Ivan Basso.

Il 7 maggio 2011 ha invece ospitato l'arrivo della tappa inaugurale del Giro d'Italia 2011, una cronometro a squadre di 19,3 km., partita da Venaria Reale e vinta dalla squadra statunitense HTC-Highroad.

Il 29 maggio 2016 la città ha ospitato l'arrivo dell'ultima tappa del Giro d'Italia 2016, che è avvenuto, insieme alla premiazione, in piazza Gran Madre.

A Torino ha sede inoltre il Motovelodromo "Fausto Coppi", inaugurato nel 1920 ma attualmente adibito ad altre attività per motivi di agibilità nonché per l'apertura del più moderno impianto di San Francesco al Campo.[146]

Canottaggio
Nel 1888 venne fondata la Federazione Italiana Canottaggio con il nome di Rowing Club Italiano, seguita il 25 giugno 1892 dalla Fédération Internationale des Sociétés d'Aviron (FISA), la federazione internazionale di canottaggio.[147] Numerose sono le società di canottieri, tra cui si possono ricordare la più antica: la Reale Società Canottieri Cerea. Oltre a questa a Torino sono anche presenti la Società Canottieri Esperia-Torino, la Società Canottieri Armida e la Canottieri Caprera.

Pallanuoto
Negli anni ottanta Torino ebbe una forte squadra. La pallanuoto torinese è ritornata ad alti livelli nel 2007 quando la squadra Torino 81, è stata promossa prima in serie A2, e poi nel 2016, grazie al successo in gara 3 dei play off a Roma, raggiunge la promozione in serie A1 da cui mancava da 35 anni. In serie B invece milita la Dinamica Torino.

Football americano
Giaguari Torino
Blacks Rivoli
Hockey

Una partita di hockey su ghiaccio durante le Olimpiadi di Torino 2006
Hockey su prato:

CUS Torino Hockey
Rassemblement Torino Hockey Club
Hockey su ghiaccio:

Real Torino Hockey Club (società che ha militato in Serie A2)
Hockey Club Torino (società nata nel 1949 e sciolta nel 2006, vanta 6 presenze in Serie A. La società è stata rifondata nel 2011 ed è oggi chiamata Hockey Club Torino Bulls 2011)
Hockey Club All Stars Piemonte (la squadra maschile ha smesso l'attività nel 2008, quella femminile nel 2009)
Ice Hockey Club Draghi Torino (solo settore giovanile)
Circolo Pattinatori Valentino Torino (partecipò al primo campionato di serie A oltre ad altre tre successive stagioni - 1930, 1932 e 1933 -)
Hockey su ghiaccio Juventus (partecipò al campionato di serie A nel 1941)
Nord Torino (partecipò al campionato di serie B nel 1938)
G.U.F. Torino (partecipò al campionato di serie A nel 1934 e nel 1935)
Sledge hockey:

Tori Seduti Torino
Hockey in-linea:

Hockey Club Draghi Torino
Real Torino Hockey Club
Pallacanestro
In campo femminile si possono contare 6 scudetti: uno vinto dalla Club Atletico Torino, nel primo campionato organizzato nel 1924, e gli altri dalla Sisport FIAT tra gli anni sessanta e ottanta quando vince anche la Coppa dei Campioni. La Pallacanestro Torino milita in Serie A1.

In campo maschile invece la pallacanestro torinese è rappresentata ai massimi livelli dall'Auxilium Pallacanestro Torino. Il club milita in Serie A1.

Pallamano
Città Giardino Pallamano Torino serie B.
G.P.B. Regio Parco Torino storica rivale del Città Giardino, negli anni passati si è sempre distinta nel settore giovanile, raggiungendo il torneo nazionale (nel quale partecipano le squadre vincitrici nel campionato della propria regione).
Pallavolo
Nel passato grande importanza ha avuto la squadra di pallavolo del CUS Torino vincitrice di quattro campionati italiani e della Coppa dei Campioni nel 1980. Il club attualmente milita in serie C.

Rugby

Una fase di Torino - Rugby Roma al Motovelodromo, campionato 1975-76
Torino vanta la primogenitura in Italia sia del rugby a 15 (o rugby union) che del cosiddetto "tredici" (o rugby league).

Fu nel capoluogo sabaudo, infatti, che nel 1910 si tenne la prima documentata partita di rugby a 15 mai disputata in Italia, un incontro dimostrativo tra il parigino SC Universitaire e la ginevrina Servette[148], e ivi nacque il primo club rugbistico italiano, che durò solo il tempo di un incontro amichevole contro una selezione di rugby del Pro Vercelli[148].

Un nuovo Torino Rugby nacque nel 1933[149], periodo in cui nel campionato italiano militava il GUF Torino (in seguito CUS Torino) e, nell'immediato dopoguerra, i resti di tali due squadre si unirono per formare una compagine unica sotto i colori della Reale Società Ginnastica, che vinse il campionato italiano 1946-47[150].

La Ginnastica, successivamente, lasciò il campionato per impegnarsi nella promozione del rugby a 13 in Italia (come Torino XIII[151]) e lo stadio Comunale di Torino ospitò nel 1952 il primo incontro interno della Nazionale italiana a XIII[152], una sconfitta 18-22 contro la Francia (solo nel 2008 la Nazionale a XV disputò il suo primo incontro a Torino[153], una sconfitta 15-22 contro l'Argentina[153]).

Nel 1965 un rinnovato Rugby Torino affiancò il CUS Torino in campionato; la squadra giunse in serie A nel 1975[154] e vi rimase cinque stagioni consecutive, con miglior risultato il settimo posto del 1977-78; da dopo la retrocessione avvenuta nel 1980 Torino non ha più avuto una squadra in massima divisione.

Al 2015 le due principali squadre della città sono il citato CUS Torino e il VII Rugby Torino, erede del Rugby Torino, che milita a Settimo Torinese.

Tennis
Tennis Club Juventus (ottenne, tra gli altri, tre titoli del campionato italiano di Serie A1 per squadre tra gli anni 1920 e 1940).
Il Circolo della Stampa ospitò numerosi tornei di prestigio, tra essi, quelli disputati della squadra nazionale di Coppa Davis durante sei edizioni della competizione dal 1948 al 1973 e, come sede unica, la Federation Cup 1966.

Tennis tavolo
Sono attive numerose società di tennistavolo a Torino. Tra queste spicca il CUS Torino (sezione tennis tavolo), campione d'Italia 2011 e 2015.

Altri sport
Nel 2006 si sono svolte a Torino le Olimpiadi degli scacchi, i Campionati mondiali universitari di golf arrivati all'undicesima edizione, i Campionati mondiali di scherma e i Mondiali assoluti di nuoto pinnato. Sono stati inoltre assegnati alla città piemontese i Campionati Europei "Torino 2008" di tiro con l'arco, i Campionati Europei di ginnastica ritmica del 2008, i Campionati europei di atletica leggera indoor del 2009 ed i Campionati mondiali di pattinaggio di figura del 2010.

A Torino esistono forti tradizioni in sport minori quali tiro con l'arco, bocce e pallone elastico. Ci sono anche diversi club di scherma.

XX Giochi olimpici invernali
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: XX Giochi olimpici invernali.

Logo Torino 2006
Torino è stata la sede dei XX Giochi olimpici invernali, svoltisi il 10-26 febbraio del 2006, seguiti a marzo dalle Paralimpiadi. Nel gennaio 2007 è stata la volta delle Universiadi invernali.

Altre manifestazioni sportive

Il braciere olimpico di Torino 2006
Negli anni successivi alle Olimpiadi invernali del 2006, a Torino si sono svolte le seguenti manifestazioni sportive:

Universiadi invernali 2007.
Torino 2008: Campionati Europei e del Mediterraneo di Tiro con l'arco.
Euritmica Torino 2008: XXIV Campionati Europei di Ginnastica Ritmica.
World Air Games Torino 2009: dal 6 al 13 giugno 2009.[155]
Campionati mondiali di pattinaggio di figura ISU[156]: dal 21 al 28 marzo 2010 al Palazzo a Vela di Torino.
Campionati mondiali di pallavolo maschile: dal 24 settembre al 10 ottobre 2010 l'Italia ha ospitato i mondiali di pallavolo maschile. Torino, col Palasport Olimpico, è stata una delle sedi di gara.[157]
World Masters Games 2013, manifestazione multisportiva per atleti master (2-11 agosto 2013).
La città è stata inoltre designata quale sede degli incontri di Final Four dell'Eurolega di pallacanestro del 2011 ma, nel 2010, per ragioni economiche ha rinunciato ad ospitare la manifestazione.[158]

Impianti sportivi

PalaOlimpico Isozaki durante le Olimpiadi 2006

PalaOlimpico durante un concerto
Grazie alla solida tradizione sportiva della città, Torino dispone di impianti sportivi e di intrattenimento all'avanguardia. Il parco impianti è stato recentemente implementato grazie all'avere ospitato i XX Giochi Olimpici Invernali.

Questi sono gli impianti di Torino, ordinati per capienza e con a fianco il quartiere che li ospita:

Juventus Stadium - Vallette - 41.507 pp. (posti numerati)
Inaugurato nel 2011, è uno stadio per il calcio di proprietà della Juventus.
Stadio Olimpico Grande Torino - Santa Rita - 28.177 pp. (posti numerati)
Ultimato nel 1933, venne inaugurato ospitando i Giochi Littoriali dell'anno XI ed intitolato a Mussolini. Fu una delle sedi del Mondiale 1934. Dismesso nel 1990 in seguito alla costruzione dello Stadio delle Alpi, è stato ristrutturato nel 2005 dal Comune per ospitare le cerimonie di apertura e chiusura di Torino 2006. Dal 2006 al 2011, per cinque stagioni, le squadre cittadine di calcio vi hanno svolto le loro partite interne. Dal 2011 solo il Torino vi disputa le proprie gare interne. L'impianto viene utilizzato anche come sede di concerti.
Palasport Olimpico - Santa Rita - 14.350 pp. (posti numerati)
Inaugurato nel 2005, è stato il palazzo dello sport centrale di Torino 2006 e, attualmente, è l'arena coperta più capiente d'Italia. Impianto polivalente ha già ospitato, oltre alle manifestazioni sportive delle Olimpiadi, anche diversi concerti rock, manifestazioni culturali, spettacoli e conventions.
Stadio Primo Nebiolo - Pozzo Strada - 10.000 pp circa (posti non numerati)
Già "Stadio Ruffini", è immerso nell'omonimo parco. Lo stadio è utilizzato per partite di calcio e gare di atletica. Ogni anno ospita il Meeting IAAF Internazionale Città Di Torino - Primo Nebiolo. È stato ristrutturato nel 2000 per coprire la Tribuna Centrale ed è intitolato a Primo Nebiolo.
PalaTorino - Vallette - 10.000 pp. circa (posti non numerati)
È un impianto polivalente degli anni novanta, costruito di fianco allo Stadio Delle Alpi. adatto per manifestazioni concertistiche ma non ad eventi sportivi, è attualmente inattivo.
Palazzo a Vela - Nizza Millefonti - 9.386 pp. (posti numerati)
Uno degli edifici simbolo del distretto di Italia '61, è stato ristrutturato in occasione di Torino 2006. L'impianto ospita competizioni e spettacoli di pattinaggio su ghiaccio. È una delle sedi degli allenamenti della PAT.
PalaRuffini - Pozzo Strada - 4.500 pp. (posti numerati)
Costruito negli anni sessanta richiama, in piccolo, le strutture del PalaLottomatica di Roma. È immerso nell'omonimo parco. Recentemente ristrutturato e riaperto nel 2005.
Stadio Filadelfia - Borgo Filadelfia - 4.000 pp. (posti non numerati)
Ricostruito ex novo, ospita gli allenamenti del Torino Football Club e le partite casalinghe della formazione Primavera.
Palasport Tazzoli - Mirafiori Nord - 3.000 pp. (posti numerati)
Anch'esso costruito in occasione di Torino 2006, sostituisce la storica pista di pattinaggio Rolling di Corso Tazzoli. Fu originariamente concepito per diventare il nuovo ed unico Palasport del Ghiaccio di Torino. È una delle sedi degli allenamenti della PAT.
Stadium, 70.000 posti (demolito nel 1938)
Costruito nell'ex Piazza D'armi, copriva un'area di 100.000 metri quadrati e aveva 40.000 posti a sedere e 30.000 posti in piedi. Venne inaugurato nel 1911. Lo stadio dopo il 1928 non fu più utilizzato e nel 1938 fu demolito per far posto al Politecnico.
Altri riferimenti al nome della città
Alla città di Torino è stato dedicato l'asteroide 9523 Torino, in riferimento all'omonima scala di pericolosità degli oggetti di tipo NEO (near-Earth object).
A Torino è dedicata l'automobile Ford Torino, un modello coupé molto in voga negli USA durante gli anni settanta: si tratta della vettura utilizzata dall'agente Starsky nella serie televisiva Starsky & Hutch. Il nome del modello "GT" compare nel film Gran Torino, diretto ed interpretato da Clint Eastwood nell'anno 2008.
Note
^ Co-patrona; inoltre la città riconosce in San Giuseppe il suo comprotettore (atto di affidamento del 1695).
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^ A titolo d'esempio, il 4 maggio 1850 l'arcivescovo di Torino, monsignor Luigi Fransoni, venne arrestato per il rifiuto di comparire in tribunale, colpevole di aver invitato i parroci del Regno di Sardegna a resistere all'attuazione delle leggi Siccardi. Il 10 aprile il nunzio apostolico a Torino, per protesta, aveva abbandonato la città
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Voci correlate
Amministrazione di Torino
Area metropolitana di Torino
Costruzioni più alte della città di Torino
Piemonte
Rete filoviaria di Torino
Salone Internazionale del Libro
Sindone di Torino
Storia di Torino
Stradario di Torino
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Collegamenti esterni
Servizio Telematico Pubblico - Città di Torino, su comune.torino.it.
Torino nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 22 marzo 2014.
MuseoTorino, su museotorino.it. URL consultato il 5 dicembre 2014.
V · D · M
Italia Comuni della città metropolitana di Torino
V · D · M
Italia Italia · Capoluoghi di provincia, di libero consorzio comunale, di città metropolitana e di regione
V · D · M
Bandiera olimpica Città organizzatrici dei Giochi olimpici invernali Bandiera olimpica
V · D · M
UNESCO â" Capitali mondiali del libro
V · D · M
UNESCO â" Patrimoni dell'umanità in Italia
V · D · M
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V · D · M
Città e località romane della Regio XI Transpadana
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Rispondi

Da: Box 18/05/2018 14:45:34
Che idiota
Rispondi

Da: SIMSALABIM18/05/2018 16:35:01
L'idiota
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nota disambigua.svg Disambiguazione - Se stai cercando altri significati, vedi L'idiota (disambigua).
L'idiota
Titolo originale    И´иот (И´іотъ nella grafia originale)
Autore    F«dor Dostoevskij
1ª ed. originale    1869
Genere    romanzo
Lingua originale    russo
Ambientazione    Russia, XIX secolo
Protagonisti    Principe Myškin
L'idiota (in russo: И´иот, Idiot) è un romanzo di F«dor Dostoevskij. Considerato uno dei massimi capolavori della letteratura russa, vuole rappresentare "un uomo positivamente buono", un Cristo del XIX secolo.

La stesura fu contemporanea all'esilio dello scrittore, dovuto ai debiti: ebbe inizio a Ginevra nel settembre del 1867, proseguì a Vevey (sul lago di Ginevra), a Milano, e terminò nel gennaio del 1869 a Firenze. Una targa al numero 22 di Piazza de' Pitti ricorda la permanenza dell'autore nel palazzo per quasi un anno. L'opera nel frattempo uscì a puntate dal 1868 sulla rivista Russkij vestnik (il Messaggero Russo), mentre fu presentata in forma unica l'anno successivo.


La targa di Piazza de' Pitti a Firenze
In una lettera[1] del 1867 indirizzata allo scrittore Apollon Nikolaevič Majkov, Dostoevskij descrisse il nucleo poetico del romanzo a cui stava lavorando:

« Da tempo mi tormentava un'idea, ma avevo paura di farne un romanzo, perché è un'idea troppo difficile e non ci sono preparato, anche se è estremamente seducente e la amo. Quest'idea è raffigurare un uomo assolutamente buono. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, al giorno d'oggi soprattutto. »

È importante sottolineare come l'aggettivo buono usato nella lettera fosse nell'originale russo prekrasnyj, che indica lo splendore della bellezza e della bontà insieme. Nel libro viene detto che il principe personifica la bellezza della perfezione morale.

L'opera ha avuto diversi adattamenti teatrali, cinematografici e televisivi.

Nel corso del romanzo è più volte citato e discusso dai personaggi il quadro Il corpo di Cristo morto nella tomba di Hans Holbein il Giovane. Dostoevskij aveva visto il dipinto nel 1867 a Basilea e ne era rimasto fortemente impressionato.

Indice
1    Trama
1.1    Parte I
1.2    Parte II
1.3    Parte III
1.4    Parte IV
2    Riduzioni e adattamenti cinematografici e televisivi
3    Nella musica
4    Note
5    Edizioni in italiano
6    Bibliografia
7    Voci correlate
8    Altri progetti
Trama
Parte I
Il principe Myškin ritorna in Russia dopo un soggiorno in Svizzera, in una clinica dove si era cercato di guarirlo dall'epilessia. Rimasto privo di mezzi, alla morte di una zia il principe spera di ricevere in Russia la sua eredità.


Il corpo di Cristo morto nella tomba (e dettaglio) (1521) di Hans Holbein il Giovane
Durante il viaggio in treno incontra Parf«n Rogožin, il figlio squattrinato di un ricco mercante morto di recente che, come il principe, torna a reclamare la sua eredità, e Lebedev, un funzionario. Durante la conversazione salta fuori il nome di Nastas'ja Filippovna, di cui Rogožin è follemente innamorato.

Dopo essersi accomiatato dagli altri due a San Pietroburgo, dove il principe si è fermato per fare visita all'ultima Myškin ancora in vita, Elizaveta Prokof'evna Myškina, egli si reca nell'appartamento di questa e ne incontra il marito, il generale Epančin, e il suo segretario Gavrila Ardalionovič. Gavrila mostra al principe il ritratto della sua possibile futura sposa, la stessa Nastas'ja che Rogožin ama.

Qui il narratore inserisce la storia di Nastas'ja. Scampata da bambina all'incendio della sua proprietà in campagna e rimasta orfana, Nastas'ja viene aiutata da un amico del padre, Afanasij Ivanovič Tockij, che la sistema insieme alla sorella in una tenuta a cui l'uomo fa visita ogni estate. Accorgendosi della bellezza di Nastas'ja, ormai sedicenne, Tockij la rende sua amante per i periodi che passa alla tenuta fino a cinque anni dopo, quando Nastas'ja non ricompare alla sua porta a San Pietroburgo, pretendendo di vivere in città a sue spese.

Tockij, che al momento della vicenda ha ormai cinquantacinque anni, vorrebbe tagliare i fondi a Nastas'ja; decide quindi che è venuto per lei il momento di sposarsi, e propone a Gavrila di prenderla in moglie con la promessa di 75.000 rubli per accollarsi una donna disonorata. Gavrila però è incerto; egli ama infatti Aglaja, la figlia minore del generale Epančin; Nastas'ja invece annuncerà alla festa di compleanno, che si terrà quella sera, se accetterà di sposare Gavrila o meno. Qui la parentesi su Nastas'ja si chiude e la vicenda ricomincia.

Epančin invita il principe a unirsi a sua moglie e alle sue figlie, Aleksandra, Adelaide e Aglaja, per la colazione. La conversazione cade sul passato del principe in Svizzera, sul suo amore per i bambini e infine sulla pena di morte (un passaggio in cui è evidente come Dostoevskij descriva le sue proprie esperienze, in quanto era stato condannato qualche anno prima, ma poi era stato graziato).

Poiché la famiglia di Gavrila affitta camere, il principe lo segue a casa sua. Qui incontra il padre di Gavrila, Ardalion Aleksandrovič Ivolgin, un vecchio demente, sua madre, la sorella Varvara e il fratellino Kolja, e gli altri affittuari, l'usuraio Ivan Petrovič Pticyn e Ferdyščenko.

La situazione si complica improvvisamente con l'arrivo di Nastas'ja che, a suo dire, vuole incontrare la futura suocera prima delle nozze, e di Rogožin con un gruppo di amici ubriachi, che vuole attaccare briga con Gavrila. Rogožin accusa Gavrila di sposarsi solo per i 75.000 rubli e finisce per offrirne 100.000 pur di avere Nastas'ja.

Nella confusione, Varvara insulta Nastas'ja chiamandola "svergognata", insulto a cui Gavrila risponde cercando di schiaffeggiare la sorella. Il principe Myškin però si intromette prendendosi lo schiaffo destinato a Varvara e ha parole di ammonimento, ma anche di stima, per Nastas'ja, che non reputa essere così come la dipingono. Prima di andarsene, Nastas'ja parla all'orecchio della madre di Gavrila e conferma di non essere una donna perduta.

Ritiratosi nella sua camera, il principe ottiene le scuse di Gavrila per lo schiaffo. Poi, mentre sta uscendo di casa, riceve un biglietto dal generale Ivolgin che lo indirizza in una taverna dove, resosi conto di aver tratto alcuni dei suoi racconti con cui intrattiene gli ospiti dai giornali, è fuori di sé e si sta ubriacando. Il principe, dopo avergli pagato da bere con i suoi ultimi rubli, gli strappa la promessa che lo porterà quella sera in casa di Nastas'ja perché deve compiere una missione, a suo dire, importante.

Prima di portarlo da Nastas'ja, il generale Ivolgin passa a fare visita alla sua amante Marfa Borisovna Tereent'ev. Lì il principe incontra il figlio di questa, Ippolit, un ragazzo malato che è molto amico di Kolja e che come lui e con lui vorrebbe sfuggire alla sua famiglia scapestrata, magari andando ad abitare in un appartamento preso in affitto.

Il generale Ivolgin si addormenta ubriaco sul divano di Marfa, quindi Kolja si offre di accompagnare il principe da Nastas'ja. Qui Myškin incontra, oltre alla ragazza, la sua amica Dar'ja, Tockij, Epančin, Gavrila, Ferdyščenko, Pticyn che festeggiano il compleanno di Nastas'ja.
Durante la festa si decide di raccontare ognuno una piccola storia; infine Nastas'ja, indebolita dalla febbre e resa poco lucida dallo champagne, fa decidere al principe Myškin se debba sposarsi o no. Il principe si mostra timorosamente contrario e Nastas'ja conferma che non sposerà Gavrila, nello stupore generale.

Mentre Nastas'ja sta andando via, arriva Rogožin con la sua banda e i 100.000 rubli promessi. Nastas'ja sembra accettare il denaro rinfacciando che non ha altra scelta poiché è una ragazza senza dote e nessuno la prenderebbe altrimenti. A questo punto Myškin si offre di sposarla anche senza dote, riconoscendola come una ragazza onesta; si offre di lavorare se non dovessero avere i soldi, ma esibisce anche la lettera di un famoso avvocato che lo indica come futuro erede di tre milioni di rubli.

Tutti festeggiano il principe Myškin e la sua ricchezza tranne Rogožin, che gli impone di rinunciare a Nastas'ja. Anche la ragazza espone al principe i suoi dubbi: è una donna disonorata, e non vuole rovinare un innocente quale è il principe. Quindi chiede a Rogožin il suo denaro: ma a sorpresa Nastas'ja getta i 100.000 rubli nel fuoco e sfida Gavrila, che avrebbe accettato i 75.000 rubli per sposarla, ad andarli a riprendere.

Infine Nastas'ja, dopo aver salvato i soldi dal fuoco, ed averli donati al privo di sensi Gavrila, svenuto nel tentativo di salvaguardare il suo onore non raccattando il denaro dalle fiamme, se ne va con Rogožin a Ekaterinhof, un distretto di San Pietroburgo.

Parte II

Ritratto di Dostoevskij (1872).
Il principe prosegue il suo viaggio verso Mosca per ottenere la sua eredità. Nello stesso periodo Nastas'ja, dopo la notte di baldoria a Ekaterinhof, fugge da Rogožin e trova rifugio a Mosca, dove il suo amante la inseguirà e troverà solo per perderla di nuovo. Anche Myškin scompare da Mosca lasciando i suoi affari agli attendenti.

Intanto Kolja e Varvara prendono a frequentare le figlie del generale Epančin. Un giorno Kolja consegna ad Aglaja uno strano biglietto del principe Myškin in cui egli si interessa alla sua salute e alla sua felicità. Stupita, Aglaja nasconde il biglietto in una copia del Don Chisciotte. È giugno: e la famiglia del generale Epančin si trasferisce a Pavlovsk per passarvi l'estate. Myškin si reca a casa di Lebedev dove trova il nipote di questi che reclama del denaro dallo zio e Ippolit malato. Qui il principe scopre che anche Nastas'ja è a Pavlovsk da Dar'ja Alekseevna. Myškin va a trovare Rogožin, da cui viene informato che questi e Nastas'ja si sono riconciliati, tuttavia Rogožin teme ancora che Nastas'ja possa cambiare idea e non sposarlo perché in realtà la ragazza ama Myškin e l'unico motivo per cui non sta con lui è perché crede di non meritarselo. Il principe presagisce che possa succedere a Nastas'ja qualcosa di tremendo: fa la sua comparsa il pugnale di Rogožin, pugnale che ricomparirà in seguito.

Segue un capitolo in cui il principe espone le sue idee sulla religione e sul Cristo: Myškin e Rogožin si scambiano le croci che portano, diventando così "fratelli". Alla fine dell'incontro Rogožin abbraccia il principe e gli dice che rinuncia a Nastas'ja a suo favore.

Nonostante questo, mentre il principe vaga per S. Pietroburgo si accorge che qualcuno lo sta seguendo e che questi non è altro che Rogožin, il quale sta per pugnalarlo, ma un attacco epilettico salva il principe dall'aggressione. Rogožin fugge.

Fortunatamente Kolja sopraggiunge e presta soccorso al principe. Lo rivediamo poco tempo dopo a Pavlovsk, dove ha scelto di trascorrere la convalescenza, in una villa che ha affittato da Lebedev e dove incontriamo anche un gruppo di nichilisti, gli stessi che erano con Rogožin alla festa di Nastas'ja.

I nichilisti leggono l'articolo del loro amico Keller in cui il principe Myškin viene ritratto come un ricco sciocco che ha truffato il medico che lo aveva curato. Tra di loro c'è anche Burdovskij, presunto figlio illegittimo, quindi erede, del tutore di Myskin, che morendo non ha lasciato nulla al suo figlio illegittimo, e, vista ora la cospicua eredità del principe, Burdovskij pretende che egli ripaghi quanto il suo presunto padre ha speso per le sue cure.

Myškin si offre di dare a Burdovskij del denaro affermando che in realtà non gli sono mai stati dati i tre milioni e che non crede affatto di avere davanti l'erede del suo benefattore. Burdovskij rifiuta, ma arriva Gavrila a portare le prove che il principe è nel giusto. Tutti vengono a sapere che Nastas'ja è a Pavlovsk. Intanto la generalessa Epančin chiede spiegazioni a Myškin riguardo al biglietto che aveva scritto ad Aglaja. Il principe rassicura che l'ama solo come un fratello, sebbene quando avesse scritto il biglietto ne fosse innamorato.

Parte III
Aglaja chiede appuntamento al principe, e così pure Nastas'ja, il cui nuovo obiettivo è far sposare Aglaja e Myškin. Rogožin, credendo all'amore di Myškin per Aglaja, è tranquillo.

Il nichilista Ippolit legge a Myškin, Rogožin, Kolja, Keller e vari altri la sua lettera di addio al mondo, poi cerca di spararsi ma la pistola non funziona per la mancanza della capsula e Ippolit sviene. Non è chiaro se si tratti solo di una messinscena o se il ragazzo volesse davvero uccidersi.

Myškin si incontra con Aglaja che vuole fuggire all'estero perché si vergogna della sua famiglia. Il principe le parla del suo amore per Nastas'ja, che in realtà è solo tenera pietà. Aglaja gli rivela come Nastas'ja voglia farli sposare e Myškin si adopera per far smettere il loro scambio di lettere.

Parte IV
Il rapporto fra Myškin e Aglaja oscilla fra litigi e amicizia. A un incontro organizzato da Aglaja e Nastas'ja a casa di quest'ultima, accompagnate da Myškin e Rogožin, le due iniziano a discutere riguardo al principe e ai suoi sentimenti per Nastas'ja. Nastas'ja sfida Aglaja e chiede al principe di scegliere quale delle due voglia sposare.
Ferita dall'esitazione del principe, Aglaja se ne va: quando il principe fa per seguirla Nastas'ja lo ferma, incredula che la stia respingendo, e sviene. Al suo risveglio Nastas'ja abbraccia il principe; Rogožin se ne va.

Due settimane dopo Myškin e Nastas'ja stanno per sposarsi. Gavrila si dichiara ad Aglaja, ma viene respinto, e muore il padre di Kolja. Ippolit predice al principe che, poiché egli ha tolto a Rogožin Nastas'ja, questo ucciderà Aglaja, che Myškin confessa di amare, a suo modo.

Con l'appressarsi del matrimonio, Nastas'ja è sempre più spaventata dall'idea che Rogožin la uccida. Il giorno delle nozze però Nastas'ja, mentre sta per entrare in chiesa, vede Rogožin, gli corre incontro e gli chiede di portarla via. Rogožin la fa risalire in carrozza e la porta a San Pietroburgo.

Myškin riceve la notizia con la solita compostezza. Il giorno dopo segue i due a San Pietroburgo. Dopo averli cercati inutilmente facendo la spola fra la casa di Rogožin e quella di Nastas'ja, Rogožin lo avvicina e lo conduce a casa sua senza dargli spiegazioni. Qui scopre il cadavere di Nastas'ja, uccisa da Rogožin stesso con il pugnale che aveva mostrato al principe precedentemente. I due passano insieme la notte: al mattino dopo vengono trovati uno, Rogožin, delirante, e l'altro, Myškin, impazzito nuovamente.

Rogožin è processato e condannato a quindici anni in Siberia. Ippolit muore due settimane dopo Nastas'ja. Aglaja si sposa con un emigrato polacco, un finto conte. Myškin torna in clinica in Svizzera.

Riduzioni e adattamenti cinematografici e televisivi
L'idiota, film diretto da Salvatore Aversano, e con Fernanda Fassy, Sergio Mari, Fernanda Negri Pouget (1919)
Irrende Seelen, film muto diretto da Carl Froelich con Asta Nielsen e Walter Janssen (1921)
L'idiota (L'idiot), film diretto da Georges Lampin (1946)
L'idiota (Hakuchi), film diretto da Akira Kurosawa (1951)
L'idiota (1959), sceneggiato televisivo RAI, in sei puntate, diretto da Giacomo Vaccari e interpretato, fra gli altri, da Giorgio Albertazzi, Sergio Tofano, Gian Maria Volonté, Lina Volonghi e Anna Maria Guarnieri
Amour braque - Amore balordo (L'amour braque), film diretto da Andrzej »uławski, nonostante il film non racconta gli avvenimenti del libro, la sceneggiatura è basata sul romanzo L'idiota di F«dor Dostoevskij.
Il ritorno dell'idiota (Návrat idiota), film per la televisione diretto da Sasa Gedeon; coproduzione Repubblica Ceca-Germania per Česká televize (1999)
"Idioot", film diretto da Rainer Sarnet (2011)
Nella musica
L'idiota, opera lirica in tre atti e sette quadri su musica di Luciano Chailly e libretto di Gilberto Loverso
L'idiota è un brano musicale di Marlene Kuntz.
Note
^ Terni Web - Terniweb - SPECIALI Errore
Edizioni in italiano
trad. anonima, Milano: Fratelli Treves, 1902
trad. Federigo Verdinois, Lanciano: Carabba, 1927; con introduzione di Mauro Martini, Roma: Newton Compton (col. "Biblioteca Economica Newton" n. 54), 1991 ISBN 978-88-7983-990-7
trad. Sergio Balakoucioff, Milano: Bietti, 1931
trad. Maria Racovska e Luigi D'Agesilao, Milano: Barion, 1931; 1943 (a firma Maria Racowska e Luigi Galeazzo Tenconi); a cura di Eridano Bazzarelli, Milano: Mursia (coll. "I grandi romanzi"), 1960
trad. A. Poliukin e Decio Cinti, Milano: Sonzogno, 1932
trad. Giovanni Faccioli, Milano: Rizzoli ("Biblioteca Universale Rizzoli" n. 739-746), 1954; a cura di Ettore Lo Gatto, 1999 ISBN 88-17-18937-5; 2004 ISBN 88-17-00245-3; Firenze: Sansoni, 1958 (con I taccuini per L'idiota); in Tutti i romanzi, vol. I, ivi, 1984 ISBN 88-450-4929-9; Sesto San Giovanni: Peruzzo, 1986; Santarcangelo di Romagna: Gulliver, 1995 ISBN 88-8129-951-8
trad. di Alfredo Polledro, prefazione di Leone Ginzburg, Torino: Einaudi, 1941; ivi (coll. "I millenni"), 1965; con introduzione di Vittorio Strada (coll. "Gli struzzi" n. 232), 1981; ivi ("Gli struzzi" n. 415-417), 1984 ISBN 88-06-51318-4; ivi (coll. "ET" n. 191), 1994 ISBN 978-88-06-13487-7
trad. di Alfredo Polledro, prefazione di Leone Ginzburg, Milano: Mondadori (coll. "Biblioteca moderna Mondadori" n. 584-585), 1959
trad. L. Slavovič e I. Capocasa, Milano: Lucchi, 1959
L'idiota dal romanzo di F«dor Dostoevskij, (sceneggiato tv in 6 puntate, 1959), riduzione teatrale di Giorgio Albertazzi, musiche di Luciano Chailly, regia di Giacomo Vaccari, Roma: Rai Trade (coll. "I grandi sceneggiati della televisione italiana" n. 11), 2007 (3 DVD)
trad. e riduzione di Anna Franchi, Roma: Giumar, s.d. (anni 1960)
riduzione a cura di Rosanna Ruscitti, Padova: Radar, 1967
L'idiota. Opera in 3 atti e 7 quadri dal romanzo di Fiodor Dostoievskij, testo di Gilberto Loverso, musica di Luciano Chailly, Milano: Lucchi-Ricordi, 1968 (prima rappresentazione: Teatro dell'Opera di Roma, 14 febbraio 1970, direttore d'orchestra: Nino Sanzogno, regista: Sandro Sequi)
trad. Rinaldo Küfferle, Milano: Mursia (coll. "I grandi scrittori di ogni paese"), 1970, (coll. "GUM" n. 265), 1995 ISBN 88-425-1831-X
trad. Rinaldo Küfferle, introduzione di Fausto Malcovati, Milano: Garzanti (coll. "I grandi libri" n. 1-2), 1973
trad. Licia Brustolin, introduzione di Fausto Malcovati, Milano: Garzanti (coll. "I grandi libri" n. 426), 1990 ISBN 88-11-58426-4 ISBN 978-88-11-36426-9
trad. Maria L. De Benedetti, Ginevra: Ferni, 1973; Roma: Casini, 1987 ISBN 88-403-1066-5
trad. Giacinta De Dominicis Jorio, Milano: Edizioni Paoline, 1981 ISBN 88-215-0218-X
adattamento teatrale di Furio Bordon, su un'ipotesi drammaturgica di David Maria Turoldo, Udine: Arti grafiche friulane ("I quaderni del teatro" n. 51) , 1993 (prima: Teatro Stabile di Trieste, stagione 1993-94)
trad. Eugenia Maini e Elena Mantelli, introduzione di Igor Sibaldi, con un saggio di Hermann Hesse, Milano: Mondadori (coll. "Oscar Grandi Classici" n. 60), 1995 ISBN 978-88-04-52517-2, ivi (coll. "Oscar Classici" n. 660), 2012 ISBN 978-88-04-61718-1
trad. e cura di Gianlorenzo Pacini, Milano: Feltrinelli (coll. "Universale Economica Feltrinelli" n. 2147), 1998 ISBN 978-88-07-82147-9
trad. e cura di Maria Candida Ghidini, Milano: Frassinelli (coll, "I classici classici"), 1999 ISBN 88-7684-586-0
trad. e cura di Gemma De Sanctis, Colognola ai Colli: Demetra, 2000
trad. di Giovanni Faccioli e Laura Satta Boschian, introduzione di Armando Torno, note di Ettore Lo Gatto, Milano: Bompiani (coll. "Il pensiero occidentale"), 2009 (con "Taccuini di appunti per L'idiota" e testo russo a fronte) ISBN 978-88-452-6252-4
Bibliografia
Walter Benjamin, L'idiota di Dostoeveskij, 1921, trad. di Anna Marietti Solmi, in Metafisica della gioventù, Torino: Einaudi, 1982 pp. 194-198
Robert Walser, L'idiota di Dostoevskij, 1925, trad. Anna Bianco, in La rosa, Milano: Adelphi, 1992 ISBN 978-88-459-0868-2
Vittorio Strada, Il «santo idioto» e il «savio peccatore», 1941 (poi introduzione all'ed. Einaudi, cit.)
Paolo Febbraro, L'idiota. Una storia letteraria, Firenze: Le lettere, 1990 ISBN 978-88-6087-454-2
Alfredo Giuliani, L'idiota controfigura di Cristo, in "la Repubblica", 6 agosto 1998
Rossana Rossanda, La bontà: «L'idiota» di F«dor Dostoevskij (1868-69), in Franco Moretti (a cura di), in Il romanzo, vol. I: La cultura del romanzo, Torino: Einaudi, 2001, pp. 431-37 (ISBN 978-88-06-15290-1)
William J. Leatherbarrow, L'immaginario apocalittico nell'Idiota e nei Demoni di Dostoevskij, in Andrea Oppo (a cura di), Figure dell'apocalisse. Arte e filosofia nel pensiero slavo, Trapani: Il pozzo di Giacobbe, 2013, pp. 85-94 (ISBN 978-88-6124-415-3)
Voci correlate
Il corpo di Cristo morto nella tomba
Altri progetti
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Cinema
Che? - film del 1972 di Roman Polanski
Che - L'argentino (The Argentine) - film del 2008 di Steven Soderbergh
Che - Guerriglia (Guerrilla) - film del 2008 di Steven Soderbergh
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Juventus Football Club
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Colori sociali    Nero e Bianco (Strisce).svg Bianco e nero
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Dati societari
Città    Torino
Nazione    Italia Italia
Confederazione    UEFA
Federazione    Flag of Italy.svg FIGC
Campionato    Serie A
Fondazione    1897
Proprietario    Italia Famiglia Agnelli
(attraverso EXOR N.V.)
Borsa Italiana: JUVE

Presidente    Italia Andrea Agnelli
Allenatore    Italia Massimiliano Allegri
Stadio    Allianz Stadium
(41 507 posti)
Sito web    www.juventus.com
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Titoli nazionali    1 Campionato di Serie B
Trofei nazionali    13 Coppe Italia
7 Supercoppe italiane
Trofei internazionali    2 Coppe dei Campioni/Champions League
1 Coppe delle Coppe
3 Coppe UEFA/Europa League
2 Supercoppe UEFA
1 Coppe Intertoto
2 Coppe Intercontinentali
1 Coppa delle Alpi
Soccerball current event.svg Stagione in corso
Si invita a seguire il modello di voce
La Juventus Football Club (dal latino: iuvent«s, «gioventù»), meglio nota come Juventus (/juˈvÉntus/),[1] è una società calcistica italiana per azioni con sede a Torino.

Fondata nel 1897 da un gruppo di studenti liceali locali,[2] la Juve, com'è colloquialmente abbreviata,[3] è il secondo club per anzianità tra quelli tuttora attivi nel Paese, dopo il Genoa (1893); è il più titolato e con maggiore tradizione sportiva FIGC, oltreché uno dei più blasonati al mondo con 65 trofei ufficiali vinti, tra cui il primato di 34 titoli di campione d'Italia e 11 in competizioni UEFA.[4] Milita nel campionato di Serie A, la massima categoria nazionale, a cui ha preso parte pressoché stabilmente sin dall'esordio nel 1900, eccezione fatta per la stagione 2006-07. Dopo aver esordito in divisa rosanero, nel 1903 adottò l'odierna tenuta di gioco a strisce verticali bianconere.

Il legame con la famiglia Agnelli, che dura dal 1923, è il primo e più duraturo sodalizio imprenditoriale-sportivo in Italia;[5] attraverso un peculiare modello gestionale instaurato nel frattempo, quella bianconera divenne la prima società sportiva italiana a raggiungere uno status professionistico ante litteram.[6] Nel 1985 diventò il primo club ad aver vinto tutte e tre le maggiori competizioni europee: la Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e la Coppa UEFA;[7] coi successivi trionfi nella Supercoppa UEFA 1984 e nella Coppa Intercontinentale 1985 divenne inoltre il primo e tuttora unico al mondo ad avere conquistato tutti i trofei ufficiali della propria confederazione di appartenenza, un record ulteriormente migliorato con il successo in Coppa Intertoto 1999.[8]

Quotata in Borsa dal 2001,[9] la Juventus è, pressoché stabilmente dalla seconda metà degli anni 1990, tra le prime dieci società calcistiche su scala mondiale in ambito finanziario per fatturato, valore borsistico e profitti.[10] Il suo contributo alla nazionale italiana, il maggiore tra le squadre italiche, è stato decisivo per i successi della rappresentativa nazionale.[11] È inoltre forte del più numeroso sostegno a carattere nazionale oltreché molto esteso su scala globale,[12][13] principalmente nei Paesi a forte emigrazione italiana, che ne fanno contemporaneamente un simbolo anticampanilistico e di italianità.[14][15] Nel 2000 la Juventus fu inserita dalla FIFA al settimo posto (prima italiana) nella classifica secolare sui migliori club al mondo,[16] mentre nel 2009 fu nominata dall'IFFHS migliore squadra nel Paese e seconda a livello europeo, dopo il Real Madrid, del XX secolo.[17]

Indice
1    Storia
2    Cronistoria
3    Colori e simboli
3.1    Colori
3.2    Simboli ufficiali
3.2.1    Stemma
3.2.2    Inno
4    Strutture
4.1    Stadio
4.2    Centro di allenamento
5    Società
5.1    Organigramma societario
5.2    Sponsor
5.3    Impegno nel sociale
5.4    Settore giovanile
6    Diffusione nella cultura di massa
7    Allenatori e presidenti
7.1    Allenatori
7.2    Presidenti
8    Calciatori
8.1    Contributo alle nazionali di calcio
9    Palmarès
9.1    Competizioni nazionali
9.2    Competizioni internazionali
9.3    Competizioni giovanili
10    Statistiche e record
10.1    Statistiche di squadra
10.2    Statistiche individuali
11    Tifoseria
11.1    Storia
11.2    Gemellaggi e rivalità
12    Organico
12.1    Rosa
12.2    Staff tecnico
13    Attività polisportiva
14    Note
15    Bibliografia
15.1    Libri
15.2    Pubblicazioni varie
16    Voci correlate
17    Altri progetti
18    Collegamenti esterni
Storia
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Juventus Football Club.

La Juventus di Carlo Carcano della stagione 1933-34, al quarto scudetto del Quinquennio d'oro
Nell'autunno del 1897 vide la luce a Torino lo Sport-Club Juventus per iniziativa di un gruppo di studenti del liceo classico Massimo d'Azeglio; tra essi i fratelli Eugenio ed Enrico Canfari.[2] Tre anni più tardi, con il nome di Foot-Ball Club Juventus,[18] la società si iscrisse al suo primo campionato nazionale.[19] Il primo titolo nazionale arrivò nel 1905.[19] L'anno dopo il presidente della società, lo svizzero Alfred Dick, a seguito di accese discussioni di spogliatoio lasciò la Juventus e assieme a un gruppo di soci dissidenti si unì alla FC Torinese dando vita al Torino,[20] segnando così l'origine del derby della Mole e l'inizio di una serie di problemi finanziari e sportivi che condussero la squadra bianconera nel 1913 alle soglie della retrocessione in Promozione.[21]

Dopo la prima guerra mondiale la Juventus, risollevatasi con la presidenza di Giuseppe Hess e Corrado Corradini, migliorò il suo piazzamento in campionato e fornì i primi giocatori alla nazionale italiana.[22] Edoardo Agnelli assunse la presidenza della società il 24 luglio 1923.[5] Con l'ulteriore arrivo del primo allenatore professionista, l'ungherese Jenő Károly, giunse la vittoria del secondo tricolore nella stagione 1925-26.[23]


Omar Sívori, John Charles e Giampiero Boniperti, il Trio Magico dei torinesi tra gli anni 1950 e 1960: per la leggenda juventina Boniperti, prima 15 anni da calciatore bianconero e poi 19 da presidente del club
Il primo ciclo vincente della società, grazie all'apporto di elementi come Giovanni Ferrari, Raimundo Orsi, Luis Monti e il trio difesivo Combi-Rosetta-Caligaris,[24] giunse tra il 1930-31 e il 1934-35, quando arrivarono cinque scudetti consecutivi, uniti al raggiungimento delle semifinali di Coppa dell'Europa Centrale per quattro anni di fila; allenatore della squadra in quattro delle cinque vittoriose stagioni fu Carlo Carcano,[25] uno dei precursori del «metodo».[23] Molti giocatori di quella Juventus formarono il nucleo della nazionale italiana vittoriosa nella Coppa Internazionale e nel campionato del mondo 1934.[26] La prematura morte di Edoardo Agnelli, avvenuta nel 1935, coincise con la fine del cosiddetto «Quinquennio d'oro». Sul finire del periodo interbellico arrivò comunque la prima Coppa Italia dei bianconeri (1938).

Nel secondo dopoguerra sotto la presidenza di Gianni Agnelli e in seguito di suo fratello Umberto la Juventus tornò alla ribalta dopo tre lustri conoscendo un secondo ciclo di vittorie, grazie anche all'arrivo di Omar Sívori e John Charles, che insieme a Giampiero Boniperti formarono il «Trio Magico»:[27] tre scudetti tra il 1958 e il 1961, il primo dei quali fu il decimo e le valse il diritto a poter esporre sulle maglie la stella.[28] Sívori divenne inoltre nel 1961 il primo calciatore proveniente dalla Serie A a vincere il Pallone d'oro.[29]


La Juventus di Giovanni Trapattoni della stagione 1983-84, che centrò il double composto da scudetto e Coppa delle Coppe
Nel 1971 Boniperti diventò presidente del club e il suo primo scudetto in tale nuova veste giunse subito alla sua prima stagione, nel 1971-72, bissato da quello successivo del 1972-73: furono i primi di un terzo vittorioso ciclo che nei successivi quindici anni, sotto la guida tecnica dapprima di Čestmír Vycpálek, poi di Carlo Parola e infine di Giovanni Trapattoni, portarono a Torino nove scudetti, due Coppe Italia e vittorie internazionali che fecero della Juventus la prima a vincere tutte le competizioni dell'UEFA e, a seguire, la prima al mondo a conquistare tutte le competizioni ufficiali per club.

In particolare nel 1977 arrivò la prima vittoria internazionale in Coppa UEFA, al termine di un'accesa finale contro gli spagnoli dell'Athletic Bilbao.[30] Il titolo nella Coppa dei Campioni 1984-85, conseguito a Bruxelles il 29 maggio 1985 sul Liverpool circa un anno dopo la vittoria da imbattuta in Coppa delle Coppe, fu invece oscurato da gravi incidenti pre-gara generati dagli hooligan britannici che portarono alla morte di 39 spettatori. Lo scudetto vinto nel 1986 chiuse il decennio di Trapattoni: durante la sua gestione complessivamente 9 elementi della Juventus giocarono nella nazionale italiana al campionato del mondo di Argentina 1978 e 6 in quella che si laureò campione nella successiva edizione di Spagna 1982.


La Juventus di Marcello Lippi celebra i trionfi del 1996 in Champions League e Coppa Intercontinentale
Tramontata la generazione di calciatori che avevano costituito l'asse portante della squadra, la Juventus affrontò un periodo di nove anni privo di risultati in campo nazionale, anche se giunsero a Torino una Coppa Italia (1990) e due Coppe UEFA (1990 e 1993).[28] Nel 1994 l'arrivo in panchina di Marcello Lippi fu il preludio al quarto ciclo vincente dei bianconeri: in dieci stagioni â" con l'intervallo di un biennio d'interregno di Carlo Ancelotti, il quale vinse la Coppa Intertoto â" la squadra fece suoi cinque scudetti e una Coppa Italia, raggiunse quattro finali di Champions League vincendo quella del 1996 a Roma e conquistò una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa UEFA e quattro Supercoppe di Lega.

I successi ottenuti in campionato sotto la gestione tecnica di Fabio Capello a metà degli anni 2000 vennero annullati dall'esito del caso Calciopoli: nell'estate 2006 la giustizia sportiva revocò ai bianconeri il titolo conseguito nel 2005 e li declassò dal primo all'ultimo posto in classifica nel 2006, relegandoli d'ufficio per la prima volta nella loro storia in Serie B.[31] La Juventus fu promossa in massima categoria un anno più tardi vincendo il campionato cadetto. Nel 2010 Andrea Agnelli, quarto esponente della dinastia torinese, assume la presidenza del club. Sotto il suo mandato, con la guida tecnica dapprima di Antonio Conte e poi di Massimiliano Allegri, i bianconeri danno vita a un quinto ciclo di successi superando la squadra del Quinquennio d'oro e inanellando sette scudetti consecutivi dal 2012 al 2018, un unicum nel calcio italiano;[32] negli stessi anni arrivano inoltre a Torino quattro double consecutivi grazie alle vittorie in Coppa Italia, altro primato nazionale,[33] e tre Supercoppe di Lega.

Cronistoria
Cronistoria della Juventus Football Club
1897 · 1º novembre, data convenzionale di fondazione dello Sport-Club Juventus.
1898 · Non prende parte al Campionato Federale.
1899 · Cambia denominazione in Foot-Ball Club Juventus.[18]
Non prende parte al Campionato Federale.
1900 · 2ª nel girone eliminatorio piemontese del Campionato Federale.
1901 · Semifinale del Campionato Federale.
1902 · 2ª nel girone eliminatorio piemontese del Campionato Federale.
1902-03 · Finale del Campionato Federale. Ammessa nel nuovo campionato di Prima Categoria.
1903-04 · Finale di Prima Categoria.
1904-05 · Scudetto.svg Campione d'Italia (1º titolo).
1905-06 · 2ª in Prima Categoria.[34]
1906-07 · 2ª nel girone eliminatorio piemontese di Prima Categoria.
1907-08 · Vince il Campionato Federale di Prima Categoria (1º titolo).
2ª nel girone eliminatorio piemontese del Campionato Italiano di Prima Categoria.
1908-09 · Vince il Campionato Italiano di Prima Categoria (1º titolo).
3ª nel girone eliminatorio piemontese del Campionato Federale di Prima Categoria.
1909-10 · 3ª in Prima Categoria.
1910-11 · 9ª nel girone ligure-lombardo-piemontese di Prima Categoria.
1911-12 · 8ª nel girone ligure-lombardo-piemontese di Prima Categoria.
1912-13 · 6ª nel girone eliminatorio piemontese di Prima Categoria. 2rightarrow.png Inizialmente retrocessa in Promozione, viene successivamente ripescata nel girone lombardo in seguito alla riforma Baraldi-Baruffini.
1913-14 · 2ª nel girone lombardo; 4ª nel girone finale del campionato del Nord Italia di Prima Categoria.
1914-15 · 2ª nel gruppo B del campionato dell'Alta Italia (girone piemontese centrale); 3ª nel gruppo A del girone semifinale Interregionale di Prima Categoria.[35]
1915-16 · 1ª nel girone piemontese occidentale; 2ª nel girone finale della Coppa Federale.
1916-19 · Sospensione attività sportive per cause belliche.
1919-20 · 1ª nel gruppo A piemontese; 1ª nel girone B delle semifinali interregionali; 2ª nel girone finale del campionato del Nord Italia di Prima Categoria.
1920-21 · 4ª nel gruppo A del girone eliminatorio piemontese di Prima Categoria. In polemica con la FIGC, insieme alle altre 23 maggiori società italiane del tempo si affilia alla Confederazione Calcistica Italiana (CCI) nel nuovo campionato di Prima Divisione.
1921-22 · 6ª nel girone A di Prima Divisione. Insieme alle altre società della CCI, con il Compromesso Colombo ritorna nella FIGC, nel nuovo campionato unico di Prima Divisione.
1922-23 · 5ª nel girone B di Prima Divisione.
1923-24 · 5ª nel girone A di Prima Divisione.
1924-25 · 2ª nel girone B di Prima Divisione.
1925-26 · Scudetto.svg Campione d'Italia (2º titolo). Ammessa nel nuovo campionato di Divisione Nazionale.
1926-27 · 3ª nel girone finale di Divisione Nazionale.
4º turno eliminatorio di Coppa Italia.[36]
1927-28 · 3ª nel girone finale di Divisione Nazionale.
1928-29 · 2ª nel girone B di Divisione Nazionale. Ammessa nel nuovo campionato di Serie A.
Quarti di finale di Coppa dell'Europa Centrale.
1929-30 · 3ª in Serie A.
1930-31 · Scudetto.svg Campione d'Italia (3º titolo).
Quarti di finale di Coppa dell'Europa Centrale.
1931-32 · Scudetto.svg Campione d'Italia (4º titolo).
Semifinale di Coppa dell'Europa Centrale.[37]
1932-33 · Scudetto.svg Campione d'Italia (5º titolo).
Semifinale di Coppa dell'Europa Centrale.
1933-34 · Scudetto.svg Campione d'Italia (6º titolo).
Semifinale di Coppa dell'Europa Centrale.
1934-35 · Scudetto.svg Campione d'Italia (7º titolo).
Semifinale di Coppa dell'Europa Centrale.
1935-36 · 5ª in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
1936 · Cambia denominazione per italianizzazione in Juventus, con perdita della ragione sociale Foot-Ball Club.
1936-37 · 5ª in Serie A.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
1937-38 · 2ª in Serie A.
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (1º titolo).
Semifinale di Coppa dell'Europa Centrale.
1938-39 · 8ª in Serie A.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
1939-40 · 3ª in Serie A.
Semifinale di Coppa Italia.
1940-41 · 5ª in Serie A.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
1941-42 · 6ª in Serie A.
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (2º titolo).
1942 · Cambia denominazione per abbinamento in Juventus Cisitalia.[38]
1942-43 · 3ª in Serie A.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
1943-45 · Sospensione attività sportive per cause belliche.
1944 · 2ª nel girone eliminatorio ligure-piemontese; 2ª nel girone lombardo-piemontese delle semifinali del campionato di guerra.
1945 · Cambia denominazione in Juventus Football Club.
1945-46 · 3ª nel girone Alta Italia; 2ª nel girone finale della Divisione Nazionale.
1946-47 · 2ª in Serie A.
1947-48 · 2ª in Serie A.
1948-49 · 4ª in Serie A.
1949-50 · Scudetto.svg Campione d'Italia (8º titolo).
1950-51 · 3ª in Serie A.
Finale di Coppa Rio.[39]
1951-52 · Scudetto.svg Campione d'Italia (9º titolo).
3ª in Coppa Latina.
1952-53 · 2ª in Serie A.
1953-54 · 2ª in Serie A.
1954-55 · 7ª in Serie A.
1955-56 · 12ª in Serie A.[40]
1956-57 · 9ª in Serie A.
1957-58 · Stella 10 Scudetti.svg Scudetto.svg Campione d'Italia (10º titolo).
Semifinale di Coppa Italia.
1958-59 · 4ª in Serie A.
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (3º titolo).
Sedicesimi di finale di Coppa dei Campioni.
1959-60 · Scudetto.svg Campione d'Italia (11º titolo).
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (4º titolo).
1960-61 · Scudetto.svg Campione d'Italia (12º titolo).
Semifinale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa dei Campioni.
1961-62 · 12ª in Serie A.
Semifinale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa dei Campioni.
1962-63 · 2ª in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Coppa delle Alpi.JPG Vince la Coppa delle Alpi (1º titolo).
1963-64 · 5ª in Serie A.[40]
Semifinale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa delle Fiere.
1964-65 · 4ª in Serie A.
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (5º titolo).
Finale di Coppa delle Fiere.
1965-66 · 5ª in Serie A.
Semifinale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa delle Coppe.
2ª in Coppa delle Alpi.
1966-67 · Scudetto.svg Campione d'Italia (13º titolo).
Semifinale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa delle Fiere.
1967-68 · 3ª in Serie A.
1º turno di Coppa Italia.
Semifinale di Coppa dei Campioni.
Fase a gironi di Coppa delle Alpi.
1968-69 · 5ª in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa delle Fiere.
1969-70 · 3ª in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa delle Fiere.
1970-71 · 4ª in Serie A.
1º turno di Coppa Italia.
Finale di Coppa delle Fiere.
3ª nel Trofeo Nazionale di Lega Armando Picchi.
1971-72 · Scudetto.svg Campione d'Italia (14º titolo).
Girone di semifinale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa UEFA.
1972-73 · Scudetto.svg Campione d'Italia (15º titolo).
Finale di Coppa Italia.
Finale di Coppa dei Campioni.
1973-74 · 2ª in Serie A.
Girone di semifinale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa dei Campioni.
Finale di Coppa Intercontinentale.
1974-75 · Scudetto.svg Campione d'Italia (16º titolo).
Girone di semifinale di Coppa Italia.
Semifinale di Coppa UEFA.
1975-76 · 2ª in Serie A.
1º turno di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa dei Campioni.
1976-77 · Scudetto.svg Campione d'Italia (17º titolo).
UEFA CUP.svg Vince la Coppa UEFA (1º titolo).
Girone di semifinale di Coppa Italia.
1977-78 · Scudetto.svg Campione d'Italia (18º titolo).
Girone di semifinale di Coppa Italia.
Semifinale di Coppa dei Campioni.
1978-79 · 3ª in Serie A.
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (6º titolo).
Sedicesimi di finale di Coppa dei Campioni.
1979-80 · 2ª in Serie A.
Semifinale di Coppa Italia.
Semifinale di Coppa delle Coppe.
1980-81 · Scudetto.svg Campione d'Italia (19º titolo).
Semifinale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa UEFA.
Finale del Torneo di Capodanno.
1981-82 · Stella 10 Scudetti.svg Stella 10 Scudetti.svg Scudetto.svg Campione d'Italia (20º titolo).
1º turno di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa dei Campioni.
1982-83 · 2ª in Serie A.
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (7º titolo).
Finale di Coppa dei Campioni.
1983-84 · Scudetto.svg Campione d'Italia (21º titolo).
Coppa delle Coppe.svg Vince la Coppa delle Coppe (1º titolo).
Ottavi di finale di Coppa Italia.
1984-85 · 6ª in Serie A.[41]
Supercoppa UEFA.svg Vince la Supercoppa UEFA (1º titolo).
Coppa Campioni.svg Vince la Coppa dei Campioni (1º titolo).
Quarti di finale di Coppa Italia.
1985-86 · Scudetto.svg Campione d'Italia (22º titolo).
Coppa Intercontinentale.svg Vince la Coppa Intercontinentale (1º titolo).
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa dei Campioni.
1986-87 · 2ª in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa dei Campioni.
1987-88 · 6ª in Serie A.[42]
Semifinale di Coppa Italia.
Sedicesimi di finale di Coppa UEFA.
1988-89 · 4ª in Serie A.
2º turno di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa UEFA.
1989-90 · 4ª in Serie A.[41]
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (8º titolo).
UEFA CUP.svg Vince la Coppa UEFA (2º titolo).
1990-91 · 7ª in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Semifinale di Coppa delle Coppe.
Finale di Supercoppa italiana.
1991-92 · 2ª in Serie A.
Finale di Coppa Italia.
1992-93 · 4ª in Serie A.
UEFA CUP.svg Vince la Coppa UEFA (3º titolo).
Semifinale di Coppa Italia.
1993-94 · 2ª in Serie A.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Coppa UEFA.
1994-95 · Scudetto.svg Campione d'Italia (23º titolo).
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (9º titolo).
Finale di Coppa UEFA.
1995-96 · 2ª in Serie A.
Coppa Campioni.svg Vince la Champions League (2º titolo).
Supercoppa Italiana.svg Vince la Supercoppa italiana (1º titolo).
Ottavi di finale di Coppa Italia.
1996-97 · Scudetto.svg Campione d'Italia (24º titolo).
Supercoppa UEFA.svg Vince la Supercoppa UEFA (2º titolo).
Coppa Intercontinentale.svg Vince la Coppa Intercontinentale (2º titolo).
Quarti di finale di Coppa Italia.
Finale di Champions League.
1997-98 · Scudetto.svg Campione d'Italia (25º titolo).
Supercoppa Italiana.svg Vince la Supercoppa italiana (2º titolo).
Semifinale di Coppa Italia.
Finale di Champions League.
1998-99 · 7ª in Serie A.[43]
Quarti di finale di Coppa Italia.
Semifinale di Champions League.
Finale di Supercoppa italiana.
1999-2000 · 2ª in Serie A.
Intertoto.svg Vince la Coppa Intertoto (1º titolo).
Quarti di finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Coppa UEFA.
2000-01 · 2ª in Serie A.
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Prima fase a gironi di Champions League.
2001-02 · Scudetto.svg Campione d'Italia (26º titolo).
Finale di Coppa Italia.
Seconda fase a gironi di Champions League.
2002-03 · Scudetto.svg Campione d'Italia (27º titolo).
Supercoppa Italiana.svg Vince la Supercoppa italiana (3º titolo).
Quarti di finale di Coppa Italia.
Finale di Champions League.
2003-04 · 3ª in Serie A.
Supercoppa Italiana.svg Vince la Supercoppa italiana (4º titolo).
Finale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Champions League.
2004-05 · Scudetto revoked.svg 1ª in Serie A (titolo revocato).[31]
Ottavi di finale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Champions League.
2005-06 · 20ª in Serie A. Red Arrow Down.svg Retrocessa in Serie B.[31]
Quarti di finale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Champions League.
Finale di Supercoppa italiana.
2006-07 · Coppa Ali della vittoria.svg 1ª in Serie B. Green Arrow Up.svg Promossa in Serie A.
Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
2007-08 · 3ª in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
2008-09 · 2ª in Serie A.
Semifinale di Coppa Italia.
Ottavi di finale di Champions League.
2009-10 · 7ª in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Champions League.
Ottavi di finale di Europa League.
2010-11 · 7ª in Serie A.
Quarti di finale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Europa League.
2011-12 · Scudetto.svg Campione d'Italia (28º titolo).
Finale di Coppa Italia.
2012-13 · Scudetto.svg Campione d'Italia (29º titolo).
Supercoppa Italiana.svg Vince la Supercoppa italiana (5º titolo).
Semifinale di Coppa Italia.
Quarti di finale di Champions League.
2013-14 · Stella 10 Scudetti.svg Stella 10 Scudetti.svg Stella 10 Scudetti.svg Scudetto.svg Campione d'Italia (30º titolo).
Supercoppa Italiana.svg Vince la Supercoppa italiana (6º titolo).
Quarti di finale di Coppa Italia.
Fase a gironi di Champions League.
Semifinale di Europa League.
2014-15 · Scudetto.svg Campione d'Italia (31º titolo).
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (10º titolo).
Finale di Champions League.
Finale di Supercoppa italiana.
2015-16 · Scudetto.svg Campione d'Italia (32º titolo).
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (11º titolo).
Supercoppa Italiana.svg Vince la Supercoppa italiana (7º titolo).
Ottavi di finale di Champions League.
2016-17 · Scudetto.svg Campione d'Italia (33º titolo).
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (12º titolo).
Finale di Supercoppa italiana.
Finale di Champions League.
2017-18 · Scudetto.svg Campione d'Italia (34º titolo).
Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia (13º titolo).
Finale di Supercoppa italiana.
Quarti di finale di Champions League.
Colori e simboli
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Colori e simboli della Juventus Football Club.
Colori

I fondatori-giocatori dello Sport-Club Juventus nel biennio 1897-1898 con indosso l'originaria divisa rosanero
L'uniforme di gioco della Juventus è una maglia a strisce verticali bianche e nere,[44] tradizionalmente abbinata a pantaloncini e calzettoni bianchi. La divisa degli esordi adottata a cavallo tra XIX e XX secolo era invece composta da una camicia rosa (abbinata a scelta con cravatta o farfallino) e pantaloni neri. In seguito a causa dei frequenti lavaggi il rosa scolorì in maniera talmente evidente che il club ne decise il cambio.[44]

Nel 1903 fu così chiesto all'inglese Savage (tra i membri della società) di cercare nel suo Paese un kit da gioco più consono e resistente all'usura. Savage aveva un amico di Nottingham tifoso del Notts County, la cui maglia è a strisce bianconere: per tale ragione fu spedito a Torino un set di uniformi analogo a quello usato dai Magpies.[45]

Simboli ufficiali
Stemma

La zebra rampante, già parte dell'iconografia del club, ha inoltre affiancato lo stemma sociale da fine anni 1970 ai primi anni 1990
Eccezion fatta per un particolare simbolo in uso dal 1979 all'inizio degli anni 1990 â" e che ha solo affiancato lo stemma ufficiale â" ovvero la silhouette nera di una zebra rampante,[46] dagli albori al 2017 l'emblema identificativo della Juventus è rimasto sostanzialmente invariato:[47] uno scudo ovale riempito da pali bianchi e neri, con il nome del club impresso nella parte superiore, mentre in quella inferiore trovava posto il toro, simbolo civico torinese; altri dettagli erano in oro, o in alternativa in blu Savoia, quest'ultimo un omaggio alla tradizione sabauda di Torino.[47]

Con la stagione 2017-18 il club ha adottato un diverso stemma volto a inaugurare una rinnovata identità societaria,[48] di fatto un logo che si distacca nettamente dalla tradizionale araldica calcistica europea:[49] si tratta di un pittogramma che riproduce la lettera «J» stilizzata, composta da strisce verticali bianconere che, incurvandosi, vanno a proiettare i bordi di uno scudo francese antico, rimandando esplicitamente anche allo scudetto;[48] il tutto è sormontato dalla denominazione societaria.[48]

Inno
L'inno ufficiale della Juventus â" il quinto nella storia del club â" è Juve (storia di un grande amore), scritto da Alessandra Torre e Claudio Guidetti, nella versione del cantante e musicista emiliano Paolo Belli composta nel 2007.[50] Tra quelle composte dagli artisti più noti figura Juvecentus, opera di Pierangelo Bertoli nel 1997, in occasione del centesimo anniversario della fondazione del club.[51]

Strutture
Stadio

L'ingresso del Campo Juventus, impianto interno dal 1922 al 1933 nonché di proprietà del club
Nel biennio 1897-1898 i primi impianti utilizzati dal club furono il Parco del Valentino e il Giardino della Cittadella. Fino al 1908 la squadra si spostò al campo della piazza d'armi torinese, all'epoca sita tra i corsi Galileo Ferraris e Duca degli Abruzzi, tranne nel biennio 1905-06 durante il quale il terreno di casa fu lo stadio motovelodromo Umberto I.[52] Dal 1909 al 1922 l'impianto utilizzato fu quello di Corso Sebastopoli e da qui al 1933 quello di Corso Marsiglia che fu teatro della conquista di quattro campionati, tre dei quali consecutivi.[53]

Dal 1933 al 1990 il club ha disputato i suoi incontri interni allo stadio Comunale nella zona di Santa Rita. Nato col nome di Municipale "Benito Mussolini" per dotare la città di un impianto che potesse ospitare le gare del campionato del mondo 1934, ribattezzato dopo la seconda guerra mondiale dapprima in Comunale e in seguito Comunale "Vittorio Pozzo", esso ospitò 890 incontri di campionato della Juventus;[54] dopo la definitiva dismissione dello stadio Filadelfia, il Comunale fu condiviso dal 1963 con i concittadini del Torino. Il Comunale fu utilizzato fino al 1990, anno in cui le due compagini cittadine si trasferirono allo stadio delle Alpi, costruito nel quartiere di Vallette in occasione del campionato del mondo 1990 e che fu l'impianto interno dei bianconeri dal 1990 al 2006.[55]


L'Allianz Stadium, impianto casalingo dal 2011
Nel 2002 la giunta torinese concesse lo sfruttamento dell'area del Delle Alpi alla società bianconera per novantanove anni[55] e nel 2008 la Juventus decise la costruzione di un nuovo stadio cittadino,[56] sito nell'area dell'ormai abbandonato impianto. Dal 2006 al 2011 la squadra ritornò temporaneamente a disputare i suoi incontri interni al Comunale, rinnovato in occasione dei XX Giochi olimpici invernali e ribattezzato Olimpico;[54] come già accaduto nei decenni passati, anche stavolta l'impianto è stato condiviso con la squadra granata. Dal 2011 il club bianconero gioca le sue partite interne allo Juventus Stadium, poi rinominato Allianz Stadium, costruito sulle ceneri del vecchio Delle Alpi e primo impianto moderno realizzato in Italia nonché di proprietà di una società calcistica,[57] concepito prettamente per la disciplina.[58]

Centro di allenamento

Morini, Salvadore e il tecnico Vycpálek nel 1972 al Campo Combi, centro di allenamento della Juventus per oltre cinquant'anni
Nei suoi primi decenni la Juventus non disponeva di strutture ad hoc per le sue sedute di allenamento, sfruttando gli stessi campi amatoriali nei quali si svolgevano le prime sfide calcistiche della sua storia: la piazza d'armi cittadina, e il Velodromo Umberto I nel quartiere Crocetta, con l'eccezione della patinoire al Parco del Valentino; prima dello scoppio della Grande Guerra la società usufruì fugacemente anche di quello che era il maggiore impianto polisportivo della Torino del tempo, lo Stadium.[59]

Nel periodo interbellico i bianconeri svolgevano gli allenamenti nelle loro sedi di gara casalinghe, dapprima al Campo Juventus e poi dal 1933 allo stadio Mussolini,[59] fino al 1943 quando venne inaugurato il primo centro d'allenamento del club, il Campo Combi nel quartiere Santa Rita, a pochi passi dal Mussolini, dove la squadra rimase per il successivo mezzo secolo.[59]

Nel 1990 la Juventus abbandonò il Combi per le strutture Sisport a Orbassano,[60] dove si allenò per un quadriennio prima di far ritorno a Santa Rita,[59] stavolta allo stadio Comunale nel frattempo dismesso dall'attività agonistica.[61] I bianconeri lasciarono definitivamente il quartiere nel 2003, per via della riqualificazione dello stesso in vista dei XX Giochi olimpici invernali; inizialmente migrarono a poca distanza nel centro Sisport di via Guala,[62] dove rimasero fino al 2006 quando venne inaugurato lo Juventus Center di Vinovo.[63]

Società


Umberto (sopra) e Gianni Agnelli (sotto) con la Juventus, rispettivamente negli anni 1950 e 1990; la famiglia Agnelli detiene la maggioranza del club dal 1923, un unicum nel calcio mondiale
Fondata sotto la forma di un club sociale,[64] la Juventus acquisì dimensione aziendale indipendente come società a responsabilità limitata nell'agosto 1949,[65] mutando ragione sociale in una società per azioni a capitale interamente privato il 27 giugno 1967.[66] Dal 1º marzo 2009 la società che controlla la maggioranza del capitale azionario del club è la finanziaria Exor, nata dalla fusione di IFIL e Istituto Finanziario Industriale, ed entrambe holding controllate dalla Giovanni Agnelli e C. che detiene il 52,99% della succitata Exor, e tramite quest'ultima il 63,8% della Juventus.[67] Il rimanente capitale azionario è detenuto dall'azienda irlandese Lindsell Train Investment Trust Ltd. al 10%, e da azionisti diffusi al 26,2%[67] attraverso l'Associazione Piccoli Azionisti della Juventus Football Club, fondata nel 2010 e costituita da oltre 40 000 membri,[68] includendo investitori quali il Royal Bank of Scotland, il governo di Norvegia, il fondo pensione degli impiegati pubblici della California e la società finanziaria BlackRock.[69]

Secondo l'attuale organigramma societario la Juventus è articolata su 7 aree interne: Amministrazione e Finanza, Risorse umane, Informazione tecnologica, Area commerciale, Pianificazione, Controllo e progetti speciali, Area comunicazione e Area sportiva.[70] La società è guidata da un consiglio di amministrazione composto da dieci membri eletti dalla proprietà, tra cui il presidente Andrea Agnelli e l'amministratore delegato Aldo Mazzia.[71]

Terza società calcistica in Italia, dopo Lazio e Roma, a essere quotata in Borsa, dal 3 dicembre 2001[72] al 19 settembre 2011[73] la Juventus fu listata nel segmento STAR del citato mercato finanziario. Dall'ottobre 2016 il titolo, l'unico appartenente a un club sportivo nel Paese, è presente nell'indice FTSE Italia Mid Cap del mercato telematico azionario.[74]

In base all'edizione 2018 del Deloitte Football Money League, la Juventus risulta essere il decimo club a livello mondiale â" primo in Italia â" in termini di fatturato (405,7 milioni di euro a tutto il 30 giugno 2017).[75] Inoltre è stata inserita al nono posto in ambito internazionale â" prima squadra italiana â" in termini di valore borsistico nella classifica annuale stilata dalla rivista statunitense Forbes (1 258 miliardi di dollari equivalenti a 1 160 miliardi di euro al maggio 2017).[76]

Organigramma societario
Organigramma aggiornato al 6 agosto 2016.[77]

Area amministrativa
Proprietà: Famiglia Agnelli (attraverso EXOR N.V.)
Presidente: Andrea Agnelli
Vice presidente: Pavel Nedvěd
Consiglio d'amministrazione: Aldo Mazzia, Giulia Bongiorno, Paolo Garimberti, Asaia Grazioli Venier, Caitlin Hughes, Daniela Marilungo, Francesco Roncagli, Camillo Venesio, Maurizio Arrivabene, Enrico Vellano
Amministratore delegato e Direttore generale area sport: Giuseppe Marotta
Direttore sportivo: Fabio Paratici
Presidenti onorari: Giampiero Boniperti, Franzo Grande Stevens
Sponsor
Cronologia degli sponsor tecnici
1978-2000 Kappa
2000-2001 CiaoWeb / Lotto[78]
2001-2003 Lotto
2003-2015 Nike
2015-2021 adidas[79]
Cronologia degli sponsor ufficiali
1981-1989 Ariston
1989-1992 UPIM
1992-1995 Danone
1995-1998 Sony (Sony MiniDisc)
1998-1999 D+[80] / TELE+[81]
1999-2000 D+[80] / Sony[81]
2000-2001 TELE+[80] / Sportal.com[81]
2001-2002 Fastweb[80] / Tu Mobile[81]
2002-2004 Fastweb[80] / Tamoil[81]
2004-2005 Sky Sport[80] / Tamoil[81]
2005-2007 Tamoil
2007-2010 New Holland
2010-2012 BetClic[82] / Balocco[83]
2012-2021 Jeep[84]
Impegno nel sociale
La Juventus è attiva nel campo sociale e umanitario. Tra i programmi sociali intrapresi figurano Fatti e Progetti per i Giovani, orientato al miglioramento della qualità di vita e a favorire l'accesso all'istruzione a giovani extracomunitari.[85] Con l'azienda ospedaliera Regina Margherita-Sant'Anna di Torino, partecipa al progetto Crescere insieme al Sant'Anna[86] volto alla ristrutturazione del reparto di neonatologia del Sant'Anna,[86] e sostiene la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.[85] Altro progetto comunitario, in collaborazione con l'Associazione Gruppi di Volontariato Vincenziano, è un centro di accoglienza intitolato a Edoardo Agnelli, che accoglie madri in condizioni disagiate.[85]

Nel 2000 il club intraprese il progetto Un sogno per il Gaslini allo scopo di dotare l'istituto Giannina Gaslini di Genova di una dépendance (l'ex abbazia di San Gerolamo di Quarto) da adibire a luogo di studio e svago per i bambini degenti. La raccolta fondi juventina si articolò in donazioni e iniziative di beneficenza, come la partecipazione della squadra in veste di ospite al Festival di Sanremo 2003[87] e al programma televisivo Juventus, una squadra per amico,[88] oltre a libri e a un album musicale, Il mio canto libero,[89] che sempre nel 2003 ottenne il disco di platino.[90]

Nel 2009 il club promosse due iniziative per la lotta antirazzista e l'integrazione socio-culturale, Un calcio al razzismo e Gioca con me,[91][92] poi incluse nel 2013 dall'UNESCO nei programmi della Giornata mondiale dei diritti umani,[93] e presentate nel 2014 al NGO UNESCO Liaison Committee a Parigi.[94]

Dal 2017 il club partecipa con il progetto Juventus for Special al campionato di calcio a 7 "Quarta Categoria", promosso da CSI e FIGC, e riservato a persone con disabilità cognitivo-relazionali.[95]

Settore giovanile

La formazione giovanile della Juventus vincitrice nel 1994 del Campionato Primavera, il cui undici era capitanato da un ventenne Alessandro Del Piero (a destra), in seguito bandiera della prima squadra per i successivi due decenni
Il settore giovanile della Juventus è composto da 17 squadre maschili che competono a livello nazionale e internazionale nei vari tornei di categoria.[96] Analogamente a club di altri Paesi, la Juventus ha istituito scuole calcio sotto forma di club-satellite,[97] e Summer Camps riservati agli adolescenti in Italia e in Inghilterra.[98] Porta inoltre avanti progetti come Juventus University, la prima università calcistica al mondo,[99] Juventus National Academy, volto alla creazione di una rete di scuole calcio preadolescenziali dislocate sul territorio nazionale,[100] e il programma Juventus Soccer Schools International attraverso la gestione di scuole calcio in 18 Paesi.

Storicamente la Juventus gode di una rete di osservatori giovanili su tutto il territorio nazionale nonché all'estero.[97] Tra coloro i quali hanno iniziato a militare in giovane età nei piemontesi, nella prima parte del XX secolo si segnalano Carlo Bigatto, i campioni del mondo Gianpiero Combi e, questi anche olimpico, Pietro Rava, Carlo Parola, Giovanni Viola e soprattutto Giampiero Boniperti, da sempre legato ai colori bianconeri, dalle giovanili ai successivi incarichi dirigenziali.

Nella seconda metà del Novecento, tra i calciatori di prestigio cresciuti nel vivaio bianconero ci sono due bandiere del club quali Giuseppe Furino e Roberto Bettega, oltre a elementi quali Pietro Anastasi, Franco Causio e il Pallone d'oro 1982 Paolo Rossi. All'inizio del III millennio dal settore giovanile della Juventus si è messo in evidenza il torinese Claudio Marchisio, entrato nella società bianconera da bambino fino ad arrivare alla prima squadra.

Diffusione nella cultura di massa
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Juventus Football Club nella cultura di massa.
Nel corso degli anni la Juventus, oltre a imporsi come realtà sportiva nazionale e internazionale, ha acquisito un posto di rilievo in ambito socioculturale.[101] A testimonianza di ciò, diversi studiosi ritengono che la sua storia societaria s'intreccia con quella di Torino e d'Italia;[102] ciò in virtù di un insieme di fattori quali il legame che dal 1923 unisce la squadra alla dinastia industriale Agnelli â" e che ha dato origine al sodalizio imprenditoriale più antico e duraturo dello sport italiano[5] â", che da allora ha permesso al club di essere gestito da imprenditori provenienti dalla regione settentrionale della Penisola, pur rimanendo estremamente popolare tra le classi lavoratrici a livello nazionale che generalmente erano di origini meridionali[103] in parziale conseguenza della diffusione delle fabbriche della casa automobilistica FIAT;[102] le numerose vittorie ottenute dalla squadra in ambito federale e confederale sono spesso coincise temporalmente con i principali successi ottenuti dalla squadra nazionale, della quale la Juventus è la principale fornitrice,[11] facendo di essa una delle formazioni italiane più rappresentative, oltre a suscitare molteplici e forti sentimenti ambivalenti in altre società di calcio e nei relativi tifosi in ragione della diffusione su scala globale della propria tifoseria e a diverse rivendicazioni anticampanilistiche.[104]

Tra le prime squadre sportive le cui partite sono state trasmesse in diretta radiofonica e televisiva in Italia,[105][106] il prestigio sportivo internazionale raggiunto dalla società torinese ha permesso a essa d'influenzare, seppur indirettamente, la fondazione e/o l'identità visiva di numerose squadre sportive in giro per il mondo, legate in parte all'emigrazione italiana, divenendo contemporaneamente uno strumento d'italianità;[14] mentre il consenso che suscitava come riflesso dell'identità sabauda-industriale della città di Torino,[107][108] l'avrebbe convertita in uno degli elementi che rappresentano universalmente la propria metropoli e regione d'origine.[109] L'evoluzione storica del club, la sua popolarità e la larga fetta di antipatia da parte dei tifosi di squadre rivali, illustrati sia attraverso diverse analisi artistiche e/o accademiche, ne fanno oggetto e sfondo di alcuni lungometraggi, canzoni e testi letterari anche estranei all'ambito strettamente sportivo.

Allenatori e presidenti
Allenatori
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Allenatori della Juventus Football Club.

Giovanni Trapattoni, con 14 trofei in 13 stagioni, è il tecnico più vincente nella storia della Juventus
Sono 44 gli allenatori ad avere avuto a tutt'oggi la conduzione tecnica della Juventus; 10 di essi hanno ricoperto l'incarico ad interim.[110][111]

Il primo allenatore della storia bianconera fu l'ungherese Jenő Károly, scelto dal presidente Edoardo Agnelli nel 1923 al fine di introdurre innovazioni dal punto di vista tattico e strategico nel gioco della squadra. Károly allenò la squadra per 70 incontri fino alla morte, avvenuta nel 1926.[23]

A vantare il mandato tecnico più lungo è tuttora Giovanni Trapattoni, rimasto alla guida della squadra per 13 stagioni di cui 10 consecutive, dal 1976-77 al 1985-86 e poi dal 1991-92 al 1993-94. Sia il numero di annate consecutive sia quello totale sono un primato per i tecnici di club italiani, ma Trapattoni vanta anche il record complessivo di panchine (596) e di trofei vinti con il club (14, primato tra gli allenatori italiani).[110]

Da menzionare inoltre Carlo Carcano, allenatore della squadra del Quinquennio d'oro nella prima metà degli anni 1930,[25] e Massimiliano Allegri, tecnico del vittorioso ciclo degli anni 2010, gli unici in Italia ad avere vinto 4 campionati consecutivi in panchina; nonché Antonio Conte, colui che diede il là al succitato ciclo scudettato degli anni 2010, e nel ristretto novero dei tecnici capaci di conseguire 3 titoli nazionali di fila.[25]

Presidenti
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Presidenti della Juventus Football Club.

Edoardo Agnelli, primo esponente della famiglia torinese a legare il suo nome al club; il suo mandato, dal 1923 al 1935, culminò nel Quinquennio d'oro
In più di 110 anni di storia societaria alla guida della Juventus si sono avvicendati 23 presidenti e 2 comitati di gestione.[112]

Il primo presidente della società bianconera fu Eugenio Canfari, uno dei soci fondatori.[23] Il periodo più lungo in carica è appannaggio di Giampiero Boniperti, alla guida della Juventus per 19 anni dal 1971 al 1990.[112] Boniperti, al pari del suo successore Vittorio Caissotti di Chiusano, presidente dal 1990 al 2003, vanta il palmarès più ampio della storia del club.[113]

L'imprenditore Umberto Agnelli, divenuto presidente ventiduenne nel 1956,[5] fu il più giovane a ricoprire tale carica.[23] Da citare anche le presidenze dello svizzero Alfred Dick e del francese Jean-Claude Blanc, gli unici non italiani ad assumere la massima carica del club;[23] in particolare, Dick fu il presidente del primo scudetto bianconero (1905). Dal 2010 la presidenza bianconera è ricoperta dall'imprenditore Andrea Agnelli.[114]

Calciatori
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Calciatori della Juventus Football Club.
In più di 110 anni di storia hanno vestito la maglia della Juventus oltre 700 calciatori, in gran parte italiani,[115] alcuni dei quali hanno anche militato nella nazionale italiana.

Tra i giocatori italiani di rilievo che hanno indossato il bianconero figurano Carlo Bigatto, il primo giocatore-simbolo del club,[116] Giampiero Boniperti, riconosciuto come il calciatore più rappresentativo nella storia della società,[117] Carlo Parola â" autore della più famosa rovesciata del calcio italiano[118] â", e plurivittoriosi elementi quali lo UEFA Golden Player italiano Dino Zoff,[119] il Pallone d'oro 1982 Paolo Rossi, Gaetano Scirea, Sergio Brio, Antonio Cabrini e Stefano Tacconi â" questi ultimi, quattro dei cinque soli calciatori ad aver vinto tutte le competizioni confederali per club[120] â", il Pallone d'oro 1993 Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, giocatore-simbolo della squadra a cavallo di II e III millennio, e Gianluigi Buffon, pluripresente in maglia azzurra.


Il francese Michel Platini, vincitore in bianconero per tre anni consecutivi del Pallone d'oro di France Football
Tra i giocatori non italiani ad aver difeso i colori della Juventus, si segnalano negli anni 1950 e 1960 l'argentino Omar Sívori, il quale da oriundo fu il primo Pallone d'oro bianconero nel 1961, e il gallese John Charles, i quali insieme a Boniperti formarono un trio d'attacco tra i più prolifici nella storia del club e del calcio italiano; tra gli anni 1960 e 1970 ci fu il tedesco Helmut Haller, mentre dagli anni 1980 in avanti figurarono i francesi Michel Platini, tre volte consecutive Pallone d'oro durante gli anni a Torino, e Zinédine Zidane, Pallone d'oro 1998, oltre al ceco Pavel Nedvěd, primo straniero per numero di presenze in competizioni ufficiali con la maglia bianconera[121] nonché Pallone d'oro 2003, e al franco-argentino David Trezeguet, miglior marcatore straniero della storia juventina.[122]

Contributo alle nazionali di calcio
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Juventus Football Club e Nazionale di calcio dell'Italia.
Al 18 marzo 2018 la Juventus è il club che ha fornito il maggior numero di giocatori alla nazionale italiana: a tale data infatti 142 elementi hanno ricevuto una convocazione in maglia azzurra durante la loro militanza juventina (a fronte dei 109 dell'Inter e dei 108 del Milan).[123]

Sono 22 in totale i giocatori della Juventus militanti nelle selezioni nazionali italiane campioni del mondo: nove nel 1934 (Bertolini, Borel II, Caligaris, Combi, Ferrari, Monti, Orsi, Rosetta e Varglien I), due nel 1938 (Foni e Rava), sei nel 1982 (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi) e cinque nel 2006 (Buffon, Cannavaro, Camoranesi, Zambrotta e Del Piero).[124] Tre sono invece i calciatori della Juventus laureatisi campioni d'Europa con la nazionale nell'edizione di Italia 1968 (Bercellino, Càstano e Salvadore).


La nazionale italiana all'esordio al campionato del mondo 1978: vi figurano 8 giocatori all'epoca militanti nella Juventus
I maggiori contributi della Juventus alla nazionale risalgono alla Coppa Internazionale 1933-1935 (torneo predecessore del campionato europeo di calcio), e al campionato del mondo 1978, quando in entrambi i casi gli azzurri ricorsero a ben 9 juventini tra gli 11 titolari: in Coppa Internazionale, l'Italia che affrontò l'Ungheria il 20 ottobre 1933 schierò Bertolini, Borel II, Caligaris, Cesarini, Combi, Ferrari, Monti, Orsi e Rosetta,[125] mentre ai Mondiali 1978, nella prima fase contro i padroni di casa dell'Argentina e nella seconda fase contro i Paesi Bassi, gli azzurri si affidarono a Benetti, Bettega, Cabrini, Causio, Cuccureddu, Gentile, Scirea, Tardelli e Zoff â" il che costituisce un primato nazionale in competizioni ufficiali.[126]

La Juventus, con 24 elementi, guida la particolare classifica dei club che vantano giocatori campioni del mondo con la propria nazionale: ai 22 citati vanno infatti aggiunti Didier Deschamps e Zinédine Zidane, campioni nell'edizione di Francia 1998 con la Francia. Precede in tale graduatoria Bayern Monaco (23, di cui 21 con la Germania) e Inter (19, di cui 14 con la nazionale italiana).[127] Quanto al campionato d'Europa, oltre ai tre citati, altri tre giocatori sono vincitori del torneo con nazionali diverse da quella italiana: Luis del Sol con la Spagna (Spagna 1964) e Michel Platini (Francia 1984) e Zinédine Zidane (Belgio-Paesi Bassi 2000) con la Francia.

In occasione della finale del campionato mondiale di calcio 2006 la Juventus stabilì un ulteriore primato internazionale in quanto, oltre ai succitati 5 nazionali italiani, scesero in campo 3 bianconeri con la maglia francese: Lilian Thuram, Patrick Vieira e David Trezeguet,[128] per un totale di 8 tesserati di uno stesso club sul terreno di gioco, eguagliando così il primato stabilito nella finale di 72 anni prima dai cecoslovacchi dello Slavia Praga.[129]

Palmarès
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Palmarès della Juventus Football Club.
Competizioni nazionali

La squadra del 1905 per la prima volta campione d'Italia dopo la vittoria nel torneo di Prima Categoria
Scudetto.svg Campionato italiano: 34
1905; 1925-26; 1930-31; 1931-32; 1932-33; 1933-34; 1934-35; 1949-50; 1951-52; 1957-58 Stella 10 Scudetti.svg
1959-60; 1960-61; 1966-67; 1971-72; 1972-73; 1974-75; 1976-77; 1977-78; 1980-81; 1981-82 Stella 10 Scudetti.svg Stella 10 Scudetti.svg
1983-84; 1985-86; 1994-95; 1996-97; 1997-98; 2001-02; 2002-03; 2011-12; 2012-13; 2013-14 Stella 10 Scudetti.svg Stella 10 Scudetti.svg Stella 10 Scudetti.svg
2014-15; 2015-16; 2016-17; 2017-18
Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Italia: 13
1937-38; 1941-42; 1958-59; 1959-60; 1964-65; 1978-79; 1982-83; 1989-90; 1994-95; 2014-15; 2015-16; 2016-17; 2017-18
Supercoppa Italiana.svg Supercoppa italiana: 7
1995; 1997; 2002; 2003; 2012; 2013; 2015
Coppa Ali della vittoria.svg Campionato italiano di Serie B: 1
2006-07
Campionato Federale di Prima Categoria: 1
1908[130]
Campionato Italiano di Prima Categoria: 1
1909[130]
Competizioni internazionali

Giuseppe Furino, tra gli storici capitani bianconeri, con la Coppa UEFA 1976-77, il primo trofeo confederale vinto dalla Juventus
Coppa Intercontinentale.svg Coppa Intercontinentale: 2
1985; 1996
Coppa Campioni.svg Coppa dei Campioni/UEFA Champions League: 2
1984-85; 1995-96
Coppa delle Coppe.svg Coppa delle Coppe: 1
1983-84
UEFA CUP.svg Coppa UEFA: 3
1976-77; 1989-90; 1992-93
Supercoppa UEFA.svg Supercoppa UEFA: 2
1984; 1996
Intertoto.svg Coppa Intertoto UEFA: 1
1999
Competizioni giovanili
La sezione giovanile della Juventus è una delle più vittoriose della sua categoria sia a livello nazionale, potendo vantare 9 titoli di campione d'Italia, sia internazionale, con più di 100 trofei ufficiali compresi quelli di alcuni tra le competizioni più importanti al mondo nella categoria, come il Torneo di Viareggio vinto per 9 volte, primato della manifestazione.[131] Inoltre la squadra fu finalista del Blue Stars/FIFA Youth Cup nel 1962.[132]

Statistiche e record
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Statistiche e record della Juventus Football Club.
Statistiche di squadra

La Juventus della stagione 1976-77 rimane l'unica formazione italiana ad aver vinto un trofeo internazionale, la Coppa UEFA, con una rosa di soli giocatori nazionali
La Juventus esordì nel campionato federale l'11 marzo 1900. Quella 2017-18 sarà dunque la sua 113ª stagione sportiva; nelle 112 precedenti, ha partecipato a 104 campionati di massima serie (2 di Campionato Federale, 9 di Prima Categoria Nazionale, 5 di Prima Divisione, 4 di Divisione Nazionale e 84 di Serie A propriamente detta) e uno di Serie B (nel 2006-07), mentre in altre 7 occasioni non superò le eliminatorie del Comitato Regionale Piemontese. Nel corso delle 111 stagioni nei campionati di massima serie la Juventus si è classificata al primo posto in 35 occasioni (record italiano), sebbene il club abbia in realtà vinto 34 titoli di campione d'Italia.[31] La Juventus, inoltre, è giunta seconda in 21 tornei e terza in 12, totalizzando il 60,36% di piazzamenti nelle prime tre rispetto alle partecipazioni.

La vittoria in gara ufficiale con il maggior scarto fu un 15-0 in casa del Cento, secondo turno di Coppa Italia 1926-27; il suddetto primato lo è anche per la competizione, a pari merito con l'incontro tra Alessandria e A.C. Bologna (17-2, disputatosi nel medesimo turno della citata edizione del torneo) e quello tra Cittadella e Potenza (15-0 nel primo turno eliminatorio dell'edizione 2015-16).[133] In campionato il record fu invece un 11-0, realizzato due volte nel torneo 1928-29 contro Fiorentina e Fiumana, rispettivamente nella 2ª e 6ª giornata.[133] La sconfitta con il maggior scarto fu invece uno 0-8 subìto dal Torino nel campionato 1912-13.[134]

Nell'annata 1976-77 la Juventus stabilì il primato di punti per campionati italiani a 16 squadre (51).[135] Nella stagione 2011-12 stabilì il primato d'imbattibilità assoluta in una singola stagione della Serie A (con zero sconfitte in 38 partite), stabilendo anche il record d'imbattibilità nel corso di una singola stagione (42).[136]

Tra i numerosi primati ottenuti dalla squadra nel triennio 2014-2016 ci sono il maggior numero di punti in una singola edizione di Serie A (102 nella stagione 2013-14, anche record nei principali campionati del continente europeo).[137] Nella stagione 2015-16 ha inanellato il suo primo treble nazionale, unendo a campionato e coppa nazionale anche la Supercoppa di Lega.[138]

In ambito nazionale la squadra ha disputato un record di 18 finali di Coppa Italia (13 vittorie, primato nazionale) e un record di 13 in Supercoppa LNP (7 vittorie, idem).


I bianconeri dell'annata 1984-85 che trionfando in Coppa dei Campioni fecero del club piemontese il primo nella storia del calcio a fare suoi tutti i maggiori tornei dell'UEFA
Tra tutti i club italiani la Juventus vanta il maggior numero di stagioni disputate nelle competizioni UEFA, che fino alla stagione 2016-17 sono 47 (considerando che nelle stagioni 2009-10 e 2013-14 ha partecipato prima alla fase a gironi di Champions League e dopo la sosta invernale a quella a eliminazione diretta di Europa League). Di esse 31 sono relative a partecipazioni in Coppa dei Campioni/Champions League, 4 in Coppa delle Coppe e 14 complessive in Coppa UEFA/Europa League).[139] Nel computo globale delle competizioni a livello confederale, risulta il primo club italiano e quarto a livello europeo per numero di punti conquistati (539), ed è il club italiano con il maggior numero di partite disputate (410), vinte (224), gol realizzati (709), differenza reti (+337) e percentuale di vittorie (54,63%) a tutto il 25 agosto 2017.[140]

La formazione bianconera ha disputato un totale di 20 finali in competizioni ufficiali a livello internazionale, ottava al mondo nonché quarta in Europa ex aequo con il Liverpool, e seconda tra i club italiani in questa graduatoria.[141] Delle 20 finali citate, 9 sono state giocate in Coppa dei Campioni/UEFA Champions League (2 vittorie complessive), una in Coppa delle Coppe (1 vittoria), 4 in Coppa UEFA (3 vittorie), una in Coppa Intertoto (1 vittoria), 2 in Supercoppa UEFA (2 vittorie) e 3 in Coppa Intercontinentale (2 vittorie).[8] Il trionfo in Coppa UEFA 1976-77 la fece diventare l'unico club italiano ad aver vinto una manifestazione internazionale ufficiale con una rosa composta esclusivamente da calciatori provenienti da un solo Paese.[30]

Sempre in ambito internazionale è l'unico club del mondo ad avere vinto tutte le competizioni per club organizzate dalla confederazione di appartenenza[142] e uno dei cinque club ad aver vinto tutte le tre principali competizioni dell'UEFA. La Juventus fu la prima a raggiungere tale traguardo nel 1985 â" seguita dall'Ajax nel 1992, dal Bayern Monaco nel 1996, dal Chelsea nel 2013 e dal Manchester Utd nel 2017 â" oltreché l'unica a farlo sotto un'unica gestione tecnica;[143] per tale ragione nel 1988 le fu riconosciuta la speciale Targa UEFA.[144]

Statistiche individuali

Alessandro Del Piero, primatista di presenze e reti nella storia juventina
Al 20 maggio 2012 il giocatore juventino primatista di presenze in Serie A è Alessandro Del Piero con 478, cui vanno sommate 35 presenze in Serie B, che ne fanno complessivamente il bianconero con il maggior numero di gare nei campionati italiani con 513.[121] Il precedente record fu superato il 6 febbraio 2011 e apparteneva a Giampiero Boniperti, che dal 1946 al 1961 scese in campo 443 volte.[145]

Ancora Del Piero detiene il primato assoluto di presenze ufficiali con la maglia bianconera (705), nonché quello di gol (289, altro record), dei quali 188 in Serie A e 54 nelle competizioni internazionali.[146] Il precedente primato di gol fu superato nel gennaio 2006 e apparteneva al succitato Boniperti con 182.[147]

Il miglior marcatore della Juventus in un campionato a girone unico fu Borel II con 32 gol in 34 gare nel campionato 1933-34,[148] mentre l'ungherese Ferenc Hirzer detenne in precedenza il primato assoluto di gol segnati in una singola edizione del campionato italiano con 35 in 26 incontri nella Prima Divisione 1925-26.[149] Infine Omar Sívori detiene insieme a Silvio Piola il record di marcature in una singola partita: 6 gol, segnati all'Inter nella 28ª giornata del campionato 1960-61.[150]

Tifoseria
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Tifoseria della Juventus Football Club.

Striscione celebrativo del 109º anniversario della Juventus, stadio Olimpico, 1º novembre 2006
Al 2016 i tifosi della Juventus sono stimati tra i 12 e i 14 milioni in Italia.[151] Secondo il sondaggio condotto dall'istituto Demos & Pi e pubblicato nel settembre 2016 su la Repubblica il club risulta essere il più sostenuto del Paese con il 34% di preferenze da parte del campione esaminato.[12]

La società vanta inoltre 41 milioni di sostenitori in Europa e oltre 300 milioni nel resto del mondo in base a un'analisi pubblicata dall'agenzia di indagini sul mercato sportivo Repucom S.A. nel novembre 2015.[13] Numerosi sono anche i fan club sparsi a livello internazionale,[152] in particolare nei Paesi a forte emigrazione italiana.[153]

Il tifo per la Juventus è tradizionalmente eterogeneo dal punto di vista sociologico e geograficamente uniforme in tutto il Paese,[154] è molto marcato anche nel Mezzogiorno d'Italia e nelle isole,[155] il che garantisce un seguito rilevante alla squadra anche durante gli incontri esterni. Tale caratteristica di diffusione del tifo fa della Juventus dal punto di vista sociologico una squadra «nazionale».[156]

Storia
Il pensiero comune d'inizio XX secolo voleva che il tifo per la Juventus fosse appannaggio delle classi borghesi, laddove quello per la rivale cittadina del Torino traesse linfa dalle classi popolari e proletarie.[157] Qualche decennio dopo con l'ingresso degli Agnelli nel capitale societario della cosiddetta «vecchia Signora» (1923), il tifo per la squadra si diffuse anche tra gli operai meccanici dell'industria di proprietà della famiglia, la FIAT. Essendo iniziato un fenomeno migratorio â" poi divenuto massiccio nel secondo dopoguerra â" verso Torino e gli altri grandi poli industriali del Settentrione da parte dei lavoratori meridionali in cerca di impiego, la Juventus già dagli anni 1930 divenne il primo club italiano ad avere una tifoseria non più connotata campanilisticamente o al più regionalmente, ma a carattere nazionale.[158][159]


Tifoseria juventina allo stadio Comunale al termine del campionato 1974-75
Con il consolidamento dei flussi migratori interni avvenuti tra gli anni 1950 e i primi anni 1970 la Juventus sembrò rappresentare attraverso i suoi tifosi lo spirito del nuovo lavoratore immigrato piemontese, mentre la tifoseria del Torino rimase legata all'ambiente culturale di marca prettamente torinese e cittadina.[158] In anni più recenti le differenze sociali e culturali fra le due opposte tifoserie si sono sempre più affievolite fino a essere oramai di fatto nulle.

Gemellaggi e rivalità
In ragione della posizione raggiunta dalla squadra al vertice del calcio nazionale, in maniera pressoché duratura dal cosiddetto «dopoguerra calcistico», della diffusione del suo tifo e anche di diverse rivendicazioni anticampanilistiche, le rivalità sono molteplici e molto sentite:[104] la tifoseria rivale d'elezione è quella del concittadino Torino.[160] A seguire quella dell'Inter, fin dagli anni 1960 e rinfocolata dopo le decisioni giudiziarie riguardanti lo scandalo del calcio italiano del 2006,[161] oltre a quella del Milan, nonostante per lungo tempo le due società abbiano tenuto buoni rapporti sportivo-commerciali con reciproci scambi di giocatori.[162]


Murale a L'Aia dedicato al gemellaggio tra la tifoseria della Juventus e quella dell'ADO Den Haag, nonché in ricordo delle vittime della strage dell'Heysel
Più recenti e legate all'imporsi alla ribalta negli anni 1980 delle loro squadre con conseguente lotta sportiva per la conquista del primato nazionale sono le rivalità con la tifoseria della Fiorentina, legata principalmente alla lotta-scudetto del campionato 1981-82,[163] e con quella della Roma, che fino alla metà di quel decennio fu la più valida contendente della Juventus al titolo.[102] Non è inoltre da tralasciare l'antagonismo col Napoli, in essere fin dagli anni 1950, ma acuitasi all'inizio del III millennio.[164]

In senso opposto a partire dagli anni 1980 vi è un legame di amicizia tra la tifoseria juventina e quella dell'Avellino, andato a scemare a fine anni 1990, ma poi rinsaldatosi nei primi anni 2010.[165] Fuori dall'Italia esistono saldi gemellaggi con i tifosi organizzati dell'ADO Den Haag dell'Aia e con quelli del Legia Varsavia.[166] Dagli anni 2010 si è inoltre rinforzata l'amicizia con i tifosi del Notts County â" squadra di Nottingham che vanta legami storici con la Juventus[167] â" così come è nata un'amicizia con i sostenitori dell'Elche.[168]

Organico
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Juventus Football Club 2017-2018.
Rosa
Rosa aggiornata al 4 gennaio 2018.[169]

N.        Ruolo    Giocatore
1    Italia    P    Gianluigi Buffon (capitano)
2    Italia    D    Mattia De Sciglio
3    Italia    D    Giorgio Chiellini (vice capitano)
4    Marocco    D    Medhi Benatia
5    Bosnia ed Erzegovina    C    Miralem Pjanić
6    Germania    C    Sami Khedira
7    Colombia    A    Juan Cuadrado
8    Italia    C    Claudio Marchisio
9    Argentina    A    Gonzalo Higuaín
10    Argentina    A    Paulo Dybala
11    Brasile    A    Douglas Costa
12    Brasile    D    Alex Sandro
N.        Ruolo    Giocatore
14    Francia    C    Blaise Matuidi
15    Italia    D    Andrea Barzagli
16    Italia    P    Carlo Pinsoglio
17    Croazia    A    Mario Mandžukić
21    Germania    D    Benedikt Höwedes
22    Ghana    C    Kwadwo Asamoah
23    Polonia    P    Wojciech Szczęsny
24    Italia    D    Daniele Rugani
26    Svizzera    D    Stephan Lichtsteiner
27    Italia    C    Stefano Sturaro
30    Uruguay    C    Rodrigo Bentancur
33    Italia    A    Federico Bernardeschi
Staff tecnico
Staff tecnico e sanitario aggiornati al 19 giugno 2017.[77]

Staff
Staff tecnico
Italia Massimiliano Allegri - Allenatore
Italia Marco Landucci - Allenatore in seconda
Italia Claudio Filippi - Preparatore portieri
Italia Aldo Dolcetti - Collaboratore tecnico
Italia Maurizio Trombetta - Collaboratore tecnico
Italia Roberto Sassi - Responsabile training check
Italia Simone Folletti - Responsabile preparatori atletici
Italia Andrea Pertusio - Preparatore atletico
Italia Duccio Ferrari Bravo - Preparatore atletico
Irlanda Darragh Connolly - Responsabile sport science
Italia Antonio Gualtieri - Preparatore atletico
Italia Riccardo Scirea - Responsabile match analysis
Italia Domenico Vernamonte - Specialista match analysis
Italia Giuseppe Maiuri - Specialista match analysis
Staff medico
Italia Claudio Rigo - Responsabile sanitario
Stati Uniti Fabio Christian Tenore - Medico prima squadra
Italia Marco Luison - Riabilitatore
Italia Fabrizio Borri - Riabilitatore
Italia Dario Garbiero - Massofisioterapista
Italia Francesco Pieralisi - Massofisioterapista
Italia Emanuele Randelli - Massofisioterapista
Italia Gianluca Scolaro - Massofisioterapista
Italia Maurizio Delfini - Massofisioterapista
Italia Stefano Grani - Riatletizzatore
Italia Matteo Pincella - Nutrizionista
Attività polisportiva
Il club svolse attività polisportiva a periodi alterni sino alla fine degli anni 1970. Inizialmente, dalla fondazione fino al 1899 furono presenti le sezioni di ciclismo, atletica, lotta e podismo, sport quest'ultimo che fu quello che raggiunse i maggiori risultati.[170]

Nella prima metà degli anni 1920 l'attività della Juventus fu nuovamente estesa ad altri sport per iniziativa del nepresidente Edoardo Agnelli con la nascita della Juventus Organizzazione Sportiva Anonima, che fino al dopoguerra, quando venne liquidata, partecipò ai principali campionati nazionali di diverse discipline quali le bocce, il nuoto, il disco su ghiaccio e il tennis,[171] ottenendo con quest'ultima i maggiori successi.[172]

A partire dalla stagione 2017-18 il club ha istituito una sua formazione calcistica femminile, iscritta al campionato di Serie A.[173]

Note
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^ Per delibera della FIF avendo rinunciato a disputare la finale di spareggio contro il Milan, cfr. Manzo, Peirone, «Calcio», pp. 91-92
^ Edizione sospesa il 23 maggio 1915 dalla FIGC per gli eventi bellici.
^ Torneo successivamente interrotto per decisione della FIGC causa mancanza di date disponibili allo svolgimento degli incontri.
^ A causa di illeciti compiuti da alcuni giocatori della squadra cecoslovacca dello Slavia Praga, avversario della Juventus in semifinale, l'incontro fu annullato ed entrambe le formazioni escluse dalla competizione; il comitato organizzatore assegnò la vittoria finale al Bologna.
^ Durante
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(EN) All-time statistics, UEFA competitions (2012-13) (PDF), su uefa.com, 16 settembre 2012, p. 100. In base alla procedura di calcolo standard del coefficiente UEFA si applica il sistema di punteggio 2-1-0 rispettivamente per le vittorie, pareggi e sconfitte, indipendentemente dalla formula in vigore, cfr. (EN) Top 125, in Champions Magazine, nº 30, Union des Associations Européennes de Football, agosto/settembre 2008, p. 96, ISSN 1740-9969 (WC · ACNP).
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Bibliografia
Libri
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Lino Cascioli, Storia fotografica del calcio italiano: dalle origini al campionato del mondo 1982, Roma, Newton & Compton, 1982.
Santa D'Innocenzo, Il merchandising come contratto sportivo, Milano, Wolters Kluwer Italia, 2010, ISBN 88-13-29956-7.
Marcello Giannotti, L'enciclopedia di Sanremo. 55 anni di storia del Festival dalla A alla Z, Roma, Gremese Editore, 2005, ISBN 88-8440-379-0.
Luciana Manzo e Fulvio Peirone (a cura di), Sport a Torino. Luoghi, eventi e vicende tra Ottocento e Novecento nei documenti dell'Archivio Storico della Città (PDF), Archivio Storico Città di Torino, 19 dicembre 2005 - 3 marzo 2006, TO01465329.
Antonio Papa e Guido Panico, Storia sociale del calcio in Italia, Bologna, Il Mulino, 2002 [1993], ISBN 88-15-08764-8.
(EN) Charles Parrish e John Nauright, Soccer Around the World: A Cultural Guide to the World's Favorite Sport, Santa Barbara, California, ABC-CLIO, 2014, ISBN 1-61069-303-5.
Renato Tavella e Franco Ossola, Il Romanzo della Grande Juventus, Roma, Newton & Compton, 2003 [1997], ISBN 88-8289-900-4.
Nicola Tranfaglia e Pier Giorgio Zunino, Guida all'Italia contemporanea, 1861-1997, a cura di Massimo Firpo, vol. 4, Garzanti, 1998, ISBN 88-11-34204-X.
Pubblicazioni varie
Centro studi e ricerche del Settore Tecnico, FIGC - ReportCalcio 2013 (PDF), 3ª ed., Federazione Italiana Giuoco Calcio, 4 aprile 2013.
(EN) Deloitte Sports Business Group, Deloitte Football Money League 2018 (PDF), Deloitte Touche Tohmatsu Ltd., gennaio 2018.
Demos & Pi, LI Osservatorio sul Capitale Sociale degli italiani - Il tifo calcistico in Italia (PDF), settembre 2016.
Demos & Pi, XXXVI Osservatorio sul Capitale Sociale degli italiani - Il tifo calcistico in Italia (PDF), settembre 2013.
Juventus Football Club S.p.A. (a cura di), Bilancio di sostenibilità 2015-16 (PDF), ottobre 2016.
Prospetto informativo OPV 2007 (PDF), Juventus Football Club S.p.A., Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, 24 maggio 2007. (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2008).
Relazione finanziaria annuale 2016 (PDF), Juventus Football Club S.p.A., 30 giugno 2016.
Carlo Durante, La Storia siamo noi: Spalti di guerra: La storia del campionato di calcio 1943-1944, RAI Educational, Rai Storia, 15 giugno 2004.
Alberto Osella, Le città del calcio: episodio 5, Torino, ESPN Classic, 26 aprile 2013, a 29 min 02 s. URL consultato il 1º novembre 2013.
Voci correlate
Società calcistiche campioni del mondo
Società calcistiche vincitrici delle competizioni confederali e interconfederali
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Da: Per chi interessa18/05/2018 18:29:11
C'è una petizione che gira su change.org per abolire limiti età concorso PS

https://www.change.org/p/franco-gabrielli-innalzamento-limite-d-et%C3%A0-nei-concorsi-della-polizia-di-stato

So che serve a poco, ma le grandi rivoluzioni iniziano da piccoli passi! Io ho aderito, se vi interessa fatelo e condividete il link con altri ragazzi, su whatsapp, su altri forum.
Rispondi

Da: Per chi interessa18/05/2018 18:31:59
C'è una petizione che gira su change.org per abolire limiti età concorso PS

https://www.change.org/p/franco-gabrielli-innalzamento-limite-d-et%C3%A0-nei-concorsi-della-polizia-di-stato

So che serve a poco, ma le grandi rivoluzioni iniziano da piccoli passi! Io ho aderito, se vi interessa fatelo e condividete il link con altri ragazzi, su whatsapp, su altri forum.
Rispondi

Da: simsalabim18/05/2018 20:11:59
Petizione
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Una petizione è una richiesta ad un'autorità - generalmente governativa - o a un ente pubblico. Nel linguaggio colloquiale, una petizione è un documento sottoscritto da più individui e indirizzato a un ente pubblico o privato.

Indice
1    Classificazione
2    Il diritto di petizione
2.1    Italia
2.2    Unione europea
2.3    Stati Uniti
3    Note
4    Voci correlate
5    Altri progetti
6    Collegamenti esterni
Classificazione
In base alle finalità, è possibile classificare le petizioni come:

precettistiche, se invogliano il legislatore ad approvare delle norme che colmino un vuoto legislativo (vacatio)
di sensibilizzazione, se hanno lo scopo di focalizzare l'interesse del destinatario su una particolare tematica
abrogative, se invogliano il legislatore ad abrogare una determinata norma giuridica
Un tipo particolare di petizione è quella usata per chiedere la libertà di Nelson Mandela, imprigionato dal governo del Sudafrica durante l'apartheid. La petizione in questione non aveva valore legale, ma le firme di milioni di persone rappresentarono una forza morale che ha aiutato a liberare Mandela e a porre termine alla politica di segregazione razziale.

Organizzazioni non governative come ad esempio Amnesty International usano spesso petizioni per supportare le proprie iniziative.

Per una petizione non è necessaria l'autentica di firma con la registrazione degli estremi di un documento d'identità, per questo le raccolte di firme su Internet hanno lo stesso valore legale anche quando non utilizzano meccanismi di autenticazione dell'utente come la firma digitale.

Il diritto di petizione
Italia
L'ordinamento giuridico italiano conferisce ai cittadini il diritto di ricorrere allo strumento della petizione popolare all'art. 50 della Costituzione:

« Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità. »

(Costituzione della Repubblica Italiana, art. 50)
La legge italiana prevede:

50.000 firme per depositare un disegno di legge in Parlamento, inoltre le firme devono essere prima validate dalla Corte di Cassazione.
500.000 per indire un referendum abrogativo, inoltre le firme devono essere prima validate dalla Corte di Cassazione.
Per finalità di sensibilizzazione non esiste invece un valore-soglia da superare o la necessità di convalida delle firme.
Per la legge italiana sono necessarie 50.000 firme autenticate perché i cittadini o loro associazioni possano depositare una proposta di legge in Parlamento (petizione precettistica) e 500.000 le firme necessarie per indire un referendum abrogativo. Le firme vengono validate dalla Corte di Cassazione. Per le petizioni di sensibilizzazione non è obbligatoria l'autenticità di firma; chi raccoglie le firme può chiedere gli estremi di un documento di identità.

Di solito i comitati promotori raccolgono un numero superiore di firme, almeno tra il 5 e il 10%, per tenere conto di quelle che potrebbero risultare non ritenute valide dalla Suprema corte e che potrebbero quindi essere escluse dal computo.

L'ordinamento italiano equipara la firma digitale a quella chirografa, e ogni cittadino può ottenere una firma digitale per certificare la propria identità. Tuttavia, non esiste un sito web istituzionale per la raccolta di petizioni con firme digitali, e per l'esercizio del diritto di petizione via Internet.

Unione europea
Il diritto di petizione è inoltre considerato diritto fondamentale dell'Unione europea e, come tale, inserito nell'apposita Carta (2000) dal Parlamento Europeo all'art. 44:

« Qualsiasi cittadino, o qualsiasi persona giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro dell'Unione europea ha il diritto di presentare una petizione al Parlamento europeo »

(Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, art. 44)
Il diritto di presentare petizioni al Parlamento europeo è inoltre previsto come uno dei diritti connessi alla cittadinanza dell'Unione europea dagli artt. 20 e 24 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE). L'art. 224 TFUE garantisce questo diritto anche ad ogni persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro; la petizione può essere presentata individualmente o in associazione con altri cittadini o persone su una materia che rientra nel campo di attività dell'Unione, e che concerne direttamente gli autori, ma quest'ultima condizione è interpretata in senso molto esteso.[1]

La petizione può essere fatta in qualunque lingua dell'UE e deve contenere nome, cognome, nazionalità e indirizzo di ciascun firmatario. Può essere presentata in forma cartacea o online tramite il portale delle petizioni del Parlamento europeo.[1] Non esiste certificazione autentica e le firme servono a dimostrare il consenso dei cittadini sulla richiesta.

La commissione per le petizioni del Parlamento europeo (PETI) è competente per il loro trattamento.[2][3] e ne verifica la ricevibilità formale (firmatari) e sostanziale (materia che rientri nel campo di attività dell'UE) della petizione. Se irricevibile spesso viene indicata un'altra istituzione nazionale o internazionale a cui ci si può rivolgere. Se la petizione è ricevibile la commissione PETI chiede informazioni e pareri alla Commissione europea o alle altre commissioni parlamentare. Può organizzare audizioni e inviare i propri membri in missione.

La commissione PETI organizza quindi una riunione in cui il firmatario presenta la petizione, e la Commissione europea risponde. I membri della commissione parlamentare possono fare domande a entrambi. Possono intervenire anche i rappresentanti degli stati membri.

A questo punto a seconda dei casi:

la commissione parlamentare può contattare l'istituzione, l'autorità o lo stato membro competente;
se la Commissione europea constata una violazione del diritto dell'UE può avviare una procedura di infrazione;
Parlamento o Commissione possono prendere iniziative politiche.[1]
Ogni anno vengono presentate circa 1500 petizioni.[4] Ad esempio nel 2016 una petizione proposta da ENAR Ireland ha raccolto circa 5000 firme e ha spinto la Commissione europea ad avviare un'ispezione sull'Irlanda sull'applicazione della decisione quadro del 2008 su razzismo e xenofobia. In particolare la Repubblica d'Irlanda è stata criticata di non aver introdotto una normativa sui crimini d'odio.[5][6]

Stati Uniti
Nel diritto statunitense il diritto di petizione è contemplato nel primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (Petition Clause):

(EN)
« Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances. »

(IT)
« Il Congresso non istituirà religioni di Stato né proibirà il libero culto di alcuna; non limiterà la libertà di parola né quella di stampa; né il diritto del popolo di riunirsi pacificamente e di promuovere petizioni che pongano rimedio alle ingiustizie. »

(Emendamenti della costituzione americana, art. 1)
Note
^ a b c Diritto di petizione, Parlamento europeo. URL consultato il 19 giugno 2017.
^ Regolamento del Parlamento europeo, Allegato V: Attribuzioni delle commissioni parlamentari permanenti, art. XX.
^ Commissione PETI, Parlamento europeo. URL consultato il 19-6-2017.
^ (EN) Mark Rickards, MEPs get taste of people power, BBC News, 3 novembre 2007. URL consultato il 19 giugno 2017.
^ Quali opportunità per la società civile?: Presentare una petizione, su moodle.balcanicaucaso.org. URL consultato il 27 luglio 2017.
^ Ireland being investigated by Europe for failing to protect victims of racism., su enarireland.org, 21 luglio 2016. URL consultato il 27 luglio 2017.
Voci correlate
Democrazia diretta
Referendum
Legge di iniziativa popolare
Diritto d'iniziativa dei cittadini europei
Partitocrazia
Petizione online
E-democracy
Commissione per le petizioni del Parlamento europeo
Altri progetti
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La petizione al Parlamento Europeo, su europarl.europa.eu.
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Rispondi

Da: Box 19/05/2018 07:27:45
Che fuori di cervello
Rispondi

Da: Valam19/05/2018 09:43:56
E queste sarebbero le risposte di quelli che definiscono me e Box , coglioni e che viviamo su mininterno ? Uno che ha perso minuti se non ore a copiare e incollare pezzi di wikipedia ? E tutto questo unicamente perchè gli abbiamo sbattuto in faccia la verità che non accettano e perchè sono inadeguati dal replicare ad una qualsiasi nostra domanda ? Che pena ......Però è divertente  che si è sbattuto cosi tanto a fa sta cosa , non so a cosa puntava e quale risultato spera di avere ma mi fa ridere vedere l'esistenza di gente tanto frustrata e patetica
Rispondi

Da: simsalabim19/05/2018 14:21:58
patetico
Indice
1    Italiano  Aggettivo  Sostantivo  Sillabazione  Pronuncia  Etimologia / Derivazione  Sinonimi  Contrari  Termini correlati  Traduzione
2    Inglese  Aggettivo  Sostantivo
3    Note / Riferimenti
bandiera italiana Italiano
Open book 01.svgAggettivo
patetico m sing

     singolare      plurale
maschile       patetico        patetici 
femminile       patetica        patetiche 
(per estensione) (senso figurato) situazione o condizione insostenibili di uno più individui che, pur questi capendo l'inutilità di tentativi, si ostinano, perseverano e/o continuano in qualcosa non accetto
aveva iniziato con uno scherzo patetico, peggiorando poi la situazione sempre più sino ad un grave errore
(spregiativo) persona che si rende ridicola o che, altrimenti, indigna pur nella convinzione di essere educato
è proprio patetico perché, appunto limitandosi ad imitare, non verrà mai accettato né accolto
(per estensione) (spregiativo) che è vanamente convinto di essere amato o divertente oppure che ostenta ed impone il suo essere protettivo con familiari e con amici
con quella messa in scena si è resa proprio patetica!
Open book 01.svgSostantivo
patetico

(spregiativo) (gergale) chi, da vigliacco e quindi con paura ma spesso impunemente, approfitta temerariamente di mezzi non propri per prevalere in modo insolente, ahimè facendo anche appunto una figuraccia
il gruppo di quei patetici ammiccava in modo indifferente con sorrisini per loro salvifici ma invero un poco isterici
Hyph.png Sillabazione
pa | tè | ti | co
Nuvola apps edu languages.png Pronuncia
IPA: /pa'tÉtiko/

Nuvola kdict glass.pngEtimologia / Derivazione
dal latino tardo pathetĭcus, che deriva dal greco π±ϑ·τιºός, derivazione di πάϑ¿ς ossia "sofferenza"

Icona sinonimi.png Sinonimi
(spregiativo) triste, malinconico, mesto, addolorato, afflitto, accorato, penoso, lamentoso, lacrimevole, pietoso
(spregiativo) commovente, toccante, tragico
(spregiativo) sentimentale, sdolcinato, affettato, svenevole, languido
biasimato
(per estensione) plateale
sfigato
Fairytale right blue.pngFairytale left blue.png Contrari
allegro, contento, felice
(per estensione) (spregiativo) (raro) noncurante, cinico, intransigente
(spregiativo) furbetto
(per estensione) (spregiativo) malizioso
serio, leale, sincero
(gergale) uno dei nostri
Books-aj.svg aj ashton 01.png Termini correlati
ipocrita, buonista
(per estensione) crudele, vendicativo
paziente, giusto
(per estensione) tollerante, pacifico
Nuvola filesystems www.png Traduzione
che causa compassione
persona che si rende ridicola
Flag of the United Kingdom.svg Inglese
Open book 01.svgAggettivo
patetico

pathetic
sentimental
Open book 01.svgSostantivo
patetico

sentimentalism
Nuvola apps bookcase.png Note / Riferimenti
italiano
Vocabolario, Treccani edizione online
Tullio De Mauro, Il nuovo De Mauro, Internazionale.it edizione on line
Dizionario Italiano Olivetti, Olivetti Media Communication edizione on line
Lemmario italiano, Garzanti linguistica edizione on line
Sinonimi e Contrari, RCS Libri edizione on line
inglese
â' Riferimenti mancanti. Se vuoi, aggiungili tu.
Categorie: Aggettivi in italianoSostantivi in italianoTermini usati in modo gergale-ITParole rare-ITAggettivi in ingleseSostantivi in inglese | [altre]
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Da: simsalabim19/05/2018 14:22:26
Frustrazione (psicologia)
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Abbozzo psicologia
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Con il termine frustrazione s'intende quello stato psicologico derivante da un mancato o inibito bisogno dovuto a cause esterne o a cause endogene ovvero lo stato psichico in cui ci si viene a trovare quando si è bloccati o impediti nel soddisfacimento di un proprio bisogno o desiderio.

Indice
1    Cause
2    Teorie e strumenti di misura
3    Note
4    Voci correlate
5    Altri progetti
6    Collegamenti esterni
Cause
I blocchi o gli impedimenti alla realizzazione di una necessità, possono derivare da fattori ambientali, sociali o endogeni.

Cause ambientali: sono gli ostacoli dovuti all'ambiente fisico geografico che ci circonda: ad esempio, l'assenza di ombra nel deserto è un ostacolo al suo attraversamento, la lontananza di un luogo impedisce la sua frequentazione continua; il rumore, la mancanza di igiene, il freddo, la cattiva illuminazione dell'ambiente di lavoro, possono essere tutti causa di frustrazione ambientale.
Cause sociali: più difficili da accettare delle precedenti, sono gli ostacoli dati dalle regole sociali, sia di interazione con i propri superiori in ambiente lavorativo, sia di interazione tra minoranze etniche o religiose. Ad esempio: il capo ufficio che non si interessa delle nostre richieste, la situazione degli italiani sbarcati in America (e in generale di tutti gli emigranti del mondo), etc.
Cause endogene: le più difficili da accettare, sono dovute al conflitto tra due bisogni della persona. Ad esempio, il conflitto tra autonomia e protezione familiare che nasce negli adolescenti.
Le cause di frustrazione ambientali e sociali sono studiate anche da altre discipline, quali la sociologia. Le cause endogene sono più propriamente studiate dalla psicologia poiché scaturiscono dalla complessità interiore dell'individuo che spesso si trova nella situazione conflittuale secondo cui per soddisfare un bisogno deve rinunciare ad un altro. In alcuni casi, in particolar modo negli individui affetti da insicurezza sociale, una controreazione alla frustrazione pare possa manifestarsi sotto forma di atteggiamenti improntati alla megalomania, con complessi di superiorità, vanità e presunzione.

Teorie e strumenti di misura
Uno studio che si è occupato del rapporto tra frustrazione e aggressività è stato quello condotto da John Dollard[1] in cui si è visto come alla base di un comportamento aggressivo (risposta) vi sia sempre un evento frustrante (stimolo).

Uno strumento di misura della frustrazione è il Picture Frustration Study di Saul Rosenzweig[2]. È un test semi-proiettivo, formato da 24 vignette che illustrano altrettante situazioni in cui compare una figura frustrante e una frustrata. Il test, nelle tre forme per bambini, adolescenti e adulti, evidenzia due atteggiamenti di base, quale risposta indotta dall'identificazione con la figura frustrata:

la direzione dell'aggressività (rivolta all'esterno, all'interno o repressa);
il tipo di aggressività (prevalente e tipica del soggetto).
Note
^ Cfr. Dollard, J., Miller, N.E., Doob, L.W., Mowrer, L.H., Sears, R.R. (1967), Frustrazione e aggressività, Firenze: Editrice Universitaria.
^ Rosenzweig, S. (1992), Picture Frustration Study. Studio della reazione alle frustrazioni, Firenze: Giunti Organizzazioni Speciali.
Voci correlate
Aggressività
Ressentiment
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Da: simsalabim19/05/2018 14:23:16
Risata
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Persone che ridono.
La risata o riso è una reazione nervosa che, nel comportamento umano, si manifesta in diverse circostanze. In genere, si tratta di una risposta emotiva di fronte ad un'esperienza comica, o a sensazioni intense di allegria, piacere, benessere, ottimismo. Tuttavia, la risata può avere anche un ruolo di sfogo di emozioni di segno opposto, come la tristezza e la rabbia; in tal caso, nel linguaggio comune, si parla di risata nervosa o isterica. Possono stimolare la risata anche cause fisiche, a prescindere da qualunque contesto emotivo: per esempio il solletico o l'inalazione di ossido di diazoto (chiamato per l'appunto "gas esilarante").

Il fenomeno della risata si presenta come una modificazione del ritmo respiratorio, con sospensione dell'aspirazione, scosse che si ripercuotono nella laringe, contrazioni concatenate di molti muscoli (in particolare facciali e addominali), scopertura dei denti, e talvolta lacrimazione.

Il riso è una manifestazione tipicamente umana, che fin dall'antichità ha sollevato interrogativi concettuali di natura filosofica, psicologica, fisiologica e comportamentale. Ciononostante recenti studi dimostrano che alcuni primati e alcuni roditori reagiscono a stimoli tattili (solletico) con una specie di risata.

Indice
1    Natura della risata
2    Neurofisiologia della risata
3    La risata e la salute
4    Cause
5    Tipi di risata
6    Aspetti negativi
7    La risata nella letteratura
7.1    La risata nella Grecia antica
7.1.1    Erodoto
7.2    La risata moderna e l'umorismo
7.2.1    Hobbes
7.2.2    Schopenhauer
7.2.3    Nietzsche
7.2.4    Bergson
8    Note
9    Bibliografia
10    Voci correlate
11    Altri progetti
Natura della risata

I bambini tipicamente cominciano a ridere verso i quattro mesi d'età
È stato appurato che i bambini ridono molto di più rispetto agli adulti: un bambino ride in media circa 300 volte al giorno rispetto ad un adulto medio, che ride solo circa 20 volte al giorno; tuttavia questo dipende dal carattere di ogni persona. Infatti, secondo alcuni studi, l'inizio dell'età adulta provoca un cambiamento graduale che approda in una maggiore serietà e una minore propensione alla risata.[1] La risata può essere un'espressione udibile o una manifestazione di eccitazione, provocata da una sensazione interiore di gioia e felicità che può derivare da stimoli come una barzelletta o da solletico. Alcuni ricercatori hanno dimostrato che i neonati già a 17 giorni di età emettono i suoni vocali del ridere o risate.[2] Ciò è in contrasto con studi precedenti che indicano la nascita della risata nei bambini a circa quattro mesi di età. Il ricercatore Robert Provine ha dichiarato: "La risata è un meccanismo che ognuno di noi ha; la risata fa parte del vocabolario umano universale. Ci sono migliaia di lingue, centinaia di migliaia di dialetti, ma tutti ridono più o meno allo stesso modo". Infatti i bambini hanno la capacità di ridere prima ancora di parlare; anche i bambini che nascono ciechi e sordi conservano tuttavia la capacità di ridere.[3]

Provine sostiene che "La risata è una vocalizzazione primitiva ed inconscia" e afferma che è probabilmente genetica. In uno studio chiamato "Giggle Twins (gemelle ridacchianti)", in cui separarono due gemelle "felici" alla nascita e riunite solo 43 anni dopo, Provine riporta che "fino a quando non si rincontrarono, nessuna di queste due signore, eccezionalmente felici, aveva conosciuto qualcuno che ridesse tanto quanto loro"; hanno riferito questo nonostante i loro genitori adottivi fossero "poco espansivi e austeri." Il ricercatore asserisce che i gemelli "avevano ereditato [geneticamente] alcuni aspetti del proprio modo di ridere, di prontezza alla risata e forse anche il particolare tipo di umorismo."[4]

Norman Cousins ha sviluppato un programma di recupero che incorpora megadosi di vitamina C, insieme ad un atteggiamento positivo, di amore, fede, speranza e risate indotte dai film dei Fratelli Marx. "Ho fatto la gioiosa scoperta che dieci minuti di genuine risate a crepapelle hanno avuto su di me un effetto anestetico e mi hanno dato almeno due ore di sonno senza dolori", ha affermato Cousins, continuando "Quando l'effetto antidolorifico della risata mi è passato, abbiamo di nuovo acceso il proiettore cinematografico e, non di rado, acquisivo un altro intervallo dal dolore."[5][6]

Gli scienziati hanno notato delle somiglianze nelle forme di risata indotte da solletico tra vari primati, le quali suggeriscono che la risata derivi da una comune origine tra le specie dei primati.[7][8]

Una condizione neurologica molto rara è stata osservata in certi malati che non sono in grado di ridere ad alta voce - condizione nota come "afonogelia".[9]

Neurofisiologia della risata

Posizione della corteccia cerebrale
La neurofisiologia indica che la risata è collegata all'attivazione della corteccia prefrontale ventromediale che produce le endorfine.[10] Gli scienziati hanno dimostrato che anche parti del sistema limbico sono coinvolti nella risata. Tale sistema partecipa alle emozioni e ci aiuta nelle funzioni necessarie per la sopravvivenza degli esseri umani, le sue strutture coinvolte nella risata sono l'ippocampo e l'amigdala.[11]


Rappresentazione tridimensionale del Diencefalo (in rosso) nel cervello umano.
Il bollettino della American Medical Association del 7 dicembre 1984, descrive il funzionamento neurologico della risata come segue:

Sebbene non si conosca un "centro del ridere" nel cervello, il suo meccanismo neurale è stato oggetto di molte speculazioni, anche se inconcludenti. Però è evidente che la sua espressione dipende da percorsi neurali derivanti da una stretta associazione con i centri telencefalici e diencefalici coinvolti nella respirazione. Wilson considera che il meccanismo sia nella regione del talamo mediale, l'ipotalamo e il subtalamo. Kelly e colleghi a loro volta hanno postulato che il tegmentum vicino alla sostanza grigia periacqueduttale contenga il meccanismo di integrazione dell'espressione emotiva. Quindi i percorsi supranucleari, tra cui quelli del sistema limbico che Papez ipotizzò mediassero le espressioni emotive come la risata, probabilmente sono entrate in relazione sinaptica nel nucleo reticolare del tronco cerebrale. Così, mentre le reazioni puramente emotive come la risata sono mediate da strutture subcorticali, in particolare l'ipotalamo, e sono stereotipate, la corteccia cerebrale può modularle o sopprimerle."

La risata e la salute

Le risate di Totò, qui nei panni di Felice Sciosciammocca nella trasposizione cinematografica di Miseria e nobiltà (1954)
Nel 2005 è stata riportato, da ricercatori presso il Centro Medico dell'Università del Maryland, un legame tra risate e una sana funzione dei vasi sanguigni, scoprendo che la risata provoca la dilatazione del rivestimento interno dei vasi sanguigni, il tessuto endoteliale, e aumenta il flusso sanguigno.[12] I dottori Michael Miller (Università del Maryland) e William Fry (Università di Stanford), teorizzarono che le beta-endorfine rilasciate dall'ipotalamo potessero attivare i recettori nella superficie endoteliale rilasciando ossido nitrico, con la conseguente dilatazione dei vasi. Altre proprietà cardio-protettive del monossido di azoto includono la riduzione di infiammazioni e diminuiscono l'aggregazione piastrinica.[13][14]

È stato anche dimostrato che la risata ha effetti benefici su vari altri aspetti della biochimica. Ad esempio, la risata porta alla riduzione degli ormoni dello stress, come il cortisolo e l'adrenalina. Quando si ride il cervello rilascia anche quelle endorfine che possono alleviare qualche dolore fisico.[15] La risata inoltre aumenta il numero di cellule produttrici di anticorpi e migliora l'efficacia delle cellule T, creando un sistema immunitario più forte.[16]

Cause

La risata è una reazione comune al solletico
Le cause più comuni della risata sono sensazioni di gioia e umorismo, ma possono provocare risate anche altre situazioni.

Una teoria generale che spiega la risata è chiamata la teoria del sollievo. Sigmund Freud riassunse nella sua teoria che il riso rilascia tensione ed "energia psichica". Questa teoria è una delle giustificazioni alle affermazioni che attestano il beneficio che la risata porta alla salute.[17] Tale teoria spiega il motivo per cui la risata possa essere usata come "meccanismo di sopportazione" quando uno è triste o agitato.

Il filosofo John Morreall, fondatore della Società Internazionale di Studi sull'Umorismo (ISHS), asserisce che la risata umana potrebbe avere le sue origini biologiche da una sorta di espressione condivisa di sollievo al superamento di pericolo. Friedrich Nietzsche, al contrario, suggeriva che la risata fosse una reazione al senso di solitudine esistenziale e alla mortalità che solo gli esseri umani sentono.

Per esempio: una barzelletta crea un'incoerenza e il pubblico cerca automaticamente di capire che cosa significa tale incoerenza; se gli spettatori riescono a risolvere questo "indovinello cognitivo" e si rendono conto che la sorpresa non è pericolosa, allora ridono di sollievo. Altrimenti, se l'incongruenza non è risolta, non c'è risata, come Mack Sennett ha sottolineato: "Quando il pubblico è confuso, non ride". Questa è una delle leggi fondamentali del comico, denominata "esattezza". È importante notare che a volte l'incoerenza può essere risolta, ma potrebbe non esserci lo stesso nessuna risata, poiché la risata è un meccanismo sociale, il pubblico potrebbe non percepire di "essere in pericolo" e la risata non si verificherebbe. Inoltre, la misura dell'incoerenza, e gli aspetti di tempo e ritmo, hanno a che fare con la quantità di pericolo che il pubblico avverte e quanto a lungo e forte ridano.

La risata può anche essere provocata dal solletico. Sebbene la maggior parte delle persone lo trovi sgradevole, il solletico è spesso causa di forti risate, infatti è reputato di essere un riflesso fisico spesso incontrollabile.[18][19]

Tipi di risata
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Risata maligna
La risata può essere classificata in vari modi. In base all'intensità: il ridacchiare, il cachinno, la risatina, il riso represso, lo sghignazzamento, la risata di pancia (a crepapelle), lo scoppio di risa.[20][21] Secondo l'apertura di bocca: risolino, sogghigno, sghignazzo. Secondo il modo respiratorio: sbuffata ilare. Secondo l'emozione: sollievo, allegria, gioia, felicità, imbarazzo, scuse, confusione, risata nervosa, risata paradossale, risata di cortesia, risata malvagia. Le risate possono essere classificate anche in base alla sequenza di note o tonalità che produce.

È stato anche determinato che gli occhi si inumidiscono durante la risata, come riflesso delle ghiandole lacrimali.[16]

Aspetti negativi
La risata non è sempre un'esperienza piacevole ed è associata a diversi fenomeni negativi. L'eccessivo ridere può portare a cataplessia e a spiacevoli attacchi di risa, esaltazione eccessiva e colpi ricorrenti di sghignazzate - da considersi tutti aspetti negativi del ridere. Attacchi sgradevoli di risate, o "farsa allegria", di solito si verificano in persone che hanno una condizione neurologica, tra cui i pazienti con sindrome pseudobulbare, sclerosi multipla e malattia di Parkinson. Questi pazienti sembrano ridere di divertimento, ma poi riferiscono che sentono sensazioni indesiderate "al momento della battuta". L'esaltazione eccessiva è un sintomo comune associato con psicosi maniaco-depressiva e mania/ipomania. Coloro che soffrono di psicosi schizofreniche sembrano soffrire il contrario â" non capiscono l'umorismo o non ottengono nessuna gioia da esso. Un eccesso di risa descrive un momento anomalo quando non si può controllare la risata o il proprio corpo, a volte causando convulsioni o un breve periodo di incoscienza. Alcuni credono che eccessi di risate rappresentino una forma di epilessia.[22]
La risata nella letteratura

Sciocco che ride, dipinto olandese del 1500 ca.
La risata è un fenomeno che ha ricevuto attenzione per millenni, in letteratura, sebbene per alcuni sia sempre stato un argomento poco trattato dagli studiosi.[23] L'uso dell'umorismo e della risata in opere letterarie è stato studiato e analizzato da molti pensatori e scrittori, a partire dagli antichi filosofi greci fino all'epoca contemporanea. Il riso. Saggio sul significato del comico (di Henri Bergson,1900) è un notevole contributo del XX secolo.

La risata nella Grecia antica
Erodoto
Per Erodoto, si può distinguere il ridere in tre tipi:[24]

Coloro che sono innocenti da misfatti, ma ignoranti della propria vulnerabilità.
Coloro che sono pazzi.
Coloro che sono troppo sicuri di sé.
Secondo l'accademico americano Donald Lateiner, Erodoto scrive sul ridere per valide ragioni letterarie e storiologiche. "Erodoto crede che la natura (o meglio, la sua direzione da parte degli dèi) e la natura umana coincidano sufficientemente, oppure che quest'ultima non è che un aspetto o analogia della prima, cosicché l'esito viene suggerito al destinatario."[25] Nell'esaminare la risata, Erodoto si convince che essa sveli al lettore qualcosa sul futuro e/o chiarisca il carattere della persona che ride. Infatti, non è un caso che in circa l'80% delle volte in cui Erodoto parla della risata, essa sia seguita da una punizione. "Gli uomini la cui risata merita un riscontro, sono segnati, perché la risata connota sdegno sprezzante, un senso arrogante di superiorità, e questo sentimento e le azioni che ne derivano attirano l'ira degli dei."[26]

La risata moderna e l'umorismo
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Umorismo e Gelotologia.
Hobbes
Thomas Hobbes intende la superiorità della risata in un senso molto più ampio di quello estetico e quasi-morale di Aristotele: le basi della teoria di superiorità sono sicuramente greche.[27] Con le parole di Hobbes: "La passione della risata non è altro che la gloria improvvisa derivante dal concepimento improvviso di una qualche eminenza in noi stessi, in confronto con l'infermità di altri, o con la nostra precedente."[28]

Schopenhauer
Arthur Schopenhauer dedica alla risata il 13º capitolo della prima parte della sua opera principale, Il mondo come volontà e rappresentazione.

Nietzsche
Friedrich Nietzsche distingue due scopi differenti per l'utilizzo delle risate. Secondo il filosofo, l'uomo utilizza il comico come terapia contro la veste restrittiva della moralità logica e della ragione. Ha bisogno di tanto in tanto di una retrocessione innocua dalla ragione e dal disagio; in questo senso la risata per Nietzsche ha un carattere positivo."[29] La risata può tuttavia avere anche una connotazione negativa quando viene utilizzata per l'espressione di un conflitto sociale. Ciò viene espresso, per esempio, in La gaia scienza: "Risata - Ridere significa essere schadenfroh, ma con la coscienza pulita."[30][31]

"Forse le opere di Nietzsche avrebbero avuto un effetto totalmente diverso, se il giocoso, l'ironico e lo scherzoso nei suoi scritti fossero stati inseriti meglio."[32]

Bergson
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Umorismo § Il riso di Bergson.
Nel suo Il riso. Saggio sul significato del comico, il filosofo francese Henri Bergson, rinomato per i suoi studi filosofici sul materialismo, la memoria, la vita e la coscienza, cercò di determinare le leggi del comico e capire le cause fondamentali delle situazioni umoristiche.[33] Il suo metodo consiste nel determinare le cause del comico invece di analizzarne gli effetti. Affronta inoltre la risata in relazione alla vita umana, all'immaginazione collettiva e all'arte, per avere una migliore conoscenza della società.[34] Una delle teorie del saggio è che la risata, come attività collettiva, ha un ruolo sociale e morale: costringe le persone ad eliminare i loro vizi. È un fattore di uniformità dei comportamenti, condanna i comportamenti ridicoli ed eccentrici.[35]

In questo saggio Bergson afferma che vi è una causa centrale per tutte le situazioni comiche, che nascono da una meccanizzazione applicata alla vita. La fonte basilare del comico è la presenza di inflessibilità e rigidità nella vita. In effetti, per Bergson, l'essenza della vita è movimento, elasticità e flessibilità, e ogni situazione comica è dovuta alla presenza di rigidità e di scarsa elasticità di vita. Quindi la fonte del comico non è la bruttezza ma la rigidità.[36] Tutti gli esempi presi da Bergson (un uomo che cade per strada, i cartoni animati, l'imitazione, l'applicazione automatica di convenzioni e regole, la distrazione, i gesti ripetitivi di un oratore, la somiglianza tra due facce...) sono situazioni comiche perché danno l'impressione che la vita sia soggetta a rigidità, automatismo e meccanizzazione.

Bergson ha effettivamente avuto questa idea da Schopenhauer, che spiega come la risata emerga dalla collisione tra intuizione e ragione. Infine, Bergson osserva che la maggior parte delle situazioni comiche non fanno ridere perché fanno parte delle abitudini collettive.[37] Quindi definisce la risata come un'attività intellettuale che richiede un approccio immediato a una situazione comica, totalmente distaccato da una qualsiasi forma di emozione o sensibilità. Ibid[38] Una situazione fa ridere, quando l'attenzione e l'immaginazione sono concentrate sulla resistenza e la rigidità del corpo. Così qualcuno diventa risibile ogni volta che dia l'impressione di essere una cosa o una macchina.

Note
^ Do Children Laugh Much More Often than Adults Do?, su aath.org. URL consultato l'11/06.2013.
^ Copia archiviata (PDF), su pri.kyoto-u.ac.jp. URL consultato l'8 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011). DOI: 10.1016/j.earlhumdev.2005.07.011
^ Matthew Gervais & David Sloan Wilson, "The Evolution and Functions of Laughter and Humor: A Synthetic Approach", The Quarterly Review of Biology 80.4 (2005): 395-430.
^ WebMD 2002, Men.webmd.com. URL consultato l'11 giugno 2013.
^ Giornalista, accademico e promotore internazionale della pace, Cousins ha inoltre tenuto una cattedra presso la Scuola di Medicina dell'Università della California, Los Angeles, dove ha condotto ricerche nella biochimica delle emozioni umane, sostenendo che queste sono la chiave del successo sul controllo delle malattie. Affermava ciò nonostante fosse gravemente malato di cuore, che combatteva ingerendo dose massicce di Vitamina C e "addestrandosi a ridere" - cfr. Norman Cousins, The Healing Heart: Antidotes to Panic and Helplessness, New York: Norton, 1983. ISBN 0-393-01816-4.
^ Norman Cousins, Anatomy of an illness as perceived by the patient: reflections on healing and regeneration, introd. di René Dubos, New York: Norton, 1979. ISBN 0-393-01252-2.
^ "Tickled apes yield laughter clue", News.BBC.co.uk, June 4, 2009.
^ Articolo su Science Direct - DOI: 10.1016/j.cub.2009.05.028, "Reconstructing the evolution of laughter in great apes and humans".
^ 16 luglio 1930, DOI:10.1001/archneurpsyc.1931.02230010169012, http://archneurpsyc.ama-assn.org/cgi/content/summary/25/1/157. URL consultato l'11 giugno 2013.
^ "Why Laughter Feels So Good", sezione scientifica del The New York Times 13/09/2011.
^ "The Laughing Brain", serie di articoli della Dana Foundation
^ M. Miller, C. Mangano, Y. Park, R. Goel, G.D. Plotnick, R.A. Vogel, "Impact of cinematic viewing on endothelial function", Heart, febbraio 2005, 92(2):261-2.PMID.
^ M. Miller & W. Fry, Medical Hypothesis, nov. 2009, 73(5):636-9.PMID.
^ Vlachopoulos C, Xaplanteris P, Alexopoulos N, Aznaouridis K, Vasiliadou C, Baou K, Stefanadi E, Stefanadis C., "Divergent effects of laughter and mental stress on arterial stiffness and central hemodynamics", Psychosom Med., maggio 2009;71(4):446-53.PMID 19251872.
^ Why Laughter May Be the Best Pain Killer, Scientific American. URL consultato l'11 giugno 2013.
^ a b B. Smith Lee, "Humor relations for nurse managers", Nursing Management, 1990, 21, 86.
^ M.P. Mulder, A. Nijholt "Humor Research: State of the Art", (2002) su citeseer.ist.psu.edu
^ Physiology of laughter and tickling, www.tomveatch.com. URL consultato l'11 giugno 2013.
^ Robert R. Provine, Provine, Laughter, Cogweb.ucla.edu, 9 settembre 1950. URL consultato l'11 giugno 2013.
^ Drewniany & Jewler, Creative Strategy in Advertising, 9ª ed., 2007, cap.1 p. 17.
^ Judith Andreyev,Wondering about Words: D'où Viennent Les Mots Anglais? p.56
^ W.F. Fry, Sweet Madness: A Study of Humor, Pacific Books Publishers, 1963.
^ John Morreall, Taking Laughter Seriously (1983) p.ix
^ Donald Lateiner, No laughing matter: a literary tactic in Herodotus, documenti della American Philological Association (1974-), Vol. 107. (1977), pp. 173-182.
^ Donald Lateiner, loc. cit., p. 180.
^ Donald Lateiner, loc. cit., p. 181.
^ David Heyd, "The Place of Laughter in Hobbes's Theory of Emotions", Journal of the History of Ideas, Vol. 43, Nr. 2. (apr.-giu. 1982), pp. 285-295.
^ Cit. in David Heyd, loc. cit.
^ Tarmo Kunnas, Nietzsches lachen: Eine studie über das Komische bei Nietzsche, ed. Wissenschaft & Literatur, 1982, p. 42.
^ Nietzsche, KSA 3, p. 506
^ Vedi anche Paul E. Kirkland, "Nietzsche's Honest Masks: From Truth to Nobility 'Beyond Good and Evil'", The Review of Politics, Vol. 66, Nr. 4. (autunno 2004), pp. 575-604 [1]
^ Tarmo Kunnas, Nietzsches lachen, cit., p. 149.
^ Henri Bergson, Le Rire, Avant-Propos su Wikisource (FR)
^ Henri Bergson, Le Rire, Préface su Wikisource (FR)
^ Henri Bergson, Laughter: An Essay on the Meaning of the Comic Cap. I (II) - versione online su Progetto Gutenberg.
^ Bergson, loc. cit., Cap. I (III).
^ Bergson, loc. cit., Cap. I (V).
^ Bergson, loc. cit., Cap. I (I).
Bibliografia
Coco, Carmelo, L'irresistibile leggerezza della risata, Youcanprint 2016 -
ISBN 978-88- 92612-06-8.

Voci correlate
Felicità
Gelotologia
Pianto
Sorriso
Umorismo
Yoga della risata
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Papa
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Sommo pontefice
Pope Francis in March 2013.jpg
Francesco, papa dal 13 marzo 2013.
Sovrano della Città del Vaticano
Stemma
Trattamento    Santo Padre
Sua Santità
Santità
Altri titoli    Vescovo di Roma
Vicario di Gesù Cristo
Successore del principe degli apostoli
Sommo pontefice della Chiesa universale
Primate d'Italia
Arcivescovo e metropolita della Provincia Romana
Sovrano dello Stato della Città del Vaticano
Servo dei servi di Dio
Capo del Collegio dei Vescovi
Religione    Cattolicesimo
Il papa, chiamato anche romano pontefice o sommo pontefice, è la più alta autorità religiosa riconosciuta nella Chiesa cattolica. I suoi trattamenti possono essere santo padre, sua santità, santità.

Secondo il diritto canonico è il vescovo della diocesi di Roma, capo del Collegio dei vescovi, primate d'Italia, vicario di Cristo e pastore in terra della Chiesa universale[1], possedendo anche i titoli di sommo pontefice della Chiesa cattolica[2][3], nonché, a seguito dei Patti Lateranensi, sovrano assoluto dello Stato della Città del Vaticano.

L'ufficio del papa prende il nome di papato, mentre la sua giurisdizione ha il nome di Santa Sede (o Sede Apostolica) ed è ente di diritto internazionale.

La particolare preminenza del papa sulla Chiesa cattolica deriva dall'essere considerato successore dell'apostolo Pietro, al quale, secondo l'interpretazione cattolica dei Vangeli, Cristo ha conferito l'incarico di pastore della Chiesa universale[4]. Pietro, secondo la tradizione, avrebbe retto negli ultimi anni di vita la comunità cristiana di Roma, divenendone il primo vescovo e subendovi il martirio nell'anno 67.

Papa deriva dal greco πάππ±ς (pàppas), espressione familiare per "padre" attestata a partire dal III secolo, contestualmente a un analogo uso fatto per indicare il vescovo di Alessandria, in Egitto.

Con il nome pontificale di Francesco, dal 13 marzo 2013 il papa è Jorge Mario Bergoglio, 266º vescovo di Roma[5].

Secondo i dati della Chiesa cattolica, il Soglio di Pietro ha visto 47 pontefici provenire da oltre gli odierni confini politici italiani; più precisamente, la storia ha visto 47 papi non italiani su 266.

Indice
1    Nella Chiesa antica
2    Il ruolo e i titoli del papa nella Chiesa cattolica
3    Caratteristiche del papato
3.1    Il primato papale
3.2    L'infallibilità papale
4    L'elezione del Papa
4.1    L'inizio del pontificato e la presa di possesso della diocesi
5    Rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice
6    Il nome dei papi
7    Storia del papato
7.1    Durata dei pontificati
7.1.1    I pontificati più lunghi
7.1.2    I pontificati più brevi
7.1.3    Pontificati per secolo
7.1.4    Papi venerati come santi
8    Onorificenze pontificie
9    Note
10    Voci correlate
11    Altri progetti
12    Collegamenti esterni
Nella Chiesa antica
Vi sono diverse ipotesi sull'esistenza di una forma di primato petrino nella Chiesa antica, sebbene alcuni storici sostengano che prima della metà del II secolo, e forse anche più tardi, non venisse riconosciuto alcun primato al vescovo di Roma[6].

Ireneo di Lione nell'Adversus haereses stila una lista di quelli che furono i successori della Chiesa «somma ed antichissima ed a tutti nota, fondata e costituita in Roma dai gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo. A questa Chiesa, per la sua peculiare principalità (propter potiorem principalitatem), è necessario che convenga ogni Chiesa, cioè i fedeli dovunque sparsi, poiché in essa la tradizione degli Apostoli è stata sempre conservata».[7]

Ambrogio da Milano conia la famosa espressione "Ubi Petrus, ibi Ecclesia" (la Chiesa esiste unicamente ove è riconosciuto il primato di Pietro, cioè del papa).[8]

Altri padri della Chiesa parlano di Roma come sede verso cui l'intera Cristianità deve convergere.

Inoltre, tale primazia è indicata già nei primissimi Concili della Chiesa: al Primo concilio di Nicea (19 giugno 325) venne riconosciuta la preminenza di alcune sedi patriarcali in modo canonico tra le quali Roma ha un particolare primato: «In Egitto, nella Libia e nella Pentapoli siano mantenute le antiche consuetudini per cui il vescovo di Alessandria abbia autorità su tutte queste province; anche al vescovo di Roma infatti è riconosciuta una simile autorità. Ugualmente ad Antiochia e nelle altre province siano conservati alle chiese gli antichi privilegi.»[9]

Infine, durante il primo concilio di Costantinopoli (tenutosi dal maggio al luglio del 381) si decise che «Il vescovo di Costantinopoli avrà il primato d'onore dopo il Vescovo di Roma, perché tale città è la nuova Roma».[10] Il medesimo canone venne ribadito dal Concilio di Calcedonia[11], ma non venne, però, accettato dai papi Damaso I, Leone I e Gregorio I in quanto ritennero che l'affermazione del primato papale rispetto al patriarca di Costantinopoli fosse troppo debole. I papi cioè ritennero che la supremazia del vescovo di Roma non dovesse essere determinata da cause storiche, ma da motivazioni telologiche e dottrinali, le stesse che poi porteranno allo Scisma d'Oriente del 1054.

Mentre la sede di Roma sarebbe stata fondata da Pietro apostolo e da Paolo di Tarso, che qui furono martirizzati nel primo secolo, quella di Alessandria risalirebbe a Marco evangelista; la sede di Antiochia sarebbe una Chiesa fondata anch'essa da Pietro e il Patriarcato di Costantinopoli, per tradizione, si fa discendere da Andrea apostolo, fratello di Pietro, anche se, in realtà, la sede vescovile costantinopolitana è sorta soltanto nel IV secolo.

Il ruolo e i titoli del papa nella Chiesa cattolica

La basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, la sede del papa quale vescovo dell'Urbe.

Gesù dona a Pietro le chiavi sacre.
L'Annuario pontificio del 2010 elenca questi titoli dei Papi e nell'ordine che segue:

Vescovo di Roma
Vicario di Gesù Cristo
Successore del principe degli apostoli
Sommo pontefice della Chiesa universale
Primate d'Italia
Arcivescovo e metropolita della Provincia Romana
Sovrano dello Stato della Città del Vaticano
Servo dei servi di Dio.
Nel corso dei secoli vari sono stati i titoli attribuiti al romano pontefice. Negli atti ufficiali in cui il nome del papa è posto all'inizio (tale ad esempio è una costituzione apostolica) in modo costante al nome del papa senza ordinale (ad esempio "Paolo") segue solo il titolo di vescovo e quello di servo dei servi di Dio. Nella Chiesa Cattolica il papa ha compiti, titoli ed autorità, sia a livello locale che universale:

Il papa è vescovo di Roma, per quanto il governo pastorale della diocesi di Roma viene delegato al Cardinale vicario. Secondo la tradizione cristiana Gesù Cristo conferì a Pietro il primato di giurisdizione sull'intera Chiesa di Dio (Mt 16,16-19) e (Gv 21,15-17), da cui ne consegue che chiunque succeda a Pietro nella sua cattedra ottiene il primato di Pietro su tutta la Chiesa, così come definito dalla costituzione dogmatica Pastor Aeternus approvata ed emanata durante il concilio Vaticano I convocato da papa Pio IX[12], L'autorità stessa del papa, come scrive Giovanni Paolo I, deriva dall'essere «vescovo di Roma, cioè successore di Pietro in questa città».[13]
L'appellativo Sommo Pontefice o Romano pontefice indica in modo particolare nel diritto canonico, il papa, il quale, come successore di Pietro sulla cattedra di Roma, detiene "la potestà piena e suprema" di guida pastorale della Chiesa cattolica, che si fonda nella Scrittura e nella sacra Tradizione. Il termine pontefice, mutuato dall'ambiente culturale e religioso dell'epoca romana (Pontifex maximus), è l'appellativo per il quale lo si designa come "costruttore di ponti" (pontem facere) fra i fedeli e Cristo in virtù della sua funzione vicaria di Pastore. Questo aspetto è stato sottolineato da papa Francesco, nel suo primo discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede (22 marzo 2013): «Uno dei titoli del Vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti, con Dio e tra gli uomini». Nell'uso e nella documentazione pontificia spesso il termine Romano pontefice viene interscambiato con quello di Sommo pontefice, benché quest'ultima espressione sia spesso accompagnata dall'espressione complementare: della Chiesa universale. L'aggettivo Romano fa riferimento alla diocesi di Roma, sede propria dei Pontefici.
Il papa è arcivescovo metropolita della provincia ecclesiastica romana, una delle antiche sedi apostoliche.
Il papa è anche il primate d'Italia.
Nella storia della Chiesa cattolica, è anche il patriarca della Chiesa latina, la più estesa fra le Chiese cattoliche particolari. Questo ruolo viene riconosciuto anche dalle Chiese ortodosse separate da Roma. Da questo ruolo patriarcale derivano i titoli condivisi con altri patriarchi di «Sua Santità» o «Santo Padre». Il titolo di Patriarca d'Occidente è stato omesso da papa Benedetto XVI nel 2005. Il Papa ha così deciso, sia per tentare un riavvicinamento con le Chiese separate che non riconoscono questo titolo, sia perché l'Occidente a cui il titolo fa riferimento si è esteso anche all'America e all'Oceania, uscendo così dal significato originario che esso aveva in riferimento alla sola Europa[14].
Nella Chiesa cattolica, al papa viene assegnato un ruolo universale, non accettato dalle altre Chiese. Poiché san Pietro fu a capo della Chiesa di Roma, dove fu martirizzato, il papa viene anche detto successore di Pietro, il principe degli apostoli. I cattolici ritengono che il primato che san Pietro avrebbe esercitato sugli apostoli si sia trasmesso anche ai suoi successori, così come il ministero del sacerdozio. Egli è pertanto il capo del collegio episcopale ed è una fonte del magistero della Chiesa cattolica che può esercitare da solo o con i vescovi nel Concilio ecumenico; in particolare, egli è infallibile quando definisce ex cathedra verità essenziali circa la fede e la morale. Nell'esercizio del suo potere il papa è coadiuvato dal collegio dei cardinali e dalla Curia romana.
Fra gli altri titoli usati dal papa, che in realtà non sono specifici del papato ma comuni a tutti i vescovi, vi è quello di "pontefice" (termine derivato dal latino che indica il ruolo di sacerdote) e «vicario di Cristo», che indica il compito di governo della Chiesa proprio di ogni vescovo.
Secondo il Codice di diritto canonico, il papa, in quanto «capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale», «ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente»[15], e in lui si assommano i poteri legislativo, esecutivo e amministrativo; oggetto della sua giurisdizione sono: la fede, i costumi e la disciplina ecclesiastica; la sua giurisdizione si estende a tutte le singole chiese, a tutta la gerarchia ecclesiastica e a tutti i fedeli. In questa veste viene anche chiamato "sommo pontefice della Chiesa Universale" e "servo dei servi di Dio".
Il papa riveste anche un ruolo "secolare" in quanto sovrano dello Stato della Città del Vaticano, che è una monarchia assoluta elettiva, l'ultima in Europa e una delle poche rimaste nel mondo.
Il titolo di papa è attestato sin dal III secolo, a quando viene fatta risalire un'epigrafe nelle catacombe di San Callisto situate in Roma, nella quale un certo diacono Severo, avendo scavato un cubicolo doppio per sé e la sua famiglia poiché gli era morta la figlia di dieci anni, dice di essere stato autorizzato da "papae sui Marcellini", ossia il suo papa Marcellino (296-304).

Caratteristiche del papato
Il primato papale
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: primato papale.
Il primato papale è l'autorità apostolica del vescovo della diocesi di Roma su tutte le chiese particolari della Chiesa cattolica, sia di rito latino che di riti orientali.

La Chiesa ortodossa riconosce un primato di onore al Vescovo di Roma, ma non di giurisdizione.

Le Chiese protestanti non riconoscono alcuna autorità superiore poiché la ritengono non conforme alle Sacre Scritture. Al giorno d'oggi molte Chiese protestanti mantengono questa opinione, mentre altre non escludono una forma di ministero papale, in prospettiva ecumenica, sostanzialmente diversa dal primato papale attuale.[non chiaro] La chiesa anglicana ritiene che "Entro il suo più ampio ministero, il vescovo di Roma offre un ministero specifico riguardante il discernimento della verità, come un'espressione del primato universale." Tuttavia "Questo servizio particolare è stato fonte di difficoltà e di fraintendimenti tra le chiese."[16]

L'infallibilità papale
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: infallibilità papale.
Il dogma dell'infallibilità papale, contenuto nella costituzione dogmatica della Chiesa Pastor Aeternus approvato dal Concilio Vaticano I il 18 luglio 1870, nell'imminenza della fine del potere temporale, afferma che il magistero del papa deve essere considerato infallibile quando viene espresso ex cathedra, cioè solo quando il papa esercita il «suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani» e «[...] definisce una dottrina circa la fede e i costumi». Pertanto, quanto da lui stabilito «vincola tutta la Chiesa cattolica».

Finora il dogma dell'infallibilità è stato utilizzato due volte, da papa Pio IX per affermare l'Immacolata Concezione di Maria, e da papa Pio XII per affermare l'Assunzione della Vergine Maria.

L'elezione del Papa
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Conclave.

La fumata bianca, che segnala ai fedeli l'avvenuta elezione del papa.
Le modalità di elezione del papa hanno subìto numerose trasformazioni nel corso dei secoli. Inizialmente veniva eletto dal popolo e dal clero romano. Alcuni vennero nominati dall'imperatore del Sacro Romano Impero, che si avvaleva di questa facoltà attraverso il Privilegium Othonis, un documento stipulato il 1º febbraio del 962 dall'imperatore Ottone I e del quale si avvalsero anche i suoi successori, fino a Enrico III. Nel caso di papa Fabiano, l'elezione avvenne allorché una colomba si posò sul suo capo. Questo venne considerato come un inequivocabile segno della designazione divina.

Nella chiesa delle origini il papa veniva eletto come tutti gli altri vescovi, con il concorso del clero e della comunità romana. Col passare degli anni la componente laica venne eliminata dall'elettorato attivo. Ciò nonostante l'influenza del potere temporale non venne meno, si pensi al fatto che la nomina del vicario di Pietro era ratificata con proprio placet dall'imperatore. Solo con il Decreto di Niccolò II del 1059 il clero e il popolo romano vengono definitivamente espulsi dal processo di elezione del papa e l'elettorato attivo viene riservato ai cardinali-vescovi.

L'elezione del papa viene decisa dai cardinali riuniti in conclave (diritto risalente al 1059, stabilito con un sinodo in Laterano voluto da papa Niccolò II) tramite votazione segreta che richiede la maggioranza dei due terzi. Il conclave si riunisce non prima di quindici giorni e non oltre i venti dall'inizio della sede apostolica vacante[17]. I cardinali durante tutta la durata del conclave non possono avere alcun contatto con l'esterno. Per gli scrutini si tengono quattro votazioni al giorno e il loro esito è segnalato ai fedeli all'esterno con una fumata, nera se negativo, bianca se positivo. Qualsiasi maschio battezzato celibe, secondo il diritto canonico, cioè che non ha contratto un matrimonio cattolico, può essere eletto papa (sebbene l'elezione di un non vescovo sia avvenuta raramente) e se non ha ancora ricevuto gli ordini sacri gli vengono subito conferiti e viene consacrato vescovo. Le norme in vigore per la sede vacante, per lo svolgimento del conclave e per l'elezione del nuovo papa sono state promulgate nella costituzione apostolica Universi Dominici Gregis da papa Giovanni Paolo II nel 1996.

Benedetto XVI con un motu proprio del 26 giugno 2007 ha stabilito che la maggioranza necessaria all'elezione del papa sarà di due terzi dei votanti per tutti gli scrutini e che a partire dal tredicesimo giorno di conclave si debba procedere al ballottaggio, sempre mantenendo la maggioranza dei due terzi per la validità dell'elezione, tra i due cardinali più votati nell'ultimo scrutinio. Questi ultimi perdono il diritto di voto: è stata così abolita la norma stabilita da Giovanni Paolo II, che prevedeva una riduzione del quorum alla maggioranza assoluta dei votanti a partire dal trentaquattresimo scrutinio (o trentacinquesimo se si era votato anche il giorno di apertura del Conclave).

L'inizio del pontificato e la presa di possesso della diocesi
Alla presentazione del nuovo pontefice, eseguita attraverso il tradizionale annuncio dell'Habemus Papam, segue, solitamente dopo pochi giorni, la solenne cerimonia di inizio del ministero petrino del vescovo di Roma, nella basilica di San Pietro in Vaticano, caratterizzato, secondo il nuovo Ordo rituum pro ministerii petrini initio Romae episcopi (in italiano: Rituale per l'inizio del ministero petrino del vescovo di Roma) promulgato da papa Benedetto XVI il 20 aprile 2005[18], dalla imposizione del pallio e la consegna dell'anello del Pescatore. Il nuovo Ordo non prevede più l'incoronazione papale.

Questa celebrazione dà avvio al complesso delle cerimonie di insediamento, che comprendono, nei giorni successivi, le visite alle basiliche patriarcali di San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore e che si concludono con la solenne cerimonia di presa di possesso dell'Arcibasilica lateranense, cattedrale della diocesi di Roma.

Rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Rinuncia all'ufficio di romano pontefice.
Come stabilito dal codice di diritto canonico, Libro II "Il popolo di Dio", parte seconda "La suprema autorità della Chiesa", capitolo I "Il Romano Pontefice e il Collegio dei Vescovi" è contemplata la rinuncia all'ufficio di romano pontefice[19][20][21]:

« Can. 332 - §2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti. »

I casi storici di rinuncia ci sono stati soprattutto nei tempi più remoti del papato: san Clemente, arrestato ed esiliato per ordine di Nerva nel lontano Chersoneso, abdicò dal sommo pontificato indicando come suo successore Evaristo, affinché i fedeli non restassero senza pastore. Verso la prima metà del III secolo, Ponziano lo imitò poco prima di essere spedito in esilio in Sardegna; al suo posto venne eletto Antero. Silverio, deposto da Belisario, in punto di morte rinunciò in favore di Vigilio, fino ad allora considerato un usurpatore. Vi sono poi molti altri casi, più problematici, in cui si discute se vi sia stata rinuncia o addirittura rinuncia tacita, come nel caso di Martino[22]. Altro caso più difficilmente inquadrabile è quello di Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, salvo poi riassumere la carica per poi rivenderla a Gregorio VI, il quale, accusato di simonia, fece atto di rinuncia dopo aver ammesso le sue colpe.

Il più celebre caso di rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice fu quello di Celestino V, detto anche "il papa del gran rifiuto", che portò all'elezione di Bonifacio VIII; poiché quest'ultimo fu un pontefice non affine a Dante Alighieri, egli nella sua Divina Commedia pone, probabilmente, Celestino V nell'Antinferno tra gli ignavi: non è però certo chi volesse trattare il Sommo Poeta nel seguente passo, potrebbe trattarsi infatti, secondo alcuni critici di Ponzio Pilato, Esaù, Giano della Bella oppure Matteo Rubeo Orsini che nel conclave del 1294 venne eletto al primo scrutinio ma rinunciò, portando appunto all'elezione di Bonifacio VIII:

« Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l'ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto. »

(Dante Alighieri, Inferno III, 58-60)
Celestino, prima di abdicare, si consultò con il cardinale Benedetto Caetani, e si fece confermare dal concistoro dei cardinali che un'abdicazione dal soglio pontificio era possibile, quindi, in data 10 dicembre 1294, emanò una costituzione sull'abdicazione del papa, confermò la validità delle disposizioni in materia di Conclave anche in caso di rinuncia, ed appena tre giorni dopo rese note le sue intenzioni ed abdicò[23].

Nel 1415 un altro papa, Gregorio XII, eletto all'epoca dello Scisma d'Occidente a Roma, dopo molti anni di lotte e di contese giuridiche, belliche e diplomatiche, fece atto di sottomissione ai decreti emessi dai padri conciliari, durante il Concilio di Costanza, che era stato convocato dall'antipapa Giovanni XXIII (XXII) e presieduto dall'Imperatore Sigismondo per dirimere ogni questione. Uno di questi decreti intimava a tutti i contendenti di abdicare, nel caso che non si trovasse una soluzione e non si raggiungesse l'accordo fra i tre pretendenti al Soglio. Davanti al rifiuto di Benedetto XIII (rappresentante dell'obbedienza avignonese) e alla fuga di Giovanni XXIII (poi ricondotto in Concilio e deposto), alla fine Gregorio XII acconsentì ad abdicare, dopo aver riconvocato con una sua bolla il medesimo Concilio. All'abdicazione però non seguì l'elezione di un nuovo papa, che si verificò passati due anni e solo successivamente alla scomparsa di Gregorio, dopo la quale venne convocata un'assemblea mista di cardinali e di padri conciliari, che elesse Martino V[24][25].

In epoca moderna l'unico papa che ha rinunciato all'ufficio di romano pontefice è stato Benedetto XVI che, l'11 febbraio 2013, ha annunciato di lasciare vacante la sede di Pietro con effetto dalle ore 20:00 del giorno 28 febbraio 2013[26].

Il nome dei papi
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Nome pontificale.
È tradizione che il nuovo papa scelga per sé un nuovo nome. Il primo a cambiare il suo nome di battesimo fu, nel 533, Giovanni II che in realtà si chiamava Mercurio e ritenne perciò inappropriato che il vescovo di Roma avesse il nome di una divinità pagana. Dopo di lui anche altri papi scelsero un nuovo nome, o perché avevano nomi sgradevoli o perché non italiani. Nessuno di nome Pietro, come Giovanni XIV o Sergio IV, volle poi chiamarsi Pietro II in segno di rispetto verso Pietro apostolo. Il cambio del nome divenne una regola, la quale ebbe tuttavia qualche eccezione; ad esempio, Adriaan Florenszoon Boeyens scelse il nome di Adriano VI, Marcello Cervini quello di Marcello II.

Storia del papato
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Diocesi di Roma § Storia e Stato Pontificio.
Durata dei pontificati
I pontificati più lunghi
Secondo i dati della Chiesa cattolica (in ordine decrescente di durata gli undici pontificati più lunghi):

Pietro apostolo (dal 33 al 67): circa 34 anni (circa 12 418 giorni)
papa Pio IX (dal 1846 al 1878): 31 anni, 7 mesi e 23 giorni (11 560 giorni)
papa Giovanni Paolo II (dal 1978 al 2005): 26 anni, 5 mesi e 17 giorni (9 665 giorni)
papa Leone XIII (dal 1878 al 1903): 25 anni, 4 mesi e 29 giorni (9 280 giorni)
papa Pio VI (dal 1775 al 1799): 24 anni, 6 mesi e 14 giorni (8 962 giorni)
papa Adriano I (dal 772 al 795): 23 anni, 10 mesi e 25 giorni (8 738 giorni)
papa Pio VII (dal 1800 al 1823): 23 anni, 5 mesi e 6 giorni (8 559 giorni)
papa Alessandro III (dal 1159 al 1181): 21 anni, 11 mesi e 2 giorni (8 029 giorni)
papa Silvestro I (dal 314 al 335): 21 anni, 11 mesi e 1 giorno (8 005 giorni)
papa Leone I (dal 440 al 461): 21 anni, 1 mese e 13 giorni (7 713 giorni)
papa Urbano VIII (dal 1623 al 1644): 20 anni, 11 mesi e 23 giorni (7 663 giorni)
La Chiesa cattolica definisce Pietro apostolo il primo papa. Occorre considerare che il papa è il vescovo di Roma, e quindi secondo alcuni[senza fonte] il pontificato di Pietro non dovrebbe avere inizio subito dopo l'ascensione di Gesù al cielo, ma solo da quando Pietro si stabilì a Roma, divenendo il capo (vescovo) dei cristiani di Roma. In tal caso il periodo di papato di Pietro apostolo si riduce a circa venticinque anni (il periodo che si presume sia stato quello della sua permanenza nell'Urbe). Pertanto la classifica dei pontificati più lunghi inizia con Pio IX e prosegue con Giovanni Paolo II al secondo posto. Pietro si porterebbe al quarto posto, dopo papa Leone XIII.

Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Pietro apostolo e Lista dei papi.
I pontificati più brevi
Secondo i dati della Chiesa cattolica (in ordine crescente di durata gli undici pontificati più brevi):

papa Urbano VII (15 settembre - 27 settembre 1590): 13 giorni
papa Bonifacio VI (aprile 896): 16 giorni
papa Celestino IV (25 ottobre - 10 novembre 1241): 17 giorni
papa Sisinnio (15 gennaio - 4 febbraio 708): 21 giorni
papa Teodoro II (dicembre 897): 21 giorni
papa Marcello II (10 aprile - 1º maggio 1555): 22 giorni
papa Damaso II (17 luglio - 9 agosto 1048): 24 giorni
papa Pio III (22 settembre - 18 ottobre 1503): 27 giorni
papa Leone XI (1º aprile - 27 aprile 1605): 27 giorni
papa Giovanni Paolo I (26 agosto - 28 settembre 1978): 33 giorni
papa Benedetto V (22 maggio - 23 giugno 964): 33 giorni[27]
Il primato di pontificato più breve sarebbe in realtà da attribuire a papa Stefano (II) e non a papa Urbano VII, poiché la sua durata fu di soli 3 giorni: morto per ictus, Stefano II non fece in tempo ad essere consacrato. Fu escluso dalla lista dei papi per secoli, reinserito, e di nuovo escluso dal 1961, provocando a volte qualche incongruenza nell'elenco dei papi di nome Stefano che lo hanno seguito.

Tra i pontificati più brevi è da ricordare anche quello di Celestino V, che rinunciò al suo ruolo pastorale dopo appena 100 giorni dalla elezione.

Si narra pure che il nipote di papa Gregorio X, il cardinale Vicedomino Vicedomini, fosse stato eletto papa il 5 settembre 1276, nel terzo conclave susseguente alla morte dello zio (dopo Innocenzo V e Adriano V eletti e morti lo stesso anno), ma che non avesse accettato subito il suo ministero, chiedendo un giorno per decidere ma manifestando a priori l'intenzione di voler prendere il nome di Gregorio XI. La notte stessa, però, morì. Giustamente non è annoverato nella storiografia ufficiale dei Pontefici della Chiesa cattolica, non avendo egli ancora accettato l'ufficio apostolico prima di morire, anche se il decesso subito dopo l'elezione è stato fino ad ora un fatto unico nella storia del papato[28].

Adriano V, papa per 39 giorni nel 1276, morì prima di poter essere ordinato sacerdote.

Pontificati per secolo
Secondo i dati della Chiesa cattolica (in ordine decrescente il numero di papi vissuti per secolo):

X secolo: 23 papi
IX e XI secolo: 22 papi (cadauno)
VII secolo: 21 papi
XIII e XVI secolo: 18 papi (cadauno)
XII secolo: 17 papi
III secolo: 15 papi
VI secolo: 14 papi
V e VIII secolo: 13 papi (cadauno)
XV e XVII secolo: 12 papi (cadauno)
II, IV e XIV secolo: 11 papi (cadauno)
XVIII e XX secolo: 9 papi (cadauno)
XIX secolo: 6 papi
I secolo: 5 papi
XXI secolo: 3 papi
Essendo stato eletto in tre diversi pontificati (tutti svoltisi nell'XI secolo), portando inoltre il medesimo nome in tutte e tre le occasioni, Benedetto IX è da considerarsi come tre distinti pontefici.

Papi venerati come santi
Nell'attualità, la Chiesa cattolica ricorda 80 papi, su 266, che sono venerati con il titolo di santo:

Pietro apostolo;
Lino;
Anacleto I (o Cleto);
Clemente I;
Evaristo;
Alessandro I;
Sisto I;
Telesforo;
Igino;
Pio I;
Aniceto;
Sotero;
Eleuterio;
Vittore I;
Zefirino;
Callisto;
Urbano I;
Ponziano;
Antero;
Fabiano;
Cornelio;
Lucio I;
Stefano I;
Sisto II;
Dionisio;
Felice I;
Eutichiano;
Caio;
Marcellino;
Marcello I;
Eusebio;
Milziade (o Melchiade);
Silvestro I;
Marco;
Giulio I;
Damaso I;
Siricio;
Anastasio I;
Innocenzo I;
Zosimo;
Bonifacio I;
Celestino I;
Sisto III;
Leone I Magno;
Ilario;
Simplicio;
Felice III (II);
Gelasio I;
Simmaco;
Ormisda;
Giovanni I;
Felice IV (III);
Agapito I;
Silverio;
Gregorio I Magno;
Bonifacio IV;
Adeodato I (o Deusdedit);
Martino I;
Eugenio I;
Vitaliano;
Agatone;
Leone II;
Benedetto II;
Sergio I;
Gregorio II;
Gregorio III;
Zaccaria;
Paolo I;
Leone III;
Pasquale I;
Leone IV;
Niccolò I;
Adriano III;
Leone IX;
Gregorio VII (1606, da papa Paolo V);
Celestino V (Pietro Celestino) (5 maggio 1313, da papa Clemente V);
Pio V (22 maggio 1712, da papa Clemente XI);
Pio X (29 maggio 1954, da papa Pio XII);
Giovanni XXIII (27 aprile 2014, da papa Francesco);
Giovanni Paolo II (27 aprile 2014, da papa Francesco).
Onorificenze pontificie
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Onorificenze pontificie.
Il papa concede varie onorificenze, appartenenti a ordini e non.

Degli ordini il pontefice è il capo in quanto sovrano, mentre il gran magistero delle singole onorificenze può essere mantenuto direttamente dal pontefice o concesso ad una persona di fiducia, solitamente un cardinale.

Per antica tradizione al sommo pontefice non si conferiscono titoli (di alcun genere né cavallereschi né nobiliari), ciò perché la sua carica è al di sopra di ogni onore, anzi da lui tutti gli onori discendono (il pontefice, assieme al Sacro Romano Imperatore, era uno dei due poteri universali, ma al primo competeva incoronare il secondo). Come tale il papa non indossa mai le decorazioni di cui pure è sovrano e non è mai insignito di nessun grado.

Un cardinale che, avendo ricevuto onorificenze, diventa pontefice, automaticamente decade da tutte le onorificenze ricevute in quanto esse vengono soppiantate dal titolo di sommo pontefice.

Note
^ Codice Di Diritto Canonico, Libro II,Il Popolo Di Dio, Parte II, La Costituzione Gerarchica Della Chiesa, Sezione I, La Suprema Autorità Della Chiesa, (Cann. 330 - 367), Capitolo I (Cann. 331- 335), Il Romano Pontefice E Il Collegio Dei Vescovi, Articolo 1,
^ Organigramma Stato Città del Vaticano Archiviato il 2 giugno 2012 in Internet Archive.
^
« The office of the pope is described in the Annuario pontificio (official directory of the HOLY SEE) by the following titles: ''Bishop of Rome, Vicar of Jesus Christ, Successor of the Chief of the Apostles, Supreme Pontiff of the Universal Church, Patriarch of the West, Primate of Italy, Archbishop and Metropolitan of the Roman Province, Sovereign of the State of Vatican City.'' Of these titles, the basis of all the rest is the third, Successor of the Chief of the Apostles. VATICAN COUNCIL I defined that Christ constituted St. PETER chief of all the APOSTLES and visible head of the whole Church militant, granting him a PRIMACY not merely of honor but of true jurisdiction; that Christ established that Peter should have perpetual successors in this primacy; and that the Roman bishops are these successors (Enchiridion symbolorum 3055, 3058). »

(F. A. SULLIVAN. Pope in The New Catholic Encyclopedia, vol.11. NY, Gale, 2002, pag.495-6)
Il titolo di patriarca d'Occidente è stato soppresso nel 2006; cfr. sito del Vaticano.
^ Mt16,17-19;Lc21,31-32;Gv21,15-18
^ Repubblica.it. URL consultato il 10 marzo 2013.
^ Cambridge History of Christianity, volume 1, 2006, page 418
^ Adversus haereses, III, 3, 2 (PG 7, 848).
^ In Psalmum XL enarratio, 30 (PL 14, 1082).
^ Concilio di Nicea I, canone VI.
^ Concilio di Costantinopoli I, canone III.
^ Canone 28 del concilio di Calcedonia (cfr. testo in italiano dei canoni conciliari).
^ capitolo I e II
^ Ricca è la documentazione in materia. Alcuni testi: Discorso di papa Paolo VI in occasione della presentazione della costituzione apostolica Vicariae potestatis (AAS 69, 1977, p. 54): «Promulgando la nuova Costituzione, noi intendiamo attestare la nostra consapevolezza di Vescovo di Roma, che giustifica e sostiene quella Pontificia. È infatti proprio in quanto Successore del Beato Pietro in questa Sede romana che noi ci sappiamo investiti del compito formidabile di Vicario di Cristo in terra e perciò di Supremo Pastore e Capo visibile della Chiesa universale».
Omelia di Giovanni Paolo I del 23 settembre 1978: «È noto a tutti che il Papa acquista autorità su tutta la Chiesa in quanto è vescovo di Roma, successore cioè, in questa città, di Pietro.»
Costituzione dogmatica conciliare Pastor Aeternus, capitolo II (1870): «Egli (San Pietro), fino al presente e sempre, vive, presiede e giudica nei suoi successori, i vescovi della santa Sede Romana, da lui fondata e consacrata con il suo sangue. Ne consegue che chiunque succede a Pietro in questa Cattedra, in forza dell'istituzione dello stesso Cristo, ottiene il Primato di Pietro su tutta la Chiesa.»
Discorso di Giovanni Paolo II al clero di Roma del 9 novembre 1978: «Desidero adempiere al fondamentale dovere del mio pontificato, cioè prendere possesso di Roma come diocesi, come Chiesa di questa Città, assumere ufficialmente la responsabilità di questa Comunità, di questa tradizione alle origini della quale sta San Pietro Apostolo. Sono profondamente consapevole di essere diventato Papa della Chiesa universale, perché Vescovo di Roma. Il ministero ("munus") del Vescovo di Roma, quale Successore di Pietro, è la radice della universalità.»
Omelia di Paolo VI in occasione della presa di possesso della cattedra di Roma (10 novembre 1963): «Oggi questa basilica accoglie â tutto l'Episcopato del mondo, quasi al completo, e si apre splendida e solenne all'ultimo dei suoi Pontefici, il più piccolo e il più umile fra quanti l'hanno preceduto, che non ha alcun merito per qui incedere maestro e signore, se non quello irrefragabile d'essere stato canonicamente eletto Vescovo di Roma. Vescovo di Roma: perciò successore di San Pietro, perciò Vicario di Cristo, Pastore della Chiesa Universale, Patriarca dell'Occidente e Primate d'Italia.»
Costituzione apostolica Ecclesia in Urbe (1998): «Alla Chiesa di Roma appartengono a proprio titolo i membri del Collegio Cardinalizio, ai quali spetta di eleggere, a norma di diritto, il Vescovo di Roma.» (cfr. la medesima espressione nella Vicariae potestatis di Paolo VI del 1977).
Primo saluto del nuovo papa Giovanni Paolo II al fedeli riuniti in piazza San Pietro (16 ottobre 1978): «Ed ecco che gli Eminentissimi Cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un paese lontano...»
Catechesi di Giovanni Paolo II del 27 gennaio 1993: «Il Concilio Vaticano I ha pure definito che "il Romano Pontefice è successore del Beato Pietro nel medesimo primato". Questa definizione vincola il primato di Pietro e dei suoi successori alla sede romana, che non può essere sostituita da nessun'altra sede.»
Cfr. anche Codice di diritto canonico nn. 331-332 ([1]) e Catechismo della Chiesa cattolica n. 882 (Catechismo della Chiesa Cattolica - IntraText).
^ Sulla recente rinuncia al titolo di «patriarca», in L'Annuario Pontificio. URL consultato il 3 maggio 2010 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2008).
^ Codice di diritto canonico, canone n. 331.
^ Mark Santer e Cormac Murphy-O'Connor, Il Dono dell'Autorità - Dichiarazione dei copresidenti (PDF), ARCIC, 1999. URL consultato l'11 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2010).
^ Universi Dominici Gregis, n. 37
^ Presentazione del nuovo Ordo.
^ Codice di Diritto Canonico, vatican.va. URL consultato il 3-5-2010.
^ Franck Barretti, Ancora viaggi ma si parla di dimissioni, rassegna.it, 23-5-2002. URL consultato il 3-5-2010.
^ Franck Barretti, Se il Papa non governa più, rassegna.it, 11-2-2005. URL consultato il 3-5-2010.
^ Che cosa succede quando muore il papa, di José-Apeles Santolaria, edito da PIEMME a Casale Monferrato nel 2001, Parte I, Cap. "Papi che hanno deposto la tiara", pagg. 106-107
^ Storia della Chiesa, di Hans Wolter ed Hans-Georg Beck, Edito da Verlag Herder KG, Friburgo in Brisgovia 1968, Edizione Italiana Editoriale Jaca Book, Milano 1972, Vol. V/1, Cap. XXXV Celestino V e Bonifacio VIII, pag. 388
^ Storia della Chiesa, di Ludwig Hertling ed Angiolino Bulla, edito da Città Nuova a Milano nel 2001, Cap. IX "L'esilio di Avignone e il Grande Scisma", pag. 273
^ Che cosa succede quando muore il papa, di José-Apeles Santolaria, edito da PIEMME a Casale Monferrato nel 2001, Parte I, Cap. "La via cessionis", pp. 109-110
^ Concistoro ordinario pubblico - declaratio del santo padre Benedetto xvi sulla sua rinuncia al ministero di vescovo di Roma, successore di san Pietro, 11.02.2013 Archiviato il 15 febbraio 2013 in Internet Archive.
^ Nella cronologia viene dopo Giovanni Paolo I, perché non si sa il giorno dell'elezione papale e quindi dovrebbe essere oltre i 33 giorni.
^ Se fosse vissuto almeno un giorno in più forse avrebbe accettato, e, in tal caso, il 1276 avrebbe visto ben cinque papi in successione. Coloro che ci narrano questa vicenda parlano - forse riferendosi alla stessa fonte - per sentito dire, ma non portano documentazione storica, ed è difficile credere che in due giorni - dal 6 all'8 settembre - si sia potuto eleggere un altro papa, Pedro "Ispano" Iuliani, Giovanni XXI (1276-1277). Ciò avvalora la tesi che il Vicedomini sia in effetti morto durante il conclave e che la sua avvenuta elezione sia solo leggenda. La notizia della sua elezione e della sua subitanea morte può essere reperita nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica di G. Moroni ed nelle Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et S. R. E. Cardinalium del Chacon
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Lista dei Papi, su santiebeati.it.
Tutti i Papi della storia (SWF), su corriere.it. URL consultato il 26 agosto 2016.
Tuttipapi.it cronologia - ritratti, cenni biografici, stemmi dei sommi pontefici, palazzi, tombe, epitaffi, mausolei e curiosità
Cristomaestro.it L'istituzione del papato e le sue basi scritturali.
Margheriti, La morte del papa - Riti, cerimonie e tradizioni dal medioevo all'età contemporanea, su cesnur.org.
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Da: Box 19/05/2018 15:52:12
Demente
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Da: Simsalabim 19/05/2018 17:07:54
intellettive: memoria (a breve e a lungo termine), capacità critica, linguaggio, orientamento spazio-temporale, con conservazione dello stato di coscienza vigile
Avvertenza
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Demenza
Alzheimer's disease brain comparison.jpg
Confronto tra un cervello invecchiato normalmente (a sinistra) e quello di una persona con malattia di Alzheimer (destra). Le caratteristiche differenziali sono evidenziate.
Specialità    psichiatria e neurologia
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-10    F00, F01, F02, F03, F04, F05, F06 e F07
MedlinePlus    000739
Sinonimi
Sindrome organica di deterioramento
In medicina la demenza è un disturbo acquisito su base organica delle funzioni intellettive che sono state in precedenza acquisite: memoria (a breve e a lungo termine) e almeno una tra pensiero astratto, capacità critica, linguaggio, orientamento spazio-temporale, con conservazione dello stato di coscienza vigile.[1]

Epidemiologia   

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Da: Box 19/05/2018 23:14:57
Sei solo uno sfigato senza argomenti
Rispondi

Da: Valam20/05/2018 11:11:31
AHAAH....Poi vi chiedete perchè sono qui a percularvi ? Basta guardare cosa sta facendo il tipo sopra . Non ci sta categoria migliore da perculare che i postali o gli ex-postali , siete totalmente ignoranti , inadeguati sotto ogni punto di vista , pigri , italiani medi , favolosi . Umiliati sotto ogni punto di vista , nonostante non siate riusciti a rispondere a nessuna domanda , seguitate a ritenervi competenti e convinti che Poste vi debba chiamare per forza anzi se non assume tutti voi , non puo' manco selezionare gli altri . Accusate altri di essere repressi e poi arrivate a copiare pezzi su pezzi di wikipedia , senza senso e senza causare nessun fastidio a me o box ma solo dimostrando la vostra inadeguatezza , però stranamente nessuno interviene a commentare o offendere come facevate con me e box , a dimostrazione che quando dicevo che rispondete solo con offese pensando che dicendo ad uno sei represso in automatico siete esautorati dal rispondere .Tra l'altro ci vuole piu' tempo a scrivere un messaggio come il mio o a copiare interi pezzi di wiki ? Chi è che non ha nulla da fare ? E poi vi chiedete perchè state, chi da 2 anni , chi da 8 mesi ad aspetta di essere richiamati ? ahahahah...E ancora non avete capito , perchè non vi chiamano e non vi chiameranno mai ...???
Rispondi

Da: simsalabim20/05/2018 11:19:43
Cari scienziati dei miei fondelli,so che non avetel'intelletto per arrivare a capire lo scopo del mio copia/incolla,quindi ve lo dico in parole povere,i vostri sproloqui sono carichi di odio e senza senso pertanto rendiamo la discussione un po piu utile mettendo informazioni che possono far crescere la vostra cultura. purtroppo se io guadagno 4000 euro non sto giornalmente su un forum a "perculare" (termine alquanto discutibile) gli altri, si presuma che io abbia una vita piena e molto tempo da dedicare a spenderli quei soldi. ma aimè così non è, siete due scapoloni ancora con mammina e papino  e come diletto cercate di irritare gli altri, perchè si, siete ignoranti e irritanti. da questo lo spunto per la prossima parola che a voi manca di sicuro....stay tuned
Rispondi

Da: simsalabim20/05/2018 11:20:43
se proprio dobbiamo cambiare il senso di questo forum facciamolo in meglio, chissà prima o poi gli amministratori si sveglieranno e banneranno i disturbatori...


Intelligenza
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nota disambigua.svg Disambiguazione - Se stai cercando altri significati, vedi Intelligenza (disambigua).

Rappresentazione di un cervello umano, sede dell'intelligenza
Benché i ricercatori nel campo non ne abbiano ancora dato una definizione ufficiale (considerabile come universalmente condivisa dalla comunità scientifica), si può generalmente identificare l'intelligenza come la capacità di un agente di affrontare e risolvere con successo situazioni e problemi nuovi o sconosciuti;[nota 1][1] nel caso dell'uomo e degli animali l'intelligenza pare inoltre identificabile anche come il complesso di tutte quelle facoltà di tipo cognitivo o emotivo che concorrono o concorrerebbero a tale capacità.

Tradizionalmente attribuita alle sole specie animali, oggi l'intelligenza viene da alcuni attribuita, in misura minore, anche alle piante, mentre il campo di ricerca dell'intelligenza artificiale tenta di creare delle macchine che siano in grado di riprodurre o di simulare l'intelligenza umana.

Indice
1    Etimologia
2    Definizioni scientifiche
3    La valutazione dell'intelligenza
4    I test d'intelligenza e il razzismo in psicologia
5    Gli studi differenziali sull'intelligenza
6    L'apporto cognitivista: il problem solving
7    La teoria delle intelligenze multiple
8    L'intelligenza nel mondo animale e vegetale
8.1    L'intelligenza animale
8.2    L'intelligenza nelle piante
9    L'intelligenza artificiale
10    L'intelligenza nella cultura di massa
11    Note
11.1    Note bibliografiche
12    Bibliografia
13    Voci correlate
13.1    Test psicometrici
14    Altri progetti
15    Collegamenti esterni
Etimologia
La parola intelligènza (s. f.) deriva dal sostantivo latino intelligentĭa, a sua volta proveniente dal verbo intelligĕre, "capire".

Secondo alcuni, il vocabolo intelligĕre sarebbe una contrazione del verbo legĕre, "leggere", con l'avverbio intŭs, "dentro"; chi aveva intelligentĭa era dunque qualcuno che sapeva "leggere-dentro", ovvero "leggere oltre la superficie", comprendere davvero, comprendere le reali intenzioni. Secondo altri, intelligĕre sarebbe invece una contrazione di legĕre con la preposizione ĭnter, "tra"; in tal caso esso avrebbe indicato una capacità di "leggere tra le righe" o di stabilire delle correlazioni tra elementi.

Definizioni scientifiche
Abbozzo psicologia
Questa sezione sull'argomento psicologia è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Come accennato, sebbene abbia sviluppato dei modelli per la valutazione dell'intelligenza, la comunità scientifica ancora non concorda universalmente su una definizione unica di cosa essa sia.

Una dichiarazione editoriale del 1994 firmata da cinquantadue ricercatori, Mainstream Science on Intelligence, descrive l'intelligenza come:

(EN)
« A very general mental capability that, among other things, involves the ability to reason, plan, solve problems, think abstractly, comprehend complex ideas, learn quickly and learn from experience. It is not merely book learning, a narrow academic skill, or test-taking smarts. Rather, it reflects a broader and deeper capability for comprehending our surroundingsâ""catching on", "making sense" of things, or "figuring out" what to do.[2] »

(IT)
« Una generale funzione mentale che, tra l'altro, comporta la capacità di ragionare, pianificare, risolvere problemi, pensare in maniera astratta, comprendere idee complesse, apprendere rapidamente e apprendere dall'esperienza. Non riguarda solo l'apprendimento dai libri, un'abilità accademica limitata, o l'astuzia nei test. Piuttosto, riflette una capacità più ampia e profonda di capire ciò che ci circonda - "afferrare" le cose, attribuirgli un significato, o "scoprire" il da farsi. »

(Mainstream Science on Intelligence, 1994)
Tra le altre definizioni si riportano:

La capacità generale di adattare il proprio pensiero e condotta di fronte a condizioni e situazioni nuove. - William L. Stern;[3]
La misura della capacità di un agente di raggiungere obiettivi in una varietà ampia di ambienti. - S. Legg e M. Hutter (quest'ultima definizione è stata formulata nel tentativo di sintetizzare una varietà di settanta altre definizioni diverse).[4]
Lo psicologo Édouard Claparède vedeva l'intelligenza come la capacità o disposizione ad utilizzare in modo adeguato allo scopo tutti gli elementi del pensiero necessari per riconoscere, impostare e risolvere nuovi problemi.

La valutazione dell'intelligenza
Abbozzo psicologia
Questa sezione sull'argomento psicologia è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Per quanto riguarda l'intelligenza umana sono stati sviluppati dei modelli per la valutazione o "misura" della stessa. Va però precisato che tali modelli valutano solo aspetti specifici della capacità intellettiva degli individui: i risultati dei test d'intelligenza vanno considerati come giudizi validi solamente in riferimento a dei singoli aspetti, e non all'intelligenza dei soggetti testati nel suo complesso.

Di seguito sono elencati i principali test psicometrici (in ordine cronologico di ideazione):

Alfred Binet (1911) e in seguito Lewis M. Terman all'Università di Stanford (1916) costruiscono un test che prende in considerazione soltanto quegli aspetti dell'intelligenza utilizzati in ambito scolastico, composto dunque da prove (diverse) strettamente inerenti all'ambito scolastico stesso. Erede contemporaneo del test sono le Scale d'intelligenza Stanford-Binet. Concetto chiave è il quoziente d'intelligenza (QI) come rapporto tra età mentale ed età cronologica moltiplicato 100. Il valore 100 del quoziente intellettivo è considerato il valore medio della popolazione. Il test Stanford-Binet misura un solo fattore di "intelligenza", e propone prove suddivise per fasce di età; non ha validità per individui più grandi di 13 - 14 anni.
Il Wechsler Adult Intelligence Scale (WAIS, 1939) riprende i tipi di compito dello Stanford-Binet, nonché il concetto di quoziente intellettivo, e li ricostruisce per gli adulti. È costituito da più sub-test, ciascuno dei quali è composto da voci a difficoltà progressiva. Il WAIS, al contrario dello Stanford-Binet, non prevede un solo fattore di intelligenza generale, ma comprende anche una serie di dimensioni, coerenti al loro interno per tipologia di prove, che compongono il test: prove verbali (cultura generale, comprensione, analogie, memoria di cifre, ragionamento aritmetico), le prove di performance (riordinamento di figura, completamento di figura, disegno di cubi, ricostruzione di figura, associazione di simboli o numeri).
Per entrambi questi test (Stanford-Binet e WAIS) è chiara l'importanza, sulla misura finale, del livello di scolarizzazione del soggetto. Si sono quindi progettati dei test d'intelligenza "culture free", non influenzati dal tipo di educazione e di cultura del soggetto messo sotto analisi; i più noti sono quello delle matrici progressive di Raven (1938), matrici numeriche da completare e il Culture fair intelligence test (1949) di Cattell. Studi su questi test sembrerebbero dimostrare che essi non discriminano in modo adeguato i soggetti con intelligenza superiore alla norma, mentre sembrerebbero più adatti per valutare i soggetti svantaggiati.
I test d'intelligenza e il razzismo in psicologia
Approfondimenti

Diagrammi circolari delle immigrazioni provenienti dal nord-ovest europeo (in rosso) e dal sud-est europeo (in blu). Da notare la discesa-ascesa dei primi, e l'ascesa-discesa dei secondi, prima e dopo l'Immigration Act del 1924.
Tesi ereditarista
(Nella storia della psicologia, tesi sostenuta da Piaget).
Il QI di una persona dipende dal suo genotipo (dunque è immutabile e non dipende dal tempo ontologico della persona).
Tesi ambientalista
(Nella storia della psicologia, tesi sostenuta da Vygotskij).
Il QI di una persona dipende dall'ambiente culturale in cui è nata, cresciuta e in cui vive (dunque è mutabile e dipendente dal tempo ontologico della persona).

Bambina statunitense di origine asiatica.
Nel XX secolo a causa delle crescenti immigrazioni dall'Europa e dall'Asia gli psicologi statunitensi si sono posti il problema:

se vi fosse un legame fra QI e razza di appartenenza;
come investire i soldi nell'educazione dei ragazzi e in particolare in ragazzi con QI basso.
Questi studi portarono a riscontri molto duri in campo psicologico e non: Carl Brigham, nel suo testo A study of american intelligence (1923), affermava che l'intelligenza degli americani, di razza bianca nordica, era inquinata dalle razze mediterranee e dalle razze slave. Nell'anno successivo (1924), tale testo, ebbe una notevole influenza nella formulazione, da parte del governo federale statunitense, dell'Immigration Act[5], mediante il quale l'entrata nei confini degli USA da parte di immigrati venne drasticamente diminuita. Nel '28 la polemica si estinse grazie all'articolo Nature and Nurture nel quale Lewis Madison Terman, pur essendo un convinto ereditarista, propose un compromesso fra la tesi ereditarista e la tesi ambientalista.

Si ipotizza che il dibattito nord-americano sull'ereditarietà dell'intelligenza sia stato dovuto alle leggi razziali tedesche e all'afflusso di immigrati alla fine degli anni trenta.[5]

Quarant'anni dopo, nel 1969, venne dato alle stampe l'articolo di Arthur Jensen How much can we boost IQ[nota 2] and scholastic achievement?,[6] che portò a feroci attacchi a livello personale e a battaglie a suon di articoli sui quotidiani. In tale articolo si poneva la seguente riflessione: posto che il QI dei bambini neri è basso a causa del loro patrimonio genetico deficitario, ha senso spendere soldi nella loro, così costosa, educazione? Per comprendere a pieno in che periodo culturale siamo, è opportuno ricordare che sei anni prima, nel 1963, ci fu la marcia su Washington per il lavoro e la libertà ad opera di Martin Luther King,[nota 3] contro la segregazione razziale. Il 4 aprile 1968 Martin Luther King viene assassinato, un anno dopo verrà dato alle stampe il citato articolo di Jensen: è facile comprendere per quale motivo venne accolto come un manifesto in difesa della razza bianca dagli attacchi della razza nera.

Da questo momento ereditaristi e ambientalisti saranno in continua lotta fra loro: è definibile lotta in quanto ad ogni nuova scoperta in campo educativo, genetico e sugli studi dell'intelligenza, sarà parallelamente condotta una difesa o un attacco a livello personale con accuse di razzismo o di ciarlataneria delle tesi proposte. Una lotta senza quartiere.

Nel '73 e nel '74 verranno dati alle stampe due testi che faranno storia: IQ in meritocracy di Richard Herrnstein[7] e The science and politics of IQ di Leon Kamin.[8] Il primo proponente le tesi ereditariste, il secondo ambientaliste. Nel '75 uscì il libro Race difference in intelligence di John Loehlin, et al.,[9] proponendo una tesi conciliativa: il QI dipende dal genoma ed è modificabile nel tempo mediante l'ambiente culturale nel quale la persona vive.

Negli anni ottanta vi fu una nuova ondata di polemiche riguardanti razza e QI. Ma di tutt'altro tipo: stavolta la diatriba non era sul QI deficitario dei bambini di razza nera, ma, paradossalmente, sul QI eccedente dei bambini di razza asiatica. I principali testi al riguardo furono: Educational achievement in Japan di R. Lynn del 1988, The boat people and achievement in America di N. Caplan, J.K. Whitmore e M.H. Choy e anche l'articolo del 1990 pubblicato su American Psychologist, Asian-American educational achievements: a phenomenon in search of an explanation di S.Sue e S. Okazaki.
Come negli anni '60, in cui si affermò che era inutile investire denaro nell'educazione dei neri poiché poco dotati di QI, così si affermava alla fine degli anni '80 che era inutile spendere denaro nell'educazione di bambini di origine asiatiche poiché già dotati di un QI elevato per natura.

In Europa, e in particolar in Italia, il dibattito fra QI e razza di appartenenza non è stato così forte e deciso.
Comunque è opportuno pensare che «la questione si potrebbe presentare in un futuro non tanto lontano in relazione all'immigrazione in crescente espansione dai paesi del Terzo Mondo (e probabilmente anche dai paesi dell'Est) verso i paesi della Comunità Europea».[10]

La questione del rapporto tra l'intelligenza e la razza va d'altronde posta in altri termini perché non si può non considerare che la maggior parte dei test che valutano l'intelligenza (come la WAIS-R) non sono "culture free" (cioè scevri dall'effetto culturale) sebbene lo si dichiarino. L'effetto culturale è dunque importante nell'esito finale del test e, di conseguenza, influisce anche sulla valutazione dell'intelligenza. L'effetto culturale vale quindi sia per le conoscenze acquisite (intese come scolarità) sia per la cultura d'appartenenza (intesa come cultura asiatica, africana, ecc.). La questione del rapporto tra QI e razza deve quindi rimanere aperta ad ogni riflessione.

Gli studi differenziali sull'intelligenza
Con il diffondersi estensivo degli strumenti per la misura dell'intelligenza, si è focalizzata l'attenzione sulle differenze individuali ad essa legate. Le diversità in questione sono state infatti un significativo campo di discussione tra coloro che ne identificano le cause all'aspetto genetico e coloro che invece assegnano una maggiore importanza ai fattori ambientali. Alcuni studi mostrano come la presenza di alcune patologie psichiatriche, come la depressione, influisca sulla performance al test d'intelligenza WAIS-R: più è severa la patologia più la performance al test è deficitaria.[11] Il che tuttavia non suggerisce una globale differenza nell'intelligenza tra individui depressi e individui sani, quanto piuttosto un ruolo negativo del verificarsi degli episodi depressivi sul modo in cui vengono svolti i test d'intelligenza.

Gli studi differenziali sull'intelligenza evidenziano una forte correlazione tra QI (quoziente intellettivo) di gemelli monovulari. Si evidenzia inoltre che lo sviluppo delle capacità cognitive è fortemente influenzato dai fattori ambientali (si pensi agli studi portati avanti sulle differenze nell'intelligenza tra bianchi e neri, ricondotte non a differenze cognitive, ma piuttosto al fattore interveniente del livello socio-demografico). La psicologia risolve la dialettica tra componenti innate e ambientali nello sviluppo dell'intelligenza evidenziando come la componente genetica sembra rappresentare una disponibilità, mentre la componente educativa rappresenta un fattore di innesco per tradurre un potenziale in una funzionalità effettiva. Per quanto riguarda l'avanzare dell'età, il rendimento su alcune scale del WAIS tende a diminuire, mentre su altre rimane stabile o aumenta. Riprendendo la distinzione proposta da Raymond Cattell tra intelligenza fluida e cristallizzata, caratteristiche legate all'intelligenza fluida tendono a diminuire dopo i 60 anni, mentre l'intelligenza cristallizzata aumenta in maniera costante per tutta la vita.

L'apporto cognitivista: il problem solving
Il problem solving è un processo mentale volto a trovare un percorso che porta il cambiamento da una situazione iniziale ad una disposizione finale. La capacità di problem solving è spesso adoperata come misura empirica dell'intelligenza; infatti nel problem solving viene contestualizzato il pensiero logico misurato dal quoziente d'intelligenza, che viene applicato alla risoluzione di problemi specifici. Coi test sul problem solving, i soggetti forniscono in genere prestazioni più elevate e considerate più attendibili.

Il problem solving rappresenta l'approccio cognitivista allo studio dell'intelligenza.

La definizione dell'intelligenza in termini di problem solving rappresenta il primo passo compiuto dagli psicologi da una visione dell'intelligenza di tipo scolastico a concetti più differenziati, come per esempio intelligenza fluida-cristallizzata (Raymond Cattell), o intelligenza logica-creativa, e recentemente i concetti di intelligenze multiple (Howard Gardner) e intelligenza emotiva (Daniel Goleman). Dal punto di vista storico risulta importante il contributo di Wertheimer. Max Wertheimer (1965) distingue una intelligenza logica, esprimentesi ad esempio nel ragionamento analitico, e una intelligenza creativa, orientata alla sintesi e alla costruzione del nuovo. La prima orientata ai problemi convergenti, la seconda orientata alla soluzione di problemi divergenti.

La teoria delle intelligenze multiple
Lo psicologo statunitense Howard Gardner, sulla base di ricerche e letteratura su soggetti affetti da lesioni di interesse neuropsicologico, arriva a distinguere ben 9 manifestazioni fondamentali dell'intelligenza, derivanti da strutture differenti del cervello e indipendenti l'una dall'altra. Ecco, qui di seguito, i nove macro-gruppi intellettivi:

Intelligenza Linguistica: è l'intelligenza legata alla capacità di utilizzare un vocabolario chiaro ed efficace. Chi la possiede solitamente sa variare il suo registro linguistico in base alle necessità ed ha la tendenza a riflettere sul linguaggio.
Intelligenza Logico-Matematica: coinvolge sia l'emisfero cerebrale sinistro, che ricorda i simboli matematici, che quello di destra, nel quale vengono elaborati i concetti. È l'intelligenza che riguarda il ragionamento deduttivo, la schematizzazione e le catene logiche.
Intelligenza Spaziale: concerne la capacità di percepire forme e oggetti nello spazio. Chi la possiede, normalmente, ha una sviluppata memoria per i dettagli ambientali e le caratteristiche esteriori delle figure, sa orientarsi in luoghi intricati e riconosce oggetti tridimensionali in base a schemi mentali piuttosto complessi. Questa forma dell'intelligenza si manifesta essenzialmente nella creazione di arti figurative.
Intelligenza Corporeo-Cinestesica: coinvolge il cervelletto, i gangli fondamentali, il talamo e vari altri punti del nostro cervello. Chi la possiede ha una padronanza del corpo che gli permette di coordinare bene i movimenti. In generale si può riferire a chi fa un uso creativo del corpo, come i ginnasti e i ballerini.
Intelligenza Musicale: normalmente è localizzata nell'emisfero destro del cervello, ma le persone con cultura musicale elaborano la melodia in quello sinistro. È la capacità di riconoscere l'altezza dei suoni, le costruzioni armoniche e contrappuntistiche. Chi ne è dotato solitamente ha uno spiccato talento per l'uso di uno o più strumenti musicali, o per la modulazione canora della propria voce.
Intelligenza Intrapersonale: riguarda la capacità di comprendere la propria individualità, di saperla inserire nel contesto sociale per ottenere risultati migliori nella vita personale, e anche di sapersi immedesimare in personalità diverse dalla propria. È considerata da Gardner una "fase" speculare dell'intelligenza interpersonale, laddove quest'ultima rappresenta la fase estrospettiva (vedi anche intelligenza emotiva).
Intelligenza Interpersonale: coinvolge tutto il cervello, ma principalmente i lobi pre-frontali. Riguarda la capacità di comprendere gli altri, le loro esigenze, le paure, i desideri nascosti, di creare situazioni sociali favorevoli e di promuovere modelli sociali e personali vantaggiosi. Si può riscontrare specificamente negli psicologi, più genericamente in quanti possiedono spiccata empatia e abilità di interazione sociale (vedi anche intelligenza sociale).
Intelligenza Naturalistica: consiste nel saper individuare determinati oggetti naturali, classificarli in un ordine preciso e cogliere le relazioni tra di essi. Alcuni gruppi umani che vivono in uno stadio ancora "primitivo", come le tribù aborigene di raccoglitori-cacciatori, mostrano una grande capacità nel sapersi orientare nell'ambiente naturale riconoscendone anche i minimi dettagli.
Intelligenza Esistenziale[12] o Teoretica: rappresenta la capacità di riflettere consapevolmente sui grandi temi della speculazione teoretica, come la natura dell'universo e la coscienza umana, e di ricavare da sofisticati processi di astrazione delle categorie concettuali che possano essere valide universalmente.
Sotto questi aspetti/teoria il significato del concetto di intelligenza è da intendersi dunque come particolari abilità di cui è dotato l'individuo[13]. Sebbene queste capacità siano più o meno innate negli individui, non sono statiche e possono essere sviluppate mediante l'esercizio, potendo anche "decadere" col tempo. Lo stesso Gardner ha poi menzionato il fatto che classificare tutte le manifestazioni dell'intelligenza umana sarebbe un compito troppo complesso, dal momento che ogni macro-gruppo contiene vari sottotipi.

L'intelligenza nel mondo animale e vegetale
L'intelligenza animale

Lo scimpanzé comune utilizza degli strumenti. Quest'individuo sta usando un bastone per procurarsi del cibo.
Numerose ricerche dimostrano che molte specie animali sono in grado di produrre comportamenti intelligenti (che dimostrano una certa capacità di adattarsi a situazioni nuove), anche se è difficile e spesso fuorviante paragonare l'intelligenza animale a quella umana[14]. Secondo una prospettiva evoluzionistica, ogni specie vivente sviluppa quelle facoltà (intellettive e non) che le sono più utili nell'adattamento all'ambiente in cui vive. In generale, quanto più un ambiente è stabile, tanto più un istinto innato fornirà strategie adattative migliori, mentre quanto più un ambiente è mutevole, tanto più favorirà quelle specie in grado di risolvere problemi nuovi, le quali svilupperanno perciò un'intelligenza più avanzata[15].

Facoltà ritenute prova della presenza di forme raffinate di intelligenza, come la memoria, la comprensione della grammatica e la capacità di riconoscere se stessi[16], o come l'uso di pensiero simbolico[15] o di strumenti, sono state dimostrate in molte specie, tra cui mammiferi e uccelli[17]. Per quanto riguarda il linguaggio, che è un aspetto fondamentale dell'intelligenza umana (in quanto la comprensione umana, insieme con la capacità di ragionamento complesso e astratto, passa attraverso l'uso di parole a cui associare dei significati[18]), i tentativi di trasferire a specie non umane le competenze linguistiche hanno ottenuto successi limitati e piuttosto controversi, essendo basati soprattutto su casi singoli (come quelli celebri di Kanzi e Washoe) piuttosto che su studi sistematici con campioni di adeguata numerosità. Inoltre questi studi peccano spesso di antropocentrismo, in quanto, più che verificare le capacità cognitive di suddetti animali, hanno cercato di trasferire ad essi una competenza essenzialmente umana.

L'intelligenza nelle piante
Le piante non hanno un cervello o una rete neurale, ma le reazioni all'interno delle loro vie di segnalazione possono fornire una base biochimica per forme di apprendimento e memoria.[19] Seppure in maniera controversa, il cervello viene usato come una metafora atta a fornire una visione integrata della segnalazione nell'intelligenza vegetale.[20]

Le piante non sono soggetti passivi meramente sottomessi alle forze ambientali, né sono organismi simili ad automi basati solo sui riflessi e ottimizzati esclusivamente per la fotosintesi. Le piante reagiscono sensibilmente agli stimoli ambientali di movimento e alle variazioni di morfologia. Esse segnalano e comunicano tra di loro in quanto attivamente competono per le risorse limitate, sia sopra che sotto terra. Inoltre, le piante calcolano con precisione la loro situazione, usano sofisticate analisi costi-benefici e intraprendono azioni strettamente controllate per mitigare e controllare diversi fattori di stress ambientale. Le piante sono anche in grado di discriminare le esperienze positive e negative e di apprendere (registrando ricordi) dalle loro esperienze passate.[21][22][23] Le piante utilizzano queste informazioni per aggiornare il loro comportamento in modo da sopravvivere alle sfide presenti e future del loro ambiente. Le piante sono anche in grado di raffinati riconoscimenti del sé e del non-sé, e sono territoriali nel comportamento.

Per studiare i calcoli e le risposte delle piante si richiede lo studio del ruolo della segnalazione, della comunicazione e del comportamento, integrando i dati a livello genetico, molecolare, biochimico e cellulare con la fisiologia, lo sviluppo e il comportamento dei singoli organismi e con le conoscenze dell'ecosistema vegetale e dell'evoluzione delle piante.

Il punto di vista neurobiologico vede le piante come organismi di elaborazione delle informazioni con processi piuttosto complessi di comunicazione che si verificano in tutto il singolo organismo vegetale. La neurobiologia delle piante studia come le informazioni ambientali vengano raccolte, elaborate, integrate e condivise per abilitare risposte adattative e coordinate; e come le percezioni e manifestazioni comportamentali vengano "ricordate" in modo da consentire previsioni di future attività sulla base delle esperienze passate. Le piante, sostengono i fisiologi vegetali, sono sofisticate nel comportamento tanto quanto gli animali, ma questa sofisticazione viene mascherata dalle scale di tempo vegetali di risposta agli stimoli, molti ordini di grandezza più grandi di quelle degli animali.[senza fonte]

Si è sostenuto che, anche se le piante sono capaci di adattamento, ciò non dovrebbe essere chiamato intelligenza, in quanto i neurobiologi si basano principalmente su metafore e analogie per sostenere che le risposte complesse delle piante possano essere prodotte solo da intelligenza.[24] Come afferma R. Firn, "un batterio può monitorare il suo ambiente e istigare processi di sviluppo adeguate alle circostanze del momento, ma è ciò intelligenza? Tale semplice comportamento adattativo potrebbe essere l'intelligenza dei batteri, ma chiaramente non è l'intelligenza degli animali".[25]

Tuttavia, l'idea di un'intelligenza vegetale si adatta con la definizione di intelligenza proposta da David Stenhouse in un libro che ha scritto sull'evoluzione: "un comportamento adattativo variabile durante la vita dell'individuo".[26]

Charles Darwin studiò il movimento nelle piante e nel 1880 pubblicò un libro, The Power of Movement in Plants. Nel libro si conclude:

Non è certo esagerato dire che la punta di una radice sia così dotata [..] si comporta come il cervello di uno degli animali inferiori; il cervello essendo situato all'interno dell'estremità anteriore del corpo, riceve impressioni dagli organi di senso e dirige i diversi movimenti.

In filosofia, gli studi finora fatti sulle implicazioni della percezione nelle piante sono pochi. Michael Marder ha steso una fenomenologia della vita vegetale sulla base della fisiologia della percezione delle piante.[27] Paco Calvo Garzon offre una presa filosofica della percezione nelle piante basata sulle scienze cognitive e sulla modellizzazione computazionale della coscienza.[28]

L'intelligenza artificiale
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Intelligenza artificiale.
La locuzione intelligenza artificiale (o IA) indica sia la proprietà di una macchina di imitare, del tutto o in parte, l'intelligenza biologica, sia il ramo dell'informatica che mira a creare le macchine capaci di tale imitazione, attraverso "lo studio e la progettazione di agenti intelligenti"[29] o "agenti razionali", dove un agente intelligente è un sistema che percepisce il suo ambiente e attua le azioni che massimizzano le sue possibilità di successo.[30] I successi ottenuti nel campo dell'intelligenza artificiale riguardano per ora problemi vincolati e ben definiti, come la capacità delle macchine di sostenere giochi, la risoluzione di cruciverba e il riconoscimento ottico dei caratteri, e alcuni problemi più generali come quello delle automobili autonome.[31] Il concetto di IA forte non è ancora realtà, ma è un obiettivo della ricerca a lungo termine.

Tra le caratteristiche che i ricercatori sperano che le macchine possano un giorno esibire, vi sono il ragionamento, la capacità di pianificare, apprendere, percepire, comunicare e manipolare oggetti.[29][30] Non vi è attualmente consenso su quanto vicino si possa andare nel simulare il cervello (umano nello specifico).

L'intelligenza nella cultura di massa
Il concetto di intelligenza è stato (implicitamente) trattato in una quantità di opere letterarie e cinematografiche. In queste opere diventa necessario tratteggiare al meglio le azioni, gli atteggiamenti e il pensiero del protagonista derivanti dalla sua superiore intelligenza.

Fiori per Algernon, racconto breve (1959) e poi romanzo (1966) di Daniel Keyes.
Phenomenon, film del 1996.
Will Hunting - Genio ribelle, film del 1997.
Kyle XY, serie televisiva la cui prima stagione risale al 2006.
Limitless, film del 2011.
Lucy, film del 2014.
Limitless, serie televisiva del 2015 sequel dell'omonimo film del 2011.
Note
^ Una situazione nuova può qui essere anche una situazione che ripresenta un problema già affrontato, utilizzando però caratteristiche e/o circostanze diverse.
^ IQ sta per "Intelligence quotient", il corrispettivo inglese dell'italiano QI (quoziente d'intelligenza).
^ La marcia avvenne il giorno 28 agosto 1963.
Note bibliografiche
^ Glossario, in La mente e il cervello, La Scienza, volume 10, la Repubblica, 2005, p. 789.
^ Gottfredson, L.S., Foreword to "intelligence and social policy", in Intelligence, volume 24, fascicolo 1, 1997, pp. 1-12, DOI:10.1016/S0160-2896(97)90010-6.
^ Introduzione alla psicologia generale, p. 98.
^ Legg S., Hutter M., (2007) A Collection of Deïnitions of Intelligence: "Intelligence measures an agent's ability to achieve goals in a wide range of environments".
^ a b Mecacci L., Storia della psicologia del novecento, Laterza Editore, 1999, p. 256, ISBN 88-420-5784-3
^ A.R. Jensen, How Much Can We Boost IQ and Scholastic Achievement?, in Harvard Educational Review, vol. 39, 1969, pp. 1-123.
^ Herrnstein R.J., I.Q. in the meritocracy, Atlantic Monthly Press Book, 1973.
^ Kamin L.J., The Science and Politics of I.Q., Potomac, MD, Lawrence Erlbaum Associates, 1974.
^ Loehlin J.C., Lindzey G., Spuhler J.N., Race differences in intelligence, San Francisco, Freeman, 1975.
^ Mecacci L., Storia della psicologia del novecento, Laterza Editore, 1999, p. 257, ISBN 88-420-5784-3
^ Mandelli Laura, Serretti Alessandro, Colombo Cristina, Marcello Florita, Alessia Santoro, David Rossini, Raffaella Zanardi, Enrico Smeraldi, (2006). "Improvement of cognitive functioning in mood disorder patients with depressive symptomatic recovery during treatment: an exploratory analysis". Psychiatry Clin. Neurosci. 60 (5): 598-604. http://www.blackwell-synergy.com/doi/abs/10.1111/j.1440-1819.2006.01564.x[collegamento interrotto]
^ Gardner, Howard (1999). Intelligence Reframed: Multiple Intelligences for the 21st Century, New York: Basic Books.
^ MediaMente: "Intelligenze multiple e nuove tecnologie"
^ Stephen Budiansky, Se un leone potesse parlare. L'intelligenza animale e l'evoluzione della coscienza, Baldini Castoldi Dalai, 2007, ISBN 978-88-8089-639-5.
^ a b Danilo Mainardi, Anche gli animali hanno un'intelligenza, in Corriere della Sera. URL consultato il 1º aprile 2009.
^ Luigi Bignami, Pensieri e parole se l'animale è intelligente, la Repubblica, 28 febbraio 2008. URL consultato il 1º aprile 2009.
^ Eriko Yamamoto e Shigeru Watanabe, Strategy of auditory discrimination of scale in Java sparrows: They use both "imagery" and specific cues, Behavioural Processes, Vol.77(1), 2008, pp 1-6, doi:10.1016/j.physletb.2003.10.071
^ Sorgenti: â : Dictionnaire Encyclopédique Alpha, dictionnaires Larousse et Robert. Pour le raisonnement, dictionnaire en ligne TLFI â Prolégomènes, tome II, page 323 http://classiques.uqac.ca/classiques/Ibn_Khaldoun/Prolegomenes_t2/ibn_pro_II.pdf [archive] â Jean Piaget, La Construction du Réel, 1936 â A formal definition of intelligence based on an intensional variant of Kolmogorov complexity, Jose Hernandez-orallo, Proceedings of the International Symposium of Engineering of Intelligent Systems (EIS'98). â Marcus Hutter, « A Theory of Universal Artificial Intelligence based on Algorithmic Complexity », dans cs/0004001, 2000-04-03 [texte intégral [archive] (page consultée le 2010-03-11)] â (en) Marcus Hutter, Universal Artificial Intelligence: Sequential Decisions Based On Algorithmic Probability, Berlin, SpringerVerlag, 2005 (ISBN 978-3-540-22139-5) (LCCN 2004112980) [lire en ligne [archive] (page consultée le 2010-04-30)] â R. J Solomonoff, « A Formal Theory of Inductive Inference. Part I », dans Information and Control, vol. 7, no 1, 1964, p. 1-22 â J. Veness, « A Monte Carlo AIXI Approximation », dans Arxiv preprint arXiv:0909.0801, 2009 â a et b Aljoscha Neubauer, Les mille facettes de l'intelligence, Pour la Science, Cerveau & psycho, n°1, page 49.
^ PMID 9888852
^ DOI: 10.1016/j.tplants.2006.06.009
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^ Plant intentionality and the phenomenolog... [Plant Signal Behav. 2012] - PubMed - NCBI
^ http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2634130/
^ a b Goebel, Randy; Poole, David L.; Mackworth, Alan K., Computational intelligence: A logical approach (PDF), Oxford [Oxfordshire], Oxford University Press, 1997, pp. 1, ISBN 0-19-510270-3.
^ a b Canny, John; Russell, Stuart J.; Norvig, Peter, Artificial intelligence: A modern approach, Englewood Cliffs, N.J., Prentice Hall, 2003, ISBN 0-13-790395-2, OCLC 51325314 60211434 61259102.
^ Google: Our Robot Cars Are Better Drivers Than Puny Humans | MIT Technology Review
Bibliografia
Luciano Mecacci, Storia della psicologia del Novecento, Bari, Laterza, 2003, ISBN 88-420-4117-3.
Paolo Torresan, Intelligenze e didattica delle lingue, Bologna, Emi, 2008. ISBN 978-88-307-1720-6
Voci correlate
Agente intelligente
Bambino prodigio
Genio (filosofia)
Intelletto
Intelligenza artificiale
Intelligenza collettiva
Intelligenza emotiva
Intelligenza fluida e cristallizzata
Intelligenza sociale
Linguaggio
Psicometria
Quoziente d'intelligenza
Quoziente di encefalizzazione
Ritardo mentale
Uomo universale
Test psicometrici
Culture fair intelligence test
Matrici di Raven
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Collegamenti esterni
Manuale di psicologia generale (cap. "Intelligenza e pensiero") a cura di Luciano Mecacci (qui è presente un approfondimento sulle teorie formulate per descrivere il modo in cui si struttura l'intelligenza umana)
Intelligenza - Dizionario della salute, su corriere.it.
Intelligenza - RAI Educational, su educational.rai.it.
Intelligenza, su ildiogene.it.
La definizione di intelligenza, su lindipendente.eu.
(EN) A Collection of Deïnitions of Intelligence (PDF), su arxiv.org.
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Da: Box 20/05/2018 13:11:08
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Da: simsalabim20/05/2018 15:17:39
Parassitismo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nota disambigua.svg Disambiguazione - "Parassita" rimanda qui. Se stai cercando il personaggio dei fumetti DC Comics, vedi Parassita (personaggio).
Nota disambigua.svg Disambiguazione - Se stai cercando altri significati, vedi parassito o parassitoide.

Scansione al microscopio elettronico di una pulce
Il parassitismo (dal greco π±ράσιτ¿ς[1]) è una forma di interazione biologica, generalmente di natura trofica, fra due specie di organismi di cui uno è detto parassita e l'altro ospite.

Indice
1    Aspetti concettuali
2    Esempi di parassitismo
3    Tipi di parassitismo
3.1    Parassita facoltativo
3.2    Endoparassita
3.3    Ectoparassita
3.4    Cleptoparassita
3.5    Parassitoide
3.6    Coparassitismo
3.7    Multiparassitismo
3.8    Superparassitismo
3.9    Iperparassita
3.10    Autoparassita
4    Comportamento dei parassiti e degli ospiti
5    Morfologia dei parassiti
6    Parassitismo nella fantasia
7    Note
8    Bibliografia
9    Voci correlate
10    Altri progetti
11    Collegamenti esterni
Aspetti concettuali
Il parassitismo è una forma di simbiosi, ma a differenza della simbiosi per antonomasia (simbiosi mutualistica), il parassita trae un vantaggio (nutrimento, protezione) a spese dell'ospite, creandogli un danno biologico.

Le proprietà che identificano in generale un rapporto di parassitismo sono le seguenti:

Il parassita è privo di vita autonoma e dipende dall'ospite a cui è più o meno intimamente legato da una relazione anatomica e fisiologica obbligata.
Il parassita ha una struttura anatomica e morfologica semplificata rispetto all'ospite.
Il ciclo vitale del parassita è più breve di quello dell'ospite e si conclude prima della morte dell'ospite.
Il parassita ha rapporti con un solo ospite che invece può avere rapporti con più parassiti.
Il concetto di parassita differisce da quello di parassitoide che, a differenza del parassita propriamente detto, termina il suo ciclo vitale oppure la fase parassitica del suo ciclo vitale causando la morte dell'ospite. Per esempio questo comportamento si riscontra in molti insetti ausiliari le cui fasi giovanili si svolgono a spese di un ospite che viene ucciso al termine del ciclo di sviluppo.

Il concetto di parassita differisce anche da quello di predatore che è dotato di vita autonoma, ha spesso una struttura morfoanatomica più complessa, ha rapporti con più vittime e, nel rapporto trofico, causa in genere la morte della vittima.

Infine il parassita non va identificato a rigore con il fitofago in senso lato: molti insetti fitofagi sono comunemente considerati parassiti delle piante. In realtà il rapporto trofico tra un fitofago e una pianta, analogo a quello degli erbivori, è assimilabile a una particolare forma di predazione da parte di un organismo consumatore a spese di un produttore. Il parassitismo è un fenomeno molto studiato in etologia e stimola numerose ricerche e ipotesi anche in altri campi della biologia: per esempio a esso è legata la teoria del fenotipo esteso che l'etologo Richard Dawkins ha presentato nel suo omonimo saggio (1982).

Esempi di parassitismo
Il parassitismo è una forma associativa molto diffusa, tanto che si può affermare che nessuna specie ne sia immune. Il parassita può essere un microrganismo, un vegetale o un animale. Nella grande maggioranza dei casi appartiene ai gruppi sistematici inferiori (Batteri, Protozoi, Funghi) ed è di piccole dimensioni; tuttavia esistono parassiti anche fra gli Artropodi (Crostacei, Insetti), Vertebrati (Ciclostomi) e Angiosperme (vischio, cuscuta). Anche l'ospite può appartenere a qualsiasi gruppo sistematico ed è più grande del parassita.

Nella scala evolutiva non necessariamente il parassita s'identifica in un organismo primitivo rispetto all'ospite. Il parassitismo è infatti in molti casi una sorta di specializzazione biologica che porta ad un'involuzione secondaria. Infatti fra gli insetti sono frequenti specie parassitoidi proprio negli ordini più evoluti (Ditteri, Imenotteri).

I termini beneficio e danno sono da intendersi in senso lato; se un organismo diventa fisicamente più forte a causa di un'infezione, ma perde la capacità riproduttiva è danneggiato nel senso evoluzionistico del termine poiché attaccato dal parassita. È il caso della lumaca che può essere infettata dalla Platyhelminthes.

Tipi di parassitismo

Varroa, esctoparasita sul corpo di un'ape.
Parassita facoltativo
È in grado di vivere autonomamente ricorrendo all'occorrenza a forme di regime dietetico non riconducibili al parassitismo.

Endoparassita
Detto anche parassita endofago, vive all'interno del corpo dell'organismo ospite e in genere mostra un notevole grado di specializzazione anatomica e fisiologica finalizzata al particolare ambiente che lo deve ospitare (esempio: tenia).

Ectoparassita
Detto anche parassita ectofago, vive all'esterno del corpo dell'organismo ospite, a cui è comunque strettamente legato. La specializzazione anatomica e fisiologica è in genere limitata all'apparato boccale e ad organi che gli permettono di restare legato all'ospite (esempio: zecca).

Cleptoparassita
Ruba, di nascosto o in modo aggressivo [2], il cibo che l'ospite è riuscito a procacciarsi o a recuperare in altro modo (esempio: Cuculus canorus).
È una pratica non rara nel regno animale come ad esempio tra gli uccelli rapaci e soprattutto nel mondo degli insetti. Alcune specie di uccello, tra cui le fregate ed il Nibbio fischiatore, possono arrivare perfino a forzare altri uccelli a rigurgitare il cibo per nutrirsene [3].

Parassitoide
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Parassitoide.
Può essere considerata una forma di transizione fra il parassita propriamente detto e il predatore. Nei parassitoidi il parassitismo è limitato alle prime fasi dello sviluppo mentre l'individuo adulto ha vita autonoma. Si distinguono parassitoidi idiobionti che paralizzano l'ospite bloccandone lo sviluppo e parassitoidi koiniobionti che lasciano l'ospite libero di muoversi e di progredire nel proprio sviluppo.[4]

I parassitoidi si riscontrano fra gli insetti entomofagi e sono perciò largamente sfruttati in metodologie di lotta biologica contro gli insetti dannosi. Da un punto di vista pratico sono un ottimo mezzo di controllo delle dinamiche di popolazione in quanto in caso di percentuali di parassitizzazione elevate riducono sensibilmente il potenziale riproduttivo della specie ospite.

Coparassitismo
È un rapporto di competizione interspecifica fra parassiti di specie diversa che sono associati alla stessa specie ospite. Il coparassitismo può sfociare in casi di multiparassitismo o di iperparassitismo.

Multiparassitismo
È un rapporto di competizione interspecifica fra parassiti di specie diversa (coparassiti) che attaccano contemporaneamente lo stesso individuo.

Superparassitismo
È un rapporto di competizione intraspecifica fra parassiti della stessa specie (gregari) che si sviluppano a spese di uno stesso individuo, talvolta in numero elevato. Il superparassitismo si riscontra ad esempio nei Ditteri Tachinidi a spese di larve di lepidotteri.

Iperparassita
È un organismo che si sviluppa a spese di un altro parassita. Una catena alimentare che segue la via del parassitismo ha sempre inizio con un parassita primario. I parassiti di ordine superiore (secondari, terziari) sono iperparassiti.

Autoparassita
È un organismo che si sviluppa a spese di un ospite della stessa specie. Forme di autoparassitismo si riscontrano ad esempio in alcuni animali vivipari dove lo sviluppo postembrionale si attua in parte all'interno del corpo della madre.

Comportamento dei parassiti e degli ospiti
Molti endoparassiti attaccano l'ospite in modo passivo come le Ascaris lumbricoides, un endoparassita dell'intestino umano che depone una grande quantità di uova che possono essere espulse all'esterno contagiando così, in luoghi di cattiva igiene, altri esseri umani che involontariamente le ingeriscono. Invece gli ectoparassiti spesso adottano elaborati meccanismi e vere e proprie strategie per attaccare un ospite. Per esempio alcune specie di sanguisughe individuano l'ospite tramite sensori di movimento e ne accertano l'identità attraverso la temperature della pelle e tramite indicazioni chimiche prima di attaccarlo.

Morfologia dei parassiti
La parassitologia evoluzionistica si occupa del ruolo che possono aver avuto gli animali viventi sopra il tessuto o all'interno di altri. Ad esempio le razze, gli squali, nonché i pesci Teleostei e le rane hanno i monogenei tra i parassiti, mentre le tartarughe hanno dei digenei.

Gli altri animali hanno spesso cestodi, o trematodi, o nematodi. Tra gli animali che sono parassiti ci sono i linguatulidei e gli insetti. Molto minori sono i casi di ciliati, nematomorfi, crostacei.

Parassitismo nella fantasia
Un noto esempio di animale parassita è lo Xenomorfo, un'immaginaria specie aliena presente nel franchise Alien. Questa creatura si riproduce parassitando altre specie viventi nutrendosi degli organi interni dell'ospite fino a quando, pronta per affrontare vita autonoma, fuoriesce violentemente dal petto o dalla pancia dell'animale parassitato, cagionandone la morte.

Un altro esempio di parassiti nella fantasia è il simbionte mutante noto come Las Plagas, comparso in più videogiochi della serie Resident Evil. Questi parassiti attecchiscono al midollo spinale dell'ospite e prendono il controllo del suo sistema nervoso annullandone consapevolezza o autocontrollo, rendendo gli infetti non solo estremamente violenti, ma anche più forti e resistenti. Questi parassiti possono anche fuoriuscire dal corpo degli infetti qualora vengano minacciati, presentando quindi le sembianze di un polpo.

Note
^ Lorenzo Rocci, Vocabolario greco italiano, Società editrice Dante Alighieri, 1987, 33ª ed., v. π±ρ±σιτέω
^ www.chrysis.net
^ James Ferguson-Lees, David A. Christie, Raptors of the World, Londra, Christopher Helm, 2001, ISBN 0-618-12762-3.
^ Strand M.R. The interactions between larval stages parasitoid and their hosts in The behavioural ecology of parasites, p.129
Bibliografia
E.E. Lewis, J.F. Campbell and M.V.K. Sukhdeo, The Behavioral Ecology of Parasites, CAB International, 2002, pp. 129-152.
Audra E. Yermovsky-Kammerer, Stephen L. Hajduk (auth.), Christian Tschudi, Edward J. Pearce (eds.), Biology of Parasitism [1 ed.], 978-1-4419-4977-6, 978-1-4757-4622-8    Springer US    2000
Voci correlate
Parassitosi
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Rispondi

Da: Box20/05/2018 17:10:43
ma quanto sei demente? quanto non fai un cazzo tutto il giorno? se fossi tua madre te lo spaccherei in testa quel computer altro che internet e oziare tutto il giorno.
Rispondi

Da: simsalabim20/05/2018 17:15:55
Computer
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Blue Gene, macchina di grandi dimensioni, con potenze di calcolo dell'ordine del PetaFLOPS, in un centro di ricerca (High Energy Accelerator Research Organizatioon, KEK)
Un computer (pronuncia italiana: /komˈpjuter/[1]), in italiano anche elaboratore (vedi «aspetti linguistici»), è una macchina automatizzata in grado di eseguire complessi calcoli matematici ed eventualmente altri tipi di elaborazioni dati.[2][3] In particolare il computer nasce esclusivamente come macchina in grado di eseguire calcoli matematici e, solo a partire dalla seconda metà del XX secolo, evolve in macchina in grado di eseguire le elaborazioni dati più varie.

Nel corso della storia, l'implementazione tecnologica di questa macchina si è modificata profondamente sia nei meccanismi di funzionamento (meccanici, elettromeccanici ed elettronici), che nelle modalità di rappresentazione dell'informazione (analogica e digitale) che in altre caratteristiche (architettura interna, programmabilità, ecc.). Ci si riferisce comunemente al computer come ad un dispositivo elettronico e digitale, programmabile a scopo generico, costruito secondo il modello teorico-computazionale della cosiddetta macchina di Turing e la cosiddetta architettura di von Neumann. Sebbene i computer programmabili a scopo generico siano oggi i più diffusi, esistono in specifici ambiti di applicazione modelli di computer dedicati (automazione industriale, domotica, ecc.).

In questa forma e al pari della televisione, esso rappresenta il mezzo tecnologico simbolo che ha maggiormente modificato le abitudini umane dopo la seconda guerra mondiale: la sua invenzione ha contribuito alla nascita e allo sviluppo dell'informatica moderna, che ha segnato l'avvento della cosiddetta terza rivoluzione industriale e della società dell'informazione.

Indice
1    Aspetti linguistici
1.1    Terminologia
1.2    Etimologia
2    Cenni storici
2.1    Antenati e progenitori
2.2    Età moderna
3    Descrizione
3.1    Struttura logica
3.2    Applicazioni pratiche
3.3    Successo dei computer
3.4    Hardware, software, programmazione
4    Tipi di computer
4.1    Mainframe
4.2    Minicomputer
4.3    Microcomputer
4.4    Home computer
4.5    Personal computer
4.6    Altre categorie
4.7    Oltre le categorie: emulazione e virtual machine
5    Architettura
5.1    Costituenti tipo di un calcolatore elettronico personale
5.2    Componentistica (hardware)
5.2.1    Case e tipo di installazione
5.2.2    Alimentatore
5.2.3    Scheda madre
5.2.4    CPU
5.2.5    Memorie
5.2.6    Altre schede elettroniche
5.2.7    Periferiche di Input-Output
5.2.8    Bus di sistema
5.2.9    Interfacce generiche
5.3    Note tecniche
6    Parametri prestazionali
7    Modularità ed espandibilità
8    Reti di computer
9    Evoluzione: computer quantistici
10    Note
11    Voci correlate
12    Altri progetti
Aspetti linguistici
Terminologia
Come per gran parte della terminologia informatica, tra il termine italiano «elaboratore» e il termine «computer» mutuato dall'inglese, nel linguaggio comune prevale nettamente l'uso del termine «computer».«[4] In altre lingue europee accade diversamente: nella lingua francese si usa il termine ordinateur; nella lingua spagnola si usano i termini computadora e ordenador. La tendenza di usare parole inglesi è spesso biasimata in una diatriba sull'esterofilia della lingua italiana recente,[5][6] ma le proposte alternative, come il computiere[7] del professor Arrigo Castellani, accademico della Crusca e fondatore degli Studi Linguistici Italiani, non hanno ancora vasta applicazione. Negli anni 1960 e 1970 è stato utilizzato anche il termine «ordinatore», oggi in disuso, calco linguistico sul francese ordinateur.

Attualmente è utilizzato anche il termine «calcolatore», che però ha un significato più ampio: può indicare anche una macchina non automatizzata (come ad esempio un regolo calcolatore), oppure una macchina automatizzata in grado di eseguire esclusivamente semplici calcoli matematici (come ad esempio una macchina addizionatrice). Nel secolo scorso poteva indicare anche un essere umano: la figura di «calcolatore» era un ruolo presso alcuni Osservatori astronomici italiani.

Etimologia
Il termine computer è il nome d'agente del verbo inglese to compute, derivato il francese computer.[8] L'etimo latino è composto da com = cum (insieme) e putare (tagliare, rendere netto - da cui l'odierno potare) e significa propriamente: «confrontare (o comparare) per trarre la somma netta».[9] In inglese, il termine indicava originariamente un essere umano,[10] incaricato di eseguire dei calcoli. Il primo utilizzo nel senso moderno è attestato nel 1947,[11][12] ma bisognerà attendere la metà degli anni 50 perché questa accezione diventi di uso comune (si notino, a questo proposito, i diversi acronimi dei computer ASCC ed ENIAC).

Cenni storici
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del calcolo meccanico, Storia del computer e Storia dell'informatica.
Il computer nasce storicamente come macchina per automatizzare alcune capacità della mente umana come ad esempio il calcolo e la capacità di memorizzazione potenziandone la portata e applicandole alla soluzione di particolari problemi scientifici e ingegneristici.[13]

Antenati e progenitori
Il computer è la versione più evoluta di una serie di strumenti di calcolo inventati sin dall'antichità: l'abaco, la macchina di Anticitera, i bastoncini di Nepero. Gli esemplari di macchine calcolatrici più famosi sono forse la macchina di Pascal (1645) e la macchina di Leibniz (1672), ma va ricordata anche la macchina calcolatrice di Wilhelm Schickard, del 1623, della quale sono rimasti soltanto i progetti.

Il passaggio da macchina calcolatrice a vero e proprio computer (nel senso di dispositivo programmabile) si deve a Charles Babbage. La sua Macchina analitica, progettata nel 1833 ma mai realizzata, è il primo computer della storia. Si trattava di una colossale macchina a ingranaggi, alimentata a vapore e dotata di input, output, unità di memoria, di unità di calcolo decimale con registro dell'accumulo dei dati e di un sistema di collegamento tra le varie parti. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la macchina analitica era interamente digitale.[14]

Età moderna
Nel corso dei secoli successivi il computer è passato attraverso vari stadi: il computer analogico (ne è un esempio l'analizzatore differenziale di Vannevar Bush del 1927), la macchina di Turing, i computer digitali meccanici ed elettromeccanici (la Serie Z di Konrad Zuse, la macchina di Stibitz e l'ASCC di Howard Aiken) ed infine quelli digitali ed elettronici (l'ABC di John Vincent Atanasoff e Clifford Berry, l'ENIAC di John Presper Eckert e John Mauchly, il Colossus britannico). Nel corso del XX secolo, inoltre, importanti progressi nel campo dell'elettronica - come il transistor e il circuito integrato - e dell'informatica hanno contribuito all'evoluzione del computer nella sua forma attuale passando da dispositivo elettronico presente solo in aziende e centri di ricerca a dispositivo ad uso comune e consumo di massa per gli utenti comuni.

Descrizione
Struttura logica
La struttura logica del computer attuale può ricondursi alla presenza di almeno cinque elementi fondamentali o sottosistemi:

Unità centrale di elaborazione (o CPU, acronimo di Central Processing Unit);
Memoria;
Schede elettroniche di espansione;
Dispositivi di input/output;
Canale di comunicazione dei dati (o Bus).
Questo schema venne proposto per la prima volta dal matematico John von Neumann all'interno di uno scritto informale del 1945 noto come First draft of a report on the EDVAC.[15] L'opera nasce dalla partecipazione di von Neumann al progetto ENIAC e raccoglie le idee provenienti da vari membri del team di sviluppo su come migliorare la funzionalità del computer nascituro.

Va inoltre ricordato che von Neumann era stato profondamente influenzato da Alan Turing,[16] il quale aveva proposto nel 1937[17] un modello di calcolo - passato alla storia come Macchina di Turing - che ben si prestava a descrivere le operazioni eseguite da un computer, pur non essendo stato concepito per quello scopo (Turing si stava occupando in quella sede del problema della computabilità, non della realizzazione di un calcolatore). Il funzionamento della Macchina di Turing suggerì a von Neumann l'idea che la memoria dovesse contenere non solo i risultati delle operazioni svolte dal computer, ma anche le istruzioni di programmazione.

Premesso il contributo degli altri progettisti dell'ENIAC e quello di Alan Turing, a von Neumann va il merito di aver approfondito, arricchito e messo a sistema gli spunti raccolti: motivo per il quale la struttura logica sopra indicata è oggi nota come architettura di von Neumann.

Applicazioni pratiche
In sostanza un computer è in grado di eseguire operazioni logiche come ad esempio calcoli numerici e storicamente è stato proprio il calcolo la prima forma di applicazione del computer ovvero il problema che ha spinto all'invenzione e alla realizzazione del computer stesso. Dalla nascita della struttura più elementare in seguito si sono sviluppati e succeduti molti tipi di computer, costruiti per svariati compiti, professionali e non, che, pur affinando sempre più il calcolo numerico fino ad arrivare al moderno calcolo scientifico ad elevate prestazioni grazie ai supercalcolatori, vanno ben oltre offrendo applicazioni diffusissime all'utente comune come la videoscrittura in sostituzione delle vecchie macchine da scrivere e in generale applicazioni di office automation, fogli di calcolo, creazione e gestione di database, la progettazione assistita al calcolatore, la computer grafica, la simulazione, sistemi elettronici di controllo, applicazioni di diagnostica medica, i videogiochi ecc.

Successo dei computer
Le chiavi di successo del computer sono dunque la grande potenza di elaborazione e la notevole capacità di memorizzazione che, in qualità di macchine, estendono le rispettive capacità umane di calcolo, processamento e memorizzazione consentendo una diminuzione sensibile dei tempi richiesti per la risoluzione di un problema dato o spesso la sua effettiva risoluzione, altrimenti non possibile. Ad essa si aggiunge la grande usabilità grazie al suo utilizzo in molti campi dell'elaborazione dati (vedi i sistemi embedded) e, sul fronte del consumo di massa, allo sviluppo di innumerevoli applicazioni a favore di una vasta gamma di utenti e, nella maggior parte dei casi, anche la semplicità di utilizzo da parte dell'utente stesso grazie all'implementazione di sistemi di interfacciamento utente/macchina molto spesso di tipo user-friendly.

Hardware, software, programmazione
« I computer sono inutili . Ti danno solo risposte »

(Pablo Picasso )
A differenza della mente umana, intesa come attività del cervello, che è in grado di affrontare e risolvere problemi nuovi a mezzo di facoltà cognitive come intuizione e ragionamento, il computer, in quanto macchina, pur partendo ugualmente da dei dati in input, è invece un semplice esecutore di ordini, compiti o istruzioni impartite dall'esterno per risolvere determinati problemi d'interesse attraverso un algoritmo di risoluzione del problema stesso in modo tale che a partire da determinati input produca determinati output attraverso elaborazione degli stessi. Esso nasce dunque per eseguire programmi o applicazioni: un computer senza un programma da eseguire è inutile.

Il computer, in quanto esecutore, ha dunque bisogno di essere istruito o programmato dall'esterno per mano competente di un programmatore: questi comunica/interagisce con la macchina attraverso i linguaggi di programmazione ad alto, medio o basso livello di astrazione (linguaggio macchina), che si differenziano tra loro secondo vari paradigmi di programmazione.

Queste parti immateriali che consentono l'utilizzo di programmi vengono comunemente chiamate software in contrapposizione all'hardware che è invece la parte fisica (elettronica), nel senso di materiale e tangibile, degli elaboratori e che consente l'esecuzione dei programmi stessi. Tutto ciò che si può ottenere con l'utilizzo accoppiato di strumenti informatici o risorse hardware e software costituisce unapplicazione informatica. Tutto il resto, oltre ad hardware e software, sono i dati presenti nella memoria del computer, compresi all'interno di file e directory ed utilizzati in input dai programmi stessi per l'espletamento in output del particolare servizio richiesto dall'utente.

Ovviamente quando si lavora su un computer scompare agli occhi dell'utilizzatore il funzionamento hardware interno della macchina interfacciandosi con essa unicamente tramite il linguaggio di programmazione ad alto livello oppure grazie all'interfaccia utente del software stesso garantendo così quella grande flessibilità di utilizzo anche a chi non ne conosce i principi fisico-elettronici di funzionamento e che costituisce, assieme alla potenza di elaborazione, a quella di memorizzazione e alla riprogrammabilità, la chiave di successo dei computer stessi. Questo processo di astrazione a partire dal livello fisico è comune a tutta l'informatica.

Il programma o software di base di gran lunga più importante per un computer (se previsto nell'architettura generale) senza il quale la macchina non potrebbe funzionare è il sistema operativo, che si occupa di gestire la macchina, le sue risorse hardware e le altre applicazioni che vi sono eseguite.[18] Fornisce così all'utente un'interfaccia (grafica o testuale) con la macchina gestendo o coordinando in maniera efficiente le operazioni di Input/Output comandando le rispettive periferiche di sistema, gestendo le operazioni di esecuzione dei programmi applicativi assegnandovi di volta in volta le risorse hardware necessarie al processamento (scheduling) ed infine gestendo l'archiviazione e l'accesso ai dati memorizzati attraverso il cosiddetto file system.

Dal punto di vista hardware il computer inoltre è un sistema elettronico digitale (programmabile) che elabora cioè tutti i dati in formato digitale o numerico ovvero come sequenze di 0 e 1 corrispondenti a due livelli di tensione (alto e basso) corrispondenti a loro volta ai due stati fisici di interruttore aperto e chiuso. La logica elettronica interna di funzionamento è dunque basata sull'Algebra di Boole. Il linguaggio dell'hardware è propriamente un linguaggio macchina ovvero sequenze di bit cui si associano per semplice codifica i linguaggi a più alto livello. Ovviamente l'immissione dei dati in input alla macchina elaboratrice è di tipo alfa-numerico decimale per cui è necessaria un'operazione di traduzione o codifica delle informazioni in binario; viceversa per ottenere una visualizzazione in output dei risultati dell'elaborazione è necessaria una traduzione o codifica inversa da binario ad alfa-numerico decimale. Tale codice è generalmente il codice ASCII.

A larghe linee la progettazione di sistemi di elaborazione a livello hardware ricade in massima parte nel campo dell'ingegneria informatica (la quale a sua volta afferisce conoscenze dall'ingegneria elettronica), mentre lo sviluppo software è affidato in massima parte al campo dell'informatica pura. Pur tuttavia i confini tra le due discipline non sono rigidi bensì spesso assai sfumati.

Tipi di computer
Il termine computer, nel senso moderno-elettronico, ha ormai assunto un significato sempre più vasto comprendendo la semplice calcolatrice fino ai grandi sistemi di calcolo e venendo dunque ad assumere il significato più generale di sistemi di elaborazione dati. Tuttavia i computer possono essere idealmente divisi in alcune categorie molto generali, a seconda delle loro caratteristiche salienti, dell'uso che in generale se ne fa, del software e dei sistemi operativi che fanno girare e dell'epoca in cui sono comparsi. Le definizioni nel tempo sono molto cambiate e i confini non sono mai così netti.

Una prima classificazione in base all'uso distingue tra computer general purpose ovvero riprogrammabili per svariate applicazioni dall'utente e computer special purpose ovvero sistemi embedded dedicati ad una sola applicazione specifica come ad esempio i microcontrollori.

Un'altra classificazione è basata sull'accesso condiviso o meno alle risorse hardware: un computer general purpose può essere monoutente oppure multiutente sfruttando il cosiddetto timesharing delle risorse e con diversi sistemi operativi. Un computer monoutente può essere monotasking oppure multitasking ovvero può eseguire più processi in contemporanea (in pratica tutti i computer moderni). Ovviamente un computer multiutente è anche multitasking.

Una classificazione basata sulle dimensioni, sull'evoluzione storica e sulla destinazione d'uso è invece quella che segue. In linea di massima le dimensioni dei sistemi di elaborazione sono progressivamente diminuite nel tempo in virtù del miglioramento delle tecniche di elaborazione digitale ovvero all'alta capacità di integrazione dei transistor all'interno dei processori ed il parallelo aumento della capacità di processamento. Computer di grandi dimensioni rimangono ora solo nei grandi centri di calcolo.

Mainframe
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Mainframe.
Negli anni 40 i computer occupavano stanze intere, l'energia richiesta per il funzionamento ed il raffreddamento era elevata e, naturalmente, erano costosissimi; per questo motivo si tendeva a sfruttarli il più possibile e, quindi, l'utilizzo era suddiviso generalmente fra un numero di utenti piuttosto grande. Spesso la comunicazione con la macchina sia in input che in output avveniva direttamente in binario tramite l'uso di schede perforate. IBM è stata il primo costruttore di mainframe e, anche attualmente, il suo sistema più potente è classificato secondo questo termine un po' superato dalle tecnologie attuali.

Attualmente questi sistemi vengono utilizzati nei grandi gruppi societari, nella pubblica amministrazione ed in tutte quelle strutture che hanno bisogno di una potenza di elaborazione proporzionata al grande numero di utenti che devono fruirne. Con lo sviluppo delle logiche cloud le data farm sono le realtà ove si utilizzano i mainframe nel significato più esteso. Occorre sottolineare che ormai anche le realtà di piccola, se non micro, dimensione che necessitano di un'infrastruttura di rete seppur minimale,[19] dispongono almeno di un computer server: i prezzi delle macchine di fascia bassa (che, fisicamente, non sono molto diversi da un personal computer desktop) sono ormai paragonabili a quelli di una buona workstation. Il termine mainframe, in questi casi (che costituiscono la stragrande maggioranza), è improprio e lo si può attualmente abbinare solo ai sistemi più potenti e prestazionali tipo i blade server e soprattutto alle loro aggregazioni.

Minicomputer
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Minicomputer.
In un secondo tempo, negli anni sessanta, in particolare da Digital e da HP, vennero introdotti elaboratori dal costo abbastanza ridotto da poter essere comprati anche da piccole aziende o da singoli dipartimenti di ricerca e di dimensioni paragonabili ad un armadio. Questo permise un utilizzo più flessibile e quindi le prime sperimentazioni in campo informatico. Per distinguerli dai mainframe venne coniato il termine minicomputer.

Microcomputer
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Microcomputer.
All'inizio degli anni settanta l'introduzione del primo microprocessore, l'Intel 4004, rese disponibili computer dal prezzo abbastanza ridotto da poter essere acquistati anche da una singola persona. La prima generazione di questi dispositivi era destinata soprattutto agli appassionati, perché di difficile utilizzo. I personal computer possono essere considerati microcomputer.

Home computer
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Home computer.
La seconda generazione di microcomputer, che prende il nome popolare di home computer, fece il suo ingresso nel mercato nella seconda metà degli anni settanta e divenne comune nel corso degli anni ottanta, per estinguersi entro i primi anni novanta con l'ascesa dei personal computer.

Gli home computer, macchine a costo contenuto e di utilizzo prevalentemente domestico, contribuirono largamente a diffondere a livello popolare l'uso del computer e all'alfabetizzazione informatica di vasti strati di popolazione (specie giovanile) nei paesi sviluppati.

Basati su processori a 8 bit e costruttivamente molto semplici, erano dotati di interfacce esclusivamente testuali e come memorie di massa sfruttavano, almeno inizialmente, supporti analogici come le cassette audio (che fra l'altro, come è noto, tendono a smagnetizzarsi con l'uso). Erano utilizzati prevalentemente come console per videogiochi, oppure per i primi approcci con la programmazione.

È curioso notare che alcuni di questi computer avevano (fra l'altro) dei notevoli bug nei calcoli in virgola mobile, e quasi mai avevano sistemi di protezione della memoria, per cui si potevano fare dei danni semplicemente dando dei comandi di modifica della memoria passando degli indirizzi "opportuni".

Con oltre dieci milioni di macchine vendute, il più rappresentativo computer di questa categoria fu il Commodore 64. Anche lo ZX Spectrum della Sinclair ebbe buona diffusione.

Personal computer
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Personal computer.
Per Personal Computer (PC) si intende un microcomputer economico destinato, prevalentemente, a un utilizzo personale da parte di un singolo individuo. Si distingue da un Home computer principalmente perché si prestano - grazie alle maggiori risorse hardware e software a disposizione - a utilizzi maggiormente produttivi rispetto a questi ultimi, destinati invece a un utilizzo ludico o didattico. A differenza degli Home Computer, i PC odierni sono sempre più espandibili, sempre più spesso hanno più processori per supportare il multitasking, inoltre si prestano alla multimedialità, tutte cose che al tempo degli Home Computer erano considerate quasi "fantascienza"; si pensi che nella maggior parte dei casi questi nemmeno erano dotati di disco rigido e visualizzavano al massimo 16 colori "standard" (i mezzitoni si ottenevano con artifici grafici).

Dato che la definizione di Personal Computer si consolidò definitivamente con la diffusione dei computer PC IBM, oggi per Personal Computer (PC) spesso si intende un computer da essi derivato, ma inizialmente il termine andrebbe riferito a macchine con sistemi operativi e tipi di microprocessori del tutto diversi, quali l'Olivetti P6060 e le prime versioni dell'Apple (Apple I e soprattutto l'Apple II).

Altre categorie
workstation: computer general purpose monoutente dotati di più elevate risorse di elaborazione e costi maggiori rispetto ai normali personal computer e destinati ad uso e compiti professionali, spesso in ambito grafico o ingegneristico.
host: un qualsiasi computer che funge da terminale in una rete informatica.
server: sono computer logicamente dedicati all'espletamento di particolari servizi richiesti da un computer client all'interno di un'architettura di rete client-server come reti LAN e Internet.
supercomputer: elevatissima capacità di elaborazione (spesso grazie ad un calcolo parallelo) e distinti dai mainframe perché solitamente destinati ad una singola applicazione come previsioni meteorologiche, climatiche, calcolo scientifico ad elevate prestazioni e simulazioni varie in generale.
sistemi barebone: personal computer preassemblati, costituiti di solito da case e scheda madre, pronti per ulteriori personalizzazioni da parte di rivenditori o utenti finali.
computer portatile o notebook computer trasportabili che possono entrare in una valigetta o essere appoggiati sulle ginocchia (laptop). Nella famiglia dei portatili tipologie tecnico-commerciali distinte dai notebook, propriamente detti, sono rappresentate dai netbook e dagli ultrabook.
computer palmari: computer di ridotte dimensioni, tali da essere portati sul palmo di una mano.
tablet computer: computer grandi come una tavoletta e dotati di uno schermo tattile (es. iPad della Apple, Galaxy Tab della Samsung)
smartphone: hanno ormai caratteristiche molto simili (o per meglio dire sovrapponibili, c'è una crescente tendenza ad eliminare le "barriere" tradizionali nell'informatica) ai computer palmari: oltre agli apparati elettronici di telecomunicazioni per la ricetrasmissione possiedono infatti anche un nucleo elettronico di elaborazione ed una memoria dati con tanto di sistema operativo ad hoc e svariate applicazioni oltre ovviamente ai consueti dispositivi di input-output.
microcontroller: elaboratori completi totalmente contenuti in singoli circuiti integrati e dedicati a specifiche applicazioni (specific purpose[20]) in sistemi embedded. Appartengono a quest'ultima categoria anche i dispositivi interni di commutazione in una rete di calcolatori.
console di videogiochi: rappresentano attualmente i computer domestici special purpose dalle capacità di processamento più elevate per far fronte alle più svariate esigenze di elaborazione, nonché anche il settore trainante per lo sviluppo di nuovi più evoluti processori.
registratori di cassa: le moderne casse utilizzate nel commercio sono mezzi informatici a tutti gli effetti. Quelle di livello medio-alto sono normali PC-client (di tipo touch screen) che accedono, via rete, al server su cui gira il sistema gestionale dell'esercizio o della catena (vendite, magazzino, approvvigionamento, ecc.).
POS: i dispositivi per effettuare i pagamenti elettronici sono ormai mini computer.
ATM: volgarmente detti "bancomat", sono le apparecchiature informatiche per le comuni operazioni omonime.
Anche se non compresi nell'elenco, gli attuali cellulari, appena sopra il livello base, potrebbero anch'essi essere considerati computer dato che comprendono, in forma semplificata e minimale, le classiche funzioni e applicazioni da smartphone.

Si noti come queste categorie abbiano una valenza più che altro convenzionale, dal momento che le prestazioni di una "workstation" di cinque-dieci anni fa potrebbero risultare nettamente inferiori a quelle un PC odierno. È significativa in tal senso la celebre (e profetica) legge di Moore sullo sviluppo dei sistemi di elaborazione.

Oltre le categorie: emulazione e virtual machine
Una interessante possibilità è quella di riprodurre il funzionamento di altri sistemi operativi, o addirittura di macchine arcade, di telefoni cellulari o degli home computer (usando particolari software) direttamente sul PC o su altri dispositivi. Si veda la voce emulatore.

Il linguaggio di programmazione Java ad esempio si basa sulla cosiddetta Java Virtual Machine che invece è una macchina virtuale, ossia un linguaggio in questo modo risulta essere (almeno teoricamente) indipendente dalla piattaforma e addirittura dall'architettura stessa dell'hardware.

Queste nuove interfacce hanno lo svantaggio di necessitare una interpretazione in fase di runtime con un rallentamento dell'esecuzione tanto maggiore quanto più esigue sono le risorse di sistema; questo tende a limitarne a volte (di fatto) l'utilizzo in computer di nuova generazione.

Architettura
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Architettura (computer).
Un computer, come premesso, non è altro che l'implementazione fisica, pratica, di una macchina di Turing universale, secondo l'architettura fisica ideata da Von Neumann.

Per quanto riguarda l'architettura hardware sono diffuse le architetture dei processori basati su registri generali. A questo livello hardware e software viaggiano appaiati sullo stesso piano: le istruzioni elementari del processore (Instruction set) (salto, confronto, operazioni aritmetiche ecc.) sono definite in linguaggio macchina, ovvero codificate in sequenze numeriche di bit; i linguaggi di programmazione a medio ed alto livello, cioè più vicini o familiari al nostro linguaggio naturale, si ottengono come ulteriori codifiche (tabelle di associazioni tra i nomi delle istruzioni) a partire dal linguaggio macchina stesso. Così accade che un qualunque software applicativo abbia un suo codice oggetto o eseguibile espresso in linguaggio macchina ed un suo codice sorgente espresso in linguaggio ad alto livello.

Una terza possibilità è l'assembly; questo particolare linguaggio è una "trascrizione" delle istruzioni base del processore in un linguaggio intelligibile (solitamente nel formato istruzione indirizzo, o istruzione valore, o altri - vedasi opcode). È possibile (per esempio) integrare l'assembly in programmi in C (ma questo approccio non è sempre consigliabile anzi oggi è quasi del tutto abbandonato perché si preferisce scrivere programmi adattabili a più piattaforme, vedi voce "Portabilità"; linguaggio macchina ed assembly non sono mai portabili mentre esistono compilatori C multipiattaforma). Con l'evolversi dei sistemi operativi (eccezion fatta per l'hacking) i linguaggi a basso livello sono usati sempre meno, invece all'epoca del DOS e soprattutto degli home computer questo approccio veniva seguito spesso.

Un processore munito di memoria, dispositivi di input/output e bus di collegamento tra periferiche è dunque un "elaboratore" secondo la classica architettura generale di Von Neumann.

All'architettura hardware si sovrappone l'architettura software che comprendente il sistema operativo cioè il sistema generale di gestione o coordinazione delle risorse hardware del computer e dei dati in esso immagazzinati. Le istruzioni base del sistema operativo fanno parte del set di istruzioni fondamentali del processore e, di conseguenza, sono definite anch'esse in linguaggio macchina e gestite dall'Unità di Controllo del processore. Le istruzioni del sistema operativo a livello utente, eventualmente interfacciate graficamente, sono anche qui ottenute tramite una codifica ad alto livello delle istruzioni base, espresse in linguaggio macchina, di gestione (pilotaggio) delle periferiche stesse, mascherando così ancora una volta il complesso funzionamento interno del computer.

L'insieme di architettura hardware (quindi il processore) e sistema operativo costituiscono la cosiddetta piattaforma informatica del sistema essendo questi due elementi strettamente correlati. Al di sopra della piattaforma costituita da hardware e sistema operativo operano le applicazioni ovvero programmi che offrono un servizio all'utente appoggiandosi al sottostante sistema operativo.

Costituenti tipo di un calcolatore elettronico personale
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Personal computer.

Case nero per Personal computer di tipo MiddleTower
Componentistica (hardware)
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Hardware.
La macchina elaboratrice è adagiata all'interno di un cabinet o case e viene alimentata elettricamente da un'unità (alimentatore), interna o esterna che fornirà al sistema le giuste tensioni elettriche alle sue diverse componenti, nei termini della potenza e stabilità richieste.

Dal punto di vista pratico e costruttivo tutti i computer di questa categoria, hanno almeno:

una CPU,
una certa quantità di memoria primaria di lavoro, generalmente volatile ma piuttosto veloce, attualmente RAM,
una certa quantità di memoria non volatile. Quest'ultima è suddivisa in:
una piccola parte (ROM, PROM, EPROM, EEPROM o Flash) in cui è scritto il primo programma da eseguire all'avvio (Boot) del computer stesso (firmware). Esempi sono Open Firmware e BIOS, che assolvono comunque anche ad altre funzioni di base, oltre a queste. A seconda dei casi, questo primo programma potrà essere l'unico che la macchina eseguirà oppure servirà a fare da trampolino di lancio per caricare il sistema operativo vero e proprio dalla memoria di massa in memoria di lavoro, o un ulteriore e intermedio programma in grado di decidere quale particolare sistema operativo selezionare: in questo caso si parla di loader.
una memoria di massa, più capiente ma con velocità d'accesso più lenta.
Case e tipo di installazione
Il componente forse meno essenziale, ma che caratterizza il calcolatore al primo colpo d'occhio è l'involucro, generalmente chiamato case nei personal computer e cabinet nei sistemi più grandi. Il telaio che meccanicamente sostiene la componentistica, l'apparato di raffreddamento generale, e l'involucro esterno caratterizzano e in parte differenziano i molti tipi di macchine finora viste.


Computer di dimensioni ridotte, a raffreddamento passivo
Elemento fondamentale è il sistema di raffreddamento. Attualmente molti calcolatori montano sistemi di raffreddamento sui singoli chip, come CPU e GPU o altri, i quali possono andare da una semplice alettatura per il raffreddamento ad aria, a ventole, o a sistemi con circolazione di liquidi di raffreddamento. In aggiunta a questi, nel case del computer vengono predisposti ulteriori altri sistemi per la circolazione e l'espulsione dell'aria calda generata. Nei cabinet dei mainframe e dei supercomputer, il problema del raffreddamento è notevole, e l'energia in gioco spesa nell'implementarlo è una quota rilevante del costo del sistema.

Sistemi architetturalmente moderni o di piccole dimensioni riescono ad avere una generazione di calore talmente bassa da fare a meno di ventole od altre parti in movimento, con evidenti vantaggi, a pari dispersione termica, in termini di silenziosità o di consumi. Il telaio e l'involucro caratterizzano visivamente la macchina, e possono situarsi in un arco dimensionale che va dal computer palmare, alle armadiature dei grossi sistemi. Tali armadiature sono principalmente costituite da un telaio, con alloggiamenti di vari standard, che permettono la rimozione, spesso in attività, dei singoli componenti: schede processore, singolo cluster alloggiato in un rack, ed altro.

Alimentatore
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Alimentatore elettrico.
L'alimentatore è l'elemento che fornisce energia al PC, e nel caso delle versioni portatili può essere sostituito da alcune batterie.

A seconda del tipo d'alimentatore il computer può avere lo spegnimento del tipo:

Automatico, lo spegnimento del computer avviene automaticamente al termine del processo software (tipico degli alimentatori ATX)
Manuale, lo spegnimento deve avvenire manualmente sotto il comando della macchina (tipico degli alimentatori AT)
Scheda madre
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Scheda madre.

Particolare di una scheda madre Socket 370
In genere i tre componenti suddetti, escludendo solitamente la parte di memoria di massa, si trovano implementati fisicamente insieme sullo stesso circuito integrato o sulla stessa scheda elettronica, che in questo caso viene detta scheda madre o mainboard, o eventualmente in schede figlie o d'espansione direttamente inserite e spesso anche alimentate elettricamente dalla stessa scheda madre.

Attualmente, all'interno della CPU vi è anche una piccola quantità di memoria, detta memoria Cache; questo tipo di memoria è una memoria veloce (ed anche molto costosa) nella quale vengono caricate tutte le informazioni e/o le istruzioni più frequentemente utilizzate ovvero elaborate dal processore, per far fronte alla lentezza del Bus di collegamento fra CPU e memoria RAM;

Oltre ad eseguire programmi un computer deve anche poter comunicare con l'esterno ovvero con l'utente o con altri dispositivi: per questo sono sempre presenti un certo numero di interfacce verso vari dispositivi dette periferiche di sistema quali ad esempio l'I/O. Quasi sempre, tranne nei casi di microcontrollori molto semplici, vi è infatti la possibilità di collegare una tastiera e un dispositivo di visualizzazione (monitor, stampante, schermo). Inoltre un computer fa spesso uso di memorie di massa per registrare dati e programmi a lungo termine liberando così spazio nella memoria RAM ed è quasi sempre possibile collegare ad esso periferiche esterne e/o schede elettroniche di espansione interne.

CPU
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: CPU.

Una moderna CPU
La CPU, sigla di Central Processing Unit, è uno dei componenti della macchina di von Neumann, il più diffuso modello teorico-implementativo di processore. Si tratta di un circuito integrato riprogrammabile dall'utente tramite programma applicativo ed è il "cervello" vero e proprio del computer, ovvero il dispositivo che ha il compito di elaborare (processing) le informazioni (dati) provenienti dalla memoria centrale decodificando ed eseguendo le istruzioni operative in codice macchina del programma e appartenenti al set di istruzioni fondamentali specifiche della CPU (instruction set), oltre che coordinare le altre unità di processamento secondarie (coprocessore).

Si suddivide in Unità di Controllo (Control Unit) ed Unità Logico Aritmetica (ALU). La sua struttura o architettura è stata soggetta ad evoluzione nel tempo, integrando progressivamente quantità sempre maggiori di transistor, arricchendosi di memoria interna detta cache di primo livello, aumentando la dimensione del bus dati e integrando più di una struttura esecutiva delle istruzioni, detta pipeline, aumentando così il grado di 'parallelismo'. Nelle ultime versioni si hanno più CPU che coesistono insieme sullo stesso circuito integrato, detto quindi processore multicore, ad esempio dual-core, quad core o octa-core a seconda che ospiti due, quattro o otto processori in parallelo.

Memorie
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Memoria (informatica).

Vecchia memoria RAM (1986)
Oltre alla parte di memoria che per motivi architetturali attualmente ormai risiede all'interno della CPU, si notano:

la memoria ROM che contiene il firmware (UEFI o BIOS) necessario all'avviamento (boot) del computer cioè del suo sistema operativo.
la memoria di lavoro o memoria principale o memoria centrale, adesso generalmente RAM, molto veloce, ma con il problema di essere volatile: allo spegnimento della macchina il suo contenuto informativo viene perso. Le tecnologie attuali in ogni caso prevedono già in itinere memorie di lavoro permanenti. Per raffronto sull'evoluzione tecnologica, un "banco" RAM del 1986 con soli 4 MB di memoria è oggi talmente grande che, su quella stessa superficie di circuito stampato, si riesce facilmente a collocare l'intero circuito di un personal computer, compresi parecchi Gigabyte di memoria RAM.
per questo ed altri motivi alla memoria centrale si affianca sempre un altro tipo di memoria, molto più lenta, ma capace di mantenere i dati ivi scritti per un tempo indefinito ovvero nel lungo periodo su desiderio dell'utente. Questa memoria viene detta memoria secondaria, memoria di massa o memoria d'immagazzinamento secondario ed è costituita in genere da dischi magnetici (es. disco rigido, floppy disk) o dischi ottici (es. CD, DVD). Una promettente evoluzione è rappresentata dai supporti a stato solido, detti anche SSD: sono molto simili alle schede di memoria, hanno velocità di lettura più elevate rispetto ai dischi magnetici, ma attualmente sono molto costosi. In casi di applicativi che richiedono poca memoria vengono utilizzate le NVRAM, particolari RAM non volatili, se si vuole la scrittura e riscrittura dei dati, le ROM se il programma non deve essere cambiato (firmware), o al massimo cambiato molto raramente (ROM cancellabili tramite raggi UV o tensioni predefinite). In generale i dati vengono scritti su queste memorie sotto forma di file: il modo in cui questi file sono logicamente organizzati e catalogati è detto file system.
Altre schede elettroniche
Collegate tramite slot e socket alla scheda madre (e quindi alla CPU) sono le schede di espansione che costituiscono dunque le periferiche interne del computer. Tra queste la più importante è la scheda video che è l'elemento hardware che si occupa dell'elaborazione delle immagini e della loro visualizzazione sul monitor. Altre schede d'espansione sono la scheda audio, la scheda di rete, la scheda Bluetooth, la scheda Wi-Fi e la scheda di memoria.

La suddivisione del carico elaborativo tra CPU e le altre schede elettroniche ha fondamentalmente ragioni storiche e pratiche di affidabilità e manutenibilità del sistema elettronico: le funzionalità di elaborazione secondarie storicamente sono state infatti aggiunte in seguito ai primi processori in grado di compiere le sole operazioni logico-matematiche ed il malfunzionamento di una o più schede non inficia il funzionamento dell'unità centrale oltre alla possibilità di essere sostituite senza dover sostituire l'intero sistema.

Periferiche di Input-Output
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Periferica.
Alle schede elettroniche o periferiche interne si aggiungono i cosiddetti dispositivi di I/O necessari per comunicare in input con la macchina impartendo istruzioni e visualizzare all'utente i risultati dell'elaborazione. Tra questi dispositivi ricordiamo la tastiera, il monitor, i lettori CD e floppy-disk, la stampante, il modem, le casse audio, lo scanner, le cuffie, i supporti di memorizzazione secondaria quali hard disk, floppy disk, CD, pen drive ecc. Tutti questi dispositivi sono detti anche periferiche di sistema.

Bus di sistema
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Bus (informatica).
Il computer non potrebbe funzionare senza il bus di sistema. Questo è infatti il collegamento (parallelo) fra le varie componenti di un computer: CPU, chipset, scheda video, periferiche, eccetera. Esistono 3 tipi fondamentali di bus che, assieme, formano il bus di sistema:

Bus indirizzi;
Bus dati;
Bus controlli.
Le periferiche esterne possono essere collegate al bus di sistema mediante le interfacce fornite dal costruttore (nel caso di componenti di facile integrazione), o mediante interfacce proprietarie nel caso di componenti particolari o non integrati nel proprio sistema (scheda madre). Questi componenti sono detti schede di espansione e si collegano direttamente in alloggiamenti (slot) della scheda madre che dialogano, grazie all'interfaccia del chipset, con tutto il resto del sistema. Alcuni tipi di interfacce a "Slot":


Slot PCI a 32 Bit
ISA
EISA
VESA
Processor Direct Slot
PCI
PCI Express
PCI X
AGP (per le schede grafiche)
VMEbus
S-100
Zorro
NuBus
MBus
SBus
Micro Channel
Interfacce generiche
Esistono un certo numero di interfacce generiche, adatte a molti scopi, che in genere i costruttori hanno cura di implementare sempre nei computer che producono, per aumentarne la versatilità. In genere le specifiche per queste interfacce sono standard pubblici, stabilite da enti come l'IEEE o l'ISO.


Porta seriale
RS232 (interfaccia seriale);
RS432;
Centronics (interfaccia parallela);

Porta parallela (Centronics)
IEEE 488;
SCSI (disco rigido, CD-ROM, scanner e altri);
ATA (o IDE, PATA, EIDE per disco rigido e ottici);
SATA (per SSD, dischi rigidi e ottici);
eSATA (SATA per dispositivi esterni);
IEEE 1394 o Firewire esterno espandibile, capace di fornire alimentazione ai dispositivi, in diverse tipologie, (periferiche esterne come dischi rigidi e ottici, scanner, videocamere e fotocamere digitali);

Porte firewire 400

Porta firewire 800
PS/2 (tastiera e mouse);

Porte PS2
ADB per tastiere, mouse e simili dispositivi di controllo;
SHUGART (per floppy disk);
USB (Universal Serial Bus, o bus seriale universale in italiano, esterno espandibile, in diverse tipologie, capace di fornire alimentazione ai dispositivi tastiera e mouse, fotocamere digitali, ecc.);

Porta USB
HDMI (High Definition Multimedia Interface).
Note tecniche

Altre configurazioni: case a rack di tipo U 1, comune a tutta la famiglia Xserve di Apple
Questa descrizione è da riferirsi solamente alla scheda di sistema di alcuni personal computer da tavolo, principalmente quelli più diffusi. Tutti i dispositivi diversi, tipo i computer mobili come i carputer, palmtop, Smartphone, Netbook, UMPC, console per videogiochi e tutti gli altri dispositivi informatici alternativi possono presentare un'architettura interna anche notevolmente differente. I computer portatili, ad esempio, per esigenze di spazio possono integrare il chipset in altri componenti (o viceversa). Le console per videogiochi sono sprovviste di BIOS: una serie di sub-routine necessarie per l'avvio sono memorizzate ed automaticamente eseguite direttamente da un unico integrato.

Inoltre alcuni computer di vecchia generazione (e tutte le console per videogiochi, anche le più moderne) integrano la CPU direttamente saldate sulla scheda madre e quindi non rimovibile. Altri dispositivi invece (come supercomputer, workstation e server) possono integrare sulla scheda madre due o più socket per l'installazione di più CPU (per sistemi multiprocessore) oppure più schede madri per ottenere configurazioni avanzate basate su sistemi con centinaia o anche migliaia di CPU che funzionano in contemporanea.

Nel 1995, nel campo dei sistemi basati su processori IBM/Motorola, schede madri della classe Tsunami, progettate per i processori PowerPC 604 e successivi erano dotate di slot per daughtercard o scheda figlia, a singolo o multiplo processore essendone anch'esse sprovviste.

Ugualmente, alcune schede madri della metà degli anni novanta, progettate per i processori Pentium II e per i primi processori Pentium III (con core non Coppermine) erano sprovviste di socket e montavano invece uno slot denominato Slot 1 simile ai normali slot d'espansione PCI per alloggiare una scheda elettronica contenente 2 o più integrati, che insieme costituivano la CPU del Computer.

Oggi con la tecnologia dual core e la più recente multi core è invece possibile integrare direttamente all'interno di un unico processore due (per il dual core) o più (per il multi core) core logici nello stesso package, capaci di aumentare la potenza di calcolo senza aumentare la frequenza di funzionamento del processore.

Parametri prestazionali
Parametri prestazionali di un computer sono le sue capacità di processamento e le sue capacità di memorizzazione. In linea di massima si identificano dunque i seguenti parametri:

Per la capacità di processamento:

frequenza di clock del processore;
architettura a 8 bit, 16, 32 bit o 64 bit e multicore;
Un parametro prestazionale di calcolo può essere anche la potenza di calcolo in MIPS oppure in FLOPS cioè il numero di operazioni in virgola mobile eseguite in un secondo dalla CPU (specie per computer a fini di calcolo scientifico), anche se tale parametro non tiene in conto delle operazioni in numeri interi comuni invece nei PC domestici.

Per la capacità di memoria:

capacità della memoria primaria o centrale (RAM);
capacità della memoria secondaria (memoria di massa);
A questi si associano valutazioni intorno alla qualità delle schede elettroniche che compongono l'hardware.

Modularità ed espandibilità
In termini molto generali, dal punto di vista della possibilità di modifica, aggiornamento, espansione e personalizzazione dell'architettura hardware di un computer vi possono essere i seguenti casi:

nulla o assai limitata possibilità di intervento. È il caso, ad esempio, dei microcontroller, dei notebook (o dei derivati netbook e ultrabook), dei palmari, degli smartphone, dei tablet;[21]
da buona a ottima possibilità di intervento. È il caso delle macchine server, delle workstation, dei personal di tipo desktop e simili. Per i server di tipo blade la modularità e la scalabilità è la caratteristica peculiare di questa tipologia di sistemi.
Nel secondo caso occorre fare però un'altra distinzione:

il computer è un pre-assemblato/marchiato da un fabbricante OEM o da un'azienda system integrator;
il computer è il risultato di un "libero" assemblaggio di componenti prescelti, realizzato dall'utente (o da un assemblatore professionale per conto suo). Si noti che questa è la situazione preferita dagli utenti "avanzati" ed appassionati di informatica nonché dal mondo opensource.[22]
Nel caso di un "assemblato" la possibilità di espansione, modifica, personalizzazione, evoluzione, manutenzione, ecc. è praticamente illimitata. Nel primo, invece, dipende dalla configurazione-architettura del sistema ma, in generale, è meno possibile del primo. Questo può dipendere da limitazioni di tipo fisico (hardware) ma anche software e/o imposte dall'OEM.

Occorre anche considerare che i computer (di qualsiasi genere ma vale soprattutto per quelli "chiusi" come notebook per non parlare degli smartphone o dei tablet) vengono realizzati e venduti dai fabbricanti con il sistema operativo (e tutta la parte software delle periferiche hardware) su licenza OEM. In questi casi è il produttore che mette a disposizione il software del sistema e gli aggiornamenti stessi: spesso e volentieri il software "originale" del produttore del singolo componente (o un'applicazione qualsiasi) non funziona sul computer in quanto il produttore OEM lo ha modificato e personalizzato per quello specifico modello/versione di computer (questo accade spesso anche per i driver). Quindi, in questi casi, non solo è difficile (o fisicamente impossibile) cambiare un componente hardware (nel senso di evoluzione non certo di sostituzione per guasto), ma non può essere neppure aggiornato il software di una periferica (costruita e venduta singolarmente da un produttore) se non quello distribuito dall'OEM dell'intero sistema.

È per questo che tutti i grandi produttori di computer invitano a scaricare il software e gli aggiornamenti unicamente dal proprio portale o mediante la funzione di update del dispositivo e quelli delle periferiche/accessori avvertono che il software (driver e strumenti) dei loro componenti potrebbe non funzionare su computer OEM.

Pertanto, sarebbe più corretto parlare di personalizzazione della configurazione del computer dovendo non solo considerare la possibilità di espansione/modifica dell'hardware ma anche del sistema operativo e del software (firmware, driver, applicazioni, ecc) in generale.

Reti di computer
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Reti di calcolatori.
Più calcolatori possono essere collegati insieme in rete formando una rete di calcolatori sotto forma di sistemi distribuiti per la condivisione di dati e delle risorse software e/o hardware come nel caso del calcolo distribuito. Un esempio di rete di calcolatori sono le reti aziendali (Intranet) e la rete Internet. In particolare queste reti si suddividono in reti client-server in cui esistono calcolatori che erogano servizi (server) a calcolatori o utenti che ne fanno richiesta (client) (ad es. le Reti Windows e le Reti Linux), oppure reti peer to peer che offrono un'architettura logica paritaria dove ciascun calcolatore può svolgere sia funzioni di server che funzioni di client. Anche i sistemi di tipo mainframe formano una rete informatica tipicamente con risorse hardware centralizzate e condivise. I vantaggi di queste reti sono evidenti in termini di facilità ed efficienza di comunicazione e gestione delle informazioni all'interno delle organizzazioni o aziende private stesse. A livello logico tutte queste tipologie di reti sono realizzate e si differenziano tra loro grazie a diversi protocolli di comunicazione utilizzati e relativi software, che caratterizzano e rendono possibile quindi le funzionalità stesse di rete.[23]

Una particolare tipologia di rete è il dominio.

Evoluzione: computer quantistici
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Computer quantistico.
Tra i vari filoni attivi di studio e di ricerca si distingue l'informatica quantistica, che prevede da tempo un'evoluzione/rivoluzione del computer classico basata sulle nozioni e sui fenomeni fisici offerti dalla meccanica quantistica. Il dispositivo progettato seguendo questi criteri, viene comunemente chiamato computer quantistico.

Note
^ Luciano Canepari, computer, in Il DiPI - Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
^ Paul E. Ceruzzi, Storia dell'informatica. Dai primi computer digitali all'era di Internet, Apogeo, 2006, pagina 9.
^ Altri tipi di elaborazione dati sono ad esempio l'elaborazione di testi, la gestione di database, il rendering di immagini tridimensionali.
^ Anch'io gioco con le "net - parole"» - Intervista a Francesco Sabatini, Presidente dell'Accademia della Crusca CITI Traduzioni | Cooperativa Italiana di Traduttori e Interpreti | Accademia della Crusca Archiviato il 20 settembre 2011 in Internet Archive.
^ Corriere della Sera.it - Scioglilingua - Forum
^ Corriere della Sera.it - Scioglilingua
^ Arrigo Castellani Morbus anglicus, Studi linguistici italiani, n. 13, pp. 137-153
^ Online Etymology Dictionary
^ Ottorino Pianigiani, Vocabolario Etimologico, Polaris, 1993 Etimologia : computare;
^ J. Copeland, The Modern History of Computing
^ Oxford English Dictionary, s.v. "Computer"
^ M. Campbell-Kelly e W. Aspray, Computer: a history of the information machine, Westview Press, Boulder, 2004, p.3
^ Mente e Macchina - 1958, John Von Neumann
^ G. Dalakov, "The Analytical Engine of Charles Babbage"
^ Copia archiviata (PDF), su qss.stanford.edu. URL consultato il 24 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2013).
^ Alan Turing Scrapbook - Who invented the computer?
^ A.M. Turing, "On Computable Numbers, with an Application to the Entscheidungsproblem", Proceedings of the London Mathematical Society, 1937, 2(42), pp. 230-265.
^ Rich Didday, Home computers: 2E10 Questions & answers, Vol II: Software, Dilithium press, 1977 Forest Growe, Oregon
^ Basti pensare che, anche solo per 2-3 utenti di una rete aziendale o analoga che richieda semplici servizi centralizzati e/o un software applicativo con database condiviso, ha comunque necessità di una macchina server seppur "entry level"
^ Esempi: nel cronotermostato di casa, in un impianto home video, in un forno a microonde, nei distributori self service di ogni tipo (carburanti, bevande e snack, preservativi, ecc.) per non parlare delle cosiddette centraline delle moderne automobili o veicoli in generale.
^ Nel caso di prodotti realizzati da un costruttore che realizza contemporaneamente l'hardware e il sistema operativo specifico, la cosa è praticamente impossibile: basti pensare ad Apple
^ Anche se ormai esiste un preciso filone commerciale rappresentato da personal computer e anche macchine server, costruiti da OEM, senza alcun sistema operativo pre-installato oppure per cui si può decidere di averlo con un sistema opensource.
^ Andrew S. Tanenbaum, rdc
Voci correlate
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Hardware
Universal Serial Bus
Home computer
Personal computer
Storia del computer
Architettura dei calcolatori
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Da: simsalabim20/05/2018 17:16:25
Ozio
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il termine ozio (derivato dal latino otium) genericamente si riferisce a ciò che caratterizza un lasso di tempo, più o meno lungo, durante il quale, occasionalmente o abitualmente, per carattere, per libera scelta o per costrizione, non si svolga nessuna attività particolarmente profittevole[1] come può accadere che si presenti nel caso del cosiddetto "dolce far niente" inteso come «uno stato di ozio felice e spensierato»[2].


Dolce far niente, dipinto di John William Waterhouse
Indice
1    Storia del concetto
2    L'ozio nella cultura di massa
3    Note
4    Bibliografia
5    Voci correlate
6    Altri progetti
7    Collegamenti esterni
Storia del concetto
Dapprima furono i Greci a celebrare l'ozio, collegandolo soprattutto alle classi aristocratiche e dominanti.

« I Greci nell'epoca del loro splendore non avevano che disprezzo per il lavoro, solo agli schiavi era permesso di lavorare: l'uomo libero conosceva esclusivamente gli esercizi ginnici e i giochi dello spirito. Era questa l'epoca in cui si viveva e si respirava in mezzo a un popolo di Aristoteli, di Fidia, di Aristofani; erano questi i tempi in cui un pugno di valorosi travolgeva a Maratona le orde di quell'Asia che di lì a non molto Alessandro avrebbe conquistato. I filosofi dell'antichità insegnavano il disprezzo per il lavoro, degradazione dell'uomo libero; i poeti cantavano l'ozio, dono degli dèi: «O Meliboe, deus nobis haec otia fecit» («O Melibeo, quest'ozio è il dono di un dio» (Virgilio, Bucoliche)[3] »

Erano esclusi da questo privilegio, innanzitutto gli stranieri o i membri delle classi subalterne. Le persone dedite ai lavori manuali, come gli artigiani, non erano ben considerate in quanto scarsamente dedite all'ozio, che era alimentato dalla partecipazione alle attività teatrali, sportive o politiche. Il termine ozio era espresso dai Greci con la parola σχ¿»ή (scholá)[4][5] che, secondo un'interpretazione etimologica[6], significava inizialmente "tempo libero" per cui l'ozio indicherebbe il possedere del tempo da usare in attività disinteressate come lo studio con senz'altro fine che la conoscenza o la contemplazione intima di se stessi[7]

Nell'antichità romana il termine indicava un periodo di tempo libero dagli affari (negotia) pubblici o politici in cui ci si poteva dedicare a un'occupazione che riguardasse lo studio (otium litteratum) o il soddisfacimento degli propri impegni domestici o della cura del proprio patrimonio.[8] Di conseguenza lo schiavo, che per definizione era uno instrumentum vocale, non poteva essere ozioso in quanto destinato solo all'azione produttiva materiale.

Per Catone il vecchio (234-149 a.C.), al quale viene attribuito il detto «l'ozio è il padre dei vizi»[9], l'otium è la migliore espressione delle antiche virtù romane, l'operosità, in primo luogo, incarnate dal mos maiorum. Catone infatti, che avrebbe voluto che il foro fosse lastricato di pietre aguzze per non far sostare i passanti romani a chiacchierare pigramente come fanno a dismisura i greci[10], è convinto che

« Dagli uomini grandi ci si aspetta che sia grande non solo il loro modo di esercitare negotia, ma anche quello di comportarsi negli otia.[11] »


Busto di Cicerone (Musei Capitolini, Roma
A parere di Catone dunque, si può essere grandi non solo nel fare ma anche nell'otium. Un insegnamento questo accolto da Cicerone che confrontava il suo otium con quello di Cassio Longino: infatti, mentre questo impiegava il suo tempo libero nel leggere orazioni, c'era qualcuno più grande di lui che, come affermava orgogliosamente Cicerone, impegnava il suo otium a scriverle:

« tu dici che, quando sei otiosus, leggi delle orazioni: allora sappi che io, quando sono in otium, le orazioni le scrivo[12] »

La tormentata età di Cesare, attraversata dai gravi eventi politici, è segnata dalla comparsa di alcuni grandi letterati come Gaio Valerio Catullo (84 a.C.-54 a.C), Tito Lucrezio Caro (94 a.C.-50 a.C.), Cicerone che esprimono nelle loro opere la disillusione dei loro progetti politici. Catullo e Lucrezio contribuiscono a creare la nuova figura dell'intellettuale che rifiuta l'impegno politico e si isola, dedicandosi interamente alla letteratura. Catullo profonde il suo otium nella poesia amorosa, come era ora intesa dai neoteroi, gli emuli dei raffinati lirici alessandrini. Lucrezio, dopo la crisi dei valori sociali romani, si isola nell'individualismo epicureo che sostituisce l'amicizia alla politica e si dedica alla ricerca della verità usando, come i primi filosofi greci, un linguaggio poetico arcaico e solenne.

Cicerone considera l'ozio, studio delle arti liberali e del pensiero filosofico, come una caratteristica dell'uomo libero che ne fa strumento di impegno civile e politico[13]. Scipione l'Africano, che nel De re publica rappresentava il modello di intellettuale e capo politico illuminato che non si era mai abbandonato all'otium, in quanto «anche nel tempo libero Scipione pensava agli affari pubblici», nel De officiis Cicerone lo mette a confronto con la sua condizione di forzata assenza dall'attività politica, da un impegno che egli ha allora trasfuso in quell'otium intellettuale che gli ha permesso la produzione di un'ampia opera filosofica:

« Ma né il mio tempo libero né la mia solitudine sono da paragonarsi a quelli dell'Africano. Lui si prendeva ogni tanto del tempo libero per riposare dagli splendidi servigi prestati alla città, e lasciava talvolta la compagnia degli uomini per ritirarsi nella solitudine come in un porto; invece il mio tempo libero è nato non dal bisogno di riposo, ma dalla mancanza di impiego [...] io invece, che non ho altrettanta capacità di astrarmi dalla solitudine in un pensiero silenzioso, ho dedicato tutta la mia cura e la mia attenzione a questo lavoro di scrittura. Ho dunque scritto di più in questo breve tempo da che lo stato è crollato, che non nei molti anni in cui era in piedi.[14] »

Una scelta simile a quella di Cicerone, ma senza auto compatimenti e rimpianti, sembra essere quella di Sallustio (86 a.C.-35 a.C.)

« Ma io nel principio, da adolescente, così come la gran parte, fui trascinato dalla passione per lo stato, e allora ebbi molte delusioni. Infatti al posto del rispetto, del disinteresse e del merito, vigevano la sfrontatezza, l'avidità e la corruzione...Allora, quando il mio animo trovò sollievo dopo sventure e pericoli, e decisi che il resto della vita l'avrei trascorso lontano dalla politica, non fu mia intenzione di lasciar consumare il tempo nella pigrizia e nella inoperosità, ma neppure trascorrere il resto della vita intento alla coltivazione dei campi, alla caccia, o a lavori umili; ma, ritornato alla primitiva occupazione, ossia lo studio, dal quale la nefasta ambizione politica mi aveva allontanato, decisi di scrivere i fatti storici di Roma...[15] »

Ormai in età imperiale anche il poeta satirico Giovenale è critico con la tendenza dei suoi contemporanei ad interessarsi soltanto al tempo libero da dedicare agli spettacoli del circo, coniando la famosa espressione "panem et circenses". Ormai l'ozio aveva cessato di essere un privilegio per le classi dominanti, divenendo accessibile anche ai più poveri, foraggiati dalle distribuzioni alimentari gratuite.

« Il popolo romano non si cura più di niente: una volta distribuiva pieni poteri, fasci, legioni, tutto; ora non si interessa più e desidera ansioso solo due cose: pane e giochi[16] »


Seneca
Il primo ad occuparsi in modo articolato e completo dell'ozio fu il filosofo romano Lucio Anneo Seneca nei due dialoghi De brevitate vitae e De otio. Secondo il suo schema di pensiero, l'ozio sarebbe da intendersi come sinonimo di vita ritirata, a cui l'uomo saggio dovrebbe necessariamente votarsi per non vivere in una società corrotta.

« [Quando] lo stato è corrotto oltre ogni rimedio, se è nelle mani dei malvagi, il saggio si risparmierà sforzi inutili e non si sacrificherà nella previsione di non conseguire alcun risultato[17]. »

A questo punto allora l'otium per il saggio diventa una necessità:

« Se vorrò passare in rassegna gli stati ad uno ad uno, non ne troverò nessuno che possa tollerare il saggio o essere da lui tollerato. E se non si trova quello stato che immaginiamo, il ritiro viene ad essere una necessità per tutti [...][18] »

Con il cristianesimo la considerazione dell'ozio subisce una svalutazione tale che nella teologia morale l'ozio viene considerato come una trascuratezza dei propri doveri, la cui gravità dipende dall'importanza di ciò che non è stato fatto. In quest'ultima accezione nel cattolicesimo si parla di accidia, cioè dell'indolenza ad operare il bene, considerata come uno dei sette vizi capitali. Il giudizio sulla negatività dell'ozio diviene particolarmente evidente con la riforma protestante, quando si afferma l'idea della sacralità del lavoro che, quando genera buoni frutti, offre al credente la prova della benevolenza divina nei suoi confronti.[19]

Ancora una volta dell'ozio si appropriarono le classi dominanti come nella Gran Bretagna del XVIII e XIX secolo. Una vera e propria teorica dell'ozio è elaborata dal pensatore inglese Bertrand Russell, nel saggio Elogio dell'ozio, in cui pone enfasi sull'importanza del sapere inutile rispetto a quello pratico. Saranno infatti proprio questi "oziosi", che si contrapponevano ad una moltitudine di salariati senza tempo a disposizione, a creare nuovi orizzonti per la scienza, per la letteratura e per la cultura in generale.[20]


Paul Lafargue
Una singolare concezione dell'ozio è quella elaborata dal genero di Karl Marx, Paul Lafargue, che era stato discepolo di Proudhon e fondatore con Jules Guesde del Partito operaio francese. Nel suo pamphlet Il diritto all'ozio pubblicato nel 1880 Lafargue si oppone nettamente alla visione del marxismo che considerava il lavoro come massima espressione dell'uomo e strumento di rivendicazione e riscossa sociale. Al contrario:

« O Ozio, abbi pietà della nostra lunga miseria! O Ozio, padre delle arti e delle nobili virtù, sii il balsamo delle angosce umane![21] »

poiché è proprio il lavoro che avvilisce l'umanità, così che

« Se, sradicando dal suo cuore il vizio che la domina e ne avvilisce la natura, la classe operaia si levasse con la sua forza terribile non per reclamare i Diritti dell'uomo, che altro non sono che i diritti dello sfruttamento, non per reclamare il Diritto al lavoro, che altro non è se non il diritto alla miseria, ma per forgiare una legge bronzea che proibisse a ognuno di lavorare più di tre ore al giorno, la Terra, la vecchia Terra, fremente di gioia, sentirebbe un nuovo universo nascere in sé...[22] »

L'ozio nella cultura di massa
« È impossibile godere la pigrizia fino in fondo se non si ha parecchio lavoro da compiere. Non è affatto divertente non far nulla quando non si ha nulla da fare. Perdere il tempo diventa una mera occupazione, allora, e un'occupazione tra le più affaticanti. L'ozio, come i baci, per esser dolce deve essere rubato.[23] »


Ivan Aleksandrovič Gončarov
Una sottile analisi di tutto ciò che non va confuso con il concetto di semplice ozio è nell'opera Oblomov di Ivan Aleksandrovič Gončarov. Il protagonista del romanzo rappresenta l'incarnazione non dell'otium litteratum ma di tutto ciò che confina con l'ozio ma non lo rappresenta interamente: l'indolenza, l'apatia, la noia, la pigrizia, il rimpianto per l'infanzia vissuta nel ricordo come un'età priva di responsabilità. Nonostante tutto la vita di Oblamov sarà serena e quasi felice perché

« Lo stare coricato non era per Ilià Ilìc' una necessità come per un ammalato o per un uomo che abbia sonno, né un caso eccezionale come per chi sia stanco e bisognoso di riposo, e neppure un godimento, come per chi sia pigro: era semplicemente il suo stato normale.[24] »

Notevoli sono poi i lavori dello scrittore umoristico inglese Jerome Klapka Jerome come Tre uomini in barca, Tre uomini a zonzo, I pensieri oziosi di un ozioso.

Jerome K. Jerome contribuì a diffondere nella cultura di massa l'idea della positività dell'ozio, dalle tribune della rivista da lui fondata, The Idler (lett.: Il fannullone).

Nel 2005 il giornalista e scrittore britannico Tom Hodgkinson ha elaborato addirittura un manifesto sull'ozio, con la previsione di punti programmatici.

In Italia si ricorda soprattutto la provocazione beffarda del poeta laziale Giovanni Battista Marini, detto "Titta", che nel dopoguerra fondò il circolo Fronte dell'ozio, con tanto di logo (un granchio che spezza una vanga) e un programma per gli aderenti chiamati "Ozzziosi" (con tre zeta).

Su gli stessi temi il filosofo Domenico De Masi pubblicò i libri Il futuro del lavoro. Fatica e ozio nella società postindustriale (Rizzoli, Milano 1999, 2007) e L'ozio creativo (Rizzoli, Milano 2002).

Note
^ Enciclopedia Italiana Treccani alla voce corrispondente
^ Nuovo De Mauro
^ P.Lafargue, Il diritto all'ozio, p.27
^ Dizionario etimologico on line
^ Federico Zucchelli, Viva l'ozio abbasso il negozio, Scipioni, 2006, pag. 14
^ Umberto Tenuta, Scuola, Scholè, Otium. Tempo libero, studio, amore del sapere, filosofia
^ Salvatore Natoli, in L'avvenire del 25 aprile 2001
^ Enciclopedia italiana Treccani alla voce corrispondente
^ Federico Zucchelli, op.cit, p.39
^ Plino il vecchio, Storia naturale, XIX, 6, 24
^ Cicerone, Pro Plancio, 27, 66
^ Maurizio Bettini, Le virtù dell'ozio romano, la Repubblica, 31 marzo 2012
^ Cicerone, De oratore, Archia passim
^ Cicerone, De officiis
^ Sallustio, De coniuratione Catilinae, 3, 3-5; 4, 1-4
^ Giovenale, Satira X, 81
^ L.A.Seneca, De Otio, a cura di I.Dionigi, Paideia, Brescia, !983, pp 143
^ L.A.Seneca, op.cit., p.157
^ Federico Zucchelli, op.cit., Scipioni, 2006, p.60
^ Bertrand Russell, Elogio dell'ozio, Longanesi, 1963
^ P.Lafargue, Op.cit., p.62]
^ P. Lafargue, Op.cit. ibidem
^ Jerome Klapka Jerome, Gli oziosi pensieri di un ozioso, Milano, Rizzoli, 1953.
^ Ivan Goncarov, Oblomov,, BUR 2010
Bibliografia
Robert Louis Stevenson, Elogio dell'ozio, Stampa Alternativa
Bertrand Russell, Elogio dell'ozio, Longanesi & C., 1963
Gianni Fantoni, Breve, ma utile, guida alla Pigrizia, Zelig Editore, 1995
Domenico De Masi, Ozio Creativo, Rizzoli, 2002
Hermann Hesse, Il piacere dell'ozio,Newton, 1995
Cesare Catà, Significato e importanza del concetto romano di otium. Uno spazio per lo spazio dell'anima quando l'universo infinito non si muove, in S. Polci (a cura di), Roma e i benefici dell'ozio, Roma, 2005, pp. 7-43
Jean Soldini, Il riposo dell'amato. Una metafisica per l'uomo nell'epoca del mercato come fine unico, Milano, Jaca Book, 2005
Tom Hodgkinson, L'ozio come stile di vita, Rizzoli, 2005
Paul Lafargue, Il diritto alla pigrizia (e qualche preghiera capitalista), Piano B, 2009
Voci correlate
Ozio creativo
Relaxnews
Accidia
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Collegamenti esterni
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