avete sbagliato concorso in gdf rambo non esiste dovevate fare cc e no gdf o meglio dire cc reparto ros li si che si fa una vita operativa almeno che non entriate nel reparto goa della gdf vi posto un articolo anche sepero entrarci in quel reparto e tecnicamente impossibile leggete
posso anche darvi il linck http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/09/05/una-vita-sotto-copertura-il-goa-professione.html
Una vita 'sotto copertura' il Goa, professione infiltrato Vivere sotto copertura per otto mesi, infiltrato in una banda di narcotrafficanti venuti dall' Albania. Consegnare una partita di eroina da venti chili e, quando i soldi passano di mano, estrarre manette e pistola al grido di «Guardia di Finanza, siete in arresto». Girare con microfoni nascosti nei vestiti o in macchina, portare a spasso i businessmen della polvere bianca tra alberghi, ristoranti e bordelli, vestirsi come un manager della coca. Costruire pezzo per pezzo una trappola complessa, inesorabile, che può frantumarsi in un attimo per il più stupido imprevisto. «Come quella volta che scendemmo da un traghetto a Bari con una macchina civile del ministero e i vigili urbani ci fermarono perché mancava l' assicurazione. Non ci avevamo pensato. Un casino tremendo, tutta la municipale attorno a noi, adrenalina a mille, i trafficanti che ci portavamo dietro sempre più nervosi, un' operazione durata più di un anno che rischiava di andare in malora...». E poi? Poi arrivano gli "angeli custodi", la squadra di copertura che accompagna sempre i militari infiltrati per proteggerli e intervenire in extremis. Uno, piuttosto attempato, simula un malore, un vigile urbano si avvicina per soccorrerlo e il finanziere riesce a soffiargli nell' orecchio una parola di avvertimento: «Lasciate stare, è un' inchiesta antidroga sotto copertura, siamo finanzieri...». I vigili si allontanano. Scampato pericolo, si va avanti. Storie pazzesche che sembrano ricalcate sulla trama del film di Mike Newell "Donnie Brasco"(con un malinconico, grandissimo Al Pacino) e che sono cronaca degli ultimi anni: quello che alle conferenze stampa nessuno racconta, il retroscena che non viene mai fuori. Vicende di confidenti prezzolati o di informatori leali che vendono i complici per odio, per rabbia o per uno sconto di pena. Migliaia di intercettazioni a gente che, per abitudine, cambia scheda telefonica ogni settimana. Trasferte oltreconfine, rapporti di lavoro con poliziotti balcanici o turchi in odor di corruzione e collusione. Appuntamenti in una hall a cinque stelle trasformati in una trappola, dove tutti i camerieri, tutti gli inservienti e i facchini hanno la calibro 9 nascosta dietro la schiena e aspettano solo il momento di entrare in azione. Agguati, imboscate, arresti. Te la raccontano piatta, senza enfasi, come se fosse la cosa più normale del mondo la vita spericolata dei finanzieri del Goa di Roma, il Gruppo operativo antidroga, fiore all' occhiello delle Fiamme Gialle, un' equipe specializzata sotto la direzione del comandante provinciale colonnello Giuseppe Zafarana, l' unico nome che può comparire su queste pagine visto che gli "infiltrati speciali", per forza di cose, resteranno anonimi. Lavorano quasi esclusivamente con la direzione distrettuale antimafia, conoscono a memoria la legge sul traffico di stupefacenti e le sue facilitazioni (la consegna controllata, l' infiltrazione nelle gang, le normative internazionali) e non scendono mai sotto il livello dei veri "narcos": dai gangster albanesi, brutali e imprevedibili, ai pericolosissimi mafiosi turchi, dai mammasantissima di Cosa Nostra o della n' drangheta agli spavaldi, pittoreschi, sudamericani della cocaina. «I cinesi? No, ci piacerebbe molto occuparcene ma non risulta che siano coinvolti in grossi traffici di droga: evidentemente si dedicano di altri affari». Non arresteranno mai spacciatori di medio calibro e i "cavalli", i corrieri, proprio non li interessano. Pesci piccoli, roba da territoriale. Nucleo regionale di polizia tributaria, via dell' Olmata, un dedalo di box arredati con poster (molti dei quali pericolosamente nostalgici), magliette appese alle pareti, gagliardetti, calendari del corpo, insomma, tutta la paccottiglia di rigore. Nell' ufficio del comandante del Goa (niente nomi) spicca un fucile mitragliatore con puntatore laser: «Falsissimo, è una replica ad aria compressa ma è un bel giocattolo». Il maggiore sardo, 36 anni, è allegro, ironico, simpaticissimo. All' anulare, gli brilla una fede d' oro bianco che si è infilata un mese fa, quando si è sposato. «Mia moglie? Credo che non abbia ancora capito bene in cosa consiste il mio lavoro...Da quando ci conosciamo non sono mai partito in missione, aspetto ancora un po' per spiegarle bene come funziona...». Il suo braccio destro, un luogotenente alto e scarno, dai capelli bianchi e un' esperienza pluridecennale sul campo porta il "Tau" francescano al collo e interviene di rado. Sono due veterani che hanno praticamente abolito la gerarchia e s' intendono con uno sguardo: la tipica confidenza degli uomini di prima linea, abituati a coprirsi le spalle uno con l' altro. «Le reclute, a volte, le prendiamo fresche di accademia, più malleabili, oppure scegliamo finanzieri con un' esperienza operativa nei Baschi Verdi o in altri reparti specializzati. Comunque sia, prima che comincino a capire qualcosa e a produrre risultati, ci vogliono almeno quattro anni di formazione». Prima fase: full immersion nelle leggi sul traffico di droga, un vero e proprio corso avanzato di giurisprudenza e tecniche investigative. Seconda fase: i primi passi in azione, sempre accompagnato e sorvegliato da un militare anziano. Poi, molti anni dopo, il militare sarà pronto per la sua prima missione sotto copertura. E, nel frattempo, avrà imparato a memoria il Vangelo del Goa: neanche la tua famiglia deve sapere, esattamente, cosa stai facendo. L «La regola di un buon infiltrato? Parlare poco, ascoltare molto e stare sempre, sempre di punta. Devi pensare alla tua sicurezza, ma anche a quella delle persone che devi arrestare». Come i due trafficanti romani presi in ostaggio da una gang di turchi a Istanbul per una partita di cocaina da 100 mila euro e che il Goa andò a liberare sul posto prima di schiaffarli in galera. O gli spacciatori di Afragola che cercavano "Pepè", il loro contatto e che rimasero talmente sbalorditi da non riuscire a spiccicar parola per ore quando capirono di essersi fatti imbrogliare. «E noi ci divertivamo a sfotterli: Pepè, Pepè...Per divertirci, prima di ammanettarli, li abbiamo fatti girare a vuoto per ore». «Una volta ho provato quasi rimorso ad arrestare un trafficante - racconta il maggiore - Trattava eroina, vero, ma era una persona incredibile: parlava solo della moglie e dei figli, era un vero padre di famiglia. Non dico che eravamo diventati amici, perché non può succedere ma mi faceva pena. Quando ha realizzato chi ero, che lo avevo preso in giro per tutti quei mesi, ha detto solo: va bene, capisco il tuo lavoro. Aveva le lacrime agli occhi».
un lavoro per poche persone in gdf se no fate cc rambo esiste per pochissime persone
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