>Concorsi
>Forum
>Bandi/G.U.
 
 
 
 
  Login |  Registrati 
Elenco in ordine alfabetico delle domande di Quesiti asilo nido dal n.1501 al n.2000

Seleziona l'iniziale:
A   B   C   D   E   F   G   H   I   J   K   L   M   N   O   P   Q   R   S   T   U   V   W   X   Y   Z  

> Clicca qui per scaricare l'elenco completo delle domande di questo argomento in formato Word!


I bambini che presentano difficoltà di apprendimento richiedono interventi educativi basati su:   Concretezza, impiego di sussidi, rinforzi
I colloqui e gli incontri tra gli insegnanti della scuola dell'infanzia e gli educatori del nido vengono svolti per favorire il passaggio di informazioni relative:   Ai bambini, alle famiglie, agli spazi, alle attività e alle modalità educative
I concetti della gradualità e della continuità delle cure tra il nido e la famiglia suggeriscono di:   Prevedere la presenza di un genitore o di un'altra figura familiare durante l'inserimento
I conflitti tra gli educatori vanno gestiti:   All'interno del gruppo di lavoro
I contatti con le famiglie dei bambini in situazione di disagio:   Devono essere frequenti per rilevare le loro risorse educative e le possibilità di collaborazione
I progetti che coinvolgono insieme i bambini del nido e della scuola dell'infanzia:   Facilitano l'inserimento dei bambini del nido nella nuova scuola
I progetti di continuità educativa aiutano i bambini a:   Conoscere in largo anticipo i luoghi che frequenteranno nel futuro favorendo una maggiore apertura, disponibilità e serenità
I progetti di formazione condivisi da educatori della scuola dell'infanzia e dei nidi:   Permettono lo sviluppo di un linguaggio comune
I tempi di apprendimento al nido dipendono:   Dagli stili di apprendimento del bambino e dalla qualità dell'offerta educativa
Il bambino diversamente abile deve essere aiutato dall'educatore a:   Tirare fuori le sue abilità e competenze e incrementarle
Il bambino diversamente abile inserito precocemente nel nido:   Sviluppa più facilmente il fondamentale "senso di appartenenza" ad un gruppo
Il bambino in situazione di disagio inserito al nido ha bisogno soprattutto:   Di attenzioni educative
Il colloquio con i genitori dei nuovi iscritti al momento dell'inserimento:   Dovrà avere un carattere discorsivo, evitando domande secche e dirette ai genitori, ma lasciandoli liberi di intervenire
Il compito dell'educatore al nido, in presenza di un bambino diversamente abile, è:   Cogliere e accogliere le differenze individuali trasformandole in elementi valoriali di crescita per tutto il gruppo
Il concetto di "integrazione" rivolto alla programmazione di percorsi educativi per bambini con difficoltà, si riferisce prevalentemente:   Alla programmazione di percorsi individuali con tempi e modi differenziati
Il concetto di "pianificazione del lavoro in continuità" applicato ai programmi educativi per bambini con disabilità si riferisce:   Alla collaborazione tra agenzie educative e socio-sanitarie per limitare la frammentarietà degli interventi
Il diritto all'uguaglianza delle opportunità educative, riferito al bambino con difficoltà o disabilità, va inteso nella prospettiva di:   Accoglierlo ed integrarlo al fine di prevenire condizioni di svantaggio e di discriminazione
Il disagio del bambino può essere:   Permanente o temporaneo
Il disagio presente nel bambino è:   Risorsa per il nido
Il gioco fa parte della programmazione?   Sì, perché è un'attività sperimentale per organizzare e rielaborare le informazioni
Il gruppo dei bambini e le loro caratteristiche sono elementi:   Che gli educatori devono sempre considerare prima di ogni progettazione educativa
Il gruppo di educatori, durante l'inserimento di un bambino diversamente abile, deve porre attenzione a diversi aspetti, ovvero deve saper "leggere":   Il contesto esterno ed interno, i bisogni e le potenzialità del bambino, le potenzialità del gruppo dei pari
Il lavoro collegiale consente agli educatori:   Il confronto e la verifica del reciproco operato
Il lavoro di gruppo all'interno dell'asilo nido può essere definito come l'espressione delle:   Capacità individuali all'interno di un'operatività comune
Il lavoro di gruppo dell'equipe educativa è caratterizzato da un approccio alle conoscenze di tipo:   Molteplice e complesso
Il lavoro di gruppo tra le educatrici:   É molto importante anche nella fase di ambientamento dei bambini al nido
Il lavoro di rete tra gli operatori del nido e quelli della scuola d'infanzia:   Rappresenta un momento di auto-formazione
Il metodo osservativo, durante un progetto educativo:   É utile all'educatore, perché permette di modulare l'azione educativa in relazione alle necessità dei bambini
Il modello organizzativo acquista particolare rilievo perché:   Favorisce il conseguimento delle finalità pedagogiche
Il momento casuale della programmazione consiste:   Negli spunti e nelle risposte che si ricevono dai bambini, che NON possono essere previste in anticipo
Il monitoraggio del lavoro svolto su bambini disabili va aggiornato periodicamente tra:   Educatore di sostegno, altri educatori, famiglia, Servizi
Il nido deve proporre "apprendimenti":   "Autentici" e trasferibili nella vita reale
Il nido è "su misura" quando propone:   Apprendimenti significativi e validi per la "persona"
Il nido nella fase progettuale tiene conto della famiglia e sostiene la capacità educativa di rispettarne:   Gli stili ed i modelli educativi familiari
Il P.E.P. e il P.D.F.:   Devono seguire il bambino nel suo percorso evolutivo e quindi essere flessibili
Il PEI è redatto congiuntamente da:   Operatori sanitari, educatori, genitori
Il PEI si elabora sulla base:   Del profilo dinamico-funzionale
Il personale che opera nel nido è in grado di programmare in modo adeguato quando:   Ha assimilato criticamente un modello teorico chiaro e una metodologia educativa precisa
IL Piano Educativo Individualizzato (P.E.I.) di intervento didattico/educativo:   É un progetto individualizzato realizzato in collaborazione con altri servizi territoriali
Il Piano Educativo Individualizzato (P.E.I.) è:   Il documento dove vengono descritti gli interventi didattico-educativi previsti per il bambino diversamente abile
Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) è....   Il documento in cui vengono descritti gli interventi previsti
Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) per i bambini in condizione di disagio descrive:   Gli interventi educativi predisposti
Il piano educativo individualizzato (PEI):   Descrive gli interventi educativi predisposti per il bambino
Il Piano Educativo Personalizzato deve essere elaborato:   Dall'equipe multidisciplinare e dalla famiglia
Il processo della continuità tra nido e scuola dell'infanzia può essere favorito:   Dalla convivenza di diverse istituzioni educative nello stesso plesso
Il processo di acquisizione della conoscenza al nido è:   Il frutto di una costruzione condivisa tra adulto e bambino
Il processo educativo dovrebbe muovere dalla rilevazione:   Dell'insieme dei bisogni del bambino
Il Profilo Dinamico Funzionale (P.D.F) è predisposto:   In collaborazione con i Servizi Sanitari e contiene l'indicazione delle potenzialità e delle difficoltà del bambino diversamente abile
Il profilo dinamico funzionale di un bambino diversamente abile:   Indica il prevedibile sviluppo
Il Profilo Dinamico Funzionale è focalizzato:   Sulle potenzialità del bambino
Il Profilo Dinamico Funzionale è un atto:   Successivo alla Diagnosi Funzionale
Il Profilo Dinamico Funzionale è un atto:   Successivo alla Diagnosi Funzionale
Il Profilo Dinamico Funzionale è un mezzo per elaborare:   Il Piano Educativo Individualizzato
Il profilo dinamico funzionale è:   Uno strumento operativo per calibrare le proposte educative in base alle potenzialità e difficoltà del bimbo
Il Profilo Dinamico Funzionale:   Nasce dall'integrazione delle competenze di Asl-educatori-famiglia
Il profilo dinamico funzionale:   Viene redatto dopo la diagnosi funzionale
Il progetto educativo dei bambini:   É frutto di condivisione tra il gruppo degli educatori e le famiglie
Il progetto educativo individualizzato per il bambino diversamente abile richiede:   Una diagnosi funzionale
Il progetto educativo nel nido deve:   Personalizzare la proposta formativa
Il progetto educativo personalizzato ottimale per un bambino disabile deve essere:   Elaborato, condiviso e realizzato da tutte le figure presenti nella struttura del nido
Il progetto educativo si propone di rendere il nido:   Luogo di apprendimento, socializzazione, gioco
Il progetto pedagogico elaborato per i bambini da 2 a 3 anni deve prevedere:   Giochi simbolici
Il progetto pedagogico elaborato per un bambino da 0 a 2 anni deve prevedere:   Attività legate ai vari domini dello sviluppo
Il Programma di Intervento Precoce, strutturato per aiutare i bambini con disturbi autistici, è una strategia comportamentale che mira a:   Influenzare positivamente i comportamenti "cardine" su cui si basano altri comportamenti
Il programma educativo nel nido deve stimolare nel bambino la capacità di:   Scoprire, esplorare e costruire
Il raggiungimento degli obiettivi didattici:   É diversificato in rapporto ai ritmi di apprendimento individuali
Il ritrovare nella scuola dell'infanzia oggetti conosciuti, provenienti dall'asilo nido:   Rassicura il bambino durante l'inserimento
Il termine Burn-Out indica:   Le conseguenze di una situazione stressante che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto
In caso di bambini con difficoltà relazionali, quale tecnica espressivo-comunicativa si può usare con maggior profitto?   Uso dei burattini e manipolazione di materiali
In caso di un bambino diversamente abile, il lavoro di rete al nido si basa sul principio della collaborazione:   Tra educatori, famiglia, servizi territoriali competenti, risorse del territorio
In che modo i genitori sono coinvolti nel processo di continuità tra nido e scuola dell'infanzia?   Vengono informati sul progetto che riguarda il loro figlio e sono coinvolti in varie iniziative
In fase di progettazione bisogna tenere presente che il contesto influisce:   Sulle modalità di interazione dei bambini
In fase di progettazione delle attività educative per un bambino diversamente abile, l'educatore:   Può prevedere momenti di attività differenziata e di lavoro individualizzato
In generale, il Profilo Dinamico Funzionale di un bambino diversamente abile contiene sempre:   Dati anagrafici, diagnostici e osservazioni sistematiche
In genere, l'educatore di un bambino diversamente abile deve avere un atteggiamento ottimistico, perché:   Lo aiuta, e aiuta anche il bambino, a sviluppare un approccio attivo riguardo alle sue potenziali competenze
In presenza di bambini con handicap le loro esigenze:   Vanno considerate fin dalla fase progettuale
In presenza di bambini diversamente abili l'educatore deve:   Proporre stimoli diversi rispettando competenze e abilità di ogni bambino
In presenza di diffuse dislalie nel bambino diversamente abile, l'educatore deve:   Costituire un modello costante di comportamento verbale NON ansiogeno
In presenza di stereotipie presentate da bambini diversamente abili, l'educatore deve sapere che:   Spesso sono vere e proprie forme di linguaggio e come tali vanno interpretate
In presenza di un bambino con disagio è utile che l'educatore:   Conosca e collabori con i servizi territoriali competenti
In presenza di un bambino diversamente abile con autismo, l'educatore deve essere subito attento a valutare:   Quali sono gli elementi di prevalente evitamento e quelli di prevalente interesse
In una buona equipe di lavoro:   Si dichiarano e si concordano finalità, obiettivi e pratiche educative
In un'ottica di continuità educativa i bambini dell'ultimo anno di nido visitano la scuola d'infanzia per:   Favorire la conoscenza e l'ambientamento nel momento del passaggio
In vista del passaggio alla scuola dell'infanzia del bambino diversamente abile, l'educatore del nido deve:   Iniziare un percorso di continuità in collaborazione con i colleghi della futura scuola del bambino
Indicare quale modo deve assumere l'educatore di fronte alle differenze   Individuare e valorizzare le diversità individuali
Inserire al nido un bambino diversamente abile significa fornirgli la possibilità di:   Sperimentare, nel confronto coi coetanei, le proprie capacità relazionali e le proprie competenze sociali