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Poste italiane - Area Commerciale
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Da: Valam25/05/2018 09:19:33
Quindi esattamente come prevedevo ognuno ha sparato una cifra a cavolo , per quello sono 1800 , per l'altro sono 1350 ??? Eh decidetevi . Tra l'altro 1800 lordi sarebbero 1200 netti ? Mazza non sapevo che la tassazione per i dipendenti fosse passata a circa il 56% e ti avrebbe preso una finanziaria tra l'altro top-player ??? E chi sarebbe , la NEL MONDO DEI SOGNI SPA ??? Per la cronaca solo io e Box , siamo gli unici ad avere un lavoro e fino a prova contraria i disoccupati siete unicamente voi , come sempre voi siete i frustrati visto che arrivate a spammare testi interi di wikipedia . E che a Poste è pieno zeppo di raccomandati e figli di postali è assolutamente vero e aggiungo che una delle frasi must per capire che uno è raccomandato o figlio di postale , è quando dice  IO NON HO NESSUNO seguito da MI HANNO ASSUNTO GRAZIE AL MIO IMPEGNO seguito da PARLI MALE UNICAMENTE PERCHE' NON TI HANNO ASSUNTO ...quando sentite una di queste 3 frasi sicuro è stato raccomandato o conosce qualcuno ...
Rispondi

Da: Ex scpf ctd25/05/2018 09:48:08
Valam, forse non hai prestato attenzione a quello che avevo scritto; il contratto da scpf in poste è regolamentato dal ccnl di poste livello B.
Sono contento che anche tu e box lavorate.
Mi preme ricordare a tutti quelli che aspettano di essere richiamati in poste, di trovare un altro lavoro nell'attesa. I tempi dell'azienda sono biblici (richiameranno forse a fine anno)
Rispondi

Da: Sam 225/05/2018 12:16:54
Libero di credermi, ciao😘
Rispondi

Da: Box 25/05/2018 12:47:58
Pure la tax inventate? Ma vi rendete conto di ciò che dite???
Rispondi

Da: Ex scpf ctd25/05/2018 12:57:51
Scusami Box, molto probabilmente non ho capito a chi è riferito il tuo messaggio.
Ma il mio cedolino non è mai stato "esatto", nel senso che durante il periodo di formazione allo sportello ho fatto parecchi turni di straordinario (questi vengono pagati il mese successivo) di conseguenza lo stipendio veniva "falsato".
Andando a rivedere il contratto, lo stipendio è di 1791euro  lordi.
Rispondi

Da: Sam 225/05/2018 14:36:01
Gli dai pure spiegazioni? So solo che vi darei tanti di quei calci in culo fino a farvi vomitare. La cattiveria è intollerabile box e valam. Siete persone di merda
Rispondi

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Da: pietro davide finocchiaro25/05/2018 16:23:48
Comunque non è il caso di alimentare polemiche e litigi sul perchè assumo chi o questo o quello...
Il problema è che non esiste possibilita' di mettersi alla prova, competere per un lavoro dove valga la pena svegliarsi e fare sacrifici.
Non avrei mai creduto che lavorare in italia potesse essere cosi difficile
Siamo quasi a livello del terzo mondo
Rispondi

Da: Sahrah86 26/05/2018 09:59:50
Buongiorno a tutti, qualcuno è già stato contattato relativamente alla nuova selezione (contratto professionalizzante triennale)???
Rispondi

Da: Valam26/05/2018 10:36:00
Famme capire Sam , io e Box siamo persone di merda , perchè chiediamo spiegazioni e vi correggiamo perchè voi dite stronzate ??? Il mondo si è ribaltato ora sapere le cose e correggere o farle notare è da stronzi , poi te chiedi perchè sei disoccupato ??? Un'altro che dice 1800 lorde so 1200 nette ...dove ???? 1800 lorde saranno 1500 nette ...La verità è che non sapete le cose per il semplice fatto che o non ci avete sul serio lavorato o avete fatto altre mansioni o molto semplicemente essendo raccomandati o figli , ve avranno fatto contratti non standard e quindi le cifre so per ognuno diversa e poi ve avranno detto di non dirle in giro , sai per evitare gelosie , ve ? Poi è anche probabile che essendo 2 anni che non lavorate ve sarete pure scordati . Per la cronaca le cifre reali sono e parlo perchè ho un collega passato a Poste e che ora è direttore , che un consulente in prova o con determinato prende circa 1600 euro lorde , per 14 mensilità , buoni pasto e premi produzione . Uno indeterminato va a prende 1800 netti , per 14 mensitlità , buoni pasto e premi produzione ....E se sai lavorare e fai produzione , riesci anche ad prendere 1700 netti puliti al mese ......Vi consiglio unicredit che un consulente viene inquadrato subito A3L3 e prende 2400 lordi ...naturalmente nessuno di voi ha la minima speranza di essere chiamato , però almeno mandate curriculum da altre parti ...
Rispondi

Da: Ex scpf ctd26/05/2018 12:09:37
Caro valam, il mio contratto era 1791euro  livello B del ccnl di poste. Ah la società "nel mondo dei sogni spa" dove attualmente lavoro è proprio unicredit ed effettivamente la retribuzione è 2400euro  lordi più benefit.
Rispondi

Da: Valam27/05/2018 10:05:32
AHAHAHHA....Poi capite perchè sono qui e non posso smettere di prendervi per il culo . Siete degli ignoranti che sparano cavolate senza sapere le cose , poi appena gli si chiede di argomentare o parte l'insulto o parte la cavolata ancora piu' grossa e io me la rido di gusto ....

Caro Ex scpf ctd , il tuo contratto era 1791 ??? Davvero il problema è che tu hai solo digitato su google , contratto livello B poste , motivo per cui ti è uscita perfettamente quella somma , ci sta un problema però ? Che pure se fosse 1791 , pagando le tasse non arrivi a 1200 come affermi , ti manca proprio il calcolo matematico e la conoscenza degli scaglioni irpef due cose che qualsiasi promotore saprebbe .

Ora veniamo al resto quindi guarda caso è PROPRIO UNICREDIT ? ahahaha....Scommetto che se avessi scritto BNL , tu guarda caso lavoravi proprio li . Quindi mi chiedo lavori a unicredit a che pro , sperare ancora in poste spiegamelo ? Ah ovviamente quei 2400 lordi sono unicamente quando prendi l'indeterminato e ora unicredit assume solo con contratti determinati ...mmmmm...Ah , ultima cosa tu hai scritto LAVORO PER UNA FINANZIARIA TOP PLAYER IN ITALIA...E da quanto unicredit è diventata una finanziaria ? io ho sempre saputo fosse una banca ? Lo sai che sono due cose diverse vero , Infatti nel TUF , testo unico finanza ci sta proprio scritto società finanziaria è UN IMPRESA DIVERSA DALLA BANCA ....Anche questa è una cosa materia dell'esame da consulente finanziario .. Altra cosa che non sai , vedi la differenza tra un vero consulente e uno farlocco tipo te , che quello vero tipo me , ti parla ti si rigira ti fa parlare e ti fa capire che sei un'ignorante patentato ....P.S. Se lavori al massimo farai parte delle rete my agents di unicredit come consulente in attività finanziaria ( che tu pensi sia la stessa cosa ) e te manderanno in giro a fa le cessioni del quinto , a due spicci e a partita iva ....
Rispondi

Da: Box 27/05/2018 14:50:39
Non sanno neanche loro ciò che dicono
Rispondi

Da: Sahrah86 27/05/2018 16:04:26
Non parlate di cose che non sapete, un agente accreditato unicredit a fare cessioni non guadagna due spicci...non date informazioni sbagliate a chi vi legge...ormai questo forum è un luogo inutile...invito tutti a spostarci su fb, così qui restano a chiacchierare box e valam...
Rispondi

Da: Simona888 27/05/2018 17:06:56
Ciao ragazzi, qualcuno è stato già contattato per la consulenza triennale?
Rispondi

Da: Box 27/05/2018 22:19:17
Si vabbè...
Rispondi

Da: Ex scpf ctd27/05/2018 22:25:09
Caro valam, ti do ragione, mi sono espressa male, la mia è una finanziaria del gruppo unicredit; il contratto è da 2400 più tel, sala personale e auto perché opero su più filiali.
Rispondi

Da: Box 28/05/2018 00:43:09
Io faccio il presidente della repubblica e prendo 100k al mese
Rispondi

Da: Valam28/05/2018 09:10:27
AHAHAHAHAH....Te l'ho detto che siete uno spasso . Quindi ripeto , vedete la differenza tra un vero consulente ME e falsi consulenti tipo VOI , che io sapendo le cose e sapendo come parlare e comportarmi , non solo capisco subito chi o davanti nel vostro caso ignoranti e bugiardi ma vi faccio parlare facendo uscire la vostra ignoranza e quindi vi rigiro a mio piacimento . Quindi esattamente come avevo detto , non lavori realmente per unicredit ( primo errore ) non sai la differenza tra banca e finanziaria ( secondo errore , tra l'altro grave per una che si spaccia per consulente ) non sei un consulente ma fai l'operatore del credito ( terzo errore ) per la cronaca per farlo esiste un'albo a cui stranamente non sei iscritta, ahahahaha  e dimenticavo non conosci la matematica elementare se pretendi che 1800 lorde diventano 1200 nette ....Capisci la figura ridicola fatta mia cara EX ? Ah per la cronaca  , il contratto che dici tu , è solo per Unicredit , per le finanziarie e per chi fa cessione del quinto si  sta PARTITA IVA ....GNURANT Tra l'altro i benefit che dichiari sono da quadro  mi stai dicendo che dopo 6 mesi fatte a Poste , l'azienda non ti conferma ma un'altra azienda non solo ti assume , ma ti fa quadro e tra l'altro ti prende in un altro campo nettamente diverso e di cui non sai una cippa ? ahhahaa...Si ha senso ....Ah Sahrah86 , a non si guadagnano due spicci ? E dimmi un po' , che cifra mostruosa si guadagna ? Punto primo stai a partita iva , che costa parecchio , già se fai il consulente finanziario è difficile reperire i clienti a cui proporre , polizze , conti , investimenti , pensa ad un lavoro dove devi proporre UNA COSA SOLA ......Qui gli unici ignoranti siete voi e semmai io e box , siamo gli unici che ogni tanto vi diamo informazioni serie e vere . Se non fosse per me manco sapevate che esisteva un albo dei consulenti , quindi il vostro scopo è andare su FB a ripetervi in continuazione , mo ci chiamano , occhio me l'ha detto il sindacato ???? ahhahaha
Rispondi

Da: Simsalabim 28/05/2018 09:50:17
La smettete di rispondere all'onnipotente valam o devo
Ricominciare con Wikipedia?
Rispondi

Da: Box 28/05/2018 19:15:13
Ma fai come vuoi... tanto qua cazzate per cazzate va bene pure Wikipedia
Rispondi

Da: Simsalabim 29/05/2018 08:11:38
Meno male che ve lo dite soli
Rispondi

Da: Valam29/05/2018 08:49:13
Lo sai perchè mi rispondono mio caro Sim ? Perchè posseggo una cosa di cui sei privo , si chiama carisma , ecco perchè sei disoccupato . E non sono onnipotente semplicemente a differenza vostra lavoro sul serio e non sono ignorante , quindi le cose che dico io SONO VERE e mi risulta facile smontare tutte le minchiate che dite , come sto facendo ora ... Inoltre puoi postare pure tutta wikipedia , come vedi continuano a scrivere , non fai danni e nessuno ti calcola ....chiediti il perchè ....E non hai capito che le cazzate a cui si riferiva Box sono quelle che scrivi tu e i tuoi amichetti ex ctd incompetente e Sahrah86 ......Lo vedi che sei un tontolone ....
Rispondi

Da: simsalabim29/05/2018 12:30:20
Tonto
From Wikipedia, the free encyclopedia
For other uses, see Tonto (disambiguation).
Tonto
Lone Ranger and Tonto 1956.jpg
Jay Silverheels (right) as Tonto with Clayton Moore as the Lone Ranger in the TV adaptation
Publication information
First appearance    WXYZ radio; Detroit, Michigan, USA; February 25, 1933
Created by    George W. Trendle
In-story information
Place of origin    Earth (nation: Comanche)
Partnerships    The Lone Ranger[1]
Abilities    Expert marksman and horseman
Trained hand-to-hand combatant
Tonto is a fictional character, the either Potawatomi or Comanche companion of the Lone Ranger, a popular American Western character created by George W. Trendle and Fran Striker. Tonto has appeared in radio and television series and other presentations of the characters' adventures righting wrongs in 19th century western America.[2]

In Spanish and in Portuguese, "tonto" translates as "a dumb person", "moron" or "fool". In the Spanish dubbed version, the character is called "Toro" (Spanish for "bull") or "Ponto". In the Italian version the original name is retained, despite the fact that its meaning in Italian is the same as in Spanish.

Tonto made his first appearance on the 11th episode of the radio show, which originated on the Detroit, Michigan, radio station WXYZ. Though he became well known as the Lone Ranger's friend, Tonto was originally created just so the Lone Ranger would have someone with whom to talk.[1] Throughout the radio run (which spanned 21 years), with only a few exceptions, Tonto was played by American actor John Todd.[3]

The character was portrayed on television (arguably the most well-remembered version today) by Jay Silverheels. This was the highest-rated television program on the ABC network in the early 1950s and its first true "hit".[4]

In The Tarzan/Lone Ranger Adventure Hour, he was voiced by Ivan Naranjo, a Blackfoot/Southern Ute actor from Colorado.

Michael Horse portrayed Tonto in the 1981 film The Legend of the Lone Ranger. The most recent portrayal was by Johnny Depp in the 2013 Disney film The Lone Ranger.

Contents
1    Character
2    Tonto's horse
3    Reception
4    Other media
5    References
6    Further reading
Character
Tonto made his first appearance on the 11th episode of the radio show The Lone Ranger.[1] Two conflicting origin stories have been given for the character Tonto and how he came to work with the Lone Ranger. As originally presented, in the December 7, 1938, radio broadcast,[citation needed] Reid had already been well established as the Lone Ranger when he met Tonto. In that episode Cactus Pete, a friend of the Lone Ranger, tells the story of how the masked man and Tonto first met. According to that tale, Tonto had been caught in the explosion when two men dynamited a gold mine they were working. One of the men wanted to kill the wounded Tonto, but the Lone Ranger arrived on the scene and made him administer first aid. The miner subsequently decided to keep Tonto around, intending to make him the fall guy when he would later murder his partner. The Lone Ranger foiled both the attempted murder and the framing. No reason was given in the episode as to why Tonto chose to travel with the Lone Ranger, rather than continue about his business.

A different version was given in later episodes of the radio drama and at the beginning of the Lone Ranger television series. Tonto rescues the sole surviving Texas Ranger of a party that was tricked into an ambush by the outlaw Butch Cavendish. Tonto recognizes the ranger as someone who had saved him when they were both boys. He refers to him by the title "ke-mo sah-bee", explaining that the phrase means "faithful friend" (radio series) or "trusty scout" (television series) in the language of his tribe. In the 2013 film, Tonto translates the word as meaning "wrong brother". Tonto buries the dead rangers, and the Lone Ranger instructs him to make a sixth empty grave to leave the impression that he, too, is dead.[1]

The radio series identified Tonto as a chief's son in the Potawatomi nation. The Potawatomi originated in the Great Lakes region but in the 19th century, most had been relocated to the Southwestern states. Their regalia is different from that worn by Tonto.[clarification needed] The choice to make Tonto a Potawatomi seems to come from station owner George Trendle's youth in Mullett Lake, Michigan. Located in the northern part of the Midwest, Michigan is the traditional territory of the Potawatomi, and many local institutions use Potawatomi names. Other sources [5] indicate that Camp Kee Mo Sah Bee belonged to the father-in-law of the show's director, James Jewell. According to author David Rothel, who interviewed Jewell a few months before his death,[5] Kee Mo Sah Bee and Tonto were the only two words that Jewell remembered from those days. Tonto's name may have been inspired by the name of Tonto Basin, Arizona. In the Fran Striker books, Tonto is described as a "half-breed".

In the 2013 theatrical feature film of The Lone Ranger, Tonto was depicted as a Comanche tribesman.

Tonto's horse
Tonto first rode a horse named "White Feller" (White Fella/Fellah). When the 1938 Republic movie serial The Lone Ranger was being filmed, it was thought that having two white horses would be confusing, so the producers made "White Feller" a pinto horse, presumably on the theory that, being partly white, a pinto could still be named "White Feller". The radio series, noting that the pinto in the film had gone over well with audiences, decided that Tonto's mount would henceforth be a pinto. For several episodes, Tonto's new horse went unnamed, referred to only as "the paint horse" or simply "Paint". Eventually the name "Scout" was adopted.[6]

Reception
The portrayal of Tonto has been seen by some Native Americans and others as degrading, notably by Native American author and poet Sherman Alexie.[7] Tonto spoke in a pidgin, saying things like, "That right, Kemo Sabe", or "Him say man ride over ridge on horse".

In 1975, poet and science fiction writer Paul O. Williams coined the term "tontoism" to refer to the practice of writing haiku with missing articles ("the", "a", or "an"), which he claimed made such haiku sound like Tonto's stunted English.

Later adaptations of the character such as The Legend of the Lone Ranger and the Filmation animated series depict him as being articulate in English and speaking it carefully.

Silverheels was not above making a little fun of the character, as in a classic sketch on The Tonight Show Starring Johnny Carson with Carson playing a career counselor and Silverheels playing Tonto looking for a new job after working "thirty lousy years" as the Lone Ranger's faithful sidekick. When asked why he was looking for a new job, Tonto replies, "Him finally find out what Kemo Sabe means!"[8][episode needed]

Other media
Tonto has appeared in various media based on The Lone Ranger. He starred in his own comic book, The Lone Ranger's Companion Tonto, 31 issues of which were published by Dell Comics during the 1950s.

Later depictions beginning in the 1980s have taken efforts to show Tonto as an articulate and proud warrior whom the Ranger treats as an equal partner. In the Topps Comics four-issue miniseries, The Lone Ranger and Tonto, Tonto is even shown to be a very witty, outspoken and sarcastic character willing to punch the Lone Ranger during a heated argument and commenting on his past pop-culture depictions with the words, "Of course, Kemosabe. Maybe when we talked I should use that 'me Tonto' stuff, way they write about me in the dime novels. You'd like that, wouldn't you?"[9]

In 2017, Wyatt Logan said the Native American deputy U.S. marshal Grant Johnson was inspiration for Tonto in the Timeless episode "Murder of Jesse James".

References
Siegel, Robert (January 14, 2008). "The Lone Ranger: Justice from Outside the Law". NPR. Retrieved 2010-09-26.
Stassel, Stephanie (1999-12-29). "Clayton Moore, TV's 'Lone Ranger,' Dies". Los Angeles Times. Retrieved 2009-10-19.
"Tonto". Lone Ranger Fan Club.
Michael, Dennis (December 28, 1999). "Clayton Moore, the 'Lone Ranger,' dead at 85". CNN. Retrieved 2009-10-19.
Van Hise, James (1990). Who was that Masked Man? The Story of the Lone Ranger. Las Vegas: Pioneer Books. pp. 16-18.
Anderson, Chuck. "The Horses". The Old Corral. Retrieved 2011-11-28.
Alexie, Sherman (June 28, 1998). "I Hated Tonto (Still Do)". LA Times.
Johnny Carson: Tonto on YouTube
Sheyahshe, Michael A. (2008). Native Americans in Comic Books. Jefferson: McFarland & Company. pp. 124-126.
Further reading
Dunning, John (1998). On the Air: The Encyclopedia of Old-Time. New York: Oxford University Press. pp. 404-409. ISBN 0-19-507678-8.
Osgood, Dick (1981). Wyxie Wonderland: An Unauthorized Fifty-Year Diary of WXYZ, Detroit. Bowling Green, Ohio: Bowling Green University. p. 537. ISBN 978-0879721862.
Misiak, Zig (2012). Tonto: The Man in Front of the Mask. self published. ISBN 978-0981188065. Biography of Jay Silverheels.
[hide] v t e
The Lone Ranger
Tonto
Creators   
Fran Striker George W. Trendle
Television   
TV series (1949-57) episodes First animated TV series (1966-69) The Tarzan/Lone Ranger Adventure Hour (1980-82) The Lone Ranger TV film (2003)
Film   
The Lone Ranger (1938 serial) The Lone Ranger Rides Again (1939 serial) The Lone Ranger (1956) The Lone Ranger and the Lost City of Gold (1958) The Legend of the Lone Ranger (1981) The Lone Ranger (2013) soundtrack
Other   
Video game (1991) The Lone Ranger and Tonto Fistfight in Heaven (1993) Jack Wrather "Ke-mo sah-bee" Green Hornet "William Tell Overture" Disney Infinity "The Lone Stranger" (2007)
Categories: Fictional characters introduced in 1933Fictional Comanche peopleFictional sole survivorsFilm sidekicksThe Lone Ranger charactersRadio sidekicksTelevision sidekicksWestern (genre) characters
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Da: simsalabim29/05/2018 12:30:52
Morte cerebrale
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Questa voce o sezione sugli argomenti procedure diagnostiche e neurologia non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.
Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'uso delle fonti.
1leftarrow blue.svgVoce principale: morte.

La morte cerebrale è un criterio per ottenere la diagnosi di morte.

La morte ha inizio con la cessazione irreversibile di tre funzioni:

cardiocircolatoria: morte clinica
respiratoria: morte reale
nervosa: morte legale.
Ma è errato parlare di morte cardiaca, respiratoria o cerebrale: rappresentando la morte un evento unitario, da qualsiasi punto di vista la si veda, è più corretto parlare di criteri cardiologici, respiratori e neurologici.[1]

La prima definizione di coma irreversibile fu elaborata nel 1968 da un comitato creato ad hoc dell'Harvard Medical School[2]. I criteri di Harvard per l'accertamento della morte cerebrale sono poi diventate la base di tutte le legislazioni nazionali.[senza fonte]

Con questi criteri si stabilisce quando è lecito "staccare la spina" e interrompere la rianimazione perché il paziente è clinicamente morto. I criteri di Harvard sono anche la base per le leggi in materia di trapianti: gli organi sono prelevabili dal donatore, dopo l'accertamento della morte cerebrale.

Il concetto di morte cerebrale veniva introdotto nel mondo scientifico in contemporanea ai primi trapianti nella storia della medicina. La maggior parte degli organi non può essere prelevata da cadavere, per cui i criteri di accertamento della morte naturale (arresto dell'attività cardiaca e della circolazione sanguigna) non consentivano questo tipo di interventi. L'introduzione del concetto di morte cerebrale forniva una legittimazione scientifica per poter effettuare i trapianti. I critici affermano che un problema etico-giuridico è stato risolto con una presunta definizione scientifica. Hans Jonas è stato uno dei primi filosofi a occuparsi del tema, nell'ambito della bioetica clinica e dell'etica della responsabilità.

Nel '68, anno in cui la definizione è stata elaborata, non andavano però sviluppandosi solamente i trapianti. Le tecniche diagnostiche avevano fatto progressi tali da mettere a disposizione nuovi strumenti per conoscere meglio le attività del cervello e le fasi della morte umana. Le tecniche di rianimazione erano progredite a livelli tali da poter tenere artificialmente i pazienti in vita in molti più casi e molto più a lungo di prima. In questo senso, l'introduzione del concetto di morte cerebrale non viene vista solo come fine e strumentale alla diffusione dei trapianti d'organo. I progressi nelle tecniche di rianimazione ponevano da sé un nuovo problema: se e quando è lecito interrompere le cure di un paziente in stato vegetativo.

Dal 27 febbraio a 1º marzo 1975, si è tenuto a L'Avana (Cuba) il secondo simposio internazionale sulla morte cerebrale.

Il momento centrale ai fini della diagnosi è costituito dal rilievo della cessazione di tutte le funzioni dell'encefalo, secondo la legge 578/93 del 29 dicembre 1993: Norme per l'accertamento e la certificazione di morte, GU n. 5 dell'8 gennaio 1994.
Solo allora sarà del tutto inutile continuare a prestare assistenza a colui che ormai è un cadavere, a meno che non sussistano esigenze in materia di trapianto.

Nella legge 644/75 del 2 dicembre 1975 si dice testualmente che

« l'accertamento della morte deve essere effettuato, [...]
mediante il rilievo continuo dell'elettrocardiogramma protratto per non meno di venti minuti primi »

Si parla quindi di cardiogramma, poiché viene da sé che un encefalo non ossigenato per venti minuti muore.
Stessa cosa nel DPR 285/90 e nella GU n. 245 del 19 ottobre 1994.

Indice
1    Accidenti cerebrali
2    Morte e coscienza
3    La diagnosi legale della morte cerebrale
4    Legislazione italiana sulla diagnosi di morte cerebrale
5    Posizioni nel mondo religioso
5.1    Chiesa cattolica
6    Note
7    Voci correlate
8    Altri progetti
9    Collegamenti esterni
Accidenti cerebrali
Un paziente cerebralmente morto ha un elettroencefalogramma piatto, e ad un esame neurologico non dà alcun segno di funzioni cerebrali: nessuna risposta al dolore, niente riflessi dei nervi cranici (pupille fisse, niente riflesso oculocefalico né corneale) e niente respirazione spontanea.

È importante saper distinguere lo stato di morte da altre condizioni simili (intossicazione da barbiturici o da alcool, sovradosaggio di sedativi, ipotermia, ipoglicemia, coma o stato vegetativo cronico). Fra le tecniche di rianimazione per pazienti in stato simile alla morte cerebrale è oggetto di controversie scientifiche l'ipotermia cerebrale controllata, utilizzata in Giappone, che sembra sia riuscita a rianimare, in alcuni casi, pazienti in stato di coma profondo.

Alcuni pazienti in coma possono recuperare funzionalità, e alcuni pazienti con gravi disfunzioni irreversibili possono mantenere certe funzioni cerebrali inferiori, come la respirazione spontanea.

In un paziente decerebrato il tessuto cerebrale è necrotico e si determinano un edema del tessuto e un aumento della pressione intracranica, che impediscono la circolazione del sangue nel cranio stesso.

La morte cerebrale non è solo la perdita delle funzioni neocorticali ma anche del tronco encefalico: per questo l'anencefalia, una malformazione in cui il cervello superiore non è presente, non è generalmente definita morte cerebrale, sebbene sia una condizione certamente irreversibile in cui può essere appropriato spegnere il supporto vitale.

L'attività elettrica del cervello può arrestarsi completamente (tracciato piatto) anche durante un'anestesia molto profonda o durante un arresto cardiaco, ma non sono per questo decerebrate; la morte cerebrale si riferisce alla cessazione permanente e irreversibile dell'attività cerebrale.
Per questo motivo, l'accertamento della morte cerebrale richiede l'assenza di attività ripetuta, rilevata in un periodo di tempo significativo, come 30 minuti di inattività per 2 volte nell'arco di 6 ore.

Molte persone rianimate dopo essere state per alcuni momenti in questo stato hanno riferito esperienze di quasi-morte, la natura delle quali è controversa.

Vi sono casi di gravidanze portate a termine senza malformazioni del feto, da donne in stato di morte cerebrale. Teoricamente, tutte le funzioni che riguardano la crescita degli organi e il nutrimento del feto sono "coperte" dall'apparato vegetativo, lo stesso che garantisce battito cardiaco, circolazione sanguigna e respirazione polmonare, e quindi sono possibili anche se vengono meno tutte le attività cerebrali.

Morte e coscienza
Si presume che la cessazione permanente dell'attività elettrica cerebrale segni la fine della coscienza: coloro che sostengono che la sola neocorteccia del cervello sia la responsabile della coscienza ipotizzano che si dovrebbe considerare la sola attività elettrica di quest'ultima per stabilire la morte. Questo non è valido nella maggior parte dei Paesi, tra i quali l'Italia, dove oltre all'assenza dell'attività elettrica, sono necessari l'assenza dei riflessi del tronco e dell'attività respiratoria spontanea (Decreto ministeriale 11 aprile 2008).

La diagnosi legale della morte cerebrale
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: accertamento di morte.
La morte è una diagnosi e non un giudizio prognostico.

I criteri legali variano da paese a paese, ma risultano comunque molto simili.
In Italia è necessario un collegio di tre medici: un medico legale, uno specialista in anestesia e rianimazione e un neurologo.

La maggior parte delle donazioni per il trapianto di organi viene fatta in stato di morte cerebrale. In questo caso il donatore viene tenuto sotto supporto funzionale fino al prelievo degli organi da trapiantare.

Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Coma, Stato vegetativo, Responsività minima e Locked-in.
I protocolli per l'accertamento della morte cerebrale includono l'elettroencefalogramma, un controllo dei riflessi muscolari sotto stimolazione e dell'impossibilità di respirazione autonoma, che permettono di distinguere il coma irreversibile dallo stato vegetativo, nel quale il trapianto non viene effettuato.

I protocolli di Harvard ispirano ancora oggi la maggior parte delle legislazioni in materia di accertamento della morte cerebrale, fra le quali la legge italiana. Queste norme non impongono l'utilizzo delle più moderne tecniche di stimolazione cerebrale, tecniche di immagine e delle più avanzate strumentazioni per rilevare l'esistenza di qualsiasi attività cerebrale.

Non sono previste altre tecniche che oggi permettono di visualizzare dall'interno l'attività cerebrale con immagini di alta qualità, e di meglio distinguere fra uno stato vegetativo all'apparenza senza vie d'uscita e uno "stato di coscienza minima", quali: Pet, elettroencefalogramma ad alta densità, risonanza magnetica funzionale, stimolazione magnetica transcranica.

La comunità scientifica ha adottato nel tempo protocolli di accertamento più elaborati di quelli di Harvard, in seguito a nuove scoperte scientifiche. Non tutti questi protocolli sono finalizzati a una risposta in merito alla morte cerebrale del tipo "sì/no", indispensabile per avviare un trapianto, quanto alla definizione di una serie di stati intermedi fra il coma irreversibile e la piena coscienza, e l'eventuale possibilità di terapie mirate di recupero.
I centri di Liegi e Glasgow hanno definito un scala che permette di assegnare un punteggio ai pazienti in coma profondo, stato vegetativo e coscienza minima, inizialmente nel 1985 basata su test classici di stimolazione muscolare, ma nel 2002 hanno anche definito una nuova scala (Echelle de récupération de coma) che include esami clinici e test comportamentali.

Legislazione italiana sulla diagnosi di morte cerebrale
Nella legislazione italiana la materia è regolata dalla Legge 29 dicembre 1993, n.578 (norme per l'accertamento e la certificazione di morte), dal Decreto 22 agosto 1994, n.582 del Ministero della Sanità (regolamento recante le modalità per l'accertamento e la certificazione di morte) e dal Decreto 11 aprile 2008 (G.U. n.136 del 12/06/2008, 'Aggiornamento del decreto 22 agosto 1994, n. 582...').

La diagnosi di morte si esegue con un elettrocardiogramma in maniera continuativa per 20 minuti, come esprime la legge 578/93. (morte accertata con criteri cardiaci)

Nei soggetti affetti da lesioni encefaliche e sottoposti a misure rianimatorie la morte può essere accertata con 'criteri encefalici'. In questi casi, la legge italiana prevede che una commissione, riunitasi dopo segnalazione del responsabile di reparto alla direzione sanitaria, esamini il paziente per due volte (all'inizio e al termine) in un intervallo di tempo prestabilito di sei ore (e non prima di 24 ore in caso di insulto anossico). Tale commissione è costituita da:

un medico legale, o in sua vece un medico di direzione sanitaria, o altrimenti un anatomopatologo;
un anestesista-rianimatore;
un neurofisiopatologo, oppure un neurologo o un neurochirurgo esperti in elettroencefalografia.
Le prove da ripetere per due volte sono:

un elettroencefalogramma della durata di 30 minuti, con il paziente libero da effetti farmacologici che influiscano sullo stato di coscienza (in particolare niente barbiturici o benzodiazepine, né alterazioni della temperatura o della pressione del sangue);
prova dei riflessi del tronco dell'encefalo:
riflesso corneale
riflesso oculo-vestibolare
riflesso oculo-cefalico (riflesso degli "occhi di bambola")
riflesso fotomotore
riflesso cilio-spinale
riflesso carenale: assenza di riflesso tussigeno alla stimolazione bronchiale
Test di apnea con paziente libero da farmaci in grado di deprimere la respirazione (oppioidi o curari). Per dichiarare la assenza di minima funzionalità respiratoria autonoma (un ulteriore parametro per dichiarare la morte) la pressione di pCO2 deve salire oltre i 60 mm di Hg, e la acidità del plasma sanguigno deve salire, andando sotto al pH 7,40.
In caso di bambini di età inferiore ad un anno, o quando non siano valutabili i riflessi del tronco (es. per gravi traumi facciali), oppure l'EEG non sia affidabile per la presenza di artefatti non eliminabili, la legge richiede anche una valutazione del flusso ematico cerebrale (tramite ecografia doppler o arteriografia, o in alternativa con doppler transcranico; oppure con angioscintigrafia, o una tomografia computerizzata con mezzo di contrasto).
Il flusso ematico normale è pari a 55 ml/minuto per ogni 100 g di massa cerebrale (in media 2500 grammi). Sotto i 15-20 ml/min si va verso il silenzio elettrico corticale.

Il tempo di osservazione per l'accertamento della morte cerebrale è di 6 ore per ogni fascia d'età, come sancito dal decreto ministeriale del 2008 (precedentemente vi era una distinzione in 6 ore nel adulto, 12 nel bambino sotto i 5 anni, 24 nel bambino sotto un anno).

Posizioni nel mondo religioso
Diversi sono gli orientamenti assunti dalle varie religioni in materia di accertamento della morte cerebrale e di trapianti.

Chiesa cattolica
La Chiesa cattolica non ha una posizione ufficiale in materia. Giovanni Paolo II ha fatto delle importanti considerazioni in occasione del 18º congresso internazionale della Transplantation Society, il 29 agosto 2000.

Nel documento dichiara che la morte avviene con la separazione dell'anima dal corpo, per cui è un evento non misurabile con nessuna tecnica scientifica. Ciò apre a una molteplicità di definizioni di morte, e potenzialmente al concetto di morte cerebrale. La scienza non è in grado di rilevare l'istante esatto della morte, ma quando una persona è ormai inevitabilmente prossima a tale evento.

"Può essere affermato che il criterio recentemente adottato per accertare l'avvenuta morte, detto della cessazione completa e irreversibile di qualsiasi attività cerebrale, se rigorosamente applicato, non è in conflitto con gli elementi essenziali dell'antropologia".[3]

Note
^ Giorgio Canuto, Sergio Tovo, cap. III, in Medicina legale e delle assicurazioni, Piccin.
^ Beecher, Henry K., "A definition of irreversible coma: report of the Harvard Medical School Comm to examine the definition of brain death", Journal of the American Medical Association, 1968, 205:85-88
^ "Here it can be said that the criterion adopted in more recent times for ascertaining the fact of death, namely the complete and irreversible cessation of all brain activity, if rigorously applied, does not seem to conflict with the essential elements of a sound anthropology", ADDRESS OF THE HOLY FATHER JOHN PAUL II TO THE 18th INTERNATIONAL CONGRESS OF THE TRANSPLANTATION SOCIETY, 19 agosto 2000, International Congress on Organ Transplants
Voci correlate
Eutanasia
Malasanità
Morte
Protocollo di morte
Trapianto
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Parigi
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Parigi
Città metropolitana
Ville de Paris
Parigi - Stemma    Parigi - Bandiera
Parigi - Veduta
Da in alto a destra in senso antiorario la torre Eiffel, la Cattedrale di Notre-Dame, l'arco di Trionfo (Parigi), il pont des Arts, il museo del Louvre, le catacombe di Parigi
Localizzazione
Stato    Francia Francia
Regione    France moderne.svg Île-de-France
Amministrazione
Presidente del Consiglio dipartimentale    Anne Hidalgo (PS) dal 5 aprile 2014
Lingue ufficiali    francese
Data di istituzione    1977
Territorio
Coordinate    48°51â24âN 2°21â07âECoordinate: 48°51â24âN 2°21â07âE (Mappa)
Altitudine    min 28 - max 131 m s.l.m.
Superficie    105,4 km²
Abitanti    2 206 488 (2015)
Densità    20 934,42 ab./km²
Arrondissement    20 arrondissement
Dipartimenti confinanti    Hauts-de-Seine, Seine-Saint-Denis, Valle della Marna
Altre informazioni
Lingue    francese
Cod. postale    da 75001 a 75020 e 75116
Prefisso    1
Fuso orario    UTC+1
ISO 3166-2    FR-75
Codice INSEE    75056
Targa    75
Nome abitanti    (IT) parigini
(FR) parisien(ne)s
Patrono    Santa Genoveffa
Giorno festivo    3 gennaio
Parte di    Métropole du Grand Paris
Soprannome    Ville Lumière
Motto    Fluctuat nec mergitur
Cartografia
Mappa di localizzazione: FranciaParigiParigi
Parigi - Mappa
Posizione di Parigi all'interno della regione Île-de-France
Sito istituzionale
Modifica dati su Wikidata · Manuale
Parigi (AFI: /paˈriʤi/[1]; in francese Paris, pronuncia [paʁi]; con riferimento alla città antica, Lutezia, in francese Lutèce [lytÉs], dal latino Lutetia Parisiorum) è la capitale e la città più popolata della Francia, capoluogo della regione dell'Île-de-France e l'unico comune a essere nello stesso tempo dipartimento, secondo la riforma del 1977 e i dettami della legge PML, che espansero i vecchi confini comunali.

Con una popolazione di 2 206 488 abitanti è, dopo Londra, Berlino, Madrid e Roma, il quinto comune più popoloso dell'Unione europea e, in considerazione della superficie comunale, possiede una delle più alte densità abitative del mondo. Tuttavia, l'estensione urbana della capitale francese è ben più ampia del suo territorio comunale: la sua area metropolitana, detta anche "Grande Parigi" (in francese Grand Paris), conta infatti circa 12 milioni di persone.

Con oltre 28 milioni di turisti l'anno, Parigi è la città più visitata al mondo,[2][3] e secondo la rivista The Economist (2010),[4] anche la più cara.

Ereditando la storia di un impero coloniale estesosi su cinque continenti, Parigi è considerata come il centro del mondo francofono e ha mantenuto una posizione internazionale di grande rilievo, sia come influente metropoli mondiale, sia come centro culturale, politico ed economico di indiscusso prestigio. Ospita, tra gli altri, il quartier generale dell'OECD e dell'UNESCO. Secondo stime effettuate dalla CNN, nel 2009[5] Parigi era sede di 27 delle aziende Fortune global 500 (seconda città al mondo) davanti a Pechino, New York e Londra. La presenza in città di una delle più importanti borse internazionali e le sue numerose attività economiche, politiche e turistiche, fanno di Parigi uno dei principali hub del mondo.

La città si trova su un'ansa della Senna, posizione molto favorevole poiché fondamentale snodo di trasporti e traffici del continente europeo. In effetti, la posizione di Parigi al centro dei principali itinerari commerciali terrestri e fluviali le permise di diventare una delle città più influenti della Francia a partire dal X secolo, con la costruzione dei palazzi reali, di ricche abbazie e della celebre cattedrale di Notre-Dame. Lungo tutto il corso della propria storia, Parigi ha saputo influenzare in modo determinante la politica, la cultura, lo stile di vita e l'economia dell'intero mondo occidentale. Nel XIII secolo diede grande impulso alla rinascita delle arti e del sapere grazie alla presenza della prestigiosa Università della Sorbona nel Quartiere latino; nel XIV secolo divenne una delle più importanti città del mondo cristiano. Nell'Età moderna la sua influenza continuò a crescere in tutti i sensi: nella seconda metà del XVII secolo fu la capitale della più grande potenza militare del continente, nel Settecento divenne il cenacolo europeo della cultura e dei "lumi", per poi avviarsi nell'Ottocento a divenire la città dell'arte, dei piaceri e del divertimento.

Scrigno contenente numerosi monumenti dall'incalcolabile valore storico e artistico, Parigi rappresenta il simbolo stesso della cultura francese e del suo prestigio nel mondo. I turisti spesso le attribuiscono il qualificativo di "più romantica città del globo", titolo derivato dal periodo del Secondo Impero durante il quale Parigi fu profondamente trasformata dal barone Haussmann, guidato dall'imperatore Napoleone III che voleva fare della capitale francese la più bella città d'Europa. Quella di Parigi fu infatti una delle più grandi e più criticate rivoluzioni urbanistiche (visto lo sventramento del cuore storico della città) nella storia dell'umanità.

Indice
1    Geografia fisica
1.1    Territorio
1.2    Clima
1.3    Comuni limitrofi
2    Storia
2.1    Le origini
2.2    Medioevo
2.3    Rinascimento ed epoca moderna
2.4    Epoca contemporanea
2.5    Simboli
2.6    Onorificenze
3    La metropoli
3.1    La città
3.2    L'agglomerazione
3.3    L'area metropolitana
4    Santi patroni
5    L'immigrazione
5.1    Gli immigrati e i loro figli
6    Amministrazione
6.1    Sindaci di Parigi
7    Cultura
7.1    Università
7.2    Istituzioni di ricerca
7.3    Biblioteche e archivi
7.4    Musei
7.5    Teatri e sale da concerto
7.6    Cinema
8    Cimiteri
9    Infrastrutture e trasporti
9.1    Aeroporti
9.2    Ferrovie
9.3    Trasporti urbani
9.4    Strade
10    Turismo
10.1    Vita notturna
11    Economia
12    Sport
12.1    Le società sportive
12.1.1    Società scomparse
12.1.2    Società presenti
12.1.2.1    Società polisportive presenti
12.1.3    Calcio
12.2    Gli impianti sportivi
13    Nomi di Parigi e dei suoi abitanti
14    Relazioni internazionali
14.1    Gemellaggi
14.2    Partenariati
15    Note
16    Bibliografia
17    Voci correlate
18    Altri progetti
19    Collegamenti esterni
Geografia fisica
Territorio

Vista aerea di Parigi

La Petite couronne

Posizione di Parigi
La città di Parigi occupa una superficie di 105,40 chilometri quadrati ma la sua agglomerazione è molto più grande. La "piccola corona",[6] composta dalla città e dai 3 dipartimenti confinanti di Senna-Saint-Denis (236 km²), Valle della Marna (245 km²) e Hauts-de-Seine (176 km²), occupa una superficie di 762,40 km²; con una popolazione di circa 6.260.000 abitanti (al 2005).

Poggia su un suolo calcareo. Il nome stesso potrebbe derivare dal celta kwar che significa "cava", "miniera": il territorio è infatti stato oggetto di industria estrattiva, in particolare gesso, calcare e argilla dall'epoca gallo-romana al XVIII secolo.

L'altitudine media di Parigi è, secondo le varie fonti, 47-53 m s.l.m. (intervallo: dai 26 m del Point du Jour ai 148,48 m di rue du Télégraphe 40, nel XX arrondissement). La Senna scorre a 26-28 m, con inondazioni storiche fino a 32-33 m. I punti non sommergibili più importanti misurano:

Montmartre: 130 m (XVIII arrondissement)
Belleville: 122 m (place des Fêtes, XIX)
Buttes Chaumont: 101 m (rue des Alouettes, XIX)
Père-Lachaise: 95 m (Columbarium, XX)
Montsouris: 78 m (boulevard Jourdan, XIV)
Passy: 70 m (cimetière de Passy, XVI)
Charonne: 69 m (Place de la Réunion, XX)
Montparnasse: 65 m (rues du Château et Raymond Losserand, XIV)
Butte aux Cailles: 63 m (rue de la Butte aux Cailles, XIII)
Montagne Sainte-Geneviève: 61 m (place du Panthéon, V)
Place de l'Étoile: 58 m (VIII)
Monceau Saint-Gervais: (35 m) (IV)
Place de Grève: (33 m) (IV)
Notre-Dame de Paris: (28 m) (V)
Clima
Il clima di Parigi è alquanto particolare, a metà strada tra il clima oceanico e il clima continentale. Generalmente il clima di Parigi è quello tipico dell'Europa occidentale, largamente influenzato dalla corrente del Golfo, quindi un clima oceanico, seppure appunto con picchi di maggiore continentalità. L'inverno è caratterizzato da un'alternanza di periodi miti e piovosi (quando soffiano i venti umidi e tiepidi dall'Oceano Atlantico) e di periodi invece più rigidi e nevosi (con minime anche di -10 °C) quando soffiano i venti dal Polo Nord o dall'Est. In inverno i giorni sono freddi ma le temperature sono spesso sopra lo zero. Le gelate notturne sono frequenti ma le temperature sotto i -5 °C si verificano di norma solo per qualche giorno all'anno. La neve è rara, ma la città vede a volte leggere nevicate o spruzzate leggere senza accumulo. Tuttavia negli inverni del 2009, 2010 e 2011 intensi fronti freddi hanno portato a violenti episodi nevosi e a temperature che hanno raggiunto i -10 °C e -20 °C nelle periferie. Allo stesso modo l'estate può presentare giornate piuttosto calde e giornate fresche, ventose e piovose (con temperature minime sui +10 °C). In agosto ad esempio le temperature medie possono variare tra i +14 °C e i +23 °C. La temperatura media nel mese di luglio 2010 è stata +22,46 °C[7][8]. Inoltre i quartieri meridionali e orientali presentano inverni più rigidi rispetto al centro della città e ai quartieri settentrionali e occidentali. Le minime invernali nel centro della città raramente sono particolarmente basse, grazie al fenomeno dell'isola di calore urbana. I periodi più consigliati per visitare la città sono quindi la tarda primavera (maggio) e l'inizio dell'autunno (settembre e inizio ottobre). La temperatura più alta mai registrata è di 40,4 °C, il 28 luglio del 1947. Relativamente invece alla piovosità, i dati del trentennio 1961-1990 mostrano una quantità complessiva di 609 mm, all'incirca, dunque lo stesso ammontare di Londra, ma con maggiori sbalzi tra un mese e l'altro, nonché tra un anno e un altro. Generalmente comunque il periodo più piovoso risulta essere la tarda primavera, mentre le minori precipitazioni si registrano in due periodi: il tardo inverno e la tarda estate.

Dati della stazione di Paris-Montsouris rilevati tra il 1961 e il 1990[9][10]    Mesi    Stagioni    Anno
Gen    Feb    Mar    Apr    Mag    Giu    Lug    Ago    Set    Ott    Nov    Dic    Inv    Pri    Est    Aut
T. max. media (°C)    6,3    7,9    11,0    14,5    18,4    21,6    23,9    23,6    20,8    16,0    10,1    7,0    7,1    14,6    23,0    15,6    15,1
T. media (°C)    4,2    5,3    7,8    10,6    14,3    17,4    19,6    16,7    12,7    7,7    5,0    0,0    3,2    10,9    17,9    8,5    10,1
T. min. media (°C)    0,7    2,6    4,5    6,7    10,1    13,2    15,2    14,8    12,6    9,4    5,2    2,9    2,1    7,1    14,4    9,1    8,2
Precipitazioni (mm)    51,0    41,2    47,6    51,8    63,2    49,6    62,3    52,7    47,6    61,5    51,1    57,8    150,0    162,6    164,6    160,2    637,4
Comuni limitrofi
(in ordine alfabetico)
Aubervilliers, Bagnolet, Boulogne-Billancourt, Charenton-le-Pont, Clichy, Fontenay-sous-Bois, Gentilly, Issy-les-Moulineaux, Ivry-sur-Seine, Le Kremlin-Bicêtre, Joinville-le-Pont, Levallois-Perret, Les Lilas, Malakoff, Montreuil, Montrouge, Neuilly-sur-Seine, Nogent-sur-Marne, Pantin, Le Pré-Saint-Gervais, Puteaux, Saint-Cloud, Saint-Denis, Saint-Mandé, Saint-Maurice, Saint-Ouen, Suresnes, Vanves, Vincennes.

Storia
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Parigi.
Le origini

Terme di Cluny, di epoca gallo-romana, presso l'H´tel de Cluny, nel quartiere latino
L'antico nome della città, "Lutèce", e di due suoi quartieri, le Marais e la montagna di Sainte-Geneviève (l'antica Lucotecia), potrebbe lasciare intuire la presenza di zone paludose nei dintorni della città (probabile etimologia celtica luto- luteo- "palude"). Tuttavia la zona non era paludosa, bensì molto fertile. Eventuali inondazioni da parte della Senna avvenivano nel vallone che dall'estremità orientale del Marais, dal canal Saint Martin, prosegue ai grandi boulevard, fino al ponte dell'Alma. La valle non è che un lungo meandro abbandonato dal fiume probabilmente 10.000 anni fa, esistendo effettivamente paludi tra Montmartre e la montagna di Sainte-Geneviève intorno a 30.000 e 40.000 anni fa.

Tribù celtiche furono stanziate per molti secoli in un'ansa della Senna. Tito Labieno, luogotenente di Cesare nel 53 a.C., assediò l'oppidum dei Parisi, vincendoli. I romani vi stabilirono un proprio insediamento e lo chiamarono Lutetia Parisiorum.

Conquistata e pacificata la Gallia, Lutetia diventa una città romana, nelle aspirazioni e nello stile civile: il sito è in posizione favorevole per i commerci e i traffici fluviali e le popolazioni locali sono avvantaggiate dall'espansione economica portata dai romani. Il famoso pilastro dei Nauti, un'opera votiva costruita su richiesta della corporazione dei commercianti fluviali, è testimonianza della feconda attività che gravitava intorno alla città, nonché immagine precorritrice delle sorti di Parigi, che ha infatti per stemma quello della potente corporazione medievale dei Nauti, che per secoli ha guidato le sorti municipali.

Lutetia si sviluppa fino a divenire una vera e propria città (in particolare lungo la rive gauche della Senna) e si dota delle strutture essenziali per essere degna di questo nome: il foro, le terme (i cui resti sono visibili all'Hotel de Cluny), l'anfiteatro e un teatro.

La tradizione vuole che nel 250 la città venga cristianizzata dal vescovo Dionigi che qualche secolo dopo sarà eletto a patrono della città (Saint Denis).

Nel IV secolo la città comincia a essere chiamata Paris[11].

Nel 383 Magno Massimo, autoproclamatosi imperatore della Brittannia vince a Lutezia contro il legittimo imperatore Graziano. Nel 445 Clodione razzia la città.

Arrestata l'avanzata di Attila nel 451 (secondo la tradizione popolare grazie all'incoraggiamento di santa Genoveffa), nel 465 è il turno di Childerico I di assediare la città. Mancano tuttavia fonti che confermino l'assedio.

Parigi è definitivamente merovingia nel 486 con Clodoveo I. Nel 508 diventa capitale del regno franco.[12] Clodoveo, convinto da Genoveffa, fa costruire una chiesa intitolata ai santi Pietro e Paolo su una collina, oggi chiamata Monte di Santa Genoveffa (V arrondissement di Parigi), dove i due verranno sepolti.

Medioevo

La cattedrale di Notre-Dame
Capitale dei Franchi fino a Carlo Magno che le preferisce Aquisgrana, verrà assediata dai Vichinghi a più riprese dall'845 al 911, anno di stipula del trattato di Saint-Clair-sur-Epte, col quale gli invasori si stabiliscono definitivamente in Normandia. I Robertingi, abati laici di Saint-Germain-des-Prés, vittoriosi sui normanni, diventano re dei francesi, pongono la propria capitale a Parigi, ma risiedono preferenzialmente a Orléans.

Nel 1021 il capitolo di Notre-Dame è già meta di molti clerici vagantes; nel 1246 l'università di Parigi vedrà riconosciuta la propria autonomia, e nel 1257 nasce la scuola della Sorbona: Parigi si avvia a diventare uno dei centri della cultura europea, nel cuore della Francia medioevale.

Il XII e il XIII secolo vedono Parigi al centro di una forte crescita economica, e la corporazione dei mercanti come sua protagonista.

La rive droite viene urbanizzata durante il Medioevo. Il nuovo nucleo viene ben presto a superare in numero di abitanti e in importanza la parte più antica, nota come citè de Saint Germain, ma anche come Université, poiché abbazie, scuole, editori, artisti vi avevano eletto sede. La rive droite diverrà il nuovo centro direttivo.

Fino a Filippo Augusto l'urbanizzazione di Parigi può sintetizzarsi nella costruzione delle prime cinte murarie e nel prosciugamento delle paludi. Dell'edilizia romanica restano tuttavia pochissime tracce, ad esempio nell'abside di St-Martin-des-Champs. L'Île de France è invece la culla dell'arte e dell'architettura gotica, che tra il XII secolo e il XV evolve dal gotico primitivo al flamboyant.

Rinascimento ed epoca moderna
A metà del XIV secolo, Parigi cerca di fare la propria politica municipale: ha già più di centocinquantamila abitanti e, attraverso sollevazioni e alleanze (la guerra dei cent'anni) mostra di non voler rinunciare alla propria indipendenza. La città si estende soprattutto sulla riva destra, e le mura di Carlo V (1371-1380) comprendono l'insieme degli arrondissement III e IV.

Bisogna arrivare al 1437 perché Carlo VII possa fare di Parigi, indiscutibilmente, la capitale dei Valois. La storia della città s'intreccia da lì in poi inestricabilmente con la storia di Francia.

Enrico III nel 1588 fugge dalla città e l'ugonotto Enrico IV dovrà convertirsi al cattolicesimo e pagare 200.000 scudi per rientrarvi.


La presa della Bastiglia, 14 luglio 1789, dà inizio alla Rivoluzione francese

L'Arco di trionfo
Sotto i Borboni, Parigi è scenario e protagonista della Fronda: Luigi XIV sposta la corte a Versailles, per sottrarsi in un solo colpo agli intrighi dei nobili e alle barricate del popolo parigino e procedere liberamente nella propria politica accentratrice.

Alla vigilia della Rivoluzione Parigi occupa 1.100 ettari e conta oltre seicentomila abitanti. Al di fuori della cinta daziaria (le mura dei Fermiers généraux), i sobborghi sono costituiti da 24 villaggi.

Di nuovo protagonista, non meno che testimone, il popolo parigino gioca la propria rivoluzione. Lo spirito di ribellione e d'indipendenza dei parigini viene di nuovo duramente represso, con l'esecuzione della prima Commune rivoluzionaria - il consiglio della città - che segna l'inizio del Terrore di Robespierre: per più di un anno, tra il 1793 e il 1794, le piazze di Parigi ospitano il lavoro indefesso della ghigliottina.

Come molti prima e dopo di lui, anche Napoleone cerca di assoggettare la città al potere centrale, nel quadro della propria riforma amministrativa. Questo non impedirà ai parigini d'insorgere di nuovo contro Carlo X, nel 1830.

Durante il periodo napoleonico gli edifici cittadini, rimasti danneggiati durante la rivoluzione, vengono riparati e viene realizzato un nuovo sistema di illuminazione stradale a gas. Viene inoltre introdotta la numerazione civica degli edifici (in uso ancora oggi) e numerosi parchi appartenenti una volta agli aristocratici vengono resi pubblici. Per migliorare le condizioni igieniche, vengono invece realizzate numerose nuove fontane dotate di acqua corrente e vengono costruiti numerosi cimiteri per fare fronte alla mancanza di spazio in quelli già esistenti. Numerosi monumenti vengono invece realizzati da architetti come Percier, Fontaine e Chalgrin.[13]

Nel 1845 la città supera il milione di abitanti e Thiers allarga di nuovo la cinta muraria, includendo alcuni villaggi della campagna. L'estetica viene sempre più rifinita, col completamento dei lungosenna, di Piazza della Concordia e dell'Arco di Trionfo. Ma la vera grande rivoluzione urbanistica è quella condotta da Haussmann per conto di Napoleone III: lo sventramento di interi vecchi quartieri risponde alla necessità di liberare la città dalla congestione viabilistica, fagocitata dalla sovrappopolazione, da sei linee ferroviarie e da migliaia di veicoli a cavallo. La costruzione dei grandi viali alberati è inoltre dettata da motivi di ordine pubblico, onde impedire ai parigini la possibilità di compiere insurrezioni (vedi trasformazione di Parigi sotto il Secondo Impero). In trent'anni la città raddoppia e nel 1876 arriva a due milioni, nonostante la guerra con la Prussia e il disastro della Comune. A quest'epoca risalgono alcuni famosi monumenti come la Torre Eiffel e la Basilica del Sacro Cuore a Montmartre. Qui sorge il celeberrimo quartiere degli artisti, simbolo della Parigi bohémienne di fine XIX secolo destinata a entrare nell'immaginario collettivo mondiale.

Epoca contemporanea
La città continua a crescere. All'inizio della prima guerra mondiale, nel 1914, la battaglia della Marna la salva dall'invasione tedesca, ma non andrà così nel 1940, quando il Terzo Reich occupa la città dichiarandola città aperta. La bandiera con la svastica sventola sulla Torre Eiffel e su tutti i monumenti cittadini. Hitler, appassionato di architettura, ha sempre ammirato Parigi prendendola a modello per la costruzione della nuova Berlino. Tuttavia, nell'agosto del 1944 - in vista dell'invasione americana - ordina al governatore della città la distruzione dei ponti sulla Senna e dei monumenti. Nei drammatici giorni della sua liberazione, Parigi insorge, ma viene salvata dallo stesso governatore tedesco - von Choltitz - che, rifiutandosi di distruggere i monumenti della città, si arrende al generale Leclerc quasi senza colpo ferire. Parigi è l'unica metropoli europea a uscire praticamente intatta dalla seconda guerra mondiale: infatti, non essendo snodo di ferrovie militari né sede di fabbriche (collocate solo in periferia), fu risparmiata dai bombardamenti a tappeto che la RAF condusse sul resto d'Europa tra il 1942 e il 1945.


La liberazione di Parigi: agosto 1944
Il 26 agosto 1944 il generale de Gaulle entra a Parigi acclamato dalla folla in delirio[14] e il 27 ottobre 1946 all'Hotel de Ville viene proclamata la Quarta Repubblica francese.

Lo spirito rivoluzionario parigino si ridesta nel maggio 1968, nel quartiere latino, con lo sciopero generale avviato dagli studenti, che per qualche giorno si estende all'intera Francia. Il risultato, sul piano dell'organizzazione della città, è lo smembramento della Sorbona in 13 università nella regione di Parigi.

La città torna a dedicarsi al proprio sviluppo. Già negli anni sessanta si era aperto, con il trasferimento dei mercati generali (les Halles) a Rungis, un periodo di grandi lavori pubblici, teso a liberare il centro storico della città dalla pressione del traffico e dagli insediamenti popolari, e a riqualificarlo con funzioni prevalentemente culturali e di rappresentanza.

Le tappe principali della ristrutturazione sono:

1969: il trasferimento delle Halles;
1970: la creazione delle 13 università della Région parisienne;
1973: il completamento del Boulevard périphérique (che diventa il limite della nuova cintura metropolitana, come il raccordo anulare a Roma);
1977: l'inaugurazione del Centre Pompidou;
1986: l'inaugurazione del Museo d'Orsay;
1989: nel bicentenario della Rivoluzione, l'inaugurazione della Pyramide del Louvre, della Grande Arche de la Défense e dell'Opéra Bastille;
1995: l'inaugurazione della nuova Bibliothèque Nationale de France (che sarà intitolata a François Mitterrand);
2003: il nuovo quartiere Paris Rive Gauche attorno alla Biblioteca.

Un panorama di Parigi sul finire del tramonto
Simboli
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Parigi.
Lo stemma della città, nella sua forma attuale, risale al 1358, anno in cui il re Carlo V concede il "capo araldico" seminato di gigli di Francia. Esso presenta i gigli di Francia sopra Scilicet (la nave che simboleggiava l'ordine dei mercanti che commerciavano sulla Senna). Il motto è Fluctuat nec mergitur.

Onorificenze
Croix de la Légion d'honneur - nastrino per uniforme ordinaria    Croix de la Légion d'honneur
â" 9 ottobre 1900
Croix de Guerre 1914-1918 - nastrino per uniforme ordinaria    Croix de Guerre 1914-1918
â" 28 luglio 1919
Croix de la Libération - nastrino per uniforme ordinaria    Croix de la Libération
â" 24 marzo 1945
La metropoli

Vista di Parigi a partire da Notre-Dame de Paris

Stazione Vélib' di place de la Bastille, con piste ciclabili
Parigi, con 2.274.880 abitanti al 2011 e 10.869.000 abitanti nell'area urbana, è la città più popolata di Francia e l'area metropolitana della Grande Parigi (le Grand Paris, nell'originale francese), che copre 17 174 km², ha una popolazione di 12 161 542 abitanti. L'area metropolitana della Grande Parigi è la quarta più ampia d'Europa (dopo Mosca, Istanbul e Londra) ed è, all'incirca, la ventesima al mondo.

L'area metropolitana della Grande Parigi, con un PIL complessivo superiore a quello dell'Australia, è il secondo più grande centro economico e finanziario d'Europa dopo Londra. Ospita più del 30% dei "colletti bianchi" francesi, e più del 40% delle sedi centrali delle compagnie francesi, con il più grande distretto finanziario d'Europa per dimensioni (La Défense), e la seconda più grande borsa d'Europa (Euronext).

Nota in tutto il mondo come la Ville Lumière (la "città delle luci"),[15] Parigi è una delle principali destinazioni turistiche mondiali. La città è rinomata per la bellezza della sua architettura, i suoi viali e i suoi scorci, oltre che per l'abbondanza dei suoi musei. Costruita su un'ansa della Senna, è divisa in due parti: la Rive droite a nord e la più piccola Rive gauche a sud.

La città
La città di Parigi secondo l'INSEE ha una superficie complessiva di 105,4 km² (2010) e una popolazione di 2 274 880 abitanti (2011).

Andamento demografico di Parigi intra moenia[16]
1150    1328    1365    1422    1500    1565    1600    1637    1680    1750    1789
50 000    200 000    275 000    100 000    150 000    294 000    300 000    415 000    515 000    576 000    650 000
1801    1811    1817    1831    1836    1841    1846    1851    1856    1861    1866
546 000    622 636    713 966    785 862    899 313    936 261    1 053 897    1 053 262    1 174 346    1 696 141    1 825 274
1872    1876    1881    1886    1891    1896    1901    1906    1911    1921    1926
1 851 792    1 988 806    2 269 023    2 344 550    2 447 957    2 536 834    2 714 068    2 763 393    2 888 110    2 906 472    2 871 429
1931    1936    1946    1954    1962    1968    1975    1982    1990    1999    2009
2 891 020    2 829 753    2 725 374    2 850 189    2 790 091    2 590 771    2 299 830    2 176 243    2 152 423    2 125 246    2 234 105
L'agglomerazione
L'agglomerazione urbana di Parigi definita dall'INSEE col termine di Unité urbaine (Unité urbaine de Paris 2010) si compone di 412 comuni (2010), per una superficie complessiva di 2.844,79 km² (2010) e una popolazione di 10.869.000 abitanti (2011).

Popolazione dell'agglomerazione parigina propriamente detta
1801 : 548 000
1835 : 1 000 000
1863 : 2 000 000
1885 : 3 000 000
1905 : 4 000 000
1911 : 4 500 000
1921 : 4 850 000
1926 : 5 160 008
1931 : 5 674 419
1936 : 5 784 072
1946 : 5 600 000
1954 : 6 436 296
1962 : 7 384 363
1968 : 8 196 746
1975 : 8 549 898 (310 comuni)
1982 : 8 706 936 (335 comuni)
1990 : 9 318 821 (378 comuni)
1999 : 9 644 507 (396 comuni)
2008 : 10 354 675 (412 comuni)
2009 : 10 413 386 (412 comuni)
L'area metropolitana
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Area metropolitana di Parigi.

Tipica architettura parigina nel 7ème arrondissement di Parigi

Le Galeries Lafayette situate in boulevard Haussmann

Place de la Concorde
L'area metropolitana di Parigi definita dall'INSEE col termine di Aire urbaine (Aire urbaine de Paris 2010) si compone di 1.798 comuni (2010), per una superficie complessiva di 17.174,42 km² (2010) e una popolazione di 12.161.542 abitanti (2009).

Di area metropolitana di Parigi si può parlare, sia pure anticipando l'uso del termine, solo da dopo il 1870. Nella tabella che segue, i dati fino al 1982 sono dedotti da stime ricavate da diverse fonti, mentre quelli relativi al 1990 e al 2009 sono ufficiali, forniti dall'Ufficio nazionale francese di statistica INSEE.

Anno    Abitanti    Note
1885:    3.000.000    
1905:    4.000.000    
1911:    4.500.000    
1921:    4.850.000    (stagnazione a causa delle perdite della prima guerra mondiale)
1931:    5.600.000    
1936:    6.000.000    
1946:    5.850.000    (perdite dovute alla seconda guerra mondiale)
1954:    6.550.000    
1968:    8.368.500    (fine del boom delle nascite del dopoguerra e fine del surplus dell'immigrazione per Parigi)
1982:    9.400.000    (i flussi migratori diventano negativi, la crescita della popolazione è molto più lenta)
1990:    10.291.851    
1999:    11.174.743    
2009:    12.161.542    
Santi patroni
La patrona della città è santa Genoveffa (Sainte Geneviève), accreditata di aver convinto Attila a risparmiare la città, nel V secolo.

Si ricorda però anche San Meredico (Saint Merry), che è il patrono della rive droite, nucleo urbano la cui origine è posteriore, a causa della presenza delle marais che ancora oggi si ricordano nel nome del quartiere, cioè zone a vocazione agricola per la buona fertilità del terreno.

Anche Saint Denis è annoverato come patrono della capitale, mentre un altro santo importante per i parigini, san Germano (la rive gauche nel Medioevo veniva detta anche "Città di Saint Germain"), non assume alcuna carica.

L'immigrazione
Per legge, i censimenti francesi non fanno domande riguardanti l'origine etnica o la religione, ma raccolgono le informazioni relative al paese proprio di nascita. Da ciò è possibile rilevare che Parigi e la sua area metropolitana sia una delle più multi-culturali in Europa. Secondo il censimento del 1999, il 19,4% della popolazione totale era nato al di fuori della Francia metropolitana, il 4,2% della popolazione urbana era rappresentata da immigrati recenti (persone che erano immigrati in Francia tra il 1990 e il 1999),[17] la maggior parte dall'Asia e dall'Africa.[18] Il 37% di tutti gli immigrati in Francia vivevano nella regione di Parigi.[19]

La prima ondata di migrazioni internazionali a Parigi ebbe inizio già nel 1820 con l'arrivo dei contadini tedeschi in fuga dalla crisi agricola. Diverse ondate di immigrazione si susseguirono costantemente fino a oggi: gli italiani e gli ebrei dell'Europa centrale nel corso del XIX secolo, i russi dopo la rivoluzione del 1917, gli armeni in fuga in seguito al genocidio perpetrato dall'Impero Ottomano,[20] i cittadini coloniali durante la prima guerra mondiale e in seguito, tra le due guerre mondiali, spagnoli, italiani, portoghesi, magrebini. Dal 1950 al 1970, arrivarono gli abitanti del Nordafrica dopo l'indipendenza di tali paesi.[21]

Si stima che la regione metropolitana di Parigi, o aire urbaine, sia la residenza per circa 1,7 milioni di musulmani di tutte le razze, che costituiscono tra il 10% e il 15% della popolazione della zona. Tuttavia, in assenza di dati ufficiali, il margine di errore di queste stime è molto elevato, in quanto si basa sul proprio paese di nascita (chi è nato in un paese musulmano o nato da un genitore proveniente da un paese musulmano è considerato come un "musulmano potenziale").[22] Secondo la North American Jewish Data Bank, si stima che 310.000 ebrei vivano a Parigi e dintorni. Parigi è stata storicamente una calamita per gli immigrati, ospitando oggi una delle più grandi concentrazioni di immigrati in Europa.[23][24][25]

Gli immigrati e i loro figli
Secondo l'INSEE, Istituto nazionale francese di statistica e degli studi economici, responsabile della produzione e l'analisi di statistiche ufficiali in Francia, il 20% delle persone che vivono nella città di Parigi sono immigrati e il 41,3% delle persone fino a 20 anni hanno almeno un genitore immigrato.[26]

Tra i giovani sotto i 18 anni, il 12,1% è di origine magrebina, il 9,9% di origine africana sub-sahariana e il 4,0% proviene dall'Europa meridionale.[27] Circa quattro milioni di persone, il 35% della popolazione della regione dell'Île-de-France, sono o immigrati (17%) o hanno almeno un genitore immigrato (18%).[28] Secondo uno studio del 2008, il 56% circa di tutti i neonati dell'Île -de-France nel 2007 aveva almeno un genitore di origine straniera.[29]

Dipartimento    Immigrati    Bambini sotto i 20 anni con almeno un genitore immigrato
Numero    % Dipartimento    % Île-de-France    Numero    % Dipartimento    % Île-de-France
Parigi (75)    436.576    20    22,4    162.635    41,3    15,4
Seine-Saint-Denis (93)    394.831    26,5    20,2    234.837    57,1    22,2
Hauts-de-Seine (92)    250.190    16,3    12,8    124.501    34    11,8
Val-de-Marne (94)    234.633    18,1    12    127.701    40    12,1
Val-d'Oise (95)    185.890    16,1    9,5    124.644    38,5    11,8
Yvelines (78)    161.869    11,6    8,3    98.755    26,4    9,3
Essonne (91)    150.980    12,6    7,7    94.003    29,6    8,9
Seine-et-Marne (77)    135.654    10,7    7    90.319    26    8,5
Île-de-France    1.950.623    16,9    100    1.057.394    37,1    100
(Fonte: Insee, EAR 2006)

Amministrazione
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Consiglio di Parigi e Arrondissement municipali di Parigi.

Mappa degli arrondissement municipali di Parigi
Prima del 1967, Parigi faceva parte del dipartimento della Seine, che conteneva la città e i sobborghi circostanti.

Dal 1967, il Comune di Parigi è uno degli otto dipartimenti della regione dell'Ile-de-France. Il suo identificativo assoluto è 75, che si trova anche nelle targhe delle auto oltre che nei codici postali.

Con la riforma amministrativa furono infatti creati 3 nuovi dipartimenti che formano un anello attorno a Parigi, e costituiscono la prima cintura periferica (la petite couronne): Hauts-de-Seine, Senna-Saint-Denis e Val-de-Marne. Al di là, i dipartimenti di Val-d'Oise, Yvelines e dell'Essonne costituiscono le grande couronne. L'insieme costituisce la région parisienne, cioè la metropoli di Parigi. L'ottavo dipartimento dell'Île-de-France, che da solo rappresenta circa la metà del territorio regionale, è quello orientale di Seine-et-Marne.


L'Hotel de Ville, sede del consiglio comunale
Mentre normalmente i dipartimenti sono divisi in cantoni, la città di Parigi è divisa in 20 arrondissement municipali (circondari municipali), numerati in ordine progressivo partendo dal centro e muovendosi a spirale verso l'esterno, ciascuno dei quali è un municipio (mairie), con il suo consiglio e il suo sindaco. Ogni arrondissement, d'altra parte, elegge anche i propri rappresentanti al Consiglio di Parigi (Conseil de Paris), che è anche il consiglio generale del dipartimento. Le elezioni comunali e di arrondissement sono contestuali: i parigini scelgono i 517 consiglieri di arrondissement, tra i quali 163 divengono contemporaneamente consiglieri comunali. In ogni arrondissement le elezioni avvengono su due turni: la lista che ottenga la maggioranza assoluta, o relativa al secondo turno, ottiene la metà dei seggi in blocco, e una quota proporzionale dei restanti seggi. Le liste sono bloccate, e i sindaci sono eletti dai relativi consigli come pure gli assessori (adjoint).

Anne Hidalgo, esponente del Partito socialista francese (PS), è il sindaco di Parigi dal 5 aprile 2014. Come eccezione alla regola usuale per le città francesi, alcuni poteri normalmente esercitati dal sindaco sono invece affidati a un rappresentante del governo nazionale, il prefetto di Polizia. Ad esempio, Parigi non ha una forza di polizia municipale, anche se ha alcuni controllori del traffico. Questo fatto è un'eredità della situazione vigente fino al 1977, in cui Parigi non aveva un sindaco, ma era in pratica governata dall'amministrazione prefettizia. Va ricordato che alla radice dello smembramento del Dipartimento della Senna (Département de la Seine) ci fu proprio lo straordinario potere che il prefetto della Senna si trovava a gestire, quasi pari a quello del Primo ministro.

Sindaci di Parigi
1977-1995    Jacques Chirac    RPR
1995-2001    Jean Tiberi    RPR
2001-2014    Bertrand Delano«    PS
2014-    Anne Hidalgo    PS
Cultura
Università

L'edificio barocco dell'Institut de France sul lungosenna
Delle tredici Università di Parigi sette hanno sede nella mairie de Paris, prevalentemente nel Quartiere Latino:

Université Paris I - Panthéon-Sorbonne
Université Paris II - Panthéon-Assas
Université Paris III - Sorbonne-Nouvelle
Université Paris IV - Paris-Sorbonne
Université Paris V - René-Descartes
Université Paris VI - Pierre-et-Marie-Curie
Université Paris VII - Denis-Diderot
Anche molte delle grandes écoles hanno sede a Parigi, fra cui:

L'École nationale supérieure d'architecture de Paris-Belleville (ENSAPB)
l'École normale supérieure (ENS)
l'École des ingénieurs de la ville de Paris (EIVP)
l'École des mines de Paris
l'École du Louvre (EdL)
Télécom ParisTech,
l'École nationale des chartes
Sciences Po (IEP)
ESCP Europe
l'École supérieure des sciences économiques et commerciales (ESSEC)
HEC Paris
Istituzioni di ricerca
A Parigi hanno sede l'Institut de France (che comprende anche l'Académie française, l'Académie des sciences e l'Académie des inscriptions et belles-lettres) e il Centre national de la recherche scientifique.

La capitale ospita, inoltre, molti grand établissement, fra cui il Collège de France, l'Observatoire de Paris, il Conservatoire national des arts et métiers, l'École des hautes études en sciences sociales.

Per quanto riguarda la cultura italiana, a Parigi è presente l'Istituto statale italiano Leonardo Da Vinci.

Biblioteche e archivi
La Biblioteca Mazzarino, formata a partire dalla biblioteca personale del cardinal Mazzarino, è la più antica biblioteca pubblica francese; fu aperta al pubblico nel 1643.

Entrambe le sedi della Bibliothèque nationale de France si trovano a Parigi, quella centrale in rue de Richielieu ed il nuovo sito François-Mitterrand nel XIII arrondissement. È una delle più importanti biblioteche del mondo con più di trenta milioni di "pezzi", di cui quattordici milioni di volumi. L'altra grande biblioteca statale di Parigi è la Bibliothèque publique d'information del Centre Georges Pompidou.

La Città di Parigi gestisce cinquantacinque biblioteche "generaliste"[30] e una decina di biblioteche tematiche[31], fra cui la Bibliothèque historique de la ville de Paris che custodisce i documenti relativi all'architettura e all'urbanistica della città (mappe di edifici, cartine e fotografie della città) e la Bibliothèque du cinéma François Truffaut[32].

Fra le biblioteche universitarie aperte al pubblico la principale è la Biblioteca Sainte-Geneviève.

L'H´tel de Soubise ospita la sezione storica degli Archives nationales, ovvero quella relativa ai documenti precedenti la Rivoluzione Francese.

Musei

L'Olympia
Il più antico museo di Parigi, nonché il più grande, è il museo del Louvre, che con circa otto milioni di visitatori all'anno è il museo di belle arti più visitato al mondo. Altri musei di fama mondiale sono il "Museo nazionale d'arte moderna" (all'interno del Centro Georges Pompidou), dedicato all'arte contemporanea, e il museo d'Orsay, che espone le opere del secondo Ottocento (esattamente dal 1848 al 1905).

Fra gli altri musei di proprietà dello Stato francese si possono ricordare il "Museo nazionale del Medioevo" all'H´tel de Cluny, il Musée du quai Branly (erede del Musée de l'Homme) dedicato ai popoli extraeuropei, la Cité de l'Architecture, il museo Guimet di arte estremorientale, il musée de l'Armée (nell'H´tel des Invalides), il musée de la Marine (al Palais de Chaillot), il museo nazionale di storia naturale, il Panthéon (dove riposano i grandi francesi come Victor Hugo, Voltaire, Rousseau, Jean Moulin, Jean Jaurès o Marie Curie) o il museo Jacquemart-André.

Fra i musei civici di Parigi si possono citare il museo Carnavalet, dedicato alla storia della città, il musée d'art moderne de la Ville de Paris, il museo del Petit Palais (museo di belle arti della Città di Parigi), il museo Cernuschi (museo di arte asiatica della Città di Parigi), o ancora le catacombe[33]. Museo civico, collegato con la Philharmonie de Paris è il Museo della musica, che si trova nel Parc de la Villette, XIX arrondissement, e che espone gli strumenti musicali dal XVII secolo ad oggi.

Teatri e sale da concerto
L'attività dell'Opéra national de Paris è organizzata su due sale: la storica Opéra Garnier (inaugurata nel 1875) e la moderna Opéra Bastille (inaugurata nel 1990).

Il terzo teatro lirico di Parigi, tradizionalmente dedicato all'operetta, è l'Opéra comique.

Altre sale ospitano occasionalmente opere liriche, ma hanno una vocazione più varia: si tratta del Théâtre du Châtelet e del Théâtre des Champs-Élysées, che spaziano dal repertorio classico a quello moderno.

A Parigi ci sono 208 fra teatri di prosa e café-théâtres. Le sale più prestigiose sono la Comédie-Française, il Théâtre de l'Odéon e il Théâtre de Chaillot.

La salle Pleyel è la storica sala da concerti sinfonici di Parigi, mentre la salle Gaveau è dedicata alla musica da camera. La Maison de Radio France ospita anch'essa numerosi concerti di vario genere. Moderni auditorium sono quelli della Cité de la musique e la Philharmonie de Paris, inaugurata nel 2015. A Parigi hanno sede varie orchestre sinfoniche, fra cui l'Orchestre de Paris, l'Orchestre national de France, l'Orchestre Philharmonique de Radio France e l'Orchestre Lamoureux.

A Parigi si trovano, infine, i più famosi music-halls europei, dal Bobino all'Olympia, dove hanno trovato la consacrazione internazionale anche tanti cantanti e gruppi italiani.

Cinema

Paris: prima proiezione pubblica di cinema numerico in Europa (2000)
La prima proiezione cinematografica pubblica è stata realizzata a Parigi, il 28 dicembre 1895, da Antoine Lumière[34][35]. Fu inoltre a Parigi che Georges Méliès (1861-1938) inventa "l'arte del cinema" e lo spettacolo cinematografico: prima di lui, infatti, i film erano unicamente dei documentari o delle dimostrazioni tecniche. Geroges Méliès è conosciuto per gli sviluppi che apportò alle tecniche del cinema, essenzialmente per lo scenario e i trucchi di scena. Fu il primo realizzatore e il creatore del primo Studio di cinema.

La prima proiezione pubblica di cinema numerico in Europa[36] è stata realizzata a Parigi, il 2 febbraio 2000, da Philippe Binant[37].

Cimiteri
La città di Parigi conta ben 20 cimiteri, dei quali 14 sono situati nella cerchia dei confini della città (intra moenia) e 6 sono localizzati in comuni limitrofi (extra moenia). In compenso il territorio della città di Parigi ospita tre cimiteri appartenenti ad altri comuni e precisamente: il cimitero di Gentilly, sito nel XIII arrondissement e appartenente all'omonimo comune; il cimitero di Montrouge, sito nel XIV arrondissement e appartenente all'omonimo comune e il cimitero di Valmy, sito nel XII arrondissement e appartenente al comune di Charenton-le-Pont.

Il più famoso cimitero di Parigi, dove sono sepolti molti personaggi famosi, è il Cimitero del Père-Lachaise.

Infrastrutture e trasporti
Aeroporti

Un Boeing 737 della KLM davanti al Terminal 2F dell'aeroporto Charles De Gaulle
Gli aeroporti di Parigi sono contraddistinti dal codice aeroportuale IATA PAR.

Parigi è servita da due aeroporti principali: l'Aeroporto Charles De Gaulle, nella vicina Roissy-en-France (dipartimento 95) a nord-est della città (a 30 km dal "punto zero", circa 30 minuti in auto) e l'aeroporto di Orly (dipartimento 94), che si trova a sud della città (a 20 km dal "punto zero", circa 20 minuti in auto).

Un terzo aeroporto, più piccolo, è l'aeroporto di Beauvais-Tillé (dipartimento 60), a nord di Parigi, a 90 km dal "punto zero", circa 1 ora e 20 minuti in auto, e viene utilizzato per i voli charter e dalle compagnie low-cost.

Un quarto aeroporto, principalmente cargo, è l'aeroporto di Vatry (dipartimento 51), a est di Parigi, a 210 km dal "punto zero", circa 2 ore e 25 minuti in auto.

L'aeroporto di Le Bourget (dipartimento 93) attualmente ospita solo jet privati, il Salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget e il Musée de l'air et de l'espace; esso si trova a nord di Parigi, a 20 km dal "punto zero", circa 20 minuti in auto.

Ferrovie
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Stazioni ferroviarie di Parigi.

Un treno alla stazione Paris Lyon
La capitale francese è il maggior nodo ferroviario nazionale, nel quale si accentra anche la quasi totalità delle linee ad alta velocità. È anche un nodo primario in Europa, e la rete ferroviaria s'irradia da sette stazioni di testa: Parigi Austerlitz, Parigi Bercy, Parigi Est, Parigi Lione, Parigi Montparnasse, Parigi Nord e Parigi Saint-Lazare. La ex stazione terminale di Parigi Orsay, chiusa negli anni cinquanta, è oggi un museo.

Trasporti urbani
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Metropolitana di Parigi, Réseau express régional e Grand Paris Express.

Tipico cartello della metropolitana di Parigi
Parigi è densamente coperta da un sistema di metropolitane, il Métro (14 linee), così come da un grande numero di linee di autobus. Queste si interconnettono con una rete regionale ad alta velocità, la RER (Réseau Express Régional), e con la rete ferroviaria: treni pendolari, linee nazionali e TGV (o simili come Thalys ed Eurostar). Esistono parecchie tramvie tangenziali nei sobborghi: la linea T1 va da Saint-Denis a Noisy-le-Sec, la linea T2 va da La Défense a Issy. Una terza linea a sud della città, T3, è stata completata alla fine del 2006, la T4 in periferia nel 2008 e quattro altre linee saranno messe in servizio entro il 2015. L'intera rete metropolitana è gestita, come tutti i trasporti urbani parigini, dalla compagnia RATP.

È allo studio un progetto di automazione della metro, che verrebbe guidata "a distanza" senza un conducente. La misura comporterebbe un calo occupazionale e nel contempo l'incremento del 30% della frequenza delle corse. La linea 14 è interamente automatizzata, la linea 1 lo è diventata nel dicembre 2012.

Strade
La città è il nodo principale della rete autostradale francese, ed è circondata da una tangenziale interna, il Boulevard Périphérique o il "périph" (35 km) e da due esterne (la A86, ovvero "Périphérique de l'Ile de France", e la N 104 "Francilienne"). Gli svincoli del "Boulevard Périphérique" sono chiamati 'Portes', in quanto corrispondono alle antiche porte della città essendo il viadotto costruito sulla traccia delle ultime mura di Parigi. Le due tangenziali esterne sono ancora in via di completamento, in particolare per la A86 risulta ancora non completo il tratto a sud-ovest tra la A13 e la N12. La "Francilienne", invece, delimita grosso modo la regione Ile-de-France e risulta ancora ben lontana dall'essere completata.

Turismo
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Luoghi d'interesse parigini per arrondissement.
UNESCO white logo.svg Bene protetto dall'UNESCO
UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità
Parigi, Rive della Senna
(EN) Paris, Banks of the Seine
Notre Dame, early morning.jpg
Tipo    Culturali
Criterio    (i) (ii) (iv)
Pericolo    Non in pericolo
Riconosciuto dal    1991
Scheda UNESCO    (EN) Scheda
(FR) Scheda
Manuale
A partire dal 1848, Parigi ha cominciato a essere una destinazione molto popolare della rete ferroviaria, essendone al centro. Le principali attrazioni cittadine dell'epoca erano le Esposizioni Universali che sono state l'origine di molti monumenti parigini come la Torre Eiffel. Ciò, oltre agli abbellimenti compiuti durante il Secondo Impero Francese hanno contribuito molto a rendere la città una meta molto attraente.

Parigi riceve la visita di circa 28 milioni di turisti all'anno[38][39] di cui 17 milioni sono i visitatori stranieri.[40] I suoi musei e monumenti sono tra le attrazioni più stimate. Il turismo ha motivato i governi a favorire l'attività museale. Il museo più famoso della città, il Louvre, accoglie più di 8 milioni di visitatori all'anno ed è di gran lunga il museo d'arte più visitato al mondo. Le chiese della città sono un'altra attrazione molto famosa: Notre Dame de Paris (la cattedrale della città e chiesa primaziale di Francia) e la Basilica del Sacro Cuore ricevono dodici e otto milioni di visitatori, rispettivamente. La Torre Eiffel, il monumento più rappresentativo di Parigi, vede in media più di sei milioni di visitatori all'anno e più di 200 milioni fin dalla sua costruzione. Disneyland Paris è una grande attrazione turistica, non solo per i francesi, ma anche gli altri europei, con 14,5 milioni di visitatori registrati nel 2007.

Il Louvre è uno dei musei più grandi e famosi del mondo, che ospita numerose opere d'arte, tra cui la Gioconda e la Venere di Milo. Opere di Pablo Picasso e Auguste Rodin si trovano nel Museo Picasso e nel Musée Rodin, rispettivamente, mentre la comunità artistica di Montparnasse espone al Musée du Montparnasse. Il Centre Georges Pompidou ospita il Musée National d'Art Moderne.

Arte e manufatti dal Medioevo sono esposti al Musée de Cluny, mentre il Musée d'Orsay è famoso per l'importante collezione di quadri impressionisti qui contenuta.

Molti locali pubblici della città sono mutati nel corso degli anni per venire incontro principalmente alle aspettative dei turisti, piuttosto che degli abitanti. Le Lido e il Moulin Rouge, per esempio, mettono in scena spettacoli teatrali e di cabaret. Gran parte degli hotel parigini, dei locali notturni e dei ristoranti sono diventati fortemente dipendenti dal turismo.

Vita notturna
Le Lido - cabaret sugli Champs-Élysées noto per i suoi spettacoli esotici (fra cui quello delle Bluebell Girls) fu frequentato da Elvis Presley.
Moulin Rouge, Le Crazy Horse, Paris Olympia, Folies Bergère, Bobino - famosi nightclub.
Le Buddha Bar, Barfly, El Barrio Latino, Hotel Costes, Georges - ristoranti e bar alla moda.
Nell'11º arrondissement, in prossimità di place de la Bastille, vi è uno dei centri della vita notturna di Parigi: rue de Lappe, una via stretta a traffico limitato in cui si trovano molti locali di ogni genere, ognuno con caratteristiche differenti e molto frequentati da giovani studenti. Anche nella stessa rue Oberkampf si trova una moltitudine di piccoli locali, alcuni aperti anche sino all'alba.

Economia
Con un PIL registrato nel 2010 di euro  572.400.000.000[41], la regione di Parigi possiede uno dei più alti PIL del mondo, il che la rende un motore dell'economia globale. Se la città fosse una nazione, si tratterebbe della 17ª più grande economia del mondo, più grande dell'economia turca e quasi pari all'economia olandese.[42] Mentre la popolazione parigina rappresenta il 18,8% della popolazione metropolitana francese,[43] il PIL cittadino copre da solo il 30,2% del PIL delle aree urbanizzate della nazione.[41] L'attività economica di Parigi non è specializzata in un settore particolare (come ad esempio Los Angeles con le industrie di intrattenimento o Londra e New York con il comparto finanziario). Di recente, l'economia cittadina si è spostata su attività di alto valore aggiunto, come servizi finanziari, informatica e produzione di alta tecnologia: elettronica, ottica, aerospaziale.

Il quartiere de La Défense costituisce il centro economico della capitale, situato a ovest della città, in un triangolo tra l'Opéra Garnier e la Val de Seine. Mentre l'economia parigina è in gran parte dominata dai servizi, la città rimane molto forte anche a livello produttivo, in particolare nei settori industriali di tipo automobilistico, aeronautico e elettronico. Negli ultimi decenni, l'economia locale si è spostata verso l'alta attività a valore aggiunto, in particolare con i servizi alle imprese. Parigi è la prima in Europa in termini di capacità di ricerca e sviluppo[39] ed è considerata una delle migliori città del mondo per quanto concerne l'innovazione.[44] La Regione di Parigi ospita la sede di 33 aziende appartenenti alla Fortune Global 500.[45]

Il censimento del 1999 ha indicato che dei 5.089.170 persone occupate nell'area urbana di Parigi, il 16,5% lavora nei servizi alle imprese, il 13,0% nel commercio (commercio al dettaglio e all'ingrosso), il 12,3% nel settore manifatturiero, il 10,0% nelle amministrazioni pubbliche e difesa, l'8,7% nei servizi sanitari, l'8,2% nei trasporti e comunicazioni, il 6,6% in materia di istruzione e il restante 24,7% in molti altri settori economici. Nel settore manifatturiero, i più grandi datori di lavoro sono stati l'industria elettronica ed elettrica (17,9% della forza lavoro totale dell'industria manifatturiera) e l'industria editoriale e della stampa (14,0% della forza lavoro di produzione totale), mentre il restante 68,1% della forza lavoro produttiva è distribuita tra molti altri settori. I servizi affini al turismo danno lavoro al 6,2% della forza lavoro parigina e del 3,6% di tutti i lavoratori all'interno della regione di Parigi.[46] La disoccupazione nei "ghetti di immigrati" della città va dal 20 al 40%, secondo fonti diverse.[19]

Panorama La Défense.jpg
La Défense, il più grande distretto finanziario europeo[47]
Sport
Parigi ha ospitato le Olimpiadi nel 1900 e nel 1924. Le società sportive parigine più note sono il Paris Saint-Germain Football Club, un club calcistico che ha vinto in sei occasioni la Ligue 1, e lo Stade français Paris rugby, una squadra di rugby a 15 che si è laureata campione di Francia per quattordici volte.

Per quanto riguarda il baseball, a rappresentare la capitale nella massima serie è il Paris Université Club (società polisportiva, attiva anche nella pallacanestro e nella pallamano) il quale si è aggiudicato 21 titoli nazionali.

La principale società cestistica parigina è il Paris-Levallois Basket, sorto nel 2007 dalla fusione tra il Paris Basket Racing e il Levallois Sporting Club Basket.

A Parigi sono o sono state presenti diverse squadre di football americano; attualmente la città è rappresentata dai Mousquetaires de Paris (nati per fusioni successive tra i Paris Jets, gli Sphinx du Plessis-Robinson e i Castors de Paris), che possono vantare un totale di 7 Caschi di Diamante (1 come Jets, 4 come Castors e 2 come Mousquetaires) e una coppa di Francia (come Castors). In passato sono esistiti anche i Challengers de Paris, che hanno vinto un Casco d'Argento e una Coppa di Francia.

Le società sportive
Società scomparse
Racing Club de France Football (calcio)
Paris Basket Racing (pallacanestro)
Red Star Football Club 93 (calcio)
Stade Français football (calcio)
Paris Saint-Germain omnisports (calcio, rugby a 13 e a 15, pallacanestro, pallavolo, judo)
Paris Jets (football americano)
Castors de Paris (football americano)
Challengers de Paris (football americano)
Società presenti
Paris Université Club (baseball)
Paris-Levallois Basket (pallacanestro)
Paris Saint-Germain Handball (pallamano)
Stade français Paris (rugby a 15)
Paris Volley (pallavolo)
Racing Métro 92 (rugby a 15)
Mousquetaires de Paris (football americano)
Società polisportive presenti
Stade français Paris rugby
Racing Club de France Football
Paris Université Club
Paris Saint-Germain
Paris Jean-Bouin
Union sportive métropolitaine des transports
Calcio
È il principale sport cittadino. La squadra principale è il Paris Saint-Germain Football Club, militante in Ligue 1, di proprietà dell'investitore arabo Nasser Al-Khelaïfi, tra le squadre francesi più titolate avendo vinto 6 campionati francesi di prima divisione e 11 coppe nazionali, prevalentemente dopo il 2012. Altre squadre cittadine solo il Paris Football Club e il Red Star, di Ligue 2.

Gli impianti sportivi
I principali stadi di Parigi sono il Parco dei Principi (che ospita gli incontri casalinghi del Paris Saint-Germain) e il polivalente Stade de France (sito a Saint-Denis).

Nomi di Parigi e dei suoi abitanti
Parigi è una città di genere maschile, come testimoniato dalle espressioni "le Grand Paris" o "le Vieux Paris". Ciò nonostante in ambito poetico viene spesso usata la forma femminile («Paris est une blonde, Paris reine du monde», Mistinguett).

In lingua francese la pronuncia del nome della città, Paris, nella convenzione dell'alfabeto fonetico internazionale è [paˈʀi].

Il nome latino classico della città era L«t"tia ([luːˈteːtÉa]), traslitterato dai francesi in Lutèce ([lyˈtÉs]). Il nome fu poi cambiato in Paris, derivato dal nome della tribù gallica dei Parisi.

Parigi è nota come "Paname" ([panˈam]) nel francese informale, per via della diffusione del Cappello di Panamá tra i parigini agli inizi del secolo XX.

Gli abitanti di Parigi sono detti Parisiens ([paʀiˈzjÉÌ]) in francese e Parigots ([paʀiˈgo]) nel francese informale.

Relazioni internazionali
Gemellaggi
(FR)
« Seule Paris est digne de Rome; seule Rome est digne de Paris »

(IT)
« Solo Parigi è degna di Roma; solo Roma è degna di Parigi »

(Gemellaggio tra le città di Roma e Parigi[48])
Parigi è gemellata in modo esclusivo e reciproco con[49]:

Italia Roma, dal 1956
Partenariati
Algeria Algeri, dal 2003
Arabia Saudita Riyad, dal 1997
Argentina Buenos Aires, dal 1999
Armenia Erevan, dal 1998
Australia Sydney, dal 1998
Brasile Porto Alegre, dal 2001
Brasile San Paolo, dal 2004
Brasile Rio de Janeiro, dal 2011
Bulgaria Sofia, dal 1998
Canada Montréal, dal 2006
Canada Québec, dal 2003
Cile Santiago del Cile, dal 1997
Cina Pechino, dal 1997
Corea del Sud Seul, dal 1991
Danimarca Copenaghen, dal 2005
Egitto Il Cairo, dal 1985
Georgia Tbilisi, dal 1997
Germania Berlino, dal 1987
Giappone Kyōto, dal 1985
Giappone Tokyo, dal 1985
Giordania Amman, dal 1988
Grecia Atene, dal 2000
Indonesia Giacarta, dal 1995
Libano Beirut, dal 1992
Marocco Casablanca, dal 2004
Marocco Rabat, dal 2004
Messico Città del Messico, dal 1999
Palestina Ramallah, dal 2011
Polonia Varsavia, dal 1999
Portogallo Lisbona, dal 1998
Regno Unito Londra, dal 2001
Rep. Ceca Praga, dal 1997
Qatar Doha, dal 2010
Russia Mosca, dal 1992
Russia San Pietroburgo, dal 1997
Senegal Dakar, dal 2011
Spagna Madrid, dal 2000
Svizzera Ginevra, dal 2002
Tunisia Tunisi, dal 2004
Stati Uniti Chicago, dal 1996
Stati Uniti San Francisco, dal 1996
Stati Uniti Washington, dal 2000
Yemen San'a, dal 1987
Note
^ Luciano Canepari, Parigi, in Il DiPI - Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.
^ Asp.zone-secure.net, Le Tourisme à Paris - Chiffres clés 2010, su asp.zone-secure.net. URL consultato il 15 settembre 2011.
^ Secondo:Paris Region Key Figures[collegamento interrotto] by CRCI, IAU and INSEE (2012) /Regione Île-de-France Archiviato il 28 febbraio 2013 in Internet Archive./Città di Parigi Archiviato il 19 gennaio 2012 in Internet Archive.
^ (EN) Economist Intelligence Unit, The cost of living in cities, Trop Cher?, su economist.com, 3 ottobre 2010. URL consultato l'11 dicembre 2010.
^ Global 500 2009: Cities - FORTUNE on CNNMoney.com
^ Petite couronne, area centrale dell'agglomerazione parigina
^ Météo gratuite, prévisions météo de Météorologic
^ Average temperatures for Paris - July 2010.
^ Relevés Paris-Montsouris 1961-1990
^ Données climatiques depuis 1873. Archiviato il 3 marzo 2009 in Internet Archive.
^ Ammiano Marcellino cita Lutezia come "Parisia civita".
^ Rossana Barcellona, Concili "nazionali" e sotterranee rivoluzioni. Agde 506, Orléans 511, Épaone 517, in Reti Medievali, 18, 1 (2017), Firenze university Press, p. 63, ISSN 1593-2214 (WC · ACNP).
^ Matteo Liberti, Parigi Caput Mundi, in Focus Storia, giugno 2014, pp. 40-45.
^ Ray Argyle, Maurice Vaïsse, The Paris Game: Charles de Gaulle, the Liberation of Paris, and the Gamble that Won France, Dundurn, 2014.
^ Il soprannome ebbe origine dalla diffusione, anche nelle vie meno frequentate e più oscure della città, dell'illuminazione pubblica, attuata nel XVII secolo dal luogotenente generale di polizia Gabriel Nicolas de la Reynie
^ Dati: prima del 1801 stime tratte da Fierro, p. 278; censimenti a partire dal 1801.
^ (FR) Institut National de la Statistique et des Études Économiques, Aire urbaine 99 : Paris - Migrations (caractère socio-économique selon le lieu de naissance), su recensement.insee.fr. URL consultato il 6 luglio 2006 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2006).
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^ Les pactes d'amitié et de coopération, site officiel de la Ville de Paris.
Bibliografia
(FR) Association pour la publication d'une histoire de Paris, Nouvelle histoire de Paris, Hachette, 1970.
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(FR) Danielle Chadych e Dominique Leborgne, Atlas de Paris. Évolution du paysage urbain, Parigramme, 2002.
(FR) Jean Favier, Paris, deux mille ans d'histoire, Fayard, 1997.
(FR) Jean-Robert Pitte, Paris: histoire d'une ville, Hachette, 1993.
(FR) Alfred Fierro, Histoire et dictionnaire de Paris, Parigi, Éditions Robert Laffont, 1996.
(FR) Pascal Varejka, Paris, une histoire en images. Architecture, économie, culture, société... 2000 ans de vie urbaine, Parigi, Parigramme, 2007.
(FR) Pascal Tonazzi, Florilège de Notre-Dame de Paris, Parigi, Editions Arléa, 2007, ISBN 2-86959-795-9.
Voci correlate
Arrondissement municipali di Parigi
Antichi arrondissement di Parigi
Quartieri di Parigi
Ponti di Parigi
Jean Chantavoine
Gaspard Le Roux
Trasformazione di Parigi sotto il Secondo Impero
Arcidiocesi di Parigi
Università di Parigi
Storia di Parigi
Parigi sotterranea
Paris 26 gigapixels
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Collegamenti esterni
(EN, FR) Sito istituzionale, su paris.fr.
Sito ufficiale dell'ufficio per il turismo, su it.parisinfo.com.
Mappa di Parigi nel 1840, su logospi.com.
Audio guide Parigi, su leaudioguide.net.
V · D · M
Francia Arrondissement dell'Île-de-France
V · D · M
Dipartimenti della Petite couronne parigina
V · D · M
Dipartimenti e metropoli francesi
V · D · M
UNESCO â" Patrimoni dell'umanità in Francia
V · D · M
Capitali degli Stati e dei territori dipendenti d'Europa
V · D · M
Bandiera olimpica Città organizzatrici dei Giochi olimpici estivi Bandiera olimpica
V · D · M
Capitali europee della cultura
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Da: simsalabim29/05/2018 12:32:08
Automobile
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nota disambigua.svg Disambiguazione - "Automobili" rimanda qui. Se stai cercando l'album di Lucio Dalla pubblicato nel 1976, vedi Automobili (album).

Uno dei primi modelli di automobile, condotto da Jules-Albert De Dion, nel 1882
L'automobile, modernamente intesa come sinonimo di autovettura, è un veicolo munito di ruote che, spinto da un motore solitamente a scoppio e condotto da un guidatore, è in grado di spostarsi autonomamente sulla superficie terrestre allo scopo di trasportare un limitato numero di passeggeri.

Indice
1    Aspetti linguistici
1.1    Etimologia
1.2    Da maschile a femminile
1.3    L'auto
2    Storia
3    Note
4    Voci correlate
5    Altri progetti
6    Collegamenti esterni
Aspetti linguistici
Etimologia
Nella lingua italiana il termine automobile deriva pressoché con la stessa accezione dal francese automobile [É"tÉ"mÉ"bil], composto dal greco ±áτός (autòs) "stesso, di sé, da sé", e dall'aggettivo latino mobĭlis, "mobile, che si muove", pertanto con il significato "che si muove da sé".

Da maschile a femminile
A cavallo tra il XIX e il XX secolo, nell'epoca pionieristica del motorismo, il termine automobile era usato al maschile e "gli automobili"[1] erano tutti i veicoli, sia terrestri che natanti, destinati al trasporto di persone o cose e mossi da motori a scoppio, a vapore ed elettrici.


Una "carrozza automobile" realizzata nel 1893 dalle Costruzioni Meccaniche di Saronno, su licenza Peugeot
A Giovanni Agnelli
«Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L'Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d'una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza. Inclinata progreditur. Le sono riconoscentissimo di questo dono elegante e preciso. Ogni particolare è curato col più sicuro gusto, secondo la tradizione del vero artiere italiano. Per consacrare l'accertamento del genere masc. o fem., ormai determinato dalla novissima macchina, Mastro Paragon Coppella, orafo del Vittoriale, osa offerire alla Sua figliuola e alla Sua nuora questi infallibili talismani. Le stringo la mano.
Il Vittoriale. 18 febbraio 1920

Il Suo Gabriele d'Annunzio»[2]
L'ambiguità grammaticale del termine - diffusosi dalla Francia in Italia nel 1876 come aggettivo, e quindi concordabile tanto al femminile ("vettura automobile", "carrozza automobile") quanto al maschile ("carro automobile", "veicolo automobile") - si accentuò intorno al 1890 con il suo sostantivarsi.[3] Inizialmente parve affermarsi il genere grammaticale maschile, come attestato dal Dizionario moderno di Alfredo Panzini (edito nel 1905) che, alla voce "Automobile", affermava: «Il genere maschile tende a prevalere».

Del resto non mancarono le conferme letterarie, a cominciare da Filippo Tommaso Marinetti che, nel suo Manifesto del futurismo (pubblicato su Le Figaro del 20 febbraio 1909), scriveva nell'articolo 4 che «un automobile da corsa [...] un automobile ruggente [...] è più bello della Vittoria di Samotracia»,[4] mentre nel suo "romanzo profetico in versi liberi" L'aeroplano del Papa (1914) ricordava prima che «gli automobili di piazza sono belli e orgogliosi» e citava poi «gli automobili dei generali».[5] Similmente Guido Gozzano, al verso 11 della poesia "Totò Merùmeni" (nella raccolta I colloqui, 1911), declamava: "s'arresta un automobile fremendo e sobbalzando".

In seguito, nel linguaggio comune sia scritto che parlato, prevalse il femminile, a tale trasformazione linguistica contribuì anche l'autorevole opinione di Gabriele D'Annunzio che, in una lettera inviata nel 1920 al senatore Giovanni Agnelli, si esprimeva a favore della declinazione al femminile del termine.[6]

In alcuni ambiti ristretti, se non proprio specialistici, è invece ancora possibile ritrovare l'uso eccezionale del maschile ove si voglia indicare il concetto generico di un qualsiasi "veicolo" a trazione meccanica, non necessariamente a quattro ruote né necessariamente terrestre, ritornando in pratica al significato ottocentesco "degli" automobili, magari proprio per sottolineare un'accezione volutamente più ampia o quanto meno diversa rispetto a quella corrente "delle" automobili. È il caso ad esempio di una certa terminologia burocratica,[7] ma anche del premio internazionale "Gli Automobili", istituito dall'Automobile Club di Perugia e assegnato anche al campione di motociclismo Giacomo Agostini.[8]

L'auto
La successiva evoluzione linguistica registrata dalla parola (ancora una volta a partire dalla Francia, già nel 1898)[4] è stata la sua abbreviazione in auto, comune nel linguaggio parlato (per esempio, in espressioni come auto blu) e ampiamente documentata in articoli, studi, libri e in molti titoli di periodici (esempi: Auto, La mia auto, Tutto auto, Auto oggi).[9] In questa forma abbreviata entra spesso a far parte, come primo elemento, di numerose parole composte relative all'automobile, sia come sinonimi (ad esempio automezzo, autoveicolo, autovettura) sia per indicarne particolari tipi (autoambulanza, autobus, autocisterna ecc.) o altre realtà comunque ad essa connesse (autodromo, autorimessa, autostop ecc.).

Come ulteriore evoluzione linguistica, in molti casi il primo elemento auto- viene soppresso più o meno di frequente (autoambulanza â' ambulanza, autobetoniera â' betoniera, autobus â' bus, autocorriera â' corriera, autocaravan â' caravan). Simile è il fenomeno dell'ellissi che dà per esempio il sostantivo utilitaria dalla locuzione automobile utilitaria.[10]

Storia
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'automobile.
Note
^ Sull'aspetto linguistico della nascita dell'industria automobilistica a Torino, cfr. il volume di Elena Fornero, Gli automobili. Il lessico delle prime quattro-ruote tra Ottocento e Novecento, Venezia, Marsilio, 1999. ISBN 88-317-7341-0.
^ Il testo è ripreso dal Corriere della Sera del 27 ottobre 2003, p. 25.
^ Aldo Gabrielli, Dizionario linguistico moderno, Milano, Mondadori, 1961 (3ª ed. riveduta e ampliata), p. 71.
^ a b Sull'argomento si può vedere l'articolo di Giulio Nascimbeni, "Dopo Panzini e Marinetti l'automobile fu femmina", sul Corriere della Sera del 22 ottobre 1994, p. 44.
^ Il testo è consultabile in L'aeroplano del papa, sul Progetto Gutenberg.
^ Anche Giordano Bruno Guerri (in Filippo Tommaso Marinetti, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2009, p. 57. ISBN 978-88-04-59568-7) accenna alla questione, indicando però il 1923 come data della lettera di d'Annunzio.
^ Fra i numerosi esempi d'inizio Novecento si possono ricordare Ettore Donetti, I velocipedi e gli automobili nella legge e nella giurisprudenza, Rocca San Casciano, Cappelli, 1908 o il testo dell'Automobile Club d'Italia, Memoriale sulle nuove disposizioni legislative e regolamentari per gli automobili, Torino, Baravalle e Falconieri, 1909; nel XXI secolo, invece, quelli riportati da Alessandro Boso (a cura di), Codice universale degli appalti pubblici. Normativa generale e speciale, modulistica, schemi e statistiche, Ancona, SIFIC, 2005, vol. 3, pp. 2467, 2485 e 2537. ISBN 978-88-902237-2-3 (parzialmente consultabile anche su Google Libri).
^ Egle Priolo, "Al GalAci il premio «Gli Automobili» a Giacomo Agostini", su AviNews del 17 dicembre 2009.
^ Cfr. la voce "Auto" sul Vocabolario on line della Treccani.
^ Cfr. la voce "Utilitaria" sul Vocabolario on line della Treccani.
Voci correlate
Autoveicolo
Autovettura
Furgonetta derivata da automobile
Storia dell'automobile
Casa automobilistica
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Da: simsalabim29/05/2018 12:32:35
Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità
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Disturbo ossessivo compulsivo di personalità
Specialità    psichiatria e psicologia
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-10    F60.5
MeSH    D003193
MedlinePlus    000942
Modifica dati su Wikidata · Manuale
Il disturbo ossessivo compulsivo di personalità, detto anche disturbo anancastico di personalità o disturbo della personalità ossessiva (in inglese OCPD, obsessive compulsive personality disorder), è un disturbo di personalità caratterizzato da un complesso di risposte rigide della personalità, comportamenti e sentimenti che si manifestano in più ambiti e si raccolgono perlopiù in questi insiemi:

Tendenza a conformarsi a procedure, abitudini o regole in modo eccessivo e non flessibile
Occorrenza di pensieri o comportamenti ripetitivi
Costante perfezionismo
La personalità ossessiva manifesta un senso di ansia quando le procedure vengono alterate o gli standard tendenti al perfezionismo non sono soddisfatti. Vi è spesso un atteggiamento generale di inflessibilità di giudizio (talvolta - ma non sempre - moralismo), desiderio di ordine e fedeltà alla routine, inquietudine. Un tratto caratteristico osservabile è il perfezionismo. I meccanismi di difesa dell'Io tipici della personalità ossessiva sono l'annullamento, la rimozione, la formazione reattiva, l'isolamento dall'affetto e l'intellettualizzazione.

Indice
1    Eziologia
1.1    Base genetica e teoria ambientale
1.2    Secondo il modello freudiano
2    Diagnosi
2.1    Diagnosi secondo il criterio DSM-IV-TR
2.2    Diagnosi secondo il criterio ICD-10
2.3    Diagnosi differenziale con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo
2.4    Diagnosi differenziale
2.5    Disturbo di personalità e stile di personalità ossessivo-compulsivo
3    Sintomi e Manifestazioni
3.1    Sintomatologia principale
3.2    Sintomatologie di contorno
4    Diffusione e co-morbilità
5    Note
6    Voci correlate
7    Altri progetti
8    Collegamenti esterni
Eziologia
Base genetica e teoria ambientale
Alcune ricerche condotte all'interno di stessi nuclei familiari hanno portato alla luce una forte correlazione genetica nella manifestazione del disordine ossessivo-compulsivo di personalità (come era stato anche per il disordine ossessivo-compulsivo) dovuta probabilmente ad una particolare forma del gene DRD3 (e quindi anche della proteina da esso configurata, ovvero il ricettore per la dopamina D3).[1][2] Tuttavia tutte le ricerche finora effettuate hanno dimostrato come sia impossibile (almeno attualmente) spiegare la nascita del disturbo ossessivo-compulsivo di personalità esclusivamente su base genetica. Bambini nati con una predisposizione genetica possono non sviluppare mai i tratti tipici della patologia. Molto dipende infatti dal contesto in cui i bambini crescono.

Questo contesto include eventi traumatici durante l'infanzia, come ad esempio maltrattamenti fisici, emotivi, abuso sessuale, o altri traumi psicologici. Secondo la psicologia ambientale il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è un comportamento appreso. Le persone sviluppano il DOCP nel copiare gli altri durante l'infanzia. Il DOCP si sviluppa grazie a un contatto costante durante l'infanzia tra il bambino e persone (ad esempio genitori o insegnanti) che attuano un comportamento rigido, di controllo, che manifestano un comportamento ossessivo nel tenere il bambino sotto controllo.

Secondo il modello freudiano
In Carattere ed erotismo anale (1908)[3] Sigmund Freud osservò una forma di rigidità della personalità dai tratti ossessivi-compulsivi che ricevette il nome di "carattere anale" o "anale-accumulatore". Nella teoria psicoanalitica, i tratti ansiosi e ossessivi presenti nell'OCPD e nei casi di nevrosi ossessive sono collegati ad esperienze negative subite dal soggetto in età infantile riguardo al controllo dello sfintere. Il carattere di personalità ossessivo-compulsiva viene correlato alla cosiddetta ritentività anale, una modalità che porta a comportamenti basati sull'ordine, la parsimonia e l'ostinazione, oltre che alla creazione di un sistema di difese dove prevale il "controllo" e trattenimento del sé rispetto all'ambiente, indice di un Super-Io rigido e oppressivo. Anche la libido del carattere anale sarebbe fissata, dall'infanzia, a uno stadio incompleto di sviluppo, e l'interesse sessuale focalizzato sulla zona anale.

Diagnosi
Diagnosi secondo il criterio DSM-IV-TR
La classificazione ufficiale del DSM-IV-TR[4] prevede la presenza di almeno quattro dei seguenti sintomi:

Preoccupazione eccessiva per le liste, i dettagli e l'organizzazione a discapito dell'obiettivo generale
Perfezionismo che interferisce con la riuscita di un lavoro in tempi rapidi
Eccessiva dedizione al lavoro (non giustificata da necessità economiche) con conseguente riduzione del tempo dedicato ad attività ricreative
Incapacità a gettare oggetti vecchi o inutili, anche quando privi di valore affettivo
Inflessibilità su posizioni etiche e/o morali (non giustificate dall'appartenenza politica o religiosa)
Riluttanza a delegare compiti o a lavorare in gruppo
Stile di vita eccessivamente parsimonioso sia verso se stessi che verso gli altri
Rigidità e testardaggine
Diagnosi secondo il criterio ICD-10
La classificazione dell'ICD-10 (nel quale il disturbo viene chiamato in inglese Anankastic personality disorder,[5] "Disturbo anancastico della personalità") prevede la presenza di almeno quattro dei seguenti sintomi:

Eccesso di indecisione e prudenza
Preoccupazione verso dettagli, regole, liste, ordine e organizzazione a discapito dello scopo generale dell'attività
Perfezionismo che interferisce con la riuscita di un lavoro
Scrupolosità e responsabilità eccessive
Dedizione al lavoro e alla produttività con conseguente svalutazione delle attività ricreative e delle relazioni interpersonali
Eccessiva pedanteria e adesione alle convenzioni sociali
Rigidità e ostinazione
Necessità di controllo costante ed esigenza che gli altri agiscano esattamente secondo le disposizioni del soggetto
Diagnosi differenziale con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo
È importante non confondere il disturbo di personalità ossessivo-compulsivo (OCPD) con il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD). Quest'ultimo è una patologia completamente diversa e indipendente. Il disturbo ossessivo-compulsivo consiste in sintomi eclatanti legati al bisogno o desiderio di compiere azioni rituali, o ripetitive, in modo quasi automatico (come lavarsi le mani o toccare oggetti). Invece i soggetti affetti da disturbo di personalità ossessivo-compulsivo non hanno - salvo i casi di co-morbilità - nessun problema di questo tipo. Inoltre, il disturbo ossessivo-compulsivo è egodistonico - cioè il paziente si lamenta del problema e vorrebbe liberarsi dei sintomi - mentre il disturbo di personalità ossessivo-compulsivo è egosintonico: la persona identifica certi suoi bisogni e desideri proprio con il soddisfacimento dei sintomi ossessivi e li considera parte di sé (tendendo quindi spesso a cercare di cambiare l'"ambiente" piuttosto che se stesso/a).

Diagnosi differenziale
Disturbo ossessivo-compulsivo
Disturbo evitante di personalità
Disturbo narcisistico di personalità
Attacchi di panico
Agorafobia
Fobia sociale
Ipocondria
Depressione
Disturbo di personalità e stile di personalità ossessivo-compulsivo
Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità non deve essere confuso con un semplice stile di vita orientato alla precisione e all'ordine o con tratti ossessivi-compulsivi. Sebbene questi sintomi facciano parte della popolazione adulta affetta da DOCP, il disturbo di personalità viene considerato tale solo quando impedisce al soggetto di condurre una vita regolare, o per eccessivo spreco di tempo (più di un'ora al giorno) o quando compromette il normale svolgersi delle attività quotidiane, siano esse sociali e/o lavorative oppure ancora quando i sintomi siano fonte di marcata sofferenza per il paziente.

Sintomi e Manifestazioni
Sintomatologia principale
Il soggetto con una personalità ossessiva-compulsiva ha uno stile prudente e perfezionista che manifesta costantemente buona parte (o la totalità) dei seguenti caratteri:

Perfezionismo
Fissazione sulle liste e l'organizzazione
Eccessiva dedizione al lavoro
Preoccupazione eccessiva per l'ordine, la pulizia e il controllo di spazi e ambienti
Mania del controllo sulle persone, che rende le relazioni familiari e d'amicizia difficili e pesanti
Ansia immotivata in situazioni divergenti dalla routine del soggetto
Attenzione eccessiva ai dettagli
Autocommiserazione o colpevolizzazione eccessiva in caso di errori secondari o anche futili
Timore eccessivo delle critiche, anche se costruttive
Pessimismo
Razionalizzazione eccessiva dei sentimenti (visti come una perdita di controllo) che porta a vivere gli affetti in modo limitato
Incapacità di esprimere direttamente la rabbia e/o comportamenti passivo-aggressivi
Difficoltà a lavorare in gruppo o a delegare compiti ad altri
Stile di vita improntato alla parsimonia. Il denaro è visto non come fonte di piacere ma come protezione, da accumulare in caso di disgrazie o problemi futuri.
Tendenza all'accumulo di oggetti, anche se privi di valore economico e/o affettivo
Inflessibilità su posizioni etiche, politiche, religiose e/o morali
Rigidità e difficoltà ad adeguarsi ai cambiamenti
Sintomatologie di contorno
I soggetti affetti da OCPD non presentano un'emotività ridotta come i soggetti affetti da disturbo schizoide di personalità, tuttavia tendono a un forte controllo delle emozioni. In modo più o meno conscio ritengono l'affettività e le emozioni una perdita del controllo dell'Io. Le emozioni represse si accumulano senza la possibilità di essere sfogate o vissute apertamente, ciò provoca stati di sofferenza. Le più frequenti emozioni negative nei soggetti ossessivo-compulsivi sono:

l'ansia dovuta ad una mancanza di ordine, di controllo o di impostazione "approvata";
la rabbia può seguire alle critiche e disapprovazione frequenti, che il soggetto attira su di sé per l'approccio interpersonale rigido;
la frustrazione per non aver portato a termine un compito o per non aver raggiunto gli standard autoimposti;
l'invidia nei confronti di persone che, pur non seguendo il metodo "corretto", ottengono risultati e riconoscimenti migliori.
Poiché esprimere pubblicamente la rabbia è considerato inaccettabile da questi soggetti, essi aumentano ogni volta gli sforzi per reprimerla, creando un circolo vizioso a livello emotivo. Possono mostrarsi eccessivamente zelanti ed ossequiosi nei confronti dei superiori e ipercritici e controllanti nei confronti dei sottoposti. Sebbene siano convinti di avere standard morali più elevati degli altri, a differenza dei soggetti affetti da disturbo narcisistico di personalità, si sforzano di apparire sempre posati e modesti, evitando di mostrare orgoglio o altezzosità. Questo è dovuto alla loro paura di sbagliare e di essere rimproverati per i loro errori.

Diffusione e co-morbilità
L'OCPD affligge più gli uomini che le donne (rapporto 2:1) e si manifesta all'inizio dell'età adulta per poi raggiungere l'apice fra i 40 e i 50 anni. È possibile trovare anche degli adolescenti con uno stile di vita incline a sviluppare un simile disturbo.

Sebbene il forte senso di obbligazione morale impedisca al soggetto di sviluppare delle dipendenze da sostanze (a differenza di quanto avviene in altri disturbi di personalità), l'OCPD conduce spesso alla depressione e all'esaurimento nervoso, e generalmente dissipa gran parte delle energie vitali del soggetto. Il disturbo ha la caratteristica di presentarsi spesso insieme ad altri disordini nervosi, soprattutto di natura ansiosa o fobica quali disturbo ossessivo-compulsivo, ipocondria, agorafobia. Inoltre, il disturbo di personalità ossessivo-compulsivo - caratterizzato da un pattern di perfezionismo - ha una tendenza specifica alla co-morbilità con disordini legati al narcisismo, talvolta anche con il grado di disturbo narcisistico di personalità.

Note
^ Joyce et al. (2003). Polymorphisms of DRD4 and DRD3 and risk of avoidant and obsessive personality traits and disorders. Psychiatry Research. 119(2):1-10.
^ Light et al. (2006). Preliminary evidence for an association between a dopamine D3 receptor gene variant and obsessive-compulsive personality disorder in patients with major depression.
^ In Opere di Sigmund Freud (OSF), vol. 5.
^ (EN) DSM-IV-TR, Obsessive-Compulsive Personality Disorder (OCPD).
^ (EN) ICD-10, Anankastic personality disorder.
Voci correlate
Ansia
Autostima
Disturbo depressivo
Fase anale
Super-Io
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Collegamenti esterni
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V · D · M
Disturbi mentali e del comportamento (ICD-10 : F00-F99)
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Categoria: Disturbi di personalità| [altre]
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Da: simsalabim29/05/2018 12:33:08
Invidia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nota disambigua.svg Disambiguazione - Se stai cercando altri significati, vedi Invidia (disambigua).
«Fu il sangue mio d'invidia sì riarso
che se veduto avesse uomo farsi lieto,
visto m'avresti di livore sparso.
(Dante Alighieri, Purgatorio, XIV, vv.82-84)


Il "malocchio" del triste invidioso
Il termine invidia (dal latino in - avversativo - e videre, guardare contro, ostilmente, biecamente o genericamente guardare male, quindi "gettare il malocchio") [1][2] si riferisce a uno stato d'animo o sentimento per cui, in relazione a un bene o una qualità posseduta da un altro, si prova spesso astio e un risentimento tale da desiderare il male di colui che ha quel bene o qualità.[3]

Indice
1    L'invidia nella filosofia
2    Note
3    Bibliografia
4    Voci correlate
5    Altri progetti
6    Collegamenti esterni
L'invidia nella filosofia

Invidia, Cappella degli Scrovegni. L'invidia fa bruciare l'invidiosa che denigra l'invidiato ma viene colpita dalla sua stessa malvagità. Il serpente della calunnia si rivolta contro di lei colpendole gli occhi.
In modo più approfondito l'invidia può essere definita come il

« rammarico e risentimento che si prova per la felicità, la prosperità e il benessere altrui, sia che l'interessato si consideri ingiustamente escluso da tali beni, sia che già possedendoli, ne pretenda l'esclusivo godimento... è il desiderio frustrato di ciò che non si è potuto raggiungere per difficoltà o ostacoli non facilmente superabili, ma che altri, nello stesso ambiente o in condizioni apparentemente analoghe, ha vinto o vince con manifesto successo.[4] »

In questo caso appare, oltre che l'odio per la felicità altrui,[5] un rapporto di similarità tra l'invidioso e l'invidiato come già Aristotele notava nel concepire l'invidia come «un dolore causato da una buona fortuna [...] che appare presso persone simili a noi» [6] per cui «sentiranno invidia quelli che sono o sembrano essere i nostri pari, intendendo per pari coloro che sono simili a noi per stirpe, parentela, età, disposizione, reputazione e beni. [...] Invidiamo le persone che ci sono giunte nel tempo, luogo, età e reputazione, da cui il proverbio: "Il familiare sa anche invidiare"».[7]

L'invidia genera non solo dolore, ma anche «tristezza per i beni altrui» [8] che l'invidioso vorrebbe per sé poiché giudica che l'altro li possegga immeritatamente e debba essere punito per questo con l'espropriazione.

Tristezza dell'invidioso «rispetto al bene altrui in quanto diminuisce la nostra gloria ed eccellenza» procurandoci «l'odio, la maldicenza, la diffamazione, la soddisfazione per le disgrazie del prossimo e la tristezza per la sua prosperità» [9]

Il triste invidioso che nell'iconografia viene raffigurato a spiare da lontano, con il viso accigliato, quel fortunato felice possessore che vorrebbe far soffrire di una sofferenza che invece, come in un contrappasso, colpisce lui.

Il suo malocchio si ritorce contro di lui come nella visione dantesca che raffigura gli invidiosi con gli occhi cuciti.[10]

Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Invidia degli dei.
Uno degli autori più antichi, Erodoto (484 a.C.-425 a.C.) estende questo sentimento malevolo persino agli dei arcaici, dagli umani attributi, custodi gelosi della propria gloria e del proprio potere e garanti di quell'ordine universale che se compromesso causa l'intervento della divinità, in base a quel principio che l'autore definisce come φθόν¿ς τá¿ν θµá¿ν ("invidia degli dei") per il quale l'uomo che ottiene troppa fortuna, al di là dei limiti stabiliti, viene ucciso o privato della propria gloria.

In molte tragedie greche l'invidia degli dei costituisce lo sviluppo narrativo che porta come conseguenza al commettere un atto di hýbris e, di conseguenza, essere uno hýbristes ossia un colpevole di tracotanza che vìola leggi divine immutabili, ed è la causa per cui, anche a distanza di molti anni, i personaggi o la loro discendenza sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie. Al termine hýbris viene spesso associato quello di "némesis", in greco νέμµσις, che è la sua conseguenza: significa infatti "vendetta degli dei", "ira", "sdegno", e si riferisce alla punizione giustamente inflitta dagli dei a chi si era macchiato personalmente di hýbris, o alla sua discendenza o al popolo di cui fa parte.

Tra i filosofi greci Epicuro (341 a.C.-271 a.C.) mette in rilievo il danno morale e l'inutilità di colui che invidia

« Non si deve invidiare nessuno; visto che i buoni non meritano invidia, ed in quanto ai cattivi, più essi trovano buona sorte più si rovinano.[11] »

L'invidia trova ampia riflessione nella cultura romana con Marco Tullio Cicerone (106 a.C.-43 a.C.) che la considera un sentimento devastante [12] impossibile da arrestare una volta manifestato così che «quando l'invidia infuria in tutta la sua violenza contro di essa risulta impotente il singolo e persino un'intera istituzione» come il senato romano.[13]

Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.) ribadisce questo carattere distruttivo dell'invidia quando nei confronti del console Quinto Fabio Massimo questa si accompagnò con la diffamazione (obtractatio) dell'uomo invidiato per il suo successo.[14]

Nella dottrina cristiana l'invidia compare fin dai tempi biblici con il fratricidio di Caino invidioso dell'amore di Dio per Abele [15]. Lo stesso vizio capitale attraversa l'Antico Testamento, che lo definisce «carie delle ossa» [16], per giungere fino al Nuovo dove Cristo viene dato a Pilato che «sapeva bene che glielo avevano consegnato per invidia» [17].

L'invidia è dunque il «peccato diabolico per eccellenza» per Sant'Agostino [18] poiché, come nota San Basilio [19], Caino vittima e discepolo del diavolo ha fatto sì che «la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo» [20]


«Vecchia fama nel mondo li chiama orbi; gent'è avara, invidiosa e superba»[21]
L'invidia presente da sempre nella storia dell'umanità, ma anche in quella di ogni singolo uomo: «Ho visto e osservato un bambino invidioso. Ancora non parlava e già guardava livido e con volto amareggiato verso un altro bambino, suo fratello di latte.» [22]

Francesco Bacone (1561-1626), che condivide l'idea che l'invidia si serve dell'occhio come veicolo di maligni sortilegi, per primo tratta dell'invidia "pubblica" che capovolge il normale percorso di chi privo di qualcosa, sentendosi in basso, invidia chi sta in alto. Nell'"invidia del re" il procedere è al contrario: dall'alto verso il basso; paradossalmente, cioè, chi ha una posizione di grande vantaggio invidia e teme colui che dal basso sembra voler colmare la distanza da lui per prendere il suo posto. Allora i politici saggi «faranno bene a sacrificare qualcosa sull'altare dell'invidia permettendo essi stessi, talvolta del tutto intenzionalmente, che alcune

cose vadano loro male, o soccombendo in cose a cui non tengono troppo.» [23]

Baruch Spinoza (1632-1677) invita l'umanità, compartecipe della natura divina, a vivere tranquilla e serena «sopportando l'uno e l'altro volto della fortuna, giacché tutto segue dall'eterno decreto di Dio con la medesima necessità con cui dall'essenza del triangolo segue che i suoi tre angoli sono uguali a due retti [...] Non odiare, non disprezzare, non deridere, non


Il bambino invidioso "livido e con volto amareggiato"
adirarsi con nessuno, non invidiare in quanto negli altri come in te non c'è una libera volontà (tutto avviene perché così è stato deciso)» [24]

È naturale, osserva invece Arthur Schopenhauer che l'uomo provi il sentimento dell'invidia ma se «Invidiare è dell'uomo; compiacersi del male altrui, del diavolo» [25] L'uomo infatti, preda della Volontà di vivere, vuole accrescere la sua vita, ma il suo egoismo ne esce insoddisfatto per l'apparenza dell'appagamento raggiunto per cui è costretto alla rinuncia e «da qui nasce l'invidia: ogni rinuncia è infinitamente accresciuta dal piacere altrui ed è alleviata dal sapere che anche gli altri soffrono della stessa rinuncia.» [26]

Tormentato il rapporto che Søren Kierkegaard scopre tra invidia e ammirazione:

« L'invidia è ammirazione segreta. Una persona piena di ammirazione che senta di non poter diventare felice abbandonandosi [rinunciando al proprio orgoglio], sceglie di diventare invidiosa di ciò che ammira...L'ammirazione è una felice perdita di sé, l'invidia un'infelice affermazione di sé.[27] »

Per Friedrich Nietzsche l'invidia è uno dei frutti della morale degli schiavi ovvero del moralismo cristiano che incapace di assurgere alle vette del superuomo si piega ed esalta i valori dell'umiltà e della rinuncia predicati dall'altruismo e dall'egualitarismo cristiano da cui si genera l'invidia e l'odio.

« Dove realmente l'uguaglianza è penetrata ed è durevolmente fondata, nasce quell'inclinazione, considerata in complesso immorale, che nello stato di natura sarebbe difficilmente comprensibile: l'invidia. L'invidioso, quando avverte ogni innalzamento sociale di un altro al di sopra della misura comune, lo vuole riabbassare fino ad essa. Esso pretende che quell'uguaglianza che l'uomo riconosce, venga poi anche riconosciuta dalla natura e dal caso. E per ciò si adira che agli uguali le cose non vadano in modo uguale.[28] »

Con l'amicizia dionisiaca, caratterizzata dal sano naturale egoismo non c'è più invidia, risentimento, incomprensione. Nessuno invidia e quindi teme l'altro. I falsi amici di Cesare prima lo ammirarono, poi l'invidiarono e alla fine odiarono e uccisero.

Note
^ Marco Tullio Cicerone definisce l'invidia il «produrre la disgrazia altrui mediante il proprio malocchio» (In Cicerone, Tusc. III, 9, 20
^ Afferma Agostino d'Ippona: «Video, sed non invideo» - Vedo, ma non invidio - in Evangelium Ioannis Tractatus 44, 11
^ Dizionario della Salute e della Medicina Treccani alla voce corrispondente
^ In Salvatore Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, Utet, (1961-2002), alla voce corrispondente
^ «Invidia est odium felicitatis alienae», Sant'Agostino, Psalm., 104, 17, p.1399
^ Aristotele, Retorica, 1387 b 22-25
^ Aristotele, Op. cit., l.2, c.10.
^ S.Tommaso d'Aquino, Somma Teologica, II-II, q.36, a.1, s.c.
^ Antonio Royo Marin, Teología moral para seglares, Madrid, BAC, 2007, pag.260
^ Dante, Purgatorio, XIII, vv. 43-84
^ Epicuro, Sentenze Vaticane, 53
^ Cicerone, De oratore, II, 209
^ V. Pŏlsch, "Invidia" nelle orazioni di Cicerone, Atti Congresso Studi Ciceroniani, II, Roma 1961, p.121
^ «alterius, obtractationis atque invidiae adversus crescentem in dies gloriam fortissimi consulis», Livio, XXVIII, 40, 8
^ «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo» (Gn 4, 8-10)
^ Pr 14, 30
^ Mt 27, 18
^ Agostino d'Ippona, De disciplina christiana, 7, 7: CCL 46, 214 (PL 40, 673); Id., Epistula 108, 3, 8: CSEL 34, 620 (PL 33, 410).
^ San Basilio Magno, Homilia 11, De Invidia
^ Sap 2, 24
^ Dante, Inferno, XV, 67-68
^ Agostino d'Ippona, Confessioni, l.1, c.7.
^ F. Bacone, Saggi, trad.it. di A. Prospero, ed. De Silva, Torino, 1948 p.35 e sgg.
^ B. Spinoza, Ethica,II, prop.XLIX, scolio
^ A.F. Negro, La sapienza del mondo: ovvero, Dizionario universale dei proverbi, Volume 2, 1883, p.336
^ A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Newton Compton Editori, 2011 (ediz. on line)
^ S. Kierkegaard, La malattia per la morte, Donzelli Editore, 2011, p.88
^ F. Nietzsche, Umano troppo umano, II, §29
Bibliografia
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Monia Frandina, Edoardo Giusti, Terapia della gelosia e dell'invidia, Sovera Edizioni, 2007
Antonella Tedeschi, Lo storico in parola, Edipuglia srl, 1998
Silvano Petrosino, Visione E Desiderio: Il Tempo Dell'assenso, Editoriale Jaca Book, 1992
Bernardo Cattarinussi, Sentimenti, passioni, emozioni. Le radici del comportamento sociale, FrancoAngeli, 2006
Klein, M., Envy and gratitude, New York 1957 (tr. it.: Invidia e gratitudine, Firenze 1969).
Klein, M., Scritti 1921-1958, Torino 1978.
Nietzsche, F., Zur Genealogie der Moral. Eine Streitschrift, Leipzig 1887 (tr. it.: Genealogia della morale. Uno scritto polemico, in Opere di F. Nietzsche, a cura di G. Colli e M. Montinari, vol. V, tomo II, Milano 1984, pp. 211-367).
Raiga, E., L'envie, Paris 1932.
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Da: simsalabim29/05/2018 12:54:32
Tonto
From Wikipedia, the free encyclopedia
For other uses, see Tonto (disambiguation).
Tonto
Lone Ranger and Tonto 1956.jpg
Jay Silverheels (right) as Tonto with Clayton Moore as the Lone Ranger in the TV adaptation
Publication information
First appearance    WXYZ radio; Detroit, Michigan, USA; February 25, 1933
Created by    George W. Trendle
In-story information
Place of origin    Earth (nation: Comanche)
Partnerships    The Lone Ranger[1]
Abilities    Expert marksman and horseman
Trained hand-to-hand combatant
Tonto is a fictional character, the either Potawatomi or Comanche companion of the Lone Ranger, a popular American Western character created by George W. Trendle and Fran Striker. Tonto has appeared in radio and television series and other presentations of the characters' adventures righting wrongs in 19th century western America.[2]

In Spanish and in Portuguese, "tonto" translates as "a dumb person", "moron" or "fool". In the Spanish dubbed version, the character is called "Toro" (Spanish for "bull") or "Ponto". In the Italian version the original name is retained, despite the fact that its meaning in Italian is the same as in Spanish.

Tonto made his first appearance on the 11th episode of the radio show, which originated on the Detroit, Michigan, radio station WXYZ. Though he became well known as the Lone Ranger's friend, Tonto was originally created just so the Lone Ranger would have someone with whom to talk.[1] Throughout the radio run (which spanned 21 years), with only a few exceptions, Tonto was played by American actor John Todd.[3]

The character was portrayed on television (arguably the most well-remembered version today) by Jay Silverheels. This was the highest-rated television program on the ABC network in the early 1950s and its first true "hit".[4]

In The Tarzan/Lone Ranger Adventure Hour, he was voiced by Ivan Naranjo, a Blackfoot/Southern Ute actor from Colorado.

Michael Horse portrayed Tonto in the 1981 film The Legend of the Lone Ranger. The most recent portrayal was by Johnny Depp in the 2013 Disney film The Lone Ranger.

Contents
1    Character
2    Tonto's horse
3    Reception
4    Other media
5    References
6    Further reading
Character
Tonto made his first appearance on the 11th episode of the radio show The Lone Ranger.[1] Two conflicting origin stories have been given for the character Tonto and how he came to work with the Lone Ranger. As originally presented, in the December 7, 1938, radio broadcast,[citation needed] Reid had already been well established as the Lone Ranger when he met Tonto. In that episode Cactus Pete, a friend of the Lone Ranger, tells the story of how the masked man and Tonto first met. According to that tale, Tonto had been caught in the explosion when two men dynamited a gold mine they were working. One of the men wanted to kill the wounded Tonto, but the Lone Ranger arrived on the scene and made him administer first aid. The miner subsequently decided to keep Tonto around, intending to make him the fall guy when he would later murder his partner. The Lone Ranger foiled both the attempted murder and the framing. No reason was given in the episode as to why Tonto chose to travel with the Lone Ranger, rather than continue about his business.

A different version was given in later episodes of the radio drama and at the beginning of the Lone Ranger television series. Tonto rescues the sole surviving Texas Ranger of a party that was tricked into an ambush by the outlaw Butch Cavendish. Tonto recognizes the ranger as someone who had saved him when they were both boys. He refers to him by the title "ke-mo sah-bee", explaining that the phrase means "faithful friend" (radio series) or "trusty scout" (television series) in the language of his tribe. In the 2013 film, Tonto translates the word as meaning "wrong brother". Tonto buries the dead rangers, and the Lone Ranger instructs him to make a sixth empty grave to leave the impression that he, too, is dead.[1]

The radio series identified Tonto as a chief's son in the Potawatomi nation. The Potawatomi originated in the Great Lakes region but in the 19th century, most had been relocated to the Southwestern states. Their regalia is different from that worn by Tonto.[clarification needed] The choice to make Tonto a Potawatomi seems to come from station owner George Trendle's youth in Mullett Lake, Michigan. Located in the northern part of the Midwest, Michigan is the traditional territory of the Potawatomi, and many local institutions use Potawatomi names. Other sources [5] indicate that Camp Kee Mo Sah Bee belonged to the father-in-law of the show's director, James Jewell. According to author David Rothel, who interviewed Jewell a few months before his death,[5] Kee Mo Sah Bee and Tonto were the only two words that Jewell remembered from those days. Tonto's name may have been inspired by the name of Tonto Basin, Arizona. In the Fran Striker books, Tonto is described as a "half-breed".

In the 2013 theatrical feature film of The Lone Ranger, Tonto was depicted as a Comanche tribesman.

Tonto's horse
Tonto first rode a horse named "White Feller" (White Fella/Fellah). When the 1938 Republic movie serial The Lone Ranger was being filmed, it was thought that having two white horses would be confusing, so the producers made "White Feller" a pinto horse, presumably on the theory that, being partly white, a pinto could still be named "White Feller". The radio series, noting that the pinto in the film had gone over well with audiences, decided that Tonto's mount would henceforth be a pinto. For several episodes, Tonto's new horse went unnamed, referred to only as "the paint horse" or simply "Paint". Eventually the name "Scout" was adopted.[6]

Reception
The portrayal of Tonto has been seen by some Native Americans and others as degrading, notably by Native American author and poet Sherman Alexie.[7] Tonto spoke in a pidgin, saying things like, "That right, Kemo Sabe", or "Him say man ride over ridge on horse".

In 1975, poet and science fiction writer Paul O. Williams coined the term "tontoism" to refer to the practice of writing haiku with missing articles ("the", "a", or "an"), which he claimed made such haiku sound like Tonto's stunted English.

Later adaptations of the character such as The Legend of the Lone Ranger and the Filmation animated series depict him as being articulate in English and speaking it carefully.

Silverheels was not above making a little fun of the character, as in a classic sketch on The Tonight Show Starring Johnny Carson with Carson playing a career counselor and Silverheels playing Tonto looking for a new job after working "thirty lousy years" as the Lone Ranger's faithful sidekick. When asked why he was looking for a new job, Tonto replies, "Him finally find out what Kemo Sabe means!"[8][episode needed]

Other media
Tonto has appeared in various media based on The Lone Ranger. He starred in his own comic book, The Lone Ranger's Companion Tonto, 31 issues of which were published by Dell Comics during the 1950s.

Later depictions beginning in the 1980s have taken efforts to show Tonto as an articulate and proud warrior whom the Ranger treats as an equal partner. In the Topps Comics four-issue miniseries, The Lone Ranger and Tonto, Tonto is even shown to be a very witty, outspoken and sarcastic character willing to punch the Lone Ranger during a heated argument and commenting on his past pop-culture depictions with the words, "Of course, Kemosabe. Maybe when we talked I should use that 'me Tonto' stuff, way they write about me in the dime novels. You'd like that, wouldn't you?"[9]

In 2017, Wyatt Logan said the Native American deputy U.S. marshal Grant Johnson was inspiration for Tonto in the Timeless episode "Murder of Jesse James".

References
Siegel, Robert (January 14, 2008). "The Lone Ranger: Justice from Outside the Law". NPR. Retrieved 2010-09-26.
Stassel, Stephanie (1999-12-29). "Clayton Moore, TV's 'Lone Ranger,' Dies". Los Angeles Times. Retrieved 2009-10-19.
"Tonto". Lone Ranger Fan Club.
Michael, Dennis (December 28, 1999). "Clayton Moore, the 'Lone Ranger,' dead at 85". CNN. Retrieved 2009-10-19.
Van Hise, James (1990). Who was that Masked Man? The Story of the Lone Ranger. Las Vegas: Pioneer Books. pp. 16-18.
Anderson, Chuck. "The Horses". The Old Corral. Retrieved 2011-11-28.
Alexie, Sherman (June 28, 1998). "I Hated Tonto (Still Do)". LA Times.
Johnny Carson: Tonto on YouTube
Sheyahshe, Michael A. (2008). Native Americans in Comic Books. Jefferson: McFarland & Company. pp. 124-126.
Further reading
Dunning, John (1998). On the Air: The Encyclopedia of Old-Time. New York: Oxford University Press. pp. 404-409. ISBN 0-19-507678-8.
Osgood, Dick (1981). Wyxie Wonderland: An Unauthorized Fifty-Year Diary of WXYZ, Detroit. Bowling Green, Ohio: Bowling Green University. p. 537. ISBN 978-0879721862.
Misiak, Zig (2012). Tonto: The Man in Front of the Mask. self published. ISBN 978-0981188065. Biography of Jay Silverheels.
[hide] v t e
The Lone Ranger
Tonto
Creators   
Fran Striker George W. Trendle
Television   
TV series (1949-57) episodes First animated TV series (1966-69) The Tarzan/Lone Ranger Adventure Hour (1980-82) The Lone Ranger TV film (2003)
Film   
The Lone Ranger (1938 serial) The Lone Ranger Rides Again (1939 serial) The Lone Ranger (1956) The Lone Ranger and the Lost City of Gold (1958) The Legend of the Lone Ranger (1981) The Lone Ranger (2013) soundtrack
Other   
Video game (1991) The Lone Ranger and Tonto Fistfight in Heaven (1993) Jack Wrather "Ke-mo sah-bee" Green Hornet "William Tell Overture" Disney Infinity "The Lone Stranger" (2007)
Categories: Fictional characters introduced in 1933Fictional Comanche peopleFictional sole survivorsFilm sidekicksThe Lone Ranger charactersRadio sidekicksTelevision sidekicksWestern (genre) characters
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Da: simsalabim    29/05/2018 12.30.52
Morte cerebrale
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Questa voce o sezione sugli argomenti procedure diagnostiche e neurologia non cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.
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1leftarrow blue.svgVoce principale: morte.

La morte cerebrale è un criterio per ottenere la diagnosi di morte.

La morte ha inizio con la cessazione irreversibile di tre funzioni:

cardiocircolatoria: morte clinica
respiratoria: morte reale
nervosa: morte legale.
Ma è errato parlare di morte cardiaca, respiratoria o cerebrale: rappresentando la morte un evento unitario, da qualsiasi punto di vista la si veda, è più corretto parlare di criteri cardiologici, respiratori e neurologici.[1]

La prima definizione di coma irreversibile fu elaborata nel 1968 da un comitato creato ad hoc dell'Harvard Medical School[2]. I criteri di Harvard per l'accertamento della morte cerebrale sono poi diventate la base di tutte le legislazioni nazionali.[senza fonte]

Con questi criteri si stabilisce quando è lecito "staccare la spina" e interrompere la rianimazione perché il paziente è clinicamente morto. I criteri di Harvard sono anche la base per le leggi in materia di trapianti: gli organi sono prelevabili dal donatore, dopo l'accertamento della morte cerebrale.

Il concetto di morte cerebrale veniva introdotto nel mondo scientifico in contemporanea ai primi trapianti nella storia della medicina. La maggior parte degli organi non può essere prelevata da cadavere, per cui i criteri di accertamento della morte naturale (arresto dell'attività cardiaca e della circolazione sanguigna) non consentivano questo tipo di interventi. L'introduzione del concetto di morte cerebrale forniva una legittimazione scientifica per poter effettuare i trapianti. I critici affermano che un problema etico-giuridico è stato risolto con una presunta definizione scientifica. Hans Jonas è stato uno dei primi filosofi a occuparsi del tema, nell'ambito della bioetica clinica e dell'etica della responsabilità.

Nel '68, anno in cui la definizione è stata elaborata, non andavano però sviluppandosi solamente i trapianti. Le tecniche diagnostiche avevano fatto progressi tali da mettere a disposizione nuovi strumenti per conoscere meglio le attività del cervello e le fasi della morte umana. Le tecniche di rianimazione erano progredite a livelli tali da poter tenere artificialmente i pazienti in vita in molti più casi e molto più a lungo di prima. In questo senso, l'introduzione del concetto di morte cerebrale non viene vista solo come fine e strumentale alla diffusione dei trapianti d'organo. I progressi nelle tecniche di rianimazione ponevano da sé un nuovo problema: se e quando è lecito interrompere le cure di un paziente in stato vegetativo.

Dal 27 febbraio a 1 marzo 1975, si è tenuto a L'Avana (Cuba) il secondo simposio internazionale sulla morte cerebrale.

Il momento centrale ai fini della diagnosi è costituito dal rilievo della cessazione di tutte le funzioni dell'encefalo, secondo la legge 578/93 del 29 dicembre 1993: Norme per l'accertamento e la certificazione di morte, GU n. 5 dell'8 gennaio 1994.
Solo allora sarà del tutto inutile continuare a prestare assistenza a colui che ormai è un cadavere, a meno che non sussistano esigenze in materia di trapianto.

Nella legge 644/75 del 2 dicembre 1975 si dice testualmente che

ï¿« l'accertamento della morte deve essere effettuato, [...]
mediante il rilievo continuo dell'elettrocardiogramma protratto per non meno di venti minuti primi ï¿»

Si parla quindi di cardiogramma, poiché viene da sé che un encefalo non ossigenato per venti minuti muore.
Stessa cosa nel DPR 285/90 e nella GU n. 245 del 19 ottobre 1994.

Indice
1    Accidenti cerebrali
2    Morte e coscienza
3    La diagnosi legale della morte cerebrale
4    Legislazione italiana sulla diagnosi di morte cerebrale
5    Posizioni nel mondo religioso
5.1    Chiesa cattolica
6    Note
7    Voci correlate
8    Altri progetti
9    Collegamenti esterni
Accidenti cerebrali
Un paziente cerebralmente morto ha un elettroencefalogramma piatto, e ad un esame neurologico non dà alcun segno di funzioni cerebrali: nessuna risposta al dolore, niente riflessi dei nervi cranici (pupille fisse, niente riflesso oculocefalico né corneale) e niente respirazione spontanea.

È importante saper distinguere lo stato di morte da altre condizioni simili (intossicazione da barbiturici o da alcool, sovradosaggio di sedativi, ipotermia, ipoglicemia, coma o stato vegetativo cronico). Fra le tecniche di rianimazione per pazienti in stato simile alla morte cerebrale è oggetto di controversie scientifiche l'ipotermia cerebrale controllata, utilizzata in Giappone, che sembra sia riuscita a rianimare, in alcuni casi, pazienti in stato di coma profondo.

Alcuni pazienti in coma possono recuperare funzionalità, e alcuni pazienti con gravi disfunzioni irreversibili possono mantenere certe funzioni cerebrali inferiori, come la respirazione spontanea.

In un paziente decerebrato il tessuto cerebrale è necrotico e si determinano un edema del tessuto e un aumento della pressione intracranica, che impediscono la circolazione del sangue nel cranio stesso.

La morte cerebrale non è solo la perdita delle funzioni neocorticali ma anche del tronco encefalico: per questo l'anencefalia, una malformazione in cui il cervello superiore non è presente, non è generalmente definita morte cerebrale, sebbene sia una condizione certamente irreversibile in cui può essere appropriato spegnere il supporto vitale.

L'attività elettrica del cervello può arrestarsi completamente (tracciato piatto) anche durante un'anestesia molto profonda o durante un arresto cardiaco, ma non sono per questo decerebrate; la morte cerebrale si riferisce alla cessazione permanente e irreversibile dell'attività cerebrale.
Per questo motivo, l'accertamento della morte cerebrale richiede l'assenza di attività ripetuta, rilevata in un periodo di tempo significativo, come 30 minuti di inattività per 2 volte nell'arco di 6 ore.

Molte persone rianimate dopo essere state per alcuni momenti in questo stato hanno riferito esperienze di quasi-morte, la natura delle quali è controversa.

Vi sono casi di gravidanze portate a termine senza malformazioni del feto, da donne in stato di morte cerebrale. Teoricamente, tutte le funzioni che riguardano la crescita degli organi e il nutrimento del feto sono "coperte" dall'apparato vegetativo, lo stesso che garantisce battito cardiaco, circolazione sanguigna e respirazione polmonare, e quindi sono possibili anche se vengono meno tutte le attività cerebrali.

Morte e coscienza
Si presume che la cessazione permanente dell'attività elettrica cerebrale segni la fine della coscienza: coloro che sostengono che la sola neocorteccia del cervello sia la responsabile della coscienza ipotizzano che si dovrebbe considerare la sola attività elettrica di quest'ultima per stabilire la morte. Questo non è valido nella maggior parte dei Paesi, tra i quali l'Italia, dove oltre all'assenza dell'attività elettrica, sono necessari l'assenza dei riflessi del tronco e dell'attività respiratoria spontanea (Decreto ministeriale 11 aprile 2008).

La diagnosi legale della morte cerebrale
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: accertamento di morte.
La morte è una diagnosi e non un giudizio prognostico.

I criteri legali variano da paese a paese, ma risultano comunque molto simili.
In Italia è necessario un collegio di tre medici: un medico legale, uno specialista in anestesia e rianimazione e un neurologo.

La maggior parte delle donazioni per il trapianto di organi viene fatta in stato di morte cerebrale. In questo caso il donatore viene tenuto sotto supporto funzionale fino al prelievo degli organi da trapiantare.

Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Coma, Stato vegetativo, Responsività minima e Locked-in.
I protocolli per l'accertamento della morte cerebrale includono l'elettroencefalogramma, un controllo dei riflessi muscolari sotto stimolazione e dell'impossibilità di respirazione autonoma, che permettono di distinguere il coma irreversibile dallo stato vegetativo, nel quale il trapianto non viene effettuato.

I protocolli di Harvard ispirano ancora oggi la maggior parte delle legislazioni in materia di accertamento della morte cerebrale, fra le quali la legge italiana. Queste norme non impongono l'utilizzo delle più moderne tecniche di stimolazione cerebrale, tecniche di immagine e delle più avanzate strumentazioni per rilevare l'esistenza di qualsiasi attività cerebrale.

Non sono previste altre tecniche che oggi permettono di visualizzare dall'interno l'attività cerebrale con immagini di alta qualità, e di meglio distinguere fra uno stato vegetativo all'apparenza senza vie d'uscita e uno "stato di coscienza minima", quali: Pet, elettroencefalogramma ad alta densità, risonanza magnetica funzionale, stimolazione magnetica transcranica.

La comunità scientifica ha adottato nel tempo protocolli di accertamento più elaborati di quelli di Harvard, in seguito a nuove scoperte scientifiche. Non tutti questi protocolli sono finalizzati a una risposta in merito alla morte cerebrale del tipo "sì/no", indispensabile per avviare un trapianto, quanto alla definizione di una serie di stati intermedi fra il coma irreversibile e la piena coscienza, e l'eventuale possibilità di terapie mirate di recupero.
I centri di Liegi e Glasgow hanno definito un scala che permette di assegnare un punteggio ai pazienti in coma profondo, stato vegetativo e coscienza minima, inizialmente nel 1985 basata su test classici di stimolazione muscolare, ma nel 2002 hanno anche definito una nuova scala (Echelle de récupération de coma) che include esami clinici e test comportamentali.

Legislazione italiana sulla diagnosi di morte cerebrale
Nella legislazione italiana la materia è regolata dalla Legge 29 dicembre 1993, n.578 (norme per l'accertamento e la certificazione di morte), dal Decreto 22 agosto 1994, n.582 del Ministero della Sanità (regolamento recante le modalità per l'accertamento e la certificazione di morte) e dal Decreto 11 aprile 2008 (G.U. n.136 del 12/06/2008, 'Aggiornamento del decreto 22 agosto 1994, n. 582...').

La diagnosi di morte si esegue con un elettrocardiogramma in maniera continuativa per 20 minuti, come esprime la legge 578/93. (morte accertata con criteri cardiaci)

Nei soggetti affetti da lesioni encefaliche e sottoposti a misure rianimatorie la morte può essere accertata con 'criteri encefalici'. In questi casi, la legge italiana prevede che una commissione, riunitasi dopo segnalazione del responsabile di reparto alla direzione sanitaria, esamini il paziente per due volte (all'inizio e al termine) in un intervallo di tempo prestabilito di sei ore (e non prima di 24 ore in caso di insulto anossico). Tale commissione è costituita da:

un medico legale, o in sua vece un medico di direzione sanitaria, o altrimenti un anatomopatologo;
un anestesista-rianimatore;
un neurofisiopatologo, oppure un neurologo o un neurochirurgo esperti in elettroencefalografia.
Le prove da ripetere per due volte sono:

un elettroencefalogramma della durata di 30 minuti, con il paziente libero da effetti farmacologici che influiscano sullo stato di coscienza (in particolare niente barbiturici o benzodiazepine, né alterazioni della temperatura o della pressione del sangue);
prova dei riflessi del tronco dell'encefalo:
riflesso corneale
riflesso oculo-vestibolare
riflesso oculo-cefalico (riflesso degli "occhi di bambola")
riflesso fotomotore
riflesso cilio-spinale
riflesso carenale: assenza di riflesso tussigeno alla stimolazione bronchiale
Test di apnea con paziente libero da farmaci in grado di deprimere la respirazione (oppioidi o curari). Per dichiarare la assenza di minima funzionalità respiratoria autonoma (un ulteriore parametro per dichiarare la morte) la pressione di pCO2 deve salire oltre i 60 mm di Hg, e la acidità del plasma sanguigno deve salire, andando sotto al pH 7,40.
In caso di bambini di età inferiore ad un anno, o quando non siano valutabili i riflessi del tronco (es. per gravi traumi facciali), oppure l'EEG non sia affidabile per la presenza di artefatti non eliminabili, la legge richiede anche una valutazione del flusso ematico cerebrale (tramite ecografia doppler o arteriografia, o in alternativa con doppler transcranico; oppure con angioscintigrafia, o una tomografia computerizzata con mezzo di contrasto).
Il flusso ematico normale è pari a 55 ml/minuto per ogni 100 g di massa cerebrale (in media 2500 grammi). Sotto i 15-20 ml/min si va verso il silenzio elettrico corticale.

Il tempo di osservazione per l'accertamento della morte cerebrale è di 6 ore per ogni fascia d'età, come sancito dal decreto ministeriale del 2008 (precedentemente vi era una distinzione in 6 ore nel adulto, 12 nel bambino sotto i 5 anni, 24 nel bambino sotto un anno).

Posizioni nel mondo religioso
Diversi sono gli orientamenti assunti dalle varie religioni in materia di accertamento della morte cerebrale e di trapianti.

Chiesa cattolica
La Chiesa cattolica non ha una posizione ufficiale in materia. Giovanni Paolo II ha fatto delle importanti considerazioni in occasione del 18 congresso internazionale della Transplantation Society, il 29 agosto 2000.

Nel documento dichiara che la morte avviene con la separazione dell'anima dal corpo, per cui è un evento non misurabile con nessuna tecnica scientifica. Ciò apre a una molteplicità di definizioni di morte, e potenzialmente al concetto di morte cerebrale. La scienza non è in grado di rilevare l'istante esatto della morte, ma quando una persona è ormai inevitabilmente prossima a tale evento.

"Può essere affermato che il criterio recentemente adottato per accertare l'avvenuta morte, detto della cessazione completa e irreversibile di qualsiasi attività cerebrale, se rigorosamente applicato, non è in conflitto con gli elementi essenziali dell'antropologia".[3]

Note
^ Giorgio Canuto, Sergio Tovo, cap. III, in Medicina legale e delle assicurazioni, Piccin.
^ Beecher, Henry K., "A definition of irreversible coma: report of the Harvard Medical School Comm to examine the definition of brain death", Journal of the American Medical Association, 1968, 205:85-88
^ "Here it can be said that the criterion adopted in more recent times for ascertaining the fact of death, namely the complete and irreversible cessation of all brain activity, if rigorously applied, does not seem to conflict with the essential elements of a sound anthropology", ADDRESS OF THE HOLY FATHER JOHN PAUL II TO THE 18th INTERNATIONAL CONGRESS OF THE TRANSPLANTATION SOCIETY, 19 agosto 2000, International Congress on Organ Transplants
Voci correlate
Eutanasia
Malasanità
Morte
Protocollo di morte
Trapianto
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Parigi
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Nota disambigua.svg Disambiguazione - Se stai cercando altri significati, vedi Parigi (disambigua).
Parigi
Città metropolitana
Ville de Paris
Parigi - Stemma    Parigi - Bandiera
Parigi - Veduta
Da in alto a destra in senso antiorario la torre Eiffel, la Cattedrale di Notre-Dame, l'arco di Trionfo (Parigi), il pont des Arts, il museo del Louvre, le catacombe di Parigi
Localizzazione
Stato    Francia Francia
Regione    France moderne.svg Île-de-France
Amministrazione
Presidente del Consiglio dipartimentale    Anne Hidalgo (PS) dal 5 aprile 2014
Lingue ufficiali    francese
Data di istituzione    1977
Territorio
Coordinate    48ï¿°51âï¿ï¿24âï¿ï¿N 2ï¿°21âï¿ï¿07âï¿ï¿ECoordinate: 48ï¿°51âï¿ï¿24âï¿ï¿N 2ï¿°21âï¿ï¿07âï¿ï¿E (Mappa)
Altitudine    min 28 - max 131 m s.l.m.
Superficie    105,4 km²
Abitanti    2 206 488 (2015)
Densità    20 934,42 ab./km²
Arrondissement    20 arrondissement
Dipartimenti confinanti    Hauts-de-Seine, Seine-Saint-Denis, Valle della Marna
Altre informazioni
Lingue    francese
Cod. postale    da 75001 a 75020 e 75116
Prefisso    1
Fuso orario    UTC+1
ISO 3166-2    FR-75
Codice INSEE    75056
Targa    75
Nome abitanti    (IT) parigini
(FR) parisien(ne)s
Patrono    Santa Genoveffa
Giorno festivo    3 gennaio
Parte di    Métropole du Grand Paris
Soprannome    Ville Lumière
Motto    Fluctuat nec mergitur
Cartografia
Mappa di localizzazione: FranciaParigiParigi
Parigi - Mappa
Posizione di Parigi all'interno della regione Île-de-France
Sito istituzionale
Modifica dati su Wikidata ï¿· Manuale
Parigi (AFI: /paˈriʤi/[1]; in francese Paris, pronuncia [paʁi]; con riferimento alla città antica, Lutezia, in francese Lutèce [lytÉï¿s], dal latino Lutetia Parisiorum) è la capitale e la città più popolata della Francia, capoluogo della regione dell'Île-de-France e l'unico comune a essere nello stesso tempo dipartimento, secondo la riforma del 1977 e i dettami della legge PML, che espansero i vecchi confini comunali.

Con una popolazione di 2 206 488 abitanti è, dopo Londra, Berlino, Madrid e Roma, il quinto comune più popoloso dell'Unione europea e, in considerazione della superficie comunale, possiede una delle più alte densità abitative del mondo. Tuttavia, l'estensione urbana della capitale francese è ben più ampia del suo territorio comunale: la sua area metropolitana, detta anche "Grande Parigi" (in francese Grand Paris), conta infatti circa 12 milioni di persone.

Con oltre 28 milioni di turisti l'anno, Parigi è la città più visitata al mondo,[2][3] e secondo la rivista The Economist (2010),[4] anche la più cara.

Ereditando la storia di un impero coloniale estesosi su cinque continenti, Parigi è considerata come il centro del mondo francofono e ha mantenuto una posizione internazionale di grande rilievo, sia come influente metropoli mondiale, sia come centro culturale, politico ed economico di indiscusso prestigio. Ospita, tra gli altri, il quartier generale dell'OECD e dell'UNESCO. Secondo stime effettuate dalla CNN, nel 2009[5] Parigi era sede di 27 delle aziende Fortune global 500 (seconda città al mondo) davanti a Pechino, New York e Londra. La presenza in città di una delle più importanti borse internazionali e le sue numerose attività economiche, politiche e turistiche, fanno di Parigi uno dei principali hub del mondo.

La città si trova su un'ansa della Senna, posizione molto favorevole poiché fondamentale snodo di trasporti e traffici del continente europeo. In effetti, la posizione di Parigi al centro dei principali itinerari commerciali terrestri e fluviali le permise di diventare una delle città più influenti della Francia a partire dal X secolo, con la costruzione dei palazzi reali, di ricche abbazie e della celebre cattedrale di Notre-Dame. Lungo tutto il corso della propria storia, Parigi ha saputo influenzare in modo determinante la politica, la cultura, lo stile di vita e l'economia dell'intero mondo occidentale. Nel XIII secolo diede grande impulso alla rinascita delle arti e del sapere grazie alla presenza della prestigiosa Università della Sorbona nel Quartiere latino; nel XIV secolo divenne una delle più importanti città del mondo cristiano. Nell'Età moderna la sua influenza continuò a crescere in tutti i sensi: nella seconda metà del XVII secolo fu la capitale della più grande potenza militare del continente, nel Settecento divenne il cenacolo europeo della cultura e dei "lumi", per poi avviarsi nell'Ottocento a divenire la città dell'arte, dei piaceri e del divertimento.

Scrigno contenente numerosi monumenti dall'incalcolabile valore storico e artistico, Parigi rappresenta il simbolo stesso della cultura francese e del suo prestigio nel mondo. I turisti spesso le attribuiscono il qualificativo di "più romantica città del globo", titolo derivato dal periodo del Secondo Impero durante il quale Parigi fu profondamente trasformata dal barone Haussmann, guidato dall'imperatore Napoleone III che voleva fare della capitale francese la più bella città d'Europa. Quella di Parigi fu infatti una delle più grandi e più criticate rivoluzioni urbanistiche (visto lo sventramento del cuore storico della città) nella storia dell'umanità.

Indice
1    Geografia fisica
1.1    Territorio
1.2    Clima
1.3    Comuni limitrofi
2    Storia
2.1    Le origini
2.2    Medioevo
2.3    Rinascimento ed epoca moderna
2.4    Epoca contemporanea
2.5    Simboli
2.6    Onorificenze
3    La metropoli
3.1    La città
3.2    L'agglomerazione
3.3    L'area metropolitana
4    Santi patroni
5    L'immigrazione
5.1    Gli immigrati e i loro figli
6    Amministrazione
6.1    Sindaci di Parigi
7    Cultura
7.1    Università
7.2    Istituzioni di ricerca
7.3    Biblioteche e archivi
7.4    Musei
7.5    Teatri e sale da concerto
7.6    Cinema
8    Cimiteri
9    Infrastrutture e trasporti
9.1    Aeroporti
9.2    Ferrovie
9.3    Trasporti urbani
9.4    Strade
10    Turismo
10.1    Vita notturna
11    Economia
12    Sport
12.1    Le società sportive
12.1.1    Società scomparse
12.1.2    Società presenti
12.1.2.1    Società polisportive presenti
12.1.3    Calcio
12.2    Gli impianti sportivi
13    Nomi di Parigi e dei suoi abitanti
14    Relazioni internazionali
14.1    Gemellaggi
14.2    Partenariati
15    Note
16    Bibliografia
17    Voci correlate
18    Altri progetti
19    Collegamenti esterni
Geografia fisica
Territorio

Vista aerea di Parigi

La Petite couronne

Posizione di Parigi
La città di Parigi occupa una superficie di 105,40 chilometri quadrati ma la sua agglomerazione è molto più grande. La "piccola corona",[6] composta dalla città e dai 3 dipartimenti confinanti di Senna-Saint-Denis (236 km²), Valle della Marna (245 km²) e Hauts-de-Seine (176 km²), occupa una superficie di 762,40 km²; con una popolazione di circa 6.260.000 abitanti (al 2005).

Poggia su un suolo calcareo. Il nome stesso potrebbe derivare dal celta kwar che significa "cava", "miniera": il territorio è infatti stato oggetto di industria estrattiva, in particolare gesso, calcare e argilla dall'epoca gallo-romana al XVIII secolo.

L'altitudine media di Parigi è, secondo le varie fonti, 47-53 m s.l.m. (intervallo: dai 26 m del Point du Jour ai 148,48 m di rue du Télégraphe 40, nel XX arrondissement). La Senna scorre a 26-28 m, con inondazioni storiche fino a 32-33 m. I punti non sommergibili più importanti misurano:

Montmartre: 130 m (XVIII arrondissement)
Belleville: 122 m (place des Fêtes, XIX)
Buttes Chaumont: 101 m (rue des Alouettes, XIX)
Père-Lachaise: 95 m (Columbarium, XX)
Montsouris: 78 m (boulevard Jourdan, XIV)
Passy: 70 m (cimetière de Passy, XVI)
Charonne: 69 m (Place de la Réunion, XX)
Montparnasse: 65 m (rues du Château et Raymond Losserand, XIV)
Butte aux Cailles: 63 m (rue de la Butte aux Cailles, XIII)
Montagne Sainte-Geneviève: 61 m (place du Panthéon, V)
Place de l'Étoile: 58 m (VIII)
Monceau Saint-Gervais: (35 m) (IV)
Place de Grève: (33 m) (IV)
Notre-Dame de Paris: (28 m) (V)
Clima
Il clima di Parigi è alquanto particolare, a metà strada tra il clima oceanico e il clima continentale. Generalmente il clima di Parigi è quello tipico dell'Europa occidentale, largamente influenzato dalla corrente del Golfo, quindi un clima oceanico, seppure appunto con picchi di maggiore continentalità. L'inverno è caratterizzato da un'alternanza di periodi miti e piovosi (quando soffiano i venti umidi e tiepidi dall'Oceano Atlantico) e di periodi invece più rigidi e nevosi (con minime anche di -10 ï¿°C) quando soffiano i venti dal Polo Nord o dall'Est. In inverno i giorni sono freddi ma le temperature sono spesso sopra lo zero. Le gelate notturne sono frequenti ma le temperature sotto i -5 ï¿°C si verificano di norma solo per qualche giorno all'anno. La neve è rara, ma la città vede a volte leggere nevicate o spruzzate leggere senza accumulo. Tuttavia negli inverni del 2009, 2010 e 2011 intensi fronti freddi hanno portato a violenti episodi nevosi e a temperature che hanno raggiunto i -10 ï¿°C e -20 ï¿°C nelle periferie. Allo stesso modo l'estate può presentare giornate piuttosto calde e giornate fresche, ventose e piovose (con temperature minime sui +10 ï¿°C). In agosto ad esempio le temperature medie possono variare tra i +14 ï¿°C e i +23 ï¿°C. La temperatura media nel mese di luglio 2010 è stata +22,46 ï¿°C[7][8]. Inoltre i quartieri meridionali e orientali presentano inverni più rigidi rispetto al centro della città e ai quartieri settentrionali e occidentali. Le minime invernali nel centro della città raramente sono particolarmente basse, grazie al fenomeno dell'isola di calore urbana. I periodi più consigliati per visitare la città sono quindi la tarda primavera (maggio) e l'inizio dell'autunno (settembre e inizio ottobre). La temperatura più alta mai registrata è di 40,4 ï¿°C, il 28 luglio del 1947. Relativamente invece alla piovosità, i dati del trentennio 1961-1990 mostrano una quantità complessiva di 609 mm, all'incirca, dunque lo stesso ammontare di Londra, ma con maggiori sbalzi tra un mese e l'altro, nonché tra un anno e un altro. Generalmente comunque il periodo più piovoso risulta essere la tarda primavera, mentre le minori precipitazioni si registrano in due periodi: il tardo inverno e la tarda estate.

Dati della stazione di Paris-Montsouris rilevati tra il 1961 e il 1990[9][10]    Mesi    Stagioni    Anno
Gen    Feb    Mar    Apr    Mag    Giu    Lug    Ago    Set    Ott    Nov    Dic    Inv    Pri    Est    Aut
T. max. media (ï¿°C)    6,3    7,9    11,0    14,5    18,4    21,6    23,9    23,6    20,8    16,0    10,1    7,0    7,1    14,6    23,0    15,6    15,1
T. media (ï¿°C)    4,2    5,3    7,8    10,6    14,3    17,4    19,6    16,7    12,7    7,7    5,0    0,0    3,2    10,9    17,9    8,5    10,1
T. min. media (ï¿°C)    0,7    2,6    4,5    6,7    10,1    13,2    15,2    14,8    12,6    9,4    5,2    2,9    2,1    7,1    14,4    9,1    8,2
Precipitazioni (mm)    51,0    41,2    47,6    51,8    63,2    49,6    62,3    52,7    47,6    61,5    51,1    57,8    150,0    162,6    164,6    160,2    637,4
Comuni limitrofi
(in ordine alfabetico)
Aubervilliers, Bagnolet, Boulogne-Billancourt, Charenton-le-Pont, Clichy, Fontenay-sous-Bois, Gentilly, Issy-les-Moulineaux, Ivry-sur-Seine, Le Kremlin-Bicêtre, Joinville-le-Pont, Levallois-Perret, Les Lilas, Malakoff, Montreuil, Montrouge, Neuilly-sur-Seine, Nogent-sur-Marne, Pantin, Le Pré-Saint-Gervais, Puteaux, Saint-Cloud, Saint-Denis, Saint-Mandé, Saint-Maurice, Saint-Ouen, Suresnes, Vanves, Vincennes.

Storia
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Parigi.
Le origini

Terme di Cluny, di epoca gallo-romana, presso l'Hï¿´tel de Cluny, nel quartiere latino
L'antico nome della città, "Lutèce", e di due suoi quartieri, le Marais e la montagna di Sainte-Geneviève (l'antica Lucotecia), potrebbe lasciare intuire la presenza di zone paludose nei dintorni della città (probabile etimologia celtica luto- luteo- "palude"). Tuttavia la zona non era paludosa, bensì molto fertile. Eventuali inondazioni da parte della Senna avvenivano nel vallone che dall'estremità orientale del Marais, dal canal Saint Martin, prosegue ai grandi boulevard, fino al ponte dell'Alma. La valle non è che un lungo meandro abbandonato dal fiume probabilmente 10.000 anni fa, esistendo effettivamente paludi tra Montmartre e la montagna di Sainte-Geneviève intorno a 30.000 e 40.000 anni fa.

Tribù celtiche furono stanziate per molti secoli in un'ansa della Senna. Tito Labieno, luogotenente di Cesare nel 53 a.C., assediò l'oppidum dei Parisi, vincendoli. I romani vi stabilirono un proprio insediamento e lo chiamarono Lutetia Parisiorum.

Conquistata e pacificata la Gallia, Lutetia diventa una città romana, nelle aspirazioni e nello stile civile: il sito è in posizione favorevole per i commerci e i traffici fluviali e le popolazioni locali sono avvantaggiate dall'espansione economica portata dai romani. Il famoso pilastro dei Nauti, un'opera votiva costruita su richiesta della corporazione dei commercianti fluviali, è testimonianza della feconda attività che gravitava intorno alla città, nonché immagine precorritrice delle sorti di Parigi, che ha infatti per stemma quello della potente corporazione medievale dei Nauti, che per secoli ha guidato le sorti municipali.

Lutetia si sviluppa fino a divenire una vera e propria città (in particolare lungo la rive gauche della Senna) e si dota delle strutture essenziali per essere degna di questo nome: il foro, le terme (i cui resti sono visibili all'Hotel de Cluny), l'anfiteatro e un teatro.

La tradizione vuole che nel 250 la città venga cristianizzata dal vescovo Dionigi che qualche secolo dopo sarà eletto a patrono della città (Saint Denis).

Nel IV secolo la città comincia a essere chiamata Paris[11].

Nel 383 Magno Massimo, autoproclamatosi imperatore della Brittannia vince a Lutezia contro il legittimo imperatore Graziano. Nel 445 Clodione razzia la città.

Arrestata l'avanzata di Attila nel 451 (secondo la tradizione popolare grazie all'incoraggiamento di santa Genoveffa), nel 465 è il turno di Childerico I di assediare la città. Mancano tuttavia fonti che confermino l'assedio.

Parigi è definitivamente merovingia nel 486 con Clodoveo I. Nel 508 diventa capitale del regno franco.[12] Clodoveo, convinto da Genoveffa, fa costruire una chiesa intitolata ai santi Pietro e Paolo su una collina, oggi chiamata Monte di Santa Genoveffa (V arrondissement di Parigi), dove i due verranno sepolti.

Medioevo

La cattedrale di Notre-Dame
Capitale dei Franchi fino a Carlo Magno che le preferisce Aquisgrana, verrà assediata dai Vichinghi a più riprese dall'845 al 911, anno di stipula del trattato di Saint-Clair-sur-Epte, col quale gli invasori si stabiliscono definitivamente in Normandia. I Robertingi, abati laici di Saint-Germain-des-Prés, vittoriosi sui normanni, diventano re dei francesi, pongono la propria capitale a Parigi, ma risiedono preferenzialmente a Orléans.

Nel 1021 il capitolo di Notre-Dame è già meta di molti clerici vagantes; nel 1246 l'università di Parigi vedrà riconosciuta la propria autonomia, e nel 1257 nasce la scuola della Sorbona: Parigi si avvia a diventare uno dei centri della cultura europea, nel cuore della Francia medioevale.

Il XII e il XIII secolo vedono Parigi al centro di una forte crescita economica, e la corporazione dei mercanti come sua protagonista.

La rive droite viene urbanizzata durante il Medioevo. Il nuovo nucleo viene ben presto a superare in numero di abitanti e in importanza la parte più antica, nota come citè de Saint Germain, ma anche come Université, poiché abbazie, scuole, editori, artisti vi avevano eletto sede. La rive droite diverrà il nuovo centro direttivo.

Fino a Filippo Augusto l'urbanizzazione di Parigi può sintetizzarsi nella costruzione delle prime cinte murarie e nel prosciugamento delle paludi. Dell'edilizia romanica restano tuttavia pochissime tracce, ad esempio nell'abside di St-Martin-des-Champs. L'Île de France è invece la culla dell'arte e dell'architettura gotica, che tra il XII secolo e il XV evolve dal gotico primitivo al flamboyant.

Rinascimento ed epoca moderna
A metà del XIV secolo, Parigi cerca di fare la propria politica municipale: ha già più di centocinquantamila abitanti e, attraverso sollevazioni e alleanze (la guerra dei cent'anni) mostra di non voler rinunciare alla propria indipendenza. La città si estende soprattutto sulla riva destra, e le mura di Carlo V (1371-1380) comprendono l'insieme degli arrondissement III e IV.

Bisogna arrivare al 1437 perché Carlo VII possa fare di Parigi, indiscutibilmente, la capitale dei Valois. La storia della città s'intreccia da lì in poi inestricabilmente con la storia di Francia.

Enrico III nel 1588 fugge dalla città e l'ugonotto Enrico IV dovrà convertirsi al cattolicesimo e pagare 200.000 scudi per rientrarvi.


La presa della Bastiglia, 14 luglio 1789, dà inizio alla Rivoluzione francese

L'Arco di trionfo
Sotto i Borboni, Parigi è scenario e protagonista della Fronda: Luigi XIV sposta la corte a Versailles, per sottrarsi in un solo colpo agli intrighi dei nobili e alle barricate del popolo parigino e procedere liberamente nella propria politica accentratrice.

Alla vigilia della Rivoluzione Parigi occupa 1.100 ettari e conta oltre seicentomila abitanti. Al di fuori della cinta daziaria (le mura dei Fermiers généraux), i sobborghi sono costituiti da 24 villaggi.

Di nuovo protagonista, non meno che testimone, il popolo parigino gioca la propria rivoluzione. Lo spirito di ribellione e d'indipendenza dei parigini viene di nuovo duramente represso, con l'esecuzione della prima Commune rivoluzionaria - il consiglio della città - che segna l'inizio del Terrore di Robespierre: per più di un anno, tra il 1793 e il 1794, le piazze di Parigi ospitano il lavoro indefesso della ghigliottina.

Come molti prima e dopo di lui, anche Napoleone cerca di assoggettare la città al potere centrale, nel quadro della propria riforma amministrativa. Questo non impedirà ai parigini d'insorgere di nuovo contro Carlo X, nel 1830.

Durante il periodo napoleonico gli edifici cittadini, rimasti danneggiati durante la rivoluzione, vengono riparati e viene realizzato un nuovo sistema di illuminazione stradale a gas. Viene inoltre introdotta la numerazione civica degli edifici (in uso ancora oggi) e numerosi parchi appartenenti una volta agli aristocratici vengono resi pubblici. Per migliorare le condizioni igieniche, vengono invece realizzate numerose nuove fontane dotate di acqua corrente e vengono costruiti numerosi cimiteri per fare fronte alla mancanza di spazio in quelli già esistenti. Numerosi monumenti vengono invece realizzati da architetti come Percier, Fontaine e Chalgrin.[13]

Nel 1845 la città supera il milione di abitanti e Thiers allarga di nuovo la cinta muraria, includendo alcuni villaggi della campagna. L'estetica viene sempre più rifinita, col completamento dei lungosenna, di Piazza della Concordia e dell'Arco di Trionfo. Ma la vera grande rivoluzione urbanistica è quella condotta da Haussmann per conto di Napoleone III: lo sventramento di interi vecchi quartieri risponde alla necessità di liberare la città dalla congestione viabilistica, fagocitata dalla sovrappopolazione, da sei linee ferroviarie e da migliaia di veicoli a cavallo. La costruzione dei grandi viali alberati è inoltre dettata da motivi di ordine pubblico, onde impedire ai parigini la possibilità di compiere insurrezioni (vedi trasformazione di Parigi sotto il Secondo Impero). In trent'anni la città raddoppia e nel 1876 arriva a due milioni, nonostante la guerra con la Prussia e il disastro della Comune. A quest'epoca risalgono alcuni famosi monumenti come la Torre Eiffel e la Basilica del Sacro Cuore a Montmartre. Qui sorge il celeberrimo quartiere degli artisti, simbolo della Parigi bohémienne di fine XIX secolo destinata a entrare nell'immaginario collettivo mondiale.

Epoca contemporanea
La città continua a crescere. All'inizio della prima guerra mondiale, nel 1914, la battaglia della Marna la salva dall'invasione tedesca, ma non andrà così nel 1940, quando il Terzo Reich occupa la città dichiarandola città aperta. La bandiera con la svastica sventola sulla Torre Eiffel e su tutti i monumenti cittadini. Hitler, appassionato di architettura, ha sempre ammirato Parigi prendendola a modello per la costruzione della nuova Berlino. Tuttavia, nell'agosto del 1944 - in vista dell'invasione americana - ordina al governatore della città la distruzione dei ponti sulla Senna e dei monumenti. Nei drammatici giorni della sua liberazione, Parigi insorge, ma viene salvata dallo stesso governatore tedesco - von Choltitz - che, rifiutandosi di distruggere i monumenti della città, si arrende al generale Leclerc quasi senza colpo ferire. Parigi è l'unica metropoli europea a uscire praticamente intatta dalla seconda guerra mondiale: infatti, non essendo snodo di ferrovie militari né sede di fabbriche (collocate solo in periferia), fu risparmiata dai bombardamenti a tappeto che la RAF condusse sul resto d'Europa tra il 1942 e il 1945.


La liberazione di Parigi: agosto 1944
Il 26 agosto 1944 il generale de Gaulle entra a Parigi acclamato dalla folla in delirio[14] e il 27 ottobre 1946 all'Hotel de Ville viene proclamata la Quarta Repubblica francese.

Lo spirito rivoluzionario parigino si ridesta nel maggio 1968, nel quartiere latino, con lo sciopero generale avviato dagli studenti, che per qualche giorno si estende all'intera Francia. Il risultato, sul piano dell'organizzazione della città, è lo smembramento della Sorbona in 13 università nella regione di Parigi.

La città torna a dedicarsi al proprio sviluppo. Già negli anni sessanta si era aperto, con il trasferimento dei mercati generali (les Halles) a Rungis, un periodo di grandi lavori pubblici, teso a liberare il centro storico della città dalla pressione del traffico e dagli insediamenti popolari, e a riqualificarlo con funzioni prevalentemente culturali e di rappresentanza.

Le tappe principali della ristrutturazione sono:

1969: il trasferimento delle Halles;
1970: la creazione delle 13 università della Région parisienne;
1973: il completamento del Boulevard périphérique (che diventa il limite della nuova cintura metropolitana, come il raccordo anulare a Roma);
1977: l'inaugurazione del Centre Pompidou;
1986: l'inaugurazione del Museo d'Orsay;
1989: nel bicentenario della Rivoluzione, l'inaugurazione della Pyramide del Louvre, della Grande Arche de la Défense e dell'Opéra Bastille;
1995: l'inaugurazione della nuova Bibliothèque Nationale de France (che sarà intitolata a François Mitterrand);
2003: il nuovo quartiere Paris Rive Gauche attorno alla Biblioteca.

Un panorama di Parigi sul finire del tramonto
Simboli
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Parigi.
Lo stemma della città, nella sua forma attuale, risale al 1358, anno in cui il re Carlo V concede il "capo araldico" seminato di gigli di Francia. Esso presenta i gigli di Francia sopra Scilicet (la nave che simboleggiava l'ordine dei mercanti che commerciavano sulla Senna). Il motto è Fluctuat nec mergitur.

Onorificenze
Croix de la Légion d'honneur - nastrino per uniforme ordinaria    Croix de la Légion d'honneur
âï¿" 9 ottobre 1900
Croix de Guerre 1914-1918 - nastrino per uniforme ordinaria    Croix de Guerre 1914-1918
âï¿" 28 luglio 1919
Croix de la Libération - nastrino per uniforme ordinaria    Croix de la Libération
âï¿" 24 marzo 1945
La metropoli

Vista di Parigi a partire da Notre-Dame de Paris

Stazione Vélib' di place de la Bastille, con piste ciclabili
Parigi, con 2.274.880 abitanti al 2011 e 10.869.000 abitanti nell'area urbana, è la città più popolata di Francia e l'area metropolitana della Grande Parigi (le Grand Paris, nell'originale francese), che copre 17 174 km², ha una popolazione di 12 161 542 abitanti. L'area metropolitana della Grande Parigi è la quarta più ampia d'Europa (dopo Mosca, Istanbul e Londra) ed è, all'incirca, la ventesima al mondo.

L'area metropolitana della Grande Parigi, con un PIL complessivo superiore a quello dell'Australia, è il secondo più grande centro economico e finanziario d'Europa dopo Londra. Ospita più del 30% dei "colletti bianchi" francesi, e più del 40% delle sedi centrali delle compagnie francesi, con il più grande distretto finanziario d'Europa per dimensioni (La Défense), e la seconda più grande borsa d'Europa (Euronext).

Nota in tutto il mondo come la Ville Lumière (la "città delle luci"),[15] Parigi è una delle principali destinazioni turistiche mondiali. La città è rinomata per la bellezza della sua architettura, i suoi viali e i suoi scorci, oltre che per l'abbondanza dei suoi musei. Costruita su un'ansa della Senna, è divisa in due parti: la Rive droite a nord e la più piccola Rive gauche a sud.

La città
La città di Parigi secondo l'INSEE ha una superficie complessiva di 105,4 km² (2010) e una popolazione di 2 274 880 abitanti (2011).

Andamento demografico di Parigi intra moenia[16]
1150    1328    1365    1422    1500    1565    1600    1637    1680    1750    1789
50 000    200 000    275 000    100 000    150 000    294 000    300 000    415 000    515 000    576 000    650 000
1801    1811    1817    1831    1836    1841    1846    1851    1856    1861    1866
546 000    622 636    713 966    785 862    899 313    936 261    1 053 897    1 053 262    1 174 346    1 696 141    1 825 274
1872    1876    1881    1886    1891    1896    1901    1906    1911    1921    1926
1 851 792    1 988 806    2 269 023    2 344 550    2 447 957    2 536 834    2 714 068    2 763 393    2 888 110    2 906 472    2 871 429
1931    1936    1946    1954    1962    1968    1975    1982    1990    1999    2009
2 891 020    2 829 753    2 725 374    2 850 189    2 790 091    2 590 771    2 299 830    2 176 243    2 152 423    2 125 246    2 234 105
L'agglomerazione
L'agglomerazione urbana di Parigi definita dall'INSEE col termine di Unité urbaine (Unité urbaine de Paris 2010) si compone di 412 comuni (2010), per una superficie complessiva di 2.844,79 km² (2010) e una popolazione di 10.869.000 abitanti (2011).

Popolazione dell'agglomerazione parigina propriamente detta
1801 : 548 000
1835 : 1 000 000
1863 : 2 000 000
1885 : 3 000 000
1905 : 4 000 000
1911 : 4 500 000
1921 : 4 850 000
1926 : 5 160 008
1931 : 5 674 419
1936 : 5 784 072
1946 : 5 600 000
1954 : 6 436 296
1962 : 7 384 363
1968 : 8 196 746
1975 : 8 549 898 (310 comuni)
1982 : 8 706 936 (335 comuni)
1990 : 9 318 821 (378 comuni)
1999 : 9 644 507 (396 comuni)
2008 : 10 354 675 (412 comuni)
2009 : 10 413 386 (412 comuni)
L'area metropolitana
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Area metropolitana di Parigi.

Tipica architettura parigina nel 7ème arrondissement di Parigi

Le Galeries Lafayette situate in boulevard Haussmann

Place de la Concorde
L'area metropolitana di Parigi definita dall'INSEE col termine di Aire urbaine (Aire urbaine de Paris 2010) si compone di 1.798 comuni (2010), per una superficie complessiva di 17.174,42 km² (2010) e una popolazione di 12.161.542 abitanti (2009).

Di area metropolitana di Parigi si può parlare, sia pure anticipando l'uso del termine, solo da dopo il 1870. Nella tabella che segue, i dati fino al 1982 sono dedotti da stime ricavate da diverse fonti, mentre quelli relativi al 1990 e al 2009 sono ufficiali, forniti dall'Ufficio nazionale francese di statistica INSEE.

Anno    Abitanti    Note
1885:    3.000.000    
1905:    4.000.000    
1911:    4.500.000    
1921:    4.850.000    (stagnazione a causa delle perdite della prima guerra mondiale)
1931:    5.600.000    
1936:    6.000.000    
1946:    5.850.000    (perdite dovute alla seconda guerra mondiale)
1954:    6.550.000    
1968:    8.368.500    (fine del boom delle nascite del dopoguerra e fine del surplus dell'immigrazione per Parigi)
1982:    9.400.000    (i flussi migratori diventano negativi, la crescita della popolazione è molto più lenta)
1990:    10.291.851    
1999:    11.174.743    
2009:    12.161.542    
Santi patroni
La patrona della città è santa Genoveffa (Sainte Geneviève), accreditata di aver convinto Attila a risparmiare la città, nel V secolo.

Si ricorda però anche San Meredico (Saint Merry), che è il patrono della rive droite, nucleo urbano la cui origine è posteriore, a causa della presenza delle marais che ancora oggi si ricordano nel nome del quartiere, cioè zone a vocazione agricola per la buona fertilità del terreno.

Anche Saint Denis è annoverato come patrono della capitale, mentre un altro santo importante per i parigini, san Germano (la rive gauche nel Medioevo veniva detta anche "Città di Saint Germain"), non assume alcuna carica.

L'immigrazione
Per legge, i censimenti francesi non fanno domande riguardanti l'origine etnica o la religione, ma raccolgono le informazioni relative al paese proprio di nascita. Da ciò è possibile rilevare che Parigi e la sua area metropolitana sia una delle più multi-culturali in Europa. Secondo il censimento del 1999, il 19,4% della popolazione totale era nato al di fuori della Francia metropolitana, il 4,2% della popolazione urbana era rappresentata da immigrati recenti (persone che erano immigrati in Francia tra il 1990 e il 1999),[17] la maggior parte dall'Asia e dall'Africa.[18] Il 37% di tutti gli immigrati in Francia vivevano nella regione di Parigi.[19]

La prima ondata di migrazioni internazionali a Parigi ebbe inizio già nel 1820 con l'arrivo dei contadini tedeschi in fuga dalla crisi agricola. Diverse ondate di immigrazione si susseguirono costantemente fino a oggi: gli italiani e gli ebrei dell'Europa centrale nel corso del XIX secolo, i russi dopo la rivoluzione del 1917, gli armeni in fuga in seguito al genocidio perpetrato dall'Impero Ottomano,[20] i cittadini coloniali durante la prima guerra mondiale e in seguito, tra le due guerre mondiali, spagnoli, italiani, portoghesi, magrebini. Dal 1950 al 1970, arrivarono gli abitanti del Nordafrica dopo l'indipendenza di tali paesi.[21]

Si stima che la regione metropolitana di Parigi, o aire urbaine, sia la residenza per circa 1,7 milioni di musulmani di tutte le razze, che costituiscono tra il 10% e il 15% della popolazione della zona. Tuttavia, in assenza di dati ufficiali, il margine di errore di queste stime è molto elevato, in quanto si basa sul proprio paese di nascita (chi è nato in un paese musulmano o nato da un genitore proveniente da un paese musulmano è considerato come un "musulmano potenziale").[22] Secondo la North American Jewish Data Bank, si stima che 310.000 ebrei vivano a Parigi e dintorni. Parigi è stata storicamente una calamita per gli immigrati, ospitando oggi una delle più grandi concentrazioni di immigrati in Europa.[23][24][25]

Gli immigrati e i loro figli
Secondo l'INSEE, Istituto nazionale francese di statistica e degli studi economici, responsabile della produzione e l'analisi di statistiche ufficiali in Francia, il 20% delle persone che vivono nella città di Parigi sono immigrati e il 41,3% delle persone fino a 20 anni hanno almeno un genitore immigrato.[26]

Tra i giovani sotto i 18 anni, il 12,1% è di origine magrebina, il 9,9% di origine africana sub-sahariana e il 4,0% proviene dall'Europa meridionale.[27] Circa quattro milioni di persone, il 35% della popolazione della regione dell'Île-de-France, sono o immigrati (17%) o hanno almeno un genitore immigrato (18%).[28] Secondo uno studio del 2008, il 56% circa di tutti i neonati dell'Île -de-France nel 2007 aveva almeno un genitore di origine straniera.[29]

Dipartimento    Immigrati    Bambini sotto i 20 anni con almeno un genitore immigrato
Numero    % Dipartimento    % Île-de-France    Numero    % Dipartimento    % Île-de-France
Parigi (75)    436.576    20    22,4    162.635    41,3    15,4
Seine-Saint-Denis (93)    394.831    26,5    20,2    234.837    57,1    22,2
Hauts-de-Seine (92)    250.190    16,3    12,8    124.501    34    11,8
Val-de-Marne (94)    234.633    18,1    12    127.701    40    12,1
Val-d'Oise (95)    185.890    16,1    9,5    124.644    38,5    11,8
Yvelines (78)    161.869    11,6    8,3    98.755    26,4    9,3
Essonne (91)    150.980    12,6    7,7    94.003    29,6    8,9
Seine-et-Marne (77)    135.654    10,7    7    90.319    26    8,5
Île-de-France    1.950.623    16,9    100    1.057.394    37,1    100
(Fonte: Insee, EAR 2006)

Amministrazione
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Consiglio di Parigi e Arrondissement municipali di Parigi.

Mappa degli arrondissement municipali di Parigi
Prima del 1967, Parigi faceva parte del dipartimento della Seine, che conteneva la città e i sobborghi circostanti.

Dal 1967, il Comune di Parigi è uno degli otto dipartimenti della regione dell'Ile-de-France. Il suo identificativo assoluto è 75, che si trova anche nelle targhe delle auto oltre che nei codici postali.

Con la riforma amministrativa furono infatti creati 3 nuovi dipartimenti che formano un anello attorno a Parigi, e costituiscono la prima cintura periferica (la petite couronne): Hauts-de-Seine, Senna-Saint-Denis e Val-de-Marne. Al di là, i dipartimenti di Val-d'Oise, Yvelines e dell'Essonne costituiscono le grande couronne. L'insieme costituisce la région parisienne, cioè la metropoli di Parigi. L'ottavo dipartimento dell'Île-de-France, che da solo rappresenta circa la metà del territorio regionale, è quello orientale di Seine-et-Marne.


L'Hotel de Ville, sede del consiglio comunale
Mentre normalmente i dipartimenti sono divisi in cantoni, la città di Parigi è divisa in 20 arrondissement municipali (circondari municipali), numerati in ordine progressivo partendo dal centro e muovendosi a spirale verso l'esterno, ciascuno dei quali è un municipio (mairie), con il suo consiglio e il suo sindaco. Ogni arrondissement, d'altra parte, elegge anche i propri rappresentanti al Consiglio di Parigi (Conseil de Paris), che è anche il consiglio generale del dipartimento. Le elezioni comunali e di arrondissement sono contestuali: i parigini scelgono i 517 consiglieri di arrondissement, tra i quali 163 divengono contemporaneamente consiglieri comunali. In ogni arrondissement le elezioni avvengono su due turni: la lista che ottenga la maggioranza assoluta, o relativa al secondo turno, ottiene la metà dei seggi in blocco, e una quota proporzionale dei restanti seggi. Le liste sono bloccate, e i sindaci sono eletti dai relativi consigli come pure gli assessori (adjoint).

Anne Hidalgo, esponente del Partito socialista francese (PS), è il sindaco di Parigi dal 5 aprile 2014. Come eccezione alla regola usuale per le città francesi, alcuni poteri normalmente esercitati dal sindaco sono invece affidati a un rappresentante del governo nazionale, il prefetto di Polizia. Ad esempio, Parigi non ha una forza di polizia municipale, anche se ha alcuni controllori del traffico. Questo fatto è un'eredità della situazione vigente fino al 1977, in cui Parigi non aveva un sindaco, ma era in pratica governata dall'amministrazione prefettizia. Va ricordato che alla radice dello smembramento del Dipartimento della Senna (Département de la Seine) ci fu proprio lo straordinario potere che il prefetto della Senna si trovava a gestire, quasi pari a quello del Primo ministro.

Sindaci di Parigi
1977-1995    Jacques Chirac    RPR
1995-2001    Jean Tiberi    RPR
2001-2014    Bertrand Delanoï¿«    PS
2014-    Anne Hidalgo    PS
Cultura
Università

L'edificio barocco dell'Institut de France sul lungosenna
Delle tredici Università di Parigi sette hanno sede nella mairie de Paris, prevalentemente nel Quartiere Latino:

Université Paris I - Panthéon-Sorbonne
Université Paris II - Panthéon-Assas
Université Paris III - Sorbonne-Nouvelle
Université Paris IV - Paris-Sorbonne
Université Paris V - René-Descartes
Université Paris VI - Pierre-et-Marie-Curie
Université Paris VII - Denis-Diderot
Anche molte delle grandes écoles hanno sede a Parigi, fra cui:

L'École nationale supérieure d'architecture de Paris-Belleville (ENSAPB)
l'École normale supérieure (ENS)
l'École des ingénieurs de la ville de Paris (EIVP)
l'École des mines de Paris
l'École du Louvre (EdL)
Télécom ParisTech,
l'École nationale des chartes
Sciences Po (IEP)
ESCP Europe
l'École supérieure des sciences économiques et commerciales (ESSEC)
HEC Paris
Istituzioni di ricerca
A Parigi hanno sede l'Institut de France (che comprende anche l'Académie française, l'Académie des sciences e l'Académie des inscriptions et belles-lettres) e il Centre national de la recherche scientifique.

La capitale ospita, inoltre, molti grand établissement, fra cui il Collège de France, l'Observatoire de Paris, il Conservatoire national des arts et métiers, l'École des hautes études en sciences sociales.

Per quanto riguarda la cultura italiana, a Parigi è presente l'Istituto statale italiano Leonardo Da Vinci.

Biblioteche e archivi
La Biblioteca Mazzarino, formata a partire dalla biblioteca personale del cardinal Mazzarino, è la più antica biblioteca pubblica francese; fu aperta al pubblico nel 1643.

Entrambe le sedi della Bibliothèque nationale de France si trovano a Parigi, quella centrale in rue de Richielieu ed il nuovo sito François-Mitterrand nel XIII arrondissement. È una delle più importanti biblioteche del mondo con più di trenta milioni di "pezzi", di cui quattordici milioni di volumi. L'altra grande biblioteca statale di Parigi è la Bibliothèque publique d'information del Centre Georges Pompidou.

La Città di Parigi gestisce cinquantacinque biblioteche "generaliste"[30] e una decina di biblioteche tematiche[31], fra cui la Bibliothèque historique de la ville de Paris che custodisce i documenti relativi all'architettura e all'urbanistica della città (mappe di edifici, cartine e fotografie della città) e la Bibliothèque du cinéma François Truffaut[32].

Fra le biblioteche universitarie aperte al pubblico la principale è la Biblioteca Sainte-Geneviève.

L'Hï¿´tel de Soubise ospita la sezione storica degli Archives nationales, ovvero quella relativa ai documenti precedenti la Rivoluzione Francese.

Musei

L'Olympia
Il più antico museo di Parigi, nonché il più grande, è il museo del Louvre, che con circa otto milioni di visitatori all'anno è il museo di belle arti più visitato al mondo. Altri musei di fama mondiale sono il "Museo nazionale d'arte moderna" (all'interno del Centro Georges Pompidou), dedicato all'arte contemporanea, e il museo d'Orsay, che espone le opere del secondo Ottocento (esattamente dal 1848 al 1905).

Fra gli altri musei di proprietà dello Stato francese si possono ricordare il "Museo nazionale del Medioevo" all'Hï¿´tel de Cluny, il Musée du quai Branly (erede del Musée de l'Homme) dedicato ai popoli extraeuropei, la Cité de l'Architecture, il museo Guimet di arte estremorientale, il musée de l'Armée (nell'Hï¿´tel des Invalides), il musée de la Marine (al Palais de Chaillot), il museo nazionale di storia naturale, il Panthéon (dove riposano i grandi francesi come Victor Hugo, Voltaire, Rousseau, Jean Moulin, Jean Jaurès o Marie Curie) o il museo Jacquemart-André.

Fra i musei civici di Parigi si possono citare il museo Carnavalet, dedicato alla storia della città, il musée d'art moderne de la Ville de Paris, il museo del Petit Palais (museo di belle arti della Città di Parigi), il museo Cernuschi (museo di arte asiatica della Città di Parigi), o ancora le catacombe[33]. Museo civico, collegato con la Philharmonie de Paris è il Museo della musica, che si trova nel Parc de la Villette, XIX arrondissement, e che espone gli strumenti musicali dal XVII secolo ad oggi.

Teatri e sale da concerto
L'attività dell'Opéra national de Paris è organizzata su due sale: la storica Opéra Garnier (inaugurata nel 1875) e la moderna Opéra Bastille (inaugurata nel 1990).

Il terzo teatro lirico di Parigi, tradizionalmente dedicato all'operetta, è l'Opéra comique.

Altre sale ospitano occasionalmente opere liriche, ma hanno una vocazione più varia: si tratta del Théâtre du Châtelet e del Théâtre des Champs-Élysées, che spaziano dal repertorio classico a quello moderno.

A Parigi ci sono 208 fra teatri di prosa e café-théâtres. Le sale più prestigiose sono la Comédie-Française, il Théâtre de l'Odéon e il Théâtre de Chaillot.

La salle Pleyel è la storica sala da concerti sinfonici di Parigi, mentre la salle Gaveau è dedicata alla musica da camera. La Maison de Radio France ospita anch'essa numerosi concerti di vario genere. Moderni auditorium sono quelli della Cité de la musique e la Philharmonie de Paris, inaugurata nel 2015. A Parigi hanno sede varie orchestre sinfoniche, fra cui l'Orchestre de Paris, l'Orchestre national de France, l'Orchestre Philharmonique de Radio France e l'Orchestre Lamoureux.

A Parigi si trovano, infine, i più famosi music-halls europei, dal Bobino all'Olympia, dove hanno trovato la consacrazione internazionale anche tanti cantanti e gruppi italiani.

Cinema

Paris: prima proiezione pubblica di cinema numerico in Europa (2000)
La prima proiezione cinematografica pubblica è stata realizzata a Parigi, il 28 dicembre 1895, da Antoine Lumière[34][35]. Fu inoltre a Parigi che Georges Méliès (1861-1938) inventa "l'arte del cinema" e lo spettacolo cinematografico: prima di lui, infatti, i film erano unicamente dei documentari o delle dimostrazioni tecniche. Geroges Méliès è conosciuto per gli sviluppi che apportò alle tecniche del cinema, essenzialmente per lo scenario e i trucchi di scena. Fu il primo realizzatore e il creatore del primo Studio di cinema.

La prima proiezione pubblica di cinema numerico in Europa[36] è stata realizzata a Parigi, il 2 febbraio 2000, da Philippe Binant[37].

Cimiteri
La città di Parigi conta ben 20 cimiteri, dei quali 14 sono situati nella cerchia dei confini della città (intra moenia) e 6 sono localizzati in comuni limitrofi (extra moenia). In compenso il territorio della città di Parigi ospita tre cimiteri appartenenti ad altri comuni e precisamente: il cimitero di Gentilly, sito nel XIII arrondissement e appartenente all'omonimo comune; il cimitero di Montrouge, sito nel XIV arrondissement e appartenente all'omonimo comune e il cimitero di Valmy, sito nel XII arrondissement e appartenente al comune di Charenton-le-Pont.

Il più famoso cimitero di Parigi, dove sono sepolti molti personaggi famosi, è il Cimitero del Père-Lachaise.

Infrastrutture e trasporti
Aeroporti

Un Boeing 737 della KLM davanti al Terminal 2F dell'aeroporto Charles De Gaulle
Gli aeroporti di Parigi sono contraddistinti dal codice aeroportuale IATA PAR.

Parigi è servita da due aeroporti principali: l'Aeroporto Charles De Gaulle, nella vicina Roissy-en-France (dipartimento 95) a nord-est della città (a 30 km dal "punto zero", circa 30 minuti in auto) e l'aeroporto di Orly (dipartimento 94), che si trova a sud della città (a 20 km dal "punto zero", circa 20 minuti in auto).

Un terzo aeroporto, più piccolo, è l'aeroporto di Beauvais-Tillé (dipartimento 60), a nord di Parigi, a 90 km dal "punto zero", circa 1 ora e 20 minuti in auto, e viene utilizzato per i voli charter e dalle compagnie low-cost.

Un quarto aeroporto, principalmente cargo, è l'aeroporto di Vatry (dipartimento 51), a est di Parigi, a 210 km dal "punto zero", circa 2 ore e 25 minuti in auto.

L'aeroporto di Le Bourget (dipartimento 93) attualmente ospita solo jet privati, il Salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget e il Musée de l'air et de l'espace; esso si trova a nord di Parigi, a 20 km dal "punto zero", circa 20 minuti in auto.

Ferrovie
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Stazioni ferroviarie di Parigi.

Un treno alla stazione Paris Lyon
La capitale francese è il maggior nodo ferroviario nazionale, nel quale si accentra anche la quasi totalità delle linee ad alta velocità. È anche un nodo primario in Europa, e la rete ferroviaria s'irradia da sette stazioni di testa: Parigi Austerlitz, Parigi Bercy, Parigi Est, Parigi Lione, Parigi Montparnasse, Parigi Nord e Parigi Saint-Lazare. La ex stazione terminale di Parigi Orsay, chiusa negli anni cinquanta, è oggi un museo.

Trasporti urbani
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Metropolitana di Parigi, Réseau express régional e Grand Paris Express.

Tipico cartello della metropolitana di Parigi
Parigi è densamente coperta da un sistema di metropolitane, il Métro (14 linee), così come da un grande numero di linee di autobus. Queste si interconnettono con una rete regionale ad alta velocità, la RER (Réseau Express Régional), e con la rete ferroviaria: treni pendolari, linee nazionali e TGV (o simili come Thalys ed Eurostar). Esistono parecchie tramvie tangenziali nei sobborghi: la linea T1 va da Saint-Denis a Noisy-le-Sec, la linea T2 va da La Défense a Issy. Una terza linea a sud della città, T3, è stata completata alla fine del 2006, la T4 in periferia nel 2008 e quattro altre linee saranno messe in servizio entro il 2015. L'intera rete metropolitana è gestita, come tutti i trasporti urbani parigini, dalla compagnia RATP.

È allo studio un progetto di automazione della metro, che verrebbe guidata "a distanza" senza un conducente. La misura comporterebbe un calo occupazionale e nel contempo l'incremento del 30% della frequenza delle corse. La linea 14 è interamente automatizzata, la linea 1 lo è diventata nel dicembre 2012.

Strade
La città è il nodo principale della rete autostradale francese, ed è circondata da una tangenziale interna, il Boulevard Périphérique o il "périph" (35 km) e da due esterne (la A86, ovvero "Périphérique de l'Ile de France", e la N 104 "Francilienne"). Gli svincoli del "Boulevard Périphérique" sono chiamati 'Portes', in quanto corrispondono alle antiche porte della città essendo il viadotto costruito sulla traccia delle ultime mura di Parigi. Le due tangenziali esterne sono ancora in via di completamento, in particolare per la A86 risulta ancora non completo il tratto a sud-ovest tra la A13 e la N12. La "Francilienne", invece, delimita grosso modo la regione Ile-de-France e risulta ancora ben lontana dall'essere completata.

Turismo
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Luoghi d'interesse parigini per arrondissement.
UNESCO white logo.svg Bene protetto dall'UNESCO
UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità
Parigi, Rive della Senna
(EN) Paris, Banks of the Seine
Notre Dame, early morning.jpg
Tipo    Culturali
Criterio    (i) (ii) (iv)
Pericolo    Non in pericolo
Riconosciuto dal    1991
Scheda UNESCO    (EN) Scheda
(FR) Scheda
Manuale
A partire dal 1848, Parigi ha cominciato a essere una destinazione molto popolare della rete ferroviaria, essendone al centro. Le principali attrazioni cittadine dell'epoca erano le Esposizioni Universali che sono state l'origine di molti monumenti parigini come la Torre Eiffel. Ciò, oltre agli abbellimenti compiuti durante il Secondo Impero Francese hanno contribuito molto a rendere la città una meta molto attraente.

Parigi riceve la visita di circa 28 milioni di turisti all'anno[38][39] di cui 17 milioni sono i visitatori stranieri.[40] I suoi musei e monumenti sono tra le attrazioni più stimate. Il turismo ha motivato i governi a favorire l'attività museale. Il museo più famoso della città, il Louvre, accoglie più di 8 milioni di visitatori all'anno ed è di gran lunga il museo d'arte più visitato al mondo. Le chiese della città sono un'altra attrazione molto famosa: Notre Dame de Paris (la cattedrale della città e chiesa primaziale di Francia) e la Basilica del Sacro Cuore ricevono dodici e otto milioni di visitatori, rispettivamente. La Torre Eiffel, il monumento più rappresentativo di Parigi, vede in media più di sei milioni di visitatori all'anno e più di 200 milioni fin dalla sua costruzione. Disneyland Paris è una grande attrazione turistica, non solo per i francesi, ma anche gli altri europei, con 14,5 milioni di visitatori registrati nel 2007.

Il Louvre è uno dei musei più grandi e famosi del mondo, che ospita numerose opere d'arte, tra cui la Gioconda e la Venere di Milo. Opere di Pablo Picasso e Auguste Rodin si trovano nel Museo Picasso e nel Musée Rodin, rispettivamente, mentre la comunità artistica di Montparnasse espone al Musée du Montparnasse. Il Centre Georges Pompidou ospita il Musée National d'Art Moderne.

Arte e manufatti dal Medioevo sono esposti al Musée de Cluny, mentre il Musée d'Orsay è famoso per l'importante collezione di quadri impressionisti qui contenuta.

Molti locali pubblici della città sono mutati nel corso degli anni per venire incontro principalmente alle aspettative dei turisti, piuttosto che degli abitanti. Le Lido e il Moulin Rouge, per esempio, mettono in scena spettacoli teatrali e di cabaret. Gran parte degli hotel parigini, dei locali notturni e dei ristoranti sono diventati fortemente dipendenti dal turismo.

Vita notturna
Le Lido - cabaret sugli Champs-Élysées noto per i suoi spettacoli esotici (fra cui quello delle Bluebell Girls) fu frequentato da Elvis Presley.
Moulin Rouge, Le Crazy Horse, Paris Olympia, Folies Bergère, Bobino - famosi nightclub.
Le Buddha Bar, Barfly, El Barrio Latino, Hotel Costes, Georges - ristoranti e bar alla moda.
Nell'11 arrondissement, in prossimità di place de la Bastille, vi è uno dei centri della vita notturna di Parigi: rue de Lappe, una via stretta a traffico limitato in cui si trovano molti locali di ogni genere, ognuno con caratteristiche differenti e molto frequentati da giovani studenti. Anche nella stessa rue Oberkampf si trova una moltitudine di piccoli locali, alcuni aperti anche sino all'alba.

Economia
Con un PIL registrato nel 2010 di euro  572.400.000.000[41], la regione di Parigi possiede uno dei più alti PIL del mondo, il che la rende un motore dell'economia globale. Se la città fosse una nazione, si tratterebbe della 17ª più grande economia del mondo, più grande dell'economia turca e quasi pari all'economia olandese.[42] Mentre la popolazione parigina rappresenta il 18,8% della popolazione metropolitana francese,[43] il PIL cittadino copre da solo il 30,2% del PIL delle aree urbanizzate della nazione.[41] L'attività economica di Parigi non è specializzata in un settore particolare (come ad esempio Los Angeles con le industrie di intrattenimento o Londra e New York con il comparto finanziario). Di recente, l'economia cittadina si è spostata su attività di alto valore aggiunto, come servizi finanziari, informatica e produzione di alta tecnologia: elettronica, ottica, aerospaziale.

Il quartiere de La Défense costituisce il centro economico della capitale, situato a ovest della città, in un triangolo tra l'Opéra Garnier e la Val de Seine. Mentre l'economia parigina è in gran parte dominata dai servizi, la città rimane molto forte anche a livello produttivo, in particolare nei settori industriali di tipo automobilistico, aeronautico e elettronico. Negli ultimi decenni, l'economia locale si è spostata verso l'alta attività a valore aggiunto, in particolare con i servizi alle imprese. Parigi è la prima in Europa in termini di capacità di ricerca e sviluppo[39] ed è considerata una delle migliori città del mondo per quanto concerne l'innovazione.[44] La Regione di Parigi ospita la sede di 33 aziende appartenenti alla Fortune Global 500.[45]

Il censimento del 1999 ha indicato che dei 5.089.170 persone occupate nell'area urbana di Parigi, il 16,5% lavora nei servizi alle imprese, il 13,0% nel commercio (commercio al dettaglio e all'ingrosso), il 12,3% nel settore manifatturiero, il 10,0% nelle amministrazioni pubbliche e difesa, l'8,7% nei servizi sanitari, l'8,2% nei trasporti e comunicazioni, il 6,6% in materia di istruzione e il restante 24,7% in molti altri settori economici. Nel settore manifatturiero, i più grandi datori di lavoro sono stati l'industria elettronica ed elettrica (17,9% della forza lavoro totale dell'industria manifatturiera) e l'industria editoriale e della stampa (14,0% della forza lavoro di produzione totale), mentre il restante 68,1% della forza lavoro produttiva è distribuita tra molti altri settori. I servizi affini al turismo danno lavoro al 6,2% della forza lavoro parigina e del 3,6% di tutti i lavoratori all'interno della regione di Parigi.[46] La disoccupazione nei "ghetti di immigrati" della città va dal 20 al 40%, secondo fonti diverse.[19]

Panorama La Défense.jpg
La Défense, il più grande distretto finanziario europeo[47]
Sport
Parigi ha ospitato le Olimpiadi nel 1900 e nel 1924. Le società sportive parigine più note sono il Paris Saint-Germain Football Club, un club calcistico che ha vinto in sei occasioni la Ligue 1, e lo Stade français Paris rugby, una squadra di rugby a 15 che si è laureata campione di Francia per quattordici volte.

Per quanto riguarda il baseball, a rappresentare la capitale nella massima serie è il Paris Université Club (società polisportiva, attiva anche nella pallacanestro e nella pallamano) il quale si è aggiudicato 21 titoli nazionali.

La principale società cestistica parigina è il Paris-Levallois Basket, sorto nel 2007 dalla fusione tra il Paris Basket Racing e il Levallois Sporting Club Basket.

A Parigi sono o sono state presenti diverse squadre di football americano; attualmente la città è rappresentata dai Mousquetaires de Paris (nati per fusioni successive tra i Paris Jets, gli Sphinx du Plessis-Robinson e i Castors de Paris), che possono vantare un totale di 7 Caschi di Diamante (1 come Jets, 4 come Castors e 2 come Mousquetaires) e una coppa di Francia (come Castors). In passato sono esistiti anche i Challengers de Paris, che hanno vinto un Casco d'Argento e una Coppa di Francia.

Le società sportive
Società scomparse
Racing Club de France Football (calcio)
Paris Basket Racing (pallacanestro)
Red Star Football Club 93 (calcio)
Stade Français football (calcio)
Paris Saint-Germain omnisports (calcio, rugby a 13 e a 15, pallacanestro, pallavolo, judo)
Paris Jets (football americano)
Castors de Paris (football americano)
Challengers de Paris (football americano)
Società presenti
Paris Université Club (baseball)
Paris-Levallois Basket (pallacanestro)
Paris Saint-Germain Handball (pallamano)
Stade français Paris (rugby a 15)
Paris Volley (pallavolo)
Racing Métro 92 (rugby a 15)
Mousquetaires de Paris (football americano)
Società polisportive presenti
Stade français Paris rugby
Racing Club de France Football
Paris Université Club
Paris Saint-Germain
Paris Jean-Bouin
Union sportive métropolitaine des transports
Calcio
È il principale sport cittadino. La squadra principale è il Paris Saint-Germain Football Club, militante in Ligue 1, di proprietà dell'investitore arabo Nasser Al-Khelaïfi, tra le squadre francesi più titolate avendo vinto 6 campionati francesi di prima divisione e 11 coppe nazionali, prevalentemente dopo il 2012. Altre squadre cittadine solo il Paris Football Club e il Red Star, di Ligue 2.

Gli impianti sportivi
I principali stadi di Parigi sono il Parco dei Principi (che ospita gli incontri casalinghi del Paris Saint-Germain) e il polivalente Stade de France (sito a Saint-Denis).

Nomi di Parigi e dei suoi abitanti
Parigi è una città di genere maschile, come testimoniato dalle espressioni "le Grand Paris" o "le Vieux Paris". Ciò nonostante in ambito poetico viene spesso usata la forma femminile (ï¿«Paris est une blonde, Paris reine du mondeï¿», Mistinguett).

In lingua francese la pronuncia del nome della città, Paris, nella convenzione dell'alfabeto fonetico internazionale è [paˈʀi].

Il nome latino classico della città era Lï¿«tï¿"tia ([luːˈteːtÉï¿a]), traslitterato dai francesi in Lutèce ([lyˈtÉï¿s]). Il nome fu poi cambiato in Paris, derivato dal nome della tribù gallica dei Parisi.

Parigi è nota come "Paname" ([panˈam]) nel francese informale, per via della diffusione del Cappello di Panamá tra i parigini agli inizi del secolo XX.

Gli abitanti di Parigi sono detti Parisiens ([paʀiˈzjÉï¿Ìï¿]) in francese e Parigots ([paʀiˈgo]) nel francese informale.

Relazioni internazionali
Gemellaggi
(FR)
ï¿« Seule Paris est digne de Rome; seule Rome est digne de Paris ï¿»

(IT)
ï¿« Solo Parigi è degna di Roma; solo Roma è degna di Parigi ï¿»

(Gemellaggio tra le città di Roma e Parigi[48])
Parigi è gemellata in modo esclusivo e reciproco con[49]:

Italia Roma, dal 1956
Partenariati
Algeria Algeri, dal 2003
Arabia Saudita Riyad, dal 1997
Argentina Buenos Aires, dal 1999
Armenia Erevan, dal 1998
Australia Sydney, dal 1998
Brasile Porto Alegre, dal 2001
Brasile San Paolo, dal 2004
Brasile Rio de Janeiro, dal 2011
Bulgaria Sofia, dal 1998
Canada Montréal, dal 2006
Canada Québec, dal 2003
Cile Santiago del Cile, dal 1997
Cina Pechino, dal 1997
Corea del Sud Seul, dal 1991
Danimarca Copenaghen, dal 2005
Egitto Il Cairo, dal 1985
Georgia Tbilisi, dal 1997
Germania Berlino, dal 1987
Giappone Kyōto, dal 1985
Giappone Tokyo, dal 1985
Giordania Amman, dal 1988
Grecia Atene, dal 2000
Indonesia Giacarta, dal 1995
Libano Beirut, dal 1992
Marocco Casablanca, dal 2004
Marocco Rabat, dal 2004
Messico Città del Messico, dal 1999
Palestina Ramallah, dal 2011
Polonia Varsavia, dal 1999
Portogallo Lisbona, dal 1998
Regno Unito Londra, dal 2001
Rep. Ceca Praga, dal 1997
Qatar Doha, dal 2010
Russia Mosca, dal 1992
Russia San Pietroburgo, dal 1997
Senegal Dakar, dal 2011
Spagna Madrid, dal 2000
Svizzera Ginevra, dal 2002
Tunisia Tunisi, dal 2004
Stati Uniti Chicago, dal 1996
Stati Uniti San Francisco, dal 1996
Stati Uniti Washington, dal 2000
Yemen San'a, dal 1987
Note
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^ Relevés Paris-Montsouris 1961-1990
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^ Ray Argyle, Maurice Vaïsse, The Paris Game: Charles de Gaulle, the Liberation of Paris, and the Gamble that Won France, Dundurn, 2014.
^ Il soprannome ebbe origine dalla diffusione, anche nelle vie meno frequentate e più oscure della città, dell'illuminazione pubblica, attuata nel XVII secolo dal luogotenente generale di polizia Gabriel Nicolas de la Reynie
^ Dati: prima del 1801 stime tratte da Fierro, p. 278; censimenti a partire dal 1801.
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^ Les pactes d'amitié et de coopération, site officiel de la Ville de Paris.
Bibliografia
(FR) Association pour la publication d'une histoire de Paris, Nouvelle histoire de Paris, Hachette, 1970.
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(FR) Jean Favier, Paris, deux mille ans d'histoire, Fayard, 1997.
(FR) Jean-Robert Pitte, Paris: histoire d'une ville, Hachette, 1993.
(FR) Alfred Fierro, Histoire et dictionnaire de Paris, Parigi, Éditions Robert Laffont, 1996.
(FR) Pascal Varejka, Paris, une histoire en images. Architecture, économie, culture, société... 2000 ans de vie urbaine, Parigi, Parigramme, 2007.
(FR) Pascal Tonazzi, Florilège de Notre-Dame de Paris, Parigi, Editions Arléa, 2007, ISBN 2-86959-795-9.
Voci correlate
Arrondissement municipali di Parigi
Antichi arrondissement di Parigi
Quartieri di Parigi
Ponti di Parigi
Jean Chantavoine
Gaspard Le Roux
Trasformazione di Parigi sotto il Secondo Impero
Arcidiocesi di Parigi
Università di Parigi
Storia di Parigi
Parigi sotterranea
Paris 26 gigapixels
Marché aux fleurs et aux oiseaux
Bataclan
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Collegamenti esterni
(EN, FR) Sito istituzionale, su paris.fr.
Sito ufficiale dell'ufficio per il turismo, su it.parisinfo.com.
Mappa di Parigi nel 1840, su logospi.com.
Audio guide Parigi, su leaudioguide.net.
V ï¿· D ï¿· M
Francia Arrondissement dell'Île-de-France
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Dipartimenti della Petite couronne parigina
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Dipartimenti e metropoli francesi
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Capitali degli Stati e dei territori dipendenti d'Europa
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Capitali europee della cultura
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Da: simsalabim    29/05/2018 12.32.08
Automobile
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nota disambigua.svg Disambiguazione - "Automobili" rimanda qui. Se stai cercando l'album di Lucio Dalla pubblicato nel 1976, vedi Automobili (album).

Uno dei primi modelli di automobile, condotto da Jules-Albert De Dion, nel 1882
L'automobile, modernamente intesa come sinonimo di autovettura, è un veicolo munito di ruote che, spinto da un motore solitamente a scoppio e condotto da un guidatore, è in grado di spostarsi autonomamente sulla superficie terrestre allo scopo di trasportare un limitato numero di passeggeri.

Indice
1    Aspetti linguistici
1.1    Etimologia
1.2    Da maschile a femminile
1.3    L'auto
2    Storia
3    Note
4    Voci correlate
5    Altri progetti
6    Collegamenti esterni
Aspetti linguistici
Etimologia
Nella lingua italiana il termine automobile deriva pressoché con la stessa accezione dal francese automobile [É"tÉ"mÉ"bil], composto dal greco ￱áï¿ï¿τός (autòs) "stesso, di sé, da sé", e dall'aggettivo latino mobĭlis, "mobile, che si muove", pertanto con il significato "che si muove da sé".

Da maschile a femminile
A cavallo tra il XIX e il XX secolo, nell'epoca pionieristica del motorismo, il termine automobile era usato al maschile e "gli automobili"[1] erano tutti i veicoli, sia terrestri che natanti, destinati al trasporto di persone o cose e mossi da motori a scoppio, a vapore ed elettrici.


Una "carrozza automobile" realizzata nel 1893 dalle Costruzioni Meccaniche di Saronno, su licenza Peugeot
A Giovanni Agnelli
ï¿«Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L'Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d'una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza. Inclinata progreditur. Le sono riconoscentissimo di questo dono elegante e preciso. Ogni particolare è curato col più sicuro gusto, secondo la tradizione del vero artiere italiano. Per consacrare l'accertamento del genere masc. o fem., ormai determinato dalla novissima macchina, Mastro Paragon Coppella, orafo del Vittoriale, osa offerire alla Sua figliuola e alla Sua nuora questi infallibili talismani. Le stringo la mano.
Il Vittoriale. 18 febbraio 1920

Il Suo Gabriele d'Annunzioï¿»[2]
L'ambiguità grammaticale del termine - diffusosi dalla Francia in Italia nel 1876 come aggettivo, e quindi concordabile tanto al femminile ("vettura automobile", "carrozza automobile") quanto al maschile ("carro automobile", "veicolo automobile") - si accentuò intorno al 1890 con il suo sostantivarsi.[3] Inizialmente parve affermarsi il genere grammaticale maschile, come attestato dal Dizionario moderno di Alfredo Panzini (edito nel 1905) che, alla voce "Automobile", affermava: ï¿«Il genere maschile tende a prevalereï¿».

Del resto non mancarono le conferme letterarie, a cominciare da Filippo Tommaso Marinetti che, nel suo Manifesto del futurismo (pubblicato su Le Figaro del 20 febbraio 1909), scriveva nell'articolo 4 che ï¿«un automobile da corsa [...] un automobile ruggente [...] è più bello della Vittoria di Samotraciaï¿»,[4] mentre nel suo "romanzo profetico in versi liberi" L'aeroplano del Papa (1914) ricordava prima che ï¿«gli automobili di piazza sono belli e orgogliosiï¿» e citava poi ï¿«gli automobili dei generaliï¿».[5] Similmente Guido Gozzano, al verso 11 della poesia "Totò Merùmeni" (nella raccolta I colloqui, 1911), declamava: "s'arresta un automobile fremendo e sobbalzando".

In seguito, nel linguaggio comune sia scritto che parlato, prevalse il femminile, a tale trasformazione linguistica contribuì anche l'autorevole opinione di Gabriele D'Annunzio che, in una lettera inviata nel 1920 al senatore Giovanni Agnelli, si esprimeva a favore della declinazione al femminile del termine.[6]

In alcuni ambiti ristretti, se non proprio specialistici, è invece ancora possibile ritrovare l'uso eccezionale del maschile ove si voglia indicare il concetto generico di un qualsiasi "veicolo" a trazione meccanica, non necessariamente a quattro ruote né necessariamente terrestre, ritornando in pratica al significato ottocentesco "degli" automobili, magari proprio per sottolineare un'accezione volutamente più ampia o quanto meno diversa rispetto a quella corrente "delle" automobili. È il caso ad esempio di una certa terminologia burocratica,[7] ma anche del premio internazionale "Gli Automobili", istituito dall'Automobile Club di Perugia e assegnato anche al campione di motociclismo Giacomo Agostini.[8]

L'auto
La successiva evoluzione linguistica registrata dalla parola (ancora una volta a partire dalla Francia, già nel 1898)[4] è stata la sua abbreviazione in auto, comune nel linguaggio parlato (per esempio, in espressioni come auto blu) e ampiamente documentata in articoli, studi, libri e in molti titoli di periodici (esempi: Auto, La mia auto, Tutto auto, Auto oggi).[9] In questa forma abbreviata entra spesso a far parte, come primo elemento, di numerose parole composte relative all'automobile, sia come sinonimi (ad esempio automezzo, autoveicolo, autovettura) sia per indicarne particolari tipi (autoambulanza, autobus, autocisterna ecc.) o altre realtà comunque ad essa connesse (autodromo, autorimessa, autostop ecc.).

Come ulteriore evoluzione linguistica, in molti casi il primo elemento auto- viene soppresso più o meno di frequente (autoambulanza âï¿' ambulanza, autobetoniera âï¿' betoniera, autobus âï¿' bus, autocorriera âï¿' corriera, autocaravan âï¿' caravan). Simile è il fenomeno dell'ellissi che dà per esempio il sostantivo utilitaria dalla locuzione automobile utilitaria.[10]

Storia
Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'automobile.
Note
^ Sull'aspetto linguistico della nascita dell'industria automobilistica a Torino, cfr. il volume di Elena Fornero, Gli automobili. Il lessico delle prime quattro-ruote tra Ottocento e Novecento, Venezia, Marsilio, 1999. ISBN 88-317-7341-0.
^ Il testo è ripreso dal Corriere della Sera del 27 ottobre 2003, p. 25.
^ Aldo Gabrielli, Dizionario linguistico moderno, Milano, Mondadori, 1961 (3ª ed. riveduta e ampliata), p. 71.
^ a b Sull'argomento si può vedere l'articolo di Giulio Nascimbeni, "Dopo Panzini e Marinetti l'automobile fu femmina", sul Corriere della Sera del 22 ottobre 1994, p. 44.
^ Il testo è consultabile in L'aeroplano del papa, sul Progetto Gutenberg.
^ Anche Giordano Bruno Guerri (in Filippo Tommaso Marinetti, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2009, p. 57. ISBN 978-88-04-59568-7) accenna alla questione, indicando però il 1923 come data della lettera di d'Annunzio.
^ Fra i numerosi esempi d'inizio Novecento si possono ricordare Ettore Donetti, I velocipedi e gli automobili nella legge e nella giurisprudenza, Rocca San Casciano, Cappelli, 1908 o il testo dell'Automobile Club d'Italia, Memoriale sulle nuove disposizioni legislative e regolamentari per gli automobili, Torino, Baravalle e Falconieri, 1909; nel XXI secolo, invece, quelli riportati da Alessandro Boso (a cura di), Codice universale degli appalti pubblici. Normativa generale e speciale, modulistica, schemi e statistiche, Ancona, SIFIC, 2005, vol. 3, pp. 2467, 2485 e 2537. ISBN 978-88-902237-2-3 (parzialmente consultabile anche su Google Libri).
^ Egle Priolo, "Al GalAci il premio ï¿«Gli Automobiliï¿» a Giacomo Agostini", su AviNews del 17 dicembre 2009.
^ Cfr. la voce "Auto" sul Vocabolario on line della Treccani.
^ Cfr. la voce "Utilitaria" sul Vocabolario on line della Treccani.
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Da: simsalabim    29/05/2018 12.32.35
Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità
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Disturbo ossessivo compulsivo di personalità
Specialità    psichiatria e psicologia
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-10    F60.5
MeSH    D003193
MedlinePlus    000942
Modifica dati su Wikidata ï¿· Manuale
Il disturbo ossessivo compulsivo di personalità, detto anche disturbo anancastico di personalità o disturbo della personalità ossessiva (in inglese OCPD, obsessive compulsive personality disorder), è un disturbo di personalità caratterizzato da un complesso di risposte rigide della personalità, comportamenti e sentimenti che si manifestano in più ambiti e si raccolgono perlopiù in questi insiemi:

Tendenza a conformarsi a procedure, abitudini o regole in modo eccessivo e non flessibile
Occorrenza di pensieri o comportamenti ripetitivi
Costante perfezionismo
La personalità ossessiva manifesta un senso di ansia quando le procedure vengono alterate o gli standard tendenti al perfezionismo non sono soddisfatti. Vi è spesso un atteggiamento generale di inflessibilità di giudizio (talvolta - ma non sempre - moralismo), desiderio di ordine e fedeltà alla routine, inquietudine. Un tratto caratteristico osservabile è il perfezionismo. I meccanismi di difesa dell'Io tipici della personalità ossessiva sono l'annullamento, la rimozione, la formazione reattiva, l'isolamento dall'affetto e l'intellettualizzazione.

Indice
1    Eziologia
1.1    Base genetica e teoria ambientale
1.2    Secondo il modello freudiano
2    Diagnosi
2.1    Diagnosi secondo il criterio DSM-IV-TR
2.2    Diagnosi secondo il criterio ICD-10
2.3    Diagnosi differenziale con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo
2.4    Diagnosi differenziale
2.5    Disturbo di personalità e stile di personalità ossessivo-compulsivo
3    Sintomi e Manifestazioni
3.1    Sintomatologia principale
3.2    Sintomatologie di contorno
4    Diffusione e co-morbilità
5    Note
6    Voci correlate
7    Altri progetti
8    Collegamenti esterni
Eziologia
Base genetica e teoria ambientale
Alcune ricerche condotte all'interno di stessi nuclei familiari hanno portato alla luce una forte correlazione genetica nella manifestazione del disordine ossessivo-compulsivo di personalità (come era stato anche per il disordine ossessivo-compulsivo) dovuta probabilmente ad una particolare forma del gene DRD3 (e quindi anche della proteina da esso configurata, ovvero il ricettore per la dopamina D3).[1][2] Tuttavia tutte le ricerche finora effettuate hanno dimostrato come sia impossibile (almeno attualmente) spiegare la nascita del disturbo ossessivo-compulsivo di personalità esclusivamente su base genetica. Bambini nati con una predisposizione genetica possono non sviluppare mai i tratti tipici della patologia. Molto dipende infatti dal contesto in cui i bambini crescono.

Questo contesto include eventi traumatici durante l'infanzia, come ad esempio maltrattamenti fisici, emotivi, abuso sessuale, o altri traumi psicologici. Secondo la psicologia ambientale il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è un comportamento appreso. Le persone sviluppano il DOCP nel copiare gli altri durante l'infanzia. Il DOCP si sviluppa grazie a un contatto costante durante l'infanzia tra il bambino e persone (ad esempio genitori o insegnanti) che attuano un comportamento rigido, di controllo, che manifestano un comportamento ossessivo nel tenere il bambino sotto controllo.

Secondo il modello freudiano
In Carattere ed erotismo anale (1908)[3] Sigmund Freud osservò una forma di rigidità della personalità dai tratti ossessivi-compulsivi che ricevette il nome di "carattere anale" o "anale-accumulatore". Nella teoria psicoanalitica, i tratti ansiosi e ossessivi presenti nell'OCPD e nei casi di nevrosi ossessive sono collegati ad esperienze negative subite dal soggetto in età infantile riguardo al controllo dello sfintere. Il carattere di personalità ossessivo-compulsiva viene correlato alla cosiddetta ritentività anale, una modalità che porta a comportamenti basati sull'ordine, la parsimonia e l'ostinazione, oltre che alla creazione di un sistema di difese dove prevale il "controllo" e trattenimento del sé rispetto all'ambiente, indice di un Super-Io rigido e oppressivo. Anche la libido del carattere anale sarebbe fissata, dall'infanzia, a uno stadio incompleto di sviluppo, e l'interesse sessuale focalizzato sulla zona anale.

Diagnosi
Diagnosi secondo il criterio DSM-IV-TR
La classificazione ufficiale del DSM-IV-TR[4] prevede la presenza di almeno quattro dei seguenti sintomi:

Preoccupazione eccessiva per le liste, i dettagli e l'organizzazione a discapito dell'obiettivo generale
Perfezionismo che interferisce con la riuscita di un lavoro in tempi rapidi
Eccessiva dedizione al lavoro (non giustificata da necessità economiche) con conseguente riduzione del tempo dedicato ad attività ricreative
Incapacità a gettare oggetti vecchi o inutili, anche quando privi di valore affettivo
Inflessibilità su posizioni etiche e/o morali (non giustificate dall'appartenenza politica o religiosa)
Riluttanza a delegare compiti o a lavorare in gruppo
Stile di vita eccessivamente parsimonioso sia verso se stessi che verso gli altri
Rigidità e testardaggine
Diagnosi secondo il criterio ICD-10
La classificazione dell'ICD-10 (nel quale il disturbo viene chiamato in inglese Anankastic personality disorder,[5] "Disturbo anancastico della personalità") prevede la presenza di almeno quattro dei seguenti sintomi:

Eccesso di indecisione e prudenza
Preoccupazione verso dettagli, regole, liste, ordine e organizzazione a discapito dello scopo generale dell'attività
Perfezionismo che interferisce con la riuscita di un lavoro
Scrupolosità e responsabilità eccessive
Dedizione al lavoro e alla produttività con conseguente svalutazione delle attività ricreative e delle relazioni interpersonali
Eccessiva pedanteria e adesione alle convenzioni sociali
Rigidità e ostinazione
Necessità di controllo costante ed esigenza che gli altri agiscano esattamente secondo le disposizioni del soggetto
Diagnosi differenziale con il Disturbo Ossessivo-Compulsivo
È importante non confondere il disturbo di personalità ossessivo-compulsivo (OCPD) con il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD). Quest'ultimo è una patologia completamente diversa e indipendente. Il disturbo ossessivo-compulsivo consiste in sintomi eclatanti legati al bisogno o desiderio di compiere azioni rituali, o ripetitive, in modo quasi automatico (come lavarsi le mani o toccare oggetti). Invece i soggetti affetti da disturbo di personalità ossessivo-compulsivo non hanno - salvo i casi di co-morbilità - nessun problema di questo tipo. Inoltre, il disturbo ossessivo-compulsivo è egodistonico - cioè il paziente si lamenta del problema e vorrebbe liberarsi dei sintomi - mentre il disturbo di personalità ossessivo-compulsivo è egosintonico: la persona identifica certi suoi bisogni e desideri proprio con il soddisfacimento dei sintomi ossessivi e li considera parte di sé (tendendo quindi spesso a cercare di cambiare l'"ambiente" piuttosto che se stesso/a).

Diagnosi differenziale
Disturbo ossessivo-compulsivo
Disturbo evitante di personalità
Disturbo narcisistico di personalità
Attacchi di panico
Agorafobia
Fobia sociale
Ipocondria
Depressione
Disturbo di personalità e stile di personalità ossessivo-compulsivo
Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità non deve essere confuso con un semplice stile di vita orientato alla precisione e all'ordine o con tratti ossessivi-compulsivi. Sebbene questi sintomi facciano parte della popolazione adulta affetta da DOCP, il disturbo di personalità viene considerato tale solo quando impedisce al soggetto di condurre una vita regolare, o per eccessivo spreco di tempo (più di un'ora al giorno) o quando compromette il normale svolgersi delle attività quotidiane, siano esse sociali e/o lavorative oppure ancora quando i sintomi siano fonte di marcata sofferenza per il paziente.

Sintomi e Manifestazioni
Sintomatologia principale
Il soggetto con una personalità ossessiva-compulsiva ha uno stile prudente e perfezionista che manifesta costantemente buona parte (o la totalità) dei seguenti caratteri:

Perfezionismo
Fissazione sulle liste e l'organizzazione
Eccessiva dedizione al lavoro
Preoccupazione eccessiva per l'ordine, la pulizia e il controllo di spazi e ambienti
Mania del controllo sulle persone, che rende le relazioni familiari e d'amicizia difficili e pesanti
Ansia immotivata in situazioni divergenti dalla routine del soggetto
Attenzione eccessiva ai dettagli
Autocommiserazione o colpevolizzazione eccessiva in caso di errori secondari o anche futili
Timore eccessivo delle critiche, anche se costruttive
Pessimismo
Razionalizzazione eccessiva dei sentimenti (visti come una perdita di controllo) che porta a vivere gli affetti in modo limitato
Incapacità di esprimere direttamente la rabbia e/o comportamenti passivo-aggressivi
Difficoltà a lavorare in gruppo o a delegare compiti ad altri
Stile di vita improntato alla parsimonia. Il denaro è visto non come fonte di piacere ma come protezione, da accumulare in caso di disgrazie o problemi futuri.
Tendenza all'accumulo di oggetti, anche se privi di valore economico e/o affettivo
Inflessibilità su posizioni etiche, politiche, religiose e/o morali
Rigidità e difficoltà ad adeguarsi ai cambiamenti
Sintomatologie di contorno
I soggetti affetti da OCPD non presentano un'emotività ridotta come i soggetti affetti da disturbo schizoide di personalità, tuttavia tendono a un forte controllo delle emozioni. In modo più o meno conscio ritengono l'affettività e le emozioni una perdita del controllo dell'Io. Le emozioni represse si accumulano senza la possibilità di essere sfogate o vissute apertamente, ciò provoca stati di sofferenza. Le più frequenti emozioni negative nei soggetti ossessivo-compulsivi sono:

l'ansia dovuta ad una mancanza di ordine, di controllo o di impostazione "approvata";
la rabbia può seguire alle critiche e disapprovazione frequenti, che il soggetto attira su di sé per l'approccio interpersonale rigido;
la frustrazione per non aver portato a termine un compito o per non aver raggiunto gli standard autoimposti;
l'invidia nei confronti di persone che, pur non seguendo il metodo "corretto", ottengono risultati e riconoscimenti migliori.
Poiché esprimere pubblicamente la rabbia è considerato inaccettabile da questi soggetti, essi aumentano ogni volta gli sforzi per reprimerla, creando un circolo vizioso a livello emotivo. Possono mostrarsi eccessivamente zelanti ed ossequiosi nei confronti dei superiori e ipercritici e controllanti nei confronti dei sottoposti. Sebbene siano convinti di avere standard morali più elevati degli altri, a differenza dei soggetti affetti da disturbo narcisistico di personalità, si sforzano di apparire sempre posati e modesti, evitando di mostrare orgoglio o altezzosità. Questo è dovuto alla loro paura di sbagliare e di essere rimproverati per i loro errori.

Diffusione e co-morbilità
L'OCPD affligge più gli uomini che le donne (rapporto 2:1) e si manifesta all'inizio dell'età adulta per poi raggiungere l'apice fra i 40 e i 50 anni. È possibile trovare anche degli adolescenti con uno stile di vita incline a sviluppare un simile disturbo.

Sebbene il forte senso di obbligazione morale impedisca al soggetto di sviluppare delle dipendenze da sostanze (a differenza di quanto avviene in altri disturbi di personalità), l'OCPD conduce spesso alla depressione e all'esaurimento nervoso, e generalmente dissipa gran parte delle energie vitali del soggetto. Il disturbo ha la caratteristica di presentarsi spesso insieme ad altri disordini nervosi, soprattutto di natura ansiosa o fobica quali disturbo ossessivo-compulsivo, ipocondria, agorafobia. Inoltre, il disturbo di personalità ossessivo-compulsivo - caratterizzato da un pattern di perfezionismo - ha una tendenza specifica alla co-morbilità con disordini legati al narcisismo, talvolta anche con il grado di disturbo narcisistico di personalità.

Note
^ Joyce et al. (2003). Polymorphisms of DRD4 and DRD3 and risk of avoidant and obsessive personality traits and disorders. Psychiatry Research. 119(2):1-10.
^ Light et al. (2006). Preliminary evidence for an association between a dopamine D3 receptor gene variant and obsessive-compulsive personality disorder in patients with major depression.
^ In Opere di Sigmund Freud (OSF), vol. 5.
^ (EN) DSM-IV-TR, Obsessive-Compulsive Personality Disorder (OCPD).
^ (EN) ICD-10, Anankastic personality disorder.
Voci correlate
Ansia
Autostima
Disturbo depressivo
Fase anale
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Da: simsalabim    29/05/2018 12.33.08
Invidia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nota disambigua.svg Disambiguazione - Se stai cercando altri significati, vedi Invidia (disambigua).
ï¿«Fu il sangue mio d'invidia sì riarso
che se veduto avesse uomo farsi lieto,
visto m'avresti di livore sparso.
(Dante Alighieri, Purgatorio, XIV, vv.82-84)


Il "malocchio" del triste invidioso
Il termine invidia (dal latino in - avversativo - e videre, guardare contro, ostilmente, biecamente o genericamente guardare male, quindi "gettare il malocchio") [1][2] si riferisce a uno stato d'animo o sentimento per cui, in relazione a un bene o una qualità posseduta da un altro, si prova spesso astio e un risentimento tale da desiderare il male di colui che ha quel bene o qualità.[3]

Indice
1    L'invidia nella filosofia
2    Note
3    Bibliografia
4    Voci correlate
5    Altri progetti
6    Collegamenti esterni
L'invidia nella filosofia

Invidia, Cappella degli Scrovegni. L'invidia fa bruciare l'invidiosa che denigra l'invidiato ma viene colpita dalla sua stessa malvagità. Il serpente della calunnia si rivolta contro di lei colpendole gli occhi.
In modo più approfondito l'invidia può essere definita come il

ï¿« rammarico e risentimento che si prova per la felicità, la prosperità e il benessere altrui, sia che l'interessato si consideri ingiustamente escluso da tali beni, sia che già possedendoli, ne pretenda l'esclusivo godimento... è il desiderio frustrato di ciò che non si è potuto raggiungere per difficoltà o ostacoli non facilmente superabili, ma che altri, nello stesso ambiente o in condizioni apparentemente analoghe, ha vinto o vince con manifesto successo.[4] ï¿»

In questo caso appare, oltre che l'odio per la felicità altrui,[5] un rapporto di similarità tra l'invidioso e l'invidiato come già Aristotele notava nel concepire l'invidia come ï¿«un dolore causato da una buona fortuna [...] che appare presso persone simili a noiï¿» [6] per cui ï¿«sentiranno invidia quelli che sono o sembrano essere i nostri pari, intendendo per pari coloro che sono simili a noi per stirpe, parentela, età, disposizione, reputazione e beni. [...] Invidiamo le persone che ci sono giunte nel tempo, luogo, età e reputazione, da cui il proverbio: "Il familiare sa anche invidiare"ï¿».[7]

L'invidia genera non solo dolore, ma anche ï¿«tristezza per i beni altruiï¿» [8] che l'invidioso vorrebbe per sé poiché giudica che l'altro li possegga immeritatamente e debba essere punito per questo con l'espropriazione.

Tristezza dell'invidioso ï¿«rispetto al bene altrui in quanto diminuisce la nostra gloria ed eccellenzaï¿» procurandoci ï¿«l'odio, la maldicenza, la diffamazione, la soddisfazione per le disgrazie del prossimo e la tristezza per la sua prosperitàï¿» [9]

Il triste invidioso che nell'iconografia viene raffigurato a spiare da lontano, con il viso accigliato, quel fortunato felice possessore che vorrebbe far soffrire di una sofferenza che invece, come in un contrappasso, colpisce lui.

Il suo malocchio si ritorce contro di lui come nella visione dantesca che raffigura gli invidiosi con gli occhi cuciti.[10]

Magnifying glass icon mgx2.svg    Lo stesso argomento in dettaglio: Invidia degli dei.
Uno degli autori più antichi, Erodoto (484 a.C.-425 a.C.) estende questo sentimento malevolo persino agli dei arcaici, dagli umani attributi, custodi gelosi della propria gloria e del proprio potere e garanti di quell'ordine universale che se compromesso causa l'intervento della divinità, in base a quel principio che l'autore definisce come φθόνï¿¿ς τá¿ï¿ν θ￵á¿ï¿ν ("invidia degli dei") per il quale l'uomo che ottiene troppa fortuna, al di là dei limiti stabiliti, viene ucciso o privato della propria gloria.

In molte tragedie greche l'invidia degli dei costituisce lo sviluppo narrativo che porta come conseguenza al commettere un atto di hýbris e, di conseguenza, essere uno hýbristes ossia un colpevole di tracotanza che vìola leggi divine immutabili, ed è la causa per cui, anche a distanza di molti anni, i personaggi o la loro discendenza sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie. Al termine hýbris viene spesso associato quello di "némesis", in greco νέμ￵σις, che è la sua conseguenza: significa infatti "vendetta degli dei", "ira", "sdegno", e si riferisce alla punizione giustamente inflitta dagli dei a chi si era macchiato personalmente di hýbris, o alla sua discendenza o al popolo di cui fa parte.

Tra i filosofi greci Epicuro (341 a.C.-271 a.C.) mette in rilievo il danno morale e l'inutilità di colui che invidia

ï¿« Non si deve invidiare nessuno; visto che i buoni non meritano invidia, ed in quanto ai cattivi, più essi trovano buona sorte più si rovinano.[11] ï¿»

L'invidia trova ampia riflessione nella cultura romana con Marco Tullio Cicerone (106 a.C.-43 a.C.) che la considera un sentimento devastante [12] impossibile da arrestare una volta manifestato così che ï¿«quando l'invidia infuria in tutta la sua violenza contro di essa risulta impotente il singolo e persino un'intera istituzioneï¿» come il senato romano.[13]

Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.) ribadisce questo carattere distruttivo dell'invidia quando nei confronti del console Quinto Fabio Massimo questa si accompagnò con la diffamazione (obtractatio) dell'uomo invidiato per il suo successo.[14]

Nella dottrina cristiana l'invidia compare fin dai tempi biblici con il fratricidio di Caino invidioso dell'amore di Dio per Abele [15]. Lo stesso vizio capitale attraversa l'Antico Testamento, che lo definisce ï¿«carie delle ossaï¿» [16], per giungere fino al Nuovo dove Cristo viene dato a Pilato che ï¿«sapeva bene che glielo avevano consegnato per invidiaï¿» [17].

L'invidia è dunque il ï¿«peccato diabolico per eccellenzaï¿» per Sant'Agostino [18] poiché, come nota San Basilio [19], Caino vittima e discepolo del diavolo ha fatto sì che ï¿«la morte è entrata nel mondo per invidia del diavoloï¿» [20]


ï¿«Vecchia fama nel mondo li chiama orbi; gent'è avara, invidiosa e superbaï¿»[21]
L'invidia presente da sempre nella storia dell'umanità, ma anche in quella di ogni singolo uomo: ï¿«Ho visto e osservato un bambino invidioso. Ancora non parlava e già guardava livido e con volto amareggiato verso un altro bambino, suo fratello di latte.ï¿» [22]

Francesco Bacone (1561-1626), che condivide l'idea che l'invidia si serve dell'occhio come veicolo di maligni sortilegi, per primo tratta dell'invidia "pubblica" che capovolge il normale percorso di chi privo di qualcosa, sentendosi in basso, invidia chi sta in alto. Nell'"invidia del re" il procedere è al contrario: dall'alto verso il basso; paradossalmente, cioè, chi ha una posizione di grande vantaggio invidia e teme colui che dal basso sembra voler colmare la distanza da lui per prendere il suo posto. Allora i politici saggi ï¿«faranno bene a sacrificare qualcosa sull'altare dell'invidia permettendo essi stessi, talvolta del tutto intenzionalmente, che alcune

cose vadano loro male, o soccombendo in cose a cui non tengono troppo.ï¿» [23]

Baruch Spinoza (1632-1677) invita l'umanità, compartecipe della natura divina, a vivere tranquilla e serena ï¿«sopportando l'uno e l'altro volto della fortuna, giacché tutto segue dall'eterno decreto di Dio con la medesima necessità con cui dall'essenza del triangolo segue che i suoi tre angoli sono uguali a due retti [...] Non odiare, non disprezzare, non deridere, non


Il bambino invidioso "livido e con volto amareggiato"
adirarsi con nessuno, non invidiare in quanto negli altri come in te non c'è una libera volontà (tutto avviene perché così è stato deciso)ï¿» [24]

È naturale, osserva invece Arthur Schopenhauer che l'uomo provi il sentimento dell'invidia ma se ï¿«Invidiare è dell'uomo; compiacersi del male altrui, del diavoloï¿» [25] L'uomo infatti, preda della Volontà di vivere, vuole accrescere la sua vita, ma il suo egoismo ne esce insoddisfatto per l'apparenza dell'appagamento raggiunto per cui è costretto alla rinuncia e ï¿«da qui nasce l'invidia: ogni rinuncia è infinitamente accresciuta dal piacere altrui ed è alleviata dal sapere che anche gli altri soffrono della stessa rinuncia.ï¿» [26]

Tormentato il rapporto che Søren Kierkegaard scopre tra invidia e ammirazione:

ï¿« L'invidia è ammirazione segreta. Una persona piena di ammirazione che senta di non poter diventare felice abbandonandosi [rinunciando al proprio orgoglio], sceglie di diventare invidiosa di ciò che ammira...L'ammirazione è una felice perdita di sé, l'invidia un'infelice affermazione di sé.[27] ï¿»

Per Friedrich Nietzsche l'invidia è uno dei frutti della morale degli schiavi ovvero del moralismo cristiano che incapace di assurgere alle vette del superuomo si piega ed esalta i valori dell'umiltà e della rinuncia predicati dall'altruismo e dall'egualitarismo cristiano da cui si genera l'invidia e l'odio.

ï¿« Dove realmente l'uguaglianza è penetrata ed è durevolmente fondata, nasce quell'inclinazione, considerata in complesso immorale, che nello stato di natura sarebbe difficilmente comprensibile: l'invidia. L'invidioso, quando avverte ogni innalzamento sociale di un altro al di sopra della misura comune, lo vuole riabbassare fino ad essa. Esso pretende che quell'uguaglianza che l'uomo riconosce, venga poi anche riconosciuta dalla natura e dal caso. E per ciò si adira che agli uguali le cose non vadano in modo uguale.[28] ï¿»

Con l'amicizia dionisiaca, caratterizzata dal sano naturale egoismo non c'è più invidia, risentimento, incomprensione. Nessuno invidia e quindi teme l'altro. I falsi amici di Cesare prima lo ammirarono, poi l'invidiarono e alla fine odiarono e uccisero.

Note
^ Marco Tullio Cicerone definisce l'invidia il ï¿«produrre la disgrazia altrui mediante il proprio malocchioï¿» (In Cicerone, Tusc. III, 9, 20
^ Afferma Agostino d'Ippona: ï¿«Video, sed non invideoï¿» - Vedo, ma non invidio - in Evangelium Ioannis Tractatus 44, 11
^ Dizionario della Salute e della Medicina Treccani alla voce corrispondente
^ In Salvatore Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, Utet, (1961-2002), alla voce corrispondente
^ ï¿«Invidia est odium felicitatis alienaeï¿», Sant'Agostino, Psalm., 104, 17, p.1399
^ Aristotele, Retorica, 1387 b 22-25
^ Aristotele, Op. cit., l.2, c.10.
^ S.Tommaso d'Aquino, Somma Teologica, II-II, q.36, a.1, s.c.
^ Antonio Royo Marin, Teología moral para seglares, Madrid, BAC, 2007, pag.260
^ Dante, Purgatorio, XIII, vv. 43-84
^ Epicuro, Sentenze Vaticane, 53
^ Cicerone, De oratore, II, 209
^ V. Pŏlsch, "Invidia" nelle orazioni di Cicerone, Atti Congresso Studi Ciceroniani, II, Roma 1961, p.121
^ ï¿«alterius, obtractationis atque invidiae adversus crescentem in dies gloriam fortissimi consulisï¿», Livio, XXVIII, 40, 8
^ ï¿«Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suoloï¿» (Gn 4, 8-10)
^ Pr 14, 30
^ Mt 27, 18
^ Agostino d'Ippona, De disciplina christiana, 7, 7: CCL 46, 214 (PL 40, 673); Id., Epistula 108, 3, 8: CSEL 34, 620 (PL 33, 410).
^ San Basilio Magno, Homilia 11, De Invidia
^ Sap 2, 24
^ Dante, Inferno, XV, 67-68
^ Agostino d'Ippona, Confessioni, l.1, c.7.
^ F. Bacone, Saggi, trad.it. di A. Prospero, ed. De Silva, Torino, 1948 p.35 e sgg.
^ B. Spinoza, Ethica,II, prop.XLIX, scolio
^ A.F. Negro, La sapienza del mondo: ovvero, Dizionario universale dei proverbi, Volume 2, 1883, p.336
^ A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Newton Compton Editori, 2011 (ediz. on line)
^ S. Kierkegaard, La malattia per la morte, Donzelli Editore, 2011, p.88
^ F. Nietzsche, Umano troppo umano, II, §29
Bibliografia
Abbagnano, N., Dizionario di filosofia, Torino 1961.
Monia Frandina, Edoardo Giusti, Terapia della gelosia e dell'invidia, Sovera Edizioni, 2007
Antonella Tedeschi, Lo storico in parola, Edipuglia srl, 1998
Silvano Petrosino, Visione E Desiderio: Il Tempo Dell'assenso, Editoriale Jaca Book, 1992
Bernardo Cattarinussi, Sentimenti, passioni, emozioni. Le radici del comportamento sociale, FrancoAngeli, 2006
Klein, M., Envy and gratitude, New York 1957 (tr. it.: Invidia e gratitudine, Firenze 1969).
Klein, M., Scritti 1921-1958, Torino 1978.
Nietzsche, F., Zur Genealogie der Moral. Eine Streitschrift, Leipzig 1887 (tr. it.: Genealogia della morale. Uno scritto polemico, in Opere di F. Nietzsche, a cura di G. Colli e M. Montinari, vol. V, tomo II, Milano 1984, pp. 211-367).
Raiga, E., L'envie, Paris 1932.
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Gustavo Pietropolli Charmet, Invidia,Enciclopedia delle Scienze Sociali, ed. Treccani, 1996
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Da: Maxim8929/05/2018 19:57:31
Ciao a tutti c'è qualche SCF (consulente non promotore) in attesa di rinnovo contrattuale dal 15/05?
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