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prossimi concorsi area giuridica?
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Da: bubu84 | 10/06/2013 11:04:34 |
Ciao a tutti, sono laureato in giurisprudenza, al terzo ed ultimo anno di dottorato: ciò significa che tra 6 mesi sarò a spasso (nessuna illusione sul post-dottorato). Qno sa dirmi quali sono i prox concorsi per giuristi? | |
Da: troppi giuristi | 10/06/2013 12:04:40 |
I giuristi sono troppi...Parti da questa considerazione e armati di pazienza...A meno tu non abbia capacità di molto superiori alla media e una preparazione di super nicchia ( cioè tu sai o riesci a fare cose in campo giuridico che sono in grado di fare solo 2 o 3 persone su 60/70 del tuo percorso di studio....cifre che metto per darti un'idea di massima della concorrenza sul mercato delle profession i giuridiche) dovrai attendere e fare gavetta nel mondo privati con contratti a progetto o a td in aziende e uffici legali di imprese oppure buttarti nella trafila degli studi legali con annessi e connessi... se se uno a cui piace ancora molto studiare, passare tempo sui libri e discettare di dottrine giuridiche allora prova tutti i concorsi tendendo presente che la Pa ormai assume con il contagocce, per cui devi essere bravo e fortunato e anche qui avere pazienza perchè c'è gente che dopo 10 anni dal concorso vinto ancora non l'anno presa... Forse la strada più semplice rimane il concorso in magistratura...lO fanno sempre, sono sempre almeno 300 posti, non c'è la prova perselttiva, vai direttamente allo scritto e non è soggetto a blocchi..almeno così finora...di contro è un concorso abbastanza selettivo per "mangiatori di diritto" ovvero ti deve piacere lo studio altrimenti è difficile superarlo perchè i compiti sono corretti da altrettanti "mangiatori di diritto" quindi da genete che ha passato anni a sciropparsi manuali e sentenze..per cui non è che li incanti con dei pensierini....devi dimostrare che ti sei letto/a abbastanza roba.....altro contro che poi se lo vionci prendi servizio dove ti sbattono loro, quindi in tutta l'Italia, ognuno fa le sue considerazioni per i progetti di casa, famiglai e il resto, tenendo presente che con l'anzianità lo stipendio diventa molto buono, ma i primi anni non è che sia tutto sto che..... Altrimenti forze di polizia...Come per magistratura non sono soggetti a blocchi, sono però meno selettivi anche se rimane il fattore "tutta italia" peer le destinazioni..Ovviamente con l'anzianità lo stipendio non cresce come quello dei magistrati, siamo intorno alle metà dello stipendio... | |
Da: ... | 10/06/2013 12:31:33 |
che quadro veritiero.... complimenti per la concretezza... io ho tentato tutto ciò di cui hai parlato tranne il concorso in magistratura.... troppo stanca troppo sfiduciata nel sistema..., attualmente lavoro in una piccola azienda zero soddisfazioni... stipendio mediocre... stringo i denti e continuo ad aggiornarmi negli spazi di tempo disponibili... sperando in qualche miracolo e/o buona opportunità nel pubblico, perchè nel privato - salvo cognomi illustri e/o buoni agganci - farsi valere nel nostro settore è QUASI IMPOSSIBILE.... scusa lo sfogo, ma questo è il quadro... Rimane un'unica opportunità, per chi ha coraggio e conosce bene l'ingele, l'estero.... questa è l'Italia soprattutto poi in u settore super casta e stra saturo come il nostro... | |
Da: x .....da troppi giuristi | 10/06/2013 12:40:51 |
Tieni presenti che con laurea in discipline giuridiche anche all'estero sarebbe dura, a meno di non conoscere, appunto, molto bene l'inglese...o altra lingua...Ma a quel punto potresti sfangarla anche in Italia giacchè ci sono aziende private che cercano giuristi poliglotti..e se li trovano se li tengono....La capacità di parlare molto bene una lingua straniera rientra in quel 2/3 su 60 che ti dicevo..Fatti il conto di quanti laureati in legge parlano fluentemente e benissimo una lingua straniera..... Io proverei magistratura se non sei over 35, sei ancora in un'età in cui può convenire buttarvicisi....Per gl altri concorsi nella PA è più un terno al lotto perchè orami qualsiasi ammnistrazione pubblica non sai nè se nè quando assume...Tuttavia monitorare la Gazzetta non fa male e si pare un pertugio buono ficcatici dentro, magari becchi il concorso giusto... Per gli studi legali, a meno che non sei tra "i superdotati" ( supernicchia, grosse capacità, conoscenza, appunto, ottima di inglese) lasciia perdere....stresse, pochi guadagni e travasi di bile..a quel punto meglio cambiare settore o provare a fare business da sè | |
Da: Perth | 10/06/2013 13:00:19 |
ma... ci saranno nuovi concorsi grossi, tipo l'ultimo x funzionari dell'ag. delle entrate? qualche 'rumors' su possibilità-tempi-etc o non si sa nulla???? | |
Da: ... | 10/06/2013 15:03:36 |
che avvilimento... | |
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Da: bubu84 | 10/06/2013 15:24:49 |
Io ho compiuto il mese scorso 29 anni, che non sono pochi. Sto con una ragazza alla quale voglio bene, ci piacerebbe andare a convivere, ma con quali soldi? Magistratura non mi dispiacerebbe, ma non credo di farcela con i tempi per il primo concorso in uscita. Inizierei la preparazione adesso e devo ancora scrivere la tesi di dottorato. Ho l'abilitazione da avv., ma non mi sono mai iscritto all'albo e non ho mai esercitato. Grazie per i vostri consigli e le vostre opinioni, brancolo davvero nel buio, vedrò..... | |
Da: troppi giuristi | 10/06/2013 16:31:18 |
diciamo che la saturazione del mercato giuridico è abbastanza seria da una decina d'anni..anche se negli ultimi 6/7 si è esasperata...pertanto chi ha scelto giurisprudenza già 7/8 anni fa doveva farsi già un'idea che non sarebbe stato facile trovare lavoro decente....Poi si sa...Le scelte spesso si fanno anche in base ad altre situazioni, però poi si paga lo scotto.... La situazione è avvilente specie per chi è alla ricerca ora...Il collo di bottiglia è strozzatissimo, per cui davvero i fortunati giuristi che troveranno qualcosa dovanno per l'appunto avere c.... ed essere molto in gamba.... La prima cosa da fare è un'analisi spietata di se stessi senza indulgenze.....come sono, cosa so fare, che prepazione ho, cosa so più e meno degli altri...E poi valutare le scelte.... Io credo che se non si hanno particolari e sovrumane doti e capacità, come dicevo prima, intendendo queste come conoscenze oggettivamente non rinvenibili nella magioranza degli altri con lo stesso percorso di studi...es...parlo l'inglese benissimo e ho cognizione anche di inglese giuridico di ottimo liverllo...Mi propongo a multinazionali che cercano legali con conoscenza ottima della lingua in campo giuridico perchè so che un conto è avere il certificatello di inglese altro conto e saper scrivere tre pagine di un contratto in inglese corretto e senza dizionario....se sai fare questo sati certo/a che ti assumono, e in molti...Oppure se mi sono ultraspecializzato sui "derivati" e sui rischi connessi al punto di saper svolgere ragionamenti compiuti e interdisciplinari su tale argomento in riferimento ai riflessi economici, in rapporto al diritto comunitario e so scrivere su questo argomento 5/6 pagine o so analizzare un bilancio di un'azienda anche su foglio excel e sviluppare una'analisi di risk managemnt etc..etc.... Se non rientro in questi skill....Olio di gomito e studio per magistratura... 300 posti quasi ogni anno, niente preselzione...tre tentativi..studio, costanza, impegno e anche un normodotato può vincere il suo concorso.... Stesso discorso,con qualche differenza, oper glia ltri concorsi PA... Altrimenti davvero meglio cambiare settore | |
Da: x troppi giuristi | 10/06/2013 16:41:20 |
Eh si, facciamo diventare tutti magistrati ora... | |
Da: xlavorare | 10/06/2013 17:47:40 |
AAA cercasi 700 mila informatici. L'invito all'occupazione arriva dall'Università della Svizzera italiana (sedi a Lugano e Mendrisio). "Per un futuro assicurato, studia informatica", è scritto sugli annunci pubblicati su quotidiani e periodici italiani. Di questi tempi 700 mila posti di lavoro quasi assicurati (36 mila in Svizzera, gli altri 664 mila spalmati in tutta Europa) sono una notizia: a prescindere. Se poi a offrirli è la stessa Confederazione cantonale che, da una parte seleziona all'estero i professionisti di domani, e dall'altra fa la guerra ai lavoratori che vengono da fuori - italiani ma non solo -, rei di "lasciare gli svizzeri in mutande", allora la notizia è doppia. E' il paradosso perfetto. E' la contraddizione di un Paese che si avvia verso l'addio al segreto bancario e che, per quanto riguarda l'occupazione, gioca talmente in chiaro da danzare su un disequilibrio perfetto. "Qui per gli informatici è facile trovare lavoro - dice Mauro Pezze', preside della facoltà di Scienze informatiche - Il settore informatico è il quinto più importante dell'economia svizzera. E informatica non vuol dire solo Google o Microsoft. Ci sono tante altre aziende". Non solo orologi a cucù e cioccolata, insomma. La proposta dell'Università svizzera si basa su uno studio della Commissione Ue: nel 2015 in tutta Europa ci saranno 700 mila posti vacanti nel settore dell'Information and Communication Technology; 36 mila nella sola Svizzera, da dove infatti parte la "campagna acquisti". Nel Paese degli ex emigranti spazzacamino l'occupazione giovanile non si allontana da un mirabolante 3% (da noi è al 38%). E gli stipendi sono imparagonabili. E arrivano in fretta. Dice Remo Lemma, 24 anni, neolaureato: "Trovare lavoro? Ci ho messo 3-4 mesi. Sono appena stato assunto da una banca di Zurigo. Guadagnerò sopra gli 80 mila franchi". Niente male. Se pensi che nella busta paga di Lemma finiranno ogni mese quasi 7 mila franchi svizzeri - 5 mila e 600 euro al cambio attuale -, e se aggiungi che 38 giovani italiani su 100 sono senza lavoro, ti chiedi se davvero è qui l'officina che asciuga la disoccupazione europea. Quasi 3mila iscritti, insegnamento informatico in lingua inglese, dalle aule di Lugano e Mendrisio escono e usciranno, promettono i formatori, professionisti a reddito sicuro. Gente che, stipendio alla mano, ribalterà il luogo comune che vuole l'informatico lavoratore grigio e frustrato. "E' un'immagine sbagliata - ragiona ancora il preside Mauro Pezzè - Invece oggi l'informatico è la figura professionale che ha più possibilità di trovare lavoro". Ci sono storie esemplari. Storie di italiani che con il software si sono fatti largo in Canton Ticino. Come Sebastiano Cobianco, imprenditore bolognese, in Svizzera nel 2005. Laurea in Fisica, clienti come Assicurazioni Generali, VolareGratis, Poste Svizzere. "Qui c'è un'economia sana e una burocrazia leggera. Si può costruire impresa in un pomeriggio. Ho 25 dipendenti e cerchiamo continuamente nuovi talenti. Ogni due mesi ne assumo uno". Analisti e programmatori avranno anche avuto uno scarso appeal, in questi anni, ma la musica è cambiata. I dati che fotografano il settore - una ricerca di "e-Skills" in Europa dice che solo il 18% dei laureati ha scelto Scienze informatiche - sono destinati a mutare se è vero che il Vecchio Continente, da qui a tre anni, avrà bisogno di 700 mila "cervelloni". Il punto, semmai, è un altro. Perché proprio la Svizzera cerca lavoratori (anche e soprattutto) stranieri per le proprie aziende? La Confederazione che offre un'opportunità a 36 mila informatici forestieri è lo stesso Paese allergico agli stranieri usurpatori di posti di lavoro. L'ultima conferma è arrivata dalle elezioni amministrative a Lugano: con una vittoria schiacciante (35,5% , +8% rispetto al 2008) la Lega dei Ticinesi - il movimento ultra svizzero e anti italiano - ha fatto capire l'aria che tira. Italiani? no grazie. Anzi: a casa. "O mettiamo un freno alla manodopera straniera o la crisi italiana ci contagerà", dice Lorenzo Quadri, giovane deputato leghista a Berna. Il problema numero uno, per gli arci-svizzeri, è il dumping salariale provocato dagli italiani che accettano stipendi inferiori rispetto a quelli corrisposti agli svizzeri. Sul banco degli imputati sono soprattutto i frontalieri, i quasi 60 mila addetti (il 25% della manodopera nazionale) che ogni mattina arrivano in Canton Ticino dalla Lombardia e rientrano la sera. Erosione dei salari o convenienza reciproca (lavoratori italiani e economia elvetica)? La verità sta nel mezzo, o forse sotto la sabbia. E qualcuno, anzi molti, ci marciano. Sta di fatto che se la Lega Ticinese è il primo partito e se negli ultimi due anni le campagne contro gli italiani hanno raggiunto livelli di razzismo strisciante, qualcosa, da queste parti, sta succedendo. Nel 2012, e a molti svizzeri non ha fatto piacere, gli italiani emigrati nei cantoni sono stati 8.035, il 50% in più rispetto al 2011. Non tutti hanno fatto gli informatici. Forse se ne sono già pentiti | |
Da: ........... | 10/06/2013 17:52:12 |
ma andate tutti a zappare, cercatevi un mestiere che serve.. buttate questi libri che non servono a un cazzo! | |
Da: x x troppi giuristi | 11/06/2013 10:31:18 |
Non svaccare la discussione...ovviamente diventeranno magistrati i 300 più bravi e fortunati ogni anno a fronte dei 3000 giuristi che ci proveranno...E' una possibilità non una certezza...Del resto in ogni cosa 1 su parecchi ce la fa...A fronte di 300 mila avvocati solo un 10/15 % poi lo fa veriamente a un livello alto...il resto campicchia in modo mediocre..Così come 1 su 20 riuscirà a entrare in una Pa stante la carenza di concorsi e i problemi di risorse economiche per le assunzioni.... Così come su 100 CV inviati alle aziende sarà già tanto se ottieni 4/5 colloqui di cui forse nessuno o al massimo uno potrebbe andare a buon fine per un contratto che sarà all'80% precario e sottopagato per alemno i primi 2 anni..poi si vedrà... I numeri del mercato per le professioni giuridiche questi sono.... Nessuno è stato obbligato a iscriversi a giurisprudenza, ognuno è libero di sceglere il settore di studi che vuole...o di non sceglierne nessuno e andare a lavorare da subito.... Con questi rempi oggi nessun ragazzo può permettersi di vivere disincatata sulle nuvole dai 19 ai 25 anni....Già a 18 anni devi avere chiare le idee, altrimenti si perde molto tempo inutilmente...E cmq è sufficiente basarsi sulle esperienze di chi si è lauraeto prima per farsi un'idea...Da qui ripartire per modulare le scelte in ragione degli sbocchi...O anche decisder se vale la pane studiare le dottrone e le teorie sui libri o mettersi subito a lavorare... | |
Da: Perth | 01/07/2013 17:10:30 |
insomma, tra agenzie, enti, ministeri, etc.. non è previsto niente prossimamente??? | |
Da: è già tanto | 02/07/2013 11:32:55 |
se ci saranno gli stipendi per pagare quelli che nella PA sono già dentro.... ora come ora c'è più possibilità di trovare qualcosa nel privato, sicuramente precario, ma intanto si inizia. | |
Da: mah | 18/07/2013 18:11:47 |
in questo forum noto che quasi nessuno risponde/aiuta veramente e sinceramente gli altri... che peccato!!!! | |
Da: Perth | 25/07/2013 14:43:34 |
già...... | |
Da: università | 25/07/2013 15:04:59 |
Prendere una laurea e poi trovare un lavoro statale. Fino a pochi anni fa era il destino di moltissimi giovani italiani, adesso, invece, stando ai dati diffusi da AlmaLaurea, il posto pubblico sembra essere diventato un sogno proibito. Con la crisi, infatti, lo Stato ha stretto i cordoni della borsa, riducendo al minimo le assunzioni e costringendo i neolaureati a cercare un impiego altrove. Secondo AlmaLaurea, solo undici giovani su cento lavorano nel pubblico a un anno dal conseguimento della laurea di II livello. L'85,3 per cento dei neolaureati che hanno un impiego è stato assorbito, invece, nel settore privato e il 6 per cento nel non profit. Insomma, in Italia le cose stanno cambiando e il pubblico impiego, sbocco tradizionale e privilegiato per molti diplomati e laureati, diventa una prospettiva sempre più remota. Il quadro fornito da AlmaLaurea non è confortante per chi sogna un lavoro statale, tanto più che dai dati raccolti dal consorzio interuniversitario emerge che i laureati che trovano un posto alle dipendenze dello Stato o delle pubbliche amministrazioni subiscono il precariato molto più dei loro coetanei che hanno un impiego nel privato. A un anno dalla laurea il 36 per cento di chi ha un impiego pubblico ha un contratto a tempo determinato e il 26 per cento ha un lavoro parasubordinato, mentre nel privato le percentuali sono rispettivamente del 23 e del 16 per cento. AlmaLaurea segnala, inoltre, che i contratti a tempo indeterminato e quelli di formazione sono ormai una prerogativa del settore privato. Solo il 14 per cento di chi ha un impiego pubblico ha un contratto a tempo indeterminato, contro il 17,5 per cento di coloro che lavorano nel privato, e i contratti di formazione riguardano appena il 5 per cento degli occupati nel settore pubblico (dato che sale al 22 per cento nel privato). Ancora una volta, ad essere maggiormente penalizzate sono le donne, sia nel pubblico che nel privato: la percentuale di laureate con contratti "non standard" nel pubblico è del 43 per cento e nel privato del 31 per cento (per gli uomini le percentuali sono il 33 e il 25 per cento). I dati di AlmaLaurea mostrano, però, che la percentuale di quelli che hanno trovato un posto nel pubblico migliora con il tempo. A cinque anni dalla laurea di II livello, infatti, la quota di occupati nel settore sale al 18 per cento, mentre scendono al 77 per cento quelli che hanno un lavoro nel privato e al 5 per cento coloro che operano nel non profit. Resta, tuttavia, sostanzialmente invariato il tasso di coloro che hanno un lavoro a tempo determinato (40 per cento), mentre scende all'11 per cento nel privato. Analogamente, il 19 per cento dei laureati che hanno un lavoro alle dipendenze dello Stato o delle amministrazioni pubbliche continua ad avere un impiego parasubordinato, contro il 7 per cento del privato. Il settore pubblico batte quello privato solo sul fronte degli stipendi. A un anno dalla laurea, infatti, chi ha un impiego pubblico guadagna in media 1.298 euro, mentre chi lavora nel privato ne guadagna 1.027, anche se - come avverte AlmaLaurea - bisogna tener conto che ben il 63,5 per cento degli occupati nel settore pubblico prosegue l'attività iniziata prima della laurea e ciò influenza il dato finale. Dopo cinque anni dal conseguimento del titolo, invece, il divario tra pubblico e privato si accorcia e gli stipendi dei dipendenti pubblici superano solo del 3 per cento quelli di coloro che operano nel privato. | |
Da: università | 25/07/2013 15:15:23 |
Aumenta la disoccupazione, cresce il lavoro nero e calano le retribuzioni. Questo è il quadro poco incoraggiante che emerge dal XV Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati. L'indagine del consorzio interuniversitario ha coinvolto oltre 400mila dottori post-riforma e, per la prima volta, è stata estesa ai laureati di secondo livello a cinque anni dal conseguimento del titolo. Nell'ultimo anno la disoccupazione è aumentata di 2,5 punti per i laureati triennali, di 1 punto per i laureati specialistici e di 3 punti per i laureati a ciclo unico. A un anno dal conseguimento del titolo gli occupati, seppure in calo, sono attorno al 70 per cento fra i laureati di primo livello, al 72 fra quelli specialistici e al 60 per cento fra coloro che hanno frequentato un corso di laurea a ciclo unico. La nota positiva, se così la si può chiamare, del Rapporto AlmaLaurea 2013 sulla condizione occupazionale dei laureati, arriva dagli intervistati a cinque anni dal titolo, per i quali il tasso di disoccupazione si riduce a valori "fisiologici" (6 per cento) nonostante la crisi, con un'occupazione, indipendentemente dal tipo di laurea, vicina al 90 per cento. Con l'unica eccezione dei laureati specialistici biennali a un anno dal conseguimento del titolo, anche il lavoro stabile si riduce e, per contro, aumentano le forme di lavoro atipiche o precarie, soprattutto per quanto riguarda quei percorsi di studio che conducono tipicamente alle libere professioni. Anche in merito alla stabilità, a cinque anni dal titolo si nota un generale miglioramento. Preoccupante è invece l'incremento generalizzato del lavoro nero, in particolare tra i neolaureati. E quanto guadagna chi ha un lavoro? Secondo il Rapporto AlmaLaurea 2013 sulla condizione occupazionale dei laureati la retribuzione media a un anno supera di poco i 1.000 euro netti mensili, in calo. Considerando anche la contrazione del potere d'acquisto, le retribuzioni reali sono diminuite del 16/18 per cento rispetto al 2008. A tre anni dalla laurea i guadagni si attestano attorno ai 1.200 euro mensili (-7/9 per cento), mentre a cinque anni le retribuzioni nette mensili oscillano sui 1.400 euro, anche se restano forti le differenze geografiche, quelle per livello e percorsi di studio e quelle di genere. Insomma, i principali indicatori relativi all'inserimento occupazionale mostrano un progressivo peggioramento delle condizioni lavorative dei laureati a partire dai primi anni 2000, senza particolari distinzioni tra laureati triennali, specialistici e pre-riforma. A determinare questa situazione intervengono fattori strutturali interni al sistema universitario, ma anche il fatto che il nostro Paese, innovando e crescendo poco, abbia una scarsa capacità di assorbimento e valorizzazione di laureati, oltre ovviamente alla crisi globale. Non c'è certo di che stare allegri, ma i laureati si potranno almeno consolare pensando che la loro condizione occupazionale e retributiva è migliore di quella dei diplomati di scuola secondaria superiore. E tra quanti hanno completato almeno il primo ciclo di istruzione terziaria, il Rapporto AlmaLaurea 2013 sulla condizione occupazionale dei laureati mostra che a sorpresa i dottori triennali a un anno dal titolo hanno una probabilità di occupazione più alta di quelli specialistici, anche se con il trascorrere del tempo la condizione di tutti i laureati tende complessivamente a migliorare. | |
Da: universit | 25/07/2013 15:25:39 |
I laureati in Ingegneria italiani sono fra le categorie professionali che ancora si "salvano" , ma all'estero però guadagnano assai di più. A un anno dalla laurea il tasso di occupazione è superiore al 70%. A cinque anni è del 93,3%. Dati 2012, la situazione adesso è in peggioramento ma resiste. Lo dicono i dati diffusi da AlmaLaurea in vista del Congresso nazionale degli ingegneri fissato da domani al 26 luglio, a Brescia. A un anno dalla laurea lo stipendio medio degli ingegneri è di 1.304 euro, il gruppo è preceduto dalle professioni sanitarie (1.452 euro) e seguito da quello economico-statistico con 1.157 euro. Nettamente inferiori alla media risultano invece le retribuzioni dei laureati dei gruppi psicologico e letterario: il guadagno mensile netto non raggiunge mediamente gli 800 euro mensili e sale a 1.100 dopo cinque anni. Anche a cinque anni sono soprattutto i laureati in ingegneria, delle professioni sanitarie e del gruppo economico-statistico che possono contare sulle più alte retribuzioni: 1.748, 1.662 e 1.603 euro. Se possono però gli specialisti scappano dall'Italia. Per un ingegnere informatico, lavorare all'estero consente di guadagnare, a tre anni dalla laurea, quasi il doppio che in Italia. Eppure, tra il 2008 e il 2012, ad un anno dalla laurea, le retribuzioni reali registrate dalle indagini AlmaLaurea per questo gruppo di laureati si sono ridotte del 9% (contro il 17% del complesso dei laureati specialistici). La stessa indagine mostra che, a tre anni dalla laurea, la quota di laureati del 2009 occupati all'estero è decisamente più elevata per gli ingegneri informatici (10,8%) rispetto al complesso degli ingegneri (6,6%) e al complesso dei laureati (4,5%). La presenza di figure professionali di difficile reperimento è il frutto dell'interazione tra diversi fattori (difficoltà a valorizzare il laureato, scarsa informazione, vischiosità dei mercati del lavoro, elevati costi della mobilità geografica, canali e strumenti di reclutamento del personale poco efficienti). "Ora molti specialisti - spiega il direttore di Almalaurea Andrea Cammelli - varcano i confini e vanno a cercare all'estero un posto di lavoro. I nostri cervelli in fuga non cercano tanto stipendi più alti, ma all'estero si realizzano prima le loro capacità, viene utilizzato di più e meglio il nostro capitale umano. Colpa della crisi se perfino i nostri ingegneri non trovano lavoro e vanno all'estero, ma anche di un Paese che non sa valorizzare i giovani una volta formati". Gli ingegneri comunque come livello di stabilità, a 5 anni, seguono i laureati delle professioni sanitarie (85% a 96%), dietro vengono i laureati in Economia statistica (84%) e Giurisprudenza (80%). Se per le prime due professioni la maggiore stabilità è dovuta alla più elevata quota di contratti a tempo indeterminato, i laureati del gruppo giuridico sono nettamente di più lavoratori autonomi (55%). All'estremo opposto si trovano i gruppi letterario, geo-biologico, educazione fisica e linguistico tutti con una quota di lavoro stabile inferiore al 55%. L'ingegnere rimane comunque la professione "maschile" per eccellenza, con il 77% dei laureati, seguita dalle scienze economiche e statistiche con il 67. 95% Le ragazze continuano a scegliere l'insegnamento al 95%. Seguono l'area linguistica (83%), psicologica (82%), politico sociale (70%) e letteraria (69%). Fra i giovani che si iscrivono all'università, secondo dati 2012 del Ministero dell'Istruzione, Ingegneria è l'area didattica più scelta dopo quella economico-statistica (14,5 contro 14,9%), seguita da quella giuridica (11,5%). A iscriversi sono soprattutto i ragazzi con la maturità scientifica e tecnica: il 20%. Ad un anno dalla laurea di primo livello, lavora in modo stabile il 41 per cento dei giovani, il 34 per cento dei laureati specialistici. Rispetto al 2008, 10 punti in meno per i laureati triennali, 6 punti in meno per i laureati specialistici. Se si confrontano i dati dell'ultimo quadriennio (2012-2008), si registra una contrazione delle retribuzioni reali tra il 16% e il 18%. Anche se, come per la stabilità lavorativa, la situazione tende a migliorare con il trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo. A 5 anni, infatti, le retribuzioni nette mensili si attestano a circa 1.400 euro. Se ingegneri, laureati in medicina e scienze economiche sono quelli che guadagnano di più, all'opposto guadagnano sotto i mille euro al mese gli psicologi (963 euro). Mentre restano intorno ai mille euro mensili i laureati in ambito letterario (1.073 euro) e i gli insegnanti (1.122 euro) | |