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15 dicembre 2011 - Atto giudiziario - Privato
2397 messaggi, letto 90920 volte
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Da: Floyd15/12/2011 10:22:06
Diddi quello da te menzionato è un orientamento vecchio della Cassazione

Da: frikkettina15/12/2011 10:22:24
ale sei online?

Da: FRAAAA2315/12/2011 10:22:34
NON SI CAPISCE NULLA..RIASSUMETE PER FAVORE

Da: sefkskd15/12/2011 10:22:59
SCUSATE IO SONO ANCORA ALLA RICERCA DELLA TRACCIA DI CIVILE...QUA L è?

Da: napoli 7815/12/2011 10:23:02
ragazzi help a chi seguo che voi sapete è di fiducia???

Da: orny7815/12/2011 10:23:18
PER DIDDI83
il tuo è unorientamento superato della cassazione: se leggi la sentenza per intero si capisce bene : Né, con riferimento specifico al problema della prova del prezzo, si potrebbe sostenere che la prova per testimoni sarebbe destinata soltanto ad integrare soltanto un elemento negoziale per il quale il requisito di forma è soddisfatto dal contratto simulato.
E' facile osservare che il prezzo è un elemento essenziale della vendita, per cui anch'esso deve risultare per iscritto e per intero quando per tale contratto è prevista la forma scritta ad substantiam, non essendo sufficiente che quest'ultima sussista in relazione alla manifestazione di volontà di vendere e di acquistare.
In altri termini, la prova per testimoni del prezzo dissimulato di una vendita immobiliare non riguarda un elemento accessorio del contratto, in relazione al quale non opera il divieto di cui all'articolo 2722 c.c., ma un elemento essenziale, con conseguente applicabilità delle limitazioni in tema di prova previste da tale disposizione.

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Da: io15/12/2011 10:23:24
secondo me hanno sbagliato la traccia

Da: eicesame2010 15/12/2011 10:23:52
RIASSUMETE PER  FAVORE LE GIUSTE SENTENZE????
CHI NN è GIURISTA NN CI CAPISCE NULLA!!!!
GRAZIE

Da: sannio15/12/2011 10:24:34
la traccia è impossibile !!!! si sono sbagliati !!!!
giusto per dire a roma ancora non hanno dettato

Da: Neko15/12/2011 10:24:40
Quand' anche fossimo in possesso delle tracce già a quest' ora, a casa serve tempo per elaborare il tutto, lì, invece, non possono scrivere prima della dettatura. Quindi è inutile affannarsi sulle false tracce postate ora.

Da: LUCY55515/12/2011 10:24:58
scusate, potreste riassumere gli atti? Non si capisce nulla ed io che non sono del campo vorrei poter aiutare...

Da: steee15/12/2011 10:24:59
moncooo aspetto teeeee!!!:)

Da: xxx15/12/2011 10:26:26
confermate la traccia di civile?

Da: ale-lecce15/12/2011 10:26:38
oggi è davvero difficile...:(((( un pensiero a tt i ragazzi rinchiusi da 3 gg.. e al mio ragazzo in particolare che sta facendo gli esami cn 38.5 di febbre!!!

Da: Arturo Bandini 15/12/2011 10:26:54
TRIBUNALE civile DI XXX
r.g. XXXX/2011
COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA
***
Per: Ditta Gamma, (P.I.XXX), in persona del legale rappresentante pro tempore in carica, con sede legale in …, via XXX, elettivamente domiciliata in XXX, via XXX, n. presso lo studio dell'Avv. XXX che la rappresenta e difende giusta delega a margine del presente atto;
Contro: sig.ri Tizio e Sempronio rappresentati e difesi dall'Avvocato XXX ed elettivamente domiciliati presso il Suo Studio in XXX, Via XXX n.XX.
Premesso
Con atto di citazione notificato in data XX.XX.2011 i sig.ri Tizio e Sempronio convenivano in giudizio, innanzi a codesto On.le Tribunale la Ditta Gamma al fine di sentirlo condannare alla restituzione della somma pagata in eccedenza per l'acquisto dell'immobile destinato a civile abitazione sito in XXX, alla via XXX, n. oltre agli accessori di legge, nonché alla condanna alla rifusione di spese, diritti ed onorari del presente giudizio.

Da: Avv_M@rco 15/12/2011 10:28:16
Tutte le sentenze postate sono contro la ditta gamma!!!

Da: x ale lecce15/12/2011 10:28:58
ale lecce la traccia è giusta????è quella già detta da qualcuno nelle pagine precedenti???

Da: 1115/12/2011 10:29:07

- Messaggio eliminato -

Da: nunzia15/12/2011 10:29:24
Luxor ha scritto al forum generico a pag 109  cosi controllate e verificate precisate sempre chi e pag e dove vedete le cose grazie mille

LA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE


SEZIONI UNITE CIVILI


Sentenza 26 marzo 2007, n. 7246


(Presidente Carbone - Relatore Triola)


Svolgimento del processo

Con atto di citazione notificato il 27 luglio 1992, I. P. e G. D., A. D., S. D. e R. T., questi ultimi quali eredi di F. D., convenivano in giudizio A. C. ed esponevano:

che, in base a contratto stipulato il 1 giugno 1990, i coniugi F. D. e I. P. avevano promesso di vendere ad A. C., che aveva promesso di acquistare, l'appartamento sito in xxxxx, al prezzo di lire 121.974.651;

che detto prezzo avrebbe dovuto essere, per una parte, corrisposto dalla C. mediante accollo di due mutui fondiari gravanti rispettivamente sull'immobile oggetto del contratto (per lire 28.902.836) e su altro immobile di proprietà dei promittenti venditori (per lire 80.757.918);

che, stipulato il 27 giugno 1990 il contratto di vendita, la compratrice si era accollato il solo mutuo gravante sull'immobile oggetto del contratto, ed aveva corrisposto le rate di entrambi i mutui fino al giugno 1991, omettendo però di pagare le successive rate semestrali del mutuo gravante sull'altro immobile;

che, richiesta dell'adempimento dagli eredi di F. D., nel frattempo deceduto, A. C. aveva rifiutato il pagamento;

che la compratrice era decaduta dal beneficio del termine ai sensi dell'articolo 1186 c.c. e, pertanto, essi attori avevano diritto alla corresponsione della parte residua del prezzo effettivamente convenuto, pari a lire 69.894.225;

che, su ricorso di essi attori, il Presidente del Tribunale, li aveva, con ordinanza del 17 giugno 1992, autorizzati ad eseguire sequestro conservativo sui beni di A. C. fino alla concorrenza di lire 70.000.000, imponendo cauzione di lire 20.000.000;

che il sequestro era stato eseguito mediante trascrizione, eseguita il 17 luglio 1992, del provvedimento sui registri immobiliari.

Sulla base di tali premesse, gli attori chiedevano: la convalida del sequestro conservativo concesso in loro favore con l'ordinanza del 19 giugno 1992; l'accertamento che il prezzo di vendita dell'immobile sopra indicato era pari a lire 121.974.651; l'accertamento dell'inadempimento della convenuta alla obbligazione di pagamento della somma di lire 69.894.225, quale parte residua del prezzo; la condanna della convenuta al pagamento della somma di lire 69.894.225, quale parte residua del prezzo, ed al risarcimento dei danni dipendenti dall'inadempimento, "da quantificare in corso di giudizio, oltre alla rivalutazione monetaria ed agli interessi come per legge".

La convenuta si costituiva deducendo:

che in base ad ac.c.ordi fra le parti del contratto preliminare del 1 giugno 1990 il prezzo della vendita dell'immobile che ne costituiva l'oggetto era stato parzialmente ridotto e che, pertanto, essa A. C. avrebbe pagato le rate del mutuo gravante sull'immobile oggetto della vendita e si sarebbe accollata le rate del mutuo dell'altro immobile appartenente ai venditori fino alla concorrenza di lire 30.000.000;

che tale accordo era stato solo in parte trasfuso nel contratto di vendita del 27 giugno 1990, in cui le parti avevano dichiarato, a fini tributari, un prezzo pari a lire 41.000.000, da corrispondersi in parte mediante il solo accollo del mutuo gravante sull'immobi1e oggetto del contratto;

che, pertanto, l'esatto contenuto dell'accordo era solo quello risultante dall'atto pubblico di vendita, essendo, ormai, inefficaci, sul punto, le pattuizioni contenute nel contratto preliminare;

che, pertanto, il sequestro conservativo non avrebbe potuto essere concesso, attesa l'inesistenza del credito vantato dagli attori.

Con sentenza in data 11 marzo 1998 il tribunale di Roma accoglieva le domande degli attori.

A. C. proponeva appello, che veniva rigettato dalla Corte di appello di Roma con sentenza in data 20 novembre 2001.

I giudici di secondo grado ritenevano che infondatamente l'appellante si lamentava del fatto che il tribunale di Roma avesse dato ingresso alle prove testimoniali offerte sulla differente entità del prezzo effettivamente pattuito fra le parti (rispetto a quello risultante dall'atto pubblico) sui rilievi che: in tema di simulazione relativa la prove per testi fra le parti è consentita solo per far valere l'illiceità del negozio dissimulato; e che - trattandosi di negozio che richiedeva la forma scritta per la validità - la prova testimoniale avrebbe richiesto la dimostrazione della perdita incolpevole del documento (ex articolo 2725 c.c.); il primo giudice aveva, invece, richiamato erroneamente la disposizione dell'articolo 2724 n. 1 c.c., attribuendo fra l'altro valore di principio di prova scritta al contratto preliminare, che era stato superato dalle pattuizioni consacrate nell'atto pubblico.

La decisione di primo grado, infatti, era conforme alla giurisprudenza di questa S.C., secondo la quale la prova, per testimoni o presunzioni, della simulazione del prezzo della vendita immobiliare non incontra, tra le parti, i limiti dettati dall'articolo 1417 c.c., né contrasta con il divieto posto dall'articolo 2722. La pattuizione di celare una parte del prezzo non è equiparabile, infatti, per mancanza di una propria autonomia strutturale o funzionale, all'ipotesi di dissimulazione del contratto, che conserva inalterati i suoi elementi di validità, inerenti al documento di cui si assume la falsificazione. Alla inefficacia della pattuizione apparente, concernente il prezzo, può dunque ovviarsi con una prova che ha scopo e natura semplicemente integrativa del contratto, e può risultare anche da deposizioni testimoniali o presunzioni.

Presunzioni bene ricavabili anche dal tenore del preliminare, quando non risultino, fra questo e la data del definitivo, fatti che abbiano alterato in maniera sensibile gli interessi delle parti composti nel contratto.

Contro tale decisione ha proposto ricorso per cassazione A. C., con cinque motivi, illustratati da memoria.

Resistono con controricorso G. D., A. D., S. D., R. T..

La causa è stata rimessa alle Su in ordine al contrasto esistente in giurisprudenza in ordine alla possibilità di provare per testimoni la simulazione del prezzo della vendita.



Motivi della decisione



Con il primo motivo la ricorrente ribadisce la tesi secondo la quale la prova per testimoni del prezzo effettivamente pattuito non poteva essere ammessa in considerazione del disposto dell'articolo 2722 c.c..

La sentenza impugnata si è rifatta alla giurisprudenza meno recente di questa S.C.

Si è, in proposito, affermato che, allorquando l'accordo simulatorio investe solo uno degli elementi del contratto (quale è il prezzo di una vendita immobiliare), per il quale è richiesta la forma scritta ad substantiam, il contratto simulato non perde la sua connotazione peculiare, ma conserva inalterati gli altri suoi elementi - ad ec.c.ezione di quello interessato dalla simulazione -con la conseguenza che, non essendo il contratto in tali termini simulato né nullo né annullabile, ma soltanto inefficace tra le parti, gli elementi negoziali interessati dalla simulazione possono essere sostituiti o integrati con quelli effettivamente voluti dai contraenti. Pertanto, la prova per testimoni del prezzo effettivo della vendita, versato o ancora da corrispondere, non incontra, tra alienante e acquirente, i limiti dettati dall'articolo 1417 c.c. in tema di simulazione, in contrasto con il divieto posto dall'articolo 2722 c.c., in quanto la pattuizione di celare una parte del prezzo non può essere equiparata, per mancanza di una propria autonomia strutturale, all'ipotesi di dissimulazione del contratto, cosi che la prova relativa ha scopo e materia semplicemente integrativa e può pertanto risultare anche da deposizioni testimoniali (sentenza 3857/96; 526/88).

In altra occasione si è più genericamente affermato che il requisito di forma è adempiuto ove sussista nel contratto simulato o in quello dissimulato, in considerazione della sostanziale validità del contratto (sentenza 5975/87).

Da tale orientamento, che non incontra il favore di una parte rilevante della dottrina, si è di recente distaccata la sentenza di questa Suprema Corte 5539/04, la quale ha cosi motivato:

Per una corretta impostazione del problema è opportuno prendere le mosse dal disposto dell'articolo 2722 c.c. Tale norma esclude che tra le parti si possa dare per testimoni la prova di un patto aggiunto o contrario al contenuto di un documento, ove si alleghi che la stipulazione del patto sia stata anteriore o contemporanea alla redazione del documento medesimo. Al pari che in tutte le altre disposizioni sui limiti della prova testimoniale, traspare qui un certo grado di ragionevole diffidenza del legislatore nel riguardi di un tale genere di prova, soprattutto quando essa sia volta a sormontare risultanze assai meno controvertibili quali quelle documentali. chiaro, cioè, l'intento di impedire che rapporti giuridici tra le parti, quando documentalmente provati, possano essere alterati da prove par testi, appunto perché queste non offrono la stessa garanzia di veridicità di quella documentale e perché non è logico presumere che, una volta scelta la via della documentazione dagli ac.c.ordi contrattuali tra esse intercorsi, le parti ne abbiano affidato la modifica ad intese meramente verbali. Sic.c.hé ben si comprende anche la ragione del superamento del suindicato limite alla prova testimoniale quando, nel casi specificamente contemplati dal successivo articolo 2724, quella negativa presunzione possa invece essere superata.

Il limite alla prova testimoniale di cui si sta discutendo, per le ragioni che vi sono sottese, è quindi destinato ad operare in qualsiasi caso si sostenga esservi una divaricazione tra il contenuto di un contratto, formalmente consacrato in un documento, ed una diversa pattuizione, ugualmente pregna di contenuto negoziale, che nel documento medesimo non sia riportata e di cui, tuttavia, si assuma esservi stata una stipulazione anteriore o contemporanea.

Il fenomeno della simulazione contrattuale, sia essa assoluta o relativa, non esaurisce l'area di possibile applicazione di detto articolo 2722, ma sicuramente ne oc.c.upa una larga parte. Ed, infatti, nel disciplinare ex professo i limiti della prova testimoniale della simulazione, il legislatore non ha dettato una disposizione in sè compiuta ed autosufficiente, ma si è unicamente preoc.c.upato di chiarire, nell'articolo 1417 c.c., che quella prova è ammessa senza limiti tanto nel caso di domanda proposta da creditori o da terzi quanto nell'ipotesi in cui, essendo proposta dalle parti, la domanda sia volta a far valere l'illiceità del contratto dissimulato. I limiti cui il citato articolo 1417 allude - e che consente di superare solo nelle suddette particolari situazioni - sono, ovviamente, quelli dettati dagli articoli 2721 e segg., ed in particolare quelli già sopra richiamati a proposito dei patti aggiunti o contrari al contenuto di un documento.

Stando cosi le cose, quando la prova tra la parti della simulazione di un contratto documentale non riguardi l'illiceità del contratto dissimulato, è evidente che essa incontra i suac.c.ennati limiti di prova (vedi anche, in tal senso, Cassazione 16021/02 e 4073/92). Ma appare difficile negare che tali limiti operino anche in presenza di una simulazione soltanto parziale, ogni qual volta questa si traduca nell'allegazione di un ac.c.ordo ulteriore e diverso da quello risultante dal contratto, comunque destinato a modificare l'assetto degli interessi negoziali riportato nel documento sottoscritto dalle parti. Nè certo sarebbe ragionevole sostenere che la clausola di determinazione del prezzo non abbia rilevanza centrale nell'economia degli interessi regolati mediante un contratto di compravendita.

D'altronde, affermare che la pattuizione con cui le parti convengano un prezzo diverso da quello indicato nel documento contrattuale da esse sottoscritto non integrerebbe gli estremi di una vera e propria simulazione, avendo scopo meramente integrativo, non risolve in alcun modo il problema. Se anche cosi fosse, infatti, resterebbe comunque difficilmente eludibile il rilievo per cui una tale pattuizione si pone in contrasto con il contenuto di un documento contrattuale contestualmente stipulato e, come tale, ricade nella previsione dell'articolo 2722 c.c..

La differenza che l'orientamento giurisprudenziale qui non condiviso introduce - tra la prova della simulazione, soggetta agli anzidetti limiti legali, e la prova di patti meramente integrativi del contratto, che detti limiti non incontrerebbe perché quel patti difetterebbero di una propria autonomia strutturale o funzionale - non sembra perciò trovare un sufficiente appiglio: ne, nella lettera del citato articolo 2722, che si riferisce ai "patti aggiunti o contrari al contenuto di un documento", e quindi anche a quelli di carattere integrativo se essi contengano elementi nuovi o contrastanti con quelli documentati; ne, nella già richiamata ratio legis, che evidentemente abbraccia ogni ipotesi nella quale si pretenda di dare, per mezzo di testimoni, la prova di obblighi o diritti di portata diversa da quanto risulta da accordi consacrati in un documento e perciò dotati di un grado di certezza non superabile con quel genere di prova.

Ritiene il collegio di condividere tale più recente orientamento.

Va, in proposito, osservato che il fatto che il contratto simulato non sia nullo o annullabile, ma soltanto inefficace tra le parti non giustifica la conclusione che il contratto dissimulato, il quale è destinato ad avere effetto tra le parti, non debba avere i requisiti di forma necessari per la validità dello stesso, secondo quanto espressamente stabilito dall'articolo 1414, secondo comma, c.c..

Né si potrebbe sostenere che il requisito di forma sarebbe soddisfatto dal negozio simulato (come sembra sostenere la sentenza 5975/87).

Una tesi analoga era stata sostenuta questa S.C. anche in tema di interposizione fittizia, ma è stata successivamente abbandonata (cfr. sentenza 2816/86; 6074/79), in base alla considerazione che l'interposizione deve risultare anch'essa da un patto rivestito della forma solenne.

Né, con riferimento specifico al problema della prova del prezzo, si potrebbe sostenere che la prova per testimoni sarebbe destinata soltanto ad integrare soltanto un elemento negoziale per il quale il requisito di forma è soddisfatto dal contratto simulato.

E' facile osservare che il prezzo è un elemento essenziale della vendita, per cui anch'esso deve risultare per iscritto e per intero quando per tale contratto è prevista la forma scritta ad substantiam, non essendo sufficiente che quest'ultima sussista in relazione alla manifestazione di volontà di vendere e di acquistare.

In altri termini, la prova per testimoni del prezzo dissimulato di una vendita immobiliare non riguarda un elemento accessorio del contratto, in relazione al quale non opera il divieto di cui all'articolo 2722 c.c., ma un elemento essenziale, con conseguente applicabilità delle limitazioni in tema di prova previste da tale disposizione.

Alla luce delle considerazioni svolte, il primo motivo del ricorso va accolto, con assorbimento degli altri motivi, con cassazione della sentenza impugnata e rinvio ad altra sezione della Corte di appello di Roma, che provvederà anche in ordine alle spese del giudizio di legittimità.

P.Q.M.

la Corte accoglie il primo motivo del ricorso; dichiara assorbiti gli altri motivi; cassa la sentenza impugnata, con rinvio ad altra sezione della Corte di appello di Roma, anche in ordine alle spese del giudizio di cassazione

Da: giustiziere15/12/2011 10:29:55
forza forza terruncielli lavorate lavorate!! siete sembre bravi a truffare lo Stato, ce la farete anche questa volta dai dai!!

Da: ale-lecce15/12/2011 10:30:31
non ho avuto la conferma ufficiale... però credo ke sia quella..

Da: napoli 7815/12/2011 10:30:53
su su chi ci aiuta a controllare se ciò va bene??? rispondete per favore...

Da: AUGURI A TUTTI15/12/2011 10:30:58
Compravendita immobiliare: le limitazioni alla prova della simulazione del prezzo
Cassazione civile , sez. II, sentenza 05.04.2011 n° 7769 (Giuseppe Donato Nuzzo)
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Con la sentenza 7769/2011 la Corte di Cassazione torna ad occuparsi dei limiti della prova della simulazione contrattuale, con particolare riferimento al contratto di compravendita immobiliare con presso dissimulato.

Nello specifico, la Corte si è stata chiamata a pronunciarsi sulla ammissibilità della prova testimoniale finalizzata a dimostrare la divergenza della volontà reale rispetto a quella espressa nel contratto scritto, in relazione alla determinazione del prezzo di vendita: il fatto che dal preliminare di vendita e da altri atti risulti fissato un prezzo diverso da quello determinato nel contratto definitivo legittima l'ammissione della prova per testi ex art. 2724 c.c., o ne limita l'utilizzo ex art. 2722?

Il caso al vaglio dei giudici di legittimità, invero, risulta essere simile a quello già affrontato e risolto dalle Sezioni Unite con sentenza n. 7246 del 26 maggio 2007.[1]

In quell'occasione, il supremo Collegio avevano optato per una soluzione restrittiva del problema: la pattuizione con cui le parti di una compravendita immobiliare abbiano convenuto un prezzo diverso da quello indicato nell'atto scritto, soggiace, tra le stesse parti, alle limitazioni della prova testimoniale stabilite dall'art. 2722 cod. civ., avendo la prova ad oggetto un elemento essenziale del contratto che deve risultare per iscritto.

La pronuncia in commento si allinea al principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite, ampliando il discorso anche all'ammissibilità della prova per presunzioni.

Il filone giurisprudenziale precedente al 2007 - per lungo tempo seguito da buona parte della giurisprudenza - affermava che nell'ipotesi di simulazione relativa parziale, il contratto conservava inalterati i suoi elementi, ad eccezione di quello interessato dalla simulazione, con la conseguenza che, non essendo esso né nullo né annullabile, ma soltanto inefficace tra le parti, gli elementi negoziali interessati dalla simulazione potevano essere sostituiti o integrati con quelli effettivamente voluti dai contraenti.

Donde il corollario applicativo secondo cui la prova della simulazione del prezzo della vendita non incontrava fra le parti i limiti dettati dall'art. 1417 c.c., né contrastava col divieto posto dagli artt. 2722, 2727 e 2729 c.c., in quanto la pattuizione di celare una parte del prezzo ben poteva essere equiparata, per mancanza di una propria autonomia strutturale o funzionale, all'ipotesi di dissimulazione del contratto. La relativa prova avrebbe, nella sostanza, scopo e natura semplicemente integrativi e ciò consentirebbe di darla anche mediante presunzioni ovvero deposizioni testimoniali (cfr. ex plurimis Cass. civ. 10 gennaio 1996, n. 3857).

Tale impostazione tuttavia deve considerarsi, a parere della Corte, oramai superata, anche in considerazione delle critiche mosse dalle Sezioni Unite.

È noto infatti che i limiti di prova di cui all'art. 1417 c.c. operano anche in presenza di una simulazione soltanto parziale, ogni qual volta questa si traduca nell'allegazione di un accordo ulteriore e diverso da quello risultante dal contratto, comunque destinato a modificare l'assetto degli interessi negoziali riportato nel documento sottoscritto dalle parti.

Né si può sostenere che il requisito di forma sarebbe soddisfatto dal negozio simulato, in quanto essendo il contratto dissimulato destinato ad avere effetti fra le parti, deve avere i requisiti di forma necessari per la validità dello stesso, secondo quanto stabilito dall'art. 1414, co. 2 c.c.

Ne consegue che, nel raggiungimento della prova del prezzo dissimulato di una vendita immobiliare, che costituisce un elemento essenziale del contratto, trovano applicazione le limitazioni in tema di prova previste dalle disposizioni di cui agli artt. 2722 (in tema di prova testiomoniale), e agli att. 2727, 2729 c.c. (in tema di presunzioni), in relazione all'art. 1417 c.c.

Nel caso in esame, i giudici di merito avevano inquadrato la fattispecie nell'ambito dell'art. 2729, co. 2, c.c., desumendo la prova documentale della simulazione relativa attraverso una serie di documenti tra loro ricollegabili (preliminare, assegni, attestazioni contenute in atti giudiziari, quietanze) "ciascuno dei quali, singolarmente considerato, dia certezza sia circa l'entità del prezzo pattuito che circa le modalità dei singoli versamenti".

Osserva la Suprema Corte che a tali documenti non può essere riconosciuta valenza probatoria nei confronti delle parti se non sulla base di presunzioni rimesse al prudente apprezzamento del giudice e che, pertanto, la corte di merito è incorsa nella violazione dell'art. 2729, comma 2, c.c. Va, infatti, ricordato che il documento che può costituire prova per iscritto per accertare, tra le parti, la simulazione di un contratto con forma scritta ad substantiam deve provenire dalla controparte e non dalla parte che chiede la prova, né da un terzo (v. Cass. 7 aprile 2006, n. 8210; Cass. 26 febbraio 2004, n. 3869; 18 dicembre 1997, n. 12813).

Alla luce di tali considerazioni, la Corte ha cassato con rinvio la sentenza con la quale era stata accertata e dichiarata la simulazione del prezzo della compravendita immobiliare.

Da: AL8115/12/2011 10:31:13
a lecce la traccia di civile è quella della simulazione del prezzo

Da: giustiziere15/12/2011 10:31:13
forza forza terruncielli lavorate lavorate!! siete sembre bravi a truffare lo Stato, ce la farete anche questa volta dai dai!!

ale lecce ma sei ancora qui?? ma vai a lavorare vai

Da: Avv_M@rco 15/12/2011 10:31:42
La Sentenza SS. UU. 7246/07

Da: tanni pi15/12/2011 10:32:18
ah giustiziere ma vai a lavorare tu e nun c scassà o' ........

Da: ale-lecce15/12/2011 10:32:46
x giustiziere... mi stavi mancando.. ora ke ti ho letto posso tornare a vivere..

Da: x tanni pi da giustiziere15/12/2011 10:33:09
grande napulììì

Da: Avv_M@rco 15/12/2011 10:33:37
La Sentenza SS. UU. 7246/07 va contro Gamma!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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