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Abolizione esame avvocato
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Da: sempre di voi si parla | 23/03/2012 21:40:59 |
in Spagna sono seri. Non ti lasciano neppure avvicinare. Però puoi provare con la credencial par corrispondencia. Occhio alle SU, però.Qualcuno potrebbe farti andare in prigione e farti una causa milionaria per tutte le cacche che non ha potuto spalare a seguito del ritardo nella iscrizione | |
Da: Ora vogliono abolire il VALORE LEGALE dei Titoli | 24/03/2012 01:40:10 |
Fonte articolo: www.linkcoordinamentouniversitario.it Roma: Parte oggi la consultazione truffa sull'abolizione del valore legale del titolo di studio! Oggi cominciano le consultazioni da parte del Ministero della Pubblica Istruzione sull'abolizione del valore legale del titolo di studio. Successivamente all'approvazione del decreto semplificazione il Ministro Profumo, infatti, aveva promesso una consultazione on-line degli studenti sul tema, direttamente dal sito del ministero. Abbiamo letto le domande comparse oggi sul sito del Miur e siamo convinti che questa consultazione sia una truffa, un percorso ad ostacoli molto complesso per uno studente, ci chiediamo come siano stati compilati i questionari, con quali criteri e da quali soggetti, chi valuterà le risposte. Alcuni quesiti risultano molto difficili, altri invece sembrano indirizzare le risposte verso un'unica direzione che mira appunto a cancellare il valore legale. Siamo convinti che una vera consultazione degli studenti dovrebbe tener conto delle rivendicazioni che il movimento studentesco ha portato con forza nelle piazze lo scorso autunno e dell'opinione di tutte le componenti dell'università . La consultazione degli studenti non può ridursi ad un plebiscito, finalizzato a legittimare una linea politica già stabilita a priori, per questo non è accettabile che il Ministero strumentalizzi l'esito di questa consultazione per procedere con l'abolizione del valore legale siamo sempre stati disponibili al confronto, in passato sono stati altri, tra cui il ministro Gelmini, a rifiutare il dialogo con gli studenti, parteciperemo alla consultazione portando il nostro contributo e la nostra voce ma restiamo assolutamente critici sul metodo e sulle modalità . Il dibattito sull'abolizione del valore legale del titolo di studio è sicuramente complesso, siamo convinti che non possa essere un semplice "pezzo di carta" a certificare le capacità di uno studente, la formazione oggi non avviene solamente all'interno dell'università . Ci interessa fornire le motivazioni politiche della nostra contrarietà ma anche ragionare nel merito delle conseguenze concrete che si potrebbero verificare alla luce dell'attuale situazione in cui versa il nostro disastrato sistema universitario. Lo ribadiamo con forza, l'abolizione del valore legale del titolo di studio non aprirebbe la strada ad una maggiore qualità dei processi formativi, ma anzi aumenterebbe la competizione tra gli atenei, creando atenei di serie A, dove studiare costerebbe moltissimo e atenei di serie B con costi molto più limitati e con un'offerta didattica scarsa, creando una dualità nel sistema formativo del nostro paese assolutamente dannosa per tutti quegli studenti che non potendo permettersi costosi master o anche solo normali corsi di laurea in "prestigiose università " sarebbero costretti a non poter accedere ad una formazione di qualità . Il ministro deve sapere che siamo sempre stati disponibili ad un confronto onesto e trasparente, ma questa consultazione ci appare una truffa costruita per indirizzare il dibattito in un'unica direzione, se continuerà questo percorso volto solo a delegittimare i percorsi di partecipazione democratica ed un lavoro in netta continuità con le politiche della Gelmini e di Confindustria, noi torneremo sempre in piazza contro questo governo. Ecco quì il link alla consultazione: http://www.istruzione.it/web/ministero/consultazione-pubblica oppure www.miur.it | |
Da: ... | 24/03/2012 09:26:08 |
E cosa cambia? Tanto conservare il valore legale della laurea ti garantisce solo la fame! L'attuale sistema universitario sforna una buona fetta di imbecilli e laureati on line, o super-centisti Pico Della Mirandola, i quali non sanno friggere un uovo! Ridicolo che in un forum di praticanti avvocati (chissà perchè di aspiranti avvocati e non notai o commercialisti o medici o ingegneri), delusi della pluribocciatura all'esame di abilitazione, i quali inneggiano alla meritocrazia del saper fare garantita dalla liberalizzazione rapida, illimitata ed incondizionata, tramite abolizione di esame di abilitazione e di ordini professionali, si ergano muri invalicabili per difendere un sistema universitario, retrogrado, costosissimo, inefficiente, contrassegnato da favoritismo e prostituzione intellettuale (e non solo), che è la causa principale del recesso culturale, economico e di competitività del nostro Paese! Agli imbecilli avvocati o aspiranti tali di codesto vituperio, occorre ricordare che molti italiani, che sono diventati premi nobel o insigni esponenti del mondo accademico culturale e scientifico, sono dovuti letteralmente fuggire dal sistema universitario italiota se non volevano rimanere lecchini subordinati al figlio del barone per tutta la loro vita. Continuiamo così! Che dopo la Cina saremo ridotti al lastrico e alla schiavitù tecnica-industriale anche dall'Africa! | |
Da: Avvocatone Prof. FETENTE | 24/03/2012 09:35:10 |
Meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia... Leggo spesso questa parola. Ma siete davvero sicuri che, se l'esame fosse di fatto meritocratico, avreste più possibilità di superarlo ???????? Siete solo delle CAPRE ARROGANTI, rassegnatevi !!!!!!!!!!!!! | |
Da: Avvocatone Prof. FETENTE | 24/03/2012 09:39:20 |
Se il superamento dell'esame dipendesse davvero dalla preparazione e dalle capacità dei candidati, la percentuale dei promossi non supererebbe il 2% !!!!!!!!!!! Altro che l'attuale 20-25% !!!!!!! Ritenetevi fortunati se potete sostenere l'esame così com'è, ASINI !!!!!!!!!!!!!!!! | |
Da: Avvocatone Prof. FETENTE | 24/03/2012 10:03:29 |
A "...". Devo riconoscere che il tuo post delle ore 9.26.08 è scritto davvero bene (ad eccezione dell'espressione "schiavitù tecnica-industriale"; ti ricordo, infatti, che si scrive "schiavitù tecnico-industriale"). Ma sicuramente non è farina del tuo sacco: ho letto altri tuoi post e noto l'enorme differenza !!!!!!! | |
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Da: avvocatesse | 24/03/2012 12:37:29 |
http://bergamo.corriere.it/bergamo/notizie/cronaca/12_marzo_24/castione-cafe-sexy-ballerine-ragazze-mamme-scandalo-bergamo-2003810732082.shtml | |
Da: condicioiuris | 24/03/2012 12:42:32 |
Ormai l'Italia questo è... Tutto un "bunga bunga"! | |
Da: ... | 24/03/2012 13:20:13 |
Dalla fuga dei cervelli alla fuga nei bordelli....... il passo è breve. | |
Da: Avvocatone Prof. FETENTE il lavacessi | 24/03/2012 13:21:52 |
Meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia... Ma io lavo i cessi!!!!!!! Condicio....lava i cessi!!!!! | |
Da: Avvocatone Prof. FETENTE il lavacessi | 24/03/2012 13:30:01 |
Il mio merito è quello di lavare i cessi!!!!! | |
Da: Fagiolata | 24/03/2012 13:35:24 |
Praticanti meritori!??????????? PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR | |
Da: x Avvocatone Prof. FETENTE | 24/03/2012 14:16:58 |
scrivi sempre stronzate e sarai sempre bocciato! idiota...fan bene a prenderti per il culo, imbecille! | |
Da: Rinato | 24/03/2012 14:27:32 |
il mio problema della puzza di piedi in studio!!!!!!!!!!! che bello sono felicissima, era diventata una situazione insostenibile, appena entravo in ufficio, l'aria cambiava, nel verso senzo della parola, e volete sapere come ho risolto il problema? Basta lavarsi i piedi e cospargerli di bicarbonato di sodio, soluzione eccezionale, provare per credere!!!! | |
Da: Rinato | 24/03/2012 14:27:36 |
il mio problema della puzza di piedi in studio!!!!!!!!!!! che bello sono felicissima, era diventata una situazione insostenibile, appena entravo in ufficio, l'aria cambiava, nel verso senzo della parola, e volete sapere come ho risolto il problema? Basta lavarsi i piedi e cospargerli di bicarbonato di sodio, soluzione eccezionale, provare per credere!!!! | |
Da: Rinato | 24/03/2012 14:27:39 |
il mio problema della puzza di piedi in studio!!!!!!!!!!! che bello sono felicissima, era diventata una situazione insostenibile, appena entravo in ufficio, l'aria cambiava, nel verso senzo della parola, e volete sapere come ho risolto il problema? Basta lavarsi i piedi e cospargerli di bicarbonato di sodio, soluzione eccezionale, provare per credere!!!! | |
Da: Sonia martini | 24/03/2012 15:04:04 |
- Messaggio eliminato - | |
Da: Accesso alla professione con qualunque laurea? | 24/03/2012 16:08:44 |
IN QUESTO NUMERO Numero 3 - Marzo 2012 HOME Fonte: professionedocente.it Valore legale del titolo di studio L'intento di diminuire il valore legale del titolo di studio nei Concorsi pubblici, annunciato dal Governo Monti apre uno scorcio piuttosto preoccupante: il rischio che la Responsabilità pubblica nei confronti dell'istruzione venga trasferita ad organismi che di pubblico (e quindi legato all'interesse generale) abbiano assai poco 19 Febbraio 2012 | di Renza Bertuzzi Tra i diversi provvedimenti annunciati dal governo Monti in direzione liberista, ha trovato spazio anche l'ipotesi di diminuire il peso della Laurea nei Concorsi pubblici. La mancanza di consenso unanime tra i ministri ha indotto il premier a procrastinare la misura, aprendo, nel contempo, una dibattito nel Paese, attraverso Internet. Le proposte Il governo vorrebbe cominciare abolendo sia il peso del voto di laurea nei concorsi, sia la differenza tra laurea breve (3 anni) e quella magistrale (3+2), facendo pesare le lauree secondo le valutazioni dei diversi atenei effettuate dall' agenzia per la valutazione delle Università e assegnando valore ai masters, ai corsi di specializzazione, alle esperienze di lavoro, in particolare all' estero. Ora se è vero che ''oggi, in base al valore legale del titolo di studio, ogni laurea conferita da una qualsiasi delle circa ottanta università italiane ha lo stesso peso nel mercato degli impieghi pubblici: un giovane laureato in medicina in un'università che gli ha insegnato poco o nulla ''vale'', per un possibile datore di lavoro pubblico, esattamente quanto un giovane medico laureato in un'università severa che lo ha ben preparato alla professione. Una Asl che volesse giudicare i due giovani dottori ai fini dell'assunzione non potrebbe privilegiare la laurea formativa a discapito di quella scadente.'';(Pietro Manzini, in http://www.lavoce.info.it/); è altrettanto vero che ''il vero nodo del dibattito è questo: se si vuole stimolare gli atenei a competere per i docenti più bravi, su che basi dovrebbe avvenire questa competizione? Come fa un ateneo ad attrarre i migliori? Evidentemente, offrendo loro compensi più alti. Ma come può avvenire una competizione su base economica tra soggetti come le università italiane, la cui fonte di finanziamento primaria sono i fondi statali ed è quindi uguale per tutti ? Se tutti gli atenei hanno gli stessi soldi, e non possono averne di più, perchè gli ingressi dalle rette universitarie non possono superare il 20% del finanziamento statale, come possono competere e ottenere quindi i risultati cercati dall'abolizione del valore legale del titolo di studio? Evidentemente quindi, per realizzare la competizione auspicata dai sostenitori dell'abolizione del valore legale, bisognerebbe che ad essa seguisse anche l'abolizione del tetto del 20% e quindi la liberalizzazione totale delle rette universitarie. L'abolizione del valore legale del titolo di studio, infatti, ha senso solo in un sistema in cui a sostenere finanziariamente le università non è principalmente lo stato, come nella stragrande maggioranza dei paesi europei, ma le rette pagate dalle famiglie, come nel sistema britannico. Una proposta, senza l'altra, non sta in piedi. Abolire il valore legale del titolo di studio senza liberalizzare le rette universitarie, semplicemente, non ha senso. Forse la vera questione in ballo è che si sta proponendo all'Italia di abbandonare il modello europeo di università pubblica per passare a quello anglosassone, i cui costi dovrebbero pesare non più sullo stato ma, in maniera ancora più pesante di quella attuale, sugli studenti e sulle loro famiglie, aprendo nuovi spazi di redditività per gli operatori finanziari all'interno del sistema formativo.'' Lorenzo Zamponi ( (Il corsaro L' altra informazione ) (...) Qualche considerazione Se può avere qualche ragione il fatto che il valore reale vinca sulla finzione burocratica e che solo i capaci e intelligenti si vedano aperta la strada per accedere alla carriera negli apparati dello Stato, molti dubbi suscita la soluzione prospettata: la scorciatoia di un tratto di penna sul certificato di laurea. L' unica maniera corretta di ridurre la divaricazione tra valore legale e valore reale dei titoli di studio è di riqualificare il sistema universitario nel suo complesso investendo mezzi e idee perchè il valore reale degli studi torni a crescere. Inoltre, la valutazione delle Università è operazione alquanto complessa e, se non andiamo errati, pare non esista alcun sistema diretto per misurare quanto un ateneo sia abile nell'informare, ispirare e stimolare i suoi studenti, e tutti i surrogati mostrano limiti preoccupanti e introducono effetti distorsivi. Inoltre è scientificamente provato che i classificatori, anche se in buona fede, tendono a stilare classifiche che hanno poco a che fare con la qualità e molto con i loro particolari interessi. Ciò detto, pare piuttosto incomprensibile che si proceda ad una tale valutazione dopo aver autorizzato con grande leggerezza l' apertura di nuovi atenei. Niente di male, se a farne le spese non fossero gli studenti che - senza averne avuta informazione - si vedrebbero decurtare il valore del loro voto di diploma di laurea. Infine, preoccupa alquanto il fatto che, in tutto il dibattito, non si faccia alcun cenno agli strumenti o alle autorità che sostituirebbero il matematico riconoscimento del titolo. Considerato l' orientamento attuale che vede nei test lo strumento di verifica nei concorsi, c'è il fondato sospetto che l'autorità accademica, comunque identificabile, venga sostituita da un impalpabile e poco trasparente organismo, formato dai ''signori dei test'' che imperano in ogni ambito della vita pubblica e no e le cui scelte non sono mai sindacabili. Siamo convinti che il liberalismo di Einaudi inorridirebbe di fronte a selezioni in cui istruzione e spirito critico sono perdenti a fronte di memorie meccaniche e automatismi acritici. Appare infine sempre più verosimile che la Responsabilità pubblica nei confronti dell' istruzione e della ricerca pubblica [affermata nel Comunicato di Praga del 2001, ribadita nel Comunicato di Berlino (2003) e accolta dal Consiglio di Europa nel 2007] diventi pericolosamente accentrata nella mani di poche persone, la cui funzione non sembra avere niente a che vedere con la concezione di pubblico e quindi di interesse generale. R.B. | |
Da: x accesso.... | 24/03/2012 16:14:22 |
ECCHISSENEFREGAAAAA!!!!! | |
Da: DA LEGGERE CON ATTENZIONE | 24/03/2012 16:20:00 |
30 gennaio 2012, 17:45 Professioni Abolizione del valore legale della laurea: cui prodest? L'intenzione di eliminare il valore legale della laurea manifestato con insistenza dal Governo appare un passo decisivo per minare alla base il principio di autonomia del dipendente pubblico dalla politica. Si tratterebbe di una vera e propria disapplicazione, sotto mentite spoglie, dell'articolo 98 della Costituzione, ai sensi del quale "I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione". Vediamone le ragioni. Chi si dice favorevole[1] all'eliminazione del valore legale della laurea, ritiene che gli aspetti positivi dell'idea sarebbero i seguenti: a) ammettere, ad esempio, ai concorsi per la dirigenza pubblica anche lauree in storia, o arte o lettere, eccetera, accanto alle tradizionali di giurisprudenza, scienze politiche o economia consentirebbe di immettere saperi utili e diversificati che arricchirebbero il sistema pubblico; b) il valore legale del titolo di studio attualmente fa sì che ogni laurea conferita da ciascuna delle università italiane abbia lo stesso "peso" per il "mercato" del lavoro pubblico. Pertanto, un datore di lavoro pubblico non può selezionare i suoi dipendenti in base al ranking dell'università di provenienza, come invece possono fare i privati, che in questo modo possono selezionare in modo efficiente i migliori, mentre nell'ambito pubblico c'è il rischio di assumere laureati non sempre qualificati. Si tratta di ragionamenti oggettivamente aberranti, figli di una concezione del liberismo che sconfina senza troppi scrupolo nel classismo vero e proprio. La prima idea, secondo la quale allargare ai concorsi pubblici per dirigente (ma, la laurea occorre anche per gli accessi al ruolo di funzionari e, dunque, si potrebbe estendere anche ai concorsi per funzionari la medesima concezione) è un vantaggio concreto perché consente di estendere i saperi presenti nella pubblica amministrazione è destituita di qualsiasi fondamento in radice. In primo luogo, le amministrazioni, in particolare per i concorsi da dirigenti, posti nei quali non conta tanto e solo il sapere ed il saper fare connesso alla preparazione tecnica, quanto anche il saper essere e capacità organizzative, sono libere di stabilire quali tipologie di lauree ammettere per i concorsi. E da molto tempo si assiste a bandi aperti a lauree molto varie, sia nel campo scientifico, sia nel campo umanistico, letterario ed economico. Occorre, tuttavia, senza ipocrisie, osservare come tutto questo non abbia giovato molto alla dirigenza pubblica e all'efficienza complessiva del sistema. Altrimenti, non si spiegherebbero le critiche che soprattutto i "liberisti" rivolgono a piene mani e senza soluzione di continuità alla "burocrazia" e alla pubblica amministrazione nel suo complesso. In effetti, negli enti locali si è assistito al fiorire di "direttori generali" laureati anche in filosofia, psicologia, ingegneri. Il risultato è che il sistema degli enti locali non ha tratto il minimo giovamento né dalla figura del direttore generale in se e per se, né dalla presenza di queste competenze multidisciplinari, utili certamente per allargare lo spettro dei saperi, ma spesso refrattarie e non poco alle regole ferree dell'agire amministrativo, inconcepibili, ad esempio, per un sociologo. Per gli organi di governo è risultato, tuttavia, assai utile mettere ai vertici dell'organizzazione soggetti con poca competenza ed esperienza non tanto delle nozioni e cognizioni giuridiche, quanto delle regole "eccentriche" del lavoro, degli appalti, dell'organizzazione pubblica: infatti, detti soggetti con lauree non specialistiche sono propensi ad avallare il continuo tentativo degli organi di governi di eludere vincoli e norme, alla luce della loro poca conoscenza di dette regole e norme e, comunque, della riluttanza a comprenderle ed attuarle. Diminuire laureati in giurisprudenza, scienze politiche ed economia, a vantaggio di laureati in chimica, biologia, teologia, lettere, astrofisica può essere molto interessante, ma pericolosissimo, perché consente di inserire nei gangli pubblici persone cui manchi materialmente la base cognitiva per poter agire con la competenza e l'autonomia di giudizio richieste dalla Costituzione e portate, dunque, ad ascoltare solo la "voce del padrone". A meno che non si accompagnino alle selezioni pubbliche lunghi periodi di severo praticantato, nel corso dei quali i soggetti privi di lauree e di studi adeguati possano acquisire realmente sul campo competenze indispensabili per la loro attività . In ogni caso, la prima argomentazione di favore all'eliminazione del valore legale della laurea si dimostra priva di fondamento. Ma anche la seconda si dimostra non meno inaccettabile. Senza minimamente voler entrare nel merito dei sistemi, totalmente approssimativi, di valutazione dei ranking delle università , è perfettamente evidente che qualora si dovesse decidere di pesare il voto della laurea sulla base anche del "peso" valutativo dell'università che la conferisce, nel sistema "liberistico" che si immagina il ranking sarebbe fatto da soggetti privati. A pagamento. Si attiverebbe, certo, una competizione tra università per eccellere e guadagnare posti in classifica. Ma, è del tutto chiaro che le possibilità economiche di ciascuna università e le possibilità di "condizionare" il "peso" della valutazione, con fattori esogeni alla sola qualità della cultura, sarebbero decisive. Se oggi valesse il criterio del ranking, con l'attuale presidente del Consiglio, come si potrebbe non assegnare alla Bocconi il vertice incontrastato nel ranking? Le distorsioni, dunque, politiche-economiche-sociali a simili classifiche sarebbero immense, tali da falsare completamente il quadro. Inoltre, risulterebbe ancora una volta di più compromesso il valore dell'autonomia dai partiti e dalle lobby che impiegati e dipendenti pubblici dovrebbero garantire, per agire con imparzialità nell'interesse della Nazione e non di alcune "parti". L'ingresso nelle università che si piazzassero ai vertici nel ranking sarebbe filtrato, non solo dai costi (tasse universitarie, costi di trasferta), ma anche dalle "entrature". Si finirebbe per "fare parte" di un "sistema", finalizzato a garantire ampia copertura dei posti strategici pubblici con soggetti provenienti da università selezionate, che tra i loro professori esprimono, poi, ministri, sottosegretari, parlamentari, vertici delle agenzie e grand commis di Stato. Sarebbe la fine definitiva dell'obiettivo di una dirigenza ed un apparato autonomo e non "collaterale" alla politica e agli affari. Già nell'attuale regime è ben difficile garantire che la dirigenza da "apparato servente" non si riduca ad "apparato servile". Con la bella idea dell'eliminazione del valore legale alla laurea ecco preparato un sistema classista che escluda possibilità di evoluzione per tutti i cittadini e che assicurerebbe solo a pochi eletti l'ingresso nelle università di èlite, viatico per l'accesso ai posti pubblici che contano. Ma è proprio questo quello a cui si vuole arrivare? Serve questo per la crescita del Paese? Siamo proprio sicuri che il "privato" sappia scegliere poi così bene i propri lavoratori laurerati, pur non essendovi il vincolo del "valore legale"? I casi Cirio, Parmalat, San Raffaele, e tanti altri ancora non dicono proprio nulla? In ultimo, i fautori dell'eliminazione del valore legale della laurea, che propongono algoritmi ed alchimie di ogni tipo per "ponderare" il peso del voto, forse non sanno o glissano sulla circostanza che da anni, proprio per superare il vincolo del voto di laurea, i concorsi pubblici per l'accesso alla dirigenza debbono svolgersi solo per esami, senza attribuire alcun valore ai titoli. Lo prevede, chiaro e tondo, l'articolo 28 del d.lgs 165/2001: "L'accesso alla qualifica di dirigente nelle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, e negli enti pubblici non economici avviene per concorso per esami indetto dalle singole amministrazioni ovvero per corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione". Se, dunque, come troppo spesso accade, si espletano concorsi anche per titoli, nei quali si valuta il peso del voto della laurea si commette, semplicemente, una violazione di legge. Il legislatore, saggiamente, ha radicalmente eliminato il problema, puntando su una severa selezione concorsuale. Sia ricordato, per inciso, che alla dirigenza si accede non solo in base alla laurea, ma anche con un'acclarata esperienza almeno quinquennale di servizio, a meno che non si utilizzino percorsi formativi specifici della Scuola superiore dell'amministrazione. Visto quello che già l'ordinamento prevede per selezionare una dirigenza preparata, senza troppo peso al voto della laurea, il dibattito sull'abolizione del valore legale si mostra per quello che è: un'idea strumentale alla creazione di una dirigenza per nulla autonoma e "funzionale" alla politica ed ai poteri. [1] P. Manzini, Perché cancellare il valore legale della laurea, in http://www.lavoce.info/ del 27 gennaio 2012. Pubblicato da Luigi Oliveri il 30 gennaio 2012 alle 17:01 in Professioni | |
Da: x tutti | 24/03/2012 16:33:49 |
tanto ormai è stato approvato tutto ciò che si diveva approvare L'ESAME RESTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA.... CAZZO DI UN FORUUUUUUUUUUM!!!!!!! | |
Da: PER "x accesso" (v. sopra) | 24/03/2012 16:33:49 |
Se non l'hai capito, abolendo il valore legale del titolo, chiunque con qualunque tipo di laurea (filosofia, chimica, lettere etc) potrebbe partecipare a qualunque tipo di concorso o abilitazione (e, dunque, abilitarsi alla professione di avvocato). E a te, che hai studiato giurisprudenza per diversi anni e non sei ancora riuscito ad abilitarti, non interessa nulla? Ritengo che la questione dovrebbe, invece, interessarti e anche molto..... Colleghi, NO ALL'ABOLIZIONE DEL VALORE LEGALE DEI TITOLI Avvocati solo i dottori in giurisprudenza provenienti da università serie (possibilmente pubbliche) | |
Da: NO ALL''ABOLIZIONE DEL VALORE LEGALE DEI TITOLI | 24/03/2012 16:37:17 |
VOTATE NO all'abolizione del valore legale dei titoli nella Consultazione pubblica indetta dal Governo sul sito: miur.it | |
Da: COSA CAMBIA: cambia tutto (e in peggio!) | 24/03/2012 16:48:17 |
UNIONE STUDENTI EUROPEI In una nota l'organizzazione che rappresenta 11 milioni di universitari europei: "Preoccupatissimi dal Governo italiano, il rischio è meno qualità " L'ESU ( European Students' Union, rete di organizzazioni con sede a Bruxelles che raccoglie 45 unioni nazionali degli studenti da 38 Paesi europei e rappresenta più di 11 milioni di studenti in Europa ) teme che la deregolamentazione del settore dell'alta formazione avrà un impatto molto negativo sul futuro delle lauree universitarie. Nel tentativo di liberalizzare l'economia, il Governo italiano vuole dare alle università carta bianca su chi può dare diplomi universitari e vuole abolire il valore legale delle lauree. "Questa idea deve essere abbandonata il prima possibile perché potrebbe condurre ad una perdita della qualità dei corsi universitari" dice Allan Pall, Presidente dell'ESU. Il Governo Italiano, recentemente insediato, vuole superare l'attuale sistema di accreditamento per le lauree universitarie. Secondo Roma, non c'è bisogno di alcuna regola di accreditamento, ma il mercato svolgerà il suo ruolo: i buoni corsi universitari ci saranno ancora mentre i corsi "cattivi" (di scarsa qualità ) smetteranno di esistere. L'ESU teme in ogni caso che questo potrebbe condurre alla perdita di ogni riconoscimento legale del titolo di studio. Pall continua : "Chiediamo al Governo italiano di proteggere con attenzione il valore legale della laurea e di destinare più risorse all'alta formazione invece di tagliarle". Siccome questo progetto ha causato forti proteste da differenti soggetti del mondo universitario, tra cui in primis l'UDU-Unione degli Universitari (membro dell'ESU), il Governo italiano ha deciso di posporre l'adozione del decreto di circa un mese". Pall conclude : "Questo non è semplicemente un settore di mercato come gli altri. Riguarda il futuro delle persone, il futuro della società . Non può semplicemente essere lasciato al libero mercato che, come abbiamo potuto vedere negli scorsi anni, è tutt'altro che perfetto". Dichiara Michele Orezzi, coordinatore dell'UDU: "l'abolizione del valore legale del titolo di studi spingerebbe ancora di più fenomeni di corruzione e mal funzionamento nei concorsi e nell'accesso alle professioni. Oggi infatti anche il classico "raccomandato" per poter accedere ad un concorso o ad una determinata professione deve dimostrare, tramite un percorso universitario fatto di numerosi esami, di aver acquisito un certo bagaglio di conoscenze e competenze. L'abolizione del valore legale per le lauree consentirebbe una maggiore proliferazione delle fabbriche di titoli, magari telematiche, per sfornare, dietro raccomandazione o alto pagamento, titoli che avrebbero lo stesso valore di una laurea vera. Chi si farebbe operare da un medico laureato in Giurisprudenza in un'università telematica? E chi si farebbe difendere legalmente da un laureato in Lettere in uno dei tanti campus universitari pubblicizzati sugli spazi pubblicitari dei social network?". Conclude Orezzi: "Le priorità sono altre, partendo dal Diritto allo studio dove siamo gli ultimi in Europa per investimenti. Se si vuole garantire la qualità si riinizi ad investire nell'Università e magari, pensare di abolire le università telematiche, e non il valore legale del titolo di studi ". Elvira Ricotta Adamo elvira.manila@gmail.com | |
Da: x COSA CAMBIA?: cambia tutto e in peggio! | 24/03/2012 17:14:04 |
IL MANIFESTO BLOG Quinto Stato Dal precariato al lavoro autonomo. A cura di Roberto Ciccarelli Valore legale della laurea: via alla consultazione-truffa Con il referendum telematico sull'abolizione del valore legale del titolo di studio il governo dei professori ha superato la linea d'ombra dell'approssimazione per raggiungere la spiaggia della manipolazione. Il questionario a risposta multipla pubblicato ieri sul sito del ministero dell'istruzione e sottoposto al giudizio della cittadinanza è composto da 15 quesiti con due risposte certe e una tendenziosa. All'inizio, l'andamento è apparentemente neutrale («Come giudicate la necessità di possedere uno specifico titolo di studio per poter esercitare una determinata professione?», oppure: «Ritenete necessario il possesso di uno specifico titolo di studio per l'accesso al pubblico impiego?»). Dopo avere scaldato i motori, e rassicurato sulla presunta oggettività della consultazione, gli estensori perdono le remore e impostano una sequenza di domande che presuppongono l'abolizione del valore legale. Ad esempio: «Per quali finalità ritenete possa essere utile una differenziazione tra titoli di studio nominalmente equivalenti?». E poi: «Ai fini di un'eventuale differenziazione di titoli di studio [...], quali valutazioni ritenete che dovrebbero rilevare?». In questi casi, chi non intende rispondere né A né B, poiché entrambe le risposte esprimono l'adesione alla prospettiva abolizionista, viene relegato in C, lì dove tutte le vacche sono nere. Così facendo il ministero inserisce i contrari in una percentuale di incerti che non potranno motivare le ragioni del loro voto. Al momento delle percentuali finali, dunque, queste persone verranno inserite nella categoria degli incerti, oppure dei «non so», insomma di coloro che non sanno cosa rispondere e sottoscrivono la terza via sempre perdente. Vecchi trucchi ricorrenti sin dal tempo degli esami per la patente, e ampiamente riconoscibili per chi si danna nei test d'ingresso ai corsi di laurea, oppure nelle preselezioni ai concorsi pubblici (che, com'è noto si svolgono prima di valutare il valore legale della laurea o le competenze di un candidato davanti alla commissione). La consultazione terminerà il prossimo 24 aprile, ma gli studenti sono stati velocissimi a formulare un'analisi: «Non è una consultazione ma - spiega Michele Orezzi dell'Udu - un tentativo di fuorviare la realtà e indirizzare la consultazione». La richiesta è di ritirare immediatamente la consultazione, definita «un'operazione di mistificazione di massa», e di coinvolgere il Consiglio nazionale degli studenti (Cnsu) e il Consiglio Universitario Nazionale (Cun). Di «truffa» parla il coordinamento universitario Link secondo il quale «il percorso a ostacoli è molto complesso per uno studente». «La consultazione - ha aggiunto il portavoce Luca Spadon - non può ridursi ad un plebiscito finalizzata a legittimare una linea politica già stabilita a priori». In questa operazione i dottorandi dell'Adi riscontrano l'intenzione del governo di penalizzare «le università territorialmente svantaggiate», ciioè una divisione tra l'«eccellenza» degli atenei del Nord e la «serie B» di quelli del Sud. «Continua la campagna accademico-mediatica non tanto, per il momento, per abolire il valore legale del titolo, ma - commenta l'Andu (Associazione nazionale docenti universitari) - per azzerare il valore del voto della laurea e sostituirlo con il valore dell'Università che rilascia il titolo». Circola tra gli studenti e i ricercatori nelle ore che precedono l'assemblea a Bologna «Università bene comune» una doppia ipotesi: boicottare la consultazione, oppure promuovere un sondaggio alternativo. Un successo del 70 o 80% permetterebbe al governo «liberalizzatore» di festeggiare un nuovo scalpo, dopo quello della Cgil sull'articolo 18. E' possibile seguire l'elaborazione delle proposte alternartive su facebook. Il gruppo si chiama "Consultazione valore legale" di Roberto Ciccarelli pubblicato il 22 marzo 2012 | |
Da: No all''abolizione del valore legale dei Titoli acc | 24/03/2012 17:38:18 |
da larepubblica.it Abolire il valore legale della laurea? Mondo economico vs mondo accademico Diverse proposte di legge, tutte del centrodestra, per il cambiamento. E in Senato è stata avviata un'indagine conoscitiva. C'è chi suggerisce la liberalizzazione, sul modello Usa, con tanto di "rating" degli atenei e chi teme che i cittadini siano meno tutelati e aumentino le disuguaglianze sociali di SALVO INTRAVAIA E se la laurea anche in Italia perdesse il proprio "valore legale", come negli Stati Uniti? Se, cioè, smettesse di avere lo stesso valore se conseguita a Catania o a Milano, assumendo invece un valore diverso in base all'ateneo che la rilascia? Cosa accadrebbe nel nostro Paese? Dell'abolizione del valore legale del diploma di laurea si parla in questi giorni in Parlamento, nell'ambito dell'indagine conoscitiva avviata dal Senato sul tema "Effetti connessi all'eventuale abolizione del valore legale del diploma di laurea". Il mondo economico considera il valore legale del titolo di studio ormai superato e spinge perché l'inutile orpello venga abolito quanto prima. Il mondo accademico, e non solo, è invece contrario e mette in guardia dalle ripercussioni di una simile scelta. Intanto, in Parlamento sono diverse le proposte di legge sull'argomento, tutte del centrodestra. Ma cosa vuol dire abolire il valore legale di un titolo di studio, laurea o diploma che sia? Perché un titolo di studio deve avere un valore legale? A spiegarlo in modo chiaro è lo stesso direttore Education di Confindustria, Claudio Gentili, ascoltato dalla commissione Cultura del Senato lo scorso 25 maggio. "Nelle intenzioni del legislatore, il valore legale del titolo di studio doveva essere un 'marchio di qualità ' concesso dallo Stato alle università ", che avrebbero dovuto "garantire ai cittadini la qualità della formazione universitaria". "I cittadini - continua Gentili - che si servono di professionisti, le imprese e il settore pubblico che assumono laureati sarebbero stati così garantiti sulla qualità delle competenze di quelle persone in base a curricula certificati". Ma, sempre secondo Confindustria, "il vero limite del valore legale sta nel suo uso formalistico che spesso ha ottenuto risultati opposti a quelli desiderati". "Abrogare il valore legale potrebbe significare - spiega il presidente della Crui, la conferenza dei rettori italiani - liberalizzare la formazione universitaria, lasciando che chiunque possa istituire una 'università ' e che il mercato faccia da regolatore del valore, sostanziale e non formale, dei titoli rilasciati". Ma non solo. Per accedere alla Pubblica amministrazione o alle professioni, oggi, è richiesto un determinato titolo accademico o di istruzione superiore avente valore legale. "Abrogare tale riconoscimento vorrebbe dire consentire l'accesso ai concorsi pubblici a chiunque, indipendentemente dagli studi compiuti, o che chiunque potrebbe sostenere l'esame di abilitazione alle professioni di avvocato, ingegnere o medico senza essere laureato in giurisprudenza, ingegneria o medicina" (...) Anche gli ordini professionali manifestano forti perplessità . Dopo una lunghissima disamina della questione, il Consiglio nazionale forense conclude che in Italia "mancano le fondamentali precondizioni necessarie a che l'abolizione del valore del titolo di studio universitario ai fini di abilitazioni e concorsi pubblici possa dare dei concreti e dimostrabili benefici". E per non rimanere sul vago, il Consiglio nazionale degli ingegneri ritiene che "stante l'attuale quadro normativo, l'abolizione del valore legale del titolo di studio, comporterebbe un indebolimento della già ridotta capacità dell'Ordine degli ingegneri di garantire la qualità delle prestazioni dei propri iscritti". | |
Da: tutte stronzate ste rifortmwe | 24/03/2012 17:53:57 |
se non si manda a marcire questa politica di sto cazzo, presto diventermo più poveri dei paesi del nord africa, lora almneo hanno il petrolio e altro | |
Da: x tutti i Colleghi Praticanti | 24/03/2012 18:03:23 |
Dopo avere letto gli articoli, sono dell'idea che la Consultazione pubblica sull'abolizione del valore legale dei titoli accademici, forse sarebbe meglio boicottarla... comunque, è assurdo che tutte le lauree (prive di valore legale) diventino uguali e che, dunque, si possa partecipare ad ogni tipo di concorso o abilitazione con una laurea in chimica, scienze delle comunicazioni, filosofia, storia dell'arte etc... o peggio che la laurea in giurisprudenza possa essere data da un qualunque privato operante sul mercato (ad es. dall'università di XY), senza nessun tipo di controllo da parte degli organi centrali dello Stato | |
Da: x tutti i Colleghi Praticanti 2 | 24/03/2012 18:09:25 |
P.S. In assenza di controllo statale, chi garantirebbe che tutti i laureati in giurisprudenza hanno studiato le stesse materie ed ganno le medesime competenze? MAGARI GLI ORDINI? ?????!!!!!!!!! con l'esame-farsa e lo sbarramento occulto alla professione? E siamo nuovamente al punto di partenza........ è il cane che si morde la coda. | |
Da: x tutti i Colleghi Praticanti 2 | 24/03/2012 18:10:14 |
P.S. In assenza di controllo statale, chi garantirebbe che tutti i laureati in giurisprudenza hanno studiato le stesse materie ed hanno le medesime competenze? MAGARI GLI ORDINI? ?????!!!!!!!!! con l'esame-farsa e lo sbarramento occulto alla professione? E siamo nuovamente al punto di partenza........ è il cane che si morde la coda. | |
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