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Docenti indonei : dove andremo ? Cosa faremo ? chi siamo ?
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Da: Er Siculo14/01/2013 06:16:36
Buona giornata alla ciurma.........

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 06:50:26
Buongiorno a te.
Ta mangiasti a sira a capricciosa ahahah

Da: HolidayEquipe=Boh14/01/2013 08:13:19
buongiorno alla combriccola
per chi si occupasse degli alunni....mi viene in mente morolto, sulla intranet ci sono le faq delle iscrizioni on line aggiornate al 10 gennaio.

Da: Er Siculo14/01/2013 08:19:16
Sabato......pizza......oggi chissà quanti pazzi.....contro noi...ahahahahah

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 08:55:21
Siculo magari fossero dei pazzi. Il pazzo ce l'ha il colpo del genio. Ma questi hanno il cervello colpito di stupidaggini ahahah. Bona accuuminciamu a iunata ahahah

Da: morolto 14/01/2013 11:19:13
in anteprima la lettera dei cobas di cui vi ho parlato ieri,verra mandata in tutte le istituzioni scolastiche italiane con un modulo unico per tutti gli AA da compilare con i propri dat anagrafici.La lettera dei cobas verra' mandata anche ai politici ai sindacati ed ai ministri competenti.Stiamo pensando come ulteriore protesta di boicottare i politici con i voti degli ata-inidonei e parenti(si racimolerebbero parecchi voti). ecco la lettera http://blog.libero.it/copdus/

E' disponibile l'App ufficiale di Mininterno per Android.
Scaricala subito GRATIS!

Da: HolidayEquipe=boh14/01/2013 11:34:29
stampata e consegnata ai colleghi.

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 11:44:07
Morolto mi dispiace dirlo ma nn puoi dire ke boicotti. IO HO UN VOTO X FAR VALERE I MIEI DIRITTI QUELLO KE DICI O FAI É ILLEGALE. TU PUOI PARLARE SOLO X TE

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 11:59:23
Infatti l'art rispetto a quelli precedenti dice di impossibilitá degli inidonei di passare A.A. Di legge iniquia e via dicendo. La differenza fra quello ke veniva scritto prima e di come scrivono ora è diverso.. SECONDO ME LA COSA GIUSTA É TRATTARE E NN BOICOTTARE

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 12:32:52
venunu sparunu 4 minghiati e scappunu. comu ci vo fari n'arraggiunamentu seriu scappunu.

Da: morolto 14/01/2013 12:41:01
per boicottare intendevo trattare........come dici tu,altr il voto se lo scordano

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 12:45:54
Morolto scusa ma cè na bella diffrenza

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 12:47:17
Tanto x capirci. Io già so x ki votare e nn da adesso

Da: Er Siculo14/01/2013 13:08:19
Io voto per il partito della pagnottahahahahah........adduma na canna araboooooooo

Da: galogero14/01/2013 13:10:28
giorno gente :)

Da: galogero14/01/2013 13:39:06
PASSATEVI IL TEMPO!!!!!!!
Riforme della pubblica amministrazione alle calende greche. Tranne che non si tratti di interventi mediante i deprecabili tagli lineari, spessissimo le grandi riforme della pubblica amministrazione sono destinate a rimanere pie intenzioni, scolpite, però, su Gazzetta Ufficiale. Il timore è che gli interventi sull'organizzazione dello stato e sull'attività della pubblica amministrazione contenute nelle innumerevoli manovre di sviluppo del 2012 non avranno un destino diverso dal solito.

A cominciare dal riordino delle province, oggetto della bellezza di 4 interventi normativi nel volgere di 13 mesi. Prima il decreto «salva Italia», il dl 201/2011, convertito in legge 214/2011; poi, la spending review, il dl 95/2012, convertito in legge 135/2012; poi, ancora, il decreto legge mai convertito 188/2012 che avrebbe dovuto compiere definitivamente il taglio e l'accorpamento degli enti e, infine, la legge di stabilità per il 2013, la legge 228/2012 che rinvia tutto a tempi migliori.

L'articolo 1, comma 115, della legge di stabilità di fatto fa ritornare le lancette indietro di un anno, tornando esattamente al punto di partenza: l'intenzione, cioè, di realizzare una complessiva riforma dell'ente provincia, fondato su alcuni punti fondamentali. In particolare, la trasformazione in enti di secondo grado, con gli organi di governo dimagriti a causa della soppressione delle giunte ed eletti non direttamente dal corpo elettorale, bensì dai consiglieri dei comuni facenti parte della circoscrizione provinciale.

Il secondo punto dell'attesa riforma è la modifica appunto delle circoscrizioni. Per ridurre il numero degli enti, occorre accorparli, renderli più ampi, aggregando alcune province ad altre. Il terzo punto è il ridisegno della sfera delle competenze e delle funzioni, che le linee direttive delle tentate riforme del 2012 vorrebbero in gran parte attribuire ai comuni o alle regioni, a seconda che il loro esercizio fosse stato assegnato alle province da leggi frutto della potestà legislativa esclusiva dello Stato o della potestà legislativa concorrente/residuale delle regioni, lasciando alle province solo un nucleo molto contenuto di competenze.

Il quarto punto consiste nel trasferimento del personale e di tutte le risorse strumentali e finanziarie dalle province ai comuni o alle regioni, indispensabile per il completamento del disegno. Proprio il rinvio dell'attuazione del riordino contenuto nell'articolo 1, comma 115, della legge 228/2012 rivela quanto complesso sia il compito di portare a termine il riordino.

La legge di stabilità ha assegnato un altro anno di tempo, sia allo stato, sia alle regioni, per giungere alla riforma. È evidente che il tempo reale a disposizione sarà molto inferiore. Fino a febbraio, quando vi saranno le elezioni, l'argomento sarà forse solo oggetto di impegni da campagna elettorale. Poi, tra avvio del funzionamento del parlamento, procedura di nomina del governo, elezione del presidente della repubblica e attivazione dei primi atti legislativi e normativi, è facile immaginare che si arrivi a fine primavera o inizio estate senza ancora nulla di concreto per attuare la riforma.

E, probabilmente, nel momento in cui il dossier-province verrà nuovamente messo ai primi punti dell'ordine del giorno sarà oggetto di ampie modifiche, necessarie a migliorare di molto un processo di riordino che è fallito per l'eccessiva sua frettolosità e tecnicità.

Un altro rinvio che ormai si trascina da tre anni riguarda l'attivazione del cosiddetto «federalismo fiscale» ma, in particolare, del sistema per determinare uno standard dei fabbisogni e della spesa, tale da classificare gli enti locali in fasce di merito, ai fini della determinazione di regole e sanzioni graduate per il patto di stabilità.

L'articolo 1, comma 428, della legge 228/2012 rinvia di un altro anno l'entrata in vigore di una serie parametri di virtuosità (per esempio i costi standard, il rapporto corretto tra spesa del personale e spesa corrente, l'equilibrio di parte corrente, il tasso di copertura dei costi dei servizi a domanda individuale), nonché la previsione dei fattori correttivi del tasso degli occupati e del valore catastale ai fini della determinazione dei parametri di virtuosità.

Il prolungamento dell'attesa di queste disposizioni vanifica, nei fatti, ogni possibilità di modificare l'assetto della finanza locale e di regolare i trasferimenti dello stato così da commisurarli alla capacità impositiva e alle corrette necessità di spesa. Un altro tema che da sempre risulta oggetto di proclami o di riforme soprattutto della carta o delle intenzioni è quello del lavoro pubblico.

La legge 92/2012, la cosiddetta riforma-Fornero, all'articolo 1, commi 7 e 8, rinvia ad un'iniziativa del ministro della funzione pubblica l'armonizzazione della riforma del lavoro privato con le peculiari regole del lavoro pubblico. Tale rinvio, nel corso del 2012 ha fruttato solo un fantomatico protocollo tra Palazzo Vidoni e alcune sigle sindacali, per altro volto più che altro a modificare alcune regole sulla valutazione della produttività della riforma-Brunetta, in parte confluire nella spending review.

Dell'attuazione del protocollo si è persa qualsiasi traccia, così come dell'iniziativa legislativa di armonizzazione, che risulterebbe particolarmente urgente e indispensabile, per mettere un punto fermo sulla questione dell'applicabilità anche al lavoro pubblico della riforma dell'articolo 18 e delle nuove regole sul lavoro a tempo determinato.



Riforme della pubblica amministrazione alle calende greche. Tranne che non si tratti di interventi mediante i deprecabili tagli lineari, spessissimo le grandi riforme della pubblica amministrazione sono destinate a rimanere pie intenzioni, scolpite, però, su Gazzetta Ufficiale. Il timore è che gli interventi sull'organizzazione dello stato e sull'attività della pubblica amministrazione contenute nelle innumerevoli manovre di sviluppo del 2012 non avranno un destino diverso dal solito.

A cominciare dal riordino delle province, oggetto della bellezza di 4 interventi normativi nel volgere di 13 mesi. Prima il decreto «salva Italia», il dl 201/2011, convertito in legge 214/2011; poi, la spending review, il dl 95/2012, convertito in legge 135/2012; poi, ancora, il decreto legge mai convertito 188/2012 che avrebbe dovuto compiere definitivamente il taglio e l'accorpamento degli enti e, infine, la legge di stabilità per il 2013, la legge 228/2012 che rinvia tutto a tempi migliori.

L'articolo 1, comma 115, della legge di stabilità di fatto fa ritornare le lancette indietro di un anno, tornando esattamente al punto di partenza: l'intenzione, cioè, di realizzare una complessiva riforma dell'ente provincia, fondato su alcuni punti fondamentali. In particolare, la trasformazione in enti di secondo grado, con gli organi di governo dimagriti a causa della soppressione delle giunte ed eletti non direttamente dal corpo elettorale, bensì dai consiglieri dei comuni facenti parte della circoscrizione provinciale.

Il secondo punto dell'attesa riforma è la modifica appunto delle circoscrizioni. Per ridurre il numero degli enti, occorre accorparli, renderli più ampi, aggregando alcune province ad altre. Il terzo punto è il ridisegno della sfera delle competenze e delle funzioni, che le linee direttive delle tentate riforme del 2012 vorrebbero in gran parte attribuire ai comuni o alle regioni, a seconda che il loro esercizio fosse stato assegnato alle province da leggi frutto della potestà legislativa esclusiva dello Stato o della potestà legislativa concorrente/residuale delle regioni, lasciando alle province solo un nucleo molto contenuto di competenze.

Il quarto punto consiste nel trasferimento del personale e di tutte le risorse strumentali e finanziarie dalle province ai comuni o alle regioni, indispensabile per il completamento del disegno. Proprio il rinvio dell'attuazione del riordino contenuto nell'articolo 1, comma 115, della legge 228/2012 rivela quanto complesso sia il compito di portare a termine il riordino.

La legge di stabilità ha assegnato un altro anno di tempo, sia allo stato, sia alle regioni, per giungere alla riforma. È evidente che il tempo reale a disposizione sarà molto inferiore. Fino a febbraio, quando vi saranno le elezioni, l'argomento sarà forse solo oggetto di impegni da campagna elettorale. Poi, tra avvio del funzionamento del parlamento, procedura di nomina del governo, elezione del presidente della repubblica e attivazione dei primi atti legislativi e normativi, è facile immaginare che si arrivi a fine primavera o inizio estate senza ancora nulla di concreto per attuare la riforma.

E, probabilmente, nel momento in cui il dossier-province verrà nuovamente messo ai primi punti dell'ordine del giorno sarà oggetto di ampie modifiche, necessarie a migliorare di molto un processo di riordino che è fallito per l'eccessiva sua frettolosità e tecnicità.

Un altro rinvio che ormai si trascina da tre anni riguarda l'attivazione del cosiddetto «federalismo fiscale» ma, in particolare, del sistema per determinare uno standard dei fabbisogni e della spesa, tale da classificare gli enti locali in fasce di merito, ai fini della determinazione di regole e sanzioni graduate per il patto di stabilità.

L'articolo 1, comma 428, della legge 228/2012 rinvia di un altro anno l'entrata in vigore di una serie parametri di virtuosità (per esempio i costi standard, il rapporto corretto tra spesa del personale e spesa corrente, l'equilibrio di parte corrente, il tasso di copertura dei costi dei servizi a domanda individuale), nonché la previsione dei fattori correttivi del tasso degli occupati e del valore catastale ai fini della determinazione dei parametri di virtuosità.

Il prolungamento dell'attesa di queste disposizioni vanifica, nei fatti, ogni possibilità di modificare l'assetto della finanza locale e di regolare i trasferimenti dello stato così da commisurarli alla capacità impositiva e alle corrette necessità di spesa. Un altro tema che da sempre risulta oggetto di proclami o di riforme soprattutto della carta o delle intenzioni è quello del lavoro pubblico.

La legge 92/2012, la cosiddetta riforma-Fornero, all'articolo 1, commi 7 e 8, rinvia ad un'iniziativa del ministro della funzione pubblica l'armonizzazione della riforma del lavoro privato con le peculiari regole del lavoro pubblico. Tale rinvio, nel corso del 2012 ha fruttato solo un fantomatico protocollo tra Palazzo Vidoni e alcune sigle sindacali, per altro volto più che altro a modificare alcune regole sulla valutazione della produttività della riforma-Brunetta, in parte confluire nella spending review.

Dell'attuazione del protocollo si è persa qualsiasi traccia, così come dell'iniziativa legislativa di armonizzazione, che risulterebbe particolarmente urgente e indispensabile, per mettere un punto fermo sulla questione dell'applicabilità anche al lavoro pubblico della riforma dell'articolo 18 e delle nuove regole sul lavoro a tempo determinato.

Riforme della pubblica amministrazione alle calende greche. Tranne che non si tratti di interventi mediante i deprecabili tagli lineari, spessissimo le grandi riforme della pubblica amministrazione sono destinate a rimanere pie intenzioni, scolpite, però, su Gazzetta Ufficiale. Il timore è che gli interventi sull'organizzazione dello stato e sull'attività della pubblica amministrazione contenute nelle innumerevoli manovre di sviluppo del 2012 non avranno un destino diverso dal solito.

A cominciare dal riordino delle province, oggetto della bellezza di 4 interventi normativi nel volgere di 13 mesi. Prima il decreto «salva Italia», il dl 201/2011, convertito in legge 214/2011; poi, la spending review, il dl 95/2012, convertito in legge 135/2012; poi, ancora, il decreto legge mai convertito 188/2012 che avrebbe dovuto compiere definitivamente il taglio e l'accorpamento degli enti e, infine, la legge di stabilità per il 2013, la legge 228/2012 che rinvia tutto a tempi migliori.

L'articolo 1, comma 115, della legge di stabilità di fatto fa ritornare le lancette indietro di un anno, tornando esattamente al punto di partenza: l'intenzione, cioè, di realizzare una complessiva riforma dell'ente provincia, fondato su alcuni punti fondamentali. In particolare, la trasformazione in enti di secondo grado, con gli organi di governo dimagriti a causa della soppressione delle giunte ed eletti non direttamente dal corpo elettorale, bensì dai consiglieri dei comuni facenti parte della circoscrizione provinciale.

Il secondo punto dell'attesa riforma è la modifica appunto delle circoscrizioni. Per ridurre il numero degli enti, occorre accorparli, renderli più ampi, aggregando alcune province ad altre. Il terzo punto è il ridisegno della sfera delle competenze e delle funzioni, che le linee direttive delle tentate riforme del 2012 vorrebbero in gran parte attribuire ai comuni o alle regioni, a seconda che il loro esercizio fosse stato assegnato alle province da leggi frutto della potestà legislativa esclusiva dello Stato o della potestà legislativa concorrente/residuale delle regioni, lasciando alle province solo un nucleo molto contenuto di competenze.

Il quarto punto consiste nel trasferimento del personale e di tutte le risorse strumentali e finanziarie dalle province ai comuni o alle regioni, indispensabile per il completamento del disegno. Proprio il rinvio dell'attuazione del riordino contenuto nell'articolo 1, comma 115, della legge 228/2012 rivela quanto complesso sia il compito di portare a termine il riordino.

La legge di stabilità ha assegnato un altro anno di tempo, sia allo stato, sia alle regioni, per giungere alla riforma. È evidente che il tempo reale a disposizione sarà molto inferiore. Fino a febbraio, quando vi saranno le elezioni, l'argomento sarà forse solo oggetto di impegni da campagna elettorale. Poi, tra avvio del funzionamento del parlamento, procedura di nomina del governo, elezione del presidente della repubblica e attivazione dei primi atti legislativi e normativi, è facile immaginare che si arrivi a fine primavera o inizio estate senza ancora nulla di concreto per attuare la riforma.

E, probabilmente, nel momento in cui il dossier-province verrà nuovamente messo ai primi punti dell'ordine del giorno sarà oggetto di ampie modifiche, necessarie a migliorare di molto un processo di riordino che è fallito per l'eccessiva sua frettolosità e tecnicità.

Un altro rinvio che ormai si trascina da tre anni riguarda l'attivazione del cosiddetto «federalismo fiscale» ma, in particolare, del sistema per determinare uno standard dei fabbisogni e della spesa, tale da classificare gli enti locali in fasce di merito, ai fini della determinazione di regole e sanzioni graduate per il patto di stabilità.

L'articolo 1, comma 428, della legge 228/2012 rinvia di un altro anno l'entrata in vigore di una serie parametri di virtuosità (per esempio i costi standard, il rapporto corretto tra spesa del personale e spesa corrente, l'equilibrio di parte corrente, il tasso di copertura dei costi dei servizi a domanda individuale), nonché la previsione dei fattori correttivi del tasso degli occupati e del valore catastale ai fini della determinazione dei parametri di virtuosità.

Il prolungamento dell'attesa di queste disposizioni vanifica, nei fatti, ogni possibilità di modificare l'assetto della finanza locale e di regolare i trasferimenti dello stato così da commisurarli alla capacità impositiva e alle corrette necessità di spesa. Un altro tema che da sempre risulta oggetto di proclami o di riforme soprattutto della carta o delle intenzioni è quello del lavoro pubblico.

La legge 92/2012, la cosiddetta riforma-Fornero, all'articolo 1, commi 7 e 8, rinvia ad un'iniziativa del ministro della funzione pubblica l'armonizzazione della riforma del lavoro privato con le peculiari regole del lavoro pubblico. Tale rinvio, nel corso del 2012 ha fruttato solo un fantomatico protocollo tra Palazzo Vidoni e alcune sigle sindacali, per altro volto più che altro a modificare alcune regole sulla valutazione della produttività della riforma-Brunetta, in parte confluire nella spending review.

Dell'attuazione del protocollo si è persa qualsiasi traccia, così come dell'iniziativa legislativa di armonizzazione, che risulterebbe particolarmente urgente e indispensabile, per mettere un punto fermo sulla questione dell'applicabilità anche al lavoro pubblico della riforma dell'articolo 18 e delle nuove regole sul lavoro a tempo determinato.

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 14:43:49
U putiutu copiari n'autri 9 voti ahah

Da: Er Siculo14/01/2013 14:55:26
Ma che é........le mie prigioni di Calogero Pellico.....ahahahahahahah

Da: no indoneo14/01/2013 15:23:42
Ieri volevo dire che "indoneo" com'è scritto nel forum è ovviamente un errore colossale e poco piacevole. Per cui spero che qualcuno, chi può, lo corregga coll'esatto "inidoneo"!!

Da: HolidayEquipe 14/01/2013 15:30:25
lo puo' fare solo chi ha aperto la discussione o i moderatori del forum...
se ogni tanto invece di scrivere leggeste...anche quello che scrivono gli altri, non sarebbe un male...
A PROPOSITO...
























































CI SONO NOVITA'?
AHAHHAHA

Da: Er Siculo14/01/2013 16:49:59
Tutto.tace.....ahahahah ma como ci finio o prufessure......chisto si pirdio mezzo i vigne.......arabo chi fini facisti....si bello sazio e chino di vino...ahahahahahah
Boh dai un segno di vita.....calogero taddurmiscisti puro to......ahahahah

Da: Er Siculo14/01/2013 16:55:09
Ecco la novitá.....l'uomo del monte....pardon a mezza tacca del Chappet ha detto no....ahahahahaah....ma  a chi ancora non si é capito......segnalazione stradale..transito interotto....ahahahah.....la commedia continua.

Da: PASQUI 6814/01/2013 17:15:10
FABIANA .........

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 17:40:53
Ecco un grido d'allarme

Da: Er Siculo14/01/2013 17:50:27
Pasquale.......finiscilahahahah........dormono.......il transito é interrotto.....ahahahahah arabo sparamune na cannahahahah

Da: HolidayEquipe 14/01/2013 17:54:56
oggi c'e' un incontro profumo/sindacati...ma non so parla di noi...


questo significa che profumo continua...stoppiamolo...o questo chissa' che vuole fare...

forse a tutt'oggi la fortuna che e' il mef e mfp se la fanno alla larga...

Da: arabo  -banned!-14/01/2013 17:58:44
Ho saputo di un incontro nn so quanto sia vero. Dovrebberoi fecidere wualxosa ma nn il transito.

Da: HolidayEquipe 14/01/2013 18:02:50
si..su orizzonte si parla di riforma delle classi di concorso...
e' una cosa molto delicata quindi e' pazzesco che ormai a governo caduto..ancora questo continui a dettare legge...

Da: PARITARIA80 14/01/2013 18:13:47
....qlc mi puo' dire come mai a roma non si lavora??? qlc di voi e'inserito nella prima fascia a roma ???? help datemi notizie.....

Da: prof. Giacomo Serracci14/01/2013 18:25:24
E' da ieri sera che non sto bene. La mia malattia non mi dà tregua. Quando mi rimetterò un po', e speriamo prestissimo, scriverò con più verve.
Ciao sia ai Siculi simpatici e sia a tutti.

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